strut like u mean it, c'mon

sfilata di moda | ft. heather

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    dylan kane
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    Dylan Kane stava ad una sfilata di moda come un elefante stava ad un negozio di cristalleria.
    Paragone forse non abbastanza efficace, ma era così: la tassorosso detestava quel genere di cose, dai finti sorrisi di sua mamma alle interminabili ore seduta su una sedia scomoda ad osservare abiti a dir poco discutibili dei quali non capiva il senso, o il verso.
    «Sono quasi certa che quello che porta in testa sia un paio di mutande...» cosa? Se stava riprendendo tutto, con annesso commento a caldo, e mandando i video sulla chat di gruppo delle Furie giallo-nere? Ma certo. Aveva bisogno del supporto da parte dei suoi amici in quei momenti difficili. «Oddio, guardate quella lì dietro- HEY!»
    Le sue proteste vennero accolte da un coro poco carino di “shh”, e più di qualche testa si girò nella sua direzione per ammonirla con uno sguardo truce: come osava disturbare quel momento di alta cultura?! Così aRtIsTicO?! Lo lesse chiaramente nell'occhiataccia gelida della strega seduta davanti a lei: se la donna avesse potuto sparare raggi laser dagli occhi, Dylan sarebbe stata una tassina morta.
    Eppure, aveva problemi ben più grandi.
    «Mamma,» Sabine era sempre il suo problema più grande, «posso riavere il telefono? Mi serve per... confrontare i compiti con Joni.» Sperava che la scusa convincesse la Dubois, ma ne dubitava: stava diventando sempre più (insopportabile, ugh) brava a riconoscere le sue bullshit. O forse era lei che stava perdendo colpi.
    Per tutta risposta, la vedova Kane la informò che avrebbe riavuto indietro quell'aggeggio babbano (citazione testuale!) solo a alla fine....... delle vacanze estive.
    «MAMMA!!»
    «SHHHH»
    Si gettò con forza contro lo schienale, braccia incrociate al petto e broncio a offuscare i lineamenti paffuti: e se le avessero scritto le sue amiche? E......se....le...avesse scritto.....Gaylord..... Oddio terribile, doveva riaverlo indietro. A qualsiasi costo. Doveva solo pensare a come fare.

    Svariate modelle più avanti, e svariati nomi che Dylan faticava a riconoscere nonostante fosse certa di averne beccato qualcuno affisso agli abiti appesi nella cabina armadio di sua madre, Dylan era finalmente libera.
    Solo per qualche ora, certo, ma era più di quanto potesse sperare, con Sabine lì a osservare (e criticare) ogni suo singolo movimento e gesto e parola. Stava vivendo un incubo fatto di seta, motivi floreali e streghe dagli zigomi impossibilmente alti e spigolosi.
    Aveva bisogno di una faccia amica, tra tutte quelle spaventose, e perché proprio Astrid.
    L'unica, lì in mezzo, che l'avrebbe capita ― e fatta sentire meno fuori posto.
    Era rumorosa e poco scaltra, la Kane, ma aveva fatto abbastanza pratica da sapere come sgattaiolare dietro le quinte di una sfilata senza destare sospetti.
    Beh, troppi sospetti.
    Qualcuno la notava sempre, anche se fingevano di no.
    «Ciao Nice!»
    Nice: se fingo non esista se ne andrà.
    «CIAO NICE!»
    Nice: o forse no.
    Dylan rivolse un sorriso enorme in direzione della ex Serpeverde, attualmente alle prese con tre modelle e con fin troppi spilli stretti tra le labbra. Magari non era una buona idea sfidare la Hillcox, che dallo sguardo non prometteva nulla di buono, ma tentò comunque la sorte chiedendole «hai visto Astrid?» senza specificare chi o quale Astrid, ben sapendo che Nice sapeva si riferisse alla figlia di una dei nomi più importanti la dentro, Velika Lavin.
