[oblinder '24] ai miei figli cosa dirò? benvenuti nel Truman Show

phannah-montata ft. Droplet

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    Lotus Mirage Resort - room #004
    phannah-montataDroplet
    Lotus Mirage Resort, un hotel situato a Montrose, piccolo villaggio portuale magico sulla costa est della Scozia. L’edificio è su quattro piani (reception, hall, bagno, sala da pranzo – all’occasione sala da ballo – e cucine al piano terra; alcune stanze al primo piano, altre stanze e due suite al secondo; alloggi dello staff, magazzino e stanze di servizio al piano interrato) ed è inserito perfettamente nella conformità paesaggistica del luogo, con le pareti di pietra dai colori chiari, il tetto di tegole rosso mattone e il basso muro di cinta che accoglie gli ospiti, mettendo in mostra l’insegna (il nome dell’hotel con sul fondo un fiore di loto i cui petali si aprono e si chiudono).
    Durante i mesi di campionato, quando la squadra della città – i Montrose Magpies – gioca in casa, la struttura ospita tifosi arrivati da ogni parte della Scozia, e dei dintorni; il resto dell’anno, è principalmente meta dei turisti che scelgono di visitare il villaggio magico e le spiagge rocciose di quel lato della Scozia, una vista mozzafiato che la posizione privilegiata in cui è stato costruito il resort (in cima ad una collinetta che affaccia proprio sul mare) regala a tutti i villeggianti.
    Noia. Curiosità. Ricerca. Psycho shipping. Fascinazione.
    Potrebbero essere tante, forse addirittura troppe, le ragioni dietro il perché la notte del quattordici febbraio sia diventata, oramai, una notte speciale nel mondo magico; quali che siano i motivi che spingono persone, o gruppi di persone, a lanciarsi ogni anno nell’organizzazione più assurda per garantire la migliore riuscita dell’evento, comunque, non è importante. Il perché raramente lo è, infondo. Non cambia le conseguenze, e non rende più comprensibile l’incredibile – e francamente inspiegabile – clamore dietro una notte che, all’apparenza, dovrebbe essere una come tutte le altre.
    Il passaggio di testimone, da un anno all’altro, serve solo a sottolineare ancora di più l’imprevedibilità che San Valentino porta con sé; simulazioni, sopravvivenza, ricerca scientifica.
    Cosa succederà l’anno prossimo?
    È la domanda che si fanno tutti.
    Beh, quasi tutti.

    E poi, in uno schiocco di dita, l’anno prossimo è già qui — e maghi e streghe e special e babbani (perché no, non c’è più alcun velo a separare i due mondi, dopotutto) di ogni età si trovano, loro malgrado, ad essere i più vicini a scoprire la risposta a quella domanda.
    Che lo abbiate desiderato per trecentosessantacinque giorni o meno, che l’abbiate temuto o agognato, che abbia occupato anche solo una minima parte dei vostri pensieri in questi dodici mesi oppure no, non importa: perché quest’anno il fato – o chiunque sia a muovere i fili del destino al suo posto, a questo giro – ha scelto proprio voi come vittime.
    Uhm, pardon: come fortunati vincitori della lotteria annuale.
    Una scelta probabilmente fatta a caso, il proverbiale bastoncino corto beccato per sbaglio, e contro la vostra volontà; o magari vi hanno tenuto d’occhio per tutto l’anno, prendo appunti e aggiungendo note e trascrizioni alla murder board tenuta in soggiorno; lo so, è una possibilità terrificante, non è vero? Essere controllati. Eppure, nessuno può escluderla.

    Qualsiasi sia la ragione, qualsiasi sia il prima, non ha importanza.
    In quella stanza di albergo, quest'anno ci siete voi, e non siete soli.
    E in quello stesso istante, nel momento in cui aprite gli occhi e prendete nota di ciò che vi circonda – del materasso morbido e delle lenzuola delicate, o del pavimento fresco, o di quanto sia stranamente comoda la vasca… –, quello è il momento in cui vi rendete anche conto di essere ammanettati a qualcuno. Proprio così: vere manette d'acciaio fredde al contatto con la pelle nuda del polso.
    E potrà sembrare assurdo, ma non è quella la cosa più strana di cui vi rendete conto; e ne prendete velocemente atto quando provate ad avvicinarvi alla porta della stanza, portandovi dietro la vostra anima gemella, e in un battito di ciglia siete di nuovo al centro, accanto al letto, o nel bagno. Potete riprovarci quante volte volete, e potete persino tentare con la finestra che da sul mare: non importa, quanti, o quali, tentativi facciate, non c’è via d’uscita, e perseverare non porterà a nulla — solo ad un forte mal di testa. La magia che vi tiene lì, è chiaramente una magia più forte di quello che vi sareste aspettati. Ed è anche l'unica magia che funzioni: non ci mettete molto a capire che né le vostre bacchette, né i vostri poteri, sembrano funzionare.

    Quanto alla stanza... beh, è una banalissima stanza d’hotel. Niente di particolare salta all’occhio, se si esclude il fatto che non possiate uscire da lì, certo.
    C’è il numero per contattare la reception al piano terra e il menu per ordinare la colazione in camera, ma nessun dispositivo con cui mettersi davvero in contatto con l’esterno: non un telefono, né alcun oggetto incantato con cui comunicare; c'è una piccola toeletta disposta contro la parete, e una sedia; c'è il bagno (con la vasca, perché a quanto pare l'hotel, il resort, non si fa mancare nulla); c'è il letto, due comodini, alcune stanze hanno persino un balcone — non che voi possiate uscirvi fuori, certo: vi dovrete accontentare di osservare il paesaggio da dietro i vetri delle finestre.
    E poi c’è un foglio.
    Sul letto, a terra, sulla toeletta, ovunque capiti.
    Poche parole, leggere sulla pergamena ma pesanti sulla coscienza. Cinque beffarde parole.
    Buon San Valentino, miei cari.


