Posts written by arale

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    *still uses pinky promises as a legitimate foundation of trust*
    «e in realtà i funghetti sono la droga a più bassa tossicità che esista. ti sballa senza quasi danneggiarti»
    Avrebbe dovuto sorprenderla (o quantomeno inquietarla.) la facilità con cui Iris parlava di sostanze stupefacenti, e l'incredibile quantità di informazioni che sembrava possedere a riguardo.
    Ed invece Dylan non poteva che esserne stranamente affascinata — e rincuorata dal fatto che, perlomeno, la giovane grifondoro sapesse esattamente a cosa andasse incontro, e avesse scelto di informarsi preventivamente (e ampiamente) riguardo ogni genere di risvolto.
    Le rivolse dunque un’espressione sempre più diverta, sebbene vagamente incredula, e l’ascoltò parlare, rapita dalla scioltezza con cui ne spiegava gli effetti, e riuscendo a leggere perfettamente nello sguardo chiaro di Iris che ci fosse molto di più di quanto non le stava raccontando. Dylan, dal canto suo, avrebbe voluto sentire tutto.
    Si domandò brevemente se fosse accettabile (e maturo. e responsabile) da parte sua istigare la ragazza a parlarne ancora, facendole più domande di quando non fosse lecito; aveva una curiosità non così selettiva, la Kane, e bastava letteralmente un non nulla per accenderla come una miccia. Per di più, se qualcuno avesse chiesto, avrebbe sempre potuto dire che si trattasse di ricerca per le sue fanfiction: non poteva mica scrivere senza informarsi, e anche lei era debole al tropo stoner vs mr/s perfect ogni tanto!
    Ma non ebbe il tempo di cercare carta e penna e chiedere alla Roux di ripetere tutto, perché stavano già parlando di altro — e col senno di poi, forse, sarebbe stato meglio continuare a parlare di droghe, leggere o meno non faceva differenza.
    «magari l'esplosione era più vicina a te e l'onda d'urto si ha causato la caduta dell'impalcatura dove mi trovavo io»
    Si, immaginava potesse essere quella la spiegazione, eppure c’era qualcosa che non le tornava, qualcosa che i suoi dylan-sense non recepivano correttamente: e anche se nell'ultimo anno e mezzo Akelei le aveva ripetuto di fare affidamento più sulle prove concrete che non sul suo istinto, parte dell’ottimo lavoro che Dylan aveva svolto nell’ufficio cacciatori era stato proprio a causa del suo continuare a fidarsi dell’istinto. Era troppo stanca per insistere, però, o per cercare di forzare dei ricordi che non ne volevano sapere di tornare a galla. Blaterò un «magari…» in direzione di Iris, osservandola per un attimo con le sopracciglia ramate aggrottate in un’espressione preoccupata per la tosse della minore. «devi aver respirato troppa polvere, nell’incidente.» sottolineò l’ovvio, non riuscendo ad impedirsi di farlo, «sei sicura di stare bene? bevi un po’ d’acqua» le indicò con un dito la brocca e il bicchiere che erano lasciati sul comodino accanto al suo letto, proprio come avevano fatto con lei, notò in quel momento.
    Non vedeva però né scatole di cioccolatini né altri pensieri che potessero suggerire che qualcuno fosse andato a trovarle durante il loro riposo, e distrattamente si chiese se almeno Kiel fosse passato, se fosse di turno, se avesse saputo de ricovero di Dylan.
    Da quanto tempo era lì, tra l’altro? Era convinta di aver visto Joni solo qualche ora prima, ma non poteva esserne certa.
    «sai... è tutto così confuso.» Annuì, ritrovandosi perfettamente nella parole di Iris: anche per lei era tutto confuso, e parlarne o cercare di ricordare qualcosa non stava affatto migliorando la situazione. «ricordo l'impalcatura cadere e che non fosse esattamente sopra di noi, ma se mi chiedi esattamente come o dove mi abbiano colpito schegge e cose varie volate nell'impatto, non saprei che dirti» strinse le labbra in una linea tesa e preoccupata, rivolgendo alla Roux due grandi occhioni verdi pieni di apprensione. «credo sia normale… sai, lo shock? il trauma.» essere colpiti in pieno da un’impalcatura, o da detriti causati dalla caduta della stessa, non poteva essere qualcosa di sciallo da superare; non importava quanto abituata ai traumi e alle cadute fosse, il fisico ne risentiva al cento percento. «eri da sola?» che poi, che razza di giorno era: non avrebbe dovuto essere a scuola?
    Si perse momentaneamente nei propri pensieri, la ex tassorosso, cercando di fare mente locale e ricollegare alcuni dei puntini che erano sfuggiti (quindi… un sacco di puntini.), e venne destata da quel momento di assenza dalle successive parole di Iris. «tu invece come stai?»
    Rimase interdetta per un attimo, labbra dischiuse e non un filo di aria ad abbandonarle, di nuovo sull’orlo di una crisi di pianto e senza apparente motivo. Come stava? Beh, fisicamente si sentiva uno straccio ed emotivamente lo era ancora di più, ma aveva appena detto ad Iris che fosse normale, no? Il trauma. Continuare a sospettare che ci fosse altro dietro non aveva alcun senso, e l’avrebbe solo portata ad impazzire prima del tempo.
    Stava bene, tutto sommato.
    Avrebbe potuto stare molto molto molto peggio.
    Si sentiva comunque uno schifo, e non aveva la minima idea del perché.
    «bene… credo. sono stanca, e mi fa male la gola come se avessi urlato a lungo. credo… sia colpa della polvere, e del fumo.» era una spiegazione logica, quella, no? Più che credere di aver urlato davvero, con disperazione — chissà cosa, e chissà a chi. «ho qualche graffio e–» si toccò la fronte, trovando come sospettava un grosso cerotto applicato proprio all'attaccatura dei capelli. «e questo. ma sto bene.» Credeva che, ripetendoselo il giusto numero di volte, avrebbe finito con il crederci anche lei.
    Osservò Iris cercare qualcosa sull’attaccapanni, e rimanere (confusa?) delusa dal non averla trovata, ma non chiese cosa; la grifondoro era abbastanza spigliata ed estroversa che, se avesse voluto condividere, l’avrebbe fatto senza bisogno che Dylan la incentivasse.
    Finirono dunque con il parlare di altro, e poi quel «allora dovremmo mangiare» che, come per magia, fece brontolare lo stomaco della Kane. «ohh, sarebbe davvero un sogno.» Possibile che nessuno le avesse portato almeno un pacchetto di api frizzole? una cioccorana?! nulla!?! A che serviva avere amici nei piani alti (o fratelli in corsia, per meglio dire) se poi non si rendevano utile con cibo di contrabbando, uff!
    «secondo te lo avranno in mensa? o noi povere malate dovremo mangiare solo pappette?»
    «ughhh» strizzò gli occhi in un’espressione buffa, convinta che il I pretend I do not see potesse salvarla da quella quasi matematica certezza, «spero proprio di no, ho bisogno di cose grasse, o piene di cioccolato.» reputava che se lo meritassero fortemente, dopo essere sopravvissute a… beh, atentati-slash-esplosioni-slash-impalcature cedevoli. «direi che–» «posso andare in perlustrazione e tornare con quello che trovo»
    Prima che potesse rendersi conto di averlo fatto, scattò in avanti e le urlò «no! non andare.» Non voleva rimanere sola, e si accorse del tono vagamente disperato solo dopo aver allungato istintivamente un braccio verso Iris, per impedirle di andarsene, con tanto di palmo aperto che si affrettò a richiudere e riportare vicino al petto, quasi mortificata per la reazione esagerata.
    Abbassò lo sguardo sulle proprie coperte, evitando volontariamente di incrociare quello ora confuso, supponeva, della studentessa; e abbassò anche drasticamente il tono, quando aggiunse, non senza un briciolo di imbarazzo, «non c’è bisogno, sono sicura che tra poco arriverà qualcuno a controllare come stiamo… o a portare il pranzo. possiamo scommettere sulle pappette, se ti va.»
    Non sapeva perché avesse reagito in quel modo, perché l’idea di rimanere sola l’avesse fatta improvvisamente flippare in quella maniera… non era mai stato un problema, per lei. Certo, odiava quando Joni non le dava attenzioni, o quando Kiel fingeva di avere troppo lavoro pur di non passare le serate con lei, o quando… o quando…. mh, beh. Ad ogni modo.
    «mi dispiace farti andare in giro per l’ospedale se stai male.» che era anche un modo un po’ manipolatore per evitare che Iris finisse tra i piedi di qualche povero guaritore intento a fare il loro lavoro in giro per le corsie, ma ok. «possiamo… scendere a fare una passeggiata più tardi, se ci danno il via libera.» e sperava davvero fosse così, perché aveva bisogno di sgranchirsi le gambe e respirare un po’ di aria fresca.
    Alla fine, decise di sorridere nuovamente alla Roux per spazzare via quella reazione poco matura avuta in precedenza, e mostrarsi tutta orecchie quando le chiese «ma dimmi un po’, come va il campionato quest’anno?» sentiva di essersi persa un po’ di pezzi riguardo al quidditch scolastico, pur avendo promesso a se stessa che sarebbe rimasta fedele ai tassorosso e ne avrebbe seguito ogni partita con la stessa passione con cui lei e joni avevano portato orgogliosamente alto il nome dei gialloneri in campo per tre lunghi anni.
    Eppure.
    dylan
    kane

