Posts written by ms worldwide

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    niamh barrow
    Contrariamente a quello che lasciava credere, Niamh era un’eccellente oste. Non certo come quelli che Stiles incontrava nelle sue campagne D&D e che non conoscevano le regole base dell’ospitalità. Quindi no, trattenne ogni suo istinto che le diceva di alzare gli occhi al cielo alle parole di Idys– in maniera affectionate, sia chiaro. «si è trattato semplicemente di uno scambio involontario di scrigno, non è colpa mia se quello dello zucchero somiglia a quello dei LoveBites!» dopotutto, c’era un motivo se la rossa non era finita in corvonero. Era un errore in cui anche Niamh avrebbe potuto incappare, se non fosse stato per il maniacale sistema di organizzazione che avevano dietro il bancone. Non opera sua, ma era scontato dato che lei prosperava nel caos. «ma certo baby, hai ragione» accondiscendente? Sì, forse, ma faceva parte del suo fascino. Si trattenne appena dall’allungare la mano e darle un buffetto sulla guancia perché aveva ancora una parvenza di autocontrollo, ma ci pensò più del dovuto. «se è drogato e stai ricambiando il favore, sappi che non sarò io ad oppormi» sollevò entrambe le sopracciglia, perché – uh, sicuramente un pensiero su cui indugiare più tardi. «visto cosa succede di solito» e con di solito intendeva quell’ultima e unica volta in cui erano off their rockers «non sarò io a dire di no. magari la prossima volta, mh? normalmente non giro con pasticche in tasca» le rivolse un’espressione divertita, parole che non nascondevano alcuna della voglia che c’era di riavere una seconda volta qualunque cosa ci fosse stata tra loro. Chissà che Idys da strafatta non aprisse la labbra per altro che assaporare le sue, come dirle la maledetta verità. «sai, se continui a mettermi nella categoria dei “solo” e dei “per te” inizierò a farmi strane idee, eh» e questo era un argomento che era meglio non aprire mai, di qualsiasi cosa stesse parlando la rossa. Niamh, nel dubbio, preferiva non elaborare e passare oltre con leggerezza, come ormai le era naturale fare «e se fosse proprio questo il punto?» strane idee, pessime idee, l’ex grifondoro amava scommettere su quanto avrebbe potuto complicarsi la vita con un solo innuendo. Ma non era quello il bello? Avevano una sola vita, una sola occasione per rischiare e prendersi ciò che volevano, perché rifugiarsi dietro un velo di modestia che non aveva mai sentito suo. «quando mai ti ho lasciata delusa?» Idys doveva davvero smetterla di lanciarle quegli hint, perché Niamh era ben lontano da essere una santa. Non si era mai preoccupata di affinare il suo autocontrollo, e perché mai avrebbe dovuto, quando non lo trovava necessario. Non era mica un codarda, lei, a nascondersi dietro a sguardi languidi e sorrisi poco casti, per poi tirare la mano indietro quando rischiava di scottarsi. «non lo so, secondo me puoi fare di meglio» si strinse tra le spalle, piegando appena il capo per far indugiare più del dovuto lo sguardo sulle labbra piene della Gaffney. Beh, c’era sempre tempo per un bis. Attese che finisse di sorseggiare il suo caffè –bollente, una cosa da vero psicopatico– per prendere piattino e tazzina e riporlo nel lavandino. In quel momento ebbe solo un pensiero: spero che Jay sia caduto nel magazzino. O forse se n’era già andato, dopotutto non doveva staccare tra poco? «non è affatto l’unico modo. e nemmeno il più veloce» certo che era davvero difficile essere gay di quei tempi. Bi, ok, ma stessa cosa in quello scenario. Niamh non vedeva perché continuare a danzare intorno alla questione, quando c’era qualcosa che entrambe volevano. Lasciò le parole di Idys riecheggiare nell’aria, un momento di tensione prima che il filo si spezzasse. Uscì dal bancone e si diresse verso la porta e sporse appena la testa fuori per girare il cartello da Aperto a Chiuso. Era ancora presto per chiudere, ma la Barrow era abbastanza facoltosa da non curarsi della perdita di una sera. Si avvicinò a dove era seduta la rossa, osservando la quantità spropositata di abiti e oggetti magici che si era trascinata dietro fino al Platinum. Avrebbe fatto prima a chiederle di venire al suo di negozio, anzi di invadere il pub. «avevo un favore da farti, no?» abbassò le iridi nocciola sul volto di Idys, così simile a quello di un fantasma da mozzarle il fiato per un attimo, ma fu lesta ad assumere un’espressione più consona al momento: piena di promesse che poteva scrivere con le proprie labbra sulla pelle di Idys. Casuale, si appoggiò con una mano al bancone, al lato di dove era seduta la ragazza, mentre lasciò scivolare l’altra ad accarezzare la stoffa del vestito che teneva in grembo «cosa fa questo?» fece per chiedere, per poi ripensarci sù «anzi, sai cosa? preferisco scoprirlo da sola, se no che gusto c’è» perché aveva mezzo neurone e voleva vedere se qualcuno degli oggetti che la Gaffney aveva portato potesse essere potenzialmente letale. Amava un po’ di sano bondage, magari sarebbero spuntate delle corde a strangolarla a breve. Fece forza con il braccio sul legno per portare il proprio peso all’indietro e concedere alla rossa del sano spazio vitale. «mi aiuti? farei da sola, ma non ci arrivo» raccolse i capelli in una mano e diede le spalle ad Idys, mostrandole la zipper che teneva chiuso il vestito che aveva addosso, una scusa come un'altra per far avvicinare la Gaffney.
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    Edited by ambitchous - 2/3/2024, 22:29
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    niamh ayla barrow
    Se c’era una cosa fondamentale da sapere su Niamh Barrow era che era una persona facilmente corruttibile. Le bastava poco: un pacchetto di caramelle, o in quel caso dei complimenti ad alimentare il suo ego. Dakota lo sapeva bene, ormai erano amici da abbastanza anni– non voleva davvero pensare a quanti, o rischiava di manifestare le rughe. «ti ho già detto che sei bellissima? slay» elisa 🤝 ari che si complimentano sui capelli. Fece una piroetta sul posto per mostrare il proprio OOTD al Wayne, sebbene fosse certa di risultare positivamente ridicola. Doveva indagare su come pull off un Sexy Santa, anche se non le sembrava il caso per l’occasione. Al contrario di alcune persone, lei non cercava di sedurre i quindicenni e compagnia. «fa sempre bene sentirselo dire di nuovo» piegò il capo e lanciò un occhiolino all’amico, per poi shottinare il caffè come un sociopatico qualsiasi. Ormai, quando si era abituati a bere ben altro (alcol, malpensanti) il sapore di morte non faceva più effetto. «non puoi portare un furetto morto in un ospedale» all’affermazione del migliore amico, si trovò costretta ad alzare gli occhi al soffitto, per poi rivolgergli uno sguardo ben preciso mi stai sfidando? Dakota sapeva bene che dire a Niamh di non fare qualcosa, solitamente portava all’esatto contrario. Era una questione di dimostrare che poteva comunque riuscirci, una sfida che amava prendere sul personale. «Ma sai cosa? Sei tu Babbo Natale. Se lo fai controllare in obitorio e ti dicono che non porta malattie, you do you. Basta che non me lo fai vedere, mi farebbe piangere» e infatti, la conosceva troppo bene per lanciarle il guanto di sfida. «dici che in obitorio fanno anche da veterinari?» che ne sapeva lei di come funzionassero le faccende mediche, c’era un motivo se aveva preferito aprire un pub che le pagine di un manuale qualsiasi «ma va bene, ugh, farò la cosa adulta e responsabile» poggiò la mano sulla fronte in maniera drammatica, perché quella era la persona che era, per poi buttare il bicchiere di plastica nel cestino. O meglio, lanciarlo come una giocatrice di basket con il pallone. Però aveva fatto centro! Evidentemente, le skills del quidditch erano ancora presenti. «hai inviato una foto di te nuda a Nelia?» poteva smettere di dirlo ad alta voce? C'entravano molto poco i bambini, e più il fatto che avesse inviato un nude a una sua amica. Kinda mentore? Terribile. «mommy» al che, la ragazza non poté che lasciarsi scappare un verso a metà tra l’isterico e il divertito «DAKOTAAAAA» beh che: «ma sì, hai totalmente ragione. davvero mommy material» cosa poteva farci, se aveva due occhi funzionanti e molti sentimenti bi? Poi insomma, le donne che mettevano al tappeto altre donne erano sempre molto sexy. «ma nudo alto, basso o totale? Non so come funzioni fra ragazze. Nelia mi dà etero vibes ma secondo me sei abbastanza carina per farle cambiare sponda-....» no scusate.
