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    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    1994
    writer
    south african
    shiloh jolie-pitt | guavafava
    In quel momento, Shiloh avrebbe avuto bisogno del suo emotional support guru, o qualcuno che potesse tenerle le mano mentre accettava il fatto di essere diventata un’eroinomane. Il che era davvero estremo: preferiva la cocaina all’eroina, e le volte che ne faceva uno erano rare. Quindi fuck you rapitore, nemmeno si era preoccupato di informarsi sulle abitudini da tossicodipendenti dei propri ostaggi. Chissà se si trovava in una situazione enemies to lovers, thinkin. Poteva quasi quasi sottostare a tutto ciò, se la fine ne fosse valsa la pena, ma senza alcuna garanzia poteva solo essere molto delusa dalla faccenda. «Io. Non ricordo un accidente. Nemmeno tu, giusto?» oddio giudice, ero dignitosamente brillo. Fingiamoci tutti sorpresi dal fatto che Shiloh soffrisse di memoria corta, ma no, non si ricordava niente. «nisba, assolutamente nulla» chissà se quel viaggio si sarebbe trovata in un’altra storia da raccontare al suo analista, una spiacevole situazione che aveva bisogno di elaborare. Fino a quel momento non sembrava così male, ruolo da babysitter a parte. Sì, perché era convinta che l’universo le avesse affibbiato una bambina per testarla, anche se non era ancora sicura a che pro. «Non possiamo, tipo, chiamare la polizia...? Non ho neanche la bacchetta, scommetto» la ragazza storse il naso, una reazione istintiva alla menzione della cosiddetta polizia. Meh, insomma, conosceva alcuna della gente che lavorava a quel livello e non era della più affidabile: avrebbe preferito affidarsi a una hotline per pagliacci da cuore spezzato. Invece, perché era un’Adulta ™ andò per una risposta ben più diplomatica «non penso sia così facile, il pagliaccio che ci ha messo qui deve aver pensato a tutto» pagliaccio, pagliaccia, la Jolie non era sessista e poteva accettare il rapimento da entrambe le parti «e di certo non aveva di meglio da fare, quasi mi dispiace…..» dai immaginatevi che triste sprecare il proprio tempo libero ad organizzare quella follia, anzi di, boh, prenotare una class di sip and paint. Fu solo in quel momento che si ritrovò abbastanza lucida per rendersi conto dei vestiti che aveva(no) indosso, primo fra tutti a saltare all’occhio quella mostruosità che indossava la ragazzina. LO ADORAVA AIUTO. Sembrava così morbido, dovette sforzarsi di non allungare la mano per testare da sé la qualità del tessuto. «Ci hanno. Tolto i vestiti...?» mh, una opzione a cui non aveva pensato «magari ce li siamo cambiati noi e non ricordiamo, no?» era abbastanza scettica, ma vedeva il modo in cui la ragazzina era sull’orlo di perdere la testa, e in piccola parte sperava di tamponare la situazione. Visto??? Sapeva essere un adulto responsabile quando necessario. «oddio ma sono vestita da squirtle!!!! anche se sento un po’ freddo ma ok. weird kink» vi risparmio la foto, ma sembrava uno di quei costumi interi da bambini, con tanto di occhiali da sole poggiati sulla testa. Sperava che ci fosse la parrucca blu da qualche parte. «Senti, possiamo provare a capire come uscire da qui e basta...?» la Jolie-Pitt annuì e le fece cenno di alzarsi dal letto, muovendosi verso la porta per provare a vedere se fosse aperta. Non appena si avvicinarono troppo. furono sbalzate al centro della stanza. «mi sento presa per il culo» THE STORY OF MY LIFEEEEE. Provò invece a dirigersi verso il balcone, nella speranza che quello strano meccanismo non si applicasse lì, ma ebbe lo stesso maledetto risultato. Però, almeno quella volta, riuscì ad avvicinarsi abbastanza per riuscire a cogliere uno scorcio dell’esterno «non c’è nessuno fuori, non è strano? sembra quasi abbandonato» come minimo si trovavano in un episodio speciale di AHS. La appuntò tra le crescenti teorie nel suo taccuino mentale. «ma dubito che siamo le uniche qui dentro, nessuno si sarebbe impegnato così tanto per due persone» anche se, modestamente: «cioè, per me sì sono kinda of a big deal, ma dico in generale» fu solo in quel momento che si rese conto del fatto che non si fosse mai presentata, forse perché dava scontato di essere ormai famosa la metà di quello che era il generale rainey «mi chiamo shiloh, dimenticavo. shiloh abbot» HINT???? chissà se la ragazzina leggeva roba di qualità.
    E non ho mai avuto paura del buio
    Ma di svegliarmi con accanto qualcuno
    Per me l'amore è come un proiettile
    Ricordo ancora il suono: "Click, boom, boom, boom"
    Corro da te sopra la mia vroom, vroom, vroom
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    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    1994
    writer
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    shiloh jolie-pitt | guavafava
    Le sarebbe piaciuto dire che fosse la prima volta che si svegliava in quel modo, ma non era così. Qualche capodanno addietro, quando si trovava a Las Vegas con dei suoi amici, aveva provato il brivido di aprire gli occhi e trovarsi ammanettata a uno sconosciuto. Uno sconosciuto di bell’aspetto con pochi vestiti, quindi insomma non si era lamentata. Tutto questo per dire che non aveva imparato alcuna lezione in merito, e a quanto pare ci era cascata di nuovo. Almeno quella volta si trovava su un letto, e la sua schiena non protestava a ogni piccolo movimento. Lo stesso non si poteva dire per il suo stomaco, ma per il momento era facile ignorare la fame per lasciare spazio alla confusione. Si ricordava poco e niente del giorno precedente, il che era vergognoso perché non era mai stata qualcuno dalla tolleranza bassa, e sinceramente? Non credeva di essere in post sbronza, tutto sommato stava abbastanza bene. Questo finché non rischiò l’infarto. «Svegliati, diosanto» fu strappata bruscamente dai suoi pensieri, e spalancò gli occhi alla crudele luce del giorno. Ugh, no, rewind. Si lasciò scuotere solo perché era l’unico modo per farle tornare la lucidità la mattina (pomeriggio?), per poi afferrare la mano della persona per fermarla. «cristo santo, mollala» sì, era abituata a Fergie ma non voleva dire che le piacesse. Da parte di sconosciuti. Voltò il capo sul cuscino, la guancia schiacciata contro la federa e il collo a protestare contro il movimento, e aggrottò le sopracciglia alla vista di una ragazzina accanto a lei.
    Pausa.
    Shiloh non faceva Henderson di cognome.
    Aveva un paio di spiegazioni su come fosse finita lì, ma non era certa che sarebbero suonate plausibili ad alta voce. «ho molte domande» e nessuna risposta, storia di una vita. «guarda, senza offesa, ma vado per i maggiorenni di solito» agitò la mano ammanettata, uno sguardo significativo che gridava non faccio sadomaso con i bambini. Lanciò uno sguardo discreto in basso, laddove per qualche grazia divina era ancora vestita. Bene, ma non benissimo. Solo in quel momento notò che aveva ancora il polso della ragazza stretto tra le dita, lo sguardo a cadere sull’ematoma all’interno dell’incavo del braccio «e non sono solita drogare i miei partner» arcuò le sopracciglia, vagamente apprensiva per la situazione. Per curiosità, sollevò il suo braccio, trovando un ematoma gemello a quello della ragazza. Merda.
