Posts written by dead outside

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    1) ma se per esempio Mort che ora ricorda ancora tutto, esce e fa veramente una puntata del podcast dicendo tutto quello che ricorda, lo danno per pazzo, lo mettono in prigione o cosa?

    2) ma ora la /situazione politica/ com'è? Chiedo.
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    Polizia del Ministero
    @poliziadelministero_OF
    Apprendiamo con sgomento degli episodi di cyberbullismo a cui è stato brutalmente sottoposto un rappresentante del nostro Ministero (@mortrainey_official) e ufficializiamo la denuncia sporta ai danni di @censored_xxx nelle speranza che episodi del genere non si verifichino più.
    09.12 - 06/03/2024 - powered by twizard




    Mort Rainey Official
    @mortrainey_official
    @poliziadelministero_OF @censored_xxx CHIAMA LA MAMMA CHIAMA L'AVVOCATO
    hh.mm - 06/03/2024 - powered by twizard
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    Generale Mort_priv
    @generaleRainey
    e finalmente ci siamo liberati di Hale. -1, ora tocca a tutti gli altri. Vi troverò e vi farò scomparire, è una promessa!! #MckenzieMerda
    03.37 - 06/03/2024 - powered by twizard
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    mort rainey
    shit show
    peter mcpoland
    honestly it's a shit show
    my god
    but it's this show i want to be there
    Tutti volevano sapere cosa stesse facendo Mort Rainey dopo il diploma, dopo la guerra, se gli eventi a cui aveva preso parte l'avessero riappacificato finalmente con il perduto amico di infanzia Alan, se i denti gli fossero ricresciuti, se finalmente qualcuno gli aveva detto della sua vera famiglia.
    La gente si poneva un sacco di domande su dove fosse finito il Rainey, che fine avesse fatto, e perché fosse sventuratamente andato via da un momento all'altro — canali twitch dedicati, podcast su Spotify, puntate di quarto grado, e anche speciali di porta a porta con un preoccupato Bruno Vespa. Il mondo intero, era chiaro, appariva terrorizzato dall'assenza improvvisa di Mort Rainey.
    In realtà, l'ex prefetto e poi caposcuola Serpeverde non era del tutto sparito, e non si stava certamente nascondendo, ma stava vivendo pacatamente nell'ombra, e non perché questa volta tramasse qualcosa (incredibile a credersi) ma perché, come un moderno (più aitante, più coraggioso, più fiero, e più eroico) Batman si stava allenando.
    Probabilmente non ci sarebbe stata nessuna nuova guerra nel breve periodo (o forse sì, chissà), e Mort Rainey, ovviamente, essendo un membro di spicco dell'élite governativa, lo sapeva già, e il suo allenamento, pertanto, non era fatto di duro esercizio fisico e di resistenza, no, lui stava addestrando ed esercitando la sua mente e il suo intelletto, stava lavorando sulla sua immagine, sul suo futuro, sul futuro del suo paese, e ovviamente...

    Non c'era alcunché di cui stupirsi, era ovvio che avesse ricevuto quella lettera; la lesse quasi con superficialità, ma con la serietà e la severità con cui un Presidente legge la lettera ai propri sudditi alla fine dell'anno. «dovrò andarci per forza, Karl, non ho molta scelta» lasciò la lettera aperta sulla scrivania e poi si sfilò, con fare forse un po' teatrale, gli occhiali e li posò sul pezzo di pergamena pregiato «non posso deluderli così tanto, hai sentito come me l'hanno chiesto, no?» e che Karl l'avesse sentito o meno, il Rainey ribadì il concetto prendendo di nuovo la lettera tra le mani e leggendo a voce alta «Illustrissimo Signor Rainey» si fermò per fare un appunto con un sospiro poco convinto «e vabbè hanno sbagliato il titolo, è vero, ma si tratta dell'Associazione dei bambini con la rarissima sindrome emorroidale, Karl, possiamo permetterci di perdonarli, sono bambini che soffrono e che stanno morendo!!!» con uno schiocco sulla lingua mise un punto definitivo sulla questione senza permettere all'altro nessuna replica «saremmo estremante onorati se potesse donarci una benedizione con la sua onorevole presenza al nostro evento» il tono si fece man mano più fiero e aulico «la sua vicinanza sarebbe di immensa ispirazione per i nostri bambini, una luce in mezzo a una vita di buio pesto» sembrava starsi quasi per emozionare, quindi dovette smettere di leggere la lettera e piuttosto si alzò dalla sedia lentamente, andando verso l'armadio e ammirando la sua armatura nella penombra. «certo che sono pronto, stavo aspettando solo il momento giusto, ed è arrivato» e solo allora si voltò per rivolgere un ghigno soddisfatto ma serio al pesce rosso nella palla di vetro «è ora di tornare in azione, Karl»

    Ovviamente era vestito di tutto punto, e ovviamente aveva portato dei gadget per i bambini dell'Associazione.
    Non si era fatto troppe domande e non si era minimamente stranito, perché aveva perfettamente senso, no? Si trattava di bambini, e seppur fossero gravemente malati — alcuni di loro addirittura in fin di vita — avevano anche loro diritto a un parco, a godere dell'aria aperta e della natura prima che il loro momento inevitabilmente e prematuramente arrivasse.
    Mort era davvero felice di poter partecipare a quella magnifica iniziativa, e aveva anche scritto un'affezionata lettera in risposta in cui li ringraziava caldamente dell'invito e confermava la sua presenza, ma solo a condizione che non lo pagassero affatto. E aveva insistito tanto sul punto eh. Aveva dovuto insistere sul punto perché l'Associazione si era detta pronta a sborsare un importante cachet per garantire la sua partecipazione. Aveva dovuto addirittura minacciarli di non partecipare più se avessero anche solo provato a dargli un centesimo.
    Era un uomo caritatevole, lui, benevolo e genuino, non aveva bisogno di un compenso per poter fare del bene, era anzi mosso così tanto da buona volontà nei confronti di quella iniziativa che si era avviato addirittura in anticipo e ora poteva godersi un po' dello spettacolino di apertura con calma.
    Probabilmente quei vecchi signori che cantavano dovevano essere genitori o parenti degli sfortunati bambini, perché ci stavano mettendo tutto loro stessi in quelle esibizioni, tant'è che Mort si sentì ancora una volta magnanimo quel giorno e li lasciò andare avanti ancora un po', nonostante l'orario in cui fosse prevista la sua presentazione sul palco fosse passato da un po'.
    Aveva salutato dalla distanza e con un cenno del capo qualcuno degli organizzatori di quella iniziativa, che fortunatamente avevano preso alla lettera quello che il Rainey gli aveva scritto sul non voler creare una grande folla intorno a sé, di non volere guardie del corpo, e di essere trattato esattamente come tutti gli altri. Era convinto che fosse il modo più giusto e genuino per avvicinarsi a quei bambini così sfortunati.
    Ne adocchiò uno da lontano, con voluminosa capigliatura riccia e un visetto un po' deforme, e sentì effettivamente una particolare connessione che lo spinse a camminare verso di lui, porgergli una mano sulla spalla, e con fare compassionevole abbassarsi per raggiungere la sua altezza. «non preoccuparti, un giorno tutto questo finirà. Ho qui un regalo per te, per risollevarti il morale» si guardò sospettosamente intorno per assicurarsi che non lo stesso spiando e non lo assalissero, e poi porse allo sfortunatissimo bambino una copia esclusiva del nuovissimo libro che avrebbe presentato solo da lì a pochi momenti su quel palco. Era una copia piuttosto spessa, e il passaggio dalla gioventù e l'inesperienza del primo volume alla maturità e alla solennità di questo primo sequel si notava sin da subito nel colore scuro della copertina, su cui figurava solo il titolo in grande: Mein Zahn: memorie e successi del Sommo Generale Mort Rainey.
    Lasciò quindi una pacca leggera sulla spalla del bambino e poi sospirò «sii forte, si può vincere ogni guerra con i miei insegnamenti»
    general_of_the_Army
    faffanculo