    Aspettate.
    Fermate il gioco.
    «cosa ne sai te di nudes» era stata colpa alla sprovvista, totalmente sul piede sbagliato, ma ci mise poco a riprendersi «oddio dakota. dakota. voglio sapere t u t t o» batté le mani tra di loro, gigglando come una pazza, ma non era importante passare per folle quando poteva avere l’hot piping tea sul suo bff. «e comunque, è un nude totalmente soft. sono solo tette con altri accenni artistici, poteva……….poteva andare peggio» ed ecco che era tornata nel tunnel dei nudes che aveva sul telefono, come i veterani che si perdevano nei war flashback. Lasciò che il Wayne prendesse il telefono, che ormai avevano ben poco da nascondere dopo tutti quegli anni «ho un talento, vero? potrei farci una carriera ora che ci penso» se non fosse stata benestante, si intende. Qualcosa tipo OF. «no, macché, non mi ha ancora risposto. non so nemmeno se abbia visto?» i vecchi non stavano così spesso al cellulare come loro, lo dicevano gli Studi ™ «però sa che…….magari un pensierino………posso persino fingere che sia stato un messaggio voluto» era una pessima idea, ma quando mai l’aveva fermata dal fare qualcosa.
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    niamh barrow
    Non era spesso che il Captain Platinum avesse un momento di respiro, ma vi erano delle bolle di tempo dove persino il bar conosceva pace. Niamh supponeva che, ogni tanto, i suoi clienti regolari dovessero recarsi al lavoro. Vi era un motivo ben preciso se si rifiutava di aprire il locale e prendere il turno mattutino, anzi erano due i motivi: in una giornata buona non si svegliava prima di mezzogiorno, e poi odiava avere a che fare con i clienti di prima mattina. Loro non erano in grado di vivere, né tantomeno lei. Non aveva la pazienza e la poker face adatta, lasciava il piacere a qualcuno di più piacevole come- beh, chi riusciva a incastrare. Negli ultimi tempi avevano assunto una simpatica donna sulla sessantina, un po’ particolare ma che si adattava perfettamente a un ambiente come il Cap. Ovviamente, era stata la vittima perfetta da piazzare in apertura. Nemmeno le interessava che passasse dello (strano) vino sottobanco alla Leonessa, fino a che non mandava all’ospedale nessuno era felice. E poi, era lo sfortunato recipiente delle lamentele della Barrow. Al contrario dei suoi amati dipendenti, la Carmela dispensava degli ottimi consigli, tanto che non doveva nemmeno pagare uno psicologo. L’aveva persino coinvolta nelle preparazioni del matrimonio di suo fratello, dopotutto il modello dei tovaglioli da mettere a tavola non si sceglieva da solo. Chissà se poteva sostituirla ad Eugene, almeno lei non avrebbe proposto di visionare un sex tape degli sposi dopo cena- il dessert, l’aveva chiamato. Era tutto terribile, non voleva nemmeno pensarci. Quel giorno, toccava a Niamh giocare alla Carmela, ossia ascoltare le bizzarre avventure dei suoi clienti. Il fatto che la cliente in questione tendesse a suscitare un particolare interesse nella Barrow era ininfluente, secondario alla trama. «ti pare normale,» nel momento in cui Daphne -Idys, si faceva chiamare ora- era entrata nel locale, Niamh aveva mollato il mocio nell’angolo per infilarsi dietro il bancone. Con nonchalance, ovvio. Ringraziava il cielo che non c’era nessuno per assistere alla sua umiliazione, Jay troppo impegnato nel retro con l’inventario per curarsi di cosa succedesse nel fronte. L’ex grifondoro poggiò i gomiti sulla superficie di legno e prese uno strofinaccio al volo, e prese ad asciugare i bicchieri sotto il bancone «assolutamente no» sapeva di cosa stesse parlando? Certo che no, ma la assecondò comunque. «che io debba— huh. non importa, non era importante» a quel punto, fu naturale per Niamh curvare le labbra in basso in un broncio, le sopracciglia pizzicate in concentrazione «ma come? io ero curiosa» chiamatela deformazione professionale, chiamatela biologia ma non c’era niente che attirasse la sua attenzione come dei pettegolezzi. «a quanti caffè sei oggi?» rispose in rimando all’ordine della ragazza, osservandola di sottecchi nel tentativo di scorgere la mano tremare, o il vibrare generale che davano 600mg di caffeina al giorno. Nonostante ciò, cominciò lo stesso a farle un caffè, perché era una persona magnanima e al contrario di qualcuno non drogava i propri clienti. «senza zucchero, è per deboli. lo zucchero va solo nel tè.» e infatti, voleva vedere quanto ci avrebbe messo a scavarsi la fossa da sola. Bastò sollevare un sopracciglio, perché Idys chiarisse «è stato un incidente» Niamh aveva mixed feelings di quel giorno, c’erano ricordi che avrebbe voluto eliminare dalla sua mente per sempre riguardanti Stiles e altri che non le sarebbe dispiaciuto ripercorrere in quel momento. Si sporse oltre il bancone facendo leva sui gomiti, avvicinandosi appena ad Idys «un incidente, certo» allungò le ultime sillabe, la lingua a schioccare contro il palato. A dire la verità, alla Barrow non era dispiaciuto affatto, era la prima che drogava i clienti si infilava in situazioni discutibili quindi poteva definirsi avvezza. «beh, mi pare si siano divertiti tutti, no?» - cit pandi ma comunque la verità. Niamh mise nuovamente distanza tra le due, poggiò l’asciugamano sulla spalla e si diresse verso la macchinetta del caffè che nel frattempo aveva finito di lavorare. Mise uno dei piattini sul bancone e vi appoggiò la tazzina, ma non senza aver prima incastrato un biscotto alla cannella come omaggio «solo per i miei clienti preferiti» ammiccò alla rossa, in un modo impacciato e terribile di chi non sapeva davvero farlo, ma che in qualche modo risultava charming. «abbiamo degli arretrati, è tutta roba vecchia ma non ho ancora avuto modo di provarla, o di decidere cosa farne» non sapeva come o quando, ma lei e la Gaffney avevano stretto una collaborazione di qualche sorta: Niamh offriva i suoi servigi da modella e in cambio poteva molestare Idys quanto voleva. Di solito cercava di scavare nel suo passato, tenderle trappole in modo da poter finalmente farle ammettere di essere la sua Daphne. Forse avrebbe dovuto cambiare strategia e iniziare a correggerle il caffè con il veritaserum. Peccato che non le piacesse giocare sporco, condannandola a una vita da lavoratrice onesta. «abbiamo? non mi paghi nemmeno, questo è chiaramente sfruttamento minorile» ma Niamh, non sei più minorenne. Dettagli, davvero, dentro rimaneva la stessa ragazzina di sedici anni che terrorizzava il castello insieme a Dakota «ma mi sento magnanima, solo per te» iniziò a curiosare tra gli articoli che Idys aveva deposto sul bancone, una marea di vestiti che faceva impallidire il mercato del sabato di Porta Palazzo. «tra quanto stacco? fammi pensare» si perse per qualche attimo a giocare con la manica di un capo, polpastrelli ad accarezzare il materiale soffice con purpose «per te anche tra cinque minuti» sollevò finalmente lo sguardo, lanciandole uno dei suoi sorrisi impish «ma il mio tempo è denaro, lo sai che dovrai farne valere la pena» per una volta, non vi era alcun doppio senso nelle suo parole, solo il costante ricordo che la Gaffney le doveva ancora la verità, Niamh era una grifondoro, testarda e imprudente, there was no saying (scusa pandi si vede che sono quasi le tre) cosa avrebbe fatto pur di ottenere quello che voleva. «dov’è il mio caffè?» oh baby, kinda derogatory. Indicò con un cenno del capo uno spazio libero dagli articoli dove il caffè ormai giaceva da un po’, ma che Idys non aveva notato nella foga. «o l'unico modo per sciogliere quelle labbra è con il tè corretto? posso attrezzarmi, sai» era una minaccia o una promessa? Difficile dirlo, forse Idys avrebbe dovuto bruciarsi per scoprirlo.