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    Sapete cosa? Più si guardava alla telecamera del telefono e più contemplava l’idea di fare qualcosa di drastico. Tipo colorarsi i capelli di azzurro, o tagliare i capelli in uno di quei modi che andavano di moda su TikTok. Prima di poter prendere una decisione, tuttavia, aveva ugh noiose questioni di business a cui dedicarsi. «Sono Thor… cioè, Thursday. Thursday De Thirteenth» sollevò appena un sopracciglio, la Abbot, incuriosita dal nome della ragazzina. Dovette mordersi la lingua per fermarsi dal chiederle perché proprio Thor come soprannome, se anche lei andasse in giro con un martello o fosse super muscolosa. Cioè, non le sembrava, ma non si poteva mai essere certi. E non avrebbe controllato perché l’idea di essere arrestata non era particolarmente allettante– si riservava la carta prigione per le volte in cui era ubriaca. Finalmente, dopo fin troppo tempo, si accese una lampadina nella mente di Shiloh. «de thirteenth come friday?» che domande, certo che erano amiche.
    siamo ricche
    americane
    che altro serve it's a thing
    -cit
    Quello che Shiloh non sapeva, tuttavia, era che Friday avesse una sorella. Un po’ come quando Elisa scopre che la gente ha fratelli dopo 5 anni di amicizia. Piegò appena il capo per osservare il volto della ragazzina, ed in effetti: «ma sai che vi somigliate?» erano i capelli rossi e le lentiggini ad accomunarle, ma tale tratto distintivo si sarebbe potuto applicare a una buona parte della popolazione irlandese quindi la Abbot stava effettivamente dando aria alla bocca. Ah, la sua attività preferita. «Lo so che non sembro esattamente ah, umh, affidabile, ma sono… forte?? Resistente? Non mi faccio problemi a usare le mani… Cioè, posso fare di tutto, davvero! Senza lamentarmi!!» Shiloh era impressionata, glielo si leggeva in faccia, finalmente un giovane che avesse voglia di lavorare e di sporcarsi le mani! Anche con una paga da fame! No, quello non era vero, aveva abbastanza soldi per pulirsi il culo quindi non vedeva perché ricorrere allo sfruttamento minorile. «barbie hai detto, eh? mh, ok, interessante…» portò una mano smaltata al mento per strofinarlo, producendo la risposta di quel quiz nella testa. Poteva capire il ragionamento della ragazza, e in parte lo condivideva «quindi dici di vedere prima qualcosa di più leggero per sollevare il mood, per poi affondare il coltello con oppenheimer. sai, penso che rappresenti la dualità della vita, e la scelta di quale film vedere prima dice molto di una persona» duuuh, aveva anche fatto il test online per farsi dire da uno sconosciuto la Verità ™. Osservò la ragazza da dietro le ciglia, uno sguardo pregno di significato che cercava di comunicare qualcosa telepaticamente «penso di aver capito chi sei, thursday de thirteenth» pausa, perché era drammatica like that «e mi piaci molto! prima prova superata, complimenti» si lasciò andare in un piccolo applauso, molto piccolo perché lo smalto era ancora fresco. Decise finalmente di passare agli affari, perché altrimenti rischiava di perdere il filo del discorso «ho bisogno di un’assistente. Una PA, come quello che aveva Fedez hai presente?» e questa, signori miei, era una reference per pochi ma era certa che Thor avrebbe inteso. Dopotutto era giovane. «qualcuno che si ricordi il mio ordine abituale da Starwiz, o che mi faccia la spesa settimanale, insomma niente di troppo impegnativo» said no one ever appena entrati da Carrefour ed essere stati assaliti dalla marea di panettoni e pandori in bella vista e altri mille prodotti «ovviamente il salario è proporzionato alle ore che farai, quindi…sulle 20. i turni potrebbero variare e potrei chiederti di lavorare nel weekend, ma niente di che! non faccio molto nel weekend, in ogni caso» NOOOOIII. Vabbè 20 minuti sono scaduti e pandi mi picchia ok sara ciao.
    shiloh avonlea
    abbot

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    Then I'll be watching fame turn to punishment
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    1994 / south africa
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    writer / procrastinator
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    shiloh avonlea
    jolie-pitt
    Shiloh lo sapeva di aver trovato un’anima affine, e cementò quel fatto quando vide lo sgomento negli occhi alla scioccante rivelazione di non aver portato il caviale con sé. L’Abbot sapeva bene di quanto fosse una mossa rischiosa, un azzardo reale quasi quanto mettere piede in una spiaggia nudista e pregare di non essere paparazzata nell’atto. Cosa che non era mai successa! Moving on. «se vuoi – vuole, posso andare in dormitorio a recuperarne un po’!» avete visto che giovane? Che mente eccelsa? Dovette quasi asciugarsi una lacrima dal volto, era chiaro che avesse trovato il suo giovane padawan. Già si immaginava un futuro dove l’avrebbe portato a degustare caviale con lei. «secondo me, ci sono professori che ti pagherebbero per rapire un bambino e farlo piangere per tutta hogwarts.» nemmeno si scompose, la Pitt, dopotutto conosceva parte del corpo docenti che insegnavano ad Hogwarts. Anzi, era più sorpresa dal fatto che non fosse già successo. Non le sfuggì il modo in cui la voce del ragazzo si fece più tenue, e il luogo in cui si trovavano. Purtroppo, detta papale papale, a Shiloh non fregava un cazzo. ❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️👌👌👌👌👌👌💕💕💕💕😎. Quando crescevi nelle baraccopoli africane facevi il callo a certe situazioni. Ed ecco perché aveva affidato il coltello al suo protetto, credeva nelle sue potenzialità e anche se così non fosse stato almeno sapeva di avere un’ infermeria vicina. Rideva, il Monrique, e se Shiloh fosse stata più attenta avrebbe notato la morte che portavano dentro. Il sorriso di ogni gen z, brillante grazie ai prodotti usati per sbiancare i denti e morto dentro come la candeggina che ingerivano a ogni pasto. «ci sono almeno un migliaio di motivi per cui io dovrei privarmi di quest’esperienza unica.» si mise una mano sul cuore, o almeno dove pensava che fosse, sinceramente colpita dal ragazzo «la tua umiltà mi scalda il cuore, è proprio per questo che dovresti» sospirò affranta, la Abbot, portando lo sguardo oltre alle spalle del ragazzo e poi al soffitto «c’è chi ucciderebbe per questa opportunità, ma non tutti la meritano» [inserire pippone filosofico] era certa che Baltasar fosse familiare con la popolarità e lo status che avere un nome importante portavano, e quanto fosse difficile trovare personalità autentiche in quel pagliaglio «è… è meglio se questo lo riprende lei, io non vorrei davvero… insomma, hahaha, no, cioè –» nemmeno lo stava guardando, quando successe.
    Oh-
    «cristo dio» cit Akelei.
    Inaspettato, decisamente inaspettato.
    Prese un respiro profondo.
    Ah, ora sì che aveva la risposta al What does it feel like to get stabbed? a cui gli utenti di Quora non avevano saputo rispondere.
