wikiHow: show results for “parenting”

ft. amos

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    «L'ultimo giro, giuro, poi andiamo su tutte le giostre che vuoi tu!»
    Sarebbe stato uno scambio equo e perfettamente naturale, se a farlo non fosse stato un uomo adulto, grande e grosso, accucciato davanti al figlio imbronciato e sull'orlo (di un piagnisteo. Piz lo sentiva) delle lacrime. «Papà vuole -» abbattere quanti più bersagli possibili, per dimostrare a se stesso e al mondo che fosse ancora in grado di eccellere nell'unica cosa che avesse mai saputo fare nella vita. Ma anche: «vincerti quel leone enorme, lo vedi? Guarda, ruggisce!!» Indicò il peluche messo in palio dallo stand davanti al quale si erano fermati, sorridendo tutto soddisfatto ad un Bangkok che non ne voleva sapere di bersela.
    Per Godric, com'erano difficili i bambini di quattro (quasi cinque?1!1?1? Aiuto????) anni.
    «Dai, buon auspicio per il futuro!» quello in rosso-oro del figlio, perché Morley non si era ancora arreso e mai l'avrebbe fatto: lo sentiva che Bangkok sarebbe stato smistato in Grifondoro come il papà!!! LO!! SENTIVA!!!
    Se lo caricò in spalla con estrema facilità, e insieme si avvicinarono allo stand do e due piccole sezioni erano state organizzate per ospitare varianti dello stesso gioco: uno in cui bisognava cercare di centrare tanti anelli di varie dimensioni con delle piccole pluffe utilizzando incantesimi appositi; nell'altro lo scopo era abbattere sagome di giocatori tirando finti bolidi, armati solo di mazza di plastica.
    Non c'è nemmeno da dire verso quale sezione si incamminò il Peetzah.
    Aveva accettato di portare Bangkok al Wicked Park perché (era il padre, era il minimo che potesse fare.) gli piaceva passare il suo tempo col bambino — ma quel posto non era esattamente il suo luogo preferito nel mondo.
    Il giorno di Halloween, poi?1 TERRIBILE. C'era gente (brutta.) con indosso delle maschere orribili che sfrecciava in ogni dove, e quel pirletto di suo figlio anziché averne paura ne sembrava strano affascinato.
    Era: inquietante.
    E pure problematico (per Piz.) perché l'uomo lo sapeva che poi sarebbe toccato a lui sorbirsi i pianti disperati del moccioso al primo incubo popolato da mostri e clown con i denti aguzzi. Maledettino.
    Il minimo che potesse fare per ripagarsi (.) di quel pomeriggio era dedicarsi del tempo alle uniche attrazioni davvero interessanti.
    Lo mise seduto sul bancone dello stand, lasciando libero di provocare danni e distruzione come solo lui sapeva fare; aveva smesso da un pezzo di fingere di saper controllare, o gestire, il caratterevivace di Bang e aveva ormai sposato la filosofia del “prima o poi si stanca e smette da solo” (una pratica che, ad oggi, non sembrava funzionare; oppure Bangkok era uscito con delle pile che non si scaricavano mai, era ancora da capire.)
    Ma insomma.
    Morley era lì per giocare (da eterno bambino quale era) e avrebbe giocato. «Scusi, quanto costa una partita???»

    Mezz'ora dopo, era ancora lì che tirava mini bolidi verso sagome di cartone. «Questo gioco è truccato, non è possibile!!» aveva vinto solo dei peluche stupidissimi e piccoli, e il premio ambito era lontano anni luce. «NON PUÒ ESSERE!» C'era chiaramente qualcosa che non andava MA LUI DOVEVA VINCERE PER FORZA, A COSTO DI SPENDERE CENTINAIA DI GALEONI !1!1!1 tanto i soldi non erano un problema, invece la possibilità di rovinare la sua reputazione si!!11!!1
    (Spoiler: era davvero una stupida attrazione incantata con l'unico scopo di spillare soldi alle persone troppo competitive — e perché priorio Morley Peetzah.) (Ma lui non l'aveva ancora capito.)