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    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
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    mort rainey
    I got troubles that won't let me be
    But I won't get tired, set the town on fire
    'Till my troubles got trouble with me
    La ragazza davanti a lui gli ricordava vagamente il sé di un paio di anni fa, più giovane e inesperto, quello che non aveva ancora ricevuto l’adeguata educazione del Professor Jackson da Spaco: ugualmente feral ma meno saggio e meno preparato.
    Era cambiato ora; una volta sarebbe scattato subito in avanti e avrebbe attaccato quella che gli stava di fronte senza criterio, ma ora aveva anni di esperienza, di sofferenza, di botte date e di botte prese, strategie rafforzate e affinate. Quindi respirò profondamente e piegò la testa di lato, indispettito ma anche un po’ divertito dalle parole della Lowell; sorrise un po’ malizioso e scosse lentamente la testa, facendo schioccare la lingua sotto il palato. «non l’hai proprio letta la Bibbia, eh?» strinse le palpebre e assottigliò lo sguardo «oppure hai dimenticato quel passo che dice di dover sempre dare una scelta al proprio nemico, e dopo, solo dopo, attaccare, perché a quel punto lo merita e tu non hai altra scelta» citò con fierezza anche quel passo, alzando il mento e contemporaneamente affondando ancora un po’ la scarpa nella schiena dell’uomo spiaccicato per terra, per marcare il territorio e per reclamare la sua proprietà, ma anche per il semplice gusto di sentirlo lamentarsi un altro po’.
    «è vero, non capiscono un cazzo» le concesse sollevando il labbro in una smorfia scocciata e anche un po’ esasperata. Quante volte aveva litigato con quegli incompetenti della casa editrice perché volevano modificare parti della sua storia? Quante volte aveva minacciato di licenziarli (sebbene dicessero che non poteva farlo perché non lavoravano per lui) perché non vendevano abbastanza copie? E quante cazzo di volte aveva dovuto mostrare il suo tesserino da ministeriale – quello finto comprato su una bancarella di dark street e poi fatto personalizzare, sì, one must do what’s necessary to keep a high profile – perché gli dessero il giusto credito? Terribili. Aveva avuto perfino fin troppa pazienza con loro, il buon Mort Rainey, trattenendosi dal pestarli almeno un paio di volte.
    Persone che non sapevano minimamente svolgere il proprio lavoro, ecco cos’erano – ma almeno aveva pubblicato la sua autobiografia, e questo dimostrava che almeno un po’ di sale in zucca ce l’avevano.
    «ma avresti davvero dovuto leggere il mio libro, se proprio non volevi leggere la Bibbia: lì viene spiegato tutto nei minimi dettagli, di come Alan aveva una scelta, e di come io sia stato magnanimo nei suoi confronti, di come lui abbia avuto più volte l’opportunità di fare la scelta giusta, e di come ogni volta abbia scelto il suo destino: è così che facciamo, noi chiediamo» utilizzò il solito tono solenne nel parlare di quell’argomento – uno dei suoi preferiti – e guardò la ragazza dritto negli occhi «io gliel’ho chiesto più volte, sai: “Alan, mi ridarai il mio lego?” e lui ha negato ogni volta di aver preso il mio sceriffo, e solo allora ho dovuto per forza fargliela pagare» ah, non si stancava mai di raccontarlo. L’aveva segnato eh, perché la fine di un’amicizia del genere è sempre dura da digerire, ma gli aveva anche aperto gli occhi sulla realtà circostante e l’aveva reso quello che era, e quindi in fondo doveva anche essergli un po’ grato per quello che aveva fatto per lui «quindi darò per scontato che tu me l’abbia chiesto, perché sono buono e perché voglio concederti una possibilità di redenzione» era proprio cresciuto, si vede che all’inizio del mese aveva raggiunto la maggiore età; chi se lo sarebbe mai aspettato dal Rainey quel livello di giustezza e di generosità?
    Ed ecco come venivano ripagate le persone giuste e responsabili: gli venivano lanciati i coltellini dietro, ugh. Non fece una piega, non si spostò di mezzo centimetro, guardò la traiettoria della lama mancarlo di poco e annuì lentamente, l’espressione piuttosto impressed. I coltelli non erano la sua arma preferita, preferiva di gran lunga usare le mani nude, era più personale e più umano, ma doveva ammettere di essere comunque molto colpito: avrebbe potuto imparare molto da quella donna; e lui, d’altra parte, avrebbe potuto offrirle molto. Avrebbero potuto formare un’ottima squadra, se lei fosse stata appena più sveglia e più avveduta – era chiaro che non fosse (stata) una Serpeverde, e gli dispiaceva per lei perché avrebbe davvero meritato di più.
    Ascoltò ciò che aveva da dire – ma ascoltò davvero? difficile a dirsi, con molta probabilità no, ma riuscì a captare comunque le parole chiave per agganciarsi al suo discorso: bugiardo e minacciando.
    Rise di gusto e si strinse nelle spalle. «sono stato e sono molte cose» prefetto, cercatore, co-capitano, caposcuola «e ne sarò molte altre» stratega, capo stratega, primo ministro magico, dominatore del mondo, padrone dei quattro elementi, padre dei draghi, cose così «ma mai un bugiardo, jklowell» alzò anche l’indice destro in segno di ammonizione – ma come si permetteva? Lui, un bugiardo? Mai una volta in vita sua aveva detto una falsità, e dopotutto perché avrebbe dovuto? Aveva sempre ragione, non aveva bisogno di inventare.
    «e non minaccio mai, se avessi letto il mio libro lo sapresti» poteva sembrare che si stesse facendo pubblicità, ma in realtà voleva solo essere buono e dare un consiglio a Jericho. Lui ormai era famoso e conosciuto in tutto il mondo, lei a quanto pare invece aveva bisogno di rispolverare alcune nozioni di base. «le minacce sono per i deboli, per chi non ha il coraggio di agire veramente» abbassò il tono di voce, divenne più rauco e più sinistro: non era una minaccia, ma un monito sì. «ma se mi ammazzi allora dovrò ammazzarti prima io» si strinse di nuovo nelle spalle; semplice, no? Alla fine, quella era la legge della giungla, no hard feelings Jericho, era così che funzionava, e Mort Rainey era prontissimo per quel momento.
    Non aspettava altro, a dire la verità, di ammazzare la sua vittima lì per terra, e se non fosse stato per la special avrebbe già ottenuto le sue dita e il suo orecchio. Ancora più disrespectful da parte della mora fu conficcare nella spalla del suo uomo un coltello, ma glielo lasciò fare e serrò la mascella, pronto al contrattacco; completamente fuori luogo, però, fu l’urlo da parte dell’uomo. Ma come si permetteva quello? Ma nemmeno lui l’aveva letta la bibbia? Le vittime dovevano stare mute, non avevano diritti. Nel momento in cui venivano scelti perdevano qualsiasi possibilità di riscatto.
    Il serpeverde alzò il piede dalla schiena dell’uomo solo per potergli dare un calcio dritto sul viso, puntando al naso e alla bocca – tanto i nasi non gli piacevano; le dita erano molto più utili, poteva ricavarne il DNA e usarlo come meglio necessitava – per zittirlo, finalmente, salvo poi tornare nella stessa posizione di prima, lo sguardo fisso sul viso ormai sanguinante della vittima.
    «e il ministero? Stiamo andando IN GUERRA, CHI TI CAGA»
    Lo cagavano in molti, altroché. Era una risorsa unica e irrinunciabile all’interno del Ministero, e stava per farglielo presente, con lo stesso mento alto e la stessa fierezza che lo contraddistingueva.
    «tu ci vai?»
    Ma piuttosto scrollò le spalle con una risatina, come se fosse ovvio e gli avesse appena chiesto a quanti gradi bolle l’acqua.
    «certo che ci vado. Sono Mort Rainey, se Seth spera di vincere questa guerra e abbattere quella merda dello statuto ha bisogno di me; e ti conviene stare dalla mia parte, Jklowell, se non vorrai fare una brutta fine» anche questa, non una minaccia ma un monito.
    Lui era Mort Rainey, suvvia, era ovvio che sarebbe andato in guerra. Era nato per quello. Era la sua occasione d’oro, una chance irrinunciabile per ottenere finalmente il potere di cui aveva bisogno per portare a termine i suoi piani.
    (mort: il primo a morire)
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    mort rainey
    I got troubles that won't let me be
    But I won't get tired, set the town on fire
    'Till my troubles got trouble with me
    Mort Rainey (c’è poi da capire perché inizio ogni post di Mort annunciando in pompa magna il suo nome e cognome) era un cattivo vero, ma non per questo rinunciava a una certa classe: non era un buzzurro o un deliquentuccio di strada, aveva una sua etica e un suo codice morale, e aveva un certo modus operandi da seguire dettagliatamente. Era un signore.
    Un Signor Cattivo.
    Pertanto, non approvava appieno l’utilizzo di certe espressioni. In battaglia poteva capitare di rivolgersi in modo scorbutico al proprio avversario, soprattutto quando questi lo meritava; e dopotutto gli era capitato personalmente più di una volta contro Arturomaria o Mckenziehale, ma in quei casi si trattava di persone inferiori al suo livello e aveva dovuto per forza abbassarsi a certi mezzucci per comunicare con loro. Durante una trattativa con un proprio pari, o uno che perlomeno apparteneva alla propria gilda, certe cose non erano permesse, lo diceva proprio la Bibbia, quindi, quando la ragazza davanti a sé si rivolse a lui con un elegantissimo «in primo luogo, attaccati a sto gran cazzo» non poté fare a meno di piegare le labbra all’ingiù in un’espressione di pura disapprovazione, e far schioccare la lingua sotto il palato, scuotendo leggermente la testa. «facciamo che passo» rifiutò la proposta gentilmente e si avvicinò con fare posato e misurato ai due – Jericho e la loro vittima contesa.
    Guardò l’uomo sanguinante per terra e si fece pensieroso, poi posò un piede sopra la sua schiena per marcarne la proprietà come se fosse un astronauta americano sul suolo lunare (sì, la punizione che aveva dovuto scontare nell’ultima lezione gli aveva insegnato anche qualcosa).
    «ho letto molto attentamente la Bibbia, sai, è stata pubblicata dalla stessa casa editrice per cui lavoro io» ma Jericho doveva per forza saperlo già, lo conoscevano tutti ormai, tutti sapevano chi fosse, le sue gesta venivano raccontate addirittura ai bambini per insegnargli i giusti valori (non all’Helius perché Arturomaria era un fesso corrotto che non capiva niente, ma negli altri posti sì) «e infatti gli ho dato io il primo calcio, l’hai visto anche tu, lo sai» annunciò fieramente e incrociò le braccia al petto, facendo pressione con il piede sulla schiena dell’uomo, stirandolo ancora di più sull’asfalto. «è mio, lo dice il nostro codice d’onore» alzò il mento verso la ragazza e annuì.
    Se si fosse trattato di una persona diversa, Mort avrebbe già attaccato, sguainato la bacchetta o il coltellino che portava nella tasca per marcare il territorio e mostrare all’altro chi comandava, ma non lo fece: riconosceva negli occhi di Jericho la stessa determinazione e la stessa convinzione: erano colleghi, non nemici, e sarebbe stato veramente un peccato uccidere qualcuno che aveva le sue stesse esigenze – potevano contrattare in effetti, giungere a un accordo comue.
    «almeno un orecchio e quattro dita me li merito» cercava di essere ragionevole, il Rainey, di trovare un ottimo compromesso per entrambi – non per il signore a terra, però, che sembrava stesse provando ancora a lamentarsi e a fare forza sulle braccia per alzarsi e scappare. Fissò meglio il piede sulla schiena del malcapitato, strisciando anche la suola della scarpa sul tessuto della sua maglia, e poi sospirò arrendevole.
    «ma io me ne fotto. anche se lo conoscessi, l'ho preso prima io. TROVATENE UNO TUTTO TUO»
    «non volevo attaccarti, ma probabilmente dovrò farlo» sbuffò quasi – anche quando era in borghese e voleva solo fare il suo sacrosanto lavoro lo costringevano alle maniere forti, duh «non ti conviene sai, l’ultima persona che mi ha rubato qualcosa non ha più la possibilità di raccontare come è andata a finire» oh Alan, poor Alan «e poi io sono Mort Rainey» si presentò ufficialmente, gonfiando il petto con fare fiero «potresti dover affrontare brutte conseguenze al Ministero; sai, mi conoscono tutti lì dentro, mi basta dire due paroline e puff» con uno schiocco di dita lasciò alla bionda (??? Mora???) immaginare quali sarebbero potute essere le sue conseguenze e concluse invece con una scrollata di spalle.
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    mort rainey
    I got troubles that won't let me be
    But I won't get tired, set the town on fire
    'Till my troubles got trouble with me
    Mort Rainey aveva dei compiti importanti – non era solo una sua convinzione come millantavano in tanti, era un dato di fatto chiaro e inconfutabile; lo dimostravano i suoi rilevanti lavori al ministero, il suo tirocinio durissimo (ci aggiorniamo nelle prossime puntate per sapere come è andata a finire) e la macabra punizione che gli avevano assegnato a Hogwarts dopo la sua lettera di reclamo.
    Eh sì, anche quell’ultimo episodio, per quanto spiacevole e per quante grane gli avesse portato, non era che la prova che stesse facendo un ottimo lavoro e che la spilla da Caposcuola se la fosse meritata tutta, e che anche il suo futuro al ministero non era da mettere in discussione: aveva ragione, aveva sempre avuto ragione, gli altri erano solo troppo stupidi per capirlo e per accettare la realtà; gli insegnanti di Hogwarts e lo staff troppo corrotto e nullafacente erano solo troppo stupidi per accettare la realtà.
    Se – quando – fosse diventato Primo Ministro della Magia sarebbe stata una delle sue prime premure occuparsi del personale di una delle scuole di magia più famose e prestigiose al mondo eppure comunque una delle più abbandonate e corrotte, di assicurarsi che l’educazione e l’istruzione che ricevessero gli studenti fossero di prima scelta, e che i ragazzi non si lasciassero più andare a comportamenti inadeguati a un contesto scolastico – tutte cose che purtroppo succedevano giornalmente al Castello.
    Oltre ai festini alcolici, l’utilizzo, l’abuso e la circolazione di droghe all’interno dei confini scolastici, i casi di resistenza all’autorità (scolastica e ministeriale), cose di per sé già gravi, succedeva addirittura di peggio: gli studenti sgattaiolavano al di fuori del castello senza permesso per andare a fare shopping o incontrarsi con chicchessia durante l’orario delle lezioni – atteggiamento ovviamente lasciato impunito il più delle volte dalle molli cariche scolastiche.
    Che cazzo, non poteva permetterlo. Aveva una responsabilità morale.
    Aveva fatto un giuramento, quando aveva baciato quella spilla, e l’avrebbe mantenuto fino alla fine del suo incarico, anche se tutti gli altri non riconoscevano la grandezza e l’importanza del suo operato, i suoi sacrifici, e la sua dedizione.
    Mort Rainey era l’eroe che Hogwarts non meritava, ma quello di cui aveva bisogno in quel momento – addirittura più importante di Batman, quindi, e come un Batman qualsiasi gli stavano dando la caccia, perché lui poteva sopportarlo, perché non era un eroe, era un guardiano silenzioso che vigilava su Hogwarts e i suoi studenti, un Cavaliere Oscuro.
    Senza macchia e senza paura, quindi, quel giorno aveva seguito un manipolo di mocciosetti del secondo anno che avevano deciso che fosse una buona idea saltare le lezioni per fare i fatti loro. In realtà, con quella fiera di primavera molti avevano fatto la stessa pensata, ma il Rainey non poteva avere occhi e orecchie e ovunque, e aveva deciso di concentrarsi su quel gruppetto perché dopotutto far togliere dei punti ai corvonero era sempre cosa buona e giusta.
    Era fermo sul suo obbiettivo, aveva lucidato la spilletta, sguainato la bacchetta, era pronto ad acciuffarli – eppure eccolo lì, con la testa alta verso il maxischermo, le labbra piegate all’insù in un sorriso convinto, fiero, gli occhi illuminati; era quasi emozionato, come se avesse finalmente trovato la sua ragione, uno scopo più grande da perseguire, e qualcuno che poteva capirlo.
    Seth parlava tanto, parlava tantissimo, ed era già perfetto così – ma non era solo quello, lui diceva anche le cose giuste.
    «avete permesso che il mondo appartenesse a degli inutili senza magia? UGH! senza magia.»
    Annuì, convinto, e gonfiò il petto.
    «avete concesso a delle formiche di occupare tutto il posto che ci spetta? siamo più evoluti. siamo più forti. costretti a nasconderci come – come - come scherzi della natura?»
    Strinse i pugni, serrò la mascella. Era vero, com’era possibile, come avevano potuto permettere una cosa simile – erano loro la razza superiore, come potevano nascondersi all’ombra di inutili babbani.
    «Oggi, amici, demoliamo lo statuto di segretezza. E ci riprendiamo il mondo»
    Gonfiò i polmoni con aria che profumava di rivolta e di nuovo mondo, un mondo in cui finalmente Mort Rainey poteva sentirsi giusto e compreso, un mondo di cui vedeva un florido futuro.
    Aveva dei compiti importanti, ma quello aveva appena scalato tutte le sue priorità.
    Avrebbe esultato, Mort, avrebbe rincorso la folla che scappava, quelli che urlavano, avrebbe stretto la mano a quelli che si erano accesi del suo stesso fervore e del suo stesso spirito, ma si limitò a godersi quello spettacolo silente: si guardò intorno e sorrise fiero.
    «da quando ci facciamo dire cosa fare da uno – uno di loro? Immondo»
    Con uno di loro il serpeverde immaginava che il vecchio si riferisse agli special, e sebbene non fosse una lotta che lo riguardasse più di tanto, non aveva niente di specificamente contrario a quelli come Seth – avevano dei poteri, e tanto bastava a qualificarli come meritevoli di diritti; i babbani, d’altra parte…
    Erano loro il vero nemico, come faceva la gente a non capirlo?
    Serrò le labbra e si girò di scatto verso il vecchio, allungando la gamba per tirargli un calcio e serrando il pugno per finire l’opera «minorato» con un ringhio tra i denti si rivolse al suo obiettivo, pronto a colpirlo, ma qualcuno arrivò prima.
    Qualcuno gli aveva rubato la preda.
    Si avvicinò con sguardo duro alla ragazza, inarcando le sopracciglia e serrando le labbra.
    «Freddy Krueger, libro 5, versetto 32-33» con espressione seria, guardò la vittima prescelta sanguinante sull’asfalto, e ne sfiorò un braccio con la punta della scarpa «e il Signore disse: la solidarietà e la correttezza è alla base della nostra società, per questo motivo non ruberai le vittime altrui» con tono quasi profetico, ma decisamente canzonatorio, citò le esatte parole a memoria, come se le avesse lette e rilette fino a fare di queste il suo personale motto.
    «non l’hai letta la Bibbia del Cattivo?» arricciò il naso verso la Lowell, rivolgendosi a lei con muso duro «era mio, dovevo finirlo io» era quasi offeso e oltraggiato, ma era anche prontissimo a contrattaccare per stabilire una certa gerarchia e rivendicare la sua vittima.
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    [volantino affisso alla bacheca di Hogwarts]