    Senza distogliere l'attenzione dal vestito che stava appuntando sulla vita di una modella supermagrissima, Nice le fece cenno di proseguire verso gli altri camerini ― forse per farla perdere, forse per condurla da Astrid: Dyl non ne era certa, ma la ringraziò comunque e si incamminò verso il punto indicato decisa a scoprirlo, saltellando e sentendosi, finalmente, leggera.

    Quando intravide la familiare chioma bionda della sua amica, Dylan si fece ancora più entusiasta: la parte più bella (beh, l'unica parte bella) di quelle sfilate era poter passare un po' di tempo con Astrid!
    La raggiunse, e quando fu abbastanza vicina le gettò le braccia al collo, abbracciandola da dietro koala-style. «CIAO ASTRID COME STAIIIIII» urlato direttamente nelle orecchie dell'altra, perché Dylan Kane non conosceva la moderazione. «COME VANNO LE COSE QUI DIETRO SONO TUTTI MOLTO INDAFFARATI WOOOOW» Prima o poi avrebbe smesso di urlare, ma non era quello il momento.
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    Cosa ci faceva Heather Morrison, storiografa e dunque ministeriale ormai da tre anni, ad una sfilata di moda come modella? Passione a lungo celata? Bisogno di soldi extra? Voglia di provare cose nuove?
    No, niente di tutto questo: solo suscettibilità (e insicurezza).
    La fu serpeverde era abile nel farsi scivolare addosso gli insulti con un sorriso affascinante, nel replicare con occhioni languidi ad una sgridata quando questa veniva da qualcuno più in alto di lei nella catena alimentare, perchè sapeva che era così che sarebbe sopravvissuta. Non dimenticava, ma generalmente si obbligava a perdonare la stupidità altrui.
    Generalmente, appunto.
    "Cerca di capire quali sono i tuoi veri talenti e prova ad andare oltre ciò che può offrire la tua immagine."
    Dopo tre anni, ancora il discorso che le aveva fatto Alister le bruciava.
    "se vuoi svenderti al primo intoppo che ti troverai davanti, anteponendo il fisico all’intelletto, allora quella è porta. In quel caso, non ho niente da offrire, chiunque qui dentro sarebbe lieto di farsi fare un pompino".
    Ogni tanto credeva di essere andata oltre, di essere in grado di farci una risata... poi succedeva qualcosa che le faceva nuovamente bruciare il petto. Non le piaceva avere una tale soggezione di un uomo qualsiasi, reputare l'idea che Alister Black avesse di lei tanto importante da cambiarle l'umore per la giornata. L'unico momento in cui accettava di essere dipendente da qualcuno, era a letto; e neanche sempre.
    Eppure ogni tanto qualcosa triggerava di nuovo la sua stizza, il fastidio provato quando era andata a chiedergli di poter restare sua stagista anche finito il termine minimo dato dalla scuola; quella settimana, era stata un'occhiata quando un tipo l'aveva fermata per strada per chiederle se voleva essere la modella per una sfilata dando per scontato lavorasse nell'ambiente dell'immagine.
    Le interessava sfilare? No.
    Le interessava dimostrare (a sè stessa) che poteva essere intelligente e bella? Sì. Alister non le aveva dato della stupida direttamente, aveva solo detto fosse stupido pensare avrebbe fatto strada grazie al suo aspetto o al sesso... cosa che ancora, a distanza di anni, lei trovava sciocca. Ovviamente poteva.
    Quindi eccola lì.
    Una piccola parte di lei si rendeva conto di avere un problema sul quale avrebbe dovuto lavorare, se ancora si sentiva così sminuita da un commento che neanche aveva appieno compreso, ma? Chi se ne fregava. You only live once e fare esattamente qualcosa che Alister avrebbe giudicato era il suo coping mechanism contro il proprio bisogno di essere amata. Una sfilata piena di gente ricca era una buonissima occasione per farsi conoscere e allargare la sua cerchia...