    kind heart, fierce mind,
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    “it’s no longer there,
    but it still hurts”
    witch
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    the good — 2005, huntress, red furythey say bad things happen for a reason
    but no wise words gonna stop the bleedin'
    (&& what am I going to do when
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    breakeven
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  2. .
    *still uses pinky promises as a legitimate foundation of trust*
    In un primo momento, Dylan non si era accorta del tonfo; quasi certamente era stato il rumore sordo a svegliarla del tutto, a riportarla al presente e a farle aprire gli occhi in quella stanza d’ospedale (era al San Mungo? Immaginava di sì. Kiel? Kiel, dove sei. Kiel.); ma col senno di poi, osservando il viso di Iris fare capolino oltre il letto, immaginò che , avrebbe dovuto rendersene conto prima.
    Le venne spontaneo sorridere alla biondina, quando si giustificò in fretta, salvo poi fare un veloce calcolo a mente e capire che no, Dylan non intendeva quello. Ma anche, in effetti: se fosse stata un po’ meno presa dai suoi vuoti di memoria e quella sensazione di angoscia e perdita che le attanagliava il petto, avrebbe certamente chiesto come prima cosa, alla grifondoro, che ci facesse a terra.
    E invece le venne da chiedere se fosse stato un attentato — perché non aveva altre spiegazioni da dare, o darsi, la Kane. E ormai era arrivata ad un punto nella sua vita in cui accettare l’idea di un attentato in pieno giorno era più facile che pensare di essere accidentalmente finita giù da un balcone mentre giocava con le sue amiche.
    «dici? non sono finita in ospedale per aver ingerito troppi funghetti?»
    Si strinse nelle spalle, non sapendo per certo quale motivo avesse portato la Roux in quell’ospedale; lei, dal canto suo, sapeva quasi al cento percento di non aver ingerito alcun funghetto, figuriamoci “troppi”. «e quindi hai ancora il vizio, eh» la rimbeccò, ma non troppo. Non era sua mamma, e non erano così tanto amiche da potersi permettere una ramanzina; e poi!! sarebbe stato molto ipocrita da parte di Dylan Kane, che di cose idiote nella vita ne aveva fatte davvero un sacco. Non aveva mai provato la droga, certo, ma non voleva dire che non avesse avuto le sue personalissime dipendenze, ecco. La sua droga. Solitamente erano le ship (emergenti o già consacrate dal dio delle otp, non importava: le seguiva tutte), ma non poteva giudicare Iris per i suoi, ecco.
    «ci è quasi caduta un'impalcatura addosso»
    «mh», si passò una mano sui capelli, trovandoli annodati e sporchi di… terra, e sangue? E sicuramente sudore, ew. «dici?» non era molto convinta, ma era anche vero che i suoi ricordi delle ultime… non sapeva dirlo, dodici ore? Ventiquattro?! Chissà, fossero confusi e sparpagliati come le biglie lasciate cadere in terra. «ricordo un’esplosione, nessuna impalcatura però.» magari si erano trovate nella parte opposta dello stesso disastro, chi poteva dirlo. «ti sei fatta molto male?» la osservò un attimo con apprensione, provando a mettersi seduta con la schiena poggiata contro i cuscini, e tirando la coperta fino al petto. «nell’incidente, dico. ma anche cadendo dal letto.» non si poteva mai sapere con Iris Roux.
    Poi le venne in mente di chiedere di Joni, e arricciò le labbra pensierosa alla risposta della minore.
    «appena ti sentirai meglio possiamo andare a cercarla, se vuoi !!»
    La voglia di cercare la sua migliore amica e costringerla ad accoglierla in un abbraccio era forte, ma aveva anche il bisogno incomprensibile di rimanere da sola, in quel momento. Scosse dunque la testa, piano, e già a quel movimento tutta la stanza iniziò a ballare God’s Menu intorno a lei. «meglio di no, per il momento. più tardi, magari…» lo sguardo le cadde di nuovo oltre la finestra, perdendosi per un attimo tra i palazzi che si intravedevano intorno all’ospedale. «adesso ho voglia di gelato.» annunciò di punto in bianco, senza contesto, riallacciandosi al primo commento farfugliato da Iris riguardo il “sentirsi scavata come una coppetta gelato”. «l’ansia mi mette fame.» Un po’ tutto le metteva fame, vero, ma soprattutto l’ansia.
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  3. .
    *still uses pinky promises as a legitimate foundation of trust*
    C’era un no ancora incastrato in gola, un urlo strozzato e che risaliva direttamente dalla pancia, cresceva nel petto, e moriva sulle labbra.
    C’erano occhi colmi di lacrime, occhi che avevano visto più morte e sangue in quelle ultime quarantotto terribili ore che in meno di diciannove anni di vita.
    C’erano braccia allungate per stringersi un’ultima volta attorno a corpi familiare, e altre braccia a tenere fermo un corpo che si muoveva col pilota automato.
    C’erano mani alla disperata ricerca di un pezzo di stoffa fa tirare, stringere, strappare. Tenere con sé.
    C’era un cuore che batteva troppo forte, ad un ritmo impazzito e insopportabile, a tanto così dallo spezzarsi — no, che dico, si era già spezzato.
    Si era spezzato quando gli occhi verdi di Dylan avevano trovato nell’esercito alle spalle di Jeanine il viso per cui era arrivata fino a lì, quelle fossette morbide di cui in quel momento non c’era traccia, gli occhi neri e meno vispi di come li ricordava, e i capelli sempre lucenti e perfetti.
    Kaz? Cosa… cosa stai facendo. Clay??? Kaz… Kazzino, no. No. Nonono.
    Si era definitivamente rotto quando si era voltata, e aveva trovato Gaylord pronto a scavallare quella barriera invisibile, a schierarsi con le stesse divise che fino a quel momento avevano combattuto; pronto a difendere la Bolla dalle creature oscure che si avvicinavano.
    Gay… Gay torna qui. Gaylord non lasciarmi.
    Per un attimo, Dylan Kane non aveva sentito più nulla. Il suo mondo si era ridotto a–
    Kaz con la divisa del Nuovo Ordine.
    Gaylord che sceglieva la Bola.
    Thor che spariva oltre la faglia nella barriera.

    Voleva tornare a casa.
    Voleva tornare alla Villa che i suoi genitori avevano tirato su senza amore e con molti soldi, voleva tornare alle sgridate di sua mamma e ai vizi concessi da suo papà. Voleva tornare a rompere le palle a Kiel, a saltare sul letto di Joni, a giocare nel parco con Thor, a intrecciare i capelli di Sana, a spiare le coppiette con Kaz, a imparare i nuovi passi delle coreografie di Clay, a fare il tifo per Aracoeli, a lavorare per Ake, a fare l’amore con Gaylord.
    Non voleva più trovarsi lì.
    Non voleva combattere i suoi amici, o altri sconosciuti, in nome di qualcosa che non poteva sostenere; che non poteva credere fosse alla base di quell’impossibile e incolmabile divario fra lei, e le migliori parti di se stessa.
    Le era impossibile concentrarsi sulla battaglia – non voleva più combattere, era arrivata fin lì per trovare Kaz, e l’aveva trovato, ti prego Kaz torniamo a casa, torniamo a casa, torniamoacasatipregotiprego ti prego – eppure era costretta a farlo, se non altro per proteggersi dai loro attacchi. Non aveva la testa, non quando il suo sguardo continuava a cercare Gaylord, e Joni,e Kaz, e Clay, e dov’è finita Thor, Joni dov’è Thor, dov’è dov’è dovedovedovedove.

    C’era un urlo incastrato nella gola, al tremare improvviso della terra.
    Un urlo, e un cuore a perdere due, tre, mille battiti mentre gli occhi arrossati, grandi e disperati, si appoggiavano un’ultima volta sul viso di Kaz, e poi su quello di Gaylor, e poi di nuovo su Kaz. Una promessa stretta fra le labbra dello special; le lacrime a lavare via sangue e terra e fatica e delusione dalle guance della rossa. Le braccia di Joni a stringerla all’altezza della vita, per impedirle di correre da loro — avevano fatto una scelta, tutti quanti. Tutti.
    Un’altra scossa, la luce argentea della bolla, quella forza invisibile ad allontanarla per sempre dai ragazzi che amava, in modi totalmente diversa ma ugualmente, fottutamente, disperata.
    Era fatta per quel genere di emozioni, Dylan Kane, sapete? L’amore incondizionato. La devozione. La complicità. L’adorazione. La gioia. La sciocchezza immatura di un cuore che vedeva sempre e solo le cose belle nella vita.
    Non per il dolore, non per la perdita.
    Non lo voleva il sapore amaro di un ti amo che non riusciva a lasciare libero, perché non voleva fosse l’ultimo. Poteva solo urlare i loro nomi, urlare a Joni di lasciarla andare, urlare che non poteva finire così, no no no. No.

