Votes given by Jack Of All Trades

  1. .
    fazione: pro

    nome pg: kaz oh
    dov'è:
    RAPITO OBLINDER O MINIQUEST
    nome pg: Melvin Diesel
    dov'è:
    RAPITO OBLINDER O MINIQUEST
    nome pg: Friday de thirteenth
    dov'è:
    PARTECIPANTE QUEST CHE NON E' NELL'ULTIMA SETTIMANA
    nome pg: mood bigh
    dov'è:
    ULTIMA SETTIMANA — NORMALE
    nome pg: stan luna
    dov'è:
    ULTIMA SETTIMANA — NORMALE

    fazione: contro

    nome pg: madein cheena
    dov'è:
    ULTIMA SETTIMANA — OSTACOLO NELLA BOLLA
    nome pg: troy bolton
    dov'è:
    ULTIMA SETTIMANA — NORMALE
    nome pg: yale hilton
    dov'è:
    PARTECIPANTE QUEST CHE NON E' NELL'ULTIMA SETTIMANA
    nome pg: Bennett Meisner
    dov'è:
    PARTECIPANTE QUEST CHE NON E' NELL'ULTIMA SETTIMANA
    nome pg: poor withpotatoes
    dov'è:
    PARTECIPANTE QUEST CHE NON E' NELL'ULTIMA SETTIMANA
    nome pg: yale hilton
    dov'è:
    PARTECIPANTE QUEST CHE NON E' NELL'ULTIMA SETTIMANA
    nome pg: barbie jagger
    dov'è:
    RAPITO OBLINDER O MINIQUEST
    nome pg: kai kageyama
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    RAPITO OBLINDER O MINIQUEST
    nome pg: mis jacksson
    dov'è:
    RAPITO OBLINDER O MINIQUEST
    nome pg: Mac Hale
    dov'è:
    RAPITO OBLINDER O MINIQUEST
  2. .
    più razionali e metodici dei berserker, i cacciatori studiano attentamente le loro prede prima di passare all’attacco, considerando ogni punto debole

    Parve felice di sentire che Liam avrebbe riuttenuto il suo posto e di conseguenza lei i suoi sporadici pasti gratis. Felice, anche -soprattutto, che che Liam avrebbe potuto distrarsi, tornare alla vita di tutti i giorni e alla sua routine.
    Bevve ancora rigorosamente col mignolo sinistro alzato, prima di appoggiare la tazza e guardarsi intorno: mancava qualcosa.
    Biscotti la risposta che prontamente il cervello le propose.
    «Lo capisco, anche io sono piuttosto curioso di sapere chi è stato a rapirci»
    Tornò su Liam con fare divertito, l'ombra di un sorriso ad allungarle le labbra: magari gli avrebbe mandato anche qualche foto del panorama su Whatsapp.
    «Ti farò sapere.»
    Era sicura anche di andare in guerra ed uscirne vincitrice quindi insomma, come minimo sarebbe morta crepata contro il primo stronzo che le si sarebbe parata davanti (e perchè proprio Pupo) ma un vecchio un giorno disse che l'ottimismo è il profumo della vita e anche se non si chiamava Gianni, voleva crederci anche lei. O forse peccava solo di superbia. Più probabile la seconda.
    Seguì Liam appoggiare la tazza sul tavolo e avvicinarsi a lei: ecco, era il momento?
    Per precauzione si sentì in dovere di riporre la tazza e intrecciare le braccia al petto.
    «Ama... »
    Era il momento.
    Uno di quelli dove non sapeva mai che cazzo fare o come rispondere, uno di quelli non necessari perchè per quanto potesse dirne, non era vero che lo voleva recuperare solo per un pasto, per un grazie o che Liam si sentisse in debito con lei forever.
    Non sapeva nemmeno come guardarlo mentre tutto solenne (?) le faceva quel discorso quindi doveva sembrare per lo più impassibile, o insofferente - o che stesse trattenendo una scoraggia, why not.
    «E mi dispiace molto per le conseguenze di questo tuo gesto, mi dispiace che abbiano preso anche te.»
    Sciolse le braccia dal petto e la mano destra sarebbe andata a muoversi appena a mezz'aria, come a volergli dire: lascia perdere che tanto il passato è passato, che tanto se non ci fosse stata lei, sarebbe arrivato comunque qualcuno, che era stata una sua scelta. Che tutto quello non serviva. Ma non fece in tempo perchè Liam sapeva essere infimo e bastardo quando voleva, tipo ora, che allungava i suoi tentacoli a tradimento stringendo i nervi tesi della Nott sotto un abbraccio inatteso.
    Inspirò l'aria, il profumo di Liam, a pieni polmoni e poi rilasciò il tutto in un sospiro pesante abbastanza da smuoverle le spalle. Si ritrovò in un attimo incastrata contro la maglietta del minore e solo dopo qualche attimo di pensiero ponderato alzò la mano per andargli ad accarezzare un paio di volte la testa, lasciando scorrere le dita tra i capelli corti.
    Contò fino a 5 poi si staccò appena da Liam e la mano finì a fargli un tenue pat-pat smorza pathos sulla testa. Però lo guardava come se dentro le pupille buie ci fosse stato scritto tutto quello che non riusciva a dirgli.
    Sorridente, si sarebbe fatta strada scostando Liam per andare a prendere un pacchetto di Gocciole per trasformare la sua giornata da così a così.
    «Ti piacciono questi?»
    A lei sì, per questo prima di poggiare il pacchetto sul tavolo già ne tirò fuori uno; come se l'atmosfera non fosse già dolce abbastanza.
    «Se no ne ho altri.»
    Cioè May. May e la sua scorta personale. Hihihi.
    Amaranth
    Nott

    Qui finisce il mio silenzio
    E inizia il mio agire
    Guerriero cacciatore
    rimuove 5-10 pd da difesa avversaria
    SPECIAL
    APPRENDISTA
    31 y.o — Pyrokinesis— Gun (12/12)A deeper dive
    Eternal silence of the sea
    I'm breathing
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    Alan Walker
    Mother of Night, darken my step
  3. .
    più razionali e metodici dei berserker, i cacciatori studiano attentamente le loro prede prima di passare all’attacco, considerando ogni punto debole

    Liam O' Sullivan era ben lontano da essere solo lo special strambo incontrato in un vicolo fuori dai 3 Manici. Ci aveva impiegato meno di quanto Amaranth avrebbe voluto per insinuarsi nel miocardio e lì rimanere: venire a conoscenza della sua sparizione era stata una doccia fredda che non si aspettava. Ci era andata fino a mai volentieri in quel fottuto albergo, pronta a riprendersi una di quelle poche persone per cui valeva la pena provare affetto.
    Si sistemò comoda sulla seduta, allungando lo sguardo morbido su Liam prima di tornare al suo tè. Sistemò le mani intorno alla tazza percependone il calore, ne inspirò l'aroma fresco e tornò sul minore solo per alzare le spalle alla sua domanda.
    «Tutto okey. »
    Dai, se proprio si voleva vedere il bicchiere mezzo pieno: non era comunque uscita sconfitta da una guerra(!!) Si poteva considerare un trauma minore. Cioè: c'era di peggio.
    «A lavoro tutto bene? » Lo sapevi? I Nott hanno radici nella ridente Brescia, per questo il discorso doveva andare a parare anche su quello.
    Almeno lui ce l'aveva, un lavoro. Mica come lei che si lamentava senza fare assolutamente nulla per cambiare la situazione pensando di poter tornare alla sua scrivania ministeriale così, dall'oggi al domani per grazia divina.
    E a proposito di Ministero, annuì appena portandosi la tazza alle labbra, fermandola. Impercettibilmente i polpastrelli fecero più pressione sulla ceramica.
    «Già. Così pare...»
    La notizia che Ministero si era svegliato adesso mentre a Febbraio orecchie da mercante e non avevano mosso un dito la diceva lunga su quanto secondo quel governo fosse la cosa più fottutamente sbagliata che esistesse (come nella vita vera. Ciao Giorgia)
    Sorseggiò il suo tè macchiato latte senza fretta, scostandolo dalle labbra solo per rispondere alla seconda domanda del giorno.
    Trattene un sorriso per la risposta scontata che sarebbe arrivata da lì a poco: certo che sarebbe andata. Non di certo per aiutare, ma per cercare di capirci qualcosa sì, perchè bella l'idea di mandare un messaggio minatorio ad Abbadon e compagnia ma magari non usando lei, Liam o John, Adrian, Corvina, Scarlett: avevano un nemico comune, potevano anche parlarne.
    Invece no, si ritrova da giorni con pochi ricordi nitidi e altri fastidiosamente sconnessi, sfuocati, confusi.
    «Certo. Sono curiosa di sapere chi c'è dietro tutto questo.»
    L'idea di incontrare qualche suo ex collega non la entusiasmava particolarmente, ma il gioco valeva la candela. Probabilmente, i ministeriali non sarebbero state le uniche facce conosciute che avrebbe rivisto.
    Bevve ancora, alternando pacatamente le iridi dalla tazza all'irlandese e si ricordò quando arrivando all'Hotel, una parte di lei aveva avuto paura che quei momenti non ci sarebbero più stati.
    Sospirò e ciò che trattenne fu la domanda di rimando che rimase incastrata in gola; troppo paura della risposta più quotata.

