Votes given by peetzah!

  1. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    «Perchè» avrebbe dovuto segnare il suo numero sul cellulare di Hans?
    Joey quasi sbuffò, ma non lo fece. Perchè la gente si salvava i numeri di telefono? Dai, Hans, un po' di sforzo intellettivo!
    Indicò con lo sguardo il bigliettino che gli aveva porto: aveva scritto le sue ragioni apposta, per evitare di dover rispondere, ma fu così educato da spendersi in altre sei parole: «per contattarmi in caso di bisogno» quale altro motivo poteva esserci? inviarsi vicendevolmente i buongiornissimo o le ricette di dolci? Forse non erano migliori amici, ma Hans doveva conoscerlo abbastanza per sapere che non usava il cellulare per messaggiare casualmente.
    «non so dove sia il mio telefono» «impara il numero» glielo aveva anche scritto. «potrebbe servirti chiamare da altri telefoni, o da cabine telefoniche» Sarebbe stato inutile in caso di viaggio nel tempo, o viaggio dimensionale (been there, done that), ma non si può avere tutto nella vita.
    Neanche fece segno di averlo sentito, quando gli disse che non gli piaceva il quidditch (I pretend I do not see it), dandogli il beneficio del dubbio visto che non aveva mai giocato... almeno non aveva sprecato soldi per il biglietto del campionato.
    Lo osservò leggere, non a disagio nello stare fermo sulla soglia di casa, ma neanche totalmente a suo agio. Non gli interessava del rifiuto di Hans, era pronto a sentirsi dire che era una puttanata, ma aveva comunque paura di deludere James. Non ne andava fiero: non gli piaceva dipendere da qualcuno che neanche conosceva.
    Chiuse gli occhi, inspirò l'odore di pioggia, diede un'altra lenta carezza al furetto bianco... quando tornò a guardare Hans, questi stava facendo intendere di star entrando in casa.
    Joey si aspettò un ciao.
    Hans non lo disse.
    Joey si aspettò che gli chiudesse la porta in faccia.
    Non lo fece.
    «entra il freddo» commentò confuso, ma Hans non lo sentiva più- «perché dovrei chiederti di uccidere qualcuno»
    «ti serve un elenco scritto di casistiche?» che sembrava una battuta petty, ma era una domanda sincera. Lo avrebbe fatto sentire meglio sapere esattamente quando Joey sarebbe, o no, intervenuto? Poteva prepararglielo, in caso.
    «puoi chiedere a Twat come rimuovere il sangue, comunque»
    «mh» buona idea: si segnò mentalmente di tenere da conto l'opzione per i casi disperati.
    Hans non tornò a chiudere la porta. Joey lo prese come un segno per entrare, ma lo fece timidamente, restando comunque sulla soglia, in piedi sopra lo zerbino. «la porta-» indicò. «chiudo?»
    «ripeto: perché?»
    ripeto: «entra il freddo» capì dall'espressione di Hans, dal suo sguardo a passare dal foglio a lui, che non si riferiva a quello.
    Ah, giusto. Joey si morse l'interno della guancia, pensando alla risposta.
    «sto facendo un favore a qualcuno» a una versione diversa di se stesso, ma il senso era quello. «non dobbiamo avere altri contatti se non quelli necessari - ma non farti ammazzare o rapire solo perchè non hai voluto chiedere aiuto» ironico, perchè joey non avrebbe mai chiesto una mano ics dì. Oh l'ipocrisia non è ancora illegale.
    «se vuoi un muffin, sono lì»
    Finalmente capì che , lo stava invitando a entrare, e chiuse la porta dietro di sè. Non gli piaceva stare in posti sconosciuti, ma almeno era vicino all'uscita «Sono per te. Se non ti piacciono li porto via»
    exile
    Taylor Swift
    I think I've seen this film before
    And I didn't like the ending
    I'm not your problem anymore
    So who am I offending now?
    joey moon.gifs cr.playlistaesthetic
  2. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    special wizard(extremist) doctor
    sinclair jeezus
    hansen
    Probabilmente, dopo due figli Sinclair avrebbe dovuto esserci abituato, persino aspettarselo ancora prima che si manifestasse. Le voglie, quelle maledette voglie che l’avevano fatto correre per tutta New Hovel perché Nicole voleva un tamale. Poteva mangiarlo? L’Hansen non ne aveva idea, ma aveva provato comunque a reperirlo (non ci era riuscito, ma ci era andato vicino a detta sua). Quella volta si trattava invece di una torta particolare che vendevano alle bancarelle di Halloween del Wicked, e come poteva l’Hansen dirle di no quando aveva fallito la precedente missione? Sì, perché ormai l’aveva presa come una missione e lui un soldato che avrebbe fatto di tutto per portarla al termine. Era il minimo dopo che era stato tanto irresponsabile da mettere Nicole incinta, e ancora prima di quello non averle detto della sua affiliazione ai dottori estremisti- non che lo si potesse biasimare. Era una situazione complicata, il soffermarsi troppo sui perché e i come era superfluo quando il danno era già stato fatto, ma soprattutto Elisa (io) deve ancora rispondere alla role. Una volta varcati i cancelli del Wicked, l’idrocineta si rese conto di non sapere dove andare. Non ricordava l’ubicazione dei mercatini, e a una prima ricognizione dei suoi dintorni non scorgeva i classici tendoni bianchi e rossi e il profumo di zucchero e cannella nell’aria. Si lasciò guidare dai suoi piedi, che decisero di portarlo in una zona un po’ più isolata del parco. A sua difesa, poteva vedere una folla radunata attorno a un qualcosa e il collegamento folla-mercatini fu abbastanza automatico. Perché, come on, nessuno si aspettava di vedere la scena dinnanzi alla quale era davanti. «baby goddamn, davvero. Non puoi lasciare che mi facciano...questo. Senza cuore, come posso amarti? Batte solo per te» eccolo lì, un Poor Withpotatoes (chissà se Sin sa che sono parenti) cosparso di olio e pronto ad essere sacrificato a Tiamat. Si fece strada tra la folla a forza di sgomitate e polite permesso fino a che non giunse davanti all’altare sacrificale. Era: confuso. Basito. Tante e troppe emozioni da processare. «poor? cosa ci fai là sopra?» dovette urlare sopra il ruggito della folla, che ne frattempo domandava sangue. Il Withpotatoes era pur sempre il fratello di Idem, doveva fare qualcosa! E aveva bisogno di sbrigarsi per portare la torta a Nicole. Salì i gradini che lo separavano dalla sconosciuta e Poor, sperando che la sua aura autoritaria da anziano facesse desistere la ragazza dal pugnalale entrambi. «e te, ragazzina, mi sembri troppo giovane per giocare con queste cose» lanciò uno sguardo colmo di disapprovazione alla famiglia, le dita a stringersi attorno al polso della ragazza per fare pressione e impossessarsi dell'arma. Si concesse qualche secondo per studiare la lama e apprezzare la rifrittura dell'oggetto, ma fu ben presto riportato alla realtà dalle urla isteriche di amio. «poor.......cosa hai fatto? o ho interrotto una scene?» bdsm, ovvio. «perché se è questo il caso posso andarmene? non voglio saperne niente» poi chi glielo spiegava a Idem (o Darden. O Isaac. Sempre peggio), di certo non lui. Insomma, le manette lo avevano traviato momentaneamente, così come l'olio straight out un porno.