    //OFF: BENVENUTI AMICI AD UN NUOVO ED EMOZIONANTISSIMO OBLINDER!!
    Siete pronti?? SIETE KARIKI??? Mi auguro per voi (e per i pg) di sì!!
    Come avrete capito, siete in una stanza di hotel (dalla quale NON potete uscire) che alcuni potranno riconoscere magari dal logo sulle lenzuola o dal panorama esterno (se ci sono già stati). Cosa dovrete fare? BEH!! Ma ovvio: interagire con l vostra anima gemella. Non cercate un modo di uscire, sarebbe solo tempo perso: non c'è una via d'uscita SMACK
    Pensate piuttosto a fare una più approfondita conoscenza della persona con cui siete stati abbinati; il resto verrà da sé.
    XOXO
     
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    Si rigirò nel letto mugugnando qualche parola, poi allungò il braccio verso il comodino per prendere il cellulare per vedere l'ora ma, ancora ad occhi chiusi si trovò abbracciato a qualcuno. Era un calore talmente confortevole che si strinse ancor di più alla sua stufetta umana e si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto. Non poteva essere altri che Ethan, suo amico d'infanzia e coinquilino. Solitamente era lui a tuffarsi nel suo letto per ricevere qualche abbraccio gratuito o per aiutare a calmare qualche attacco di panico, era raro ma non impossibile osservare la scena inversa. Quando era particolarmente di umore nero, il Lynx bussava alla posta, entrava senza dire una parola e si accasciava accanto a lui e rimanevano lì, in silenzio. Era successo anche recentemente quindi non gli era sembrato così strano. Aprì lentamente gli occhi cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante. «questa non è casa mia» biascicò ancora un po' intontito. Appoggiò il viso contro la spalla di Ethan e solo allora si accorse che quella strana sensazione che stava provando derivava dal fatto di non riconoscere il corpo che stava abbracciando. Non gli era per niente familiare, non aveva lo stesso profumo, stava abbracciando un perfetto estraneo in una stanza che non gli apparteneva, asettica solo come alcune stanze di albergo potevano sembrare. «OH MIO DIO NON SEI ETHAN» gridò alzandosi di scatto, scioccato, imbarazzato e spaventato dalla situazione. Non andò molto lontano perchè una fitta allucinante lo colpì al polso e lo riportò sul letto, dove si rannicchiò dolorante. «chi sei?» Voleva sotterrarsi per la 500milionesima volta, probabilmente quel posto sarebbe stato anche un bel posto nel quale sotterrarsi. «come sono finito qui?» era abbastanza sicuro di non essersi addormentato in quella stanza di hotel la notte precedente. Solo allora alzò lo sguardo verso il suo polso. Come aveva temuto era legato tramite una manetta all'altra persona. «perchè sono ammanettato??» oh quella giornata era iniziata molto male. Si era comportato bene, non aveva fatto nulla che potesse metterlo in pericolo, aveva paura ancora di più della propria ombra per fare qualunque cosa quindi perchè era ammanettato? «stai lontano da me» disse sistemandosi qualche passo indietro strusciando le ginocchia sulle lenzuola, lasciando uno spazio vitale fra se stesso e l'estraneo, però costretto a rimanere fin troppo vicino dato che non poteva allontanarsi molto dalla persona alla quale era ammanettato. Finn chiedeva solo di arrivare vivo al giorno del suo compleanno, mancava esattamente un mese. Era davvero così tanto da chiedere?
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    Chi più, chi meno, sembrate riprendervi tutti dopo il primo momento di confusione e disagio. Ma è realmente così? Solo il tempo potrà dirlo, cari amici. Di sicuro, c’è che quella sensazione di smarrimento sembra essersi appiccicata alla vostra pelle; avete dato un nome (forse) al posto dove siete, ma non ancora una motivazione sufficientemente credibile per spiegare il perché. Beh, quello è ovvio, amici: è San Valentino. E se non sapete dell’oblinder, chiaramente non avete amici nei posti giusti, perché è l’evento più atteso delle stagione da anni. Ed è anche altrettanto chiaro che non leggete i miei articoli, tsk.
    Non è quindi del motivo che dovreste preoccuparvi, ma piuttosto delle condizioni in cui ci siete arrivati. Lo stomaco a gorgogliare prepotente nei momenti di silenzio indica forse una cena troppo leggera la scorsa sera? Non sapete dirlo, in effetti non ricordate di preciso qual’è stata l’ultima cosa commestibile che avete mandato giù. Brutto segno? Forse no, mi dispiace solo non ci sia un banchetto ricco ad attendervi nelle stanze: per il momento dovrete combattere contro la fame e la sete, e contro lo stordimento, alla vecchia maniera: arrangiandovi.
    Niente rimedi estremi, capito? Non siamo la società della neve, qui.
    Ma… hey, sì dico a te, non sei un po’ troppo giovane per avere quegli ematomi nell'incavo del braccio? Sembra quasi il segno di ... ah, magari qualcuno di voi saprà riconoscerlo. Ago.
    Uh, uh, amico… la droga non è mai la risposta.
    (Unless.)