    Amaranth
    Nott

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    Era stata in un bellissimo sogno.
    Non lo aveva detto a nessuno, ma a ripensarci, da sola nella camera di May, aveva scoperto che le sarebbe piaciuto essere ancora lì in quel posto dove doveva esistere, ma non vivere. Ascoltare ma non sentire, guardare senza vedere.
    Fare ciò che le veniva detta senza dover pensare a causa e conseguenze.
    Tornare al mondo reale era stato un cazzotto sui denti.
    Tornare, con la consapevolezza che aveva - misera, ma tanto bastava a farle girare i coglioni - ancora peggio.
    Però.
    Però.
    Una piccola ma importante vittoria l'aveva ottenuta e aveva nome e cognome: Liam O' Sullivan; che fondamentalmente era pure il motivo per il quale era andata all'Hotel quindi insomma #forseunaGioia.
    Il fischio del bollitore segnava che finalmente l'acqua bolliva e diede modo alla Nott di ridestarsi dai suoi pensieri, oltre che dal divano estremamente comodo che dopo (OMG, QUASI!!) un anno sentiva anche suo.
    Un "oplà" d'obbligo mentre una volta in piedi andò a sgranchirsi le braccia. S'incamminò senza fretta verso la cucina and scostando il bollitore dal fuoco mentre la mancina andava meccanicamente ad aprire un anta e recuperare una tazza con sopra un meme che considerava stupido solo perché non lo capiva.
    Stava cercando (probabilmente) la dignità tra le acque calme del suo tè quando tirò un'occhiata in direzione della porta sentendo bussare. Manco il tempo di chiedersi chi fosse - non aspettava nessuno, ovvio - che Liam O'Sullivan si premurò di far sapere a tutto il quartiere che stava cercando proprio lei.
    Sbuffò, abbandonando la tazza sul piattino e strisciò la sedia per alzarsi.
    Nessuna sorpresa dunque, quando le iridi si soffermarono sulla figura dell'irlandese dalle spalle curve: quei centimetri mangiati le permettevano di poterlo guardare negli occhi senza dover far troppo sforzo.
    È con un cenno del capo che lo saluta, accompagnato da un semplice: «Oh.»
    Come sempre, era necessario iniziare a fare le cose con ordine partendo dal check visivo per cui lasciò scorrere lo sguardo da capo a piedi e viceversa, prima di lasciargli lo spazio necessario ad entrare casomai avesse voluto farlo e non rimanere a parlare sull'uscio aperto (a Mosconi non piace(va)questo elemento)
    Chiusa la porta gli avrebbe fanno cenno di seguirlo in cucina dove il profumo del tè nero era ancora forte nell'aria.
    «Ne vuoi una tazza? »
    Tea for Two cantava qualcuno.
    E non è che proprio aspettò una risposta quando si mise a recuperarne una per appoggiarla davanti a lui. Gli allungò anche il bollitore e il cartone del latte qualora come lei, lo bevesse macchiato.
    Tutte cose che avrebbe potuto fare tranquillamente da seduta se solo avesse avuto una bacchetta.
    Rip.
    Amaranth
    Nott

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    Alan Walker
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  5. .
    jericho karma lowell
    attitude
    dylan
    She got the power
    She’s a mood
    Lookin’ in her eyes
    look like fuck you
    Liam era l’impersonificazione dell’apprendimento sulla strada, come dedusse dalle sue mosse goffe e imprecise. Distrarla con un oggetto contundente per colpirla con un pugno in faccia poteva funzionare in uno di quei vicoli bui, messo all’angolo e con nessuna tecnica se non uno spiccato istinto di sopravvivenza, magari contro un paio di thug di strada. Nel Bronx narrato dalle pellicole cinematografiche, sicuro avrebbe fatto la propria scena.
    Contro un professionista? Mh. Reclinò il capo sulla spalla, lasciando che la luce rimbalzasse sul pugnale stretto nel palmo. Per quanto odiasse ammetterlo a se stessa, in uno scontro diretto, Jericho era sempre in svantaggio: i suoi avversari pesavano almeno il triplo rispetto a lei, e contavano di media venti centimetri sulla sua altezza – perfino i nani come l’O’Sullivan. - e prenderli di petto avrebbe solo che aiutato loro. Doveva, invece, fare in modo che loro aiutassero lei, con quelle spinte cieche che avrebbero giocato a suo favore. Non doveva rispondere all’attacco, e non era nella posizione di pararlo – uhm, ciao, era anche un pugno rinforzato? - quindi non le rimaneva che schivarlo, ed approfittare della momentanea mancanza di equilibrio dell’altro per disimpegnare l’azione. Si spostò di un passo laterale per evitare il bancale, ed all’ultimo secondo possibile in modo che Liam non potesse prevedere la sua azione, si abbassò, strisciando nel mentre i piedi per spostarsi sul fianco sinistro dell’emocineta, e nell’unico secondo a sua disposizione, approfittò della forza del pugno dell’altro per spingerlo ed inclinare maggiormente il suo baricentro, così da farlo cadere, o farlo avanzare oltre la sua posizione.
    «idealmente, ho visto di peggio» trascinò le parole le une sulle altre, studiando il suo avversario con nuovamente un paio di metri di distanza fra loro. «in pratica, ho un pugnale» lo fece roteare fra le dita. Per scopi didattici, non l’aveva usato – ancora. - ma non significava che non potesse. «avrei potuto approfittare del tuo slancio per accoltellarti» picchiettò la punta dell’arma contro la fronte, sollevando gli angoli delle labbra nella pallida imitazione di un sorriso. «mi spiace essere io a dirtelo, ma non hai la stazza adatta per contrastare una lama con il corpo a corpo» alzò un dito, analizzando la sua posizione. «devi fare più affidamento sul tuo potere in maniera offensiva, piuttosto che difensiva» indicò i pugni rinforzati, davvero una figata, ma poco pratici se il suo addestramento base erano risse da locali malfamati. «o su armi da distanza, preparandoti ad alternative in cui non funziona la magia. Prima incapaciti il tuo avversario, poi puoi insaccarlo di botte» strinse i denti, spingendo pigra le labbra verso il basso.
    «quindi.» Allargò le braccia, mostrandosi inoffensiva, ed agitò pigra l’indice nell’aria. «riprova»
    chloeigh_
    people hate to see women breaking into male dominated fields (psychopathy)