    Nel frattempo, Bang era passato a seminare terrore all'interno dello stand, raccogliendo e scagliando i bolidi che non centravano i bersagli mirati dal padre.
    La volontaria dell'attrazione stava avendo chiaramente una crisi mistica e voleva sparire da lì, glielo si poteva leggere in faccia.
    «Non me ne vado da qui finché non vincerò quello» e indicò il leone che aveva puntato sin dal primo momento. Ora che Bang, poi, si stava finalmente divertendo e non rompeva più le scatole assillandolo per portarlo sulle montagne russe dei grandi, aveva tutto il tempo del mondo!!!
    E, a proposito del ragazzino: «BANG NO! Non si fa!!»
    Aveva iniziato a tirare i bolidi verso i passanti: bene ma non benissimo.
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    A dire la verità, ad un giovane Amos i bambini non erano mai piaciuti così tanto. Era più un senso di indifferenza che un vero e proprio disgusto, accompagnato alle volte dal classico moto di tenerezza quando si imbatteva in un bimbo particolarmente carino. Insomma, un po’ come per gli animali. Era sempre stato il più piccolo della famiglia, non aveva mai avuto esperienze con fratelli o cugini più piccoli, così estraneo a quel mondo da non averlo mai contemplato. Fino a che non era arrivato Cash nella sua vita, poi tutti i bambini a cui aveva fatto da babysitter negli anni e infine Bollywood. Aveva ricoperto le vesti di un padre-ragazzo, lo zio a cui venivano accollati i nipoti nel weekend e anni dopo quelle di un padre ormai maturo e con anni di esperienza alle spalle. Ciò nonostante, gestire un infante aveva sempre e comunque le sue sfide e l’Hamilton era stato sfidato eccome. Si pentiva un po’ di tutto alle volte, ma al contempo non avrebbe scambiato il suo presente per nulla al mondo. «volete andare sul bruco mela?» Amos si affacciò oltre il manico del passeggino, per volgere lo sguardo alle due piccole pesti che lo accompagnavano. Cash e Uran gli erano stati accollati dai genitori senza che potesse opporsi, ma Cash gli era mancato così tanto che avrebbe colto qualsiasi occasione per passare qualche ora in compagnia di quello che sarebbe sempre stato un po’ suo figlio. «no, io voglio la mela caramellata!» «io voglio vedere i clown!!!!» chissà se Uran era davvero figlio di Eugene dato il suo amore per i clown, in quanto a Cash aveva preso tutto da Amos. L’Hamilton sospirò, non potendo fare a meno che sorridere ai capricci dei due bambini: era troppo debole per dire di no e deluderli. Ed ecco perché era il loro zio preferito. «va bene, va bene ho capito» poggiò i palmi sul capo di Uran e Cash per placarli, un gesto che non falliva mai di farli tacere- e sì, Rea li aveva condizionati come dei cani di Pavlov qualsiasi «perché non andiamo a prendere qualcosa da mangiare prima? bollywood ha fame» tralasciò il fatto che la bambina non potesse davvero consumare il cibo degli stand, ma la sua faccia cicciotta e i suoi occhi da cucciolo erano un’arma che funzionava sempre sulle due pesti. Amos riprese a spingere il passeggino, avvicinandosi all’area dedicata al cibo che confinava con vari altri stand. Fu proprio quando stava passando accanto a uno di questi che ricevette un bolide dritto in faccia. ll suo primo istinto fu quello di urlare, ma si morse la lingua e si limitò ad accasciarsi sul manico (manubrio?) del passeggino «chi è stato? non sai che ci sono dei bambini qui? poteva essere pericoloso» il capo dell’Hamilton scattò in alto a cercare il colpevole, pronto a rimproverare chiunque fosse stato. Era arrabbiato, una furia che raramente usciva fuori ma che era doverosa quando si trattava dell’incolumità dei bambini che gli erano stati affidati. La ramanzina gli morì sulla punta della lingua quando il suo sguardo incrociò quello di Morley Peetzah, ritrovandosi per un momento senza parole al vederlo con un bolide in mano. «uh......piz mi hai appena lanciato un bolide in testa?» piegò il capo osservandolo con una confusione mai provata prima, non capendo il perché di tale bullismo. E dire che pensava di essere il babysitter preferito dell'uomo. Si avvicinò allo stand insieme alla sua gang, non mancando di salutare la bestia infernale che era Bang. «è uno strano modo di attirare l'attenzione delle persone. senza contare che avresti potuto colpire loro» Cash e Uran non erano nemmeno figlio suoi (debatable), non voleva avere quel tipo di responsabilità!!! «tutto bene? sembri un po'.......» esaurito, sfatto come qualcuno che aveva corso una maratona «provato» Amos settled per quello, troppo educato per dirgli la verità.