    C’era ancora un no incastrato in gola, quando Dylan aprì gli occhi.
    Un cuore che batteva lento e placido, ma che mancava di qualcosa.
    Occhi rossi che bruciavano, il sapore di terra a premere sulla lingua, la fatica a far cedere i muscoli, e rendere ogni movimento pesante e difficile. C’era la consapevolezza di aver perso qualcosa, di aver sofferto, di stare male.
    Joni?
    (Thor?)
    E qualcos’altro.
    Che aveva un nome, ma Dylan non lo ricordava.
    Batté le palpebre, e una singola lacrima rimasta incastrata scivolò lateralmente, bagnando il cuscino. Sorpresa, la ragazza cercò la scia umida lasciata dalla perla salata, e la pulì via con la punta del dito. Non si era resa conto di aver pianto.
    Quello non era il suo letto.
    Con estrema fatica, ruotò la testa verso la finestra; la luce a filtrare dalle tapparelle alzate bruciava gli occhi già stanchi, ma la fissò lo stesso, cercando di ricordare. C’erano solo —
    (un urlo incastrato in gola, un battito del cuore a mancare, un no strozzato tra labbra screpolate)
    — il sapore del sangue incollato al palato, e l’odore di fumo che rimaneva sui capelli, e nel naso, e sulla pelle.
    «è stato un attentato?»
    Uscirono un po’ rauche, le parole, e molto basse. C’era qualcuno lì con lei, lo sentiva agitarsi nel letto accanto. Alzò di poco la testa, distogliendo lo sguardo dal paesaggio fuori dalla finestra, e si aspettò di trovare… beh, non Irisi Roux. «cos’è successo?» Ricordava di essere seduta su una panchina, Joni che la stringeva a sé per evitarle di correre dietro a qualcuno… uh, dietro a chi? Beh, sicuramente qualcuno di non così importante se non ricordava nemmeno il loro nome. O il viso.
    Alla studentessa rivolse un’espressione preoccupata. «devo avvisare Akelei… il ministero…» giusto? Lo sapevano già? Ma si, dovevano saperlo per forza.
    Cadde all’indietro sul letto, tra i cuscini scomodi, e sospirò.
    (Pianse.)
    «hai visto joni, per caso?»
    Voleva la sua migliore amica, voleva—
    Voleva qualcosa.
    Voleva qualcuno.
    Voleva Joni.
    Voleva Joni?
    Voleva—
    dylan
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  4. .
    i berserker hanno la violenza nel sangue. scatenano la loro furia sul nemico con efferatezza, incuranti della propria salvaguardia.
    Se Dylan avesse potuto fermare il tempo e dimenticare tutto il resto, circoscriverlo a quel momento specifico e non uscirne mai più, lo avrebbe fatto. Egoista e immatura, come solo una figlia unica poteva esserlo (perché difficilmente i Kane avrebbero considerato Kiel il loro primogenito, been there done that eccetera eccetera), non si preoccupava delle conseguenze, della realtà, dei veri problemi; era stata abituata da Mercutio a non dover nemmeno battere i piedi per avere quello che desiderava, le era sempre e solo bastato puntarci i grandi occhioni verdi sopra e l'uomo avrebbe fatto carte false per farglielo ottenere, pur di ricevere in cambio la cieca lealtà che Dylan non gli aveva mai rifiutato. Con sua mamma era stato più difficile, ma la donna aveva a suo modo contribuito a formare la persona che Dylan era diventata, un po' ribelle e decisamente un po' troppo sopra le righe, per il solo gusto di poterle dire “guarda, mamma, sono migliore di ciò che pensi” e darle fastidio; ma anche Sabine, piuttosto che stare a combattere con una figlia che non avrebbe mai capito e che non sarebbe mai stata all'altezza delle sue aspettative, aveva preferito chiudere gli occhi in più di un'occasione e girarsi dall'altra parte, convincendosi che non fosse un problema suo e permettendo a Dylan di crescere nella convinzione che potesse fare, o avere, tutto quello che desiderava.
    Il mondo adulto, se non già quello all'interno delle mura del castello, avevano però disegnato per la Kane un'altra realtà, una meno malleabile, meno divertente, meno propensa a piegarsi ai capricci di una bambina petulante e viziata. L'aveva scoperto a sue spese, la ex tassorosso, e aveva dovuto accettare la consapevolezza di non vivere più nella bolla creata dai Kane, in quella casa che era stata culla tanto quanto prigione pur senza che lei se ne rendesse mai conto, e affrontare una realtà che non era rosea come Dylan stessa aveva sempre sperato.
    In quel mondo, non bastava chiudere gli occhi e nascondere il viso dietro i palmi delle mani, o sbattere la porta della cameretta e convincersi che i problemi non l'avrebbero inseguita fin lì.
    Non bastava.
    Non funzionava così.
    E anche se Dylan continuava a sperarci, rifugiandosi nei luoghi che riteneva sicuri ora che non aveva più una cameretta in cui rinchiudersi quando sua mamma diventata pressante, sapeva che la sola speranza non l'avrebbe portata da nessuna parte. I due mesi appena trascorsi avevano inciso profondamente anche su quella certezza, facendola maturare ancora una volta, e in maniera più repentina, costringendola a calarsi in un mondo che fino a quel momento Dylan aveva visto da lontano, danzandoci intorno in punta di piedi convinta di avere ancora tempo prima di dismettere i panni da bambina e vestire quelli da donna.
    Aveva diciannove anni; nessuna ragazza di diciannove anni avrebbe dovuto trovarsi costretta a crescere così in fretta, o ad assaporare lutto e perdite già ad un'età così giovane.
    Inconsciamente, si strinse di più al proprio ragazzo, cercando nel calore emanato da Gaylord una rassicurazione in più, la tacita, seppur effimera, promessa che sarebbe andato tutto bene.
    Quando lui strinse appena l'abbraccio, posando poi le labbra morbide sulla chioma ramata ed arruffata di Dylan, quest'ultima non riuscì a trattenere un mezzo respiro strozzato e affranto, e si strinse di rimando intorno alla vita del Beckham, in cerca di più calore, di più amore, di più certezze. Non ne avevano, ma almeno Gaylord, più di chiunque altro, avrebbe potuto comprendere la perdita e condividere lo stato emotivo di Dylan; era terribile pensare che anche lui avesse sofferto per la partenza di Willow (e poi quella di Harper, che era stata loro coinquilina per un po') ma sempre per il fatto che Dylan fosse incredibilmente ed irrimediabilmente egoista, non poté non sentirsi in parte sollevata dal fatto che l'altro riuscisse a capirla.
    Per un attimo, non fiatò e non rispose alla domanda di Gay, lasciando che l'eco della voce bassa e roca del ragazzo riempisse ancora un po' la stanza, rigirando quel «vuoi parlarne?» tra le mani, e tra i pensieri.
    Sì che voleva.
    La vera domanda era se fosse stata in grado di farlo. Non sapeva dirlo.
    Si rese conto, quando aprì bocca, che persino la sua risultava roca e graffiata come chi è in silenzio da giorni — decisamente un concetto poco familiare per la rossa, ma non più così estraneo nell'ultimo periodo. «pensavo a Kaz» non un segreto, non lo era mai stato, e soprattutto Gay sapeva benissimo quando Dylan amasse il nuovo capitano tassorosso, non aveva senso mentire— non a Gaylord. Giocherellò per qualche istante con il bordo della maglia del pigiama di Gay, senza alzare lo sguardo verso di lui o muoversi anche solo di un millimetro. «mi manca, e—» tirò leggermente su col naso, e pur non avendo lacrime da asciugare, serrò le palpebre come se non vedere avrebbe aiutato a non soffrire.
    Non era così.
    Quando tornò a parlare, lo fece con un voce ancora più bassa e quasi rotta dalla consapevolezza che ci fosse qualcosa di inevitabile che stava per cambiare irrimediabilmente entrambe le loro vite. «penso che dovrei andare.» Non via, non a casa, non a lavoro; ma «a cercarlo.» Buttò fuori quelle parole tutte insieme, più paura di rimangiarsi ogni cosa ancora prima di affermarla, che per paura della reazione di Gaylord; temeva che se non avesse fatto così, se non avesse costretto se stessa a capire che fosse necessario, la paura e la codardia avrebbero vinto sul buonsenso.
    E poi, a voce ancora più bassa e piccola, come quella di un bambino incerto ma testardo, aggiunse «lui lo avrebbe fatto» e finalmente alzò lo sguardo grande e triste su Gaylord, cercando negli occhi scuri di lui tutta la serenità e la tranquillità che, ultimamente, Dylan non aveva più.
    dylan
    Kane