    gifs: fybarbarapalvin.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
  6. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    23 y.o.
    glitter fairy
    ex ravenclaw
    Finley Lloyd | phannah-montata
    «che idiozia, certa gente ha troppo tempo libero a disposizione» dondolò sul poso passandosi la mano fra i capelli, leggermente imbarazzato. Diciamo che un pochino si era sentito chiamato involontariamente in causa ma hey, era stato un periodo difficile e stava cercando di rimettersi in sesto. Per una volta nella sua vita aveva dei progettiTM per il suo futuro. «mh, forse si sono dimenticati di qualche via di fuga... controlliamo la finestra» Annuì avvicinandosi alla finestra, cercando qualche modo per aprirla ma sembrava chiusa ermeticamente e se fosse stato anche claustrofobico, quella sarebbe stata la sua morte. Fortunatamente non rientrava nella sua lunga lista di fobie. «non ti preoccupare, penso sia una reazione normale dare di matto in una situazione del genere.» si bloccò alzando lo sguardo verso l'altro poi scosse la testa e riprese a smanettare con la finestra cercando di trovare un modo per aprirla. Finn però si sentiva davvero in colpa, lo aveva subito giudicato male ma si stava rivelando una persona dolcissima. Insomma, conosceva molte persone che lo avrebbero maltrattato al suo posto, prendendosi gioco di lui e invece lui non lo stava facendo. «uhm... non saprei. credo che una buona parte delle persone avrebbe fatto 2+2 fin da subito invece di farsi invadere dal panico» e lui non faceva parte di quella maggioranza delle persone. Sapeva di non essere stupido ma la sua emotività intaccava sicuramente il suo pensiero e la sua intelligenza, era capitato più di una volta, come quando era stato interrogato dal Ministero. Faceva ancora incubi su Alister, non era molto piacevole ma aveva imparato a conviverci. «come sempre» abbassò lo sguardo calciando il vuoto. Gli piaceva pensare di essere cambiato leggermente, di essere cresciuto e maturato eppure aveva avuto per l'ennesima volta la riprova che non era affatto così. Era sempre il solito Finn, la persona che nessuno avrebbe voluto avere accanto in caso di pericolo imminente, una spina nel fianco. Si era girato verso la finestra e aveva osservato le altre camere cercando di immaginare cosa stesse succedendo nelle loro stanze. «almeno è una consolazione, forse qualcuno ha già trovato un modo per uscire da qui.» chissà, forse. Sperò che fossero riusciti a mettersi in salvo ma allo stessi tempo avrebbe gradito una mano che li tirasse fuori di lì. Spostò lo sguardo su Liam che però poco prima sembrava aver avuto la mente da tutt'altra parte. Aggrottò le sopracciglia, osservandolo cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Ovviamente era uno sconosciuto e gli era impossibile immedesimarsi a tal punto da capire, però aveva colto Liam pensieroso. Probabilmente anche Liam si stava preoccupando della situazione — senza esplodere come aveva fatto lui — e probabilmente aveva sicuramente una famiglia da cui tornare o qualcun altro di altrettanto importante. «tu... stai bene?» Finn era bravo in... niente principalmente ma avrebbe fatto del proprio meglio per rassicurare Liam o aiutarlo con qualunque mezzo. «ti prometto che usciremo da qui» o almeno Liam sarebbe uscito. Finn aveva fatto pace con il fatto che se mai fosse incappato in qualche apocalisse zombie o in qualche scenario da film horror, sarebbe stato il primo a morire, ma questo non glielo disse. E a proposito di film horror. Aveva lanciato uno sguardo nuovamente fuori dalla finestra e questa volta aveva visto una ragazza scrivere con.... ERA SANGUE QUELLO??! «sai cosa? mi sento più al sicuro qui dentro... qualcuno alla finestra ha scritto qualcosa con il sangue. non ho intenzione di uscire.» sapeva fosse una follia perché prima o poi avrebbero avuto fame ma qualcuno li avrebbe tirati fuori di lì come sempre... right? Wrong. «guarda, la conosci? a me il suo viso non dice nulla, ma la data è quella di oggi... che sia una degli altri prigionieri?» diede uno sguardo al volto della donna. Era bellissima, se l'avesse mai vista in giro lo avrebbe ricordato. Scosse la testa. «n-no? non ha assolutamente niente di familiare» non ricordava nemmeno di averla mai vista alla Lanterna prima ancora che la radessero al suolo, per colpa sua. «ugh, se solo potessimo affacciarci e fare un passaparola per vedere se è fra noi» solo qualche secondo dopo realizzò le parole di Liam sul 14. Oggi doveva essere il 14, San Valentino. «ma non può essere, giusto? deve essere tutta una messa in scena, una sorta di escape room» di cui solitamente era fan !! Le amava !! Se sapeva di essere in un'escape room. Non voleva l'immersione che non gli permettesse nemmeno di distinguere la realtà dalla fantasia. «presumiamo che oggi sia il 14. se fossimo stati rapiti oggi, non avrebbero già dato l'allarme per scomparsa, sarebbe passato minimo un giorno, direi un 48h prima di dare la scomparsa ufficiale.» non aveva senso. Ricordava di essere andato a letto il giorno prima e di essersi svegliato quella mattina proprio in quel letto insieme a Liam. Non aveva alcuna memoria di... altro. Non poteva aver dormito tutto quel tempo, okay le ore di sonno in arretrato da anni, ma quello gli sembrava un po' troppo. «se questo risale al 14... hhhhhhh che giorno è oggi?» okay, ora iniziava a preoccuparsi sul serio. Non era mai sparito dalla circolazione, nessuno era mai sparito per quell'evento. E se esisteva un volantino su uno di loro... esisteva anche il suo? Sua mamma e Ethan dovevano essere preoccupati, doveva tornare assolutamente a casa il prima possibile.
    Con gli errori commessi ci farò una collezione
    Negli occhi vedrò solo le allucinazioni
    Tu che non mi ami
    E io ancora che ti chiamo
    Per dirti
    Finiscimi
  7. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    23 y.o.
    glitter fairy
    ex ravenclaw
    Finley Lloyd | phannah-montata
    «ma è possibile che ogni soluzione del mondo magico giri intorno al rapire qualcuno? se avessi una moneta per ogni volta che mi hanno rapito, ora avrei due monete... che non è molto, ma è comunque strano. e poi cosa è una psycho-shipper?» beh, almeno su qualcosa erano d'accordo: i rapimenti non piacevano a nessuno dei due. Il che era già un passo avanti e ora sapeva che anche l'altro fosse stato già rapito. Non aveva idea di cosa fosse successo ma fra le tante opzioni una sicuro riconduceva ai laboratori. La maggior parte delle persone venivano rapite e portate lì, almeno prima che diventasse una moda. «hai presente quelle persone che desiderano accoppiare qualcuno in ogni occasione possibile? ecco, immagina quella persona e aggiungici quel pizzico di follia che aggiunge la clausola ad ogni costo» quindi sì, comprendeva anche il fatto di drogarli, rapirli e ammanettarli per rinchiuderli assieme in una stanza di hotel. Che era la versione soft rispetto al suo battesimo di sangue. «se sei il prescelto è impossibile scamparla» ci aveva provato. Era anche svenuto e nessuno si era preoccupato di raccoglierlo con un cucchiaino, lo avevano lasciato lì al suo destino. La descriveva come qualcosa di terribile perchè lo era stato per lui, ma leggendo i giornali, gli altri la vivevano anche in modo differente. Couldn't be him. «non ti preoccupare, non è la prima volta che scappo da una gabbia. forse non usciremo da qui presto, ma riusciremo ad uscire.» annuì anche se non era così sicuro sarebbero usciti da lì prima che glielo avrebbero permesso ma non voleva togliere le speranze a Liam, soprattutto da quando aveva abbassato i toni con lui, cosa che non gli era sfuggita e che aveva apprezzato, qualunque fosse il motivo che l'avesse spinto a farlo. «grazie e scusa per aver dato di matto prima» solitamente, esternamente, era una persona alquanto tranquilla, il tipico ragazzo da parete. Non urlava, era principalmente silenzioso, se ne stava per le sue, evitava il contatto visivo e se possibile evitava di socializzare. Non gli dispiaceva fare nuove amicizie ma solitamente ci metteva molto, molto tempo a fidarsi e a scrollare di dosso l'imbarazzo. Aveva problemi con la fiducia, dopo tutto il processo a cui passavano gli altri per la sua approvazione, bastava poco a farla vacillare. Non sempre stabiliva una fine ma delle semplici scuse spesso non erano sufficienti. «niente, nessuna risposta. potremmo almeno controllare il frigobar, di solito tengono qualcosina da mangiare li dentro.» okay, questo poteva farlo, dopotutto mettere la testa nel minifrigo come gli struzzi la mettevano sottoterra era da lui. E così fece ma non si stupì quando lo trovò completamente vuoto. «ci hanno lasciati a secco» e sperava perchè li avrebbero liberati presto, ma niente era mai scontato a San Valentino. San Valentino lo sentiva più come un pesce d'Aprile. Era un giorno in cui veniva perculato dal mondo o non si capiva. Si affacciò alla finestra e vide molte stanze e molte di queste erano abitate, chissà se erano gli unici ostaggi e quelli erano turisti o erano tutti ostaggi lì dentro. «mi sento un po' un babbano ai tempi del covid» chissà se c'erano dei fogli e pennarelli con cui poter scrivere "andrà tutto bene" con qualche arcobaleno. «non siamo soli» Provò ad alzare una manina e a salutare chiunque riuscisse a vederlo. Si era un po' arreso alla situazione drammatica ma forse c'era chi stava peggio di lui, poteva ritenersi abbastanza fortunato, per il momento.
