Posts written by niwabi

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    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    neutral
    rebel
    chouko
    javier
    ryan atwood voice: sapete cosa penso di postare quattro pg in un singolo post?
    niente.
    letterale, static noise. lo stesso a girare nella mente di un po’ tutti i nomi degni di citazione. chi più di altri, scontato: gli occhi di sawyer erano valle di lacrime, e i suoi movimenti erano lenti e pesanti, ma la furia cieca era sempre quella. e la botta adrenalica in grado di offrirgli, mista all’istinto che ormai era solito precedere il ragionamento tattico, gli permise comunque di appoggiarsi sulla forza bruta. nel senso più letterale possibile: quasi un gesto inconscio, quello di spingere le unghie nella carne del primo sfigato di passaggio (hamish vuoi essere tu? certo che vuoi 💕) e scaraventarlo contro le spalle di danny. non abbastanza da fare male, probabilmente, ma l’obiettivo non era necessariamente quello. certo, lui poteva solo che sperarci — ma quello era un dettaglio irrilevante, nel grande schema delle cose. sperava solo di distrarre abbastanza da poter usare a dovere il dono offertogli gentilmente da quei mercenari. o chi per loro. come se glie ne potesse fregare un cazzo, di chi aveva messo in scena quel teatrino; l’importante era dissetare il suo bisogno di vendetta nei confronti di qualcuno.
    strinse i denti, saw, la gola troppo arida per deglutire. cristo. cristo, quanto gli faceva schifo quel posto. quanto non vedeva l’ora di guardarlo mentre veniva raso a suolo, centimetro per centimetro, da un ministero che era tanto se considerava il meddows un numero su di un elenco di dipendenti ma che sapeva, sperava, avesse ancora una faccia da salvare. un popolo da far sentire sicuro. un estremismo da denunciare. perché non poteva trattarsi di altro.
    strattonò l’altro per le braccia, allora. tendendo dolorosamente i suoi muscoli e stringendo in movimenti maldestri le manette attorno ai suoi polsi; e lo spinse in avanti. una richiesta e un ordine.
    e quando sentì occhi su di lui, piuttosto che il più gradito suono delle pallottole che traforavano la carne, ricambiò quello sguardo illeggibile con uno di sfida.
    dal canto suo, javier aveva osservato la scena in sguardi rubati mentre alzava il fucile nella direzione della gamba di sebastian — opposta a quella già presa di mira da (haha) mira. connessione simbiotica, if you will: quando si dice spezzare le ali.
    e la roma ha segnato ok ma che cristo si urla il mio vicino.
    «un po’ cruda, come esecuzione.»
    così, tanto per dire.
    sistemò il fucile contro la spalla, in posizione di riposo. il genere di soddisfazione malsana che avrebbe lasciato ad altri — lui si limitò a infondere altra confusione al nemico. abbastanza da renderlo ancora più vulnerabile, se tutto fosse andato bene.
    peccato che saw non era molto interessato alla pacata conversazione. schioccò la lingua contro il palato, e con la stessa passione con cui il mio vicino sta urlando da tre minuti buoni il nome di dybala, gli ringhiò un secco «non rompermi il cazzo» prima di tornare ai suoi ordini 66.
    vecchi. sempre a mettere i puntini sulle i.

    … e poi c’erano i chouko e i daniel della situazione.
    criceto depresso 🎻🎻🎻 intensifies.
    «uh.» sorrise, la mizumaki. un sorriso impacciato che non raggiunse gli occhi; non con le mani prontamente versate sui gomiti di dani, un po’ come il meme della tipa che trascina via la nonna sulla sedia a rotelle e gli evitava l’impatto di faccia col pavimento.
    danielino non la stava decisamente prendendo bene. chouko — chouko chissà. chouko aveva 30 gocce di en nel sistema, e il suo stato si aggirava comunque sull’unclear. unspecified. unaware.
    «carino il cosplay!»
    un po’ arrangiato, eh. ma sapete cosa? la gonnellina che svolazzava ogni volta che lo shin scivolava in giro per la stanza ne valeva la pena. nel nome della luna, però, sperava sinceramente di non venire flashata da un movimento troppo brusco. certi lati anatomici degli uomini preferiva che rimanessero ben nascosti dai suoi occhi innocenti.
    «ma sai che dovremmo fare?»
    dani, che nel frattempo si era accidentalmente drappeggiato addosso a bubbles: hdhsjsjsjwha?
    si affrettò a trascinarlo via prima che potesse finire linciato insieme al nemico. e nel frattempo fece scivolare il martello sul piede di danny? ma sì.
    «dovremmo concludere il post e portare fuori i cani.» no. corrugò la fronte, e scosse la testa come un cane. ritentiamo: «dovremmo stare lontani dal raggio di attacco*.»
    aiuto gesù.
    Ma l’amaro torna Ed è la prima volta
    La vita che mi togli Passa dalle mani
    Ma tu già lo sai Che io non sarò mai
    Un porto sicuro In un mare calmo


    (10) DIFESA GIACOMINO (vinc + ethan + saw): spintona qualcuno contro danny
    (3) DIFESA CHOUKO (javi + mina + kyle): confonde telepaticamente
    ATTACCO DANNY (chouko + yejun+ mina + saw + kyle): saw lo lega con le manette. bye (non il pg). chouko gli dà una martellata sul piede

    (10) DIFESA MINA (john + yejun + dani): finisce addosso a bubbles.
    (14) DIFESA SEBASTIAN (javi + ellis + mira): fucilata contro la gamba
  2. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    20 y.o.
    british
    ne'er do well
    raegan dayanna lynch / shogun
    buffering
    buffering
    buffering
    buffering

    .