     
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    Esausto dalla serata precedente, Liam fece molta fatica a svegliarsi, nonostante avesse qualcuno praticamente addosso. La stanchezza del lavoro lo aveva buttato nel letto e questo doveva essere, in teoria, il suo giorno libero, quindi non si era nemmeno preoccupato di mettere una sveglia. Fu un grido a destarlo finalmente, poi il sollevarsi di un peso dalla sua spalla, come se qualcosa si fosse spostato lasciandolo finalmente libero di muovere quel lato del corpo durante il sonno... Se solo avesse potuto continuare a dormire. No, la situazione iniziava a farsi strana, di chi era la voce che aveva appena sentito? Nessuno entra in casa sua, mai, non conosceva i suoi vicini e non aveva coinquilini. Teneva sempre gli altri ad un braccio di distanza, forse solo Amaranth poteva avere accesso alla sua stanza essendo la sua unica amica, ma anche in quel caso ci sarebbero stati dei limiti e di sicuro il suo letto era uno di questi.
    Spalancò gli occhi, iniziando a guardarsi intorno come un topo in una nuova gabbia, cercando di non avere un attacco di panico. Respiri profondi e sangue freddo, doveva mantenere la mente lucida se voleva cavarsela. Difficile capire dove fosse, sembrava una stanza d'albergo o di un Hotel, ma la cosa gli risultava strana... Perchè chiuderlo in una stanza del genere? Se fosse stato qualcuno dei laboratori a rapirlo (Cosa che per lui era una certezza quasi assoluta) allora perchè non metterlo direttamente in una delle celle come quando era piccolo? Era tutto troppo strano, per non parlare poi del secondo elefante nella stanza, era ammanettato a qualcuno.
    Gli occhi dell'emomante seguirono le manette e si piazzarono poi sul ragazzo che sembrava essere giustamente spaventato dalla situazione, questo suggeriva a Liam che non era stato lui ad orchestrare tutto questo.

    «No, non sono Ethan.»

    Portò una mano alle tempie, le grida di prima mattina non erano mai state di suo gradimento, era una persona che si svegliava piuttosto lentamente di solito e tutta quella situazione gli stava facendo venire un forte mal di testa, senza contare il brontolio dello stomaco. Strano, era sicuro di aver mangiato tardi la sera precedente. Vide l'altro provare ad alzarsi per allontanarsi, ma le manette glielo impedirono rispedendolo sul letto causando anche del fastidio a Liam che si sentì il braccio strattonato.

    «Mhh, puoi calmarti un attimo? Non riesco a pensare appena sveglio.»

    Si massaggiò per un istante il polso ammanettato e subito dopo provò a controllare il proprio sangue per danneggare in qualche modo le manette. Nulla, i suoi poteri non funzionavano in quel momento, terribile notizia. Un altro respiro profondo, ormai si trovava in quella situazione e doveva trovare il modo di uscire da li, ma per prima cosa bisognava calmare il suo "compagno" di stanza.

    «Mi chiamo Liam... Non ho idea di come tu sia finito perché non so nemmeno come IO sia finito qui e soprattutto mi sfugge il motivo per il quale qualcuno mi ha ammanettato a te.»

    La sua voce era piuttosto calma od almento provava a tenere un tono che facesse capire all'altro quanto fossero nella stessa situazione. Quando l'emomante sentì però l'ultima frase pronunciata dal ragazzo, i suoi occhi non poterno non assottigliarsi leggermente come per comunicargli un " Ma che cazzo dici?" infatti alzò il braccio legato con la manetta e poi disse

    «Si, aspetta un secondo, ora mi alzo e mi allontano... AH no, scusa, ora ricordo... NON LO VEDI CHE SIAMO LEGATI? COME FACCIO AD ALLONTANARMI??»

    Il suo tono sarcastico fu interrotto da un altro brontolio dello stomaco, c'era qualcosa che non andava, com'era possibile avere cosi tanta fame? Era sicuro di aver cenato la sera precedente. La priorità era cambiata dal cercare una via di fuga al trovare del cibo perchè stava morendo di fame.

    «Senti, ho bisogno di mangiare. Ora, posso trascinarti per la stanza mentre cerco qualcosa da mettere sotti i denti o possiamo collaborare per trovare un modo per andarcene da qui... A te la scelta.»


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    Forse l’adrenalina inizia a fare effetto, scuotendo membra evidentemente provate, perché dopo il livido sul braccio, vi rendete conto di qualcos’altro. Qualcosa a cui prima, troppo presi dalla sorpresa dell’insieme – svegliarsi in un posto che non conoscete, senza magia, ed ammanettati a qualcuno – non avevate fatte caso.
    Abbassate lo sguardo sui vostri vestiti. Alcuni sono troppo grandi per voi, o troppo piccoli. Taglie sbagliate, forme che mai avreste pensato di indossare. Sembrano pescati casualmente, come se qualcuno avesse afferrato gli abiti abbandonati nell’hotel, e ve li avesse messi addosso.
    Profumano di bucato, però. Almeno quello. Una cosa è sicura: non sono i vostri.