    xbicT4N

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    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    definitely famousslytherin, vii
    mort
    rainey
    «devi avere avuto una vita proprio interessante» si strinse nelle spalle e piegò le labbra in un sorriso compiaciuto, poi incrociò le braccia al petto e annuì lentamente. Se anche Gaylord fosse stato ironico, Mort non se ne sarebbe mai accorto; e come avrebbe mai potuto, se c’era il suono della sua stessa voce a sovrastare qualsiasi altro intruso in quel monologo? Comunque, non riteneva neanche possibile che qualcuno potesse essere ironico su un fatto simile, perché i fatti sono verità, e non si può ironizzare sulle verità; e la verità era che lui davvero aveva avuto una vita interessante – e la vita che ancora aveva davanti a sé si prospettava ancora più interessante e ricca di eventi. «modestamente…» ma senza modestia alcuna, in verità, e anzi con un pizzico (q.b.) di superbia; deviò lo sguardo con lo stesso sorriso e poi si lasciò andare a un sospiro pieno di compatimento nei confronti del povero Beckham che sicuramente non poteva dire di aver avuto una vita altrettanto interessante. Non aveva letto il libro dell’ex grifondoro – e non l’avrebbe fatto – e di certo non lo seguiva su tiktok, ma era più che certo che tutta quella gente fosse lì non perché interessato alle sue gesta, ma perché i suoi contenuti fossero stupidi e pertanto fruibili al grande pubblico, e questo poteva essere considerato un vanto dal maggiore, ma per il Rainey era senza alcun dubbio una debolezza: facile parlare di sciocchezzuole da tiktoker, prova a parlare di giustizia e vendetta – il suo libro, per densità e importanza, era paragonabili a Dei Delitti e delle Pene, quello di Gaylord… beh, non l’aveva letto, ma immaginava che un Geronimo Stilton fosse più serio di quell’opera. Un po’ il Beckham gli faceva pena; era seriamente dispiaciuto per la mancanza di una vita vissuta appieno, e in uno slancio di bontà mosse qualche passo verso di lui e diede le spalle alla folla, per non permettere agli altri di sentire quello che stava per dire, perché si trattava di un segreto, il segreto. «il segreto» appunto «è ponderare accuratamente le proprie scelte, non lasciare che gli eventi ti travolgano e portare avanti le proprie convinzioni a tutti i costi» che in sintesi si traduceva in: machiavellismo, testardaggine, cocciutaggine, stupidità, che detta così non sembra un consiglio molto generoso da dare a qualcuno (e soprattutto se questo qualcuno è tuo fratello), ma Mort credeva fortemente in quelle parole, e aveva tutta una seria di argomenti a suo favore per provarlo, e dopotutto quell’atteggiamento l’aveva portato dov’era e l’aveva fatto diventare chi era ora – e gli aveva fatto recuperare il suo lego, certo, il fulcro di tutto.
    E lo lasciò con questo gentile consiglio e una pacca sulla spalla, prima di ridere divertito e lanciare una veloce occhiata alla folla in attesa per farsi firmare il libro da Gaylord «oh, non potresti mai essere dato per disperso con me, il Ministero sarebbe subito allertato e mi troverebbero subito» sbuffò una risata come se fosse un’ovvietà e come se la semplice idea che Gaylord avesse pensato una cosa simile lo divertisse. E in effetti lo divertiva molto. Lo sapevano tutti che… «il mio lavoro, lo sai, semplicemente non possono perdermi di vista, sono sempre a rischio» lanciò un’occhiata fugace alla vetrata che dava sulla strada, non per scrutare l’orizzonte ma per sottolineare la presenza di qualcuno, un emissario del Ministero, la sua scorta personale, forse, che lo stesse guardando e tenendo d’occhio – una cosa a cui nessuno avrebbe mai pensato, in realtà, ma di cui lui era fortemente convinto.
    Dopo aver inserito qualche galeone dentro la macchinetta, si abbassò per prendere il suo bicchierino di caffè amaro (la bevanda degli psicopatici), ma prima di prenderne un sorso scoppiò a ridere. «Morley Peetzah? Cosa sei, il suo scout?» percorse tutta la figura del Beckham con lo sguardo, giudicando non troppo velatamente la sua condizione fisica «eh, dopotutto immagino che se quello stecco Mckenzie Hale sia riuscito a giocare una partita di quidditch possa riuscirsi anche tu» emise il suo giudizio non richiesto e poi sorseggiò il suo bollente caffè amaro – una gioia per il suo palato, altroché, sentiva che quella bevanda aumentasse il suo prestigio. «comunque, Costas dice che è bravo e che gli ha insegnato un sacco di cose, secondo me è solo un deficiente» ciao papi!!! «tutti quei muscoli e quel gossip non possono far bene alle squadre che allena, probabilmente prima o poi parteciperà anche al Grande Fratello, ce lo vedo, farebbe di tutto per un po’ di fama, spero proprio che Costas» e Bang, ma non lo sapeva «non si faccia influenzare troppo da quello» ma sospirò un po’ arreso all’idea che la realtà dei fatti fosse decisamente contraria alle sue speranze; rimase un istante di più in silenzio (un miracolo), poi fece schioccare la lingua sotto il palato e scosse la testa «comunque non sono interessato al ruolo di cercatore per la sua squadra» era ovvio che Gaylord gliel’avesse chiesto per quel motivo, ed era anche più che giustificabile visto che il suo talento era innegabile, ma a quanto pare il Rainey non aveva tra i suoi piani quello di intraprendere la carriera da giocatore professionista «ho altri progetti più importanti per la testa, politica e cose varie, ma puoi ringraziarlo da parte mia» tanto lavorava per lui, no? comunque, non ci aveva mai creduto lui alla favoletta che con tiktok si facessero i soldi «anzi, guarda ti lascio una copia del mio libro autografata, puoi darla a lui come regalo da parte mia»
    But that boy's alright
    He's got bigger dreams
    with his eyes on the prize
    That boy's alright
    Living in between with his
    fingers in pies
    the reytons
    harrison lesser
    alcopops & charity shops
  10. .
    gifs17 y.o.slytherin headboymort rainey
    currently playing
    butterflies and hurricanes
    muse
    Fights and battles have begun
    Revenge will surely come
    Si avvicinò al divanetto con passo misurato e sicuro, con le mani ad affondare nelle tasche dei pantaloni e la solita espressione calcolatrice e soddisfatta stampata in viso.
    «agente, ferma!» alzò una mano avvicinandosi all’omone con la divisa della security e sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi malandrini «Mort Rainey, piacere» ovviamente; una presentazione quasi insulsa visto che ormai sapevano tutti chi fosse. «sottosegretario della sezione dei miliziani strateghi» era un titolo del tutto inventato? Beh, assolutamente sì, ma questo non significava che il serpeverde non credesse fortemente in quel titolo; anzi, per avvalorare la sua posizione e per sottolineare la sua indispensabilità all’interno della comunità magica pescò dalla tasca interna della giacca il badge del Ministero – cioè, una copia tarocca di plastica che aveva comprato per pochi galeoni su una bancarella a Dark Street, ma comunque non costituiva reato perché lui lavorava veramente al ministero. Non gli avevano dato ancora un badge ufficiale solo perché erano oberati di lavoro, chiaramente una svista che avrebbero risolto nel giro di pochi giorni e che era già arrivata ai piani alti, e nel frattempo lui si era semplicemente attrezzato per ovviare a quel contrattempo.
    Problem-solving, così si chiamava.
    «ci penso io a lui» il tipo della security sembrò provare a dirgli che non voleva fare niente al ragazzo, che si stava solo sincerando delle sue condizioni dato che l’aveva visto piangere, ma Mort d’altra parte sembrò – quick everybody act surprised – non ascoltare e si limitò a poggiare una mano sulla spalla della guardia per un sentito pat pat. «lo so, questi giovani d’oggi hanno bisogno di qualcuno che li riporti con i piedi per terra, qualcuno che gli insegni a rispettare le regole e soprattutto come ci si comporta in presenza di bambini; sono veramente pericolosi e scostumati», ancora una volta l’omone in divisa provò a dire qualcosa, ma il Rainey annuì accondiscendente «sì, anche secondo me un paio di giorni in cella non gli guasteranno».
    A quel punto la guardia, come chiunque al suo posto, si stava giustamente chiedendo a quale cella si riferisse il giovane serpeverde, dall’alto di quale autorità si permetteva di giudicare quale reato commesso, e soprattutto se fosse lui ad essere ubriaco, se quello fosse uno scherzo, le solite reazioni alla presenza del Rainey, no? L’omone quindi fece una cosa buona e giusta e alzò le mani in segno di resa, lasciando che fosse il nuovo arrivato a prendersi cura dell’ubriaco Mckenzie Hale e andando a controllare che non ci fossero bambini che rubavano gettoni o che imbrogliassero a biliardino. Una vittoria, per Mort Rainey – ma ci era abituato, lui vinceva sempre. Anche quando perdeva, che era… beh, sempre.
    Si posizionò davanti alla figura dell’ex corvonero, braccia ben incrociate al petto in religioso silenzio per godersi appieno quella scena – anche i rumori tutt’attorno, le canzoncine dei vari giochi, gli schiamazzi dei bambini sembrarono affievolirsi e tutto sembrò concentrarsi su quell’angelica visione. Si piegò sulle ginocchia per arrivare all’altezza dell’Hale seduto, per esaminare lo stato della sua non-ubriacatura da vicino e soprattutto per poter allungare una mano verso il suo viso e colpirlo con l’unghia sul naso, per poi presentarsi con uno smagliante sorriso malizioso.
    «ti sono mancato, Mckenzie?» piegò le labbra ancora più all’insù, ora carico di divertimento, poi fece schioccare la lingua sotto il palato e allungò nuovamente una mano verso il viso di Mac per posarla sulla sua testa e arruffargli il cespuglio biondo che si trovava come capelli – affectionate, ovviamente, ma anche per sottolineare la palese posizione di potere nei confronti dell’altro. «sai, comunque la prossima volta che vuoi vedermi non c’è bisogno di fare così tanto il misterioso e mandare così tanti messaggi, puoi semplicemente mandarmi la posizione». Trovare il corvonero non era stato molto difficile, ma neanche eccessivamente semplice: prima di tutto il serpeverde aveva dovuto attendere che gli arrivassero tutti i messaggi (uno dietro l’altro, come i veri boomer), a quel punto si era potuto concedere una grossa grassa risata – cosa che gli aveva fatto perdere un bel po’ di tempo, almeno venti minuti –, poi aveva dovuto esaminare il contenuto di tutti quei messaggi e soprattutto gli indizi disseminati tra le confessioni deliranti dell’ex battitore bronzoblu. Alla fine gli era bastato identificare lo sfondo del selfie sfocato come quello di una sala giochi e poi aveva solo dovuto chiedere a Rick come si chiamasse l’arcade in cui aveva perso ben cinquanta galeoni contro la sua ragazza e tac. Un gioco da ragazzi, aveva veramente un talento come stratega, c’era da ammetterlo.