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    niamh barrow
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    Un clown non aveva bisogno di un pubblico per brillare, ma di certo aiutava. Il fatto che suo fratello fosse sempre pronto a darle corda era uno dei tanti motivi per cui era il miglior fratello al mondo. Nonché l’unico, ma erano dettagli su cui nessuno aveva bisogno di soffermarsi. Niamh non era stata particolarmente fortunata quando si trattava di famiglie, sua madre e la figura assente di suo padre ne erano prove scomode. Ma le avevano anche riservato delle sorprese, come William e i Milkobitch. Sarebbe potuta andare peggio, supponeva. E poi, l’ex grifondoro non era mai stato il tipo da piangere sul latte ormai già versato. Si concesse un momento per osservare William, sembrava…stropicciato per mancanza di un termine migliore, e sebbene era sicura che vi fossero ragioni ben più profonde per il suo stato Niamh si sentì in dovere di make light of it «la monogamia ti fa male» AH! Lei di certo non correva quel rischio, e non c’era giorno che non lo sbattesse in faccia a tutti. Davvero, era come entrare in una gabbia e chiudersi la porta dietro da soli, per poi buttare via la chiave. L’aveva fatto una volta, ed era stato abbastanza per bastarle per tutta la vita. Cristo, ci era mancato poco che diventasse una sposa bambina a diciotto anni- aveva creduto di sapere cosa volesse dire amare una persona, quando erano stati gli ormoni a guidare ogni sua azione. Alzò il mento per indicare lo stato generale del fratello «o è colpa dei miei nipotini preferiti. hai mai pensato di far scivolare un po’ di sonnifero nel latte? chiedo» sua mamma usava sempre la vodka, e infatti guardate com’era cresciuta! Una meraviglia, una delizia per tutti! Voleva bene a quelle bestie, davvero, ma il fatto che fossero in parte prole di Akelei fuckin’ Beaumont la destabilizzava sempre. Ancora si chiedeva come avesse fatto William a incastrarla non solo con due figli, ma anche con un matrimonio. Forse era arrivato il momento di prendere appunti, il magico rizz dei Barrow and etc. «Allora lavorare al platinum ti è servito a qualcosa» oh, le aveva insegnato molte cose, la maggior parte delle quali non sarebbe stato appropriato da menzionare davanti a qualcuno che condivideva il suo sangue. Ne era conscia, era difficile stabilirlo a una prima occhiata, ma persino lei aveva una decenza. <b>«Certo che sì, vuoi mica contare su Isaac per queste cose?» ma sì, un po’ di Isaac slander gratuito faceva sempre bene. E poi era la verità: il ragazzo era un caso perso quando si aveva a che fare con l’arte della mixology. «Lo sapevi che una vodka da quattro galeoni è diversa da una da dodici? Pensavo sapessero di benzina e basta» se sembrava che stesse sproloquiando a caso, era proprio così. Ma William ci era abituato, e sapeva non avrebbe fatto una piega. E poi erano scoperte della vita che credeva dovessero essere condivise con il prossimo, non si sapeva mai quando sarebbero tornate utili. Intanto, prese a muoversi nella cucina in cerca di due bicchieri e dello stirrer che giurava di aver lasciato da qualche parte. «Te lo faccio solo se mi prendi le bottiglie» si voltò a guardare il Barrow da oltre la spalla con i suoi puppy eyes, a cui sapeva che non avrebbe potuto dire di no. Non era colpa sua se le bottiglie erano in alto e non ci arrivava senza rischiare di rompere tutto. «E usa un posacenere, scemo pagliaccio» prese uno dei posacenere che stavano abbandonati sul ripiano della cucina e glielo spinse in mano, un rimprovero chiaro negli occhi nocciola che non aveva bisogno di essere esternato a voce. Non era preoccupata della cenere in giro, Niamh, ma di suo fratello- tendeva a dimenticarsi che erano legati da più del semplice sangue. Ritornò a versare liquidi e a fare i suoi magheggi come se non fosse trasparito niente, tornando al suo chipper self «cosa ne pensi dei bordelli? opinioni, pro, contro? non sto assolutamente facendo un'indagine di mercato per eventi futuri» e invece sì, era lì a prendere nota per la loro personale Notte da Leoni. Dove avrebbe dimenticato per sbaglio Mitch sul tetto, ma quella era un'altra storia.