    It's time to go back inside
    where the lost don't sleep
    Where my lover lies
    Where the hurt don't weep
    they just colonizе
    And I force my hand again
    matt maeson
    my hand/lawless dream
    never had to leave
  3. .
    friday
    de thirteenth
    30 y.o.
    journalist
    obliwhat
    champagne diet
    I think I'm bored
    Everyone I know is trapped in boxes,
    always fighting the same wars
    All of my friends Transparent in their
    search for perfect purchases and trends
    La prima role random Sandi, sono stati Mac e Turo. Così simili da essere in parte terrificante, e di conseguenza perfetti per ufficializzare l’unione delle player. Perfetti.
    Poi c’è stato il caos.
    Troy e Kyle.
    Melvin e Grey.
    Hyde e (Hart.) Maddox.
    Ora questo.
    Il loro tempo di armonia e comprensione, chiaramente, aveva avuto un biglietto di andata e ritorno, apertosi e conclusosi con quella prima role, dando spazio al famigerato gli opposti si attraggono di cui, chiaramente, le due fanciulle si sono rese testimonial.
    Alla fine dei fatti, però, hanno funzionato tutti; ce l’avrebbero fatta anche i #freese, malgrado Goku avrebbe detto il contrario.
    ...Probabilmente. Se Friday non avesse ceduto all’istinto primordiale di urlare e lanciargli addosso qualunque oggetto contundente a portata di mano e non, partendo dal letto.
    «Dobbiamo trovare il modo di uscire di qui.» Non poteva credere di aver sentito quelle parole. Non poteva – non aveva - MA DAVVERO? Lentamente, molto lentamente, si voltò verso di lui, guardandolo come non avessero passato l’ultimo quarto d’ora a conversare pacificamente e non l’avesse mai visto prima. Dopo un minuto intero, battè le ciglia, ingoiando lo strillo acutissimo che premeva sulla lingua, e la marea di ingiurie che sentiva ribollire fra i denti. «te lo meriti proprio il tuo stipendio» sancì secca, in un filo di voce. Una nota più alta, e sapeva non avrebbe potuto contenere l’immigrant song dentro di sé. Ricambiò impassibile, e non impressionata, la scettica occhiata alla richiesta di qualcosa di utile, perché evidentemente capitava di rado che dovesse FARE UN FUCKIN QUALCOSA, e si vedeva. Lo guardò anche mentre cercava in giro, rimbalzando gli occhi verdi dal tesserino fra le mani, allo stratega che vagava per la piccola stanza. Era stata entusiasta per tre secondi, all’idea di poter fare qualcosa; era durata poco, ed il suo compagno non alimentava per nulla quelle fiamme. «Può andare bene?» Abbassò lo sguardo sulla graffetta. Decise che non meritava risposta (cosa poteva dirgli? perchè, c’è di meglio qua intorno?), e si limitò a strappargliela dalle mani, ed aprirla fino a che non divenne un (deforme) laccetto di metallo.
    Poi si mise all’opera.
    Si inginocchiò di fronte alla porta, armeggiando con la tessera sull’ingranaggio di chiusura, e con la fu graffetta nella serratura. Strinse gli occhi in concentrazione, cercando di ricordare gli insegnamenti di Sandy, ma non era facile - soprattutto non quando qualcuno la osservava come La Morte personificata attendendo solo il momento propizio per sospirare e dire te l’avevo detto. Digrignò i denti, impegnandosi un po’ di più, quando -
    un rumore.
    E non era stata lei.
    Si volse allarmata verso Reese, occhi spalancati e labbra dischiuse.
    PENSA FRIDAY, PENSA.
    «fingiti morto» sibilò, alzandosi in piedi e guardandosi freneticamente attorno, il cuore a battere allo stesso ritmo dei passi in avvicinamento. Spinse l’altro con entrambe le mani, bisbigliando furiosa «fInGiTi mOrTO» mentre cercava di capire – di pensare – di
    ok.
    OK!
    Oddio. Ok.
    Non sapevano ancora (chi) quanti fossero, o dove fossero, ma … iniziava ad avere un piano. «no solo addormentato, solo addormentato» lo spinse dall’altra parte, iniziando a lanciargli addosso (finalmente) tutti gli stracci con cui era coperto inizialmente, e si coricò nell’esatta posizione in cui si era svegliata poco tempo addietro.
    Si volse abbastanza da portare un dito alle labbra, intimando al Withpotatoes di tacere.
    Magari avrebbero origliato qualcosa di utile.
    Sempre che non li avessero uccisi proprio in quel momento. Haha! Haha……...
    2:05
    4:02
    i think i'm bored, dbmk
  4. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    baby daddytwenty-six
    amos ryder
    hamilton
    A dire la verità, ad un giovane Amos i bambini non erano mai piaciuti così tanto. Era più un senso di indifferenza che un vero e proprio disgusto, accompagnato alle volte dal classico moto di tenerezza quando si imbatteva in un bimbo particolarmente carino. Insomma, un po’ come per gli animali. Era sempre stato il più piccolo della famiglia, non aveva mai avuto esperienze con fratelli o cugini più piccoli, così estraneo a quel mondo da non averlo mai contemplato. Fino a che non era arrivato Cash nella sua vita, poi tutti i bambini a cui aveva fatto da babysitter negli anni e infine Bollywood. Aveva ricoperto le vesti di un padre-ragazzo, lo zio a cui venivano accollati i nipoti nel weekend e anni dopo quelle di un padre ormai maturo e con anni di esperienza alle spalle. Ciò nonostante, gestire un infante aveva sempre e comunque le sue sfide e l’Hamilton era stato sfidato eccome. Si pentiva un po’ di tutto alle volte, ma al contempo non avrebbe scambiato il suo presente per nulla al mondo. «volete andare sul bruco mela?» Amos si affacciò oltre il manico del passeggino, per volgere lo sguardo alle due piccole pesti che lo accompagnavano. Cash e Uran gli erano stati accollati dai genitori senza che potesse opporsi, ma Cash gli era mancato così tanto che avrebbe colto qualsiasi occasione per passare qualche ora in compagnia di quello che sarebbe sempre stato un po’ suo figlio. «no, io voglio la mela caramellata!» «io voglio vedere i clown!!!!» chissà se Uran era davvero figlio di Eugene dato il suo amore per i clown, in quanto a Cash aveva preso tutto da Amos. L’Hamilton sospirò, non potendo fare a meno che sorridere ai capricci dei due bambini: era troppo debole per dire di no e deluderli. Ed ecco perché era il loro zio preferito. «va bene, va bene ho capito» poggiò i palmi sul capo di Uran e Cash per placarli, un gesto che non falliva mai di farli tacere- e sì, Rea li aveva condizionati come dei cani di Pavlov qualsiasi «perché non andiamo a prendere qualcosa da mangiare prima? bollywood ha fame» tralasciò il fatto che la bambina non potesse davvero consumare il cibo degli stand, ma la sua faccia cicciotta e i suoi occhi da cucciolo erano un’arma che funzionava sempre sulle due pesti. Amos riprese a spingere il passeggino, avvicinandosi all’area dedicata al cibo che confinava con vari altri stand. Fu proprio quando stava passando accanto a uno di questi che ricevette un bolide dritto in faccia. ll suo primo istinto fu quello di urlare, ma si morse la lingua e si limitò ad accasciarsi sul manico (manubrio?) del passeggino «chi è stato? non sai che ci sono dei bambini qui? poteva essere pericoloso» il capo dell’Hamilton scattò in alto a cercare il colpevole, pronto a rimproverare chiunque fosse stato. Era arrabbiato, una furia che raramente usciva fuori ma che era doverosa quando si trattava dell’incolumità dei bambini che gli erano stati affidati. La ramanzina gli morì sulla punta della lingua quando il suo sguardo incrociò quello di Morley Peetzah, ritrovandosi per un momento senza parole al vederlo con un bolide in mano. «uh......piz mi hai appena lanciato un bolide in testa?» piegò il capo osservandolo con una confusione mai provata prima, non capendo il perché di tale bullismo. E dire che pensava di essere il babysitter preferito dell'uomo. Si avvicinò allo stand insieme alla sua gang, non mancando di salutare la bestia infernale che era Bang. «è uno strano modo di attirare l'attenzione delle persone. senza contare che avresti potuto colpire loro» Cash e Uran non erano nemmeno figlio suoi (debatable), non voleva avere quel tipo di responsabilità!!! «tutto bene? sembri un po'.......» esaurito, sfatto come qualcuno che aveva corso una maratona «provato» Amos settled per quello, troppo educato per dirgli la verità.