    «non ti muovere» gli (intimò) suggerì, ma non diede davvero il tempo all’altro di replicare o di opporsi, perché subito dopo prese il telefono per scattargli una foto, che poi guardò con una punta d’orgoglio e di esaltazione. «perfetta per il giornalino scolastico: “Ex stella dei corvonero caduta in rovina”» con la mano libera stampò in aria il futuro titolo del giornalino, che già immaginava fare scalpore tra gli studenti e gli ex studenti. Magari qualcuno avrebbe finalmente capito chi era per davvero Mckenzie Hale e soprattutto quegli sfigati mocciosi delle riserve corvonero avrebbero smesso di considerarlo come un mito, idolatrarlo e raccontare delle sue partite come qualcosa di eroico.
    Sospirò e scosse la testa solo apparentemente dispiaciuto, poi prese posto accanto all’ex corvonero e gli concesse addirittura un’amichevole pacca di compatimento sulla spalla. «non ci pensare, Hale, poteva capitare a chiunque» ma guarda caso era capitato proprio a lui; il Rainey ci provò – ma non riuscì – a trattenere un risolino soddisfatto «certo non a me, ma a chiunque magari sì» gli sembrò una precisazione doverosa da fare, per non far credere al maggiore che Mort potesse cadere nelle stessa situazione, e soprattutto per se stesso, per un certo amor proprio che non doveva mai essere messo in discussione – sia mai che poi il suo ego venisse scalfito per sempre.
    «però ho apprezzato le tue scuse, meglio tardi che mai, realizzare le proprie colpe è una tappa importante nel proprio percorso di crescita» certo, Mac non aveva chiesto scusa propriamente a lui, e non gli aveva davvero scritto per quale motivo lo stesse facendo, ma a Mort era bastato leggere che all’ex corvonero dispiacesse per /qualcosa/ in generale per sentirsi più fiero e sentire ancora di più di avere ragione. Per cosa? Non era importante, l’importante era avere ragione, in generale, nella vita. «ti è bastato allontanarti da quei falliti della tua squadra e da quel fesso di Hendrickson per capire che non ero io il cattivo ragazzo ma che erano loro a deviarti» dopo aver perlustrato l’arcade nei dintorni con lo sguardo tornò a lanciare un’occhiata al diciannovenne e sospirò «a piccoli passi, Hale, a piccoli passi» accompagnò le parole con altrettanti piccoli e leggeri colpetti sulle spalla dell’altro, per dargli ritmo, e poi rimase in silenzio.
    Tutti: rimase in silenzio???
    No vabbè non per davvero, solo per qualche istante, perché poi scoppiò a ridere. «però, Hale, “ti voglio bene”? mi sembra davvero eccessivo, mi dispiace non poter ricambiare, ma è stato molto divertente» era stato davvero divertente, non aveva mentito. «in vino veritas, immagino. Non ti preoccupare, non ti giudicherò, questo resterà un segreto tra me e te» un po’ come il famoso “sei il miglior futuro auspicabile” (o una cosa simile) che il serpeverde gli aveva dedicato giusto l’anno prima ma sssh, quelli erano solo dettagli.
    Silenzio.
    Ma, di nuovo, non per molto.
    «certo dovresti imparare a usare un po’ meno emoji quando scrivi perché così sembri proprio un boomer» dopotutto che ne poteva sapere, Mort, della vera natura centenaria di Mac. «ma su questo ci possiamo ancora lavorare»
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.
  11. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    slytherin, VIIhead boy
    mort
    rainey
    Ovviamente doveva essere Mort, non c’era dubbio che sarebbe stato proprio lui. Chi se non lui? Era intelligente, brillante, sagace, perspicace (potrebbero o non potrebbero essere tutti sinonimi), responsabile, prendeva i suoi impegni molto seriamente, aveva ottimi voti in tutte le materie, e soprattutto non aveva paura di crearsi qualche nemico tra le mura di Hogwarts.
    «nemico, tss» un sibilo tra sé e sé prima di scuotere la testa e ridere, le mani che affondavano nelle tasche dei pantaloni grigio scuro della divisa. Era quasi – anzi, era decisamente divertito dal fatto che qualcuno potesse anche solo lontanamente pensare che a lui, Mort Rainey in persona, spaventasse farsi qualche nemico; quell’ossessione che tutti gli adolescenti avevano per essere popolari e amati da tutti non l’aveva mai capita. Ma non avrebbero preferito piuttosto avere pochi e fedeli amici, scelti con cura e con criterio, ed essere temuti da molti altri? Erano ancora tutti così ingenui? Non sapevano che le amicizie non portavano da nessuna parte? Beh, comunque non ne era molto sorpreso, aveva sempre detto che quella scuola brulicasse di deficienti immaturi, non si aspettava di certo che queste persone capissero come funzionava il mondo vero. Dopotutto, non tutti i suoi coetanei potevano vantare di aver vissuto le stesse esperienze del Rainey, così tante da star pensando seriamente di iniziare già a scrivere il Volume II della sua autobiografia – aveva già qualche idea, ed era sempre meglio sfruttare l’estro creativo appena appariva, anche per questo girava sempre con taccuino e penna nella tasca posteriore dei pantaloni.
    Per questo e per aggiornare la sua personalissima lista dei buoni e dei cattivi, ovviamente. Era una cosa naturale, lo richiedeva il suo ruolo di spicco, aveva un dovere nei confronti della società magica da rispettare.
    Cioè, in realtà il Preside Chow non gli aveva detto proprio così, il suo discorso era stato più o meno «sì sì tu… il Caposcuola sai, lui, in realtà, non fa niente di che. Tu assicurati solo di non mandare a fuoco la scuola, ok?», però in fondo tutti sapevano che il Preside Chow non fosse molto affidabile e avesse perso la testa, e poi gli aveva dato la spilletta, e lui sapeva quale fosse il suo valore e voleva onorarlo ogni giorno – e ogni notte – e ogni cambio di aula – durante ogni evento importante. Non era nuovo a quel compito ed era risaputo da tutti: aveva passato i suoi primi cinque anni in quella scuola come un vigilante, il cavaliere mascherato di cui tutti avevano bisogno, colui che ispezionava i corridoi con passo felpato per acciuffare i trasgressori; l’anno scorso aveva ufficializzato la sua posizione e ottenuto la spilletta da prefetto, e per il suo ultimo anno aveva ritenuto necessario consolidare il suo ruolo per il bene di tutti e affiancare alla spilletta da prefetto dello scorso anno quella di Caposcuola.
    L’era di Mort Rainey era iniziata.
    Sorrise ancora tra sé e sé, ripensando alla minaccia che quel grifondoro mocciosetto aveva osato rivolgergli pochi minuti prima, quando l’aveva beccato mentre cercava di intrufolarsi nel bagno dei prefetti (per di più oltre il coprifuoco) e l’aveva spedito dritto dritto in sala torture: «questa è una grave mancanza di rispetto nei confronti dell’autorità, Chester, cosa pensi che diventerai da grande se continui così? Te lo dico io: un d e t e n u t o» a cui il ragazzino aveva risposto con una serie di improperi vari e dichiarando che Mort Rainey – proprio lui – si era fatto un nuovo nemico. Una sentenza che il serpeverde aveva accettato con un sospiro e un’alzata di spalle: se ne sarebbe fatto una ragione.
    Era vero che la lista dei suoi nemici di allungava sempre di più, che i ragazzini lo guardavano sempre storto, che qualche volta avevano provato a fargli lo sgambetto nei corridoi, e che anche gli altri caposcuola erano compatti nel dire che aveva preso quel ruolo un po’ troppo sul serio e che si sarebbe dovuto solo limitare ad aiutare il preside e i professori a organizzare la scuola e a mantenere coeso il corpo studentesco, ma se nessuno pensava a fargli rispettare le regole allora che educazione era? Tutti che chiudevano un occhio sugli studenti che fumavano nei cortili perché loro erano i primi a farlo, che non dicevano niente ai ragazzini che si imbucavano nei dormitori altrui per le loro promiscuità, e nessuno che gli insegnava davvero come comportarsi in una scuola. Avrebbero dovuto ringraziarlo, altroché.
    Meno male che insieme agli hater si allungava sempre di più anche la lista dei suoi fan. Dopo l’uscita del suo libro era stato veramente difficile gestire la fama, e addirittura il suo agente (ok è vero non ne aveva uno, ma solo perché era un lavoro che richiedeva un certo impegno, e finora nessuno aveva dimostrato di poterlo affrontare) gli aveva consigliato di non tornare a scuola per quell’anno; ormai era una persona influente e sebbene nei primi istanti avesse faticato ad accettare che la sua vita fosse completamente cambiata, nel momento in cui era nato il suo fan club (non l’aveva mica aperto lui, eh) [forse sì, ma l’aveva comunque fatto con il profilo di Rick] si era reso conto che poteva sfruttare quella sua popolarità per diffondere il messaggio giusto, per essere l’esempio che tutti meritavano in quella società sempre più decadente.
    Quindi aveva accettato quel fardello e aveva deciso di tornare a scuola, e l’aveva fatto per il bene dei suoi compagni, e anche se ora si stava prendendo l’odio della maggior parte di loro, era sicuro che prima o poi l’avrebbero capito tutto e la sua lista dei fan sarebbe diventata spaventosamente lunga. Non che non lo fosse già, eh. Diciamo che ora eguagliava quasi la lista di fan di Hugh Jackman, ma tempo un paio d’anni e avrebbe raggiunto facilmente anche il numero di Leonardo DiCaprio. A voler essere proprio sinceri, Mort era già un gradino sopra alle due star appena nominate, perché loro mica potevano vantare di avere una canzone propria?! Eh no. Una bella canzoncina, tra le altre cose; proprio quella che stava fischiettando mentre avanzava lentamente e silenziosamente nel corridoio per l’ultimo giro di ronda, e mentre con il polso della manica destra lucidava la spilletta verde da Head Boy appuntata sul maglioncino.
    «io sono Mort, il magnifico
    l’ineffabile, impagabile, il magnifico!
    Il serpente più vincente da qui a Bombay
    si legge M-O-R-T»