    E poi un paio di sere prima aveva scritto all'uomo un messaggio da ubriaca di cui NON parleremo perchè ancora voleva sotterrarsi e uccidersi, e a poco serviva ricordare che ne era uscita con classe dicendo lo avesse inviato un amico di Heather come scherzo.
    Moving on.
    Era uscita dai camerini per qualche minuto, per restare da sola e cazzeggiare al cellulare, di nuovo a tormentarsi sul messaggio inviato per errore (ma come era preso alla heather ubriaca di chiedergli di passare un'intera notte insieme per risvegliarsi insieme e/o guardarlo dormire... che ansia ew no ovviamente non voleva !!!), chiedendosi se Alister avesse creduto alla palla...
    quando venne attaccata.
    «cos-»
    «CIAO ASTRID COME STAIIIIII»
    Ovviamente si rese conto che era un abbraccio (e un errore) e non cercò malamente di staccarsi la ragazza di dosso. Non riuscì immediatamente a reagire, vuoi perchè la tipella era super forte, vuoi perchè non ricordava l'ultima volta che aveva ricevuto un abbraccio in ambiti non sessuali ed era un attimo sorpresa e- felice. Moving on parte due. «COME VANNO LE COSE QUI DIETRO SONO TUTTI MOLTO INDAFFARATI WOOOOW»
    Si riprese «scusa-» non poteva scrollarsela di dosso, ma sperava che lasciasse la presa lei. le posò una mano sulla sua picchiettando. «penso tu abbia sbagliato persona..?»
    Si chiese se per Astrid intendesse la figlia della stilista; in effetti, avevano vestiti molto simili quel giorno. Magari anche lei era la figlia di un'importante purosangue e poteva farsela amica !!
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    CITAZIONE
    9) [PROMPT] ubriacarsi è un grande classico, e sai cos'altro lo è? inviare un messaggio alla persona sbagliata (o alla persona giusta?) che non avresti mai dovuto inviare. a chi e cosa hai scritto?


    Edited by ‚soft boy - 16/1/2023, 12:18
     
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    «penso tu abbia sbagliato persona..?»
    A sua discolpa, vista da dietro quella lì le sembrava davvero un sacco la sua amica Astrid: lunghi capelli biondi, abiti super scintillanti e bellissimi, e.. No, beh, fine. Erano quelli gli unici dettagli che Dyl aveva notato prima di gettare le braccia al collo di non-Astrid.
    Di sicuro, la voce era diversa.
    «Oh.» eh già. «OH SCUSA!» Urlato nelle orecchie della poverina: la Kane era ancora convinta di avere di fronte la sua amica. Non che le servisse una scusa, o una giustificazione, per il tono di voce che usava; era sempre più alto del necessario.
    Ancora con le braccia intorno alla figura fasciata in un capo costosissimo (e che Dylan rischiava di rovinare con la sua sbadataggine, ma si preoccupava forse di un’eventualità simili? No, esatto.), provò comunque ad abbassare di qualche decibel il tono. «Scusa, credevo fossi Astrid. Astrid Lavin, l’hai vista per caso?»
    No; ed in effetti, era un po’ che nessuno la vedeva.
    Chissà dov’era sparita.
    (E non aveva nemmeno mai incontrato Stiles, ma ci pensate?!)
    Dicevamo.
    «Credevo fossi un’altra persona.» Finalmente, Dylan mollò la presa dalla ragazza e fece un passo indietro, per darle modo di voltarsi (o fuggire, qualsiasi alternativa preferisse.); allungò comunque il collo per spiare il volto della persona che aveva involontariamente assalito. «UH! Ma io ti conosco!» Le avventure di Dylan sul campo da Quidditch non erano iniziate il giorno dei provini per entrare in squadra: essendo amica di Joni Peetzah da praticamente sempre, la Kane si era appassionata allo sport sin da subito, dalla prima partita del campionato scolastico a cui l’aveva trascinata una Joni di undici anni; da lì, non avevano mai smesso di seguire i Tassorosso dagli spalti, fino a diventare grandi (e brave) abbastanza da entrare in squadra.