    Abbassò lo sguardo, nelle iridi scure un misto di isteria e sorpresa a incontrarsi, le dita a sfiorare il tessuto della maglia ormai impregnato di sangue. «di solito» iniziò, apparentemente calma «prima di metterlo dentro me lo chiedono» ma forse i gen z non usavano più quelle cortesie, che ne sapeva lei non andava certo con i dodicenni. «scusa! io… io non volevo???» oh no, non stava mica- «no! fermo- aiuto, no-» niente, tentò di fermarlo dallo sfilare il coltello dalla ferita ma fu troppo tardi. Sentiva l’adrenalina pompare nelle vene e un senso di leggerezza alla testa, ma si impose di rimanere nel momento. Non poteva far prendere un infarto al suo pupillo. E aveva bisogno di quelle references. «prima regola del pugnalare qualcuno: mai rimuovere l’arma. a meno che tu non stia cercando di farli morire dissanguati. è questo che sta succedendo, baltasar?» domandò un pizzico divertita in un tentativo di prenderlo in giro, ma in maniera affectionate. «no senti, tocca a te. pugnalami. ti prego» dio, ma che problema avevano i gen z? Sempre in cerca di qualcuno che gli facesse attraversare le Sorgenti Gialle, nemmeno si trovassero in 2ha. Shiloh prese le distanze -letteralmente- il pugnale puntato verso il basso così che nessun altro venisse ferito «non è così che funziona, mi dispiace. rifiuto l’offerta e vado avanti» poteva sentire la voce di Yale nella testa che le ripeteva che pugnalare un minore non era la migliore delle idee e che sarebbe di certo finita in galera. Almeno adesso aveva le informazioni che cercava, e non c’era stato bisogno di alcun agnello sacrificale. «e no che non sto morendo. penso? forse dovrei premere qualcosa sulla ferita- o andare in infermeria? @siri cosa devo fare» Siri o Balt insomma, più parlava e più si sentiva confusa. La ferita non faceva male, non propriamente, ma lo attribuiva all’adrenalina in circolo e alla perdita di sangue. Ma sì, tanto si sarebbe mescolato con quello sul pavimento. E lei che voleva solo la sua volpe.
    Looking at it now
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    taylor swift
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    1989
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    Shiloh si sentiva in una simulazione, non quella terribile dei Durga però, più una alla Black Mirror dove riusciva solo a pensare dude what the fuck is happening. Non riusciva a concepire come l’attenzione mondiale fosse passata dal Titan, al Barbenheimer, fino al divorzio di Ariana e poi quello di Sofia Vergara. Era una donna provata, la Abbot, non poteva reggere quelle emozioni tutte insieme. Pochi giorni prima le era capitato di intravedere un capello bianco, ma aveva fatto finta di non vederlo con tutta la classe che era riuscita a racimolare. Che era: poca. Non lo accettava, l’unica spiegazione era che avesse passato troppo tempo all’aperto e quel capello non fosse altro che un prodotto del sole. Non era nel suo stile gaslightarsi da sola, ma lo faceva per il bene della sua salute mentale. Forse aveva bisogno di qualcuno che sollevasse parte delle responsabilità dalle sue spalle, che non fosse lo sherpa spirituale che aveva già assunto. Qualcosa come un assistente personale, una figura che per qualche assurdo motivo non aveva mai considerato prima di quel momento- e chissà come mai, era geniale. Sarebbe stato come avere una badante, ma in modo precoce e cool. Non si era impegnata granché nella stesura dell’annuncio di lavoro, un po’ perché il caldo le stava dando alla testa, e un po’ perché voleva lasciare quell’aria di mistero che avrebbe permesso solo ai veri intrepidi di abbracciare. Non voleva persone noiose, la Jolie-Pitt, né tanto meno competenti; non se ne faceva niente delle qualificazioni importanti. L’unico requisito fondamentale era ricordarsi il suo ordine abituale a Starwiz, ma anche di farle la spesa perché il solo pensiero la uccideva dentro ogni volta. Ed ecco il motivo per la sua attuale lochescion, che Penn era stata così gentile da metterle a disposizione. Così come un fantastico chiropratico brasiliano, ma quelli erano dettagli. Doveva abituare fin da subito i potenziali candidati alle sue follie, così che fossero ben coscienti di quello a cui stavano sign up for. Ma era stata clemente, Roberto sarebbe sopraggiunto solo in un secondo momento. Shiloh era intenta a guardare lo schermo del cellulare quando la sua vittima apparve dalla porta. La ragazza sollevò lo sguardo dal telefono con tutta la calma del mondo, la schiena reclinata su uno delle poltrone e i piedi poggiati su uno sgabello per fare asciugare lo smalto. Un sorriso assolutamente non unhinged apparve sulle labbra, le mani a battere insieme «ah, benvenuta!» per un attimo provò ad alzarsi, per poi rendersi conto della sua situazione- nevermind «shiloh abbot, piacere. o brangelina, suppongo» porse la mano alla ragazzina, la quale per qualche motivo le ricordava una sua conoscenza. Ma pensa, che strana la vita. «puoi sederti dove vuoi, non preoccuparti» fece un cenno verso le sedute (quali) a disposizione, Shiloh non era mai stata una persona troppo formale e non avrebbe cominciato in quel momento. «immagino tu sia qui per l’annuncio di lavoro, no?» o per farle il resto delle unghie, chi lo sapeva di certo non lei. Oddio, non l'avrebbe mica denunciata per sfruttamento minorile? Eh, poco male, persone peggiori erano sfuggite ad accuse ben più gravi. «prima di entrare nei dettagli ho una domanda importante da farti: andresti a vedere prima barbie o oppenheimer? o solo uno dei due, non giudico» e invece sì che giudicava. C'erano determinate priorità nella vita, e la sua era capire se la sua potenziale PA avesse buon gusto.
    shiloh avonlea
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    Elisa aveva totalmente rimosso ciò che era successo nell'ultima ora, se non un vago ricordo di Ari che le suggeriva di rispondere alla loro role. Era un ricordo reale o fabbricato? Difficile da dire, quando gli AU sembravano andare così di moda. E vabbè, Shiloh aveva preso una fuckin’ boccatd i whiskey (quello passava il convento, per il momento) al posto dell’acqua, e per poco non ci aveva rimesso i polmoni. Così. perché quel giorno -notte, ormai- era giunta fino a quella biglietteria per provare l’ebbrezza di essere povera. Era tutta reference per la vita, dopotutto. Shilho Jolie-Pitt era a conoscenza della guerra che era avvenuta pochi mesi prima. No, non il conflitto tra maghi e special,c he cazzo gliene fregava a lei, ma quello per accaparrarsi i biglietti per il conetto di Tyalot Swift. Nessuno meglio dilei aveva seguito l’acerrima battglia contro il capitalista schifoso Ticketmaster, come se !!! il sistema capitalistico e i mercait neo liberali nons arebbeto caduti da un momento all’altro. Lei, che era una persona acculturata e che leggeva, sapeva bene che un tale framework basato aull’avcumulazione non era sostenibile, e che era time di cercare un compromesso fatto di food and energery sovereignty per l’elettricità e il cibo. Ma comuunque, nessuno era lì per parlare duquello. Voleva solo andare a dormire, come Elisa con una sveglia lle otto. Quindi doveva sbrigarsi a fare cose da adulta. E s’, comprae un biglietto peril concerto di Tayor Swidt era un cosa da adulti. Cioè. tecnicamente averbbe ptuto averlo gratis, ma dove saebbe stato il fiventimento? «minchia che sonno, mi sneto andra dipré nei suoi tiktok» disse a Nisky, che era davanti alei in fila.
    Ma che fila era.
    Una fila mitica.
    E oiu .
    Oiu
    Poi
    Sentì menzionare una mgaica lista-e insomma, vome potev LEI none ssere nella lista????? Era su qualsiasi lista, tranne se riguaradava l’evasione fisclale o robe su Epstein «scusa, ma come si entra nella lista?» chiese a Nicky che sì, si conoscevano ari, perch< esi erano pure parlate prima .
    gif code
    1994
    neutral
    famous
  7. .