    … . .. .

    c’era «VEENA!!!!!&&&&»
    corvina non c’era più.
    batté pigramente le palpebre, e roteò il busto verso hold. ma dov’era finita. l’aveva mangiata? avevo scritto immaginata, e invece do per canon questa versione. utile al fine di illustrare il punto focale: reggie non ci stava capendo un cazzo. neanche uno, nemmeno zitto.
    complice un cocktail interessante di cose: senso dell’orientamento pari a quello di roberta e giulia
    (“ma devo andare dove sta la farmacia?”
    “no. devi andare dove sta l’hotel”
    “…ok. l’hotel: letteralmente strada parallela a quella della farmacia. attraverso allora”
    “no non attraversare scema devi andare a sinistra”
    “ci sono andata a sinistra”
    “e prosegui”
    “roberta ma dove. è la quinta volta che mi fai cambiare strada”
    narratore: giulia aveva fatto la strada giusta già la prima volta e aveva preso così tanta pioggia a fine avventura da sgocciolare in macchina)
    e il fatto che l’avessero drogata ben due volte nel giro di — tempo. quanto, esattamente, era un dettaglio che continuava a sfuggirle.
    ma tutto ok. apposto così. ne avrebbe avuto, di tempo, per sentirsi la pelle prudere e sfregare i polsi sotto l’acqua fino ad arrossarli. pazienza, la virtù dei forti.
    ci mise un po’ a registrare la presenza di mac, non a caso. un’altra manciata di minuti in più a capire che le stesse offrendo una via di fuga.
    e una pistola.
    sgranò gli occhi, cercando di mettere a fuoco l’arma nonostante le vertigini; quindi stese le labbra in un sorriso vuoto, storto ai lati. ne avesse avuto l’energia mentale forse avrebbe davvero colto l’ironia in quel gesto. più fiducia nell’erba della giovinezza di reggie che nelle sue stesse capacità di sopravvivenza. dovevano lavorarci sopra.
    «meglio tardi che mai?»
    piegò il volto sulla spalla, e premette le dita sul manico della semiautomatica. forse avrebbe dovuto stringerle attorno alla mano di mckenzie; un pensiero sfuggente, scivolato via nel momento in cui aveva abbassato lo sguardo e si era resa conto che non fosse più lì.
    «tanto le belle ragazze» e picchiettò l’indice contro la sua guancia; poi quella di hold. «non muoiono fuori scena.»
    morivano in mezzo al delirio e sparandosi accidentalmente un colpo di pistola in testa, piuttosto.
    con un ultimo colpetto contro la spalla, lasciò l’arduo compito di riempire l’hale di chiacchiere alla sua anima gemella. i sentimenti, d’altronde, non facevano particolarmente per lei.
    o per remolino.
    «dimmi se sei un uomo… vero… un pistolero…»
    arrestò il passo, ovunque i fumi mistici del lotus la stessero portando; e voltò di scatto la testa nella direzione della voce. quel richiamo, dall’alto dei cieli —
    «…baby k?»
    com’era piccolo il mondo. alzò le braccia al cielo, annuendo con convinzione al suo gospel e roteando pericolosamente in aria la pistola come diretta conseguenza.
    dal verbo di gesù: «sai già dove mirare… amore criminale-eee.»
    tu pensa. «ah. quindi.»
    strinse la lingua tra i denti, e lasciò che il +1 ispirazione bardica prendesse il sopravvento. prima che giulia si rompa l’osso del collo in questo autobus di merda, atac non mi mancavi. strinse un occhio, allora, e alzò l’arma verso idris; e sfiorò la sicura. «click» prima di sparare un colpo «boom» e un altro «boom.» e un altro ancora.
    E mi hanno detto che la vita è preziosa
    Io la indosso a testa alta sul collo
    La mia collana non ha perle di saggezza
    A me hanno dato le perline colorate
    Per le bimbe incasinate con i traumi