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    niamh barrow
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    Bella merda. In questo modo Niamh avrebbe potuto riassumere gli ultimi due mesi. Una descrizione stringata, che mancava di tutti gli elementi significativi per dipingere una tela che non era così scontata. Vi erano strati a cui prestare attenzione, tormenti che chi non aveva vissuto in prima linea non avrebbe mai potuto cogliere del tutto. E Niamh era stata lì, in ogni passo, in ogni metro che dovevano conquistarsi a sangue e corpi caduti. Era sempre stato un soldato, era un qualcosa a cui era stata addestrata tutta la vita, perché il pensiero di stare con le mani in mano mentre il mondo andava a puttane non se l’era mai fatto andare bene. Era per quello che aveva dedicato la sua vita alla Resistenza: fede, sacrificio, scelta. Aveva fatto molte cazzate nella sua vita, ma era convinta che per determinate cause valesse fare quel salto nel vuoto. E poi Niamh l’aveva vista la pubblicità del panettone, sapeva di potersi buttare perché sarebbe atterrata su qualcosa di morbido. Era la stessa filosofia di vita che aveva deciso di adottare anche quel giorno. Daveth era stato molto ominous del suo messaggio, ma la Barrow l’aveva attribuito al fatto che fosse essa stessa la natura del Gallagher. Aveva degli amici particolari, anche quando questi amici non volevano ammettere di esserlo. Ma io non ho amici ok caveman torna ad uccidere Mammoth e a grugnire più in là. Insomma, non ci credeva più nessuno, ma era una persona abbastanza caritatevole da lasciare che lo special vivesse nella sua delulu era ancora un po’. Dave era stato così gentile dal lasciarle l’onore di scegliere dove si sarebbero incontrati, e come poteva l’ex grifondoro non sfruttare questa occasione a pieno. Tutti quelli che la conoscevano, sapevano che lasciarle prendere le decisioni era una pessima idea. E il Gallagher l’avrebbe imparato molto presto. Niamh finì di riporre i suoi effetti personali nell’armadietto, l’unico oggetto che tenne con sé fu il suo telefono. Uno strumentopolo che le sarebbe sarebbe stato utile più tardi- ma no, di certo non per farsi scattare thirst traps. Magari voleva un selfie con il morto mentre Dave aveva il cetriolo sugli occhi. Infilò l’accappatoio e poggiò l’asciugamano su un braccio, per poi dirigersi verso l’uscita dello spogliatoio. Aveva detto al Gallagher di incontrarla alla prima piscina subito dopo l’entrata alla spa, ma era abbastanza certa del fatto che si era già perso. Proprio all’entrata. Dubitava che fosse un assiduo frequentatore di quel posto, dopotutto era un uomo e dubitava che si lavasse se non quando l'acqua piovana lo toccava. Poggiò le spalle al muro e incrociò le braccia in attesa della venuta del signore. Sperava davvero che non le avesse dato buca. O l'avrebbe bucato lei con una delle spade che tenevano al GQ.
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    niamh ayla barrow
    Niamh Barrow non era una sconosciuta al senso di stordimento ed euforica che accompagnavano un paio di bottiglie di vino, ma era abbastanza certa di non aver bevuto nulla del genere. Abbassò lo sguardo sulla tazza di tè, portandolo alle labbra e bevendone un altro sorso per assicurarsi che non vi fosse alcol. Mh, decisamente no. Anche perché era in compagnia di un ex alcolista. La Barrow arricciò il naso dietro alla ceramica, tanti rimpianti ad affiorare nella mente per aver accettato il liquido ambrato- nemmeno le piaceva particolarmente, l’aveva fatto solo per cortesia. E infatti guardate com’era finita. Si beccò pure un bombastic side eye da Stiles, cosa che si meritava, lo ammetteva. Sentiva che stava succedendo qualcosa di strano in quel negozio, uno shift della Forza che in pochi potevano percepire, e a quel punto Niamh avrebbe preferito essere blessedly ignorante «bellissima» «noiiii» ma che stava succedendo. Dov’era Isaac quando serviva, o qualcuno di adulto che gli tappasse la bocca. Più Stiles parlava e più l’ex grifondoro aveva la sensazione che ci stesse provando con Daphne il che era- più che giusto, chiunque con due occhi funzionanti ci avrebbe provato. Niamh si sentiva trascurata, invisibile come un qualsiasi albero alla recita di fine anno, davanti alle interazioni dei due. Ma non poteva intervenire, andava contro il suo codice morale, tutti sapevano che non era permesso provarci con qualcuno per cui il tuo amico aveva una cotta. Niamh Barrow non era un’infame, e non lo sarebbe mai stata, quindi decise di prendere un respiro profondo e di stare al suo posto. Per quanto le costasse. Se Idys non avesse fatto la prima mossa, sarebbe stata a sorseggiare il suo tè come una donna vittoriana qualunque. E va bene, la vicinanza dell’ex compagna la stava mettendo a dura prova, il profumo a solleticare il suo naso un invito a sporgersi per poterne avere ancora. «Sì, ma se non ti piace posso toglierlo» per un attimo si perse il soggetto della frase, e rispose di getto con la prima cosa cursed che le venne in mente «per me puoi toglierti tutto quello che vuoi» blushing, giggling, kicking her feet and twirling her hair, literally. Per fortuna, il pet name che usava con Daphne rimase lì in bilico sulla punta della lingua, per poi essere ingoiato insieme alla saliva. Tracciò con lo sguardo la mano di Idys a posarsi sul suo braccio, all’apparenza innocente, ma pericolosa quanto la canna di una pistola puntata alla testa «anche tu hai un sorriso niente male, sai? te l’hanno mai detto, che una rondine non fa primavera, perché la primavera la fai tu quando sorridi?» Cristo santo, aveva avuto ragione a non fidarsi nemmeno un momento delle intenzioni della ragazza, non con quel maledetto sorriso che pregava di essere catturato dalle labbra della Barrow. «non ho capito, ma sono conquistata lo stesso»
    Ma
    Cosa
    Ma perché ma che cazzo dici
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    Volse uno sguardo a Stiles, cercando di capire- qualcosa, a che punto fosse della sua vita. Che intenzioni avesse. Mio dio, era tutto terribile. Ma non c’era bisogno di preoccuparsi, perché Idys si era avventata sull’ex tassorosso e aveva preso a baciarlo, così dal nulla. Dovette distogliere lo sguardo, un impulso più forte di sé, era come guardare suo fratello che limonava con Akelei, una sensazione di disagio simile. «non mi sento per niente ignorata, ma figuratevi» uno sbuffò lasciò le sue labbra, gli occhi alzati sui ripiani più alti dello scaffale davanti a sé. Se avesse potuto, avrebbe incrociato le braccia al petto, ma come Daphne si aggrappava a lei era impossibile.
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    Posò gli occhi sui materassini, lo sguardo a scivolare sulla superficie blu e a studiare chiazze dal colore più chiaro. Inclinò il capo e mosse un passo in avanti, accovacciandosi davanti al materassino incriminato. Non aveva nessuna intenzione di allungare la mano e toccarlo, perché temeva di prendersi una STD, se quelle macchie erano ciò che lei pensava. E quando si trattava di coito, Niamh ne aveva visto abbastanza nella sua vita per definirsi un’esperta. La domanda che sorgeva spontanea era: perché? Perché i suoi colleghi avevano avuto la brillante idea di scopare sui fottuti materassini? Non avevano una casa, un letto? Se necessario, glieli avrebbe fatti pulire con la lingua, una punizione infantile per degli adolescenti che non erano capaci di tenerselo nei pantaloni. E no, non era affatto gelosa che nessuno le avesse esteso l’offerta- ma che dite. Era un’adulta responsabile, lei, quella fase l’aveva passata da esattamente due mesi. Ma poi che schifo, almeno lei avrebbe pulito. Non vedeva l’ora di scoprire chi fossero gli animali. Aveva bisogno di qualcosa di forte per disinfettarsi gli occhi, la coscienza, qualsiasi cosa portasse memoria di quei materassini ormai rovinati per sempre. Si alzò, le mani a stropicciare la superficie dei jeans, prendendo un respiro profondo che sapeva di sudore e di chiuso. Meh, decisamente non il suo posto preferito. Il suo posto preferito era un altro, uno che aveva avuto cura di allestire durante la sua permanenza nel QG negli anni. Dopotutto, non c’era resistenza senza almeno un ribelle che si intratteneva nel vizio del day-drinking. E spesso quel ribelle era lei, o un Quinn interscambiabile, dipendeva dalle giornate. Ma d’altronde, non c’era nessuno a giudicarla se non Dio, e a quest’ultimo aveva deciso di voltare le spalle molto tempo prima. Si stupì di non trovare nessuno nel cucinotto, nessun Wren intento a mostrare a Kieran una nuova e migliorata ricetta per la crema pasticcera, o uno dei mini ribelli con la testa sepolta dentro il frigo come un Ratatouille qualunque. Peccato, una spalla su cui scaricare i suoi lamenti sarebbe stata più che benvenuta, anche solo per fingere di prestarle attenzione. La Barrow era brava a parlare da sola, bastava chiedere a Dakota, era in grado di portare avanti una conversazione anche con il più non responsivo degli interlocutori. Quindi, eh, se doveva fare affidamento sulla bottiglia di prosecco avrebbe compiuto lo sforzo. «negroni sbagliato…….with prosecco in it» forse era ancora esaurita dall’intera faccenda con i tappetini, ma al parlare con la bottiglia si mise a ridere da sola, la testa buttata all’indietro come se avesse sentito la battuta più divertente di quel mondo. Ebbene: un clown non aveva bisogno di un pubblico per brillare.