     
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    «no, non sono ethan.» CERTO CHE NON ERA ETHAN. Quando mai succedeva qualcosa di normale nella sua vita. Se avesse avuto una padella in mano come Rapunzel, il ragazzo che non era Ethan avrebbe fatto la stessa fine di Flynn. Gliel'avrebbe data in testa, probabilmente urlando e sentendosi subito dopo in colpa. E basta, cancelliamo il fatto che poi lei scappi con lui e se ne innamori e così via. «mhh, puoi calmarti un attimo? non riesco a pensare appena sveglio.» fece un respiro profondo e rimase in silenzio. «mi chiamo liam... non ho idea di come tu sia finito perché non so nemmeno come IO sia finito qui e soprattutto mi sfugge il motivo per il quale qualcuno mi ha ammanettato a te.» okay, era comunque ancora spaventato perchè poteva anche essere che si fosse approfittato di lui la notte precedente e ora non ricordasse nemmeno lui niente. Era uno sconosciuto, avevano condiviso un letto ed erano AMMANETTATI. IN UN LETTO. Non ricordava niente della notte precedente ed era spaventato a morte, come minimo, esigeva della distanza. Quella che quelle manette potevano offrigli, per lo meno. «si, aspetta un secondo, ora mi alzo e mi allontano... AH no, scusa, ora ricordo... NON LO VEDI CHE SIAMO LEGATI? COME FACCIO AD ALLONTANARMI??» rabbrividì alle urla dell'altro, chiudendosi a riccio, portando le gambe al petto, abbracciandole con le braccia fino ad appallottolarsi. Non era stupido. Non come poteva sembrare a prima impressione, era solo spaventato. Non gli aveva chiesto di alzarsi e allontanarsi ma solo di rimanere lontano da lui, lo spazio vitale di cui necessitava per non andare in iperventilazione in quel momento. Le persone lo spaventavano. Era anche migliorato negli ultimi anni, le gestiva meglio ma non quando gli gridavano contro o quando si sentiva in pericolo. Non si era ancora presentato e lo avrebbe fatto appena si fosse calmato ma il suo sguardo fu catturato da una pergamena che notò sul comodino e allungò un braccio per recuperarla, senza dare le spalle al ragazzo, perchè, sinceramente, ancora non si fidava. Dispiegò la pergamena e lesse velocemente il breve messaggio sussurrando poi un «non di nuovo...» prima di mettergli in mano la pergamena, lasciandosi andare sul letto con un sospiro, coprendosi il viso con la mano libera. «io sono finley e potrei sapere cosa sta succedendo qui» qualcun altro leggendo quel biglietto si sarebbe rassicurato ammettendo che era solo un dating program e non avrebbero voluto ucciderli ma lui ricordava. Per non parlare di quando notò com'erano conciate le braccia dell'altro e cercò di vedere le sue ma si accorse solo allora di avere un costume simili a quelli gonfiabili che non riusciva a decifrare osservando solamente il braccio (x). «mi è già successo qualcosa di simile a san valentino...» e ne era uscito traumatizzato. Letteralmente. Più del solito, si era aggiunto alla grande lista di traumi che portava sulle spalle. «solo che l'ultima volta una psycho-shipper ha cercato di farci fuori. voleva che ci salvassimo con il potere dell'amore o qualcosa del genere» diciamo che per una buona parte del tempo era svenuto quindi... eh. «senti, ho bisogno di mangiare. ora, posso trascinarti per la stanza mentre cerco qualcosa da mettere sotti i denti o possiamo collaborare per trovare un modo per andarcene da qui... a te la scelta.» effettivamente lo stomaco dell'altro aveva emesso qualche brontolio e pure il suo non scherzava. Forse avrebbero fatto bene a trovare qualcosa da mangiare prima di rimanerci secchi. «non credo usciremo presto da qui...» aveva come il presentimento che non ce l'avrebbero fatta. C'erano poche persone con cui avrebbe potuto tollerare quella situazione: una era il suo migliore amico, l'altro era un fuggitivo sparito dalla faccia della terra di cui non aveva notizie da... anni e con il terzo... beh con il terzo era tutta un'altra storia, sarebbe comunque andato in panico, si sarebbe imbarazzato a morte ma sotto sotto sarebbe stato contento di essere con lui. Avrebbe accettato anche altre personcine che avevano guadagnato la sua fiducia, soprattutto in quel momento nel quale aveva bisogno di qualcuno che conoscesse meglio di uno sconosciuto. «è un hotel... forse troviamo il volantino per il servizio in camera con il menù» disse alzandosi per seguire il ragazzo. Meglio che lo trovasse lui e chiamasse sempre lui perché Finn al telefono non avrebbe parlato con nessuno. Non era il momento per fare la persona estroversa.
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    Cercando di uscire dalla stanza, vi rendete conto di tre cose: primo, non sentite alcun passo provenire dal corridoio, segno che nessuno stia facendo la ronda all'esterno della camera; secondo, riuscite a percepire, seppur distanti, i mormorii indistinti di vittime come voi - vicini, altri più lontani, ma forse potreste fare qualcosa in merito; terzo, e questa è la parte in cui vi viene la pelle d'oca, spiando dalla finestra notate che…non ci sia nessuno. È bassa stagione, certo, ma siete in un hotel, e perlomeno il personale e la manutenzione dovrebbero passare ogni tanto. Qualcuno nelle altre stanze, magari lo notate pure; hanno le manette come voi, però. Dove sono tutti gli altri? Questo gioco, non è più divertente.

     
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    Quando lo vide ritrarsi e rannicchiarsi come una palla nel momento in cui aveva alzato un po' la voce, Liam andò a mordersi leggermente la lingua, non solo perchè quello non era ciò di cui aveva bisogno in quel momento dato che gli serviva che il ragazzo fosse concentrato sull'uscire di li, ma anche semplicemente perchè gli dispiaceva aver perso la pazienza in quel modo. L'emomante non era di certo un ragazzo irragionevole, capiva che l'altro poteva essere confuso ed impaurito, ma non potevano permettersi di rimanere fermi fino a che quelle emozioni non fossero semplicemente sparite.
    «non di nuovo...» A quelle parole, Liam alzò leggermente il sopracciglio destro, sorpreso da quelle parole. Aveva l'abitudine di venir rapito? Doveva imparare a guardarsi sempre le spalle proprio come faceva lo special, è solo grazie alla sua accortezza (e paranoia) se fino ad adesso era riuscito ad eludere i cani mandati dai laboratori per riportalo nella sua cella... Come fossero riusciti a ricatturarlo ora è tutto un altro discorso.
    «io sono finley e potrei sapere cosa sta succedendo qui» Anche lui sapeva perfettamente cosa stava accadendo, i ribelli estremisti lo avevano ricatturato per continuare i loro esperimenti e gli avevano attaccato quel ragazzo al braccio semplicemente per rallentargli la via di fuga. Bhe, almeno ora conosceva il nome dell'altro.