    Tutti avevano bisogno di un principe azzurro nelle loro vite, e in quel caso il Fato l’aveva chiamata a calarsi in quel ruolo per quello sconosciuto. Non poteva saperlo, ma gli stava facendo vivere la notte della sua vita. Dopotutto, chi mai poteva vantarsi di aver conosciuto LA Shiloh Abbot e di essere stato salvato da lei. C’era chi avrebbe pagato sangue, e chi effettivamente aveva provato a contattarla per gigs del genere. Se solo Maddox avesse potuto apprezzare, e non essere un ingrato…….si vedeva che non erano tutti come il suo discepolo Baltazar. «Ma chi sei» g-GASP????? Per poco, Shiloh non ebbe un mancamento. Si portò una mano al cuore, gli occhi strabuzzati e l’espressione di una donna MOLTO affronted. Ma dove minchia viveva, ma come osava. «ma come chi sono» assottigliò gli occhi, studiandolo con attenzione clinica da ogni angolo, per capire se stesse mentendo. «shiloh abbot? suona familiare?» e se nemmeno quell’intervento divino fosse servito a qualcosa, beh, era evidente che Maddox non meritava di condividere la sua stessa aria. Oddio, stava diventando Mort Rainey? Un incubo, unread. Un po’ come si era dovuta sciacquare gli occhi con la candeggina dopo aver letto il suo libro, se tale poteva essere definito. Non poteva credere che qualcuno avesse avuto il coraggio di pubblicarlo, ci doveva essere qualcosa di più sotto: deals loschi, qualcuno che aveva dato il culo a qualcun altro. Eh Mort, cosa non si da via per cinque minuti di fama. «Io sono Maddox, o Hartley, dipende dalle circostanze» forse era l’alcol, forse era la mancanza di sonno, ma si lasciò sfuggire una risatina molesta, che prontamente su soppressa sul suo nascere. Quello, o non si sarebbe più fermata. Oddio, ma quindi non era un dito nel culo? Chi l’avrebbe detto, non lei. «Lo sai che ho l’età legale per bere...?» la Abbot lo osservò da capo a piedi con fare critico, allo stesso modo in cui avrebbe studiato un capo di alta moda per definirne il valore. Lei, che quando aveva quindici anni sgattaiolava fuori di scuola per farsi offrire i drink da sconosciuti, se ne intendeva di certe cose. «ah si? non si direbbe» sembrava un minorenne eddai!!!! Non tutti potevano portarli bene come lei, ma Maddox poteva dire di avvicinarsi. A meno che non avesse quarant’anni come quegli attori asiatici, in quel caso doveva estorcergli la lista dei prodotti di skincare. Ma anche quella dei dottori, era certa che qualche punturina qua e là l’avesse fatta. Non era mica il caso che iniziasse anche lei, vero? Portò una mano al viso, palpando le guance, poi il mento, infine la fronte- stava per avere una crisi di mezz’età. Forse era meglio continuare a bere. «Se- se non vai via, possiamo rimandare a più tardi?» portò una mano al mento, assumendo nuovamente la sua posizione naturale: stravaccata al bancone. Almeno da lì poteva provarci con i barman 10/10 would recommend. «ma dove vuoi che vada, maddox» avete visto?? Si era ricordata il suo nome! Tutti punti paradiso per lei, Dio sapeva quanto ne avesse bisogno. «ti aspetto per quel drink, NON DIMENTICO» fu costretta ad urlare alla sua schiena, la mano a sventolare in aria per richiamare la sua attenzione. Non era una minaccia, la sua, ma nel caso se ne fosse dimenticato...lo sarebbe diventata. Ti tengo d'occhio, Martin. Maddox. Whatever.

    sì, senza nessun codice AMEN

    chiusa!
  8. .
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    shiloh avonlea
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    Aveva trovato un piccolo adepto, la Abbot ne era più che certa. Vedeva il modo in cui pendeva dalle sue labbra, l’energia caotica che seguiva ogni sua parola e movimento. Sapete cosa? Le ricordava un po’ una sua versione da molto più giovane, non poteva che provare un moto di affetto. Presto, passatele i fogli d’adozione! Ma dove sono i PA quando servono. «Oh! Sì, la volpe!» visto? Sapeva che in fondo era intelligente, bastava giusto una spintarella nella giusta direzione e poi ci arrivava da solo. «Hai qualche... pista? Sai cosa piace a questa volpe?» beh, era la volpe di Shiloh Jolie-Pitt, era chiaro che avesse un palato sopraffino e particolare. Portò una mano al petto, gli occhi sognanti e il tono di voce di una madre fiera «mangiare, principalmente. ma non ho del caviale con me» solo perché aveva paura che le si rovesciasse in borsa, non per altro «ama vedere i bambini piangere, ma non possiamo prendere in prestino nessuno» anche qui, perché le sembrava poco pratico nella corrente situazione- Shiloh non sapeva certo che presto avrebbe fatto amicizia con due di questi bambini. Amicizia, più carcere duro e vicinanza forzata, ma era solo questione di semantica. «però ho la sua copertina!» esclamò all’improvviso, trionfante nel tirare fuori l’oggetto in questione dalla borsa. Si trattava di una di quelle copertine slash pupazzo, quelle che a Roberta facevano un po’ pena ma che la sua volpe amava. «È la prima volta che questa volpe gira per Hogwarts?» ma scusate, per chi l’aveva presa. Ma cosa succedeva. Era proprio il suo padawan, confuso e rincoglionito dalla vita. «Cosa ci fate tu ed una volpe qui. Lei, scusi. Lei.» LEI???????
    GASP????
    L EEEEEEEEEEEEE IIIIIIIIII?
    I PRETEND I DO NOT SEE
    Improvvisamente, sentì le rughe attorno agli occhi e alla bocca farsi più pronunciate, i capelli a tingersi di un bianco. Un po’ come Elisa oggi quando raccontava di cose successe quindici anni fa, quando le sue compagne avevano sette mesi.
    Ebbe bisogno di qualche attimo per riprendersi, completamente shell-shocked dagli eventi. «ah? ehm. sì, una lezione speciale. con il mio thuri -la volpe, in pratica è una volpe. ma forse te non c’eri???» ma che ne sapeva lei, mica si ricordava i volti di tutti. Minchiaaa ho le qualifiche tra dieci minuti scusa Lele ma posto ora o mai più. «Però non hai vissuto il punto di vista della persona che accoltella, che è molto importante: non sai quanto spingere, quanto andare a fondo, con quanta forza tenere il manico... Se vuoi puoi provare su di me!!!» era una pessima idea? Sì, lo era, persino la palla lo pensava. Eppure, tutti!!!! volevano vederla pugnalare Balt. Persino il diretto interessato sembrava vibrare in anticipazione, e come poteva lei deluderlo? POTEVA. Poteva perché era una pessima idea. Ma poi cosa avrebbero detto i giornali, gesù????? SUA MAMMA??? No dai. Però poteva offrirgli un’occasione irripetibile. «no, baltasar, non posso privarti dell’esperienza di accoltellare ME. Io posso basarmi sulle mie esperienze di vita, sulle testimonianze…….ma te, un giovane scrittore, hai la possibilità u n i c a di fare una nuova esperienza» gli porse il coltello così che lo accettasse tra le sue mani, spalancando le braccia wide per rendersi il perfetto bersaglio «il dolore è solo temporaneo» cit giacomino in questi precisi istanti. «poi andiamo a cercare la volpe. fiuta il sangue, sai?» forse era un vampiro in realtà. BASTA VADO A VEDERE LE QUALIFICHE ADDIO.