    Quindi sì, Dylan aveva riconosciuto la ex serpeverde: tante volte aveva ammirato con gli occhioni sgranati e la bocca spalancata le coreografie di tutte le cheerleader, e non ricordarsi di Heather Morrison era praticamente impossibile.
    (E poi la cotta non così platonica di Clay non era di certo un segreto; lo aveva sentito sospirare al passaggio della Morrison più volte di quante potesse ricordare.)
    (Onestamente? Mood.)
    «Tu eri in Serpeverde!» C’era un po’ di differenza d’età, tra le due, ma serviva ben altro per scoraggiare Dylan Kane dal farsi una nuova amica. «Eri una cheerleader!!!! Io gioco nelle furie!!! CIoè, in Tassorosso!!!!!» si indicò il petto, entusiasta ed orgogliosa. «Ed eri anche alla convention di Sherry Otter, non è vero?!?! ERI VESTITA DA TEASPUN!!! IO ERO VESTITA DA PAM!!!!» Niente, si era di nuovo emozionata al ricordo della con: era passato più di un anno, da quel giorno, ma a Dylan era piaciuta così tanto che spesso la ricordava a tutti i suoi amici. O a chiunque avesse orecchie per ascoltarle.
    «Sei Heather, vero??? Io sono Dylan!!! DYLAN KANE!!!» urlato, perché sì.
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    «Oh.» sorrise, pronta a essere lasciata liber- «OH SCUSA!» 25PA di trillo nelle orecchie, al quale Heather ridacchiò con una smorfia.
    «Tranquilla-» attese pazientemente che lasciasse la presa. La ragazza non lo fece.
    Oh beh. Ok. «Scusa, credevo fossi Astrid. Astrid Lavin, l’hai vista per caso?»
    Allora cercava davvero la figlia di Velika Lavin!! Deduzione nat 20 «purtroppo non di recente» ma non le sarebbe spiaciuto trovarla per farsi presentare la madre: magari se fossero diventate amiche, ci sarebbe scappato qualche vestito in regalo. «penso però sia già andata via» per sempre, tipo. «ho sentito delle modelle parlarne» spettegolando sulla sua strana somiglianza con l'assistente di corpo a corpo di hogwarts e su un possibile inciucio di Lavin con il signor Beech.
    «Credevo fossi un’altra persona.» quando la ragazza si scostò, si lanciarono vicendevolmente uno sguardo scrutatore. Heather cercò di capire se e dove l'avesse già vista (Hogwarts, probabilmente, ma o l'altra portava molto bene i suoi anni, o era troppo piccola perchè la ricordasse) - ma la rossa fu più rapida nell'esclamare un entusiasta: «UH! Ma io ti conosco!» Sorridendo, Heather inclinò la testa di lato curiosa, attendendo la Rivelazione. «Tu eri in Serpeverde!»
    «beccata» Si strinse nelle spalle, dopo aver portato una mano dalle unghie curate al petto.
    «Eri una cheerleader!!!! Io gioco nelle furie!!! CIoè, in Tassorosso!!!!!» Le furie, che nome carino. Dopotutto, i titolari che giocavano durante il settimo anno di Heather dovevano essere ormai tutti diplomati (arianna crede . cos'è il tempo). La Morrison annuì, ma prima di poter rispondere: «Ed eri anche alla convention di Sherry Otter, non è vero?!?! ERI VESTITA DA TEASPUN!!! IO ERO VESTITA DA PAM!!!!»
    Gli occhi di Heather si fecero più felini, lo sguardo da cortese ad attento mentre il fiato rallentava e il cuore accellerava. you had my curiosity but now you have my attention.