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    «uh......piz mi hai appena lanciato un bolide in testa?»
    MC. SCUSE. ME. (Ciao Mac.)
    L’uomo (perché definirlo adulto sarebbe stata un’esagerazione bella e buona, ma quanto meno era innegabile che appartenesse alla categoria maschile — se non altro perché non riusciva a fare più di una cosa contemporaneamente .) alzò lo sguardo azzurro sconvolto per l’assurdità di quell’accusa. «Non sono stato io??!!!» Ma per chi lo aveva preso?? CHI LO CREDEVA??
    Tsk. Lui al massimo i bolidi in testa li riceveva — badum tss.
    Fine di quella breve parentesi triste.
    «Non -» «è uno strano modo di attirare l'attenzione delle persone. senza contare che avresti potuto colpire loro» «Amos.» lo ammonì alzando entrambe le braccia sopra la testa, il bolide stretto nella presa sicura; a vederlo così poteva non sembrare, ma davvero non era stato lui a scagliare il bolide. «È stato Bang.» Come far cadere le colpe sui figli, una guida scritta da Morley Peetzah. «Stava giocando.» E il babysitter avrebbe dovuto saperlo che non era una scusa, né una cosa troppo inverosimile da credere: Bangkok era un grandissimo fan dei giochi dove l’obiettivo principale era distruggere — cose o persone, in maniera indistinta. Era tutto suo padre, awww. «lO sOoOoOo -» se esisteva il corsivo parlato esisteva anche quello nopecase (una definizione per pochi) che si rappresentava, vocalmente parlando, con un tono della voce che non so descrivere ma sono fiduciosa tutti capirete al volo «che avrebbe potuto colpire qualcuno!!» MPF MA DAVVERO OH. Per chi lo aveva preso!!
    (Per uno non in grado di gestire suo figlio, infatti.)
    «Ero... Distratto, okay? Mi ha colto alla sprovvista. Ho subito cercato di fermarlo quando l’ho notato!!!» Non era chiaro perché si stesse giustificando con Amos Hamilton, tra l’altro, ma era così che certe volte andava il mondo. Specialmente quello dell’allenatore delleArpie (sì lo era ancora) (chissà per quanto.)
    «E ciao, comunque.» Borbottò, lanciando il bolide al di là dello stand e recuperando il figlio, che ancora cercava di disarcionare la gente dalle proprie gambe: il fatto che quel gioco lo stesse divertendo così tanto era allo stesso tempo inquietante e terribilmente divertente. Lo alzò con facilità, come se non avesse alcun peso, e si caricò la figura scalciante in spalla, andando incontro ad Amos.
    Non abbandonò l’attrazione, però: aveva ancora un leone da vincere — e l’avrebbe vinto.
    «tutto bene? sembri un po'....... provato» Troppo distratto dal tenere a bada un Bangkok che cercava di divincolarsi in tutti i modi, non aveva assolutamente fatto caso alla breve pausa di incertezza nella voce del ragazzo, ed aveva annuito stancamente a quel “provato” che, con tutta franchezza, era un po' un eufemismo. «Sì, tutto ok. A quanto pare oggi il babysitter era impegnato.» Lo sguardo accusatorio trovò l’Hamilton, e poi passò in rassegna tutti i monelli che aveva al seguito. «Non è che ne vorresti un altro, eh? Chiedo Da quando Posh era sparito dalla circolazione («vado a fare musica!» ok I guess), ai carbs rimaneva giusto Hamilton; Arturo aveva dato le dimissioni, per così dire, già da un bel pezzo.