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  8. .
    niamh ayla barrow
    Niamh poteva anche avere dei problemi con i cues sociali, ma non era cieca. Aveva visto l’espressione pensierosa, preoccupata, sul viso del suo migliore amico e aveva deciso di alleviare la severità nei lineamenti di Dakota. Purtroppo per coloro che la circondavano, la Barrow era molto brava a infilarsi nelle sue scarpe da clown e a dipingere un naso rosso. Ecco perché i bambini del reparto la amavano! Davvero bellini, ora che aveva più tempo libero doveva ricordarsi di passare più spesso come volontaria. Almeno poteva rendersi utile nella vita, impegnarsi così tanto da impedire alla sua mente di navigare in anfratti che avrebbe fatto meglio ad evitare. «in un ospedale?» oh, era un modo di dire. E poi, sì, in ospedale succedevano fin troppe cose strane. Giurava di aver beccato la copia sputata di sua cognata, anche se capiva bene che fosse impossibile, anche perché non emanava quell’aria di puro terrore e morte. «lo sai cosa penso degli ospedali» storse il naso, la mente a soffermarsi sugli spiacevoli ricordi che tormentavano quelle quattro mura. Mh, sì, decisamente non il momento di pensarci. Il caffè non era decisamente abbastanza forte da sostenerla, mentalmente e non, ma era presto per tirare fuori una bottiglia di qualsiasi cosa consigliasse il barman di fiducia. Isaac, di certo non lei. «che gli hai risposto?» accettò il caffè che le porse Dakota, mescolando i rimasugli di zucchero abbandonati sul fondi di plastica, e poi un po’ più violenta nel suo stabbare i cristalli quando non si sciolsero. Tanto Dakota era abituato a tali manifestazioni di psicosi, aveva visto di molto peggio. «gli ho detto di sì, ovviamente» si strinse nelle spalle, per niente dispiaciuta, perché in fondo doveva mantenere in also il suo nome di zia cool e inarrestabile «ma l’hai visto??? e poi non ha specificato, potrebbe essere che gli porto un criceto. o un furetto» davvero, non sapeva cosa ne volesse fare, ma conosceva dei bambini pyscho e credeva di sapere cosa avrebbe acceso la scintilla nei loro occhi. «a chi hai inviato un nude? Almeno la foto era carina?» prese un lento e tattico sorso del suo caffè, un inutile tentativo di tenere stretto al petto quel momento mortificante. Ma era inutile, essere cringe faceva parte della loro amicizia. «certo che era carina! ormai sono una pro» della serie: mentre voi studiavate la spada, io studiavo come spogliarmi meglio. Sfilò il telefono dalla tasca, l’occhio a cadere distratto sullo schermo per un momento in cerca di una risposta, un segno di vita ma niente. Forse era meglio così, rispettava la vecchia ma evergreen tattica del I Pretend I Do Not See, non tutti potevano essere feral e molesti come lei. Che poi, non l’aveva davvero fatto apposta! Non era come quelle volte in cui diceva al destinatario di aver mandato quel nude per sbaglio ma in realtà era tutto parte di un mindgame- no, ma che, era innocente! Figurarsi se ci provava con fuckin Nelia Hatford, bff di suo fratello, persona decisamente boomer ma soprattutto VEDOVA!!!! da relativamente poco. Le preferiva più giovani, scusa Nelia. «se solo non l’avessi inviata a nelia. nelia hatford, capito? non la guarderò mai più negli occhi» chissà se Dakota poteva percepire il gay panic nella sua voce, e se aveva qualche consiglio utile. Ok che era monogamo da praticamente dieci anni, ma era anche il più intelligente tra i due. «aiutami. dammi una strategia, scrivimi il messaggio????» elisa @ persone, davvero. «o ci posso bere su e fare finta di niente» che, insieme all'omicidio, era una delle sue tattiche preferite per affrontare la vita.
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  9. .
    niamh ayla barrow
    Niamh stava davvero cercando di mantenere un contegno, fingersi una persona seria e composta per il bene della sua missione. Ma come poteva quando Stiles le aveva fatto notare la lettura della mano scontata- cioè pure scontata! Sorvoliamo sul fatto che fosse entrambi ricchi, gli sconti facevano battere il cuore più forte a chiunque. «ma sai che, quasi quasi» credeva fossero baggianate da circo? No. Ed era solo perché una giovane Niamh aveva imparato a leggere la mano dalla stessa persona che offriva quel servizio, quindi credeva di saperne qualcosa in più del mago medio. Osservò Stiles elencare una serie di persone a cui fare regali, e in quel momento le venne in mente una dettaglio di cui si era dimenticata: mai portare i pg delle ciatelle nei negozi cinesi. Conosceva bene lo Stilinski, e sapeva che se non avesse messo un freno al suo entusiasmo sarebbero rimasti lì per ore. Si fossero trovati in una situazione diversa, forse lo avrebbe fatto, ma in quel caso giocava a suo favore. Certo che potevano passare ore là dentro! Tutto il tempo che voleva, davvero. «Ma scalda moltissimo! E ha la particolarità di rendersi invisibile una volta indossato, così da poter sfoggiare il proprio look all’aperto anche con temperature basse e rigide!!» gli occhi castani della Barrow si accesero, osservando il cappotto con rinnovata curiosità. Che dire, era più utile di quello che dava a vedere. Quante volte Niamh aveva passato ore a congelare solo per poter indossare la sua gonna preferita? Fin troppe, ma aveva stretto i denti e sopportato il freddo a penetrarle nelle ossa. «Mentre i tarocchi, oohhh. Alcune delle carte hanno un effetto magico che rispecchia le proprietà. Ad esempio, pescando La Fortuna al rovescio, potresti avere un po’ di sfortuna. Ma dura solo qualche ora, l’effetto!!» altro che cinesi, quello era il suo paradiso! Ora capiva il perché quel negozio era così seguito, era come un canto di sirena ai suoi istinti capitalisti. «ti piacciono?» eh, la conosceva bene. Se all’inizio aveva pensato di comprare qualche regalo, la situazione stava degenerando in fretta. «stiles, scherzi, è tutto bellissimo!!» cercò davvero tanto di contenere il suo entusiasmo, perché sapeva bene come operavano i venditori: bastava un solo momenti di debolezza e ti avevano già svuotato il portafoglio. Abbassò la voce, avvicinandosi allo Stilinski «potrei comprarmi il negozio» ma non l’avrebbe fatto! Quel giorno. Seguì Daphne (perché ormai il dubbio era stato instillato, e avrebbe continuato a chiamarla così) e Stiles in mezzo agli scaffali, frenando l’istinto di allungare la mano e toccare: c’era un alto rischio che perdesse le dita. «Allora, avete scelto? Poi possiamo passare ai regali per il ballerino» lasciò a Stiles la parola, dato che tecnicamente lei aveva una ragione per quella incursione. Non aveva idea di quale fosse il suo game plan, né come affrontare una questione delicata- per Niamh Barrow, l’unico modo di procedere nella vita era quello di gettarsi di testa. E poi rompersela. Forse, forse, se avesse potuto verificare almeno il colore dei capelli avrebbe avuto una scusa per bring out quella storia. E infatti elisa ci lavorerà, stay tuned. «Volete del tè?» l’ex grifondoro non era mai stata la persona più acuta del mondo, quindi non aveva