    Pam non era uno dei protagonisti della serie di Sherry Otter, era una ragazzina che appariva come personaggio secondario per lo più in racconti brevi: o amici della fu tassorosso le avevano detto di fare quel cosplay alla convention causa materia prima di cui era provvista (capelli rossi e atteggiamento espansivo) oppure *deep breath* era una vera fan.
    «Ti piace Sherry Otter?»Sperava la risposta fosse sì, ma magari era unacasual fan, alla convention solo per fare qualcosa di diverso o accompagnare gente. La Morrison non voleva sembrare troppo emozionata. Era un'adulta! Sapeva contenersi!!
    ...ma con finta nonchalance prese comunque il cellulare, aprendo la galleria «che versione di Pam eri?»
    iniziò a scorrere le immagini. «Col trucco è difficile riconoscersi, ma magari abbiamo una foto insieme» si sporse per far vedere il cellulare anche alla rossa. Strano? Cercò di giustificarsi: «Sarebbe divertente, no?» alzò poi lo sguardo dalle foto, sorridendole. «piacere, Dylan. Mi chiamo Heather, esatto. Heather Morrison»
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    E quindi.
    Heather aveva per caso visto Astrid? «purtroppo non di recente» «oh... Okay.»
    «penso però sia già andata via»
    «oh» senza di lei? Eppure sapeva che fosse lì, ne avevano parlato, no?! Era uno dei loro appuntamenti; Astrid era l’unico motivo per cui Dylan poteva sopportare di partecipare a quelle sfilate senza dare (troppo) di matto.
    «ho sentito delle modelle parlarne» «ah, capisco.» era andata via con le sue amiche modelle...? Va beh. OK CI STAVA DAI. Sapeva che Sabine aveva messo in punizione Dyl, ecco perché non l’aveva cercata per invitarla ad uscire con loro!! Non voleva farla stare male e costringerla a dover dire di no. Aveva senso!! «Immagino ci vedremo in un altro momento!!» oppure mai più.
    Anyway!!
    «Ti piace Sherry Otter?»
    Gli Otter-senses di Dylan stavano gridando, altro che tingling. «Scherzi?! Sono una grandissima fan!!!» Cercò di non urlare, di mantenere una finta compostezza davanti alla maggiore ma, esattamente come una pandi a cui viene nominato /Dc/ O /batfamily/, aveva perso ogni dignità nel momento stesso in cui la domanda aveva lasciato la bocca della ex serpeverde.
    (Quale dignità, tra l’altro.) (Mai avuta, si mangia?)
    «che versione di Pam eri?»
    «Quella di “—e il veliero fantasma”! » Senza ombra di dubbio, uno dei suoi racconti preferiti dopo “—e il mistero del faraone”!! Ma non aveva trovato un completo da archeologa in fretta e furia, l’estate della convention, e aveva dovuto ripiegare per qualcosa di più semplice: trovare una bandana e qualcosa da mettere sull’occhio per fingersi pirata, era stato molto meno impegnativo. Acconciare i capelli in trecce più o meno fini, e incastrarci in mezzo perline colorate era stata la parte più divertente. «Col trucco è difficile riconoscersi, ma magari abbiamo una foto insieme» «ohhhh magariiiii sarebbe bellissimo!!! Ma ci pensi???? Destino!!!!» Si affacciò oltre la spalla della bionda, per spiare le foto che scorrevano sullo schermo. «di te mi ricordo molto bene, eri bellissima!!» cosa che: eh, era bella pure fuori dai panni di Teaspun, e chiunque dotato di occhi avrebbe potuto vederlo. «il costume era bellisimo, dove l’hai trovato? Così fedele!!» Dylan aveva sempre avuto un rapporto conflittuale con Teaspun: le piaceva molto più di Sherry (non che ci volesse molto) ma non abbastanza da diventare la sua preferita; e i cattivi, di base, le piacevano solo quando avevano poi le ship con i buoni e si creava l’angst #priorità
    «Sarebbe divertente, no?» Le sorrise, annuendo, e ricambiando la presentazione. «piacere mio!! È un sogno conoscere finalmente un’altra otterhead, sai?! Ai miei amici non piace così tanto :C » sì, con annessa emoji sad, e labbruccio a sporgere appena. «senti, heather, ho una domanda importante; questa ha tutto il potenziale per diventare una grande amicizia,» said Dylan, ever; letteralmente, ad ogni persona che incontra e con cui ha una (1) cosa in comune, «ma devo chiedertelo. Devo Mani congiunte davanti al volto, occhi socchiusi. Era una domanda difficile quella che si apprestava a fare, ma doveva. «sherry e howard, o sherry e hermes?»