    (Perché era troppo strano fare da babysitter alla copia minuscola ma spiccicata del suo ex fidanzato; ma questo Piz non poteva mica saperlo.) (E non voleva saperlo.)
    «Dai, te lo prendi?» Non poteva nemmeno cercare di venderglielo con scuse tipo “è un bravo bambino!!” perché Amos conosceva la bestiola fin troppo bene. «Giusto qualche minuto, devo vincere quel leone.» Con un pollice, indicò il peluche che, di tanto in tanto, ruggiva ai passanti. «Non è bellissimo???? Lo voglio assolutamente.» Si guardò intorno, poi aggiunse. «Per Bang.» Uh-uh.....
    «Dai su, ti pago più di quanto ti sta pagando Jackson!!!!!» era proprio skillato nelle negoziazioni #cos.
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    Forse aveva offeso Piz.
    Oddio, aveva offeso Piz????
    Amos Hamilton non era una persona che cercava il conflitto, ma nemmeno un confronto più mite, la maggior parte delle volte si limitava a prenderle con il sorriso sul volto quindi quella nozione gli sembrava assurda. «Non sono stato io??!!!» ok?? L’Hamilton si limitò ad annuire vigorosamente, scegliendo saggiamente di cucire la bocca per il momento, in attesa che il Peetzah elaborasse. «È stato Bang. Stava giocando.» in effetti, Bang sembrava posseduto dal demonio, più del resto dei suo coetanei. Amos non aveva idea da chi avesse preso, considerando che i suoi genitori gli sembravano persone mentalmente stabili. Certo, lo stesso dubbio sarebbe potuto sorgere riguardo l’Hamilton stesso e sua sorella, quindi non credeva che quella scusante reggesse più di tanto. Intanto, mentre Amos era occupato con le sue congetture mentali, Morley stava continuando il suo monologo dove -tra tutte le persone al mondo- stava cercando di giustificarsi con Amos Hamilton. Amos Hamilton, capite? Un po’ gli faceva tenerezza, come quello zio cool ma un po’ impacciato che cercava di far sorridere i bambini con le sue pessime battute. Non aveva idea del perché gli fosse venuta quella strana analogia in mente, ma la mente del lumocineta era un posto bizzarro dove regnava il caos più assoluto. E dire che, da quando aveva fatto la conoscenza di Lawrence, la situazione era peggiorata: pensieri inappropriati su uomini che avevano il doppio della sua età, decisioni di vita discutibili, il revival di una pubertà che non aveva mai potuto vivere. E qui, è doveroso aprire una parentesi: non pensieri su Piz, per fortuna- aveva degli standard, l’Hamilton, e anche se era gay avrebbe preferito farsi Penn. Scusa Piz, lova ya Piz. «E ciao, comunque» oh boi, si era decisamente offeso. Non era più il suo babysitter preferito? Male, malissimo non poteva accettarlo. Aveva una reputazione da mantenere, dopotutto. Cosa sarebbe successo se la voce si fosse sparsa, togliendo all’Hamilton la possibilità di essere assunto da qualche dilf? Per fortuna il lavoro da L’inguinis lo metteva in contatto con abbastanza dilfs, but still era una questione di principio. «scusa, ero sorpreso» abbassò lo sguardo sui propri piedi per un attimo, grattandosi la nuca in qualche modo colpevole. Sì, era stato rude e non lo negava, ma era stato colto di sorpresa dalla situazione. «Sì, tutto ok. A quanto pare oggi il babysitter era impegnato» possibile che tutti i babysitter della Londra magica fossero evaporati da un giorno all’altro? Dov’era finita la sua squad? Trovarsi un lavoro non era una scusa per abbandonare dei bambini ah no?, era proprio vero che avevano l’immondizia al posto del cuore. «Non è che ne vorresti un altro, eh? Chiedo» più che una richiesta, all’Hamilton pareva una supplica disperata da parte di un uomo che stava per gettare la spugna. O il bolide, insomma. «magari se lo prendo io si calma? dovrei avere delle caramelle da qualche parte» sì, perché ormai