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    «no, non sono ethan.» CERTO CHE NON ERA ETHAN. Quando mai succedeva qualcosa di normale nella sua vita. Se avesse avuto una padella in mano come Rapunzel, il ragazzo che non era Ethan avrebbe fatto la stessa fine di Flynn. Gliel'avrebbe data in testa, probabilmente urlando e sentendosi subito dopo in colpa. E basta, cancelliamo il fatto che poi lei scappi con lui e se ne innamori e così via. «mhh, puoi calmarti un attimo? non riesco a pensare appena sveglio.» fece un respiro profondo e rimase in silenzio. «mi chiamo liam... non ho idea di come tu sia finito perché non so nemmeno come IO sia finito qui e soprattutto mi sfugge il motivo per il quale qualcuno mi ha ammanettato a te.» okay, era comunque ancora spaventato perchè poteva anche essere che si fosse approfittato di lui la notte precedente e ora non ricordasse nemmeno lui niente. Era uno sconosciuto, avevano condiviso un letto ed erano AMMANETTATI. IN UN LETTO. Non ricordava niente della notte precedente ed era spaventato a morte, come minimo, esigeva della distanza. Quella che quelle manette potevano offrigli, per lo meno. «si, aspetta un secondo, ora mi alzo e mi allontano... AH no, scusa, ora ricordo... NON LO VEDI CHE SIAMO LEGATI? COME FACCIO AD ALLONTANARMI??» rabbrividì alle urla dell'altro, chiudendosi a riccio, portando le gambe al petto, abbracciandole con le braccia fino ad appallottolarsi. Non era stupido. Non come poteva sembrare a prima impressione, era solo spaventato. Non gli aveva chiesto di alzarsi e allontanarsi ma solo di rimanere lontano da lui, lo spazio vitale di cui necessitava per non andare in iperventilazione in quel momento. Le persone lo spaventavano. Era anche migliorato negli ultimi anni, le gestiva meglio ma non quando gli gridavano contro o quando si sentiva in pericolo. Non si era ancora presentato e lo avrebbe fatto appena si fosse calmato ma il suo sguardo fu catturato da una pergamena che notò sul comodino e allungò un braccio per recuperarla, senza dare le spalle al ragazzo, perchè, sinceramente, ancora non si fidava. Dispiegò la pergamena e lesse velocemente il breve messaggio sussurrando poi un «non di nuovo...» prima di mettergli in mano la pergamena, lasciandosi andare sul letto con un sospiro, coprendosi il viso con la mano libera. «io sono finley e potrei sapere cosa sta succedendo qui» qualcun altro leggendo quel biglietto si sarebbe rassicurato ammettendo che era solo un dating program e non avrebbero voluto ucciderli ma lui ricordava. Per non parlare di quando notò com'erano conciate le braccia dell'altro e cercò di vedere le sue ma si accorse solo allora di avere un costume simili a quelli gonfiabili che non riusciva a decifrare osservando solamente il braccio (x). «mi è già successo qualcosa di simile a san valentino...» e ne era uscito traumatizzato. Letteralmente. Più del solito, si era aggiunto alla grande lista di traumi che portava sulle spalle. «solo che l'ultima volta una psycho-shipper ha cercato di farci fuori. voleva che ci salvassimo con il potere dell'amore o qualcosa del genere» diciamo che per una buona parte del tempo era svenuto quindi... eh. «senti, ho bisogno di mangiare. ora, posso trascinarti per la stanza mentre cerco qualcosa da mettere sotti i denti o possiamo collaborare per trovare un modo per andarcene da qui... a te la scelta.» effettivamente lo stomaco dell'altro aveva emesso qualche brontolio e pure il suo non scherzava. Forse avrebbero fatto bene a trovare qualcosa da mangiare prima di rimanerci secchi. «non credo usciremo presto da qui...» aveva come il presentimento che non ce l'avrebbero fatta. C'erano poche persone con cui avrebbe potuto tollerare quella situazione: una era il suo migliore amico, l'altro era un fuggitivo sparito dalla faccia della terra di cui non aveva notizie da... anni e con il terzo... beh con il terzo era tutta un'altra storia, sarebbe comunque andato in panico, si sarebbe imbarazzato a morte ma sotto sotto sarebbe stato contento di essere con lui. Avrebbe accettato anche altre personcine che avevano guadagnato la sua fiducia, soprattutto in quel momento nel quale aveva bisogno di qualcuno che conoscesse meglio di uno sconosciuto. «è un hotel... forse troviamo il volantino per il servizio in camera con il menù» disse alzandosi per seguire il ragazzo. Meglio che lo trovasse lui e chiamasse sempre lui perché Finn al telefono non avrebbe parlato con nessuno. Non era il momento per fare la persona estroversa.
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    && fall asleep on the couch
    23 y.o.
    glitter fairy
    ex ravenclaw
    Finley Lloyd | phannah-montata
    Si rigirò nel letto mugugnando qualche parola, poi allungò il braccio verso il comodino per prendere il cellulare per vedere l'ora ma, ancora ad occhi chiusi si trovò abbracciato a qualcuno. Era un calore talmente confortevole che si strinse ancor di più alla sua stufetta umana e si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto. Non poteva essere altri che Ethan, suo amico d'infanzia e coinquilino. Solitamente era lui a tuffarsi nel suo letto per ricevere qualche abbraccio gratuito o per aiutare a calmare qualche attacco di panico, era raro ma non impossibile osservare la scena inversa. Quando era particolarmente di umore nero, il Lynx bussava alla posta, entrava senza dire una parola e si accasciava accanto a lui e rimanevano lì, in silenzio. Era successo anche recentemente quindi non gli era sembrato così strano. Aprì lentamente gli occhi cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante. «questa non è casa mia» biascicò ancora un po' intontito. Appoggiò il viso contro la spalla di Ethan e solo allora si accorse che quella strana sensazione che stava provando derivava dal fatto di non riconoscere il corpo che stava abbracciando. Non gli era per niente familiare, non aveva lo stesso profumo, stava abbracciando un perfetto estraneo in una stanza che non gli apparteneva, asettica solo come alcune stanze di albergo potevano sembrare. «OH MIO DIO NON SEI ETHAN» gridò alzandosi di scatto, scioccato, imbarazzato e spaventato dalla situazione. Non andò molto lontano perchè una fitta allucinante lo colpì al polso e lo riportò sul letto, dove si rannicchiò dolorante. «chi sei?» Voleva sotterrarsi per la 500milionesima volta, probabilmente quel posto sarebbe stato anche un bel posto nel quale sotterrarsi. «come sono finito qui?» era abbastanza sicuro di non essersi addormentato in quella stanza di hotel la notte precedente. Solo allora alzò lo sguardo verso il suo polso. Come aveva temuto era legato tramite una manetta all'altra persona. «perchè sono ammanettato??» oh quella giornata era iniziata molto male. Si era comportato bene, non aveva fatto nulla che potesse metterlo in pericolo, aveva paura ancora di più della propria ombra per fare qualunque cosa quindi perchè era ammanettato? «stai lontano da me» disse sistemandosi qualche passo indietro strusciando le ginocchia sulle lenzuola, lasciando uno spazio vitale fra se stesso e l'estraneo, però costretto a rimanere fin troppo vicino dato che non poteva allontanarsi molto dalla persona alla quale era ammanettato. Finn chiedeva solo di arrivare vivo al giorno del suo compleanno, mancava esattamente un mese. Era davvero così tanto da chiedere?
    Con gli errori commessi ci farò una collezione
    Negli occhi vedrò solo le allucinazioni
    Tu che non mi ami
    E io ancora che ti chiamo
    Per dirti
    Finiscimi
  10. .
    Lotus Mirage Resort - room #004
    phannah-montataDroplet
    Lotus Mirage Resort, un hotel situato a Montrose, piccolo villaggio portuale magico sulla costa est della Scozia. L’edificio è su quattro piani (reception, hall, bagno, sala da pranzo – all’occasione sala da ballo – e cucine al piano terra; alcune stanze al primo piano, altre stanze e due suite al secondo; alloggi dello staff, magazzino e stanze di servizio al piano interrato) ed è inserito perfettamente nella conformità paesaggistica del luogo, con le pareti di pietra dai colori chiari, il tetto di tegole rosso mattone e il basso muro di cinta che accoglie gli ospiti, mettendo in mostra l’insegna (il nome dell’hotel con sul fondo un fiore di loto i cui petali si aprono e si chiudono).
    Durante i mesi di campionato, quando la squadra della città – i Montrose Magpies – gioca in casa, la struttura ospita tifosi arrivati da ogni parte della Scozia, e dei dintorni; il resto dell’anno, è principalmente meta dei turisti che scelgono di visitare il villaggio magico e le spiagge rocciose di quel lato della Scozia, una vista mozzafiato che la posizione privilegiata in cui è stato costruito il resort (in cima ad una collinetta che affaccia proprio sul mare) regala a tutti i villeggianti.
    Noia. Curiosità. Ricerca. Psycho shipping. Fascinazione.
    Potrebbero essere tante, forse addirittura troppe, le ragioni dietro il perché la notte del quattordici febbraio sia diventata, oramai, una notte speciale nel mondo magico; quali che siano i motivi che spingono persone, o gruppi di persone, a lanciarsi ogni anno nell’organizzazione più assurda per garantire la migliore riuscita dell’evento, comunque, non è importante. Il perché raramente lo è, infondo. Non cambia le conseguenze, e non rende più comprensibile l’incredibile – e francamente inspiegabile – clamore dietro una notte che, all’apparenza, dovrebbe essere una come tutte le altre.
    Il passaggio di testimone, da un anno all’altro, serve solo a sottolineare ancora di più l’imprevedibilità che San Valentino porta con sé; simulazioni, sopravvivenza, ricerca scientifica.
    Cosa succederà l’anno prossimo?
    È la domanda che si fanno tutti.
    Beh, quasi tutti.