    (6) DIFESA ROXIE (twat + reggie + styx): spara
    (11) DIFESA TWAT (twat + reggie + styx): spara
    ATTACCO IDRIS (remo + remì + cory + reggie): vi sorprenderò. spara
  3. .
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    neutral
    rebel
    chouko
    javier
    prese un lungo respiro, javi. riempì i polmoni d’aria, si assicurò di trattenerla nella cassa toracica per più tempo di quanto il fiato corto volesse concedergli, e la rilasciò con altrettanta lentezza. non era assolutamente sull’orlo dell’isteria.
    (a forza di ripeterselo, forse, diventava anche vero.)
    dovette stringere i palmi in pugni stretti, forzare le spalle in una postura plastica e militare. appuntò mentalmente la ramanzina che non poteva, non giungere; e questo lo rese chiaro con un’ultima occhiata nella direzione di mireia. severa e finale — un ne riparliamo, perché il tempo per stringerla a sé non ce l’aveva. c’erano questioni che premevano di più.
    eh, mannaggia la puttana.
    cauto nell’evitare di scontrarsi con qualunque cosa stesse facendo la campbell; sguardo puntato verso l’obiettivo, perché l’idea di vederla magheggiare con i cadaveri non lo allettava particolarmente. non poteva giudicare, forse; di cose terribili, per il bene di ciò che lui riteneva fosse giusto, ne aveva fatte. ma quella scena premeva comunque contro la sua coscienza in una maniera che non gli piaceva. perfettino quando gli piaceva, javi — lui e la sua ossessione per le regole.
    a un paio di passi di distanza da moka, si fermò.
    lo guardò meglio.
    e lo guardò ancora.
    strinse le labbra in una linea retta, e s’impose di non ridere. più difficile del necessario, perché quel genere di reazione non l’aveva anticipata: una sorpresa per lui tanto che per il telly.
    inspirò un’altra volta, silenziosa richiesta al suo cervello di collaborare come dio voleva, e afferrò delicatamente i polsi ammanettati della coppietta. una maschera di neutralità che aveva persino del convincente.
    stese la lingua contro il palato, e mantenne lo sguardo sulle manette — premendo contro la chiusura in gesti precisi, rapidi. quasi professionale, se s’ignorava l’utilizzo del pugnale dell’ormai defunto ghali come chiave makeshift. si faceva quel che si poteva.
    si concesse di studiarlo da dietro alle ciglia solo quando udì il click della chiusura, e il metallo scattò sotto le sue dita.
    «pensavo fossi scozzese.»
    pour parler.

    e si taglia corto di brutto perché devo salire sul treno. e ci sono improvvisamente -20 gradi, ma di cos’è fatta milano centrale voglio morire.
    chouko lo sapeva, logicamente, di dover porre le attenzioni su dargen stecchito tra le sue braccia. solitamente il punto più rilevante di situazioni come quella.
    e invece lo lasciò scivolare a terra inerme, labbra strette a cuore e fronte comicamente corrugata.
    «ma sono fatti come pigne.»
    buongiorno, chouko.
    arricciò il naso, sinceramente contrariata e anche un po’ offesa. uno ti viene a salvare la pelle gratis e tu ti fai strisciare come i medium di mina.
    vabbè.
    e a proposito di ciò: «ok.»
    si chiese brevemente se fosse brutto, da parte sua, chiederle gentilmente di lanciare un preavviso prima di fare cose simili. bellissima signora campbell, per favore, sarebbe davvero molto gradito. specie quando finiva per doversi inserire anche lei in strategia, capito.
    sicuro meno rude se cominciava con l’aiutare il balletto macabro che aveva messo in scena; contributo poco utile, il suo, perché si limitò a spingere la palla letale contro lo stomaco di g-baby e sperare che quantomeno lo distraesse abbastanza da non scostarsi, ma insomma.
    «scusi, le posso fare una domanda?» ritirò la palla — e la spinse nuovamente contro di lui, yo-yo di noialtri. «ma il morso è contagioso?»
    chiedeva [click click] [ty e sersha funghetti] [gustavo santaolalla - the last of us.mp3] per un amico.
    Ma l’amaro torna Ed è la prima volta
    La vita che mi togli Passa dalle mani
    Ma tu già lo sai Che io non sarò mai
    Un porto sicuro In un mare calmo


    (1) DIFESA ELLIS (chouko + mina + kyle):
    ATTACCO G-BABY (chouko + veena):

    OSTAGGI
    — (JAVI) Moka&Hamish
  4. .
    I think I'll pace my apartment a few times
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    rebel
    chouko
    javier
    «tutto bene?»
    domanda da un milione. masticò l’interno della guancia, spostando le ciocche dalla faccia e annuendo debolmente col capo prima di tornarsene per la sua strada.
    si era: persa.
    figurativamente e letteralmente. il suo cervello si era bloccato al principio, quando aveva alzato lo sguardo e il cuore le era scivolato in gola — kaito vivo, vivo, a ricambiare il suo sguardo. di certezze, lei, non ne aveva avute fino a quel momento; solo una buona dose di ottimismo incurabile, perché l’alternativa era quella di percepire la morsa del terrore, e rendere inutile quello sforzo con un blocco inevitabile dei muscoli.
    era lì.
    ok.
    ed era libero.
    ok, ok.
    a grey stava cercando inutilmente di non pensarci. a un palmo della mano, stranamente vero, eppure così distante al contempo. in una linea temporale diversa quella sarebbe stata la sua forza; c’era jackie, e quella ferocia con cui consumava tutto il suo affetto, e c’era psy. e i suoi fratelli disadattati, tutti, mandria di deficienti in grado di infilarsi in casini simili in ogni universo che si rispetti.
    per come stavano messe le cose, in quel momento, nutriva solo un forte senso di disagio. sul costante filo dell’incertezza, chouko, incapace di dare un senso vero a quella situazione — stabilire un contatto senza apparire come una pazza qualunque, perché ci si era sentita fino in fondo, quando aveva steso la pergamena e riconosciuto la sua stessa calligrafia sotto tutte quelle parole.
    e ci si stava sentendo anche in quel momento, mentre rubava l’ennesima occhiata nella sua direzione e boccheggiava in cerca di un qualcosa da dirgli. qualunque cosa.
    .