    At the end of this road, where should we be?
    What should we become, in what form?
    guerriero berserker
    [un tiro PA bonus]
    strega
    Lvl leader
    2005 — cacciatrice — furia rossaat the end of this road,
    if we must become something in this form,
    I hope to be myself.
    (passion, young, fever.)
    turbulence
    ateez
    Mother of Night, darken my step
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    i berserker hanno la violenza nel sangue. scatenano la loro furia sul nemico con efferatezza, incuranti della propria salvaguardia.
    Seduta sulla sedia della cucina di un appartamento che non era il suo, eppure che aveva iniziato a sentire un po' casa in quelle ultime settimane, Dylan fissava un punto imprecisato oltre la finestra senza realmente mettere a fuoco ciò su cui le iridi chiare si posavano; aveva completamente dimenticato anche l'esistenza della tazza di caffèlatte che si era preparata, più come distrazione che per fame. Aveva perso peso, in quell'ultimo periodo, per la gioia di sua mamma e per la preoccupazione di tutti gli altri; aveva perso anche la scintilla gioiosa e malandrina che per anni l'aveva caratterizzata, anche (e forse soprattutto) nei momenti peggiori; quella che nemmeno il processo di Kiel, avvenuto forse quando lei era troppo piccola e influenzabile per capirlo davvero, era riuscita ad affievolire.
    La sparizione di decine di persone, di amici ed ex compagni, era stata invece più che sufficiente a incidere in maniera netta sull'esistenza di Dylan Kane e arrecare danno; la sparizione di Kaz, l'aveva distrutta. Poteva anche essersi diplomata, e aver lasciato una volta per tutte Hogwarts alle spalle, ma era ancora una furia, e lo sarebbe stata sempre; più di tutto, faceva parte di un duo impossibile da separare – o così aveva creduto –, un binomio scritto persino tra quelle perline colorate con cui la rossa, ora, giocava distrattamente. Kaz era sempre stata la sua metà, allo stesso modo in cui lo era anche Joni, o Thor, o Gaylord. Aveva tante metà, Dylan Theodora Kane; tutte importanti nella stessa misura, per motivi uguali o diversi che fossero. Sapere che Kaz, il suo Kazzino, fosse sparito e non aver potuto fare nulla, in quei primi giorni, l'aveva piegata; sapere che ci fosse la possibilità di andarlo a riprendere, e poi vederla sfumare e perdere anche altri, tra cui il suo prom king Giacomino, l'aveva infine spezzata.
    Se andava ancora avanti come un essere semi funzionale era solo per merito delle sue amiche, e di Gay, e di Akelei — quest'ultima, soprattutto, non le dava modo di respirare, figuriamoci pensare, e Dylan gliene era grata. Aveva già quei terribili momenti di silenzio in cui rimaneva da sola con i suoi pensieri ed era terribile; apprezzava che, almeno a lavoro, la Cacciatrice la tenesse abbastanza impegnata da non darle nemmeno il tempo di ricordare quale fosse il suo nome. Non avrebbe saputo come andare avanti, altrimenti, se non avesse avuto il lavoro ad occupare ogni singolo momento della giornata.
    Ma c'era anche il risvolto negativo del lavorare al ministero: quello di sapere prima degli altri, volente o nolente, cosa sarebbe successo. Non lo aveva capito subito, certo, troppo presa a combattere i cattivoni come Callie le aveva insegnato (bacino al cielo), e come Akelei si aspettava che facesse – troppo occupata ad occultare (e a trovare una spiegazione) per quelle morti inaspettate che avevano iniziato ad apparire dal nulla; ma quando era stato chiaro che i Sei (così venivano chiamati i sei ostaggi che erano stati in grado di scappare e far ritorno a casa) avevano informazioni utili che avrebbero portato alla possibile liberazione di tutti gli altri, allora era stato chiaro. Cristallino. Persino per Dylan.
    Ed era diventato il suo roman empire.
    C'era una possibilità; potevano ancora salvare i loro amici (Kazkazkaz) e riportarli a casa. Riabbracciare chi avevano perso, e assicurarsi che non sarebbero più andati via.
    Non era una ragazza da azione, Dylan Kane, e ci aveva messo un po' anche ad ingranare nel reparto cacciatori, ma era cresciuta in quell'anno; era cambiata, era maturata. Sapeva di avere dei limiti, così come sapeva di avere dei punti di forza: la sua lealtà e la sua dedizione, tratti che sicuramente avevano influito molto al tempo dello smistamento in tassorosso, erano più forti che mai in lei, così come lo era la determinazione di fare qualcosa. Troppo a lungo era rimasta in silenzio ad osservare tutto dalle retrovie, ma non poteva più farlo.
    Non quando sapeva, senza ombra di dubbio, che a parti invertite Kaz avrebbe fatto la stessa identica cosa — e molto prima di lei. Che amica terribile sarebbe stata, se non ci avesse almeno provato?
    Per questo, il giorno precedente, si era convinta a parlare finalmente con Akelei e chiederle il permesso di partecipare alla missione; era importante, per la Kane, avere la benedizione e il lasciapassare del suo capo, perché non voleva a) essere licenziata al suo ritorno, e b) deludere Akelei Beaumont.
    E la donna, quel permesso, lo aveva accordato.
    Ora rimaneva solo un ultimo scoglio, forse quello più difficile da superare: dirlo a Gaylord. Non era preoccupata che l'altro non capisse, perché sapeva che l'avrebbe sempre sostenuta in ogni sua scelta così come aveva fatto per tutto quel tempo, ma era preoccupata per quello che, la missione, avrebbe significato per il loro rapporto. E, più in generale, odiava l'idea di spingere Gaylord a preoccuparsi per lei, pur sapendo che fosse impossibile per il Beckham non farlo.
    Con un sospiro, si alzò dalla sedia e rimise la tazza ancora piena nel lavandino, scivolando verso la camera da letto, poi, con passi lenti e inconsuetamente silenziosi per una Dylan Kane; una volta lì, si richiuse la porta alle spalle e si sdraiò di nuovo accanto a Gaylord, posando la testa sul petto del fidanzato, strizzando gli occhi e trattenendo a fatica le lacrime, come spesso succedeva da San Valentino a quella parte.
    dylan
    Kane