    If you put this scene on a movie screen
    Is it called a happy end?
    If the world gets me
    Where I'm supposed to be
    Will I know I've made it then?
    ajr
    the good part
    the click
  5. .
    I hear them whispering 'bout the places that you've been
    And how you don't know how to keep your business clean
    when & where
    october ‘22|foresta proibita
    what
    Ravenclaw
    who
    simp-lover13


    poteva essere l’atmosfera di halloween, poteva essere la suggestione data dalle storie che ultimamente le raccontava Ben prima di dormire, ma Erisha stava camminando verso quello che era il castello, con un certo batticuore.
    Certo, Hogwarts era piena di fantasmi, li circondavano mentre mangiavano, mentre facevano lezione, ma erano fantasmi che conosceva, quello che la stava seguendo da quando, qualche giorno prima, aveva lasciato la foresta proibita, dove si era svegliata dopo un pisolino sull’erba umida, o meglio fredda, viste le temperature del regno unito, era una figura evanescente che gli occhi della corvonero non avevano mai incrociato.
    Ed era strano, Erisha ricordava benissimo tutte le figure che popolavano la sua scuola, dal quadro più piccolo al fantasma più indisponente, è quella non rientrava in quest’ultime; aveva provato a chiedere cosa volesse da lei, ma la risposta che le aveva dato l’aveva confusa più di prima: stava cercando qualcuno, ma poteva seguire solo lei, e parlava solo se veniva interpellarono, quindi era doppiamente inquietante.
    Ed era così che se lo era portato dietro per giorni, era lì ad aspettarla fra gli spalti quando si allenava, era lì quando si sporgeva dai vetri dalla torre dell’orologio per cercare con lo sguardo scuro la sua cheerleader italiana preferita, era persino lì quando usciva dalla doccia solo con un telo a coprirla: insomma, era diventato una persecuzione, alla fine ci si era talmente abituata che quasi non lo vedeva più, aveva persino smesso di stare in allerta, sempre con la bacchetta sotto mano, perché aveva capito che non le avrebbe fatto nulla, inoltre si era ricordata troppo tardi che gli incantesimi o l’animagia funzionavano solo su cose fisiche, sarebbe stato inutile provare ad attaccarlo.
    Al settimo giorno (dio si riposò) di quella tortura aveva deciso di prendere il toro per le corna e ritornare nel luogo dove era stata maledetta, il sabato infatti, dopo aver passato l’ennesima notte ad essere osservata da quell’individuo, si era alzata con un diavolo per capello ed aveva deciso di recarsi nuovamente nella foresta proibita magari per rimanerci quel benedetto fantasma che la seguiva in silenzio da più di una settimana.
    Camminava battendo i piedi per terra come una bambina, gli anfibi accumulavano terriccio umido per la pioggia di quella notte, ed erisha si stringeva nella giacca che aveva indossato, il fantasma dietro di se, per la prima volta, era irrequieto come se non fosse a suo agio, ed improvvisamente la superò: successe tutto improvvisamente, si girò verso di lei con sguardo spaventato e indico qualcuno che gli era davanti esclamando ECCOLO! È LUI.
    Erisha rimase lì, come congelata, senza il coraggio di andare a vedere se effettivamente lì ci fosse qualcuno.
    o se il fantasma avesse indicato qualcosa di strano, tipo un cadavere.

    Erisha
    Byrne
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  6. .
    Posò una mano sul fianco, agitando l’elastico di fronte all’espressione di disappunto della ragazza. «berenice.» secco, ed un invito a cui fosse impossibile dire no. Aveva timore di rovinare la piega? Le faceva senso un suo elastico? Non era igienico?? Lungi dalla Lowell prendere in considerazione l’idea che potesse rovinare i capelli. Nella sua scala di priorità, non rientrava nemmeno in lista d’attesa. C’era stato un periodo in cui forse l’avrebbe preso in considerazione; in cui avrebbe voluto essere tutto ciò che Nice era e rappresentava, con chioma impeccabile e trucco magistralmente applicato, con i vestiti giusti e lo sguardo adatto a sopravvivere in un mondo fatto di prime impressioni ed esteti. Neanche quando l’aveva desiderato si era mai applicata per ottenerlo, aveva troppa poca pazienza per non avere risultati immediati, figurarsi da quando andando nei Laboratori aveva ricevuto, quasi gratuitamente, tutto ciò la Jericho in prima adolescenza aveva desiderato. Mantenere la propria bellezza, era qualcosa a cui chi non l’aveva mai avuta e si ritrovava ad averla per le mani, non pensava. Era già un enorme progresso per lei; se l’era sempre fatto bastare.
    Ed aveva smesso anni prima di preoccuparsi di essere bella. Perchè farlo, quando poteva essere terrificante?
    «okay, ricevuto: andare sempre in giro con l'elastico al polso. e grazie per l'esempio così oddly specific.» Inarcò un sopracciglio, l’accenno di un sorriso a vibrare sulle labbra. «figurati» non specificò qualcosa di cui l’altra già sembrava consapevole, ovverosia che fosse tratto da una storia reale. «se sei in mezzo ai babbani non puoi certo sguainare la bacchetta» Il sorriso si fece un po’ più divertito, ed al contempo un po’ più brutale, come un livido a fiorire a scoppio ritardato su una pelle d’alabastro. «sembra un problema tuo» Vero, perché da special non aveva più di quei problemi; non era consigliato, ma volendo avrebbe tranquillamente potuto usare la telepatia su un comune babbano. Chi mai l’avrebbe saputo? «e non sono grande fan dello smembramento» Ancora, ci tenne a sottolineare l’ovvio. «dovresti. Quando recidi un’arteria, vai sempre sul sicuro» forse un po’ inquietante da dire ad alta voce, non troppo normale, ma non c’era traccia di battuta o scherno nel tono di Jericho. Ci credeva davvero, e ci avrebbe creduto anche Nice se si fosse trovata in metà delle situazioni in cui si era trovata la Lowell. Evidentemente, la ex Serpeverde non aveva mai incrociato babbani psicopatici ed a conoscenza della magia, ingaggiati da Vasilov o chi per esso, con il passatempo di rapire persone e farli saltare tutti in aria.
    Assurdo. Esperienza consigliata a tutti. Cinque stelle su cinque.
    «davvero. Compensa per tutte le altre mancanze, e può fare la differenza fra vivere un altro giorno o desiderare di non averlo fatto» erano pur sempre donne, e per quanto Jericho fosse una fiera sostenitrice della woman supremacy, in uno scontro diretto con un uomo che fosse allenato quanto lei, sapeva chi avrebbe avuto la meglio. Un coltello pareggiava le divergenze date dalla biologia.