    .
    ……
    ..
    yejun: effervescente, ora ti scaravento a terra con un bombarda
    chouko (specchio riflesso di clay dall’altro piano, spero sentano la connessione):
    sad-hamster-meme-sad-hamster-tiktok
    sicuro un modo come un altro per interrompere i suoi pensieri e riportarla — di nuovo — alla realtà.
    batté le palpebre, alzando preventivamente un palmo in aria per comunicare che fosse ancora tutta integra, concentrò invece le sue attenzioni su [ellis che canticchia] dargen; un pollice alzato nella direzione generale di yejun, che sennò si sentiva in colpa, e poi strinse le catene del martello meteorico attorno alla sua gola. un giro rapido, e tirò quanto più forte possibile. non era tanto, ma era un lavoro onesto.


    javi, invece, non gli risparmiò una (meritata.) occhiata trucida. non disse niente, perché già c’era troppo su cui era meglio non soffermarsi, ma l’insulto lo pensò comunque intensamente. porca puttana. e mai una volta che imparassero, bacio al cielo per veronica mars. il fuoco amico continuava a non essere nel suo bingo, eppure. in un modo o nell’altro riuscivano sempre a sorprenderlo.
    tu guarda.
    piuttosto strinse un palmo attorno al gomito della mizumaki, tirandola via con una richiesta di scuse già a premergli sulla lingua — e, inevitabilmente, finì per cercare nuovamente quei dannati volti familiari in giro per la stanza, prima di concentrare lo sguardo sulla coppia appena liberata. fronte corrugata mentre prendeva atto delle loro condizioni poco raccomandabili; espressione sempre più grave, mentre osservava uno dei ragazzi barcollare addosso ai nemici come un pupazzo gonfiabile e poi lanciarsi verso la balestra.
    beh, allora.
    «forse non dovremmo permetterglielo.»
    rivolto a — chiunque fosse in ascolto. dura, la vita. un lecito dubbio, il suo, visto come sailor mercury non sembrasse abbastanza in sé da assicurargli che i colpi della balestra raggiungessero il nemico e non uno di loro. sicuro colpito, però, dalla scelta alternativa di lanciare direttamente l’arma in faccia a ghali; al punto che si limitò a scacciare la manina offensiva del tipello come si farebbe con una mosca particolarmente insistente. ma che metodi erano mai quelli.
    giovani.
    e tornò a guardare mira.
    difficile non farlo, quando aveva chiaramente depositato liquido cremisi su tutta la pavimentazione del lotus. sospirò ancora, e segnò un rapido cosa è successo nella sua direzione. urlarglielo in spagnolo, d’altronde, era un rischio maggiore. una pausa — e strinse i denti, prima di aggiungere un semplice ti tirerò fuori di qui.
    in un modo o nell’altro.
    Ma l’amaro torna Ed è la prima volta
    La vita che mi togli Passa dalle mani
    Ma tu già lo sai Che io non sarò mai
    Un porto sicuro In un mare calmo


    dani prende la balestra!

    (2) DIFESA GREY (ethan + javi + dani): javi gli schiaffeggia la mano e dani gli dà una spallata accidentale
    ATTACCO GHALI (ethan + dani): balestrata in faccia. sì, usata tipo bastone, niente frecce da pro

    (4) DIFESA CHOUKO (javi + wind + corvina): tira via chouko
    ATTACCO DARGEN (chouko): gli stringe la catena della palla al collo per strozzarlo