    ma come la canzone continuasse non ci è dato saperlo (per il momento), perché il Rainey bloccò le note e il suo incedere contemporaneamente appena sentì il primo scricchiolio di una porta. Con passo felpato e respiro leggero si avvicinò al muro, un orecchio teso per percepire anche il minimo cambiamento di aria – una routine a cui si era piacevolmente abituato: questo snooping nei corridoi per scoprire chi era l’ennesimo deliquentello, giocare a questo “dov’è dov’è ombra” in cui il più delle volte ne usciva vincitore.
    All’ennesimo scricchiolio e all’ingenuo rumore di passi da parte del malfattore, Mort aveva già capito dove si nascondesse, ma bluffò, e mentre si preparava ad attaccare, fece finta di nulla, continuando lì dove si era interrotto:
    «io sono Mort, il magnifico
    il fantastico, sarcastico, il magnifico!»

    si mosse in modo veloce, ma lieve e silenzioso
    «se qualche corvo mi aggredisce peggio per lui
    io sono forte di natura e cari miei
    se non l’avete visto lui vi fa un replay
    io sono M-O-R-T!»

    che suonava proprio come una sentenza per il fuorilegge visto che svoltò l’angolo saltando e «AH-AH! PRESO!» ma quando si ritrovò davanti la Motherfucka, dovette alzare un sopracciglio e piegare le labbra all’ingiù, in una smorfia di disapprovazione. «Ah! Questo sì che è interessante» squadrò la compagna di casata e di squadra e incrociò le braccia al petto «…e deludente, soprattutto». Si aspettava sempre tanto dai suoi compagni di casata, Mort, e soprattutto dai suoi amici (o sorelle degli amici, insomma), quindi quando gli capitava di trovarne qualcuno infrangere qualche regola era sempre molto amareggiato. «spero che tu abbia una buona motivazione, Motherfucka»
    I'm just a problem
    And no one's ever solved it
    dayglow
    run the world!!!
    fuzzybrain