    At the end of this road, where should we be?
    What should we become, in what form?
    guerriero berserker
    [un tiro PA bonus]
    strega
    Lvl leader
    2005 — cacciatrice — furia rossaat the end of this road,
    if we must become something in this form,
    I hope to be myself.
    (passion, young, fever.)
    turbulence
    ateez
    Mother of Night, darken my step
  6. .
    dylan kane
    LO$ER=LO♡ER
    TXT
    I say r u n,
    laugh like you’ve gone mad,
    time to say goodbye to tears.
    La situazione non era delle migliori per nessuna delle parti coinvolte, e Dylan se ne rendeva conto, ma ciò non le impediva di sentirsi comunque offesa e oltraggiata dal fatto che Rain la ritenesse l'unica responsabile o, ancora peggio, una stupida.
    Sì, ok, tecnicamente era stata lei a travolgerlo per via della sua sbadataggine e per una svista, ma non era la fine del mondo, no?! Si era anche scusata! Trovava quindi il «L'ho notato sai?» dell'altro superfluo, e detto solo ed esclusivamente per sottolineare qualcosa che entrambi già sapevano (che Dylan fosse una persona facilmente distraibile e sbadata) e non apportasse alcuna critica costruttiva a lei come persona, o alla situazione. Perciò: buhhh!
    Gonfiò le guance e strinse le labbra, pronta a replicare a tono perché era una persona adulta adesso e non più una bambina, non dovevano più dirle cosa fare o come farlo o quando farlo e chi era lui per sgridarla!!, ma le successive parole di Rain la obbligarono a ritrattare, sgonfiando l'espressione sul viso paffuto come un palloncino che avesse perso improvvisamente tutta l'aria contenuta al suo interno.
    «Fa niente, ho esagerato»
    Oh. Oh?
    Uh… uh. Wow. Che cambio repentino di atteggiamento?! Quindi la tattica del labbruccio tremulo funzionava davvero?!?! Chi l'avrebbe mai detto — Dylan la tentava spesso, ma era raro che funzionasse con le persone che la conoscevano bene, e di certo non comprava Joni o, figuriamoci, Kiel con le sue espressioni da cucciolina, quindi il fatto che avesse funzionato con Koreain era davvero una magia.
    Gli sorrise, felice e contenta di averlo calmato (cosa) e si azzardò persino ad offrire una mano perché – Dylan being Dylan – non era felice se non rovinava ogni cosa, specialmente dopo averle appena (in qualche inspiegabile modo) sistemate.
    «sto bene!» e poi «Assolutamente no»
    Cosa… cosa.
    Ugh?! Ma che diceva, era chiaro che non stesse bene, c'era qualcosa che gli faceva male (oltre all'orgoglio, evidentemente.) e si capiva dall'espressione sofferente a marcare i tratti asiatici; Dyl lo avrebbe preso di forza, se fosse stato necessario, non poteva accettare che soffrisse per colpa sua!!! E non esistevano cose come tossicità mascolina nel mondo della Kane, era stata abituata troppo bene da Kaz e Gaylord. Non lo accettava!!
    Per fortuna di Rain, però, le priorità della rossa vennero in fretta scombussolate dal suo averlo riconosciuto come Mr. Giugno. E di lì, tutto in discesa.
    Vide chiaramente il viso di Rain distendersi, e l’espressione farsi più solare e raggiante: com’era bellino!! PROPRIO UN IDOL!!!!!!!
    «Certo!»
    Non riuscì a trattenersi, e squittì un «oddio?!?!?!» con tanto di pugnetti davanti alla bocca, al settimo cielo: il suo secondo autografo sul calendario! YAY!!!!
    Non perse altro tempo a gongolare, ma si affrettò a ficcare la testa nella borsa, per rovistare al suo interno alla ricerca del calendario e dell'astuccio con le penne glitterate (ovvio – sempre le penne glitterate). Quando le ebbe recuperate, schiaffo il calendario sulle gambe di Rain e si mise alla ricerca della sua penna preferita (quella azzurra), che poi allungò al ragazzo con gli occhi che luccicavano per l’entusiasmo che non stava nemmeno provando a contenere. «mi chiamo dylan!!!! puoi farlo a nome di dylan!!!!!!» ovviamente… «e sono una cacciatrice!!! lavoro con Akelei Beaumont!!!! cioè… lavoro per Akelei Beaumont, immagino ci sia una differenza, ma!!! C’È ANCHE LEI SUL CALENDARIO LO SAI????» duh, certo che lo sapeva, come poteva non farlo?!?! AKELEI ERA LA PIU’ BELLA E SPECIALE DI TUTTI!!!!! IL SUO CAPO!!!!!! «guarda, te la faccio vedere!!!!!» e gli avrebbe strappato il calendario dalle mani, per tornare indietro fino al mese di aprile, e mostrarlo all’Hunt. «GUARDAAAAA.» Dylan biggest Akelei fan ever.
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  7. .
    dylan kane
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    «Ma sei proprio una rincoglionita»
    Allora.
    Punto prima: «maleducato», soffiato piano tra i denti stretti, ancora a terra e spalmata senza troppa grazia sul povero Mr. Rain.
    Secondo: «no.» Ma? Davvero, che scorbutico! Era stato solo un incidente!! «scusami, non ti ho visto!» e quello le sembrava di averlo già detto, mpfff, «non l’ho fatto apposta! non c’è bisogno di essere così cattivo.» E potete scommetterci che sul viso – ancora paffutello, nonostante il cambio pv, fidatevi della player – della ex tassorosso apparì, senza vergogna, un’espressione imbronciata e ferita.
    Lo sguardo affilato e offeso dell’altro, quasi come a voler convogliare tutto l’affronto ricevuto per esser stato atterrato come un birillo da una Kane senza freni, non preoccupò eccessivamente la cacciatrice: era abituata agli sguardi killer di Thor e Joni, ed era comunque sopravvissuta a sette anni di minacce!!
    Rain non le faceva paura; ma non le piacevano le persone scontrose e maleducate.
    Lei non lo era!! Ed infatti, la prima cosa che fece, dopo essersi sbarazzata del cappotto e della borsetta, fu cercare di rimettersi in piedi (o in ginocchio, andava bene lo stesso, purché smettesse di starsene spiaggiata sull’altro ministeriale), e offrì una mano al ragazzo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
    «non capisci? uno spirito blu sottolineò, gli occhi ancora sognanti, e solo notando l’espressione dolorante di Rain, si tappò la bocca e spalancò gli enormi occhi verdi con aria preoccupata. «ti sei fatto male? TI SEI ROTTO QUALCOSA???» oddio, centodiciotto???
    Si guardò attorno, alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarli, ma sembravano tutti di fretta (cadeva a tutti la piuma, quando era ora di staccare, eh…) per poi riportare svelta le attenzioni sul ragazzo ferito. «mi dispiace davvero» anche se le aveva dato della rincoglionita — era solo un po’ sbadata!!! «non volevo, ma vieni, appoggiati a me, ti aiuto io a rialza– uh???!??»
    Ora che lo guardava meglio aveva un’aria familiare, era certa di aver visto il suo viso altrove – e no, non in uno dei k-drama che aveva costretto Gaylord a vedere… unless??; c’era qualcosa nello sguardo scuro e nelle sopracciglia aggrottate che pizzicava la pelle e demandava di essere ricordato… ma cosa….
    ODDIO MA??? «TU SEI MR GIUGNO!!!» ahhhh???!!!! Non poteva crederci???? ERA PROPRIO LUI?????
    E certo che a Dylan era giunta una copia del meraviglioso calendario sexy del ministero, c’era persino la sua capa bellissima LA PIU’ MERAVIGLIOSA DI TUTTI QUANTI !! (Ovviamente aveva chiesto l’autografo ad Akelei) (E ovviamente Akelei aveva minacciato di farla radiare non solo dal loro livello, ma da tutto il ministero) (Dylan l’aveva chiesto una sola altra volta, comunque, con il labbruccio tremulo e la penna glitter allungata verso il Capo dei Cacciatori).
    Vero o meno, era una perla e Dyl aveva già fatto posto per quel gioiellino sulla mensola in camera sua, accanto ai poster degli Stray Kids e all’altarino in onore di Santo Jisung (da Latina).
    E QUINDI CERTO CHE AVEVA RICONOSCIUTO MR RAIN!!
    Oh, Giugno era il suo mese, e al mondo ci sono solo due tipi di persone: chi controllava per prima cosa la foto abbinata al proprio mese, per vedere se era la più bella di tutto il calendario, e chi mentiva. Dylan Theodora Kane era una persona onestissima.
    «posso chiederti un autografo» non una domanda, ma una richiesta sussurrata a fior di labbra che aveva tutta l’aria di essere una minaccia petulante, fino a che non avesse vinto: il suo scopo era trovare tutti i ministeriali che facevano la loro apparizione sul calendario, e chiedere una firma a tutti.
    Certo, di qualcuno aveva un po’ paura (e perché proprio la prof Queen………..) ma avrebbe trovato il coraggio di collezionare anche loro.
    A Korain, ancora a terra accanto a lei, rivolse uno sguardo da cucciolone e il labbruccio all’infuori. «per favore C’erano delle priorità, e in quel momento, nell’ordine, erano:
    - ricevere la firma del Signor Giugno;
    - inseguire lo Spirito Blu;
    - aiutare Korain a rialzarsi.
    In effetti, avrebbe dovuto invertire le ultime due ma un passo alla volta, prima la firma!!
    «guarda, ho la mia copia qui con me!!!» esclamò, su di giri, rovistando nella borsa abbandonata a terra.
    Erano ancora seduti sul pavimento lucido dell’atrio del ministero? Ebbene sì.
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    +++ avvento: calendario secsi ministero
    CITAZIONE
    24) Un calendario sexy del Ministero. Non vi è dato sapere se sia reale o se vi sia un incantesimo a modificare i volti, ma quello che sapete è questo: basta sfregare la pagina perché una mini-versione del soggetto raffigurato prenda vita. E’ capace di recitare alcune frasi, con tanto di insulti personalizzati.

    ps: nyx scusa. stai beccando tutti i miei pg più disagiati (ti manca giusto hold .) MA!!! almeno java è semi-normo, arriverò anche con lei!!!
    pps: e rain sempre bellissimo, gli voglio un gran bene, CIAO KOREAINUCCIOOOOO
  8. .
    dylan kane
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    Il cinguettio acuto dello Spirito Blu, Dylan l’aveva riconosciuto subito: percepito nell’anima, sentito vibrare fin dentro le ossa, riconosciuto la pelle d’oca che incontrare uno come lei le provocava.
    Dylan Kane si era diplomata, aveva un lavoro fisso come segretaria-tutto-fare-di-Akelei-Beaumont-e-a-volte-anche-cacciatrice, aveva una relazione stabile, e un nuovo volto una vita che le piacesse vivere, ma era rimasta la psycho shipper di sempre — a tratti più psycho di shipper, ma contava davvero, se il fine ultimo era quello di trovare l’amore alle persone a lei care? No, infatti.
    Dunque, il gridolino da anima affine alla sua, non era andato perduto alle orecchie della ex tassorosso: non importava la stanchezza, il sonno, la fame, la voglia di buttarsi sul letto e arrotolarsi nella coperta natalizia che Gaylord le aveva regalato – quella che sembrava quasi abbracciarla come faceva il ragazzo, un sostituto un po’ patetico dell’originale, ma quanto mai gradito nei giorni in cui non potevano vedersi –; nulla poteva essere più forte del richiamo di un altro shipper come lei. Specialmente se a farlo era uno Spirito Blu. Erano così rari che ultimamente il lavoro sporco toccava a loro comuni mortali!!
    Non aveva fatto neppure in tempo ad uscire dal Ministero, ancora con addosso il cartellino che mostrava ogni mattina e ogni sera, i capelli raccolti in uno stretto chignon per evitare le fossero d’intralcio, e le scarpe belle ma scomode a distruggerle i piedi, ed ecco che l’uccellino dal delizioso manto blu le si era avvicinato, richiamando la sua attenzione. Ovviamente Dylan, da persona devota all’amore e alle ship quale era, lo aveva accolto con un sorriso così ampio da illuminare l’intero atrio del ministero, mano allungata verso l’esterno per invitare la creaturina a posarsi sul suo palmo, già pronta a lanciarsi in qualsiasi missione lo Spirito Blu l’avesse spedita — un valido sostituto alle Hallie.
    Ciò che non si era aspettata, nemmeno un po’, era vedere l’uccellino farsi improvvisamente aggressivo e calare in picchiata verso di lei, beccandole le dita dischiuse e facendole male. «che succede!! giuro che sono stata una brava shipper, ho raccolto tutte le fic in cartelle separate, suddividendo anche per dimensione, tags, numero di capitoli, finite e work in progress!!» Non riusciva a capire cosa le volesse rimproverare, e perché avesse deciso di farlo proprio quel giorno, e proprio lì, al ministero. Cercò invano di calmare la creatura, accarezzando le soffici piume azzurre e bisbigliando «shh shh», lanciando occhiate a destra e sinistra ai colleghi di passaggio, ma non serviva a nulla. «perché ti agiti così, cucciolino, fammi capire!!! sediamoci e parliamone!!!» se c’erano in ballo delle ship era una questione mortalmente seria, da affrontare subito: non c’era stanchezza o fame che tenesse, e d’improvviso anche il dolore ai piedi era sparito.
    Con lo Spirito Blu che si dimenava nella sua presa morbida, si avvicinò ad una delle sedie messe nell’atrio per far attendere i visitatori, e fece accomodare l’uccellino sulle sue ginocchia, tenendo sempre le mani vicine in modo da impedirgli di cadere: lo vedeva un pochino agitato e temeva per la sua (in)stabilità. Non le importava nemmeno che la prendessero per pazza, nel vederla parlare con un uccello, c’erano questioni più importanti in ballo. «dimmi tutto, ti ascolto. chi dobbiamo seguire?» le priorità erano molto chiare.
    Si guardò intorno, giusto per controllare chi fossero le potenziali vittime dello Spirito, e nessuno le dava l’impressione di essere shipping material — ma era anche vero che spesso le apparenze ingannavano.
    Riportò le attenzioni sulla creatura quando la sentì picchiettare con insistenza sul suo polso, e inclinò la testa di lato. «non– non capisco. cosa stai cercando di dirmi?!» magari dovevano andare via dal ministero? e cercare le anime gemelle altrove?! «spiegati meglio, per favore! così posso aiutarti» era il suo compito quello di far incrociare le strade di due perfetti sconosciuti e veder sbocciare l’amore (DERPARK ENDGAME!! lei c’era stata).
    «chi hai puntato!!» e di nuovo, lo Spirito Blu picchiettò sulla sua pelle, dove ormai stava lasciando brutti segni rossi. «smettila mi fai male! facciamo così, perché non volevi verso la coppia, uhm? così ti seguo!!» Ebbe l’impressione che l’uccellino roteò gli occhi al cielo («thor……..sei tu? ti hanno trasfigurata??? ecco spiegata l’aggressività………….») ma fece finta di nulla e scosse la testa.
    «dai, mettiamoci al lavoro!!» e solo a quel punto, finalmente, lo Spirito Blu prese a svolazzarle intorno, confondendola. «no, intendevo di puntare le altre persone, sai… quelle che dobbiamo far incontrare…!» perché non voleva collaborare? «dai smettila di girarmi intorno, hey— DOVE VAI ADESSO?!» L’aveva lasciata lì, nel bel mezzo dell’atrio, volando verso lidi ignoti. «aspettami… HEY ASPETTA–»
    Nel corrergli dietro, con le scarpe scomode, il cappotto e la borsa tenuti tra le braccia, non aveva fatto minimamente attenzione a chi ci fosse intorno, e si era gettata a capofitto nell’inseguimento della creatura, travolgendo un passante. «oddio scusami non ti ho visto sto inseguendo uno spirito blu!!» si scusò in fretta, rimettendosi in piedi e offrendo una mano per aiutare anche il povero malcapitato.
    Speriamo solo non sia uno dei capi.
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    ogetto dell'avvento: "coperta"
    CITAZIONE
    Una coperta, la migliore amica che si possa desiderare durante i freddi inverni; è grande, morbida e molto calda, e ha la particolarità di simulare come un affettuoso abbraccio intorno a coloro che vi si avvolgono dentro, la cura contro la solitudine e le giornate più difficili.