l'Hamilton era pratico e andava in giro con dolciumi vari perché sapeva che sarebbero stati la chiave per sopravvivere ai capricci dei bambini. Allungò le braccia verso il Peetzah per prendere Bang, il quale non smise di agitarsi anche una volta essere passato all'Hamilton- ma non importava, Amos conosceva le sue pecore. «si addice proprio a bang» lanciò uno sguardo complice al bambino, che nel frattempo aveva cercato di dargli un pugno nell'occhio: era proprio fiery come un leone. «è tanto difficile? accetto i gettoni dello stand come pagamento per bang» e non perché Eugene l'avesse pagato con i gettoni, ma era abbastanza sicuro che Piz non potesse eguagliare il favore che gli aveva fatto il Jackson. Che rimarrà tra noi perché Amos non avrebbe svelato cosa aveva comparato a Jade a L'inguinis, ma era stato qualcosa di abbastanza costoso da far fare bella figura ad Amos i primi giorni in cui aveva iniziato a lavorare lì. «o ne puoi vincere uno anche a noi, sei il più sportivo tra i due» e come poteva, Morely, resistere al fascino di un branco di bambini e i loro occhioni supplicanti? Non poteva, esatto. «per favoreeee?» nessuno gli aveva mai vinto un peluche11!!! Poi, sentendo che Bang stava diventando una forza incontenibile, tirò fuori dalla tasca (di Mary Poppins) alcune caramelle e le offrì ai bambini -tranne Bollywood, non era un genitore degenere- «puoi persino vincere una caramella!» che onore!
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    «magari se lo prendo io si calma?» Non attese nemmeno di sentire il resto della frase, Morley, e allungò subito le braccia che tenevano Bang per affidarlo immediatamente al babysitter. «Tutto tuo» Lui si meritava un attimo di tregua.
    Per carità, era felicissimo di passare del tempo con suo figlio ma!!! MA!!! Era anche sfiancante. Bangkok era fin troppo agitato per i gusti del Peetzah — e non capiva proprio da chi avesse ripreso!!! Lui non era così caotico (era solo scemo.) e sua mamma era... Beh, Penn era perfetta agli occhi (a cuoricino) di More, perciò c’era poco da dire a riguardo.
    Davvero, lui non capiva.
    (Ah, se solo avesse saputo di tutti gli altri.) (Non tu Gaylord, you’re nothing but an angel)
    Andando avanti.
    «è tanto difficile? accetto i gettoni dello stand come pagamento per bang»
    «difficilissimo» asserì, perché lungi da lui ammettere di aver trovato pane per i propri denti. Anzi, preferiva considerarla «una sfida all’altezza dei miei standard.» perché dichiarare che ci stava perdendo quel poco di sanità mentale che gli era rimasta dopo quindici anni a fare le guerre sceme con Huxley non avrebbe elogiato alla propria persona. Quindi insomma. «non lo so se ti conviene provarci......» perché oh, poi vi immaginate se AMOS HAMILTON avesse vinto il leone al posto suo???? VE LO IMMAGINATE???? Morley si, in maniera fin troppo vivida, e non voleva che quell’incubo si avverasse.
    Ultimamente nella su vita succedevano un po’ troppe brutte cose e non voleva che quella diventasse l’ennesimo punto della lista.
    «Però se mi reggi Bang ci riprovo io, stavolta sento che avrò fortuna.......» sperava, almeno.
    Squadrò con aria fiera Amos quando lo definì “il più sportivo dei due” — almeno lo riconosceva!! (A Morley Peetzah piaceva proprio vincere facile.........) Gonfiò il petto di aria e orgoglio e sorrise compiaciuto. «Vedrò cosa posso fare, ma nel frattempo se vuoi,» gli indicò una pila di peluche, giocattoli e altri gingilli poco più in la sul bancone, «puoi cercare qualcosa lì in mezzo.» Prese uno dei bolidi in mano e lanciò uno sguardo di sbieco al ragazzo. «Sono quelli che ho già vinto.» Spiegò in fretta, prendendo la mira.
    Non era dato sapere quanti galeoni avesse speso in quello stand.