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    loh
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    • twenty-eight
    • traveller
    «io non faccio cocktail» nOOOO ZITTO!! Ma che cosa stava dicendo? Shiloh sospirò internamente, era chiaro che il ragazzo non avesse mai fatto teatro. O mentito alla polizia per sfuggire a un arresto per oltraggio a pubblico ufficiale. Lo fulminò con lo sguardo, ma ormai a poco serviva dato che aveva aperto la bocca. Eh, ma i giovani d’oggi non coglievano gli hints. «sono l'addetto alle pulizie» hhhhh ANCORA PEGGIO! La Jolie alzò il capo al cielo, lo sguardo a scrutare le stelle, gli ufo, qualsiasi cosa che le desse forza in quel momento. Per una (1) volta che si sprecava per salvare qualcuno e QUALCHE INGRATO osava pure renderle la vita difficile. Basta, era troppo ubriaca per quella merda. «le pulizie di casa mia! eh, ho l’uomo delle pulizie sì» diede una gomitata al bodyguard, un inutile tentativo di creare complicità tra di loro. Ma per cosa? Così, a feeling. Però sapete cosa? Funzionò eccome, perché posò nuovamente il ragazzo a terra. Lo sapeva lei di avere un dono per il parlare con la gente, infatti non a caso la invitavano sempre nelle scuole a leggere le poesie ai bambini. Non ci credete? Aveva le foto su Instagram, e poi non era un completo mostro, ogni tanto si impegnava per la comunità. «magari è qualcuno che mi somiglia? sembriamo tanti tutti uguali perché siamo kinesi.» ah ecco!!1 Bravo ragazzo, finalmente stava incominciando a dire cose sensate. Ma poi il bodyguard si era accorto della sua parlantina nervosa? Chi mai avrebbe affidato della droga a una persona come lui, dovevano avere una managing terribile. «si infatti! ma lo sai che sei proprio razzista? cioè, spiegami» iniziò ad agitare le mani in aria, evidentemente molto offesa «vedi un asiatico e lo scambi per un altro? lui lo può dire perché è kinese, ma te? V E R G O G N A» scandì ogni parola con un dito puntato sulla schiena del bodyguard, totalmente fuori controllo. Giurava che di solito non era così extra, ma sentiva di aver perso il filo della vita in quel momento. E niente, Maddox nel frattempo era sempre più terrorizzato. Ma che, faceva paura? LEi? E va bene, era un po’ extra, ma c’era di peggio- non immaginava quanto. «no, non spaccio» eh, ma menomale figlio mio. Era più probabile che spacciasse lei, tra i due. «bravo! spacciare è sbagliato» annuì fra sé e sé, le braccia incrociate come un vecchio saggio. E in fondo, un po’ si sentiva uno yoda. Nello spirito, perché fuori era bellissima. «ho davvero la faccia da spacciatore???» oh no. BABY!!!! (insomma.) Gli avrebbe dato un buffetto sulla guancia, ma persino da sbronza era sicura che fosse !!! sbagliato!!! senza consenso. «ma no, che dici! hai una faccia normalissima» ma poi, che faccia avevano gli spacciatori? Non ne aveva idea, ma sicuramente avevano la barba- e il socio non aveva la barba quindi qualcosa non quadrava. Ma nemmeno rotondava. «e si certo che ora entriamo, tanto il malinteso è stato chiarito no?» ma daiii che palleeeee, le toccava proprio sganciare il cash. Il kinese era fortunato che fosse ricca, o dubitava il suo altruismo sarebbe ammontato a quello. Lasciò scivolare una sana quantità di galeoni nella tasca del bodyguard, non mancando di lanciargli un occhiolino. «perfettoooo! CIAO SMACK» si portò via Maddox sotto braccio, rientrando nel locale tramite la porta laterale. Si sentiva già più sobria, tutta quell'aria fredda le aveva fatto bene (male). «ah, ma non ci siamo presentati» oblinder style proprio «sono shiloh abbot! o pitt, dipende dalle circostanze» tese la mano in attesa che gliela stringesse, un sorriso incoraggiante sulle labbra. «dai vieni ti offro un drink, te lo meriti! cosa bevi? analcolico?» lei anche l'acqua dei sottovasi!!!! Quando capitava. Il che non era spesso.

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    Nel tempo in cui ci è voluto a chiudere questa role, un Papa è morto. Let that sink in.
    Quando si dice chiudere una role ogni morte di Papa.
    Il motivo per il quale era una terribile idea lasciare Shiloh e Yale da soli in una stanza era che qualsiasi cosa facessero, finivano con il creare il caos. Non ci potevano fare niente, era inevitabile come quando si mettevano insieme due elementi e si aveva quell’inevitabile reazione chimica. «facciamolo.» Shiloh viveva di sogni e di pazzie, bastava proporle una cosa ed era pronta a mollare tutto affinché diventasse realtà. E questo modo d’essere poteva essere il motivo di fondo a molti dei suoi spontanei ritiri spirituali, just saying «FACCIAMOLO» cosa c’era di meglio di superare una rottura, di trovarsi uno sugar baby? Molti altri passatempi, probabilmente, ma Shiloh non era una persona noiosa. Era un essere divino, che prendeva ispirazione dalle stelle e dai flussi delle maree. «possiamo testare il metodo di matching fra noi per vedere se potrebbe funzionare. un’opera di beneficenza. Vendiamo sogni, non solide realtà» Shiloh batté le mani estasiata, gli occhi a scintillare e a immaginare tutte le povere vittime che avrebbero rope into il loro programma. Era un po’ come raya, ma peggio perché c’erano loro a metterci la faccia. E chi non avrebbe ucciso per essere il loro sugar baby? Se solo Yale non avesse dovuto rovinare tutto menzionando la sua ex -in che senso la Abbot era stata la prima a parlarne «ma quale rottura. STAVI CON QUALCUNO?» la ragazza sospirò spostando lo sguardo sul calice di vino, apprezzando per una volta la scelta: Lambrusco allucinogeno. Ah no, persone sbagliate. La sua storia era stava breve ma intensa, degna delle commedie romantiche più trash ed appassionate- in pieno stile Jolie-Pitt insomma. Il problema della Pitt era che, come spesso accadeva, il suo affetto bruciava intensamente per qualche momento per poi spegnersi tutto d'un colpo. Non poteva farci niente. Il suo psicologo le chiamava commitment issues, ma Shiloh si giustificava dicendo che era un gemelli. «sì, ma niente di serio» portò le mani avanti, casomai Yale credesse che l'avesse escluso da chissà quale storia d'amore «tipo qualche settimana? mese? lo sai che non tengo conto dei giorni» prese un sorso di vino, appoggiandosi con la schiena al bancone e osservando il ragazzo «era iniziata bene ma sentivo che stava diventando troppo seria troppo in fretta, ansia no? non sono fatta per queste cose quindi» si strinse tra le spalle «meglio farla finita che illuderla.» E fu così che il loro progetto di cucinare dei brownies venne abbandonato molto presto, sostituito da un’attività decisamente più adatta a loro: essere due comare.
    shi
    loh
    abbot

    troublemaker
    1994 + south africa
    novelist + fangirl
    Just take it step by step when you come out on the floor
    You got that left, right, left, leave 'em coming back for more
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    Role conclusa!