    + prompt: "shipper di natale"
    CITAZIONE
    SHIPPER DI NATALE) L’agrifoglio? Dimenticato: non è la pianta a dettare il bacio dell’anno, o a guidare impacciati primi amore al loro sbocciare, ma molesti e colorati Spiriti Blu, uccellini in grado di shentire le persone che già si amano, o hanno più possibilità di innamorarsi. Strafatti di zuccheri, forse; contaminati dalla magia selvaggia ancora in circolazione dopo Giugno 23, non si sa cosa li spinga a diventare così aggressivi, ma hanno chiaramente scelto la violenza nel beccare estranei - e non - finchè non rimangono insieme. La vostra missione è, oltre a dar tristemente ragione ai cinguettii che ogni tanto vi minacciano di dare amore a quella che hanno deciso essere la vostra anima gemella, calmarli e riportarli nel loro habitat.

    2. Ne incontri uno uscendo da lavoro, stanco e provato da una lunga, lunghissima giornata in ufficio. Vorresti solo andare a dormire, ma lo Spirito Blu ha altri piani per te.
  9. .
    whoturo hendrickson
    roleguest (bride's side)
    outfitsuit & tie
    infotwenty | forme slytherin
    infoteacher | 2043's kid
    C’era da dire che le cose, fino a quel momento, fossero andate alla grande: lo scambio dei voti era stato bellissimo e commovente, e Dylan aveva singhiozzato commossa mentre il suo capo giurava amore eterno al suo vero amore, nella maniera più asdfghjkl possibile; lo aveva fatto stringendo la mano di Gaylord nella sua, emozionata e grata all’idea di averlo al suo fianco in quel momento — e, sperava, mossa dal momento e da tutto l’amore che girava nell’aria, molto a lungo.
    «quindi insomma»
    «hhhh»
    Con i pugnetti stretti al petto, Dylan stava ancora vibrando a frequenze altissime per quanto appena testimoniato con i propri occhi.
    «bella cesta*»
    «bel-lis-si-ma!!!»
    «non sento assolutamente il bisogno di tornare a casa»
    «OTTIMO!!» E, visto che era Ty, e visto che lei era Dylan, e considerando che fossero anime gemelle, la rossa non ci pensò due volte prima di prendere la mano dello special tra le sue e stringere forte. Forte. «perché la festa è appena iniziata e non puoi perderla!! è bellissimo ci sia anche tu!! non sapevo conoscessi Akelei, o William!! cioè,» liberò la mano di Ty solo per agitare la sua a mezz’aria, «oltre al fatto di essere stato nostro prof, ovviamente, duh» duhhh!! «perché non vieni con noi?!?» indicò se stessa, e poi subito dopo Gaylord al suo fianco, «casta anime gemelle!!!» STAN!!! Tanto Dyl non l’ha ancora capito con chi sei venuto al matrimonio, Ty, perciò acab. E se vuoi, puoi portare Joe tanto the more the merrier.

    «vino?»
    Per un attimo dovette rifletterci, la Kane, sul poter accettare o meno quell’invito: ok, non era più una studentessa, e okay aveva raggiunto l’età legalmente adulta per i maghi ma… era buon costume bere al tavolo con i propri prof?!
    Va bene, ex prof, ma comunque!! Era passato troppo poco tempo, nella sua testa era ancora fresco il ricordo delle lezioni ed assurdo il pensiero di non essere andata a prendere il treno due mattine prima. SHOCK!
    Cercò lo sguardo di Gaylord per supporto morale e per capire cosa fare, lui di sicuro lo sapeva, era più grande e non era il suo primo evento!! Dylan, invece, fino a quel momento aveva sempre presenziato come figlia di Mercutio Kane, e figurarsi se sua mamma le avesse mai lasciato toccare un goccio di vino in pubblico, mpf!!
    «Io sì, grazie»
    Nella disperazione, provò anche a creare un contatto visivo con Ty — quindi sì, era proprio disperata.
    «come va la vita da diplomata, Kane?» uh??!! Oddio. Kane era lei, giusto? Ma sì che era lei. «non si preoccupi, faccio io!» Troppe cose tutte insieme, momento!!
    «Ti vedo diversa» «saranno i capelli.» *nervous giggling*
    «Se hai pettegolezzi interessanti sul tuo capo, li possiamo aggiungere come aneddoti al brindisi»
    Aiuto??
    «Non so se è il caso,» ma in che senso pettegolezzi sul suo capo, NO!! La ex tassorosso abbassò lo sguardo sul bicchiere ora pieno, pensando, as the wise man would say: fuck it. Afferrò il calice pieno e ne assaggiò il contenuto, come scusa per prendere un attimo di tempo. Non voleva deludere la sua audience (.) ma non poteva nemmeno… spettegolare su Akelei Beaumont, no? Non voleva perdere il posto di lavoro dopo nemmeno quindici giorni.
    Tra l’altro. Come li doveva chiamare? Profs? Lydia e Arci??? HHHHH.
    (Chissà come li chiamava quando era ad Hogwarts, mah.)
    All’intero tavolo, sussurrando piano e con complicità, confessò che «ci tengo alla mia vita» vi prego ridere è una specie di battuta aiutoooo.
    Dov’erano le furie?!?!
    «Buono questo… pasticciotto…» o qualunque cosa avesse appena inforchettato.
    No, davvero: FURIE DOVE SIETE?
    Non si direbbe che proveniate anche voi da famiglie benestanti eh. MALEDETTE.
    Reaching out
    To touch a stranger
    Electric eyes are everywhere
    when3 september 2023
    avignon, provencewhere
    board'till death do us part
    human nature
    michael jackson
    whodylan kane
    roleguest (bride's side)
    outfitdress & hair
    infoeighteen | former hufflepuff
    infohuntress | ake's pupil