    (Nessuno dei due.) (HowardxHermes vero endgame) (cosa? Cosa.) (Ma si sarebbe accontentata della Showard, a mali estremi.)
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    La questione astrid era stata presto dimenticata, citando la ben più interessante serie di Sherry Otter.
    «Scherzi?! Sono una grandissima fan!!!» Heather vibrò (solo interiormente) all'entusiasmo della furia, sulle labbra truccate il sorriso felice ma contenuto di chi ha trovato un proprio simile.
    Sherry Otter non era la seria preferita della bionda, lungi dall'esserlo: pensava anche lei come la maggior parte dei fan che la protagonista fosse un dito nel culo, la storia piuttosto banale, e alcune ship un po' forzate... ma aveva gusto di infanzia, una che la Morrison non aveva avuto. Ormai sapeva che i ricordi che aveva della propria vita erano falsi - e giorno dopo giorno si sfilacciavano nella sua testa come se l'incantesimo si stesse autodistruggendo; eventi che era sicura di aver vissuto da bambina, la mattina dopo scomparivano e restavano presenti al più come vecchie polaroid da guardare, mentre i ricordi veri di Niko in Russia non li aveva ancora recuperati, nè voleva farlo per il momento - anche quella una vita lontana che non le apparteneva.
    Adesso recuperare da adulta saghe, cartoni, elementi colorati, la faceva sentire felicemente nostalgica per qualcosa che non aveva mai avuto ma che si fottutamente meritava. Se non aveva ricordi della sua infanzia, se li poteva creare.
    «Quella di “—e il veliero fantasma”! »
    Alzò lo sguardo dal cellulare in fretta. LESBIAN PIRATES LESBIAN PIRATES!!!! «Mi piace quell'outfit»
    continuò a scrollare la galleria di foto, mentre Dylan commentava. Le rispose con un sentito «Grazie» soddisfatto ai complimenti, aggiungendo che per il costume aveva cercato qualcosa di simile online, e poi con l'aiuto di una sarta l'aveva finito di cucire e sistemato adattandolo al proprio corpo e al personaggio. Un lavoro lungo, soprattutto considerando che l'aveva in un periodo lavorativo un po' pieno, ma uno di cui era fiera.
    Ad un certo punto, si illuminò, porgendo il cellulare alla rossa. «Trovata!»
    Ed eccole insieme, in cosplay e sorridenti nelle pose tipiche dei personaggi. Non una foto bella o da stampare, ma che Heather aveva comunque tenuto con le altre di ricordo. C'erano altri cosplayer nella foto, forse amici di Dylan o forse no, e visto che Stiles non c'era la Morrison dedusse la foto l'avesse scattata lui (poco male; Heather l'aveva obbligato a fare un sacco di altre foto insieme. «caso mai scordassi anche questo un giorno» «cosa?» «niente»). Nonostante avesse passato la convention con l'ansia di Alister in giro, era stata una bella giornata.