notato nulla di strano, se non lo sguardo peculiare della Blake. «vuoi del tè? con lo zucchero?» domandò voltandosi verso Stiles, che nel frattempo sembrava davvero concentratissimo su qualcosa. Erano pur sempre inglesi, il fetish per il tè delle cinque non era una cosa da sottovalutare. «certo, perché no» tanto, non era avvelenato: aveva visto Daphne berlo. Verso il liquido in una tazza per lei e una per Stiles, aggiungendo una zolletta di zuccero -o almeno, credeva fosse zucchero- ciascuno. Bagnò le labbra appena per controllare che il tè non fosse troppo caldo, per poi iniziare a sorseggiarlo- cavolo! Era proprio buono, chissà cosa ci aveva messo dentro. «è da quanto che hai questo negozio? mi piace molto» e anche te. Cosa? No, davvero- cosa??? What the fuck Niamh, ma perché. Ma poi, cos’era quel sorriso ebete sulla sua faccia? Spostò lo sguardo su Stiles in cerca di supporto morale, un reality check, qualsiasi cosa «stiles……..» ma che cazzo succede, stiles mi sento in un episodio del grande oblinder «com'è il tè?» una mera curiosità, la sua, giusto per capire chi era stato avvelenato tra i tre. Che poi, i sintomi non erano quelli, anzi provava solo un grande senso di felicità- che era il primo campanello d'allarme. Niamh Barrow era così felice solo quando beveva, o scopava. E al momento non stava facendo nessuna delle due cose. Si appoggiò a uno scaffale, un po' più vicina a Daphne di quanto avrebbe osato normalmente- cercava qualcosa nella sua espressione, qualcosa di familiare che apparteneva al passato«il turbante fa parte del look?» non era smooth, e va bene, ma era proprio affascinata dall'intero ensemble. Quasi quasi le veniva voglia di provarlo!!! La sua mente non era abbastanza lucida per investigare, troppo distratta da.......tutto. La vita. Stiles. Daphne. Aiuto?
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  10. .
    niamh ayla barrow
    Niamh era sollevata di aver trovato qualcuno a cui affidare il Captain Platinum durante le sue numerose assenze, era sempre una gioia trovare dipendenti e co-proprietari che non avessero una vita. Al ! suo ! contrario ! Da quando la Barrow aveva nuovamente messo piede sul suolo inglese si era resa conto anni di arretrati da recuperare in quanto ad amici, questioni della resistenza e nipoti che erano spuntati dal nulla. No, quella era una bugia, era una sorella modello e c’era stata alla nascita dei suoi primi !!1 nipotini !!1 Un sogno dato che non avrebbe avuto figli, vai bro fai prosperare la famiglia Barrow. «sapete dove trovare un cadavere? chiedo per un bambino» e non stava nemmeno scherzando, pensa te. La sua domanda era totally casual, eppure Isaac si prese così male da rischiare di soffocarsi con una patatina. La Barrow prese a dargli vigorose paccate sulla schiena per aiutarlo, forse un po’ troppo, ma sembrarono fare il loro lavoro. Menomale che c’era Jayson, la sua roccia in quei momenti difficili ed emotivi «perché non chiedi a lui?» lo sguardo ambrato del ragazzo si spostò su un cliente seduto al bancone, che l’ex grifondoro non aveva notato quando era entrata nella stanza pochi momenti prima. Niamh non era certa che avere quella conversazione con un cliente e sconosciuto fosse prudente, ma almeno era l’unico presente nel pub. Niamh comprese meglio la situazione quando si avvicinò al bancone, dove finalmente poté vedere il volto dello sconosciuto: era identico a quello di Jay. A una più attenta osservazione, la pelle dell’uomo era qualche sfumatura più scura di quella del Matthews, come se fosse abituato a passare ore sotto al sole, e parte del suo volto era occupata da una cicatrice che iniziava dallo zigomo destro fino a incrociare la soffice carne delle labbra coperte da una folta barba. Aveva i capelli rasati a zero, decolorati ma con una leggera tonalità gialla. Chissà se conosceva l’esistenza dello shampoo viola. «e tu saresti?» aveva l’aria di qualcuno che aveva scritto warning! stare alla larga in faccia, ma Niamh non era mai stata brava a dare retta ai propri istinti «xavier. o l’uomo che ti serve per trovare un cadavere, basta chiedere» non estese una mano, o il suo cognome, ma la Barrow non fece una piega. Xavier non aveva l’aria di qualcuno che faceva il becchino, o che aveva un lavoro all’obitorio, quindi forse era meglio non chiedere. «sapete cosa? sono in ritardo. ma grazie, xavier, ti farò sapere per il corpo portò due dita alla fronte (sì, lei conosceva il saluto draconico) e si congedò da quella situazione, anche se a dire la verità non stava mentendo: aveva davvero un appuntamento.

    A proposito di anni in arretrato di gossip e di catching up con gli amici. Quel pomeriggio aveva chiesto a Stiles di accompagnarla per delle compere natalizie più o meno last minute, così da prendere due piccioni con un Sin. E poi, odiava andare a fare la spesa da sola, aveva un nonsoché di deprimente, specialmente se abbinata all’atmosfera natalizia che aveva pervaso la Londra magica e non. E poi, era una donna con una missione. Qualche settimana prima aveva sorpreso Kieran a guardare una live di Instagram al posto di allenarsi nel corpo a corpo, così da brava ficcanaso le aveva sfilato il telefono di mano per vedere cosa ci fosse di così interessante. Una volta che aveva posato gli occhi sullo schermo, non aveva potuto evitare di continuare a guardare, cercando di riconciliare il volto davanti a lei con quello di una ragazza che era scomparsa nel nulla. Pensava fosse morta, una delle tante gocce che componevano il numero assurdo di persone che perdevano la vita in un anno- non sarebbe stato strano, vivevano in tempi dove nascondere un corpo non era così difficile. L’idea che se ne fosse semplicemente andata in bianco le era passata per la testa, ed era ciò che aveva sperato per tutti quegli anni, ma non riusciva a comprendere il perché.
    Pensava fossero amiche, di meritare almeno uno straccio di saluto. Evidentemente, si era sbagliata.
    Pensava di essersene fatta una ragione, eppure quando meno se lo aspettava il passato era tornato a galla. Per fortuna la Sargent era una gen z nata, e aveva stalkerato la pagina del negozio fino a trovare un indirizzo.
    Ed ecco che Niamh Barrow aveva deciso di farsi un giro in quella zona, così, tanto per passare il tempo. Non aveva assolutamente idea di irrompere nel negozio e domandare spiegazioni, perché lei era una persona estremamente calma e razionale! Come no. Forse era per quello che aveva chiesto a Stiles di accompagnarla, per cercare in qualche modo di frenare la sua impulsività. A proposito dello Stilinski «sai che penso di aver beccato tuo fratello al captain? penso. però era uguale a te» ora, Elisa non sa quando Niamh sappia del fremellogate quindi qui ci stiamo muovendo per assumptions «xavier, no?» non menzionò come aveva proposto di procurarle un cadavere, perché non era sicura che Stiles sapesse degli strani traffici del fratello. Niamh non era in posizione di giudicare, anche lei aveva avuto a che fare con un cadavere in particolare qualche anno prima. Non Idys.