    ruba ty e lo porta con sé (e gaylord) e poi parla al tavolo con loro due + lydia e nate!! scusate non dice molto, è a disagio UNA NOVITA' LO SO #adulthood
  10. .
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    Quando Sersha Kavinsky si presenta a casa tua con una busta avorio e ti dice “tu vieni al matrimonio dei miei genitori”, non è che hai tante opzioni tra cui scegliere se non accettare l’invito e annuire (spaventato e) confuso. Una parvenza di protesta, Turo, aveva provato ad accennarla comunque, ma era durata giusto il tempo di un timido «cosa centro io?» – una domanda che Turo si ripeteva quasi quotidianamente, in più sfumature diverse – e si era infine spenta del tutto quando la bionda aveva ribattuto che era un freak (onorario, aveva aggiunto subito lui; ancora faticava a pensarsi come un freak e basta, e immaginava Sersha fosse l’unica del gruppo a considerarlo uno di loro, gli altri lo avevano accettato e basta per far contenta la Kavinsky – e di quello Turo era molto convinto) e, in quanto tale, non poteva sottrarsi all’ingrato compito. E poi di che si lamentava, aveva aggiunto con la sua solita grazia la cacciatrice, ci sarebbero stati cibo e alcol gratuiti: aveva forse di meglio da fare per quella domenica? Detto con un velo di scherno che Turo aveva deciso di ignorare (nonostante Sersha avesse avuto perfettamente ragione ad avere dubbi, e a supporre che non avesse nulla di programmato per quel giorno).
    Ed ecco, in breve, come Turo era finito al matrimonio di Akelei Beaumont e William Barrow, seduto dalla parte della sposa per compensare il posto vuoto di Sersha, che invece presenziava come damigella: tutto nella norma.
    Avrebbe voluto Costas fosse lì.
    (Magari ci sarà, chissà, ciao Vio mi manchi.)
    Non c’era ancora nessuno con cui si sentisse abbastanza a suo agio da poterci gravitare intorno in silenzio, i freaks tutti in giro per il giardino a fare le loro cose, e lui non abbastanza in confidenza da decidere di aggregarsi a qualcuno di loro di sua spontanea volontà, rimanendo sempre un passo indietro, a distanza. Immaginava che, prima o poi, sarebbe arrivato qualcuno con cui fingere di avere una mezza conversazione senza impegno, ma in realtà sperava più in qualcuno che lo prendesse sotto la propria ala e lo trascinasse con sé da qualche parte (mom come pick me up im scared); per il momento, se ne stava sul limitare del giardino, assolutamente non nascosto dietro un enorme vaso pieno zeppo di fiori, ad osservare scambi di saluti e baci sulle guance di chi arrivava alla cerimonia. Assolutamente.
    Dov’era l’alcol che gli avevano promesso?

    Qualcuno avrebbe dovuto dire a Turo che il cespuglio, come nascondiglio, non era un granché: ma quel qualcuno non sarebbe stato di certo Dylan, impegnata a non sudare e rovinare così il trucco, e a non prendere una storta ancora prima dell’inizio della festa.
    La tassorossoro – ugh… ex tassorosso, faceva ancora fatica a pensare a se stessa come un’adulta e non più una studentessa, era passato così poco tempo dal diploma, sembrava solo ieri che indossava ancora la divisa giallo-nera per i corridoi del castello! – strinse la propria mano intorno a quella di Gaylord che, al suo fianco, faceva da supporto e le dava il coraggio necessario per rimanere lì e non correre via (almeno a cambiare le scarpe.); la sola presenza del Beckham lì accanto a lei, la ancorava al presente e la calmava. Ma la agitava anche un bel po’, in quanto la Furia si rendeva conto che quello fosse il primo evento ufficiale dove si presentavano come coppia. Stavano ormai insieme in maniera più o meno stabile da (gasp!) quasi un anno, e Dylan faceva fatica a credere che uno come Gaylord volesse volontariamente stare con una come lei. Sapeva perfettamente che fosse così, che Gaylord la trovasse divertente e adorabile e imprevedibile e *blushing* bellissima ma saperlo e saperlo saperlo erano due cose molto diverse.
    Alzò inconsciamente lo sguardo verso il ragazzo, i lunghi capelli rossi acconciati in trecce complicate che ricadevano sulle spalle nude e le solleticavano la pelle, la coroncina di fiori abbinata al vestito a completare quel look un po’ da fatina che aveva deciso di vestire per il matrimonio del suo capo. Si rendeva conto, ora, di non aver fatto proprio la scelta più giusta: persino Gay, nel suo abito alla moda, era super elegante e lei si sentiva fuori luogo e infantile, nonostante avesse provato molto forte a rendersi bella per quel giorno, con tanto di trucco applicato da mani esperte che sua mamma – decisamente su di giri per il fatto che sua figlia, quella ragazzina combinaguai e immatura, fosse stata invitata al matrimonio dell’anno – aveva fatto arrivare a villa Adryanna affinché rendessero Dylan una vera signorina.
    Negli occhioni chiari che piantò in quelli di Gaylord, c’era una silente richiesta di starle vicino almeno fino a che non avesse iniziato a sentirsi un po’ meno a disagio, e un po’ più se stessa.
    Quel primo mese come giovane donna adulta e indipendente non stava andando affatto come Dylan l’aveva immaginato.
    «vogliamo cercare qualcuno? magari Thor è già arrivata…» Non aveva sentito ancora notizie di Joni (non dalla sera prima, comunque, quando avevano dato la buonanotte nella chat di gruppo delle Furie), ma era certa che sarebbe arrivata prima o poi. Anche perché: «guarda c’è» tuo padre ah ah «Piz, chissà se Joni è già qui…» allungò il collo per osservare meglio i gruppetti che si andavano formando, il tutto senza muoversi un centimetro da dove si trovava, stretta al corpo caldo e familiare di Gaylord, accanto al quale si sentiva protetta e al sicuro.
    Reaching out
    To touch a stranger
    Electric eyes are everywhere
    when3 september 2023
    avignon, provencewhere
    board'till death do us part
    human nature
    michael jackson
    whodylan kane
    roleguest (bride's side)
    outfitdress & hair
    infoeighteen | former hufflepuff
    infohuntress | ake's pupil


    turo: arriva (da solo? con i freaks? chissà) e rimane in disparte, sentitevi liberi di importunarlo o salvarlo
    dylan: arriva con gaylord, parla solo con lui e intanto cerca le furie
  11. .
    BELLINO KAZ GOOD LUCK VERREMO A VEDERE TUTTE LE TUE PARTITE!!! SUPPORTO DALLA CURVA!!!!!!!


    HTML
    [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=62149001]Dylan Kane[/URL]

    - cacciatrice


    HTML
    [URL=https://oblivion-hp-gdr.forumcommunity.net/?t=62315220]Romolo Linguini[/URL]

    - Security (Hogwarts)
  12. .
    aiutooooo ora è davvero ufficiale TM there's no turning back NON POTETE PIÙ RIMANGIARVI LA PAROLA PROFS LI AVETE PROMOSSI ADDIO

    nickname: arale
    gruppo: mangiamorte
    link in firma?


    nickname: aò!
    gruppo: mangiamorte
    link in firma?
  13. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    we'll do it
    all over again
    put your hands up,
    rock, paper, scissors