    Ed era soddisfacente da morire.
    In posizione!
    Jericho sciolse i muscoli del collo, osservando Nice che la studiava. Non riusciva neanche a sentirsi in imbarazzo o a disagio, perché era già un fascio d’adrenalina in visione dell’allenamento. Era entrata nella zona bianca in cui ogni rumore ed ogni movimento segnavano la linea tra vittoria e sconfitta, e non avrebbe permesso al suo gay panic di rovinarle la reputazione. Dopo una finta laterale, la Hillcox scivolò alle sue spalle aggraziata e veloce – non abbastanza se avesse avuto un’arma dalla sua, ma non poteva essere perfetta – stringendole le braccia contro i fianchi per limitarle il movimento. Sentiva il corpo di Nice premere contro la propria schiena, il suo profumo a impregnare il piccolo spazio fra loro. Ma non sarebbe stata Jericho se si fosse lasciata distrarre da un bel visino, quindi schioccò la lingua contro il palato. «in una situazione del genere, bisogna considerare diversi fattori. In questo caso, ad esempio, il modo migliore per liberarmi sarebbe» piegò piano la testa all’indietro, posandola cauta su quella dell’altra. «tirarti una testata e spaccarti il naso. La distrazione basterebbe per liberarmi e passare all’offensiva. Ma hai detto niente faccia, quindi» infilò un piede dietro le gambe di Nice, e spinse lasciandosi a peso morto per farle cadere entrambe di spalle. La caduta le avrebbe comunque permesso un minimo di margine per liberarsi, allargando le braccia così da fare pressione e crearsi un corridoio entro cui scivolare, ed una volta libera dalla presa, rotolò per fare in modo di ritrovarsi sopra di lei, le braccia bloccate contro i fianchi dalle ginocchia, ed un braccio poggiato sulla sua gola. «non è una particolare posizione di vantaggio se vuoi scappare, ma ti permette di tenere qualcuno bloccato a terra abbastanza da fargli perdere i sensi. Devi premere» si chinò in avanti, l’avambraccio a schiacciare un po’ di più sulla trachea. «proprio qui» bisbigliò, il vago sorriso sulle labbra di chi sapeva avrebbe potuto farlo, ma sceglieva di no.
    I've been way too much to handle
    Bitch, I've never been a good example
    Seen not heard is what they told me
    I look too good to be this lonely
    Oh grab this loaded gun
    former gryff
    22 yo, telepath
    wannabe villain
    @j(ericho)klowell
    1:08
    3:24
    experiment on me, halsey

    chiunque stia leggendo: non fidtevi di queste tattiche perchè ero troppo pigra per cercare su google quindi ho deciso di inventare. ciao
  7. .
    Ciaoo! Sono capitata quì, che faccio non mi presento? e invece :3
    Sono Cami, ho 27 anni e tanta esperienza come giochi di ruolo in diversi stili e salse.
    Ho la passione per la scrittura da sempre, in poesie o racconti ma anche fanfic. Amo leggere (vorrei dire che trovo ancora il tempo di farlo)
    Faccio fotografia, come autodidatta e adoro fare ritratti.
    Nerd fino al midollo, soprattutto per quanto riguarda i videogiochi^^
    Venitemi a conoscere ciaooo <3
  8. .
    «Devo ammettere che mi aspettavo una realtà diversa; ciò che ho trovato al mio arrivo al castello non coincideva esattamente con quanto sentito in giro; né somigliava alla Hogwarts che avevo conosciuto durante il mio breve soggiorno presso la scuola magica inglese.» Enunciato come un dato di fatto, quello fu l’inizio della fine. Jane aveva avuto solo una vaga idea di cosa cercare durante quell’intervista, su quale punto premere e cosa ne sarebbe uscito. Qualcosa di astratto ed appena accennato, una smussatura blu su una tela bianca. Una traccia da interpretare, certa che la sua interlocutrice le avrebbe lasciato briciole da seguire per completare l’opera. A Jane piaceva adattarsi, seguire il flusso, e non dare per scontato nulla - era abituata a non aspettarsi nulla, scegliendo di prendere quel che capitava come quello che aveva sempre desiderato sin dall’inizio. Malgrado il tono severo e piatto della donna non desse modo alla Darko di aggrapparsi all’implicito non detto, le sue parole bastarono a rendere gli appunti scribacchiati nel taccuino più orientati, diretti da qualche parte. Il dove, l’avrebbero scoperto insieme. «Immaginavo ― no, mi aspettavo un luogo più rigido e un corpo studentesco più ligio alle regole. Più serio.» Non sorrise, malgrado tutto di quanto appena pronunciato dalla Ramos la obbligasse moralmente a farlo; si chiese cosa ritenesse serio, per reputare che Hogwarts non lo fosse. Jane aveva cicatrici a dimostrare il contrario, ma la situazione stava diventando intrigante, e non avrebbe interrotto quel flusso per interventi non (ancora) necessari.
    «I giovani andrebbero spronati a dare il loro meglio, non lasciati a scorrazzare per i corridoi allo stato brado.» Ma pensa. Strinse l’interno del labbro inferiore fra i denti, rilasciandolo con un sospiro sonoro. «Questo può citarlo nel suo articolo.» Duh, ovviamente l’avrebbe fatto, visto che pareva essere la base di quello che la Darko iniziava ad avere un’idea dell’articolo che sarebbe stato. «pensa che i suoi colleghi non siano adatti all’insegnamento, quindi» non la pose come una domanda, perché non la era. Con la punta della penna, indicò i passaggi che interessavano la questione, leggendoli ad alta voce alla sua interlocutrice. « “non somiglia alla vecchia hogwarts”, una in cui la docenza era occupata dalla generazione precedente; “giovani lasciati a scorrazzare”, implica che qualcuno glielo permetta. la mancanza degli studenti di “essere ligi alle regole”, non è imputabile a loro quanto all’ambiente in cui vivono, ed in cui viene concesso di sgarrare - lo sanno tutti» Unì le mani sulla pergamena ancora umida d’inchiostro, spostando intensi – ma non giudicanti; non era quello il suo posto – occhi blu sulla professoressa. Non si aspettava una faida interna, ma sicuro ci avrebbe marciato sopra. «sono i metodi a non piacerle? O loro come persone? Pensa che il problema sia a monte nel preside ed il vice? Dopotutto, hanno più voce in capitolo rispetto agli altri sulle assunzioni al castello» un sorriso morbido ed angelico. «perchè crede di essere migliore di loro?»
    "can you please tell me if you're gay or trans"
    i'm open to all headcanons and interpretations
    jane g. darko, 19
    now playing: freak flag
    Nike advertisement, I just do it
    Reasons that they hate me
    are reasons that I love me
  9. .