    (9) DIFESA VINC (wind + giacomino + dani): gli sballottola addosso
  5. .
    mizumaki chouko
    sunny day
    beabadoobee
    Know it's been raining, I swear I'm not lonely
    Always complaining that you never see me
    Call in the morning when you wake
    Maybe tomorrow we're okay, when it's a sunny day
    «Fermate il gioco.»
    Cit Giulia, che ha quattro personaggi da censire e tipo un’ora per farlo, realisticamente, perché poi deve tornare a svenarsi sulle scadenze della tesi e pregare che la Madonna e Cher la assistano prima che perda quel vago soffio di sanità rimasto.
    «Non ho capito.»
    Eh, sempre noi. Perché vedete, Chouko non solo l’aveva data (la via a Google Maps) tre volte e comunque era riuscita quasi a finire in Scozia accidentalmente (al terzo tentativo si era resa conto di aver messo la navigazione a piedi), ma per i primi venti minuti buoni del concerto era rimasta speranzosa. Ci aveva voluto credere, poster di The X-Files di noi altri. Aveva visto un ometto raggirarsi vestito da Bob The Builder — e okay che aveva forse qualche collarino e imbracatura in pelle di troppo, ma non si era fatta troppe domande a riguardo. Love is love, etc. Di gente che con i robot ci faceva cose strane di cui lei non voleva sapere davvero troppo ce n’era, dopotutto. Poi le era passato davanti un altro tizio con l’armatura medievale, e si era sentita impossibilmente meglio. Che grandissimo, stratosferico slay; voglio dire, l’unione del metallo rozzo con l’intelligenza artificiale? Balenciaga!
    E poi erano apparsi gli elfi.
    E i signorotti ottocenteschi.
    Ed erano arrivati i Nickelback, non so se intendo.
    Sapeva di essere un soldato forte, Mizumaki Chouko, ma non così tanto. Cominciava un po’ a velarsi di grigio, il suo sguardo; le pozze scure degli occhi ormai in modalità screensaver.
    Masticò l’interno della guancia, nascose le mani nelle tasche della giacca, e danzò sui talloni; così, tanto per non abbandonare l’ultima speranza come Giulia ogni volta che apre la chat col relatore, piegò un’ultima volta la testa in direzione della folla.
    Perplessa quanto lei, quantomeno.
    «E quindi. Tutti qui per condividere la passione per gli oggetti meccanici?» Che non era uno strano doppiosenso.
    «ma non è che per caso vendete anche la droga qui?»
    Ok. Evidentemente no.
    Roteò saggiamente su se stessa, e mise la sua debita distanza da qualunque cosa stesse succedendo nelle sue vicinanze.
    E quindi adesso a chi lo mostrava il suo meraviglioso arsenale per la quale aveva perso preziose ore di sonno in vista di un fucking raduno che non esisteva veramente?
    Accartocciò le labbra a cuore, e decise su due piedi di scegliere un fortunello (vuoi essere tu? Proprio tu?) (ma tu chi, che questo post nessuno dovrebbe leggerlo per mantenere un minimo di reputazione sana) che ancora non era stato rapido dal richiamo della sirena!Chad Kroeger.
    «È un work in progress,» così, a cazzo duro. No perditempo. «Ma morirei per lei, e ora devi aiutarmi a darle un nome.»
    E che l’altra persona fosse pronta o meno, infilò una mano nella giacca — simil spacciatore; forse non sarebbe stato male scegliere Freddie per questo scopo, in effetti —, e aprì il palmo per rivelarne il contenuto: un ovale piatto di pochi centimetri, innocuo sotto ogni punto di vista. Apparentemente, quantomeno. Un semplice sfioramento del pollice sul tasto d’accensione, e guardò il suo robottino spiegare ali cibernetiche e circolare attorno all’involontario spettatore.
    «Un cyber-famiglio!!!&&&»
    Ma che sto scrivendo.
    aliveburs
    i’m like if a guy was whelmed,
    overly so

    gifs: rgnarocgifs.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
  6. .
    nickname: homini lupus
    role attive:
    bonus javi [27.06]
    chouko [30.06]
    PE accumulati sulla carta fidelity: 20
    scheda livelli:
    aidan - ritter - dick - tooth
    chouko

    per chouko ho messo 30.06 perché > notte del 30 .



    aggiornato!

    Edited by ‚soft boy - 3/7/2023, 14:02
  7. .
    (chouko m.) bambi sweeney
    And if it feels good,
    then it can't be bad
    Where I can be immoral
    in a stranger's lap