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    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    writertwenty-eight
    shiloh avonlea
    jolie-pitt
    Shiloh aveva scritto abbastanza storie per sapere che non fosse nella migliore delle posizioni. Era chiaro che sembrasse il principale sospetto di un omicidio, eppure giurava di poter spiegare tutto! Che si trattava solo di un malinteso! Classiche scuse da assassino, visto? «Ha senso» certo che aveva senso, perché la Jolie-Pitt era innocente. A quel punto, Shiloh era dell’idea di scagionarsi da ogni accusa di omicidio per poi cercare Vaporeon, ma il fato aveva idee ben diverse. Non si aspettava che lo studente avrebbe iniziato a saltellare e a strillare, quasi avesse incontrato- ah, ma che scema. Lei era famosa. Ogni tanto se ne dimenticava (menzogne), perché era una di quelle celebrità umili e che si mescolavano spesso al popolo. «SHILOH ABBOTT? SEI PROPRIO TU???» gli rivolse un sorriso accondiscendente, seguendo con il capo i suoi gesti frenetici. Nonostante il ragazzo non avesse le mani, riuscì ad alzarla comunque. Proprio simpatico, un comico nato- o un clown, dipende della scuola di pensiero. «CERTO CHI ALTRO SE NO!!!» a un certo punto si lasciò prendere dal suo entusiasmo, ricambiando una stretta di mano fin troppo energetica. Era sempre bello conoscere dei fan, anche lei si lasciava prendere dalle stesse emozioni quando incontrava i suoi idoli, quindi non poteva biasimarli. Era sempre felice di migliorare la giornata a qualcuno, che fosse autografare delle tette e mettersi in posa per un selfie. Ovviamente, aveva fatto cose più di dubbia morale e unhinged, ma non c’era bisogno che lo sapesse un quindicenne. O quanti anni aveva il ragazzino. Anzi, Baltasar. Mi raccomando Shiloh ricordati il nome, te e la tua memoria labile. Il ragazzino doveva aver assunto una redbull di troppo, perché non riusciva a smettere di muoversi, o di parlare. Doveva assolutamente chiedergli che droghe assumesse, perché sentiva di averne bisogno per scrivere: non avrebbe mai smesso una volta cominciato. «Una... una volpe blu? No, assolutamente, mi dispiace. Sai che anche io scrivo?? Cioè, amatoriale ancora, però!! Vuoi leggere??» beh, era stato davvero molto utile. Sospettava che nemmeno sapesse come fosse fatta, una volpe. Le sembrava giusto un po’ strafatto. Sinceramente? Non aveva tempo di dedicarsi alle opere dei suoi fan in quel momento, ma essere troppo rude avrebbe spezzato in cuore di quel piccolo gollum. E le stava kinda incominciando a fare tenerezza, un po’ come un cane che era stato legato alle rotaie ed era stato salvato all’ultimo. «eh….ah…si certo! a patto che mi aiuti a trovare la mia volpe» che non era una volpe, ma ok. Magari poteva leggere mentre camminava, or something. «Davvero, di chi è il sangue? Non ti giudico eh... L'inspirazione è una bestia famelica, va nutrita...» oh mio io ma cosa stava dicendo? L’aveva già detto che voleva adottarlo come suo discepolo? Era proprio un personaggio ™, perfetto per una come la Abbot. «Posso prendere appunti?» VISTO??? Discepolo confirmed. Ponderò per qualche secondo sul da farsi, la cosa giusta sarebbe stata senz’altro mettere le mani avanti e scagionarsi da qualsiasi accusa……..ma perché farlo quando poteva divertirsi un po’. «ebbene sì, hai svelato i miei grandi piani (prendi appunti)» iniziò con tono greve, intrecciando le mani dietro alla schiena e prendendo a camminare davanti al suo discepolo. Sì, stava facendo la sua migliore imitazione dei saggi anziani di cui si leggeva sempre nei libri «la verità è come le acque di un lago: placida e cristallina come la sua superficie ma torbida e oscura mano a mano che ci si avventura nelle profondità del lago» si strofinò la barba che non aveva, per poi voltarsi di scatto verso il Monrique. Lo indicò con l’indice, e poco ci mancava che gli punzecchiasse il petto «è proprio per questo che solo i più saggi sanno estrarre ed interpretare tutte le sfumature della nostra realtà. proprio per questo non mi aspetto che tu comprenda, dopotutto sei ancora un giovane in erba» e imberbe, ma forse era un sore spot per il ragazzo «il motivo della scena cui ti trovi innanzi è molto semplice: la sete di conoscenza mi ha spinto a un gesto estremo ma necessario» diede le spalle a Baltasar per raccogliere il coltello, tanto per aggiungere extra effetto drammatico a quello che avrebbe detto successivamente «mi sono fatta pugnalare per poter descrivere esattamente le sensazioni e il dolore provate dalla vittima, nonché la quantità di sangue perso e l’esatta angolazione della lama» chissà se Balty si sarebbe offerto come prossimo agnello sacrificale, sperava di no. Non garantiva di non prendere un organo vitale. «ovviamente avevo con me del personale medico, che mi ha assistito……….e la mia volpe, sai è il mio emotional support animal» eh si……….proprio così.
    Looking at it now
    It all seems so simple
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    Are we in the clear yet?
    taylor swift
    out of the woods
    1989
  12. .
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    Se qualcuno avesse detto alla Shiloh di qualche ora prima che si sarebbe trovata sporca di sangue e nella Sala delle Torture probabilmente non avrebbe fatto una piega. La Abbot-Jolie-Pitt era solita immischiarsi nelle situazioni più assurde, che fosse in nome della scrittura o puramente a causa della sua abitudine di mettere il naso dove non avrebbe dovuto. E dire che quella volta aveva una scusa per trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, dato che era stata autorizzata a varcare i cancelli di Hogwarts in occasione di una lezione speciale. E no, purtroppo non era per illustrare agli studenti come diventare persone di successo in sole due settimane, ma la Abbot era sempre disponibile a tornare per il secondo round. Quella volta, tuttavia, era stata invitata insieme al suo thuri dalla professoressa di CDCM per mostrare agli alunni questo raro esemplare. Non per vantarsi o altro (lungi da lei………) ma l’ex tassorosso era una dei suoi rari custodi -perché definirsi posseditrice le faceva storcere il naso, il Thuri era pur sempre un essere vivente- sul suolo britannico. La lezione era trascorsa senza nessun incidente, il che era un peccato dato sperava che Vaporeon mordesse qualcuno di quei coglioni. Ma al contrario della Abbot, la criatura era educata e non mordeva le persone. Il vero problema era venuto dopo. «dove sei merdina [affectionate]» Shiloh si sporse oltre il muro di un corridoio qualsiasi di Hogwarts, ormai persa tra i meandri del castello. Per una volta tanto non si trovava in quella situazione per colpa sua, ma erano state delle cause esterne e fuori dal suo controllo a far spaventare Vaporeon e farla correre via. O meglio, volare via. Era stata troppo lenta ad afferrarla o a lanciare qualsiasi incantesimo prima che potesse sparire oltre la porta dell’aula, e i sensi di colpa la stavano divorando dall’interno. Avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione, essere un’adulta responsabile per una volta. Ma nessun problema, aveva una soluzione! Aveva messo un incantesimo di tracciamento sulla kinda-volpe, le bastava seguirlo e il gioco era fatto. Poi, certo, il fatto che Hogwarts fosse un labirinto