    « Ok, piacere di conoscerti Finley. Si, anche io penso di sapere cos....»

    Non ebbe il tempo di concludere la frase o per meglio dire, non riuscì ad interrompere la spiegazione dell' altro. A quanto pareva era finito semplicemente in uno stupido gioco di San Valentino e non erano stati gli estremisti a riprenderlo... Era deluso e contento allo stesso tempo.

    « Ma è possibile che ogni soluzione del mondo magico giri intorno al rapire qualcuno? Se avessi una moneta per ogni volta che mi hanno rapito, ora avrei due monete... Che non è molto, ma è comunque strano. E poi cosa è una psycho-shipper?»

    Si alzò dal letto, accompagnato da Finley e solo quando fu in piedi si accorse che per l'appunto i vestiti che indossava non erano i suoi, si guardò per un istante per capire esattamente cosa aveva addosso. Una strana maglietta da metallaro, un paio di Jeans troppo lunghi e larghi con grazie a dio una cintura che riusciva a tenerli su con l'utlimo buco disponibile, un paio di sandali ai piedi e....

    « Oh no....»

    Sussurrò mentre con sconforto iniziò a muoversi verso il telefono della stanza, una cosa che stava indossando di certo non era sua e fortunatamente non si poteva vedere. Se avesse incontrato questa "psyco-shipper" le avrebbe ordinato di dargli un intimo quantomeno maschile la prossima volta.
    Nonostante il disagno di non essere nei suoi panni, andò al telefono della stanza iniziando a digitare il numero della reception per chiedere delle spiegazioni o almeno ordinare del cibo.

    « Non ti preoccupare, non è la prima volta che scappo da una gabbia. Forse non usciremo da qui presto, ma riusciremo ad uscire.»

    Fece una sorta di mezzo sorriso per cercare di rincuorare l'altro, dargli un minimo di contatto umano in modo da tirargli su il morale, mentre alzava la cornetta per parlare con lo staff dell' hotel. Nulla, nessuno stava rispondendo, a quanto pareva sembravano tutti spariti o semplicemente erano in pausa.

    « Niente, nessuna risposta. Potremmo almeno controllare il frigobar, di solito tengono qualcosina da mangiare li dentro.»


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    Sempre più dettagli vengono alla luce, ora che la situazione pare prendere una forma; sapere che non siete soli, in quella follia, forse aiuta a rendervi più lucidi. Ed è proprio in questo modo che vi rendete conto di un’altra cosa molto strana: c’è il sole, fuori dalla finestra. È alto, ad occhio e croce mezzogiorno deve essere passato da qualche ora — ma ciò che vi colpisce è il cielo sereno. Non una nuvola all’orizzonte; strano, il meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, e alcuni di voi sicuramente avranno buttato un’occhio alle previsioni, prima di organizzarsi per quel San Valentino… che i meteorologi si siano sbagliati? Possibile.

     
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    «ma è possibile che ogni soluzione del mondo magico giri intorno al rapire qualcuno? se avessi una moneta per ogni volta che mi hanno rapito, ora avrei due monete... che non è molto, ma è comunque strano. e poi cosa è una psycho-shipper?» beh, almeno su qualcosa erano d'accordo: i rapimenti non piacevano a nessuno dei due. Il che era già un passo avanti e ora sapeva che anche l'altro fosse stato già rapito. Non aveva idea di cosa fosse successo ma fra le tante opzioni una sicuro riconduceva ai laboratori. La maggior parte delle persone venivano rapite e portate lì, almeno prima che diventasse una moda. «hai presente quelle persone che desiderano accoppiare qualcuno in ogni occasione possibile? ecco, immagina quella persona e aggiungici quel pizzico di follia che aggiunge la clausola ad ogni costo» quindi sì, comprendeva anche il fatto di drogarli, rapirli e ammanettarli per rinchiuderli assieme in una stanza di hotel. Che era la versione soft rispetto al suo battesimo di sangue. «se sei il prescelto è impossibile scamparla» ci aveva provato. Era anche svenuto e nessuno si era preoccupato di raccoglierlo con un cucchiaino, lo avevano lasciato lì al suo destino. La descriveva come qualcosa di terribile perchè lo era stato per lui, ma leggendo i giornali, gli altri la vivevano anche in modo differente. Couldn't be him. «non ti preoccupare, non è la prima volta che scappo da una gabbia. forse non usciremo da qui presto, ma riusciremo ad uscire.» annuì anche se non era così sicuro sarebbero usciti da lì prima che glielo avrebbero permesso ma non voleva togliere le speranze a Liam, soprattutto da quando aveva abbassato i toni con lui, cosa che non gli era sfuggita e che aveva apprezzato, qualunque fosse il motivo che l'avesse spinto a farlo. «grazie e scusa per aver dato di matto prima» solitamente, esternamente, era una persona alquanto tranquilla, il tipico ragazzo da parete. Non urlava, era principalmente silenzioso, se ne stava per le sue, evitava il contatto visivo e se possibile evitava di socializzare. Non gli dispiaceva fare nuove amicizie ma solitamente ci metteva molto, molto tempo a fidarsi e a scrollare di dosso l'imbarazzo. Aveva problemi con la fiducia, dopo tutto il processo a cui passavano gli altri per la sua approvazione, bastava poco a farla vacillare. Non sempre stabiliva una fine ma delle semplici scuse spesso non erano sufficienti. «niente, nessuna risposta. potremmo almeno controllare il frigobar, di solito tengono qualcosina da mangiare li dentro.» okay, questo poteva farlo, dopotutto mettere la testa nel minifrigo come gli struzzi la mettevano sottoterra era da lui. E così fece ma non si stupì quando lo trovò completamente vuoto. «ci hanno lasciati a secco» e sperava perchè li avrebbero liberati presto, ma niente era mai scontato a San Valentino. San Valentino lo sentiva più come un pesce d'Aprile. Era un giorno in cui veniva perculato dal mondo o non si capiva. Si affacciò alla finestra e vide molte stanze e molte di queste erano abitate, chissà se erano gli unici ostaggi e quelli erano turisti o erano tutti ostaggi lì dentro. «mi sento un po' un babbano ai tempi del covid» chissà se c'erano dei fogli e pennarelli con cui poter scrivere "andrà tutto bene" con qualche arcobaleno. «non siamo soli» Provò ad alzare una manina e a salutare chiunque riuscisse a vederlo. Si era un po' arreso alla situazione drammatica ma forse c'era chi stava peggio di lui, poteva ritenersi abbastanza fortunato, per il momento.
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    Pensavate di aver colto tutti i dettagli nella stanza, quel poco che avete potuto esplorare, eppure c’è ancora qualcosa che coglie la vostra attenzione. Un foglietto accartocciato sul pavimento, abbandonato al fondo del cestino. O forse, per coloro che si sono spinti nei pressi del balcone, un pezzo di carta che il vento impetuoso ha fatto sollevare fino al vostro piano. Non importa tanto il dove, quanto il cosa. Si tratta di un volantino, uno di quelli che si affigge sui muri per cercare le persone scomparse. Chissà, il volto che vi guarda di rimando potrà sembrarvi familiare nelle persone che avete intravisto nel vostro breve soggiorno, o al contrario quelle fattezze sono del tutto sconosciute, ma una cosa è sicura: c’è qualcosa che non va.
    Perché la data di sparizione segnata sul manifesto, è il 14 Febbraio.
    Ed il volto che vi osserva dalla locandina, è quello di Selena Volkova.