    Stacchetto tattico perché sono le tre.
    Niamh non sapeva bene cosa aspettarsi, ma scacciò quei pensieri e spinse la porta del negozio per entrare. La prima cosa che le venne alla mente al guardarsi intorno fu: caotico, colorato, bewitching. «Benvenuto all’Hekate Emporium, quest'oggi offriamo anche lettura della mano ad un prezzo scontato» e poi- un flash di rosso. Un tonfo. Rumore di penne che cadevano. Niamh si addentrò nel negozio per lasciare entrare Stiles, si guardò intorno e non trovò alcuna presenza umana. Possibile che…? Oh mio dio, Daphne si era nascosta dietro al bancone. Niamh dovette soffocare una risata dietro al palmo della mano, ma forse erano i nervi a renderla un poco isterica. «c’è qualcuno?» non si aspettava che alle sue parole sarebbe spuntata una ragazza da sotto il bancone, ma d’altronde non aveva idea di cosa aspettarsi da quella reunion. Sempre che si trattasse di Daphne, Niamh era venuta a verificarlo di persona. Anche se ammetteva che era difficile quando la ragazza davanti a lei indossava un paio di occhiali in pieno giorno e aveva uno scialle in testa. Niamh Barrow era tante cose, ma non era ancora cieca. O del tutto scema. Aveva percepito che c’era qualcosa che non andava dal momento in cui era entrata e Daphne si era catapultata sotto al bancone per nascondersi da loro. «Come posso aiutarvi? Cercavate qualcosa in particolare?» no, Niamh non aveva un’idea precisa di cosa stesse cercando. Si guardò intorno per cercare velocemente qualcosa a cui aggrapparsi, trovando…ok, non era il suo stile ma ci poteva lavorare «ah, ma allora c’è qualcuno» la curva delle labbra suggeriva un sorriso affabile, ma il suo tono nascondeva una corrente canzonatoria [affectionate]. Si avvicinò al bancone così da avere una scusa per poter osservare meglio la ragazza «volevo chiedere le priorità magiche di quel cappotto» indicò uno dei tanti abiti che erano appesi, era orribile e per di più di pelliccia, ma era la prima cosa su cui aveva posato di occhi «e quel mazzo di tarocchi» tanto che c’era poteva comprare qualcosa per davvero. Non aveva detto a Stiles il vero motivo per cui erano lì, aveva paura che i suoi sospetti fossero infondati, che non avrebbe trovato niente. Non voleva passare per qualcuno che ancora si attaccava al passato senza sapere quando lasciare andare e quindi aveva taciuto. Contava di aggiornarlo prima o poi.
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    [ON] un cappotto di pelliccia finta. una volta indossato, diventa invisibile (lasciando voi e gli altri vestiti visibili)

    [ON] un mazzo di tarocchi incantato.
  11. .
    niamh ayla barrow
    Niamh doveva ammettere che soffriva di quello che le nuove generazioni chiamavano pollice boomer. Molto spesso le capitava di schiacciare gifs o mettere like a cose inopportune, ma la situazione non era mai degenerata quindi si era limitata a riderci sù. Fino a quel giorno. Non sapeva quanto fosse stato il pollice boomer, la sua mano sudata o i bambini che si spintonavano a vicenda e di conseguenza spintonavano anche lei ma aveva mandato un messaggio compromettente alla persona sbagliata. Che poi, messaggio. Ma di cosa stiamo parlando non c’era nessun testo -magari!- aveva palesemente mandato un nude a qualcuno. Così, dal nulla. La parte peggiore era che non era nemmeno una delle sue migliori! Il karma le voleva male, doveva avere una vendetta contro di lei per essere sparita per anni. Guardò dritto davanti a sé, rifiutandosi di guardare il contatto sul suo telefono. Aveva persino cercato di cancellare la foto, ma quei maledetti iphone non avevano l’opzione sui messaggi normali quindi si era rassegnata al suo destino. Sperava non fosse suo fratello. Non avrebbe mai più varcato la soglia di casa sua. Era William???? Cristo, no, almeno doveva assicurarsi che non fosse un suo parente. «cazzo di pollice boomer» se lo sarebbe tagliato, basta, in fondo i pollici opponibili erano sopravvalutati. Sospirò, rassegnandosi a sbloccare il telefono per sbirciare il nome del destinatario e- oh.
    Ok, almeno non era un suo parente.
    Scosse la testa, un pensiero risoluto a formarsi nella sua mente: avrebbe ignorato la cosa. Se si fosse comportata come se la questione non la toccasse, forse anche l’altra persone le avrebbe dato poco peso. Coprì la foto incriminata con una mano per proteggere l’innocenza dei bambini, digitando con il suo fidato pollice boomer un messaggio ops, scusa sbagliato persona! unless??. Vabbè, dai, tanto che c’era………..che fai tiri la mano indietro.
    Niamh non si aspettava che uno dei piccoli pazienti del San Mungo avrebbe scelto quel momento per aggredire Babbo Natale, ma per fortuna fu abbastanza veloce da ritirare il telefono dentro al costume. Non aveva intenzione di flashare la seconda persona nel giro di cinque minuti. «oh oh oh, ciao piccolo dallas» non aveva capito se i bambini sapevano che non fosse davvero Babbo Natale, ma nel dubbio ricorse alla pessima imitazione che aveva sempre visto nei film. Per fortuna aveva avuto modo di leggere l’etichetta che il bambino aveva appiccicato al maglione di natale, così da dare un po’ di credibilità a Santa Klaus. Dopotutto, non era compito suo conoscere il nome di tutti i bambini del mondo? Non ricordava, era passato troppo tempo dalla sua infanzia. Cristo, ora parlava come i vecchi. «cosa vuoi chiedere a babbo natale?» domandò strofinando la lunga barba bianca, la perfetta immagine di un Santa Klaus crossdresser. Niamh era ricca, poteva portare qualsiasi cosa a questi bambini! In fondo, cos’era qualche centinaio di galeoni in confronto alla felicità di qualche bestiolina? E poi le ricordavano i suoi nipoti, era diventata debole ai bambini per colpa loro.
    No one:
    Literally no one in the room:
    Dallas, deadpan: «un cadavere»
    Been there done that. Niamh si irrigidì e rimase perplessa per qualche momento, prima di riprendersi e lasciarsi sfuggire una risata «ma come, non lo vuoi un draghetto invece?» si domandò se Dallas stesse scherzando in quel modo gen z che lei non capiva davvero, ma il suo volto rimase impassibile nel ripetere che voleva proprio un cadavere. Niamh voleva sapere? Assolutamente no, chissà che strani fetish per gli horror avevano i bambini. Decise di non voler indagare oltre, quindi annuì solenne a Dallas «e va bene, babbo natale provvederà» e perché proprio il cadavere di una rana, or something. Dopotutto Dallas non aveva specificato. Magari voleva fare il piccolo chirurgo e dissezionare un animale. Dopo quell'incontro davvero......mistico, la Barrow decise di alzarsi dalla sua postazione e dirigersi verso le macchinette del caffè (facciamo finta che ci siano). Si accostò a Dakota, appoggiandosi casualmente a una delle macchinette che nessuno stava usando. Aveva bisogno di sfogarsi, e chi meglio del suo migliore amico che la sopportava da decisamente troppi anni? «ho appena avuto i dieci minuti più intensi della mia vita» ed era tutto dire, vista la vita che conduceva «ho mandato un nude alla persona sbagliata» sapeva che Dakota avrebbe capito!!! ormai non conosceva più vergogna davanti a lui, quindi sapeva che non l'avrebbe giudicata. E poi, era abituato agli strani shenanigans della Barrow. «e un bambino mi ha chiesto un cadavere per natale» like, what the fuck? Sperava davvero che Dakota avesse la soluzione ad almeno uno dei suoi dilemmi. E poi !!! Doveva aggiornarlo sul matrimonio, era da fin troppo che non lo aggiornava sul suo hot piping tea. Ok, non suo, ma quasi.