non aiutava. Aveva seguito le tracce della creatura fino a un’ala del castello che sembrava avere un vibe diverso dal resto, di certo la luce fioca e tremolante contribuiva all’atmosfera da film dell’orrore ma Shiloh dovette rimangiarsi le sue parole quando varcò la porta di una stanza. O meglio, la Stanza ™ - con cui lei non era familiare perché un’alunna modello. «tutta inspo per il prossimo capitolo» commentò ad alta voce guardandosi intorno, cercando di stemperare la tensione. C’era così tanto sangue, una quantità che eccedeva ciò che i suoi delicati sensi potevano stomacare, le pareti incrostante e il pavimento di una tinta cremisi. Ma pulivano lì dentro? Si avvicinò alle armi accatastate al muro per studiarle, non potendo fare a meno di pensare che alcune sarebbero state più adatte a un dungeon bondage che a una scuola. «vaporeon? brutta bestia vieni qui» again, con amore. Chiamava allo stesso modo i cugini Hilton! Provò a chiamare il thuri nella speranza che fosse davvero lì, alzò il capo per controllare che non si trovasse sopra di lei ma la penombra non aiutava. Anche se in ogni caso dubitava si trovasse lì, le avrebbe risposto in caso contrario. Stava per voltarsi verso l’entrata quando mise il piede su una pietra particolarmente scivolosa, perdendo l’equilibrio. Strillò presa dalla sorpresa e cercò di aggrapparsi a ciò che era a portata di mano, ma fu tutto inutile. Si ritrovò in una pozza di sangue, con tanto di coltello ominous a pochi metri da lei. «MA CHE CAZZO DAI» first of all, che schifo e second of all, che schifo. Il suo sguazzare e le imprecazioni furono interrotte dal cigolio della porta che si apriva, uno spiraglio di luce ad illuminare la sua triste figura. «Ciao...?» Shiloh tirò un sospiro di sollievo al sentire una giovane voce, grata di non essere stata sorpresa da un professore. «il... il sangue... è tuo?» domanda molto lecita data la situazione, doveva essere abituato il ragazzo perché non sembrò fare una piega. Che strana gente, la gen z. «ciao! » ricambiò il saluto del ragazzo con tanto di manina sanguinante in aria, perché mamma Angelina le aveva insegnato l'educazione «no, non è mio.....e non voglio sapere di chi sia» studiò la pozza con una smorfia sulle labbra, scuotendo la testa per togliersi dalla mente l'immagine mentale di quel povero cristo che veniva torturato. Mise una mano per terra per alzarsi, ma ci ripensò quanto sentì le sue delle scarpe scivolare sulla pietra «non è che mi daresti una mano?» literally haha. Tese una mano verso il giovane in attesa dell'aiuto divino «ci sono scivolata sopra, e per poco non mi infilzavo con il coltello» mosse il capo di lato per indicare l'oggetto incriminato, casomai non l'avesse ancora notato: poteva essere pericoloso! E se si impalava il piede sopra come uno spiedino? «non hai visto vero una creatura che assomiglia a una volpe blu, grande così?» non specificò di quale creatura di trattasse, il bimbo le sembrava troppo belloccio per aver aperto un libro in vita sua quindi dubitava che la conoscesse. Non tutti potevano essere brillanti come lei, che vita dura.
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  13. .

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    Il suo bro si era andato a fuck off in giro per il mondo con un minorenne (non era vero, ma non le interessava), Fergie aveva deciso di partire per il Messico perché aveva trovato la sua chiama spirituale, e Shiloh era rimasta lì a Londra a grattarsi le pa- ad annoiarsi. Anche a lei sarebbe piaciuto avere la sua hot girl summer, ma non tutti potevano spacciarsi per guru di vita slash sugar daddies e mollare tutto. Sì, era ancora un po’ offesa con Yale ma l’avrebbe perdonato se le avesse portato dei souvenir decenti. Shiloh era nel bel mezzo della stesura del sequel del suo libro, non aveva la possibilità di prendersi tre mesi di vacanza come spesso aveva fatto le scorse estati e andarsi a perdere tra le foreste della Patagonia. Certo, quello però non le impediva di molestare i pochi amici che le erano rimasti a Londra, come Piz e Penn che ormai facevano coppia fissa. Ew, che schifo. E sì, glielo aveva anche detto in faccia perché la Pitt non temeva niente né tantomeno aveva peli sulla lingua. La amavano tutti così !! Quindi funzionava !! E sapete cosa, sarebbe stata anche una perfetta babysitter se solo fosse stata un’amante dei bambini. Ma lasciava quello spiacevole compito agli altri, lei sarebbe stata la zia kool che a quarant’anni era ancora libera dal peso della vita e una filosofa mancata. Shiloh stava pensando di portarsi avanti e iniziare a scrivere un libro di poesie, ma non era ancora ancora così ubriaca ispirata. Che poi, non erano più nell’era di Milk and Honey quindi avrebbe dovuto posticipare l’idea fino a un revival del 2014 da parte dei gen z.
    Quella sera Shiloh era stata magnanima e aveva deciso di sacrificare la sua sanità mentale a invitare Penn e Piz come unico pacchetto, giusto perché la sua vita sociale si era ridotta a intrattenere conversazioni con il corriere nelle ultime settimane. «ma dove siete, bestie» mi raccomando non bestie come migliore amico, ma proprio come animali. La Abbot era al suo terzo cocktail, mezza stesa sul bancone e con un broncio pronunciato sul viso. Erano in ritardo, e non quel ritardo che potevano passare come essere fashionably late, ma più del tipo ci siamo scordati di te. Come minimo stavano scopando da qualche parte, beati loro. Mandò un messaggio a Penn dove le chiedeva se si fosse schiantato il loro jet privato -o era quello di Taylor Swift? Magari gliel’aveva prestato per andare a fare la spesa- anche se sapeva benissimo che i Carbs sarebbero venuti con la slitta. Still, un modo super simpa per chiedere se andasse tutto bene. La ragazza si guardò intorno, i denti impegnati a dilaniare la cannuccia nel bicchiere, annoiata e in cerca di qualcuno da molestare. Era il suo hobby preferito sedersi accanto agli sconosciuti e chiedere la loro storia, un po’ perché era molesta e un po’ perché spesso la aiutava a capire meglio i propri personaggi. Fu mentre ispezionava il bar che i suoi occhi colsero una scena ASSOLUTAMENTE CRIMINALE: un buttafuori che prendeva di peso e trascinava fuori un ragazzo dall’aria terrorizzata. E come poteva Shiloh Abbot, ficcanaso di professione e molestatrice seriale, non correre in soccorso del povero ragazzo? Shiloh riuscì a cogliere solo alcuni spezzoni, ma le bastà ad intuire la situazione «oooOOOOHHH QUESTA!!! non è drogaee» io lo so che pandi non coglierà la citazione di TikTok, ma andiamo avanti. Picchiettò il bodyguard sulla spalla per indurlo a girarsi, così da mollare il ragazzo che pareva terrorizzato «mr muscolo» perché dire pelato di brazzers pareva brutto, ma Shiloh lo stava pensando «guardi che ci dev’essere un errore, quello che ha visto lei era chiaramente protein powder! lo sa che ora va molto in voga per fare i cocktail? ecco, scommetto di no» la Abbot prese a sventolargli l’indice davanti, forse nel tentativo di ipnotizzarlo. Strinse poi un braccio attorno alle spalle del ragazzo, attirandolo a sé con un sorriso smagliante e porgendo al bodyguard dei galeoni «facciamo che questo malinteso non sia mai successo?» e poi, sottovoce a Maddox «non spacci davvero, ne?» oh, non si sapeva mai.

  14. .