    Non che Sara Troy sapesse fare due calcoli, comprendere come – e quando – inserire le informazioni ricevute dal ragazzo in una linea del tempo cronologicamente corretta, quindi naturale che la sua replica pensata fosse «forte» con tanto di schiocco di lingua sul palato, e labbra curvate verso il basso. «russia, uh» Passò indice e pollice sul mento, studiando una delle travi del pavimento in attesa di capire cosa farsene, di quelle nozioni. Le importava se quell’Axel fosse realmente il suo Axel? Sapeva da almeno due anni che i marmocchi Bolton-Hawkins si trovavano in Gran Bretagna e frequentassero Hogwarts, eppure non aveva mai azzardato mezzo passo nella loro direzione – non apertamente. Li aveva spiati? Certo. Si era informata su di loro come una maniaca da rinchiudere ad Azkaban per assalto su minore qualsiasi? Ovviamente, e non avere alcun tipo di reputazione aiutava nel non finire in manette. Che le cambiava, se quello fosse suo cugino? Nulla. La verità era che non cambiava nulla. Troy non era da anni la bambina che scappava da casa propria per rifugiarsi nella loro, e non era intenzionata ad esserlo. La vita conseguente la sua fuga non era andata come aveva previsto, e le aveva riservato molte più delusioni che trionfi, quindi non moriva dalla voglia di essere riconosciuta come quella Troy Bolton Hawkins. Di certo, finché si trovava nella situazione scomoda di fare da puttanella ad un mago egomaniaco qualunque, non poteva permettere che i fratelli minori lo sapessero (il fatto che attualmente non avesse una fama, non significava che in passato non l’avesse avuta; sperava di essere diventata il mostro sotto al letto dei suoi genitori, la leggenda urbana raccontata attorno ai falò durante i campeggi) ma forse… forse? I cugini che già si erano distaccati dalla famiglia, avrebbero preso le sue sconfitte come vittorie.
    Si grattò distrattamente la nuca, un sospiro caldo a scivolare fra i denti.
    «quest’informazione potrebbe scioccarti. Forse è meglio se ti siedi» e seguendo il consiglio appena offerto all’altro, prese posto anche lei sul divano. Inspirò ed alzò le braccia in segno di resa. «non sono davvero un idraulico» TUTTI SCONVOLTI GENTE, METTETEVI LE MASCHERE SHOCKBASITE, SUPER PLOT TWIST INASPETTATO! Attese che l’informazione sedimentasse nello sguardo vuoto di Axel, e dopo un paio di secondi di silenzio in cui l’occhiata opaca non cambiò, decise comunque che aveva compreso e metabolizzato quanto gli aveva appena rivelato. «sono tua cugina, penso. Troy? Quella scappata di casa» in tutti i sensi. «quella bella» aggiunse, caso mai la prima nozione non fosse stata abbastanza chiarificatrice; quella era inequivocabile.
    And now that we're all grown up
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    And now that we've gone this far
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    losers, the weeknd ft. labirinth

    [/QUOTE]
  10. .
    Ding ding ding!!! Giuliano it is BRAVA ZIA TOCCA A TE!!
    pensavo fosse facile ora mi fate avere i dubbi su quale canzone assegno a chi
  11. .
    justin
    Case
    25 | cryokinesis
    problematic fave
    netflix prime & chill
    psychedelic vibes
    Wipe that tear away now from your eye
    Slowly walkin' down the hall
    Faster than a cannonball
    Where were you while we
    were getting high?
    Strinse il filtro tra le labbra, corrugando la fronte mentre nubi sottili di fumo agrodolce gli scivolavano dalle narici. «Sai cosa... hai ragione.» due parole che, sicuro come le tasse e la morte, sua sorella sentiva dirsi così di rado da non riuscire pienamente a comprendere. «Hai proprio ragione» ripeté, di fatto, in modo che magari le capisse un po' meglio. «Dovremmo valorizzare il nostro tempo qui prima che finisca...» dal momento che, più Hold che non Justin, avevano vita breve in quel quartiere. Un conto era scoparsi mezzo vicinato e inimicarsi qualche partner geloso; un altro era essere l'artefice della condizione che aveva portato molti degli abitanti di New Hovel ad essere abitanti di New Hovel. «Potremmo organizzare qualcosa per i nostri vicini, tipo non so puntò lo sguardo sull'angolo della stanza, nel punto in cui le linee del soffitto incontravano quella del muro - ed ivi rimase per qualche istante: ai posteri l'ardua sentenza nell'attestare che fosse assorto dai propri pensieri, o che al contrario si fosse momentaneamente spento, o entrambe. «Un crab rave! O un combattimento armato tra bambini.» in fin dei conti, la sovrappopolazione era un problema reale e critico di quel pianeta, e solo in quell'isolato ce n'erano più di quanti avrebbero dovuto essere concessi. Se qualcuno fosse perito sotto i colpi di un suo simile - Just ne sarebbe stato molto triste, chi voleva prendere in giro. «Armi di gomma, ovviamente...» forse. «Qualcosa che lasci il segno, hold. qualcosa che ci faccia ricordare non solo come “quella che ha rapito un sacco di gente e il suo adorabile ed innocente fratello maggiore”...» e poi, d'improvviso, l'illuminazione. Batté le mani, gli occhi che brillavano di quella nuova consapevolezza: «Un'orgia!» visto e considerato quanto pena facesse la sua memoria, si premurò di prendere il telefono ed aprirne le note, segnando tutte e tre le idee sul taccuino virtuale. «Se hai altre proposte, faccio un drive.»
    Poche cose diventavano una questione di stato per il Case, ma i pretesti per fare qualcosa di (stupido, immorale, indubbiamente divertente ma altamente sconsiderato) importante per risollevare l'opinione pubblica sulla propria famiglia rientrava sicuramente tra queste.
    Quello, e gli affronti personali ed ai propri problemi. «E forse tu dovresti imparare a non togliermi una canna dalle dita.» un sottile strato di ghiaccio ricoprì il braccio della ragazza, impedendole di muoverlo più in là di quanto non si fosse già allontanata. Sapeva di avere diverse dipendenze; sapeva cosa comportassero; sapeva cosa avesse voluto fare lei - o le scuse dietro le quali si nascondeva, credendo fossero le sue reali intenzioni e non solo un modo per giustificarsi. Ma erano cazzi suoi, e quello non avrebbe mai smesso di ripeterlo alla sorella.
    Poteva essere una tra le persone a cui tenesse maggiormente a quel mondo - sullo stesso piano dei più piccoli Mood e Check, ma un po' di più considerando che erano cresciuti insieme -, ma doveva davvero imparare che esistevano dei paletti da rispettare con suo fratello.
    Tutto parte dell'aggiornamento dei tempi andati.
    Si allungò, recuperando lo spinello della discordia e scongelando l'arto della sorella come un polletto al microonde - ergo, col phon che avevano sempre a portata di mano: non era proprio il miglior special in circolazione, e sarebbe una menzogna affermare che non avesse mai congelato qualcosa o qualcuno per sbaglio. «Poi manco te la fumi, veramente irrispettoso da parte tua.» le sorrise calorosamente, regalandole un buffetto sul gomito una volta spento l'elettrodomestico.
    C'era una piccola, assurdamente infinitesima parte di lui, che sperava l'uso del proprio potere avrebbe portato la Beer a usare il suo, proponendogli un qualcosa di diverso dall'erba per quella serata - ma era più probabile la ragazza optasse per l'avvelenamento, e preferiva non pensarci troppo per non rendere quell'idea un'ipotesi concreta. Esperienze, per carità, però...
    Dopo il siparietto della telefonata alla pizzeria, costernato di occhiatacce ad una acidocineta rompiballe e di intimazioni a tacere mentre gli adulti parlavano, dovette applaudirle. «Ucciderei Kimiko, perché non muore! AH-A» cioè, geniale. Erano proprio fratelli, si vedeva da chi Mood avesse ripreso.
    Check, d'altro canto...
    «Just,»
    «Hold...»
    Sapevano i nomi l'uno dell'altra. Già detto fossero dei fottutissimi megamind? Lo ripeto.
    «Mood e Check mi odiano?»