    (La risposta, comunque, era: troppi.)
    Baciò il bolide, prese la mazza giocattolo e lo colpì con tutta la forza che aveva nelle braccione enormi.
    Il bolide finì nella direzione opposta rispetto a dove aveva mirato Piz.
    «NON È POSSIBILE. C’È QUALCOSA SOTTO!!» Ancora non aveva preso davvero in considerazione l’ipotessi che la giostra fosse rigged, ma più tentativi falliva, più iniziava a sospettarlo.
    SI voltò verso Amos, iridi azzurre fiammanti e sguardo folle. «Dimmi che l’hai visto anche tu.» Cosa? Oh ma semplice: «il bolide che deviava all’ultimo, DIMMI CHE L’HAI VISTO!» il suo tono di voce non avrebbe fatto che agitare Bang ancora di più, ma Morley non accettava di perdere contro una stupida bancharella truccata. NON LO ACCETTAVA.
    «Dammi la caramella.» Allungò una mano verso Amos, completamente unhinged. «Ora ci riprovo.» A costo di spendere tutto il suo patrimonio lì, avrebbe vinto quel dannato leone.
    (Forse avrebbe fatto prima a comprarlo, ma oramai era una questione di principio.)
    morley
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    Che Amos lo volesse o meno, finiva sempre per ricoprire i panni di babysitter. Questo valeva sia per gli adulti che per i bambini, nonostante a un primo sguardo sarebbe appaerso come un minorenne a chiunque. Accettò comunque Bang tra le braccia? Certo che sì, era il suo mostro preferito. Una volta aveva persino provato a morderlo, ma era un fuckin bambino quindi glielo poteva perdonare. «difficilissimo. non lo so se ti conviene provarci.....» Piz doveva ringraziare di trovarsi quell’Hamilton davanti, e non il resto del parentame, perché chiunque altro si sarebbe sentito offeso da quelle parole. Cosa, solo perché era difficile credeva che non ce la potesse fare? Eh, ma il nostro Amos era un po’ malewife coded quindi avrebbe lasciato correre. «va bene, ti lascio l’onore allora» doveva pur fare qualcosa per ricostruire la fragile masculinity del Morley, dopo che era stata massacrata da quel gioco. Da bambini. Ma, ripeto, Amos era un’anima caritevole e non l’avrebbe sottolineato- non poteva certo perdere un cliente. Qualche volta poteva essere ingenuo, e fin troppo buono, ma scorreva del sangue Hamilton in lui. Madonna basta reputation era quando justice per Amos. «puoi cercare qualcosa lì in mezzo, sono quelli che ho già vinto» spostò lo sguardo sulla pila di peluche, trovandosi momentaneamente sopraffatto dalla mole di roba sul bancone. «gli etero mi fanno paura» sussurrò tra sé e sé, ma anche a Bang, perché era quella la pura verità. Scelse un paio di peluche dal mucchio, distinguendoli a tutti i bambini con un sorriso sul volto «questi ve li regala zio piz. come si dice?» un coro di grazie si sollevò dai suoi protetti, e un po’ gli si stinse il cuore. JULIE, a saperlo avrebbe adottato anche Davide (cosa? cosa). E qui potrei intraprendere un discorso profondo sulla questione bambini, l’essere gay, il futuro, e la famiglia tradizionale ma sapete cosa? Devo postare tra poco quindi immaginatevelo. «NON È POSSIBILE. C’È QUALCOSA SOTTO!!» sobbalzò, l’Hamilton, sorpreso dall’esplosione del Morley. Più che un adulto, con una carriera di tutto conto alle spalle, sembrava un bambino a cui avevano fatto cadere il gelato. Oddio, non stava mica per piangere? O per prendere a pugni il venditore. Non sapeva cosa sarebbe stato peggio. Forse il piangere, perché a quel punto avrebbero iniziato anche i bambini. «Dimmi che l’hai visto anche tu. Il bolide che deviava all’ultimo, DIMMI CHE L’HAI VISTO!» ecco da chi aveva preso Bang, se mai ci fossero stati dubbi sulla paternità di Piz, ora erano evaporati del tutto. E fu proprio