    E poi, in uno schiocco di dita, l’anno prossimo è già qui — e maghi e streghe e special e babbani (perché no, non c’è più alcun velo a separare i due mondi, dopotutto) di ogni età si trovano, loro malgrado, ad essere i più vicini a scoprire la risposta a quella domanda.
    Che lo abbiate desiderato per trecentosessantacinque giorni o meno, che l’abbiate temuto o agognato, che abbia occupato anche solo una minima parte dei vostri pensieri in questi dodici mesi oppure no, non importa: perché quest’anno il fato – o chiunque sia a muovere i fili del destino al suo posto, a questo giro – ha scelto proprio voi come vittime.
    Uhm, pardon: come fortunati vincitori della lotteria annuale.
    Una scelta probabilmente fatta a caso, il proverbiale bastoncino corto beccato per sbaglio, e contro la vostra volontà; o magari vi hanno tenuto d’occhio per tutto l’anno, prendo appunti e aggiungendo note e trascrizioni alla murder board tenuta in soggiorno; lo so, è una possibilità terrificante, non è vero? Essere controllati. Eppure, nessuno può escluderla.

    Qualsiasi sia la ragione, qualsiasi sia il prima, non ha importanza.
    In quella stanza di albergo, quest'anno ci siete voi, e non siete soli.
    E in quello stesso istante, nel momento in cui aprite gli occhi e prendete nota di ciò che vi circonda – del materasso morbido e delle lenzuola delicate, o del pavimento fresco, o di quanto sia stranamente comoda la vasca… –, quello è il momento in cui vi rendete anche conto di essere ammanettati a qualcuno. Proprio così: vere manette d'acciaio fredde al contatto con la pelle nuda del polso.
    E potrà sembrare assurdo, ma non è quella la cosa più strana di cui vi rendete conto; e ne prendete velocemente atto quando provate ad avvicinarvi alla porta della stanza, portandovi dietro la vostra anima gemella, e in un battito di ciglia siete di nuovo al centro, accanto al letto, o nel bagno. Potete riprovarci quante volte volete, e potete persino tentare con la finestra che da sul mare: non importa, quanti, o quali, tentativi facciate, non c’è via d’uscita, e perseverare non porterà a nulla — solo ad un forte mal di testa. La magia che vi tiene lì, è chiaramente una magia più forte di quello che vi sareste aspettati. Ed è anche l'unica magia che funzioni: non ci mettete molto a capire che né le vostre bacchette, né i vostri poteri, sembrano funzionare.

    Quanto alla stanza... beh, è una banalissima stanza d’hotel. Niente di particolare salta all’occhio, se si esclude il fatto che non possiate uscire da lì, certo.
    C’è il numero per contattare la reception al piano terra e il menu per ordinare la colazione in camera, ma nessun dispositivo con cui mettersi davvero in contatto con l’esterno: non un telefono, né alcun oggetto incantato con cui comunicare; c'è una piccola toeletta disposta contro la parete, e una sedia; c'è il bagno (con la vasca, perché a quanto pare l'hotel, il resort, non si fa mancare nulla); c'è il letto, due comodini, alcune stanze hanno persino un balcone — non che voi possiate uscirvi fuori, certo: vi dovrete accontentare di osservare il paesaggio da dietro i vetri delle finestre.
    E poi c’è un foglio.
    Sul letto, a terra, sulla toeletta, ovunque capiti.
    Poche parole, leggere sulla pergamena ma pesanti sulla coscienza. Cinque beffarde parole.
    Buon San Valentino, miei cari.