     
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    «hai presente quelle persone che desiderano accoppiare qualcuno in ogni occasione possibile? ecco, immagina quella persona e aggiungici quel pizzico di follia che aggiunge la clausola ad ogni costo» Quel concetto non entrava in testa al ragazzo, perchè qualcuno dovrebbe interessarsi della vita amorosa degli altri a tal punto da rapirli e legarli a degli estranei? Non era già difficile conoscere altra gente? Forzare le persone ad avvicinarsi non avrebbe reso le cose solo più complicate?

    « Che idiozia, certa gente ha troppo tempo libero a disposizione»
    Mentre l'altro controllava il frigobar, Liamo raccolse un foglio quasi nascosto sotto il telefono della stanza, forse poteva aiutarli a capire cosa stava accadendo. Prima di guardare il pezzo di carta, portò l'attenzione al frigobar con Finley, scoprendo che era infatti vuoto. Cercò di non scoraggiarsi, ma dovevano trovare una soluzione in fretta, quantomeno uscire da quella stanza se non dal residance.

    « Mh, forse si sono dimenticati di qualche via di fuga... Controlliamo la finestra»

    «grazie e scusa per aver dato di matto prima» Che non fosse del tutto apposto con la testa, Liam lo sapeva, quindi forse Finley non aveva tutti i torti nel dargli del pazzo, ma quantomeno non si divertiva a rapire la gente... Per ora. In ogni caso si limitò a sorridere all'altro, rispondendogli.

    «Non ti preoccupare, penso sia una reazione normale dare di matto in una situazione del genere. »

    Mentre si muovevano, Liamo torno a pensa al concetto della "Shipper" e di San Valentino in generale. Una festa per gli innamorati, dove poter esprimere affetto al proprio compagno o compagna, un giorno dedicato all'amore. Lui credeva nell'amore, era sicuro che molti esseri umani avessero bisogno di quel sentimento per vivere, ma sfortunatamente non tutti erano destinati a poter conoscere appieno cosa significasse amare ed essere amati veramente. Lui era una di quelle persone, certo provava attrazione verso uomini e donne di bell'aspetto o con una bella personalità, ma sapeva anche di non dover inseguire questo genere di stimoli. Vedeva tutti gli altri come piccole stelle racchiuse in una galassia che si attraevano o respingevano in un moto perpetuo, mentre lui era un asteroide che si stava allontanando da quell'ammasso luminoso. Troppo diverso, troppo strano. Che cos'avrebbe potuto offrire alla suo compagna o compagno? Una vita con in fuga dai laboratori passata nella paranoia, guardandosi le spalla costantemente mentre cercava un posto sicuro nelle fogne di Londra e dintorni. No, sapeva perfettamente di non poter essere in grado di offrire alcunchè e lo aveva accettato, San Valentino non era una festa per quelli come lui. Il suo flusso di pensieri fu interrotto da Finlay: «non siamo soli»

    « Almeno è una consolazione, forse qualcuno ha già trovato un modo per uscire da qui.»

    Solo in quel momento si ricordò che aveva in mano il foglio di carta che aveva trovato sotto il telefono, era meglio controllarlo per vedere se conteneva indizi. Liam gli diede un' occhiata rapida e quello che vide lo sorprese, era una sorta di manifesto, una donna era sparita... Il 14? Non aveva senso, perchè fare un manifesto di una persona scomparsa il giorno stesso? Probabilmente era una sorta d'indizio. Allungò il foglio verso l'altro ragazzo, mentre si mise ad osservare dalla finestra i movimenti degli altri "partecipanti".

    « Guarda, la conosci? A me il suo viso non dice nulla, ma la data è quella di oggi... Che sia una degli altri prigionieri?»