per questo motivo, che Amos impiegò la stessa tattica che funzionava sempre su Bang: dargli ragione, e poi distrarlo. «ah?» no, non aveva visto. Assolutamente nulla. Ma non aveva altra scelta: «CERTO! davvero, ma davvero assurdo» scosse la testa con fare sbigottito, la voce ad alzarsi di un’ottava- era proprio un attore nato. Kinda. «sai cosa? forse-» «Dammi la caramella. Ora ci riprovo.» mhhh what about no? Ma che palleeee odiava gli uomini etero, ma perché a lui. Che poi, Piz era etero? Non ne era sicuro, ma come offesa era sempre on point. Strinse la mano per tenere la caramella salda nel palmo, poggiando invece l'altra mano sul bicipite di Piz: era il momento della distrazione «oddio! MA! quelli erano tua sorella e un ragazzo???» no vabbè shock ma cosa dici???? DAVVERO?? No, non davvero. Ma qualcuno doveva separare Piz dalla sua ludopatia. «no ma- ma cosa sta facendo?» si finse scioccato, la vera immagine di un cittadino scandalizzato da chissà cosa. Non c'era un cazzo da vedere, ma probabilmente Piz si sarebbe distratto abbastanza da trascinarlo via. Gaslight, gatekeep, girlboss.
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    Maledetto Amos che non voleva dargli la caramella. DANNATO!!
    OK, ok. More ce l’avrebbe fatta anche senza caramella.
    Chiuse gli occhi e iniziò a fare piccoli saltelli sul posto, poi a muovere la testa di lato per scaldare i muscoli del collo, e infine prese ad agitare le braccia nei gesti tipici del riscaldamento e dello stretching. (+2 oblinder style)
    Lì finiva il divertimento e iniziavano le cose serie.
    Era Morley Peetzah.
    «Sono Morley Peetzah.»
    Era un campione.
    «Sono un campione.»
    Poteva farcela.
    «Posso farcela.»
    Quando riaprì gli occhi, c’era il fuoco della determinazione a bruciare nelle iridi azzurre. «Lo radiamo al suo questo stupido stand.»
    Il proprietario: eye mouth eye
    Rimise entrambe le mani intorno alla mazza rinforzata, la strinse per bene un paio di volte per assestare la presa e poi inchiodò con lo sguardo il tizio. «Lancia.» Quella volta non avrebbe sbagliato. Ne andava di ben di più della sua reputazione: ne andava del suo orgoglio. Non avrebbe perso contro un giochino truccato, non ci stava! Non erano quelli i piani.
    «Ora ti faccio vedere io come-»
    «oddio! MA! quelli erano tua sorella e un ragazzo???»
    «COSA?? DOVE??» Uno swing di riflesso, prima di mollare la mazza e voltarsi nella direzione generica indicata da Amos. «Quale sorella!! Quale ragazzo!!!!» Poteva solo sperare che intendesse Olive e non Joni. Ma lo sapeva fin troppo bene, Piz, che Liv non si sarebbe fatta beccare al Wicked nemmeno sotto maledizione Imperius. «BOOOOLTOOOOON.» Minchia, lo avrebbe distrutto con le sue mani.
    «Amos, vieni con me.» Prese il minore per un braccio, e fece per tirarlo via, quando una voce alle sue spalle lo richiamò. «Che c’è.» Aveva cose importantissime da sistemare, possibile che non se ne rendesse conto?! «Il suo peluche... Ha vinto....»
    «Cosa.» Un ruggito, a pochi passi dal suo viso. Aveva vinto il peluche.
    (O, forse, l’altro glielo aveva ceduto per disperazione.)
    «AMOS, HO VINTO!» Afferrò il premio, stringendolo in un abbraccio stritolante con entrambe le braccia, e lo mostrò tutto soddisfatto al babysitter.
    Tuttavia, le questioni importanti rimanevano. «Andiamo a vedere se sa mordicchiare le braccia di studenti allampanati che allungano un po’ troppo le mani..................»
    morley
    Peetzah
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©



    e la chiudiamo così CIAO AMOS BACINI
     
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