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    [PROMPT] Sei al San Mungo. Ti sei candidato per fare il volontario nel reparto di pediatria, sei vestito da Babbo Natale, e chiedi a tutti i bambini cosa vorrebbero per il 25 Dicembre. Li tieni sulle tue ginocchia, così piccolini!, e decidi che indipendentemente dal motivo per cui hai iniziato quell'attività, vuoi tornare a Natale portando loro quello che hanno chiesto.
    Finché un bambino non ti dice, impassibile: un cadavere.
    Vuoi ancora esaudire i desideri dei bambini ...?

    [PROMPT] inviare un messaggio alla persona sbagliata che non avresti mai dovuto inviare
  12. .
    lo faccio?
    lo fece

    HTML
    <span class="pv-n">katie douglas prenotato da ambitchous</span>


    dai tolgo jodie comer smack
  13. .
    wes & declan & bollywood
    I hope there's a liquor store waiting on Mars
    With cheap cigarettes you can light with the stars
    'Cause that's how far I'll have to go
    To see you and not say hello


    2018 & 2022 ✧ relijah & mysterio & hamilton
    We'll live in spaces between walls Every city's got a graveyard
    The service bought and paid for
    Haven't I given enough
    given enough?

    Always the fool
    with the slowest heart
    «ricordami perché lo stiamo facendo» domandò Declan a Washington, lo sguardo chiaro a fissare risolutamente la strada anziché la ragazza al suo fianco. «perché camminare fa bene!» la voce fin troppo squillante di Bollywood intervenì da dietro di loro, Wes non aveva bisogno di girarsi per sapere che la ragazzina stava letteralmente saltellando. Come un fottuto pupazzo a molla, quelli del film dell’orrore. Ormai la Hamilton-Dallaire era abituata al cattivo umore di Declan e all’iperattività di Bollywood, purtroppo non aveva scelto lei di ritrovarseli come compagni di vita. Nel caso di Bolly, le era stata affibbiata da suo zio per farle da babysitter sin da quando aveva imparato a camminare, mentre per Declan era stata -sfortunatamente- una scelta conscia. Una volta che si era ritrovata il corvonero tra i piedi il primo anno di scuola, nulla era servito per allontanarlo. Nemmeno quando si era intrufolata nel suo dormitorio nel mezzo della notte e gli aveva sguinzagliato una dozzina di topi nel letto. La vendetta del ragazzo era stata terribile, ma aveva cementato un’amicizia che sarebbe durata per molto tempo. «perché siamo i suoi babysitter» non ufficiali, ma si sentiva in colpa a dire di no a suo zio. Si strinse tra le spalle, avvicinandosi poi all’orecchio di Declan così che l’Hamilton minore non potesse sentirli «e poi ci pagano» zio Amos e suo marito erano stati più che generosi, era evidente che non avevano idea della metà dei guai in cui si erano cacciati Wes e Declan insieme a Bollywood, o non gliela avrebbero mai mollata. «o forse sono io a badare a voi» probabile, ma non la stava pagando nessuno quindi chi era il vero vincitore lì? Non mini-Hamilton. Declan scoppiò in una risata fragorosa, buttando il capo all’indietro come se avesse sentito la battuta più divertente di quel mondo «cristo, wes ma l’hai sentita?» si asciugò le lacrime dagli occhi con la manica della giacca, voltando il capo per un breve momento verso Bolly «ne devi ancora mangiare di cereali sottomarca» le scompigliò i capelli, quasi rovinando la treccia della Hamilton. Wes già sapeva cosa ne sarebbe susseguito, e cinse il polso di Declan per trascinarlo via prima che Bollywood potesse prenderlo a calci. Adolescenti, alcune volte la spaventavano. «hai finito?» «nah» Washington rispose al sorriso sbilenco del ragazzo con uno scappellotto, perché era tutto quello che si meritava. «TIE’! te lo meritavi» Bollywood tese il braccio e aspettò che Wes le batté il cinque; nonostante tutto aveva un soft spot per la cugina. Quando finalmente giunsero davanti alla casa dei cugini, Bollywood si precipitò alla porta con un’urgenza che la Dallaire non aveva mai visto. «ma che ha visto?» Wes e Declan rimasero un paio di metri indietro, più osservatori della scena che si stava svolgendo davanti a loro che partecipanti. «è come i cani, si emoziona alla vista dei suoi amici» gli avrebbe tirato un pugno in faccia, se non avesse saputo che lo diceva con affetto. «immagino che tu ne sappia molto, sai tra simili…..» Declan buttò un braccio attorno alle spalle della ragazza, avvicinandola a sé quando si trattò di attraversare l'uscio di casa Wish «ah, dallaire, come farei senza il tuo spiccato senso dell’umorismo» non aveva bisogno di guardarlo per sapere che avrebbe trovato un grin su quella faccia da cazzo, ma lo fece comunque.

    «non i miei capezzoli!!!!!!»
    Quelle, le prime parole che Bollywood udì nell'entrare in salotto.
    Sipario.
    Istintivamente, le sue mani si chiusero sopra ai suoi capezzoli, nonostante nessuno l'avesse interpellata. Quando si accorse che i suoi innocenti capezzoli non erano in pericolo abbassò in fretta le mani, guardandosi in giro furtivamente per assicurarsi che nessuno se ne fosse accorto. Gesù, sperava di no, si sarebbe sentita troppo scema. Già suo padre aveva assoldato Washington e Declan come babysitter per assicurarsi che non finisse come l'anno precedente, quando Bollywood aveva esagerato con il ed era tornata a casa senza scarpe. Ma erano cose che succedevano!!! Era cresciuta, ora sapeva bene che non doveva mischiare il vino con bevande dalla gradazione più forte. «tè?» come poteva resistere a un'offerta così generosa, per giunta dalla padrona di casa. Sarebbe stato molto maleducato, e poi Bollywood era cresciuta! Ora conosceva le insidie dell'alcol, e si sarebbe assicurata che Wes le portasse la scarpe a casa quella volta. «sì, grazie!» chissà dove si era seduta nel frattempo, non ci aveva davvero fatto caso prendendo il primo posto disponibile. «pasticcini di carne. umana» forse però i pasticcini non li voleva.
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©


    wes, declan e bollywood arrivano insieme
    wes e declan portano la loro anzianità, bollywood compensa. fatevelo andare bene per ora, poi arriveranno i veri tossici.
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    nickname: ms worldwide
    gruppo: ribelle
    link in firma? slAAAAYYY
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    HTML
    [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=56716772&st=0#entry398425036]Niamh Barrow[/URL]

    - proprietario Captain Platinum
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