    21 y.o. ✧ home of sexual
    And if you want it good,
    downright iconic
    Then I would show you
    something
    that you wish you had
    «fammi vedere di cosa sei capace, allora»
    Palms: sweaty.
    Knees: weak.
    Arms: heavy.
    Mom’s: spaghetti.
    Prese un lungo respiro, Bambi, e s’impose di mantenere lo sguardo fisso in quello dell’altra. Lo sapeva che a spostare gli occhi sulla spalla, lì dove le dita di Starr premevano appena, tutta la sua bravado sarebbe scivolata via. Perché contro ogni previsione dell’esperienza ce l’aveva ma – non riusciva a dare un senso puro e logico a quella sensazione, eppure sapeva fosse diverso. Perché non era il corpo di Mizumaki Chouko a specchiarsi nel tavolino lucido del privé; una strana alienazione che non percepiva, solitamente, ma che in un momento come quello la racchiudeva in uno strano loop di sensi ovattati e dolorosamente vivi, reattivi. Era sbagliato, nascondere il suo vero aspetto. Ma l’invito era giunto da Starr, no? Inghiottì il senso di colpa, e portò una ciocca dietro l’orecchio. Stavano giocando allo stesso gioco, d’altronde.
    Poteva concederselo.
    Solo che: c’era altro a minacciare lo sgretolamento dei suoi nervi.
    «qui?»
    Inclinò il capo, un sorriso timido a farsi strada sul volto. Nel Lilum, su dei divanetti? Bambi aveva scherzato, insomma. Più o meno. In un secondo momento, quando le parole erano ormai uscite dalla sua bocca e si era dovuta imporre di rimanere realista. O diventarlo, per una volta nella sua vita.
    «in realtà non penso di poterti far vedere cosa farebbe – lui.» causa problemi logistici, e non. Strinse le labbra a cuore e arrotolò i capelli corvini attorno all’indice, sovrappensiero. «al massimo posso» e schiarì la gola, perché non aveva chiaramente alcuna idea di cosa stesse facendo. Quantomeno il fondotinta e gli strati di blush nascondevano parzialmente l’imbarazzo porpora sulle sue guance; Rare Beauty le faceva un fucking baffo. «mostrarti come io conquisterei te.»
    Che forse era un po’ tendere la corda, ma si era detta di non fare la codarda: quella era lei che onorava parzialmente la promessa. Non erano manco scenari così differenti, t’oh. Alla fine sempre della stessa storia si trattava: due persone attratte l’una dall’altra, entrambe conscie (parzialmente, solo in termini vaghi, una volta ogni lunga piena – indifferente) di questo semplice fatto, e che si girano attorno come squali senza mai fare niente. Chi per orgoglio (eh, Sammie), chi per disagio di vivere (ah, Chouko). Solo che lei, a differenza del ranger, una mezza gioia ce la voleva avere. Ma anche solo un quarto. Un briciolo, dai.
    E quindi cercò insistentemente il suo sguardo, mentre si trascinava più vicina a Starr. Una continua ricerca di segnali di fumo che l’avvertissero di tornare indietro e tenere le mani a bada. Calcolando ciascun battito di ciglia, ogni respiro spezzato. Il salire e lo scendere del suo petto, e il calore della sua pelle quando fu finalmente abbastanza vicina da poter soffermare le labbra sulla sua mandibola e premere piano; un bacio sottile che voleva sortire più da domanda implicita. Posso? Posò delicatamente una mano contro la sua gamba; movimenti lenti a percorrere il ginocchio, la coscia. Me lo concedi?
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  8. .
    (chouko m.) bambi sweeney
    And if it feels good,
    then it can't be bad
    Where I can be immoral
    in a stranger's lap


    21 y.o. ✧ home of sexual
    And if you want it good,
    downright iconic
    Then I would show you
    something
    that you wish you had
    Picchiettò con l’indice sul mento, gli occhi a scorrere dalla carta (le mani) alla ragazza (la bocca).
    Ora. Ora, realisticamente. Non aveva sentito una singola parola uscita dalle labbra di Starr. Ci aveva provato, ovviamente – perché era una Chouko, e in quanto Chouko era stata maledetta da un continuo bisogno di essere, prima di ogni cosa, disponibile. Corretta. Voleva dare agli altri le cose che gli altri, difficilmente, avevano dato a lei in passato. Il suo modo per mettere pezze a ferite aperte; passivamente, perché assimilava come una spugna. Ma non aveva funzionato, perché alla base di tutto c’era un enorme, insormontabile problema. Uno che si era promessa di mettere da parte in quella specifica situazione, perché non era per quello che erano lì – ma che era tornato a galla con quel so quello che faccio, virgola. Ti farò sentire bene, punto.
    Scosse la testa, lasciando che le ciocche corvine di Bambi mettessero un sipario temporaneo tra lei e Starr; necessario per darsi una regolata, ricalibrare le energie lì dove erano richieste piuttosto che perdersi in pensieri inutili che non avrebbero aiutato nessuno.
    Tanto, insomma: il succo lo aveva recepito.
    «è sicuro un taglio interessante.»
    Che, in sua discolpa, non era manco una carineria tirata in aria pur di dire qualcosa; le cose che scriveva lei, d’altronde, le aveva lette. Un paio di volte. Facciamo anche tre.
    Facciamo quattro.
    «posso?»
    Ma okay: per sicurezza attirò comunque a sé il quaderno con un sorriso che voleva essere incoraggiante e che probabilmente risultò più simile a una smorfia imbarazzata, il contatto visivo ridotto ai minimi storici. Fece scorrere l’indice lungo i paragrafi, sovrappensiero.
    «è che…» quindi strinse le labbra a cuore e posò il volto contro il palmo, lasciando vagare lo sguardo sulle pareti della stanza. «secondo me – non è una critica!»
    Forse un po’ lo era, ma quelli erano dettagli di poco conto. «è, come dire. prevedibile?»
    Resistette alla tentazione di premere l’arcata superiore contro il labbro, fin troppo conscia del gloss che le avrebbe tappezzato i denti di pigmenti colorati; e scattò indietro, perché i meandri oscuri della sua mente erano già passati oltre – portandola a dove, esattamente, avrebbe voluto lasciare tracce del suo passaggio.
    Schiarì la gola, e fece lo sforzo di posare nuovamente gli occhi su di lei. La fanfiction.
    Ok.
    «voglio dire – funziona. è uno di quei trope senza tempo, no?» ritirò le mani dalla carta per stringerle in grembo. E ci ripensò subito, preferendo di gran lunga giocherellare con gli anelli che adornavano le sue dita per tenere a bada l’energia repressa piuttosto che… avvertirla. Nelle vene, calda e pulsante, e lungo la schiena; brividi leggeri a baciarle la pelle.
    «ma è ciò che tutti si aspettano da kaegan.»
    Tutti: chi. Ariannapgvero. «paladino, alto, muscoloso, belloccio, carattere espansivo.» si strinse nelle spalle. «è un collegamento naturale. nessuno si aspetterebbe il contrario.»
    Eppure.
    Masticò aria per qualche secondo; quindi si avvicinò appena a lei, piegando il busto in avanti con fare cospiratorio. «non credi… sia già così? il contrario. voglio dire. sammie ha già qualcuno che gli fa la corte.» un qualcuno su cui lei aveva dibattuto a lungo perché nessuno riusciva a decidersi su di un prestavolto. Mica colpa sua se il suo canon differiva da quello degli altri, eh.
    Batté le palpebre – e si lasciò andare a una risata. «non c’entra, è vero. colpa mia.» alzò le mani in aria a mo’ di resa, allora. «è che mi piace lo scambio di ruoli. sai, quando il meno sospettoso dei due finisce per… essere il meno innocente.»
    Non lo dire.
    Non lo dire.
    Non lo dire.
    Non lo dire.
    «posso dimostrartelo!» ha ha.
    Lo disse.
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
  9. .
    nickname: homini lupus
    role attive:
    ken [28.03]
    PE accumulati sulla carta fidelity: 10
    scheda livelli:
    aidan - ritter - dick - tooth