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    «che idiozia, certa gente ha troppo tempo libero a disposizione» dondolò sul poso passandosi la mano fra i capelli, leggermente imbarazzato. Diciamo che un pochino si era sentito chiamato involontariamente in causa ma hey, era stato un periodo difficile e stava cercando di rimettersi in sesto. Per una volta nella sua vita aveva dei progettiTM per il suo futuro. «mh, forse si sono dimenticati di qualche via di fuga... controlliamo la finestra» Annuì avvicinandosi alla finestra, cercando qualche modo per aprirla ma sembrava chiusa ermeticamente e se fosse stato anche claustrofobico, quella sarebbe stata la sua morte. Fortunatamente non rientrava nella sua lunga lista di fobie. «non ti preoccupare, penso sia una reazione normale dare di matto in una situazione del genere.» si bloccò alzando lo sguardo verso l'altro poi scosse la testa e riprese a smanettare con la finestra cercando di trovare un modo per aprirla. Finn però si sentiva davvero in colpa, lo aveva subito giudicato male ma si stava rivelando una persona dolcissima. Insomma, conosceva molte persone che lo avrebbero maltrattato al suo posto, prendendosi gioco di lui e invece lui non lo stava facendo. «uhm... non saprei. credo che una buona parte delle persone avrebbe fatto 2+2 fin da subito invece di farsi invadere dal panico» e lui non faceva parte di quella maggioranza delle persone. Sapeva di non essere stupido ma la sua emotività intaccava sicuramente il suo pensiero e la sua intelligenza, era capitato più di una volta, come quando era stato interrogato dal Ministero. Faceva ancora incubi su Alister, non era molto piacevole ma aveva imparato a conviverci. «come sempre» abbassò lo sguardo calciando il vuoto. Gli piaceva pensare di essere cambiato leggermente, di essere cresciuto e maturato eppure aveva avuto per l'ennesima volta la riprova che non era affatto così. Era sempre il solito Finn, la persona che nessuno avrebbe voluto avere accanto in caso di pericolo imminente, una spina nel fianco. Si era girato verso la finestra e aveva osservato le altre camere cercando di immaginare cosa stesse succedendo nelle loro stanze. «almeno è una consolazione, forse qualcuno ha già trovato un modo per uscire da qui.» chissà, forse. Sperò che fossero riusciti a mettersi in salvo ma allo stessi tempo avrebbe gradito una mano che li tirasse fuori di lì. Spostò lo sguardo su Liam che però poco prima sembrava aver avuto la mente da tutt'altra parte. Aggrottò le sopracciglia, osservandolo cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Ovviamente era uno sconosciuto e gli era impossibile immedesimarsi a tal punto da capire, però aveva colto Liam pensieroso. Probabilmente anche Liam si stava preoccupando della situazione — senza esplodere come aveva fatto lui — e probabilmente aveva sicuramente una famiglia da cui tornare o qualcun altro di altrettanto importante. «tu... stai bene?» Finn era bravo in... niente principalmente ma avrebbe fatto del proprio meglio per rassicurare Liam o aiutarlo con qualunque mezzo. «ti prometto che usciremo da qui» o almeno Liam sarebbe uscito. Finn aveva fatto pace con il fatto che se mai fosse incappato in qualche apocalisse zombie o in qualche scenario da film horror, sarebbe stato il primo a morire, ma questo non glielo disse. E a proposito di film horror. Aveva lanciato uno sguardo nuovamente fuori dalla finestra e questa volta aveva visto una ragazza scrivere con.... ERA SANGUE QUELLO??! «sai cosa? mi sento più al sicuro qui dentro... qualcuno alla finestra ha scritto qualcosa con il sangue. non ho intenzione di uscire.» sapeva fosse una follia perché prima o poi avrebbero avuto fame ma qualcuno li avrebbe tirati fuori di lì come sempre... right? Wrong. «guarda, la conosci? a me il suo viso non dice nulla, ma la data è quella di oggi... che sia una degli altri prigionieri?» diede uno sguardo al volto della donna. Era bellissima, se l'avesse mai vista in giro lo avrebbe ricordato. Scosse la testa. «n-no? non ha assolutamente niente di familiare» non ricordava nemmeno di averla mai vista alla Lanterna prima ancora che la radessero al suolo, per colpa sua. «ugh, se solo potessimo affacciarci e fare un passaparola per vedere se è fra noi» solo qualche secondo dopo realizzò le parole di Liam sul 14. Oggi doveva essere il 14, San Valentino. «ma non può essere, giusto? deve essere tutta una messa in scena, una sorta di escape room» di cui solitamente era fan !! Le amava !! Se sapeva di essere in un'escape room. Non voleva l'immersione che non gli permettesse nemmeno di distinguere la realtà dalla fantasia. «presumiamo che oggi sia il 14. se fossimo stati rapiti oggi, non avrebbero già dato l'allarme per scomparsa, sarebbe passato minimo un giorno, direi un 48h prima di dare la scomparsa ufficiale.» non aveva senso. Ricordava di essere andato a letto il giorno prima e di essersi svegliato quella mattina proprio in quel letto insieme a Liam. Non aveva alcuna memoria di... altro. Non poteva aver dormito tutto quel tempo, okay le ore di sonno in arretrato da anni, ma quello gli sembrava un po' troppo. «se questo risale al 14... hhhhhhh che giorno è oggi?» okay, ora iniziava a preoccuparsi sul serio. Non era mai sparito dalla circolazione, nessuno era mai sparito per quell'evento. E se esisteva un volantino su uno di loro... esisteva anche il suo? Sua mamma e Ethan dovevano essere preoccupati, doveva tornare assolutamente a casa il prima possibile.
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    «uhm... non saprei. credo che una buona parte delle persone avrebbe fatto 2+2 fin da subito invece di farsi invadere dal panico» La paura era qualcosa di naturale per Liam, secondo lui quell'emozione tanto temuta da molti era semplicemente un istinto naturale che fungeva da campanello dall'allarme in caso di pericolo, un'alleata da seguire e di cui ascoltare i suggerimenti. Era anche vero però che lasciarsi prendere dal panico non era mai una buona cosa, quindi era giusto prestare attenzione a quel sentimento, ma con moderazione. Si doveva cercare di evitare che i sussurri della paura copriressero i propri pensieri, per poter agire con una logica, quindi capiva la frustrazione dell'altro quando parlava di cadere nel panico.