    //OFF: BENVENUTI AMICI AD UN NUOVO ED EMOZIONANTISSIMO OBLINDER!!
    Siete pronti?? SIETE KARIKI??? Mi auguro per voi (e per i pg) di sì!!
    Come avrete capito, siete in una stanza di hotel (dalla quale NON potete uscire) che alcuni potranno riconoscere magari dal logo sulle lenzuola o dal panorama esterno (se ci sono già stati). Cosa dovrete fare? BEH!! Ma ovvio: interagire con l vostra anima gemella. Non cercate un modo di uscire, sarebbe solo tempo perso: non c'è una via d'uscita SMACK
    Pensate piuttosto a fare una più approfondita conoscenza della persona con cui siete stati abbinati; il resto verrà da sé.
    XOXO
  11. .
    jaden green
    Wide awake, the fever burns
    Sweat it out, wait my turn
    Can you hear the drumming?
    There's a revolution coming
    sconosciuto: «devi lavorare sulle tue frasi di rimorchio»
    Jade: 🗿
    (A parte che le sue tecniche di rimorchio erano invidiabili; aveva conquistato senza neanche provarci Eugene Fucking Jackson, non vorrei dire!!1)
    Ascoltò incuriosita il suo sproloquio, una mano ad andare pigramente alla tasca per trovare una posizione più comoda (incurante di starai sporcando di più i vestiti, comunque già rovinati di vernice) mentre l'altro parlava - rendendosi adorabilmente ridicolo.
    Ah, quindi Green aveva l'aria di un terrorista? Alzò un sopracciglio sorridendo. Bene. Lo era. E fieramente, anche.
    «Oh........ Parlavi del disegno.....Si........... Si..... Vediamo... Vediamo il disegno» Sbuffò una risata dal naso, soffocata dalla stoffa che nascondeva il viso ma comunque ben udibile, e gli fece segno allargando il braccio di farsi avanti e guardare - preparandosi in ogni caso a usare la magia o il corpo a corpo per difendersi se il ragazzo fosse stato una minaccia; aveva un aspetto vagamente familiare, sapeva di già visto, e forse aveva solo quella faccia, ma poteva voler dire che apparteneva al mondo magico. Magari un ex studente a cui aveva insegnato, o uno special che aveva incrociato alle lezioni di Mr Henderson? Doveva fare attenzione se non voleva farsi riconoscere.
    «Mi ricordo di questa frase...»
    «I see you're a man of culture as well» citò il meme, passando lo sguardo dal proprio disegno, di nuovo al giovane, per studiarne le reazioni mentre osservava il muro. A cosa stava pensando? Gli piaceva? Sembrava perso nella sua testa, ma non poteva dire se fosse perché stava facendo girare gli ingranaggi riguardo la resistenza ad Abbadon, alla recente guerra, o stesse solo immaginandosi Anakin come una Lia qualsiasi che si perde a guardare i tiktok di Hayden incantata. In fondo la sua reazione quando pensava che Jade ci stesse provando, era stata molto da gay panic.
    «Un bel murale, fammi indovinare... Non ti va a genio Abbadon. Sei un mago a cui non piacciono gli special oppure uno della resistenza?»
    Si trattenne dall'arricciare il naso riguardo la prima supposizione. Oh, c'era andato così vicino... Peccato che credesse che un nuovo dittatore che semplicemente cambiava la razza da schiacciare non andasse a genio solo alla suddetta razza. Doveva per forza essere un mago per non essere d'accordo con un tiranno ingiusto?
    «potrebbero esserci altre interpretazioni; il bello dell'arte»
    ancora, gesticolò in aria con la lattina.
    «tu cosa pensi significhi? E cosa ne pensi di lui?» sorrise «io ti ho già detto la mia con questo graffito, che tu lo capisca o no; saremmo solo pari se me lo dicessi»
    Sentite, non era una Rebel scout ma i loro ranghi erano molto sottili dopo la guerra: se c'erano modi per trovare nuove reclute, doveva approfittarne.
    gif code
    1996
    lumokinesis
    rebel
  12. .
    jericho karma lowell
    attitude
    dylan
    She got the power
    She’s a mood
    Lookin’ in her eyes
    look like fuck you
    Niente da fare, la gente le stava proprio sul cazzo. Jericho Karma Lowell non era una creatura adatta alla società, malgrado fosse costretta a farne parte. Le comodità della civilizzazione le piacevano abbastanza da non averla ancora spinta a vivere come un’eremita – voleva una connessione wifi funzionante, e locali vicini dove andare a prendere i suoi bibitoni extra zuccherati, nonché la costante possibilità di pugnalare qualcuno semplicemente perché le andava – ma odiava ogni interazione con la razza umana, perfino quando non diretta a lei nello specifico.
    Era in fila al Capitan Platinum, ok. In uno strano moto di ottimismo e di rispetto nei confronti di Niamh (non Isaac. Chi cazzo era, Isaac), con cui aveva condiviso casata, amico, ed una pazienza molto sottile, non aveva neanche minacciato gli individui di fronte a sè con un coltello alla gola per farla passare avanti: a suo dire, era stata un angelo. Chi la circondava, non era evidentemente conscio di quale favore avesse fatto loro la Lowell a non accoltellarli in mezzo alle scapole, perché insistevano ad esistere in maniera rumorosa e altamente seccante. Il gruppo di adolescenti poco distante di lei, continuava a ridacchiare e spintonarsi, con il più alto fra loro (che forse si sentiva arrivato solo perché con il naso poteva sniffare le nuvole: ragazzini di merda, e pure ogm.) che continuava a fingere di scusarsi, ad un volume eccessivo perché fosse sincero, con il resto della clientela, per il comportamento dei suoi amici, scatenando di conseguenza altre risate dai compagni. I signori dall’altra parte, persistevano nel brontolare il loro fastidio, come se qualcuno lì dentro gliel’avesse domandato. La coppia esattamente dietro di lei, continuava a pomiciare, accompagnando quel triste pomeriggio – l’unico in cui non avesse le cuffie. - con suoni umidi e sospiri adoranti. Da qualche parte nel locale, un bambino continuava a piangere.
    Altri trenta secondi. Concedeva ancora trenta secondi della propria misurata pazienza, poi non avrebbe risposto delle sue azioni. Chiuse gli occhi, scandendo il tempo in respiri profondi che secondo la mindfulness avrebbero dovuto portarle serenità, ma che la Lowell usava per accumulare tutta la sua furia. La pressava tenendola a bada come una molla; non gliene fotteva un cazzo di chi ci andasse di mezzo quando, infine, la lasciava andare.
    Ventinove. Ventotto.
    «ihih STUPIDOHH»
    Ventisetteventiseiventicinque ZERO wow che magia la matematica, assurdissimo, e mannaggia la miseria, ora le toccava prendere provvedimenti. Spalancò gli occhi turchesi sullo stupidohh in questione, casualmente il GGC (Gigante Gran Coglione) di prima, che mostrava tutti i suoi dentini da pre pubescenza con l’apparecchio. in sorrisi languidi che puzzavano di ormoni perfino senza leggergli nel pensiero (e lei poteva, per inciso). Espirò, la lingua a scivolare sull’arcata superiore dei denti.
    Dopodichè, agguantò una sedia e la sbattè al pavimento. Violentemente. Più volte, fino a che l’unico rumore all’interno del locale non divenne il lento scricchiolare di viti che saltavano e metallo che si piegava. Quando le rimasero in mano due gambe, le roteò nei palmi facendosi spazio fra quelli che erano rimasti troppo sconvolti per spostarsi – ma che lo fecero, in quel momento – e puntellò la parte piatta del bastone contro il petto della ragazzina che aveva ridacchiato fino a qualche secondo prima. «avete rotto il cazzo. Sdrumato i coglioni. Scartavetrato i testicoli.» sottolineò ogni sentenza con una piccola spinta, i denti così strizzati fra loro da far uscire le parole in sibili. La biondina poteva avere sì e no, più no che sì, quattordici anni, ed a Jericho non poteva interessare di meno. «non frega. Niente. A NESSUNO, ok. NESSUNO. Non siamo qui per i vostri stupidi, patetici, insensati, riti di accoppiamento da ADOLESCENTI DI MERDA, con quelle risatine che vorrei imbottigliare e spaccarvi sulla calotta cranica. OK? BASTA» piroettò sul posto, e con un unico colpo secco, prese il retro delle ginocchia dello spilungone facendogli perdere l’equilibrio. «e tu. tu. “STUPIDOHH”? Si cazzo, sei un COGLIONE, e io ti ODIO. Se vuoi piacere alle persone, e fare qualcosa di simpatico per tutti, SPARATI. SPARATI! I morti piacciono sempre.» le parole ferivano, ma non erano abbastanza - non nel mondo della ex Grifondoro, dove tutto era tangibile e concreto; non usava la bocca come arma, se non per mordere – quindi, grazie all’ausilio del rimanente della sedia, lo spinse completamente a terra. Alzò lo sguardo sul resto dei clienti, mento all’infuori. Chi sarebbe stato il prossimo? Una domanda a cui non ebbe bisogno di rispondere, perché la calca si aprì come il Mar Rosso, mostrando il sospiro di Jayson Matthews, e la sua impassibilità, in tutto il suo splendore.
    Con tutta la calma del mondo, la Lowell si avvicinò al bancone.
    «quella la aggiusti»
    «no»
    Un intenso scambio di sguardi. Jay (oddio...come Barbie) non era pagato abbastanza per quello.
    «ok»
    E quella era la breve storia di come Jericho Karma Lowell arrivò a New Hovel con una tazza di tè con più zucchero di quanto qualunque essere umano avrebbe dovuto essere in grado di processare. Bevendo dalla cannuccia colorata, assottigliò le palpebre verso il ragazzino striminzito che l’attendeva. Il come fossero arrivati a quello, non aveva importanza: un annuncio? L’aveva sentito mentre cercava di fissare un colloquio con un effettivo docente? Amen: in qualche modo, Jericho aveva scoperto che c’era un ragazzino in vena di farsi insaccare di botte, perché a sua volta voleva insaccare di botte qualcuno (Liam: ah sì….?) e tanto le era bastato per decidere di offrirsi come sensei. Un tempo era stata anche lei una creatura inetta e senza capacità come il moro; poteva rendere il mondo migliore offrendo sul loro piano un altro villain.
    O ucciderlo nel mentre. Per lei, era sempre una vittoria.
    «liam o’sullivan?» domandò, senza allontanare le labbra dalla cannuccia, squadrandolo dal basso verso l’alto. «ti bullizzavano, vero? Hai la faccia di uno che è stato bullizzato.» Schioccò la lingua contro il palato, avvicinandosi quanto bastava a non dover urlare per farsi sentire. «cosa sai fare?» in generale, nella sua esistenza. «schifo non vale, quello lo vedo.» A quel punto, sorrise.
    chloeigh_
    people hate to see women breaking into male dominated fields (psychopathy)