    nickname: homini lupus
    role attive:
    chouko [28.03]
    PE accumulati sulla carta fidelity: 5
    scheda livelli:
    chouko

    aggiornato



    Edited by zugzwang. - 30/3/2023, 22:06
  10. .
    (chouko m.) bambi sweeney
    And if it feels good,
    then it can't be bad
    Where I can be immoral
    in a stranger's lap


    21 y.o. ✧ home of sexual
    And if you want it good,
    downright iconic
    Then I would show you
    something
    that you wish you had
    Su carta era sembrata una buona idea.
    Per ben – venti secondi. Poi aveva stretto il pollice tra i denti, Chouko, e aveva abbandonato il telefono sulle lenzuola, rifiutandosi di cacciarlo nella borsa anche quando il lavoro l’aveva obbligata a smettere di crogiolarsi in un angolo della stanza e uscire di casa, volente o nolente.
    Al suo ritorno il centro notifiche era rimasto tristemente vuoto di una risposta; idem quello successivo. E quello dopo ancora. Quando si era arresa all’idea di aver rovinato tutto con quella semplice proposta – un po’... forward, indubbiamente, ma non tirata fuori dal nulla –, il ping di Twitter l’aveva scossa dal suo torpore per altri brevi attimi prima di tornare alla familiarità del panico.
    Perché. Beh.
    Facciamo che esploriamo la situazione a fasi.
    All’incirca tremila anni fa una temeraria Mizumaki Chouko aveva deciso di non averne abbastanza, delle sue mille personalità su internet: glie ne serviva un’altra. Difficile non farsi tentare da quel gioco slash esperimento sociale che l’aveva guidata dritta dritta nei messaggi diretti di Starr. Starr, con la quale si era subito trovata. Starr, che – ma era indubbiamente solo una grande coincidenza – le ricordava qualcuno. Starr, che ci stava palesemente provando dal primo minuto. E che aveva smesso in modo misterioso quando si erano incontrate dal vivo quella volta alla Lanterna. Anche lì: Chouko si era fatta le sue mille paranoie ma l’aveva lasciata stare. Lei stessa non era riuscita a vedere oltre il suo stesso disagio; aveva a malapena incontrato il suo sguardo per tutta la durata dell’evento, insomma. Una cosa temporanea, in ogni caso. Un giorno di silenzi imbarazzati, poi il flirt spudorato era ripreso come se non si fosse mai veramente fermato.
    E Chouko non era proprio una cima, a leggere le persone, ma le piaceva pensare di averci comunque capito qualcosa su quale fosse l’andazzo generale. Che girarci attorno era davvero inutile, quando entrambe volevano una cosa sola. Perché esitare? Non era più una bambina. Non era più in grado di giustificare quella distanza – perché proibirselo, se era sulla punta delle loro lingue da tutto quel tempo?
    Aveva preso un lungo respiro. Spinto giù il dubbio che forse, se fino a quel momento non era successo nulla, era perché Starr non cercava il concreto che bramava lei; solo un po’ di divertimento, niente di impegnativo. Pigiato sul tastierino del telefono. Premuto invio.
    Così facile, finché nell’equazione non aveva dovuto considerare davvero una risposta positiva da parte di Starr. Non si era resa conto di quanto, esattamente, lo avesse fatto per mettersi l’anima in pace, finché quella prospettiva lontana non era divenuta solida realtà.
    Finché non si era guardata allo specchio, e riflessa aveva visto Bambi, e non Chouko. Lì sì, che era diventato tutto vero. E la tentazione di inviare una scusa pseudo-plausibile, nascondersi sotto le coperte per un mese e fingere non fosse mai successo nulla era stata molto, molto forte.
    È che aveva deciso di non fuggire più dai problemi che si creava da sola solo perché era terrorizzata delle conseguenze. Era stanca di sentirsi un personaggio secondario della sua stessa storia, Chouko; di sorridere sorrisi vuoti, e guardare il mondo andare avanti mentre lei rimaneva incollata nello stesso posto. Una prigioniera per crimini mai commessi.
    Se l’era fatto davvero, quel viaggio fino al Lilum.
    … perché i motel erano squallidi. Gli hotel non se li poteva realisticamente permettere; e poi sapeva di incontro ufficiale. Una botta per far passare la fantasia e ciao, ognuno per la sua strada. Casa Mizumaki era off limits per ovvi motivi – identità falsa a parte. Ogni altro luogo pubblico un enorme no.
    Era rimasta un’unica, vera opzione.