    A quel punto, la piega sulle labbra del ribelle non aveva molto di divertito. C'era un po' di dolore, e forse un po' di sana ingenuità a dipingerne i bordi. «No che non ti odiano,» fissò lo sguardo scuro in quello di lei. «perché dovrebbero? Forse a malapena ti considerano...» si morse la lingua, rendendosi conto solo successivamente di quanto potesse essere sembrata rude una simile affermazione, per quanto la pensasse seriamente. «ci, considerano.» errata corrige - ma non era di Justin che si parlava, in primo luogo. Fece cadere la cicca della canna nel posacenere, quasi ammazzandosi per sporgersi e pulire la cenere e i possibili pezzi d'erba caduti sul pavimento: aveva sentito storie di un cane drogato per errore, e non aveva assolutamente intenzione di far fare quella fine al suo Jack. «Voglio dire, ci sta. Sei sparita quando erano piccolissimi, non sanno praticamente chi tu sia, non possono odiarti.» erano troppo intelligenti per fare una cosa così priva di senso. «E ti capisco, eh! Magari li ho conosciuti un po' più di te, ma comunque Krush non mi ha dato tutte queste opportunità di passarci tanto tempo.» dopo averlo cacciato di casa, in effetti, non è che lo accogliesse nel nido proprio a braccia aperte, o gli permettesse di portare con sé i fratellini. Fece spallucce. «Non ti odiano.» concluse, sventolando le dita.
    Tornando a questioni più serie: «Anche io me li farei tutti, maledizione... Basta, non mi piace più questo gioco.» che senso aveva se doveva ucciderne almeno uno.
    «Piuttosto, scommettiamo sulla persona che ci porta la pizza.» in che senso. «Non lo so, non elaborerò, decidi tu in che senso
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    champagne supernova, oasis
  12. .
    L’idraulico, Troy? L’idraulico? Strinse la lingua fra i denti, maledicendosi per aver usato la scusa più banale del mondo – nonché classico inizio di un qualsiasi soft porno con finta trama, e ew, aveva appena fatto irruzione nell’appartamento che pensava essere di suo cugino, per l’amor del cielo. Poggiò la fronte sul pavimento, sospirando sulle piastrelle la propria frustrazione. «L’idraulico? Non mi sembra di averne chiamato uno.» Guardò la punta dei piedi di qualcuno. Alzò lentamente, molto lentamente, lo sguardo sul proprietario di casa, sopracciglia corrugate perché quel tono – strascicato, stanco di esistere, solo in parte dato dalla fattanza – era familiare. Avete mai sentito un bambino parlare come fosse sotto effetto di anfetamine? Troy sì. «sono stati i tuoi vicini» la risposta pronta di certo non le mancava, ma era l’unica cosa che avesse. «c’è una perdita. Muffa. Cose. Non capiresti» si mise a sedere, spolverando professionalmente gli abiti, racimolando quanta dignità fosse possibile racimolare quando eri raggomitolata per terra spacciandoti per un manutentore di impianti di cui invero non sapevi un cazzo. «E poi… voglio dire… non sembri essere un idraulico.» Come - come si permetteva. L’espressione della Bolton si fece oltraggiata, offesa oltre ogni misura, con bocca spalancata e palmi premuti increduli sul petto. In che senso non sembrava un idraulico? Cioè ok, non lo era, ma avrebbe tranquillamente potuto esserlo. «oh, perdonami, lasciami solo -» dal marsupio, prese un pennarello indelebile con cui si disegnò un bel paio di folti baffi, e mise la borsa sulla testa imitando un cappello. Super Mario? Check. «ora va meglio?» Con superiorità, schioccò la lingua sul palato e si alzò in piedi, riattaccando il marsupio in vita. Posò i pugni sui fianchi, e malgrado fosse alta un metro e un cacio, riusciva sempre a sembrare più alta - e no, non stava neanche sulle punte!! - grazie al giudizio che emanava ad ondate come l’aura di Goku. «Dai entra e chiudi la porta, ti offro qualcosa.» Oh, ok.
    Era stato più semplice del previsto.
    Lo osservò darle le spalle visibilmente confusa, sentendo la propria frustrazione in merito al non essere stata riconosciuta come idraulico scemare per lasciare posto a – boh. Niente. Sapeva inalberarsi per cazzate, ma quando le davano corda si sentiva improvvisamente smarrita. Ciondolò sul posto, labbra strette fra loro e sguardo a guizzare sulle parenti della stanza. Attese qualche secondo, giusto il tempo di assicurarsi che non ci fossero altre soluzioni a portata di mano, prima di seguirlo. Non prese posto, preferendo rimanere in piedi goffamente poggiata al muro con una spalla, le dita a giocherellare con un filo troppo lungo della maglietta. «grazie, credo» si schiarì la voce, alzando gli occhi al soffitto. «il tubo può aspettare. Non ho ricambi. Attrezzi. Era solo, sai. Visita di controllo. Rame. Saldature. Chiave a pappagallo» annuì fra sé, sentendosi saggia e saputa. Aveva decisamente un talento nascosto come idraulico, se la sua carriera di nullafacente non avesse fruttato, avrebbe avuto un piano di riserva per il futuro. «è da tanto che vivi qui?» domandò, studiando l’ambiente, cercando di sembrare meno minacciosa possibile – ci mancava solo che la prendesse come una wannabe ladruncola da appartamento. «devo. Scriverlo sui fogli. Informazioni necessarie» ovviamente, dai di sicuro avevano dei moduli da compilare dove richiedevano questo genere di ?? conoscenze. «signor…..» tentennò, osservandolo a palpebre socchiuse. «bolton?» se suonò come una domanda, fu solo
    (la verità)
    un impressione.
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    losers, the weeknd ft. labirinth
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    (madonna mi scordo sempre di scrivere qua hrjekhgejk)


    CITAZIONE
    «Conoscete Finley Lloyd? Ragazzo adorabile»
    il professore spostò gli occhi azzurri sul giovane in questione, senza riconoscerlo «mai avuto il piacere. ma un tempo conoscevo quattro giovanotti che si facevano chiamare in quel modo, la loro musica allietava le mie giornate e rinvigoriva il mio spirito» eh, il featuring con Mondo Marcio, che capolavoro assoluto!

    euge .
  14. .
    julian bolton
    Togliamoci subito il pensiero: sì, a Julian Bolton piaceva Joni, per chi non l'avesse ancora capito – e probabilmente ad essere ignari erano rimasti solo i fantasmi del castello (e non ne era del tutto sicuro) e Joni stessa.
    Dal canto suo Julian aveva realizzato la cosa con una certa semplicità e pacatezza, e ok sì all'inizio era stato preso un po' alla sprovvista (prima fase del lutto: shock), si era autoconvinto che quei sentimenti non esistessero (seconda fase del lutto: negazione), aveva cercato di ridurre il tutto a quella reiterata "routine" di cui diceva di aver bisogno, o di quel famoso timore reverenziale e bla bla bla (terza fase del lutto: rabbia no ok questa no), aveva addirittura pensato che non vedendosi per un po' durante l'estate sarebbe passata (quarta fase del lutto: depressione no dai neanche questa), ma con il ritorno a scuola gli era stato subito chiaro che non potesse andare in quel modo, quindi si era arreso e aveva accolto quelle sensazioni nuove (fase finale del lutto: accettazione).