    «Eri davvero carina; i capelli sono acconciati benissimo! Se mi lasci un contatto e ti va, ti passo la foto» La guardò di nuovo. «parlando di essere carine, se sei qui per vedere la sfilata, temo tu te la stia perdendo a chiacchierare con me» era piuttosto certa non fosse lì come modella, visto che non l'aveva notata prima nel camerino, e stava cercando la figlia della stilista Lavin.
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    Certe volte Dylan era certa che non sarebbe mai cresciuta; fin tanto che avesse avuto un battito cardiaco e aria nei polmoni, lo sapeva, avrebbe continuato a guardare – e vivere – il mondo con la stessa aria fanciullesca, a tratti immatura, che l’aveva sempre caratterizzata. Non importava quanto Sabine provasse a farla cambiare, quando cercasse di inculcare in lei i modi “da signorina” o quanto Hogwarts le togliesse, giorno dopo giorno, in maniera invisibile ad occhio umano ma impossibile da negare, col passare degli anni; chiunque poteva mettersi di impegno e minare la sua vena puerile, ma nessuno sarebbe mai riuscito ad intaccarla del tutto fino a farla sgretolare. Persino Akelei, nei mesi successivi, ci avrebbe provato: al tirocinio con la Capo Cacciatori, Dyl, avrebbe imparato un sacco di cose sul mondo, come fare bene il suo lavoro e come vedere le persone per quello che erano realmente (bugiardi, vili, molto spesso colpevoli) e non come li voleva vedere lei — eppure non avrebbe comunque perso quella scintilla ingenua che, se proprio, considerava il suo pregio più grande.
    Dylan era capace di vedere oltre — oltre l’impassibilità di Joni, oltre la rabbia grezza di Thor, oltre il cinismo di Kiel, oltre l’ego di Kaz; era (anche) per questo che insieme a loro funzionava, perché era, se vogliamo, l’ancora di cui avevano bisogno per ricordarsi, ogni tanto, che non ci fosse assolutamente nulla di male a voler giocare con la sabbia, a correre dietro le farfalle, a colorare con i pastelli, a travestirsi da personaggi di libri e cartoni. Tornare bambini, ogni tanto, specialmente in un modo come il loro, era quasi necessario; liberatorio, se vogliamo. In molti avevano dimenticato come si facesse, ma non la tassorosso. Nonostante le perdite, nonostante un processo che aveva gettato ombra e infelicità sulla sua famiglia, nonostante il rapporto tutto fuorché idilliaco con quel che rimaneva di suddetta famiglia, Dylan non avrebbe mai perso la sua fanciullaggine.
    (E la sua pagliacciaggine, ovviamente.)
    Perciò sì: avrebbe continuato ad emozionarsi per storie d’amore romanzate, avrebbe continua a scrivere fanfiction e a lasciare commenti e kudos sotto quelle altrui, avrebbe continuato a partecipare a convention come quella dell’anno prima, e avrebbe continuato a mascherarsi come le sue eroine preferite. Perché anche quello era Dylan Kane.
    Si illuminò come New York durante le feste di Natale al «Trovata!» di Heather, e si fece più vicina per osservare meglio la foto scattata mesi e mesi prima. «Owwww ma guardaaaaa» ebbe la tentazione di allungare una mano e toccacciare il display del telefono, per indicare tutti i cosplayer presenti e sottolineare quella o quell’altra cosa di ciascuno, ma ebbe abbastanza autocontrollo da trattenersi, e invece portò entrambe le mani alle guance e le schiacciò forte, palmi ben aperti e sguardo adorante. «Eravamo tutti bellissimi!!!!»