    dylan kane
    17, 29.06.05
    hufflepuff
    goalkeeper
    #stay #atiny

    Certe volte Dylan era certa che non sarebbe mai cresciuta; fin tanto che avesse avuto un battito cardiaco e aria nei polmoni, lo sapeva, avrebbe continuato a guardare – e vivere – il mondo con la stessa aria fanciullesca, a tratti immatura, che l’aveva sempre caratterizzata. Non importava quanto Sabine provasse a farla cambiare, quando cercasse di inculcare in lei i modi “da signorina” o quanto Hogwarts le togliesse, giorno dopo giorno, in maniera invisibile ad occhio umano ma impossibile da negare, col passare degli anni; chiunque poteva mettersi di impegno e minare la sua vena puerile, ma nessuno sarebbe mai riuscito ad intaccarla del tutto fino a farla sgretolare. Persino Akelei, nei mesi successivi, ci avrebbe provato: al tirocinio con la Capo Cacciatori, Dyl, avrebbe imparato un sacco di cose sul mondo, come fare bene il suo lavoro e come vedere le persone per quello che erano realmente (bugiardi, vili, molto spesso colpevoli) e non come li voleva vedere lei — eppure non avrebbe comunque perso quella scintilla ingenua che, se proprio, considerava il suo pregio più grande.
    Dylan era capace di vedere oltre — oltre l’impassibilità di Joni, oltre la rabbia grezza di Thor, oltre il cinismo di Kiel, oltre l’ego di Kaz; era (anche) per questo che insieme a loro funzionava, perché era, se vogliamo, l’ancora di cui avevano bisogno per ricordarsi, ogni tanto, che non ci fosse assolutamente nulla di male a voler giocare con la sabbia, a correre dietro le farfalle, a colorare con i pastelli, a travestirsi da personaggi di libri e cartoni. Tornare bambini, ogni tanto, specialmente in un modo come il loro, era quasi necessario; liberatorio, se vogliamo. In molti avevano dimenticato come si facesse, ma non la tassorosso. Nonostante le perdite, nonostante un processo che aveva gettato ombra e infelicità sulla sua famiglia, nonostante il rapporto tutto fuorché idilliaco con quel che rimaneva di suddetta famiglia, Dylan non avrebbe mai perso la sua fanciullaggine.
    (E la sua pagliacciaggine, ovviamente.)
    Perciò sì: avrebbe continuato ad emozionarsi per storie d’amore romanzate, avrebbe continua a scrivere fanfiction e a lasciare commenti e kudos sotto quelle altrui, avrebbe continuato a partecipare a convention come quella dell’anno prima, e avrebbe continuato a mascherarsi come le sue eroine preferite. Perché anche quello era Dylan Kane.
    Si illuminò come New York durante le feste di Natale al «Trovata!» di Heather, e si fece più vicina per osservare meglio la foto scattata mesi e mesi prima. «Owwww ma guardaaaaa» ebbe la tentazione di allungare una mano e toccacciare il display del telefono, per indicare tutti i cosplayer presenti e sottolineare quella o quell’altra cosa di ciascuno, ma ebbe abbastanza autocontrollo da trattenersi, e invece portò entrambe le mani alle guance e le schiacciò forte, palmi ben aperti e sguardo adorante. «Eravamo tutti bellissimi!!!!»
    «Eri davvero carina; i capelli sono acconciati benissimo! Se mi lasci un contatto e ti va, ti passo la foto» «AWWW???» Heather Morrison – HEATHER!! MORRISON!! – le aveva appena fatto un complimento, Dylan era al settimo cielo. «GRAZIE!!! E si, aiuto, mi piacerebbe avere questa foto!!! GRAZIE!!!!» Si scambiarono i contatti (telegram? instagram? magari non Twitter, visto che è stato bannato) e una volta ricevuta la foto, Dylan si perse ad osservarla ancora, zoommando su ogni personaggio immortalato. «Uhhhh guarda questo Hermes!!!! BELLO!!! E ODDIO C’ERA ANCHE UNA GERTIE?? AVEVO DIMENTICATO!!!» Solitamente nessuno si filava mai le Gertie della situazione, quindi vederne una nel gruppo faceva super strano, ma in maniera positiva!
    «Che bello, vorrei ne facessero di più di convention simili.» Era proprio il suo mondo, quello dove poteva essere se stessa vestendo i panni di qualcun altro: un controsenso, certo, ma per lei aveva perfettamente senso!
    «parlando di essere carine,» «uh?» «se sei qui per vedere la sfilata, temo tu te la stia perdendo a chiacchierare con me» «oh no, a me le sfilate non piacciono.» Spiegò con tranquillità, rimettendo via il telefono. «Sono qui perché mia madre si ostina a trascinarmi in eventi del genere, ma a me annoiano molto. Di solito me lo faccio andare bene perché so che c’è Astrid…» si strinse nelle spalle, mani in tasca e sorriso ancora stampato sulle labbra, «ma non fa niente, mi sono divertita comunque anche stavolta. Ho trovato un’altra Otterhead nell’unico posto dove non avrei mai pensato di cercarne!!!» Era: al settimo cielo. «tu invece? hai già sfilato, o devi ancora uscire in passerella? se vuoi torno dillà così ti faccio le foto quando è il tuo momento!!!!» modalità cheerleader attivata; e sì che era pieno di fotografi professionisti che avrebbero poi sbattuto le diapositive su tutte le testate di moda magiche, ma lei poteva catturare angolazioni e sensazioni che gli altri non potevano — perché era piccola e poteva intrufolarsi ovunque, mh mh. «è questo che hai deciso di fare dopo il diploma?» non c’era assolutamente giudizio negativo nel suo tono di voce, quanto più invece curiosità e ammirazione per la Morrison; Dylan non era mai stata particolarmente affascinata da quel mondo fatto di sete preziose e abiti scintillanti, e poi aveva sempre saputo che sarebbe finita a lavorare al ministero, in un modo o nell’altro, ma era sicuramente affascinata dalla piega che le vite degli altri potevano prendere, terminati gli studi.
    let the stress fly away, don't worry about tomorrow
    we'll just have some fun right now with the sunset on the horizon as the backdrop
  14. .
    VADI!! Turino baby, speciale di cuore.
    (In realtà sì . voglio la figurina; ma in generale mi servono sempre role perché attivo un pg al mese ed è una vita molto difficile QUINDI SE NE VORRAI ALTRE LE PROPOSTE VALGONO SEMPRE!)
    Ti aspecto per definire la role SMACKETY SMACK
  15. .
    sara quanto sei stupida ho riso di nuovo mi manchi cazzo finirà questo momento di merda e tornerò ad importunarti, ma nel frattempo sappi che 21h di mare nel weekend e due pacchi oggi di shein non mi hanno fatta stare bene quanto rileggere 'ste scemenze, mi devi volere proprio un sacco bene per spammarle in giro.

    SI COS' IN PUBBLICA PIAZZA, RIGHT IN FRONT O NYX'S SALAD.
    scusa nyx .


    RIECCHIME.
    Sono sempre pandi, con un altro dei 2587414 account.
    I pg te li ho già spammati ma ti rilancio il link così ce l'hai a portata di mano anche qui #wat E ti lascio anche qualche proposta che mi è venuta in mente leggendo la scheda di Rain!!!

    Iiiiiiiinnanzitutto! CASTA HOGWARTS!! Uao, un sacco di conoscenze in effetti. E sono anche i più normo dei miei pg!!!!! URCA.
    Turo, 2003, ma è stato bocciato e si è diplomato con quelli del 2004; ex serpeverde, quindi proprio compagni di casa e di corso!! È stato anche il capitano di serpeverde per una terribile stagione *brividini* però... insomma. è turo (affectionate e derogatory insieme) quindi non lo so se a Rain starebbe simpatico.... però!! era in guerra (fazione PRO ABBY), da quello che ho capito anche Koreain e la sua famiglia no? E Turo, being Turo, potrebbe averlo cercato dopo aver saputo della morte di Soo-min per vedere se.. boh, se ha bisogno di qualcosa e se può aiutare in qualsiasi modo çç
    Hans, 2004, special...e uao. penso sia la prima volta che offro Hans in un wanna...... che poi, son qui solo per dirti che erano nello stesso anno #fine perché hans.... è hans. è stato un anno intenso per lui (cit da 19 anni), tra le tante cose è rimasto bloccato in una città fantasma (per lui sono passate poche ore, per il resto del mondo quasi quattro mesi .), è andato in overdose, ha deciso di voler cambiare potere, suo padre è morto (almeno una gioia) e.... cose. secondo me koreain può odiarlo - in quanto special - ma tanto ad hans la cosa non tange (o forse si, ora che è empatico, ma chissà) (davvero sono così spiazzata dal poterlo /proporre/ che non so nemmeno cosa dire.)
    Dylan, 2005, tassorosso, si sta diplomando in questo momento (letteralmente, devo andare a scrivere il post per i MAGO.) ma anche se più piccola ha giocato a quidditch dal V anno ed è di famiglia purosangue (anche se è BFF con uno specialino e, in generale, la sua visione è meno rigidia di quanto la sua famiglia avrebbe voluto) e poi è incredibilmente rumorosa quindi difficile non averla vista almeno una volta a scuola E LO SCORSO ANNO È STATA ELETTA REGINETTA DEL BALLO!!! e poi è molesta, mi dispiace, se l'hai guardata una (1) volta lei avrà cercato di attaccare bottone
    Lollo, 1999, pluribocciato, grifondoro (arrivato ad hogwarts a settembre 2021), anche lui sta facendo i MAGO ora ora (come sopra: devo andare a scrivere aiuto); lui è italiano, romano e romanista, molto caotico (in maniera diversa da dylan.) e o lo si ama o lo si odia, no mezze misure; non era in guerra, ma avrebbe voluto andarci per schierarsi dalla parte dei babbani (suo padre è babbano, così come gran parte del clan linguini). magari si odiano? sono i poli opposti
    Nathan, assistente di Storia della Magia e del Drama Club, lui è un cuore di panna sempre pronto ad aiutare gli studenti come può, ma a parte questo non saprei come altro spacciartelo se non come consulenza tra una lezione e l'altra #wat
    Lupe, prof di Erbologia, è diventata docente all'ultimo anno di Koreain: andavi bene in erbologia? se la risposta è negativa, lupe ti considerava uno spreco di spazio nelle sue serre, mi dispiace.
    Hot, 2004, grifondoro (anche lei sotto MAGO ma non è ancora pg vera quindi non devo scriverla #wat) era in guerra (PRO ABBY) ma ha la tendenza a detestare e litigare con tutti, mi dispiace; però odia gli special!! lei e rain hanno una (1) cosa in comune.
    Theo, 2007, praticamente uno sgagnetto in confronto, ma litiga anche con le statue ed è pro special, pro babbani, pro resistenza, pro anarchia quindi insomma...... non si fa problemi ad insultare anche i più grandi (anche se sì, era al *conta* primo ???? anno quando rain era all'ultimo . che posso dire, ha iniziato molto presto ad essere uno svangabolidi)

    OK. respirone. FINE PARTE (ex) STUDENTI (&co)!
    Passiamo ora ai (finti) adulti.
    Grey, 2002, un mercenario e cuoco (co-proprietario di un cat café insieme a Melvin di sara!!) un tempo magonò e ora special!! è borderline sociopatico, e dubito gli interessi dell'odio dei purosangue come Rain, ma casta corea #wat e sono abbastanza diversi che una role potrebbe essere interessante nella sua stranezza.
    Reese, stratega, magari possono essersi conosciuti al ministero??? anche se Reese difficilmente attacca bottone con le persone, a meno che non siano i suoi superiori o debba farlo per forza.
    Maddox, Hold, Bash, Irma, sono tutti special, ad alcuni interessa l'odio raziale più degli altri, ma forse nessuno scenderebbe alle mani sulla questione, al massimo (ti avvelenano, cit. Hold) uno scontro verbale?
    Willa, ha perso la magia come conseguenza dell'aver combattuto contro Abbadon, se le dici anche solo "A" ti apre la faccia in due (non farti fregare dal fatto che è piccoletta!!!!) quindi la sconsiglio vivamente . ma è stata guaritrice al san mungo per un po' di anni prima che andasse tutto a rotoli nella sua vita #yay
    Java, è legionaria, seria e impostata, fin troppo professionale quando al lavoro, ma abbastanza alla mano fuori; non capisce molto i gen z (boomer inside) ma ci prova!!


    Oddio ho perso il filo. facciamo che metto un punto, per qualsiasi altra cosa o per approfondire questi spunti mi trovi via mp!!!!! (se mi scrivi a questo account è più facile che non me lo perda!!) BACINI SCUSA LE TANTE INFO LEGGI CON CALMA NON HO FRETTA
166 replies since 4/11/2020
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