    SPOILER (click to view)
    sì, non ho idea di cosa faccia un caposcuola, ma me la sfrutto anche per la role di prova, poi non verrà accettato... eH, ce lo teniamo come au dai .
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    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    definitely famousslytherin, vii
    mort
    rainey
    Mort Rainey stava urlando contro il suo agente, furioso e con l’aria di chi ha subito un torto di dimensioni mastodontiche – niente di nuovo, erano i tipici torti che subiva sempre il serpeverde e quella era la sua tipica reazione; la scenetta era andato avanti fino a quando l’adulto (il direttore della biblioteca, mica il suo agente, come il Rainey si era invece autoconvinto) non gli aveva riso in faccia e gli aveva posato la mano sulla spalla in una pacca piena di compatimento, ricordandogli che «ciccio, io non sono il tuo agente, tu neanche ce l’hai un’agente» e aveva fatto per andarsene, senza dar retta a una sola lamentela che il più giovane, ormai uno scrittore di successo, gli aveva avanzato. Chiunque altro di fronte a quelle parole si sarebbe probabilmente ammutolito, avrebbe lasciato ogni speranza e avrebbe reso le armi, ma Mort Rainey, era ormai evidente, non era chiunque altro: era un uomo forte e caparbio e sapeva come farsi valere con quelli che volevano approfittare della sua fama e della sua disponibilità. Serrò la mascella e alzò il mento per fissare lo sguardo in quello dell’adulto, il dito indice alzato verso la sua figura come se quel rimprovero provenisse da una fonte autorevole e fosse indubbiamente meritato «certo che non ho un agente, perché tu sei incompetente, quindi sei licenziato!», un plot twist inaspettato? Forse, ma in realtà il povero malcapitato avrebbe dovuto aspettarselo per come stavano andando le cose a quel firmacopie.
    Spoiler: male (almeno per Mort).
    Ma il serpeverde iniziava sempre di più ad essere convinto che fosse tutto un piano contro di lui – e quindi, guardando il quadro generale in cui lui svolgeva un ruolo essenziale e irrinunciabile, contro il governo. Perché organizzare un firmacopie – senza pubblicizzarlo e quindi rendendo di fatto impossibile ai suoi fan presentarsi – se non per allontanarlo dal Ministero e impedirgli di svolgere il suo indispensabile lavoro? Scosse frustato la testa mentre dava le spalle al direttore suo agente – lui, poverino, fermo immobile, un po’ preso alla sprovvista dall’improvviso “licenziamento” – e fece schioccare la lingua contro il palato mentre tornava a prendere posto al suo banchetto «un traditore della patria, ecco di cosa si tratta, un terrorista» si voltò un’ultima volta verso l’adulto per lanciargli un’occhiata piena di disprezzo e poi aprì il suo taccuino per segnare nome e cognome. «lo denuncerò» decretò con fierezza a non altri che se stesso, ma visto che era un villainTM vero aggiunse anche «eccome se lo denuncerò».
    Ma i borbottii – se conoscete almeno un po’ il Rainey lo saprete – non finirono lì.
    «trattare proprio me in quel modo» e ancora «io che volevo solo essere generoso» e anche «me la pagheranno».
    E dategli torto. Dopotutto, il serpeverde veramente pensava di fare una buona azione per i suoi lettori più accaniti mostrandosi al pubblico come uno di loro, rendendosi così raggiungibile nonostante la sua fama lo precedesse, ma quell’organizzazione pessima era stata un ostacolo ai suoi piani e un affronto alla sua persona – nonché a quello che rappresentava (niente, per tutti gli altri; il tassello che permetteva il perfetto funzionamento della macchina di governo, per se stesso).
    In verità, tutti tranne Mort sapevano che quasi sicuramente non c’era stato nessun complotto organizzato ad hoc, che se si erano presentate solo una decina di persone alla sua postazione doveva solo ringraziare qualche booktoker che gli aveva fatto pubblicità, e che se aveva avuto la possibilità di poter scrivere quel libro, in prima battuta, era solo perché Elwyn Huxley si era fatto prendere un poco troppo la mano con gli investimenti negli ultimi tempi e aveva ben pensato di dare la possibilità al serpeverde di raccontare la sua interessantissima vita. Fino a quel momento, ovviamente, perché era risaputo (e temuto) da tutti che al successo di “Mort Rainey: dai lego ai legami della più giovane personalità di successo”, contenente la vita del serpeverde dai suoi primi passi ai pochi mesi prima della sua pubblicazione quell’estate, avrebbe sicuramente fatto seguito il secondo volume di lì a pochi anni (ma stava valutando anche l’idea di farla diventare una pubblicazione annuale); questi, perlomeno, erano i suoi piani, ma era chiaro anche a lui che se quel genere di eventi fossero continuati in quel modo il grande e florido futuro nel mondo editoriale che lui immaginava sarebbe finito ancor prima di iniziare.
    È che era difficile arrivare al grande pubblico quando il grande pubblico era perlopiù ignorante e preferiva… «hey!» ecco chi preferiva il grande pubblico, quelli che si vendevano sui social per due balletti, quelli come il ragazzo che stava accanto a lui, che aveva un aspetto tutt’altro che brillante eppure aveva una fila quasi interminabile da ore davanti a lui. Neanche a dirlo, Mort odiava quelli come lui, ma forse poteva non odiare nello specifico Gaylord, sia perché non lo conosceva davvero – e quindi no, non si ricordava affatto di lui a scuola, o forse sì insomma che se ne fregava Mort, probabilmente era solo uno di quelli che se ne andava in giro per il castello a fare lo splendido e a far cadere le ragazzine ai propri piedi –, ma soprattutto perché aveva appena detto di aver trovato il suo libro molto interessante, e quindi un po’ di sale in zucca doveva avercelo per forza. «grazie, grazie» finse un tono modesto ma non troppo ma sotto sotto nascose un ghigno affilato e soddisfatto, poi lanciò uno sguardo al libro del Beckham, ma non disse nulla a riguardo e portò invece una mano sulla copertina della sua autobiografia «è stato molto interessante scriverlo, devo essere sincero, neanche io mi aspettavo un risultato così»; alzò lo sguardo verso il Beckham e sorrise come se gli avesse chiesto di dirgli di più – non l’aveva fatto, ma il Rainey continuò ugualmente. «ovviamente ho dovuto fare una cernita di tutto quello che era successo e certe cose me le hanno fatte tagliare, purtroppo» si guardò velocemente intorno e poi si sporse leggermente con il busto verso l’altro per confidargli qualcosa che richiedeva un tono di voce più basso «lo sai come sono» con un vago cenno della mano e un veloce roll degli occhi si lamentò in quei termini degli editor che avevano avuto l’onore di curare il suo libro, poi alzò le spalle e sospirò «ma alla fine siamo riusciti a trovare una via di mezzo che fa comodo a tutti, abbiamo gettato le basi per continuare nei prossimi anni, però, e sono molto contento di questo» parlava come se quelle dichiarazioni le stesse preparando da tantissimo tempo, e con ogni probabilità era andata esattamente in quel modo e da qualche parte quasi sicuramente doveva avere anche il discorso di ringraziamento per il premio Nobel per la letteratura (“ringrazio un po’ mio padre e mia madre, ringrazio mio fratello Rick, ringrazio Alan, ma ringrazio soprattutto me stesso”). Per il momento, però, restava con i piedi per terra e si limitava a godersi il non-successo di quell’evento, quindi alla proposta del moro storse un po’ le labbra in una smorfia di disappunto «ugh, eh, vediamo…» non stava facendo il difficile, era solo un tipo estremamente professionale, quindi prima di dare una risposta definitiva all’altro guardò lo spazio vuoto davanti alla sua postazione «ma sì dai uno strappo alla regola posso farlo, giusto cinque minuti di pausa perché poi non vorrei deludere e far aspettare troppo i fan, sai com’è…» Gaylord doveva saperlo bene visto quanta gente aveva incontrato dall’inizio dell’evento, quanto a Mort… era Mort. Gli faceva davvero piacere prendere un caffè con Gaylord? No, assolutamente. Gli interessava sapere qualcosa di più sul suo conto? No di certo, infatti non gli aveva fatto neanche una (1) domanda. Ma desiderava ancora sentirsi dire che aveva scritto un libro interessante? Sì, sì, e ancora sì, senz’ombra di dubbio, e avrebbe sfruttato qualsiasi occasione possibile per accrescere la sua convinzione, e quella sembrava veramente servita su un piatto d’argento gratuitamente.
    Scusa Gaylord, prima o poi forse sarà un fratello migliore, ma non promettiamo niente.
    But that boy's alright
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    fingers in pies
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    Checché se ne dicesse, Mort Rainey era un tipo passionale, gli piaceva conservare cimeli a cui era affezionato, gli piaceva ricordarsi il percorso che aveva affrontato per arrivare a diventare quello che era, ripercorrere i suoi stessi passi per avere la certezza di aver fatto la cosa giusta – e andava sempre così, perché Mort faceva sempre la cosa giusta.
    La foto di dimensioni 10x5cm (le dimensioni di un santino, se ve lo state chiedendo) che aveva attaccato allo specchio significava tanto per il serpeverde, e averla lì mentre finiva di prepararsi, infilava la giacca sopra la t shirt, e poi si aggiustava i capelli, gli trasmetteva quasi un senso di protezione; ogni tanto alzava gli occhi sulla foto e sorrideva, finché non sospirò e alzò le spalle. «oh non fare così, Alan, sei stato importante per me, non è che uno si dimentica così facilmente della prima volta» fece schioccare la lingua sotto il palato con enfasi e poi scosse la testa «sei ancora importante per me» chiunque avrebbe potuto dire che era serissimo mentre parlava, non c’era un’ombra di dubbio e tanto meno falso sentimentalismo: era la pura verità «non è che se mi preparo bene per un’altra persona allora ti ho dimenticato» perché era evidente che si stesse preparando per un importante evento. Non era mai stato un tipo sciatto, ma sicuramente nelle sue passeggiate giornaliere non indossava la giacca nuova stirata e profumata, si trattava di qualcosa di speciale «non pensare che mi sia dimenticato del primo pugno che ti ho dato, la piscina con le palline, e la nostra gita alla fattoria – ah, Alan» si fermò solo per ridacchiare sotto i baffi «dio mio devo proprio dirtelo eri proprio perfetto come spuntino per i maiali – e poi il bagno turco, il ferro da stiro, e tutto il resto, cioè ne abbiamo passate tante insieme, la soddisfazione di essermi ripreso il mio sceriffo sarà sempre l’emozione più grande mai provata, ma» piegò le labbra in una smorfia addolorata e poi sospirò pesantemente «non sei tu, sono io. sono cambiate molte cose ultimamente» abbassò il tono di voce per dire qualcosa di estremamente segreto, qualcosa che stava facendo crescere in lui ogni giorno sempre di più un senso di vergogna schiacciante «mi sono ammorbidito, ho lasciato passare troppe cose sotto il mio naso, ho permesso troppe libertà, non posso più permetterlo, capisci? Devo riprendermi ciò che è mio» si concesse un ultimo check ai capelli prima di strappare il santino dalla superficie dello specchio e guardarlo con un briciolo di nostalgia «ma ti ringrazio tanto Alan, senza te non saprei proprio chi sarei in questo momento» e con una scrollata di spalle ripose la foto nel portafogli prima di recuperare una busta contenente qualcosa e uscire dalla sua stanza.