    Sapete perché Shiloh voleva bene a Yale? Non perché fosse intelligente, ma perché era suonato tanto quanto lei, facendola quasi sentire normale. E no, non era un complimento ma come avrebbe detto 2015 Tumblr: normal people scare me. «dovevi chiedere a penn, se volevi davvero una mano a cucinare, è più organizzata di me. Ti avrebbe trovato un coach da chef kiss» Shiloh osservò l’Hilton, un sopracciglio sollevato come a chiedere se parlasse per esperienza. Conoscendolo, sì, parlava per esperienza. «non c’è cosa più divina…» iniziò la Abbot, le labbra a curvarsi in un sorriso malizioso mentre si preparava a deliverare la perla del secolo «di farsi lo staff, duh» e la Jolie-Pitt ne sapeva qualcosa, di farsi lo staff. Non era etico, nonché perseguibile secondo qualche mistica legge sulle molestie sul posto di lavoro, ma Shiloh viveva secondo la filosofia del carpe diem quindi poco le importava. Dopotutto, aveva abbastanza soldi da comprare il silenzio di chiunque volesse. «magari mi farà superare la rottura, ci devo provare grazie yale non ci avevo pensato» chissà se il suo bro era a conoscenza della recente rottura con Altea, alle volte la Pitt era così distaccata dal mondo terreno che si dimenticava di tenere le persone aggiornate. Beh che c’era poco da dire, non era stata la rottura del secolo e l’aveva superata con un’intensa make-out session con Fergie, quindi a quel punto si trattava meramente di regalare all’Hilton l’occasione per una kiki. «rubiamole semplicemente il pubblico. facciamone uno anche noi – ma non di cucina, ew, siamo mica casalinghe disperate» l’ex tassorosso poggiò i gomiti al bancone, la testa pigramente poggiata sul dorso della mano. Doveva concederglielo, forse uno show di cucina non era l’idea più brillante, a meno che non puntassero a fare share con incendi e intossicazioni alimentari. «ok, deal ma…….cosa sappiamo fare? a parte le foto in costume, non so se valga» ….perché Yale aveva la scatola di cacao vicino all’orecchio? Shiloh aspettò che la posasse per portarla all’orecchio e scuoterla, sperando quasi che le avrebbe svelato il segreto dell’eterna giovinezza. Quando la scatola non le parlò, si offese così tanto dal mettere il broncio, cioè ma come osava. Osservò l’Hilton di sottecchi, chiedendosi se per caso fosse strafatto di cocaina, sperava di no perché sarebbe stato rude non offrirgliela in quanto ospite d’onore e bff4ever. «perché le mie specialità sono fiutare gli sugar daddies e i casi umani, se vuoi possiamo fare i matchmakers (made) in hell» si strinse tra le spalle, una faccia dumb come per dire secondo me funziona ma anche sono le due e mezza di notte non funziono più. Decise di aver perso troppo tempo, e con le maniche rimboccate e il suo bellissimo grembiule, sporse la testa per leggere gli ingredienti dal libro e iniziò a vagare per la cucina nella speranza di capire dove tenessero le uova. Ma andavano in frigo o nella dispensa? Chissà Rosario di che scuola di pensiero era. «ma questo coso ha delle istruzioni o dobbiamo semplicemente sapere come funziona così, dal nulla?» eh, bella domanda, Shiloh nemmeno aveva visto un forno dal vivo prima di quel momento. «rosario i miss u» mandò un bacio al cielo in memoria della sua seconda messicana preferita al mondo, non perché fosse morta, ma perché l’aveva abbandonata emotivamente in un momento difficile. «su tiktok ho visto che si girano le manopole, tipo…….il simbolo con due ventole va bene. Sembra safe enough. E la temperatura a sentimento secondo me, tanto li vedi quando sono pronti…sul libro c’era scritto 20 minuti no?» spoiler: no perché erano già marroni di loro, ma ok. La Abbot si avvicinò al forno molto ominous, iniziando a girare manopole a caso in attesa che succedesse la magia «spero che a paris venga la cagarella, mi sto già pentendo di tutto» aveva cambiato idea non voleva più andare al suo cooking show.
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    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Ecco, Shiloh aveva la brutta abitudine di dare aria alla bocca prima ancora di dare forma ai suoi pensieri. La maggior parte delle volte giocava a suo favore dato il livello di intelligenza dei suoi interlocutori, e perché aveva la nomea di avere un carattere eccentrico e witty, ma doveva ammettere che con gli ex non era la migliore strategia. Percepiva dei vibes omicidi provenire dalla Arnold, il che fair probabilmente se lo meritava anche, ammetteva che la loro rottura non era stata delle più amichevoli e avrebbe potuto gestirla diversamente. Il problema della Abbott -uno dei tanti- era la sua incapacità a mantenere una relazione, forse per il deep rooted trauma di essere abbandonata che si trascinava sin da quando era stata mollata in orfanotrofio. Riconosceva il suo bisogno di vedere uno psicologo, thank you very much, ma era fermamente convinta che la migliore terapia al mondo fosse aprirsi con i suoi fans durante le sue lives oppure disattivare il cervello e usare il flusso di coscienza per scrivere una autobiografia. «Se avessi voluto annaffiarti te lo avrei rovesciato in testa» non avrebbe dovuto trovarlo divertente, non era certo una battuta, ma la Jolie-Pitt non poté fare a meno di abbozzare un sorriso divertito, abbassando il capo per evitare che la notasse. Non voleva essere annaffiata come una pianta per l’ennesima volta. «la ringrazio per la sua misericordia,» accennò ad una riverenza, peché nonostante tutto continuava ad essere un’idiota dentro «dopotutto la piega costa» la Abbot lo sapeva bene: era un’assidua frequentatrice della parrucchiera. Una ciatella come lei non poteva vivere senza il gossip. «Rimpiazzarti? ma se mi hai detto che non volevi avere niente a che fare con me. No feelings o una merda del genere» ad essere sincera, si stava iniziando a sentire un po’ una merda per com’erano finite le cose tra di loro; non era la più facile delle persone da comprendere, e spesso e volentieri era la prima a tagliare i ponti se qualcosa non le andava a genio. Non era fatta per la comunicazione, l’ex tassorosso, non quando troppi sentimenti erano coinvolti- ci teneva a non essere percepita. Arricciò il naso a sentire quelle parole, una smorfia contrariata a piegare le labbra all’ingiù «non ho mai usato quelle parole» ci tenne a fare notare, perché da scrittrice professionista qual era era abituata a scrivere le sue parole con cura «diciamo che il tutto» gesticolò vagamente tra loro due, facendo attenzione a far scivolare lo sguardo sul legno del bancone piuttosto che sul volto di Altea «stava progredendo più velocemente di quanto fossi pronta a sostenere» non osò andare più in profondità di così, perché nessuno aveva bisogno di sentire dei suoi problemi, tanto meno la sua ex. Era più divertente parlare di minchiate, no? «per me il destino può andare a fanculo» avesse avuto un bicchiere in mano, la Abbot l’avrebbe battuto contro quello di Altea in segno di solidarietà «amen to that» un po’ stava incominciando a comprendere perché l’aveva accoppiata con Altea tra tutte le persone sul sito di incontri. Era entertaining il modo in cui la Arnold riusciva a suonare esilarante alle sue orecchie anche quando non ci provava davvero, ma si sarebbe trattenuta dal gigglarle (eh scusate sono le quattro di notte non funziono più) in faccia perché ci teneva alla pelle. Le si illuminarono gli occhi quando Altea si offrì di pagarle il drink, le parole magiche che non fallivano mai di farle battere più forte il cuore e apparire un’espressione di pura estasi sul volto «davvero? è la cosa più bella che abbia sentito oggi» ne approfittò per prendere posto al bancone, per poi richiamare l’attenzione del bartender e ordinare un classico Bellini (ifykyk). Si mise comoda quasi fosse a casa sua, poggiando la guancia sul palmo della mano mentre osservava la sua ex «qualche aggiornamento interessante dalla vita?» eh, era pur sempre una ciatella.
    sabrina carpenter
    skin
    Maybe we could've been friends
    If I met you in another life
    Maybe then we could pretend
    There's no gravity in the words we write
    shiloh abbotgifs cr.playlistaesthetic


    Edited by j-pitt - 5/6/2022, 23:59
34 replies since 21/10/2014
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