    « A volte ci dimentichiamo che le persone di solito non conducono una vita come questa. Non è normale venire rapiti ed andare nel panico è una reazione più che nella norma. Se un giorno ti ritroverai in una situazione del genere, cerca di fermarti e fare ampi respiri profondi. Aiutano a schiarire un po' la mente e ti permette di ragionare un po' meglio.»

    Era consigli banali e che alcuni avrebbero ritenuto anche ovvi, ma Liam questo non lo sapeva. Raramente intratteneva dei discorsi con qualcuno ed ancora più scarsamente aveva ricevuto o dato dei consigli. Le cose che aveva imparato le aveva sperimentate sulla sua pelle, nei laboratori non c'era nessuno ad aiutarti se non forse Mandy, una ricercatrice che si prendeva cura di lui.

    « Non essere troppo duro con te stesso.»

    Concluse il suo consiglio con quelle parole, come se fosse una cosa facile smettere di criticarsi.
    Quando i suoi pensieri successivi furono interrotti da Finley per chiedere come stesse, Liam fu molto sorpreso. Non era una domanda che le altre persone gli chiedevano spesso e di solito erano solo parole di cortesia all'inizio di un discorso. Non che avesse molti discorsi con gli estranei, tendeva a stare alla larga un po' da tutti in realtà, non sapendo chi potesse essere una spia mandata dai laboratori per riportalo indietro.
    Aveva Amaranth come amica e dire che avesse un carattere decisamente abrasivo era un eufemismo, quindi non riceveva quel tipo di domande da lei. Notò anche il tentativo di rassicurarlo, come aveva fatto lui poco prima, era gentile da parte sua.

    « Sto bene, grazie. Si, usciremo da qui»

    Ed ecco che notarono il sangue sulla finestra, qualcuno aveva scritto un messaggio su una delle vetrate con l'unico liquido disponibile.
    « Astuto... Spero solo sia il proprio e non quello del compagno di stanza»
    Disse il ragazzo sorridendo, avendo una reazione molto diversa da quella di Finley, d'altronde anche lui avrebbe tentato una cosa del genere come ultima strategia. L'emomante poi allungò una mano in direzione della finestra insanguinata, provando a manipolare il liquido cremisi su di essa. Nulla, ancora un a volta i suoi poteri erano bloccati in qualche modo.

    « Nulla, non riesco ad utilizzare i miei poteri. Secondo te come riescono a bloccarli in questo modo? Qualche barriera? Rune? Qualcosa che ci hanno somministrato? Se riuscissimo a capirlo ed a contrastarne l'effetto sarebbe più facile uscire da qui»

    Iniziò a guardarsi intorno, nel frattempo però rispose al ragionamento dell' altro per quanto riguardava il volantino con la tizia scomparsa.

    « Sono d'accordo, non ha alcun senso. Se fossimo scomparsi da più giorni probabilmente avrebbero molti più problemi nel nasconderci qui. A giudicare dalle camere siamo una trentina o più, un numero di sparizioni del genere non passa inosservato, soprattutto avvenute tutte in una notte. Secondo me siamo ancora al 14 e qual volantino è un qualche indizio... Almeno spero, altrimenti vuol dire davvero che siamo stati drogati ed addormentai per un paio di giorni. Ora che ci penso, questo spiegherebbe la fame. Non mi sento morire di sete, quindi probabilmente siamo qui da non più di un giorno. Sto facendo della ipotesi, ma potrei sbagliarmi.»

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    Che sia perché state facendo la conoscenza gli uni degli altri, o perché siete intenti a scrivere col vostro sangue sul vetro, oppure perché state urlando attraverso le pareti per farvi sentire da chi, come voi, sembra finito in quell’incubo, non importa: siete tutti troppo impegnati, troppo distratti, per accorgervene in tempo. E chi di voi lo fa, arriva comunque troppo tardi.
    Ha l’aria innocua, un disco di metallo di dieci centimetri di diametro e non più di due di spessore, tre al massimo. Era nascosto: sotto il secchio, dietro la sedia, sotto al letto. Non importa nemmeno quello; perché quando sentite il click, e il successivo sibilio, capite subito che qualcosa non va. Qualcuno, i più reattivi – o quelli abituati alle situazioni estreme e complicate –, proverà a proteggere naso e bocca con rimedi di fortuna (le lenzuola, i cuscini, la stoffa degli abiti che indossano). Ma, ancora una volta, è troppo tardi. Non sapete cosa sia la sostanza gassosa rilasciata dal dischetto, ma la state respirando, e nonostante i vostri valorosi sforzi soccombete, chi prima e chi dopo, ai suoi effetti. Nulla di troppo terribile, chiunque vi abbia messo lì dentro non vuole uccidervi — o l’avrebbe già fatto. Vogliono solo rendervi innocui, disorientarvi ancora di più e confondere i vostri sensi. E, con i poteri inibiti, funziona su tutti, special compresi.
    Passa un minuto, poi due. Il gas ha smesso di fuoriuscire, e voi di tossire — o di ribellarvi inutilmente ai suoi effetti. Ed è in quel momento che la porta della stanza si apre, e vorreste tentare di approfittare di quell’occasione per fuggire ma lo stordimento ve lo impedisce, ed è facile per quelle persone (mercenari assoldati da qualcuno? Cacciatori inviati dal ministero? non sapreste dirlo) trascinarvi fuori dalla stanza, insieme a loro.

     
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