    Si era schiarito la voce, poi aveva premuto il dito sul campanello e aveva aspettato che il dlin-dlon risuonasse in tutta la casa e che dopo qualche istante si aprisse la porta. Eppure, dopo aver sorriso largamente fu costretto a schiarirsi di nuovo la voce.
    «ciao, Harper»
    Sorrise di nuovo, ma stavolta più morbido e allo stesso tempo sornione. «come stai?» ma non si aspettava che la special gli rispondesse, così attese giusto qualche attimo prima di prendere di nuovo la parola «tuo fratello è in casa?»
    Alzò il mento per sbirciare alle spalle della pirocineta se ci fosse qualcuno, varcando la soglia della casa solo velocemente con lo sguardo, ma dopo poco si strinse nelle spalle e denegò con la testa. «lascia stare, non ha importanza» questa volta aveva aspettato che la ragazza gli desse una risposta prima di continuare a parlare? Eh no, ovvio che no. «non sono qui per lui, comunque» aggiunse con un gesto vago della mano e tornò e guardare attentamente la rossa, il resto della casa solo un background non messo a fuoco «questi sono per te» tirò fuori dalla busta un mazzo di fiori, un misto di fiori di campo, un tocco di verde dato dall’eucalipto, e i tulipani bianchi che Mort aveva fatto appositamente laccare di grigio; glieli porse e attese che l'altra li prendesse (o no .) – ma ancora una volta, non attese che gli desse una risposta, non davvero comunque, e dopo aver sospirato riprese a parlare «senti, lo so che ti sembra strano, e che non ti sei mai fidata di me, e probabilmente pensi addirittura che io sia cattivo, per non dire un pezzo di merda, e mi dispiace molto per quello che pensi, Harper, non vorrei che tu avessi questa considerazione di me, quindi…» la pausa che si prese era solo una finta, perché sapeva benissimo come continuare, l’aveva studiato alla perfezione «se me lo permetterai, vorrei provare a farti cambiare idea»
    Lanciò uno sguardo veloce ai fiori e poi piegò l’angolo delle labbra in un sorriso «l’anno scorso eri bellissima in quel vestito grigio, Harper, non potrò mai dimenticarlo» confessò sinceramente, e ommioddio erano due macchie rosse quelle che si erano formate sulle sue guance? Era veramente in imbarazzo o aveva imparato ad arrossire a comando? «non sono qui per invitarti al prom, non preoccuparti. non ripeterò l’errore che ho fatto l’ultima volta, non permetterò alla gente che conosciamo di circondarci e influenzare la nostra serata» in poche parole «possiamo avere il nostro prom personale, se vorrai». Questa volta, finalmente, si zittì per davvero, quindi si limitò a guardare la ragazza in silenzio con un sorriso.
    Ma la pace dura poco: Mort scrollò le spalle e fece un passo indietro. «sai cosa? Non devi rispondermi per forza ora, puoi farmi sapere la risposta quando vorrai, però promettimi che ci penserai seriamente e non ti lascerai influenzare dalle voci di corridoio» e puntava al fatto che Harper non frequentasse più Hogwarts e quindi era almeno un anno che stava lontano da quei corridoi pieni di pettegolezzi cattivi sul suo conto. «comunque è stato molto bello rivederti, spero di poterlo fare ancora a breve» la salutò con un sorriso e fece per andarsene. Cioè si allontanò anche, diede le spalle alla ragazza e mosse qualche passo in direzione della strada di ritorno…
    … salvo poi voltarsi di nuovo.
    «mi stavo quasi dimenticando» did he? Si avvicinò di nuovo all’entrata della casa e porse ad Harper una lettera. «potresti dare questa a tuo fratello quando lo vedi? Purtroppo non sono riuscito a beccarlo a scuola, e il Professor Fausto-Fausti-Fasti, insomma quello nuovo, mi ha chiesto di dare questa a Mac con una certa urgenza» si strinse nelle spalle e piegò anche le braccia a mezz’aria «non so di cosa si tratta, ma dev’essere qualcosa di molto importante evidentemente; mi faresti un grande favore, grazie Harper».
    Aveva detto la verità: era una cosa importante, perché solo alle comunicazioni veramente importanti veniva fatto quell’incantesimo che non permetteva a nessun altro, se non alla persona a cui era destinata, di aprire quella lettera. Ma aveva detto solo una mezza verità, perché il Rainey sapeva benissimo di cosa si trattasse, per essere precisi era l’unico e solo conoscitore del contenuto di quella lettera.
    Il Professor Faustus, infatti, conosciuto amante dei cazzi suoi, non si sarebbe mai e poi mai preso la briga di a) scrivere una lettera per uno studente b) fare un incantesimo alla lettera c) affidare quella stessa lettera a un altro studente; oltre che ad essere un processo inutilmente macchinoso, Frederik Faustus probabilmente conosceva il nome, forse, di appena cinque dei suoi studenti, quindi quella cosa era altamente improbabile. Ma Harper si era diplomata l’anno prima e queste cose non poteva saperle, magari avrebbe pensato che il nuovo professore fosse un tipo scrupoloso, molto amichevole verso gli studenti e cose così; quindi il gioco, valutò Mort, si reggeva perfettamente in piedi.
    Quando il cercatore serpeverde fu di spalle e ormai abbastanza lontano dalla visuale della Hale, si concesse un sorriso furbo ripensando alle parole che aveva scritto di suo pugno sulla specialissima carta che si sarebbe autodistrutta dopo essere stata letta per la prima volta dal corvonero:
    Hai vinto, Mckenzie, mi arrendo.
    Lascerò in pace te, i tuoi amici, e tua sorella se verrai al prom con me.
    Mort Rainey

    Il piano di Mort era semplice: aveva inserito petali di tulipani laccati in grigio nella lettera diretta al corvonero, gli stessi che aveva usato per il bouquet regalato ad Harper e che con molta probabilità avrebbe mostrato al fratello, oppure lo stesso battitore corvonero avrebbe visto in giro per casa o insomma una cosa del genere; quindi Mac avrebbe accettato di andare al prom con lui, ma lui ovviamente non ci sarebbe andato e anzi sarebbe uscito (secondo il suo piano) con Harper quella stessa sera, così non solo Mac si sarebbe ritrovato solo, arrabbiato, triste, e senza nessuno come meritava, ma sarebbe andato ancora di più su tutte le furie quando avrebbe scoperto che Mort era uscito con sua sorella!!!
    Geniale, ragazzi, indubbiamente geniale.
    Inserire: evil laugh.
    I'm never honest
    I'm faking all this
    Just point those fingers
    'Cause I could never be hurt
    slytherin, VI
    seeker 17 yo
    come in peace?
    mort rainey
    1:35
    2:56
    run the world!!!, dayglow