    Quindi, una volta ammesso a se stesso e a voialtri pubblicamente (cosa?cosa.) restava un solo problema: Joni Peetzah. Eh, proprio lei, un problemino da niente, no? Era impossibile in qualsiasi universo che il capitano dei Tassorosso provasse lo stesso interesse per lui, proprio fuori da ogni possibile schema mentale, si vedeva dal modo torvo e scocciato in cui lo guardava, in cui eyerollava ogni volta che lui si avvicinava sorridendole, quando lo colpiva appena diceva o faceva qualcosa di troppo; ne era certo al 100% e la cosa, di norma, avrebbe gettato un qualsiasi adolescente in uno stato di semi-depressione, ma il sole di Julian era difficile da spegnere, e non si era lasciato abbattere da quella prospettiva.
    Se aveva un piano per conquistarla? Assolutamente no; se ci stava almeno pensando? Risposta negativa; e se almeno si lasciava aiutare da altre persone? Esattamente come le risposte precedenti. Per l'esattezza, il Bolton fuggiva ogni volta che Livy provava a intavolare il discorso, o a dargli qualche consiglio. Non è che non ritenesse giusti i suggerimenti della sorella, né pensava di poter fare meglio – neanche minimamente – ma c'era comunque qualcosa che lo frenava dal "provarci" (ah, che brutta parola, gli venivano quasi i brividi) veramente con la Tassorosso. Poteva essere la paura di essere rifiutato, certo, di essere deriso, e tutto il pacchetto di paure ed esitazioni che un ragazzino di 17 anni si porta dietro in certe occasioni, ma la verità è che Julian pensava di aver capito abbastanza della Peetzah e sentiva, nel profondo del cuore, che se avesse fatto un passo di troppo in quella direzione la rossa avrebbe subito cambiato atteggiamento nei suoi confronti, si sarebbe allontanata e avrebbe addirittura smesso di colpirlo – e quello, cari miei, Julian non lo voleva proprio.
    Quello che voleva, invece, era poter continuare a stare vicino a Joni, in silenzio come quando la ragazza aveva avuto bisogno di parlare, o giocando al loro solito gioco e quindi prendendola in giro, aspettando una botta al fianco, alla coscia o qualsiasi fosse la parte del corpo a cui si fermava Joni; e se per farlo avesse dovuto accontentarsi di fermarsi allo status di amico, well, se lo sarebbe tenuto ben stretto quello status. Ma si rendeva conto che ci fossero ormai attenzioni con cui, involontariamente e in completa buona fede, cercava di scardinare quello status quo, ed ecco che in quei casi tornava sui suoi passi e bussava alla porta della Hawkins. «quindi... Il CD non è troppo?» e come poteva mai rispondergli la gemella se non con un diniego del capo?! Abbassò lo sguardo sugli oggetti che aveva posato sul letto, poi alzò la sinistra che stringeva il peluche del Grinch. «e questo...» il peluche verdastro lanciò un insulto diretto proprio al Grifondoro «eh... dici che me lo lancerà addosso?» e sebbene a quella domanda neanche Livy avesse saputo dare una risposta certa, era bastato un silente sguardo tra i due per giungere a una conclusione. «probabile, eh?» alzò il Grinch di fronte al suo viso, beccandosi in pieno gli insulti rivolti a lui e alla sua giacca con le decorazioni natalizie – la stessa del prom, sì, ricicla i vestiti perché ci tiene all'ambiente –, poi scrollò le spalle e lo ripose insieme al CD nella scatola regalo. «fa niente, tanto ci sono abituato»

    Strinse le labbra tra di loro e gonfiò le guance in un sorrisino tirato ma innocente, sotto lo sguardo inquisitore e per niente convinto del portiere all'entrata che gli aveva appena chiesto, per la terza volta, di chi diceva di essere l'accompagnatore. «no-no, non accompagnatore» ci tenne a precisare perché oh non si sa mai – e anche perché era da solo all'entrata quindi poteva comprendere la confusione del signore che poverino stava solo facendo al meglio il suo lavoro!! «ma invitato sì! ho ricevuto anche l'invito per messaggio, guardi!» e dopo aver un po' litigato con la scatola impacchettata che conteneva i due regali riuscì addirittura a recuperare il telefono dalla tasca della giacca e mostrare al tipo all'entrata il bello e caro e soprattutto verissimo invito alla cena di beneficenza dei carbs salvato direttamente nella chat con Joni Peetzah. Eh già, ci era rimasto un po' di sasso anche lui quando l'aveva ricevuto per messaggio, ma aveva pensato che fosse più che plausibile che Joni avesse scelto lui per accompagnarla a una festa di Natale.
    Cioè dai una festa di Natale, lui era preparatissimo, sapeva tutte le canzoni, sapeva dove andavano le decorazioni, amava tutti i cibi di Natale quindi tutto tornava – tranne lemon e ham, una voce lontana gli sussurrava all'orecchio, ma chissà chi erano lemon e ham.
    Comunque alla fine riuscì a convincere il portiere a farlo entrare nell'hotel, ma non appena varcò la soglia dovette fermarsi per strabuzzare gli occhi e schiudere le labbra guardandosi intorno quasi esterrefatto da tutto quel lusso, e sicuramente eccitato da tutte quelle decorazioni, e gli addobbi, l'albero enorme di Natale: un sogno.
    Camminò lentamente per la sala, e si rese conto che non conosceva praticamente nessuno, e soprattutto che l'età media era leggermente superiore alla sua età, e, ancora, che lo guardavano storto un po' tutti, e vuoi perché non passava proprio inosservato a causa dell'altezza o della giacca a fantasia natalizia, si sentì troppi occhi addosso. Strinse il pacco regalo al petto e quasi finì per abbracciarlo, finché finalmente... «Peetzah!» riacquisì ora il passo più sicuro e si avvicinò alla Tassorosso a grandi falcate, sorridendo largamente, e insomma tutte cose che Joni era più che abituata a subire giornalmente. «ma qui è... è...» si guardò ancora intorno, girando su se stesso «è magico, c'è proprio la magia del Nat-» abbassò lo sguardo e alzò un sopracciglio, un po' confuso a questo punto «-uh?? ti hanno messo a fare la babysitter? mi piacciono i bambini!» potevano mai non piacergli i bambini? Andiamo, sarebbe stato strano il contrario. E sarebbe stato strano venire a sapere che anche a Joni piacevano i mocciosetti, per questo continuò a guardarla con fare interrogativo, quasi spaventato «non lo stai sgridando, vero? non volevi rubargli le caramelle?» chiede, con Joni non si poteva mai sapere.
    «ah!» si ricordò solo dopo essersi accertato che il bambino non fosse ostaggio della rossa «buon Natale, Peetzah» e le porse la scatola impacchettata e rimase lì a ciondolare in attesa (di vedersi tirare il pupazzo del Grinch dietro) della sua reazione, e probabilmente nell'altro topic avevo scritto che glielo dava a scuola ma dai ho colto l'occasione al volo (con ritardo) l'importante è il regalo.

    E ah sì, Julian aveva notato l'inusuale outfit di Joni ma ssssh queste sono cose che verranno elaborate più in là.
    17 yo | gryffindorchristmas elf
    At the same time miles away a little boy made a wish that day that the world would be okay and Santa Claus would hear him say
    +1 (-1)xmas 2021


    SPOILER (click to view)
    eh dai avevo detto che avrei postato, prima o poi. e infatti è quasi san valentino MA VALE IL PENSIERO DAI!!!
    ciao buon natale carbs!!! julian non ha fatto donazioni in denaro ma ha sicuramente donato un sorriso a tutti quanti!!!! e niente, il post è inutile ovviamente
  15. .
    penn hilton
    «e il bambino» non avrebbe dovuto toccarla, la punta di disprezzo con la quale pronunciò quell'ultima parola, eppure lo fece. come ogni maledettissima volta. «dove hai intenzione di lasciarlo? non vorrai mica farlo partecipare ad un evento simile» e che cosa intendesse per "evento simile" rimaneva un mistero.