    gifs: fybarbarapalvin.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it


    CIAO MATTI SMACK
  13. .
    jaden green
    Wide awake, the fever burns
    Sweat it out, wait my turn
    Can you hear the drumming?
    There's a revolution coming
    Jaden stava lentamente cercando di trasformare la propria vita, e avere (momentaneamente) il corpo di un uomo non rientrava nei cambiamenti più grossi.
    Lei e Eugene avrebbero avuto un altro figlio (un felice incidente: sembrava quasi destino che Jackson fosse rimasto incinta dopo aver parlato di adozione), aveva ufficializzato l'iscrizione all'università come part timer, e aveva iniziato a carpire in giro informazioni per farsi assumere come mercenario dopo il convincente dialogo con la sorella maggiore Rea.
    La caduta dello Statuto di Segretezza sembrava aver sconvolto il mondo magico, e dove i puristi lamentavano che ora i babbani si sarebbero mischiati a loro e avrebbero invaso i loro spazi, e gli estremisti di sinistra facevano notare che lo Statuto aveva tenuto al sicuro i non-magici dai soprusi, Jaden pensava che l'unione delle due realtà non potesse che portare forza al mondo. I babbani subivano angherie di nascosto da secoli, con leggi che li "proteggevano" solo di facciata: almeno adesso era tutto alla luce del sole, e più persone dotate di senno si sarebbero rese conto che non c'era (mai stata) giustizia nelle regole del ministero. La legge attuale, pur meno discriminante per gli special, era ancora una falsa utopia costruita sul sangue.
    Agitò la bomboletta ritmicamente fissando il disegno che stava venendo fuori: sembrava un volantino propagandistico vintage, una rappresentazione di Seth Abbadon vestito da jedi con sotto scritto "i will bring peace, freedom, justice and security to my new empire". Una citazione per pochi, forse, ma Green era sempre stato uno street artist affezionato a star wars nei suoi lavori, e sperava ancora una volta che il collegamento anakin (darth vader) abbadon fosse chiaro persino per chi credeva che il nuovo capo del mondo fosse un santo. Era un lupo in abiti da pecora, un demone pronto a fare terra bruciata se le cose non fossero andate come voleva lui.
    Il lavoro era quasi finito, mancava giusto la firma e qualche ritocco, quando sentì il suono oltre il vicolo.
    Jaden si mise subito sul chi vive, voltandosi verso la fonte del rumore e chinandosi per raccogliere il borsone dove teneva bombolette e altro materiale per i suoi graffiti.
    Avrebbe potuto diventare invisibile e scappare, grazie alla velocità che gli donava il suo potere, ma non voleva rivelare così brutalmente che era un lumokineta se poteva evitarlo: la persona che aveva fatto un passo falso poteva essere un semplice curioso, uno sciacallo che aveva trovato la sua sistemazione nella zona e non voleva farsi beccare, o addirittura un animale che aveva semplicemente fatto cadere qualcosa passando.
    «ti piace quel che vedi?» sollevò un sopracciglio osservando la zona scura, coraggioso del fatto che la bandana sul viso e il cappello con visiera nascondessero in gran parte le sue fattezze, e convinto che in caso di bisogno sarebbe stato abbastanza veloce da recuperare la pistola nei pantaloni. Era pur sempre un'addestratrice di corpo a corpo, era stata in missioni suicide uscendone viva: non era pronta a morire in un agguato al buio. «puoi uscire, e guardare da vicino» magari era pure un ribelle, a cui avrebbe potuto ammettere senza problema chi fosse, e usare la manipolazione della luce per mostrare meglio il graffito.
    gif code
    1996
    lumokinesis
    rebel