    Accavallò le gambe, nascondendo un palmo sotto la coscia, prima di azzardare uno sguardo nella sua direzione.
    «io… ah.» umettò le labbra, prima di stenderle in un sorriso nervoso. «non sono solita fare queste… cose.»
    Che probabilmente era già abbastanza palese così – con Bambi un fascio di nervi, il linguaggio del corpo a chiuderla a riccio su se stessa. «in verità è la prima volta che lo faccio.»
    Portò una ciocca corvina dietro l’orecchio, il palmo libero a carezzare la lunghezza della gamba esposta; un gesto quasi inconscio. «cioè.» sbuffò una risata, e scosse la testa. «non… in generale. è solo la prima volta che non lo faccio da sola.»
    Racchiuse i denti attorno al labbro inferiore, incurante del gloss inevitabilmente rovinato. «sai, con l’aiuto di altre… mani.»
    Scrollò le spalle, cercando disperatamente di apparire un minimo rilassata. Dio, ma perché doveva essere così.
    Si lasciò andare a un sospiro.
    «non dal vivo, quantomeno.»
    Ed era quello, infondo, a destabilizzarla di più. Non la richiesta in sé – non quello che stessere facendo. L’idea di essere del tutto impreparata a quel momento. Di tutta l’esperienza che Starr aveva, in confronto alla purezza di Bambi – di Chouko.
    Eccitante, come prospettiva, sì. In teoria. Nella pratica, l’anticipazione era quasi del tutto soffocata dalla paura di non essere, di nuovo, abbastanza. Di vedere sul volto dell’altra un cocktail di emozioni… sbagliate. Compassione, disinteresse.
    «mi dovrai guidare un po’.»
    Una confessione a fior di labbra – solo per lei. Come se quella stanza, lontana dai corpi caldi e dalla musica, avesse telecamere puntate su di loro; microfoni nascosti.
    Poteva farcela. Poteva provare, quantomeno.
    Solo allora allungò una mano verso di lei per stringerla attorno al suo polso. Un tocco timido. «i miei headcanon sono… un po’ singolari.»
    Quindi allungò l’altra sul tavolino. Ed esitò solo qualche secondo, prima di volgere il taccuino verso di lei.
    smut
    hurt/comfort
    jealousy
    handcuffs
    light bdsm
    horny with religious undertones
    kaegan sub
    salem dom

    «ma forse voglio sentire prima i tuoi.»
    Una chiara dimostrazione di fiducia. Il suo modo per dirle: sono tua, per una sera.
    Ci abbiamo danzato attorno per troppo tempo.
    Ora alza quella penna e mostrami cosa sai fare, straniera.

    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    "haha e se l'aprissi in cravings" "haha"
    lo faccio. lo fece.
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    nickname: niwabi
    gruppo: neutrale
    link in firma? indeed
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    HTML
    [URL=?t=62754504]Chouko Mizumaki[/URL]

    dipendente @ madama piediburro
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    personaggio:
    HTML
    [URL=?t=62754504]chouko mizumaki[/URL]

    scuola: hogwarts
    casata: tassorosso
    gli studenti di tibiavorio/ivorbone specifichino se vega o altair.
    ripetente? no
    anno di nascita: 2002
    nato dopo settembre? no
    se nato dopo settembre, il vostro pg frequenterà hogwarts con l’anno successivo al suo (es: chi è nato a novembre del 1989, inizierà hogwarts a settembre del 1990, quindi con tutti i personaggi del ’90).
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    personaggio:
    HTML
    [URL=?t=62754504]chouko mizumaki[/URL]

    abilità innata (max 1): metamorfomagus
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    HTML
    </li><li> [url=?t=62754504]chouko mizumaki[/URL]

    NEUTRALE
25 replies since 17/3/2019
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