    Certo, era una cena di gala a scopo benefico, ma era comunque organizzata da lei quindi... perchè diamine non avrebbe dovuto portarsi dietro suo figlio?? non era mica la première di un nuovo film prodotto da harvard, lì si che l'avrebbe lasciato a casa. ma? una cena?? che male c'era. soprattutto adesso che a bang era finalmente passata la fissa del lanciare tutto ciò che trovava sui tavoli!! poteva finalmente tenerlo con lei ad eventi sociali senza rischiare denunce o querele di alcun tipo. e poi gli aveva già comprato il completino più carino del mondo!!! non vedeva l'ora.
    «certo che partecipa» e, questa volta, l'hilton non riuscì a mascherare lo sguardo di disprezzo «è un mio evento» e forse era proprio questo, che suo padre non riusciva ancora ad accettare: che penn si fosse costruita una vita completamente diversa da quella che lui le aveva progettato, lontana dall'alta società babbana «mio, e di suo padre, quindi bang non mancherà» e le sarebbe piaciuto davvero tanto se il suo, di padre, avesse partecipato senza far storie, ma a giudicare dalla sua espressione in quel momento... le cose non stavano andando come aveva sperato.
    E una parte di lei si maledì anche solo per averci provato: lo sapeva, com'era fatto. E ci aveva messo tempo, per capire quanto sbagliato e manipolatore fosse il comportamento dell'uomo nei suoi confronti, quanto per anni la ragazza avesse accantonato i propri desideri e progetti per il futuro così da sostituirli con quelli che suo padre aveva ideato per lei. L'arrivo di bang però l'aveva salvata, e le aveva finalmente fatto aprire gli occhi e dato il coraggio di fare ciò che desiderava lei, mettendo sè stessa e suo figlio al primo posto. E questo, a Ronald Jeffery Hilton, non era piaciuto affatto.
    Così come non gli piaceva affatto piz
    O il fatto che sua figlia fosse diventata la proprietaria di un'attività nel mondo magico.
    E organizzasse cene di beneficenza per un ospedale non babbano.
    Era una battaglia persa in partenza, quella del cercare di coinvolgerlo nella sua vita attuale... eppure, la hilton aveva comunque sentito il bisogno di provarci. «mi farebbe davvero piacere ci fossi anche tu»
    Perchè era pur sempre suo padre.
    Perchè era cresciuta facendo di tutto per ottenere la sua approvazione e renderlo fiero.
    E perchè, del resto, era pur sempre natale.

    «Dov'è Bang?» la domanda la strappò via dallo stato di semi-trance nel quale era caduta quando l'aveva visto arrivare: era talmente raro vedere piz in qualcosa di diverso che abiti da ginnastica che, ogni volta in cui accadeva, la hilton si sentiva di nuovo come quando l'aveva visto per la prima volta, ad un evento al quale si era imbucata dopo che yale si era rifiutato di portarla con sè, visto che aveva già promesso il suo +1 a shiloh. Era partito tutto come un gioco, un "vuoi vedere che riesco a conquistarlo?" sussurrato a suo cugino prima di lanciarsi verso il peetzah e metter in moto il suo piano: un po' perchè penn aveva sempre avuto un debole per i più grandi di lei - e i muscoli. - , un po' per vendicarsi nei confronti di suo cugino per non averla portata con sè alla festa: quale modo migliore, se non sedurre uno dei suoi acerrimi rivali? Aveva pensato sarebbe stato divertente, e magari l'avrebbe portato anche a una cena di famiglia o due, solo per il gusto di portare un po' di chaos e divertimento a casa hilton.
    E, per un bel po' di tempo, le cose tra lei e piz erano continuate ad andare così: un semplice gioco. Nessuno avrebbe potuto immaginare - o, perlomeno, non i diretti interessati. - che di lì a qualche anno si sarebbero ritrovati ad organizzare una cena di beneficenza insieme. E presentarsi al mondo come una vera e propria coppia. E, soprattutto, ad avere un FIGLIO di QUASI QUATTRO ANNI che ... «...non ne ho idea» impazziva quando si ritrovava in mezzo a tante persone e diventava impossibile dirgli cosa fare.
    come se già non lo fosse in condizioni normali «era qui un attimo fa?? gli avevo detto di rimanere seduto a giocare con le sue arpie» non le vere, ovviamente, ma le bambole che la squadra allenata da piz aveva regalato al bambino: erano una delle poche cose che lo distraevano abbastanza dal non romper /cose/. Si guardò attorno ispezionando la stanza, fortunatamente ancora semi vuota, finchè non tirò un sospiro di sollievo nell'identificare la testolina bionda «ma awwwwwww» avrebbe tanto voluto avere una fotocamera a portata di mano per immortalare il momento: le si scioglieva il cuore ogni volta che li vedeva insieme!!! «guardalo, è lì con joni!!!» penn aveva temuto davvero tanto il momento in cui piz aveva rivelato la verità su bang alla sua famiglia, per paura che non lo accettassero? e odiassero lei?? e, soprattutto, facessero cambiare idea a piz sull'esser presente nella vita del bambino??? ma quelle della ragazza erano state paure infondate, perchè la famiglia peetzah si era affezionata subito al piccolo e persino JONI gli voleva bene!!!! però questo non voleva dire che l'avrebbe lasciato a lei tutta la sera: proprio perchè penn voleva già un gran bene alla giovane peetzah, un po' come se fosse sorella propria, una sera intera con quella bestiolina attaccata alle gambe gliela voleva proprio risparmiare «...però sì, andiamo a recuperarlo, altrimenti tua sorella non riuscirà a godersi per niente la cena» non era certo facile, gestire un bangkok hilton - peetzah. (per quello penn aveva pagato il biglietto per quella sera anche a posh.) «e così vado a salutare anche i tuoi genitori e oli...» «Buone feste, grazie per essere venuti, grazie mille per la vostra generosa offerta, buon natale, buon- che c'è?» evidentemente aveva la confusione dipinta sul volto, ma le parole di piz l'avevano colta di sorpresa, sul momento, finchè non si rese conto di ciò che stava facendo e il suo viso si illuminò in un'ampio sorriso «te la stai facendo sotto!» e poi iniziò a punzecchiargli il petto con l'indice «grande e grosso, e poi ha paura di una festicciola» che di "cciola" aveva ben poco, vista la location, il numero di invitati e lo scopo della serata, oltre al fatto che sarebbe stata la loro prima uscita ufficiale, ma sapeva che minimizzare e provare a farlo sorridere fosse il modo migliore per allentare un po' di tensione «vedrai, andrà tutto bene» e, grazie ai tacchi che aveva ai piedi, le bastò posare le mani sulle spalle del ragazzo e sporsi giusto un po' in avanti per stampargli un casto bacio sulle labbra, prima di tirarsi indietro e prendergli la mano «in caso contrario... » gliela stritolò un attimo, lanciandogli uno sguardo complice «...conosco un'uscita segreta, possiamo svignarcela in ogni momento»
    24 yo | hiltonamortentia's owner
    Hang a shining star upon the highest bough
    And have yourself a merry little Christmas now.
    #carbsxmas 2021
850 replies since 7/4/2020
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