    SPOILER (click to view)
    (è simbolica!!1! ma secondo me vale lo stesso .)
  14. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Sfatiamo subito un mito a cui le serie tv americane ci hanno tristemente abituati: i fighi popolari non sono ignoranti. Cioè, una parte lo sono, e quello era vero anche per Hogwarts. Ad esempio, non si poteva negare che quel palo della luce, l’essere abominevolmente deforme, di Julian Bolton, fosse popolare (almeno così pareva, nella sua cerchia di amichetti dal sorriso facile), ma certamente non brillava di sagacia; e così il Ketchum, o uno a scelta tra gli italiani, e così tra i tassorosso che, diciamocelo chiaramente, non sarebbero sopravvissuti un giorno nel mondo reale che non era fatto di palloncini colorati e piantine profumate. E per non parlare dei corvonero poi, che si erano muniti di quella maschera di facciata per cui tutti quanti li ritenevano per qualche strano motivo intelligenti, ma che nella pratica potevano vantare tra le loro fila solo un watusso con il kink per gli insetti, una pazza bisbetica con il kink per i coltelli, un nano antipatico, un biondo incazzoso, un ex carcerato, una lampadina falsa e prepotente, e così via. Tra i serpeverde, fortunatamente, qualcuno si salvava. Di certo in quella ristretta categoria non rientrava Arturomaria, che non poteva vantare né un’intelligenza teorica né un’intelligenza pratica, ma non poteva di certo escludere allo stesso modo Rick, o i fratelli Motherfucka, e doveva ammettere che anche Sersha aveva il suo perché – quando non se la faceva con quegli sfigati pluribocciati dei suoi amici.
    Mort Rainey, ovviamente, non rientrava in nessuna di queste categorie sopracitate, perché lui era oltre. Era popolare, era figo, ed era anche intelligente; e attenzione, non sprecava la sua intelligenza in cose futili come la droga, o a cercare di conquistare un fallito come invece cercava di fare costantemente Costas con Arturomaria: lui era brillante, era pronto, era attento, e soprattutto interessato. Il suo obiettivo, d’altronde, era essere migliore degli altri e per esserlo doveva necessariamente conoscere più degli altri. Quindi, caro Mckenzie Hale, la cosa potrà lasciarti basito, ma Mort Rainey sapeva leggere, e anzi, leggeva molto bene sin da quando aveva ben quattro anni, e di questo ne è prova la famosa sentenza che aveva letto al fu (fu?) Alan quel giorno di tanti anni fa, quando era accaduto il fattaccio.
    Ma questa è un’altra storia.
    Per tornare al discorso che ci interessa con più urgenza, quindi: il Rainey era un fortissimo e invidiatissimo sportman, sì, ma con cervello.
    E quindi, tra un allenamento e l’altro, dove poteva trovarsi se non in biblioteca? L’Hale doveva aver captato la sua intelligenza e la sua sete di conoscenza, e infatti non aveva errato nella scelta della location e l’aveva trovato proprio lì, la stilo tra le dita e il tomo di Storia della Magia aperto davanti a sé, una pergamena per gli appunti stesa sul tavolo in legno e l’aria assorta e concentrata sui compiti da svolgere.
    E difatti lasciò cadere la penna sul tavolo in legno solo quando giunse alle sue orecchie una voce (fastidiosa) ben conosciuta. Alzò lo sguardo sorridendo già in modo impertinente e divertito, e incrociò poi le braccia al petto facendo scorrere velocemente gli occhi su tutta la figura del corvonero. «cristo, Hale, va bene essere progressisti ma mi sarei aspettato almeno che ti mettessi in ginocchio per la proposta» espresse la sua delusione e il suo disappunto facendo schioccare la lingua sotto al palato e scuotendo la testa «non posso dirti che in quel caso avrei detto sicuramente sì, ma così…» un sospiro pesante decretò il totale fallimento del tentativo del battitore. Che poi, ndA: ma cosa ti aspettavi dopo aver annunciato a Mort Rainey di avere una proposta da fargli, Mac? «non ci siamo, Hale, non ci siamo proprio» il serpeverde si riferiva ancora a quella immaginaria proposta mancata che stava rinfacciando al corvonero, e quasi sicuramente non aveva ascoltato neanche una virgola della vera offerta che Mac gli aveva fatto, ma sentiva che comunque quella risposta sarebbe andata bene in entrambi i casi, anche solo per il gusto di contraddire l’altro.
    In realtà, forse era davvero il semplice ma contorto gusto che provava nel contraddire il battitore a spingerlo a ridergli in faccia, perché ad essere sinceri quella situazione (in cui loro erano la situazione) stava scomoda anche a lui, e gli aveva creato non pochi problemi.
    Mort Rainey, prima di tutto, aveva una reputazione da difendere come capo della brigata “abbasso i corvonero” e come presidente onorario del club “mckenzie hale falso ipocrita bastardo”, e sentiva che l’accaduto di San Valentino – e la sua sfortunata diffusione tramite quel maledettissimo giornale – aveva minato un po’ la sua autorità, e benché avesse rassicurato tutti i suoi adepti che il suo piano stava procedendo esattamente come previsto, sapeva che non tutti se l’erano bevuta e sentiva il suo trono traballare. Seconda cosa, quella cosa che ora tutti si sentivano in dovere di avvicinarlo per i corridoi e raccomandargli cose su come si sarebbe dovuto comportare con Mac, o cosa avrebbe o non avrebbe dovuto fare (cosa sono i modi e i tempi verbali, come si usano, esistono? mistero della fede), o a sincerarsi che avesse buone intenzioni – cioè lui? buone intenzioni?!? Ma se aveva ricevuto lo scettro delle brutte intenzioni direttamente da Bugo in persona – doveva finire; aveva già sbattuto un nanetto corvonero dei primi anni contro il muro per avergli semplicemente chiesto se avesse davvero davvero davvero baciato il battitore della sua squadra, non si sarebbe fatto problemi a fare altrettanto con tutti gli altri che osavano importunarlo. Terza cosa: nulla di tutto quello era vero, era una cosa montata e orchestrata da Mckenzie perché mica si erano baciati. Cioè va bene ok c’era stato un bacio ma non era per quei motivi, non era vero, non contava, erano tutte falsità!
    Quindi, se Mort fosse stato una persona giudiziosa e meno rancorosa, avrebbe pesato attentamente sulla bilancia la proposta del maggiore; e se per il breve istante in cui aveva incrociato le braccia al petto e aveva teso le labbra in un’espressione pensosa era sembrato che stesse riflettendo attentamente su quel «sarà solo l’ennesimo pettegolezzo che tutti dimenticheranno nel giro di una settimana», l’istante dopo, quando scoppiò in una fragorosa risata, quella fugace speranza svanì completamente.
    Forse c’era un altro modo per risolvere la questione – uno che non prevedeva il cessare improvviso della sua attività creativa preferita (per chi se lo stesse chiedendo: importunarlo e rendere la vita di Mac un inferno. O provarci, almeno).
    «ah, sei uno spasso, Hale» allungò una mano per dargli un buffo divertito sul braccio, e sospirò nuovamente per calmare le risate «magari ci hai anche pensato per settimane a questa ““proposta”” e magari ti sembrava anche una buona idea» dovette trattenersi di nuovo dal ridere, quindi decise di distogliere solo per un attimo lo sguardo dal corvonero e posarlo di nuovo sul libro che si trovava davanti «il fatto è, caro Mckenzie, che tanto questo» indicò loro due «è già un pettegolezzo che tutti dimenticheranno nel giro di una settimana» nel concludere quella sentenza si sentì piuttosto soddisfatto e appoggiò la schiena alla sedia con aria quasi stanca e rassegnata da quell’ultimo compito di cui si era fatto carico e che gli toccava assolvere: lo spiegone. «lascia che ti spieghi una cosa» si schiarì la voce e iniziò: «Hogwarts è un ambiente eterogeneo, e giovane, e anche molto infantile se non te ne sei accorto prima; alla gente qui non interessa davvero come stai o che vuoi o quali sono le tue aspirazioni o le tue qualità, la gente qui» e sottinteso e sottolineato: anche i prof e staff vario «vuole sapere ciò che fai. E ti sembrerà strano ma Hogwarts non è una galassia con sistema mckenziecentrico, a nessuno interessa ciò che fai, la novità del giorno, ad esempio, è che lo spilungone italiano che fa il cercatore sarebbe il figlio perduto di Lady Gaga e per vendicarsi dell’abbandono della mamma le ha rubato tutte le tutine in latex» uno scoop veramente veramente preciso, che il serpeverde accompagnò con un vago gesto della mano e un’altra serie di voci di corridoi che gli erano giunte alle orecchie «o che a different lodge sacrifichino budella di rana al loro dio strano, che il professor Quinn si mangi le caccole del naso… insomma, capirai che siamo una questione vecchia ormai, e devo dirti una cosa, Hale» piegò le labbra in un sorriso fintamente dispiaciuto, poi si sporse sul tavolo per parlargli più a bassa voce «davvero a nessuno frega di quello che fai tu, o quello che ora pensano i tuoi amici» e tornando a poggiare la schiena alla sedia in legno, gli confessò la cosa più importante: «onestamente, non frega neanche a me, tutta questa situazione mi facilita ancora di più il lavoro» sempre “importunarlo e rendere la vita di Mac un inferno. O provarci”
    «quindi, se tu sarai “il miglior futuro auspicabile”, io sarò il peggior presente immaginabile» lasciò cadere lì quel verdetto con un sorriso imperturbabile e disteso, poi recuperò dal proprio zaino una bottiglia e, una volta stappata, prima di prenderne un sorso, allungò il braccio verso il corvonero per offrirgliela «succhino?»
    E no, non è una voce verbale.
    arctic monkeys
    don't sit down 'cause i've moved your chair
    Break a mirror, roll the dice
    Run with scissors through a chip-pan firefight
    Go into business with a grizzly bear
    But just don't sit down 'cause I've moved your chair
    mort r.gifs cr.playlistaesthetic
  15. .
    Arturomaria, nella duplice natura di nome proprio e di persona fisica, aveva sempre ricordato a Mort qualcosa di spagnoleggiante – e grazie al cazzo, direte voi, non poteva mica ricordare qualcosa di norvegeseggiante. Ma non erano le tipiche cose che avevano reso famosa la Spagna, come i churros o la sangria, e nemmeno la paella, la quesadilla, i tori nelle arene, né tantomeno la fantastica usanza del topless; quello che il maggiore gli faceva tornare alla mente era qualcosa di terribile e vergognoso: l’Inquisizione.
    In realtà, non ce ne voglia il povero Arturo, l’associazione tra il serpeverde e l’Inquisizione non era totale, perché il Rainey lasciava categoricamente fuori dal binomio gli aspetti divertenti del tribunale spagnolo (roghi, impiccagioni, squartamenti, e morti varie), e attribuiva quindi al suo ex capitano solo quelle caratteristiche pallose che si imparavano sui libri di scuola: fanatismo e cattolicesimo. Razionalmente sapeva che l’Hendrickson non potesse essere strettamente cattolico in quanto mago, ma questo gli impediva forse di avere gli stessi tratti di un cattolico fanatico? Evidentemente no, perché anzi il maggiore – che di nome faceva Arturomaria, e già questo diceva tanto – eccelleva particolarmente in uno dei principi cardine del cattolicesimo: l’autocommiserazione.
    Arturomaria, ne era sicuro, se fosse vissuto in quell’epoca lì – per capirci, l’epoca di non ci resta che piangere, nonché la stessa epoca in cui a Hogwarts un gruppo di ragazzini uccideva altri ragazzini strangolandoli con delle piante per qualche motivo –, sarebbe stato il rompipalle di turno che andava in giro a dire «ricordati che devi morire», oppure quella a mettere il veleno agli angoli del secondo libro della poetica di Aristotele perché «ommioddio questa gente si diverte perdonali padre perché non sanno quello che fanno». E a pensarci bene, non l’aveva già fatto per tutto lo scorso anno, andando in giro come un Savonarola qualsiasi a suonare il campanellino «ricordatevi di non fare falli», e impedendo a tutta la squadra di divertirsi liberamente? Ecco, era identico, impossibile negarlo; quindi, Mort aveva ragione (punto, that’s it.), e Arturomaria aveva gli stessi tratti pallosi dell’Inquisizione e la stessa propensione all’autocommiserazione.
    Il problema, il grande problema che si parava puntualmente di fronte al Rainey, era che questa pratica malsana e fanatica dell’autocommiserazione funzionava davvero, mannaggiatuttigliavibruciatialrogoinutilmente. Era una cosa che lo mandava completamente fuori di testa, vedere qualcuno piangersi addosso e poi ottenere buoni risultati per pura e semplice botta di culo – e ad Arturo, come all’amico suo Mckenzie, capitava davvero troppo spesso per i suoi gusti.
    Quindi, nonostante il suo fosse stato un attacco più che valido, Arturo aveva di nuovo sfoggiato il fascino del buon cristiano e aveva finalmente accettato di morire – e da buon cristiano vi pare che moriva? Macché, stava lì fresco e tosto perché aveva fatto 10 pure di difesa, se non è culo questo.
    E allora lo guardò restare lì in piedi, stazionario, come se il suo tentativo di atterrarlo non fosse mai avvenuto, e restò a pochi centimetri da lui, con le spalle tese, i pugni chiusi e la mascella serrata, evidentemente innervosito da quell’affronto inaspettato. Com’è che l’Hendrickson diceva sempre di voler morire e poi quando uno provava ad accontentarlo non crepava mai? Proprio come l’Hale, lo odiava per la sua incoerenza e la sua falsità – quindi, la ferma volontà di non volersi nella vita altrui era più che reciproca, caro Arturo.
    Ma certamente non permise a un po’ di nervosismo di togliergli quel sorriso dalle labbra cit., e certamente non l’avrebbe mai permesso allo spagnolo; ma stirò gli angoli delle labbra in un sorriso dispettoso e provocatorio solo per un attimo, perché subito dopo scoppiò a ridere e diede all’avversario una pacca sul petto con la mano. «com’è che sono sempre gli altri a dover crescere e a essere nel torto, Hendrickson? Perché credi sempre di avere ragione? Cosa pensi di avere in più di tutti gli altri, eh? Sei testardo, viziato, non sai accettare un punto di vista che non sia il tuo: forse sei proprio tu il bambino immaturo, Turino» lasciò un’altra pacca leggera sul petto dell’ex cacciatore e poi con uno sbuffo divertito scosse la testa. Non si allontanò, e stranamente non attaccò – aveva ancora molto da dire, quindi fece un ulteriore passo verso il concasato, arrivando quasi a sfiorare il petto dell’altro con il suo, e si sporse verso la sua spalla per dirgli qualcosa che doveva rimanere lontano dalle orecchie della folla che si era creata attorno a loro e che doveva rimanere tra loro due. Mica andava in giro a urlare i suoi segreti ai quattro venti.
    «sai chi è stata l’ultima persona a darmi dell’ “immaturo”?» mormorò una risata maligna all’orecchio dell’altro «eravamo molto amici, si chiamava Alan» se ci fosse stata la Macojoni probabilmente avrebbe patpattato Turo sulla spalla con compassione, ma Mac e Joni non erano lì, quindi Mort continuò indisturbato «secondo lui era da immaturi tornare a prendere quello che era mio dopo tanto tempo “non fare l’immaturo, Mort, è acqua passata” io immaturo?» alzò l’indice davanti al viso del serpeverde solo per muoverlo lentamente da destra a sinistra e poi viceversa «allora dovevo farlo ricredere, mica potevo lasciarlo con la convinzione che fossi immaturo. Allora per dimostrargli che ero diventato grande l’ho preso e gli ho legato mani e piedi – un bambino non potrebbe mai fare una cosa del genere, ti trovi? poi gli ho fatto un cappellino di carta e gliel’ho messo in testa, visto che gli piaceva tanto il cappellino del mio sceriffo. E a quel punto chi era l’immaturo?» sempre mort, ma ssh lui intanto che lo raccontava se la rideva «però non potevo lasciargliela vinta, doveva capire che non era affatto “acqua passata” e così ho riempito la vasca di palline colorate e l’ho messo proprio lì in mezzo, come piace ai bambini no? e poi ho aperto l’acqua» una risata più alta e più sentita di quelle precedenti lo scosse, mentre tornava a mettere un po’ di distanza tra lui e Arturo. «credo che sia affogato già da un po’, forse l’acqua si potrebbe chiudere ora. sai, io ci tengo agli sprechi, e ci tengo anche a non sprecare tempo Arturo, e tu me ne hai fatto perdere anche troppo» e se lo spagnolo fosse stato un grande appassionato di film d’azione avrebbe capito in un batter d’occhio che subito dopo quella frase Mort avrebbe attaccato, perché è così che succede in tutti i film, e chi è lui se non un eroe villain qualsiasi di un film di qualità mediocre?
    Quindi si lasciò tirare a terra con Arturo, accompagnò anzi il gesto del maggiore, cercando di fare peso e bloccare il corpo dell’altro sotto il suo, salvo poi staccarsi leggermente solo per caricare il pugno e provare a colpirlo sul viso.
    Tomorrow you'll be thinkin'
    to yourself
    Yeah, where'd it all go wrong?
    But the list goes on and on
    16 yo | VI
    slytherin proud
    team seeker #71
    anger issue
    mort rainey
    1:47
    3:33
    gives you hell, the all-american rejects


    SPOILER (click to view)
    difesa: si lascia trascinare
    attacco: lo blocca a terra e gli dà un pugno
57 replies since 23/10/2021
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