    ho notato adesso che sono peeta e gale . prossimo post inside jokes al riguardo

    e paragona Abbadon a un demone per il mini prompt obliviontober "demons" 💅
    +3 🎃
  14. .
    Roxanne O'Death
    You don't know what's in my head
    I'd still like to hit ya in the throat
    Avvicinarsi di soppiatto alle spalle del ragazzo era stata un'idea geniale, vista la sua reazione: aveva sobbalzato spostandosi leggermente di lato e successivamente si allontanò ancora di più a bordo panchina, aumentando la distanza fra loro. Roxanne doveva fargli davvero paura e non si era nemmeno impegnata. Quello poteva essere un nuovo record da segnare sulla sua agendina. «scusa, mi hai sorpreso.» fece spallucce con non chalance. Non le importava. Peggio per lui che aveva abbassato la guardia quando la guerra era appena finito e il mondo doveva ancora assestarsi al nuovo cambiamento. «queste sarebbero potute essere le tue ultime parole» e sarebbero state davvero divertenti. «"scusa, mi hai sorpreso" splat.» immaginò con un sorriso la scena simil fumetto con vignetta con su scritto SPLAT a caratteri cubitali. La lama che affondava nella carne, uno sparo diretto allo stomaco, una delle sue mazzate in testa... le le venne da ridere. Se solo avesse potuto leggergli nella mente, lui probabilmente sarebbe già fuggito. Come passione aveva quella di leggere liste e liste delle ultime parole famose delle persone. Era un hobby leggero che conciliava il suo humor nero e la mancanza di tempo per far altro oltre a suonare, ascoltare musica e nutrire la sua tarantolina. «divertente non direi proprio... la descriverei come triste e rivoltante, al massimo.» lei non era d'accordo. Continuava a trovarlo sciocco e divertente. Era come osservare un capriccio di un bambino. Probabilmente non ci avevano pensato due volte a farlo. Non avevano idea di cosa significasse perdere la magia, non avevano probabilmente nemmeno pensato a quante cose avrebbero dovuto iniziare a fare senza l'ausilio di un bacchetta e qualche parolina magica. Probabilmente qualcuno se ne sarebbe pentito. A meno che le cose fossero cambiate negli ultimi tempi, come per la bacchetta, non era il mago a scegliere il potere ma viceversa. Lei si riteneva molto fortunata ma qualcuno avrebbe anche potuto odiare e dover convivere con il proprio potere senza poter tornare indietro. Era un processo indelebile e incurabile. Avrebbe adorato vedere la disperazione nei loro sguardi accorgendosi di cosa avevano appena fatto. Sfortunatamente era anche qualcosa con cui volente o nolente si veniva a patti ed entrava nella quotidianità, lasciando pian piano svanire quel vuoto dato dalla mancanza di magia. Nemmeno il suo divertimento in quel caso sarebbe stato d'intrattenimento perchè comunque, in fondo, se lo erano scelti loro e non avrebbero quindi nutrito alcuna rabbia verso nessuno, a differenza della persona seduta sulla panchina lì vicino a lei. Non c'era voluto troppo a riconoscere quel tipo di rabbia: inizialmente l'altra ipotesi era che lui fosse uno di quelli fermamente convinti che gli special rimanessero dei mostri e chi si fosse adattato al quel regime lo fosse altrettanto. Ne avrebbe apprezzato la coerenza almeno, invece non avendo battuto ciglio quando aveva svelato di essere special, l'unica altra spiegazione a quell'odio fosse che i laboratori lui li avesse vissuti sulla propria pelle. «parole che non rientrano nel mio vocabolario. anzi, rivoltante è sapere che delle persone stiano facendo sesso nella tenda dove tu dovresti andare beatamente a dormire. quello è rivoltante.» riferimenti puramente casuali. Persone che avrebbero potuto dire qualcosa a riguardo erano gli uomini del dormitorio Serpeverde. Lì sì che giravano voci alquanto aberranti e una di queste riguardava la persona che chissà chi, aveva deciso di imprigionare con lei e altri deficienti a San Valentino e, ancor di più, aveva deciso di accoppiarli come anime gemelle. Cosa ne sapeva lui, di cosa fosse aberrante. «già, è molto ironico il fatto che ora corrano a fare la fila per diventare special... immagino che quando qualcuno al potere prende in simpatia un determinato gruppo di persone, tutti vogliano far parte di quel gruppo» e questo faceva intuire in che razza di mondo vivevano. «scommetto che il loro sogno più grande è sempre stato quello di trasformarsi in mostri» non era così che li avevano sempre visti rilegandoli all'estremità della società? Ora chi li aveva considerati dei mostri, voleva diventarlo a sua volta, solo che questa volta loro la credevano qualcosa come la supremazia della razza. «chi sei? vai spesso in giro per parchi ad istigare la gente?» come odiava presentarsi alle persone, Satana solo sapeva, così per il momento ignorò bellamente quella domanda. «così mi fai sembrare una depravata» e una predatrice ma per quello effettivamente non avrebbe potuto giustificarsi. Lo era sempre stata una predatrice, così tanto che dai laboratori ne era uscita emocineta, not the kind type. Uccidere era probabilmente l'unica cosa di cui lui poteva additarla eppure non l'aveva mai vista in azione quindi ai suoi occhi poteva solo sembrare un'adolescente un po' weird, tutto fumo e niente arrosto. Il ragazzo di fronte a lei però sembrava uno che si spaventava facilmente, non aveva detto niente di troppo inquietante, ancora. A meno che fosse un telepate, in quel caso avrebbe potuto aver senso essere spaventato dagli orrori che risiedevano nella sua mente. «non vado in giro per i parchi solitamente ma si potrebbe dire che non mi dispiaccia istigare la gente» quello che stava facendo al momento però non lo avrebbe detto istigare. Stava solo giocando un po' con lui. «fino a prova contraria, sono una persona e questo è tutto ciò che ti basta sapere di me» non sapeva nemmeno che se ne sarebbe fatto lui del suo nome dal momento che lei non aveva alcuna intenzione di instaurare un'amicizia. «mamma mi ha insegnato a non accettare (i cookies) caramelle e rivelare informazioni personali agli sconosciuti»
    gif code
    2006
    DEATHEATER
    HEMOKINESIS
  15. .
    Amaranth Nott
    « Let's start at the rainbow»

    Se Amaranth avesse ottenuto la Telepatia, a quell'ora lei e Liam avrebbero potuto intavolare una magnifica (quanto più amichevole) discussione elencando i motivi del perché i ribelli erano brutti e cattivi, ma ahinoi aveva la pirocinesi quindi niente lettura del pensiero, solo, un' aria diffidente mentre nella sua testa la valutazione continuava manco fosse un oggetto.
    « Immagino.»
    Non ci stava credendo, ma non era di sicuro un problema della Nott, come non lo era quell'accento di nervosismo che l'aveva messa in allerta donandole una posizione più rigida, con i piedi appena a puntare il terreno: avrebbe attaccato o continuato a far muovere la lingua?
    Siccome Amaranth non aveva proprio cazzi di andare a litigare con un poppante, sperava tanto nella seconda.
    «Nei miei confronti?»
    Oibhò, era una nuova presa per il culo quella o *mettere altra opzione che Amaranth non considererebbe comunque valida*?
    Si considerava molte cose ma non di sicuro in grado di destare la curiosità altrui: lei, che si era sempre crogiolata nel suo considerarsi anonima... qualsiasi problema avesse l'emokineta doveva essere piuttosto grave. Indirizzò un sopracciglio verso l'alto piuttosto scettica, incapace di comprendere come potesse essere serio.
    «Sarà... »
    Aggiunse poi dubbiosa, distogliendo appena lo sguardo da lui per recuperare il pacchetto.
    Quando i verdi tornarono a posarsi sul minore, si aspettava riverenza(!!!) per essere una dea misericordiosa e concedergli un'altra sigaretta, mica quel mettersi sulla difensiva.
    Ora, che il moccioso potesse avere tutti i traumi del mondo, era scontato: la reazione eccessiva ad un movimento inaspettato e l'essere special le aveva smosso i neuroni, ma questo non gli dava comunque il permesso di aver timore di lei. Come si permetteva, oh! Mica era una persona cattiva!
    Ma vedi un po' sto coglione.
    Portò le mani congiunte dietro la schiena una volta che la sigaretta venne ritirata e sbuffò mentalmente quando si mise a sondarla manco dovesse scoprire chissà cosa.
    «Grazie mille»
    Prego al cazzo e grazie a lei per la fiducia, signorino; che poi facesse benissimo ad essere circospetto -considerati i tempi- era un altro paio di maniche: non con lei!
    Non ricambiò il sorriso che valeva più di mille ringraziamenti ma ne fu felice, da qualche parte, lasciando in risposta un alzata di spalle - è solo una sigaretta poteva anche smetterla di guardarla così!
    Quindi niente Liam, si evince abbastanza chiaramente che il problema è lei e non tu, ma non diciamolo a voce troppo alta.
    «Di niente.»
    Il tono un po' più morbido, così come lo sguardo che ora gli rifilava.
    Sembrava essere più tranquillo, Liam, e lei avrebbe fatto lo stesso.
    Comunque, punto in più per l'aiuto cuoco che si era presentato senza avanzare nessuna mano.
    Stirò appena le labbra in quello che doveva somigliare ad un sorriso tenue.
    «Mi chiamo Amaranth.»
    Lo sguardo andò appena oltre lo sguardo del ragazzo, dove c'era la porta dalla quale era uscito.
    «Non vorrei che ti dessero per disperso lì dentro...»
    Commentò provando a fare la sympy.
    Dai insomma, poi si sarebbe dovuta sentire in colpa anche per quello, mon dieu, nope. Vai a laorà.
    #Mantenuta.
    gif code
    16.09.92
    pyrokinesis
    <3
34 replies since 13/7/2018
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