NARAH J. BLOODWORTH

«Sai che sono sempre felice di vederti, Mac, ma…» Un selfie in cui indicava la fotocamera?? Che richiesta specifica da parte dell’Hale. Gli restituì un’occhiata perplessa, pur con un sorriso sulle labbra; incrociando i suoi occhioni azzurri ci rinunciò con un sospiro. «Come non detto.» In fondo i bimbi sperduti le avevano insegnato che era bene non chiedere se non si era sicuri di volere la risposta. E chissà se era solo la sua impressione o un vero e proprio istinto da telepate, ma la Bloodworth sospettava l’amico avesse qualcosa in mente. Cosa? CHI LO SAPEVA! Il che scatenava la sua curiosità, perché il ragazzo sembrava un po’ troppo compiaciuto da se stesso e la incuriosiva da morire, però magari gli avrebbe chiesto più avanti. «Devo sorridere? Okay sorrido.» La imbarazzava un sacco mettersi in posa, era una di quelle persone che facevano facce bizzarre sapendo di essere riprese.
Compiuto il suo dovere (quale) di amica, posò una mano sul braccio del giovane. «Hai già pranzato?? Sei appena arrivato, non voglio trattenerti!» La modalità mamma Nah era onnipresente, aspettava solo il momento giusto per risvegliarsi – come Citra quando esigeva i croccantini: l’alba era il suo orario preferito, ma qualunque ora era buona. La special aveva già finito di mangiare, dopo aver fatto una capatina da Fitz per lasciarle un abbraccio – la conosceva abbastanza da sapere che stesse fingendo di essere ancora risentita perché Nah non si era finta uno studente di Durmstrang, e da sapere che fingeva per ricevere attenzioni extra da parte delle amiche! Avrebbe voluto lasciare una carezza discreta a Gideon prima di tornare in ufficio ma… lui non c’era??
Salutando Mac, ispezionò un’ultima volta la sala prima di lasciare la stanza col suo solito passo silenzioso, quello di chi era stato abituato a lungo a essere invisibile. Di sicuro era in biblioteca a studiare per gli esami, ci teneva tantissimo a superare i MAGO e Narah era la sua fan numero 1, ovvio che li avrebbe passati. Era strano il McPherson saltasse il pranzo, questo poteva… significare….. solo una cosa………
AVREBBE DOVUTO METTERE IL BRONCIO PER BEN (BEN!!!) UN’ORA PER INTIMARGLI SILENZIOSAMENTE DI NON DIMENTICARSI DI MANGIARE PER LO STUDIO!
Sì, era una conseguenza di indubbia gravità per Narah. Sessanta minuti senza fare gli occhi dolci al Corvonero? Incredibile e terribile. Al pensiero di quanto Gideon si stesse impegnando per diplomarsi, però, le veniva solo da sorridere. Quell’anno si sarebbero diplomate un bel po’ di persone e Narah era fiera di tutti, ma di lui sempre un po’ di più, dopo due anni di coincidenze drastiche e ostacoli. Certo, non avrebbe più potuto vederlo al castello ogni giorno ma almeno avrebbe smesso di sentirsi illegale vedendosi con uno studente dalla sua posizione di assistente coff coff – e poi poco importava, cambiava solo il posto! Insomma, Hogwarts non era tutto il mondo, anche se era stata la sua casa per molto tempo.
Entrata in ufficio, si diresse verso la scrivania senza notare subito l’oggetto che qualcuno vi aveva lasciato – perché ovviamente, da brava gatta qual era, Citra ci aveva posato sopra la coda. Perché Perché poteva. «Ehi, guarda cos’ho qui!!» Un biscottino. La risposta era sempre un biscottino, e quella smorfiosa lo sentiva, lei e le sue fusa opportuniste!!11! Fu dando lo snack a Citra che scorse l’angolo di una scatoletta sotto lo spolverino barra coda. «Uh.» Inarcò un sopracciglio, la Bloodworth, pensando il mittente si fosse sbagliato e volesse lasciare il pacchetto sulla scrivania di Stiles. Lei non… attendeva nessun pacco??
Poi vide il suo nome scribacchiato sopra, ed era talmente abituata alla scrittura di Gid che avrebbe potuto riconoscerla da una sola lettera, figuriamoci. Il suo cuoricino, caso disperato tanto quanto la sua proprietaria, iniziò a battere più veloce e fu un sorriso sciocco quello a incurvarle le labbra. Che scemo, le aveva fatto un regalo?? Perché non glielo aveva dato direttamente??? «Ma pensa.» Ciò che il coperchio della scatoletta celava era un… un’ampolla? Nah sgranò gli occhi, sbuffando una risatina: non stava assolutamente capendo. Ma era sicura un senso vi fosse, eh, Gid non faceva mai nulla per caso!! Si rigirò il minuscolo contenitore di vetro tra le dita, sentendo la curiosità salire alle stelle- e infine ALLA BUON’ORA vide la foto ritraente due ragazze.
Non capì.
Girò la fotografia, leggendo una – la – frase.
Capì.
Imbucarsi insieme al prom… Le guance le si imporporarono all’istante, in un mix di imbarazzo ed emozione, mentre si portava una mano a coprirsi la bocca e soffocare una risatina, quasi trovasse stupido essere così felice. Gid e lei. Al prom. Insieme. Non che fosse stato un pensiero fisso, ma in quel periodo capitava Narah pensasse all’anno in cui avrebbe tanto voluto andare al ballo con lui, sperando segretamente in un invito che… be’, non era arrivato. E aveva perso importanza da quando tra loro tutto si era sistemato, fino a diventare solo un pensiero superficiale che ogni tanto saltava fuori, ma ricevere da lui un invito fu… bello. Dolce e tenero in una maniera indescrivibile.
Continuò a sorridere come una stupida, mentre contemplava la fotografia con espressione sognante e un pizzico di divertimento – che poi sarebbe diventata ansia da impostore ma sciocchezzuole. «Ma pensa,» ripeté piano, le gote che non accennavano ad attenuare il rossore, il batticuore a invaderle il petto.
Si sentiva di nuovo una piccola studentessa alle prese con le farfalle nello stomaco per un certo Corvonero appassionato di pozioni, al pensiero di rivedere presto il ragazzo e accettare. Come se fosse la prima volta che Gideon faceva un gesto romantico per lei. Ma d’altro canto, era questo l’effetto che Gideon McPherson scatenava in Narah, incapace di abituarsi a lui e tutto ciò – tanto – che era per lei. E se questo non era cambiato dopo tre anni, probabilmente non l’avrebbe mai fatto.

there's so much i wanna say but nah

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