    «Eri davvero carina; i capelli sono acconciati benissimo! Se mi lasci un contatto e ti va, ti passo la foto» «AWWW???» Heather Morrison – HEATHER!! MORRISON!! – le aveva appena fatto un complimento, Dylan era al settimo cielo. «GRAZIE!!! E si, aiuto, mi piacerebbe avere questa foto!!! GRAZIE!!!!» Si scambiarono i contatti (telegram? instagram? magari non Twitter, visto che è stato bannato) e una volta ricevuta la foto, Dylan si perse ad osservarla ancora, zoommando su ogni personaggio immortalato. «Uhhhh guarda questo Hermes!!!! BELLO!!! E ODDIO C’ERA ANCHE UNA GERTIE?? AVEVO DIMENTICATO!!!» Solitamente nessuno si filava mai le Gertie della situazione, quindi vederne una nel gruppo faceva super strano, ma in maniera positiva!
    «Che bello, vorrei ne facessero di più di convention simili.» Era proprio il suo mondo, quello dove poteva essere se stessa vestendo i panni di qualcun altro: un controsenso, certo, ma per lei aveva perfettamente senso!
    «parlando di essere carine,» «uh?» «se sei qui per vedere la sfilata, temo tu te la stia perdendo a chiacchierare con me» «oh no, a me le sfilate non piacciono.» Spiegò con tranquillità, rimettendo via il telefono. «Sono qui perché mia madre si ostina a trascinarmi in eventi del genere, ma a me annoiano molto. Di solito me lo faccio andare bene perché so che c’è Astrid…» si strinse nelle spalle, mani in tasca e sorriso ancora stampato sulle labbra, «ma non fa niente, mi sono divertita comunque anche stavolta. Ho trovato un’altra Otterhead nell’unico posto dove non avrei mai pensato di cercarne!!!» Era: al settimo cielo. «tu invece? hai già sfilato, o devi ancora uscire in passerella? se vuoi torno dillà così ti faccio le foto quando è il tuo momento!!!!» modalità cheerleader attivata; e sì che era pieno di fotografi professionisti che avrebbero poi sbattuto le diapositive su tutte le testate di moda magiche, ma lei poteva catturare angolazioni e sensazioni che gli altri non potevano — perché era piccola e poteva intrufolarsi ovunque, mh mh. «è questo che hai deciso di fare dopo il diploma?» non c’era assolutamente giudizio negativo nel suo tono di voce, quanto più invece curiosità e ammirazione per la Morrison; Dylan non era mai stata particolarmente affascinata da quel mondo fatto di sete preziose e abiti scintillanti, e poi aveva sempre saputo che sarebbe finita a lavorare al ministero, in un modo o nell’altro, ma era sicuramente affascinata dalla piega che le vite degli altri potevano prendere, terminati gli studi.
    let the stress fly away, don't worry about tomorrow
    we'll just have some fun right now with the sunset on the horizon as the backdrop
     
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    Nikolaj Moskovskaya
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    «Eravamo tutti bellissimi!!!!» indeed, lo erano.
    Heather sorrise ancora allo schermo, felice di aver scattato quella foto, e di star vivendo quel momento preciso con Dylan. Quante probabilità che su otto miliardi di persone, si fossero incontrare alla convention, avessero deciso di immortalare il momento, e poi si fossero rincontrate quel giorno citando l'accaduto? Era in quel momenti che alla bionda si accendeva una piccola scintilla di speranza per la vita: perchè esistere era difficile, soprattutto quando il tuo passato è una menzogna e il tuo futuro è incerto - legato ai desideri della divinità misteriosa che ti ha salvato - ma sapeva essere bello, quando coincidenze varie si incastrano e trovavi sul tuo cammino qualcosa per cui valeva la pena sorridere.
    «Che bello, vorrei ne facessero di più di convention simili.» «Dovremmo organizzarle. Di Sherry Otter, e di altri fandom» lo disse con leggerezza, rendendosi conto che-... non era un'idea così malvagia... ci si poteva lavorare. Era brava, da adolescente, a organizzare feste, ed era brava da adulta a parteciparvi. Quanto poteva essere diverso mettere su un evento per nerd?
    "Nah, è folle, è stupido. Perchè dovrei?"
    ... perchè no?

    Tornata a casa, avrebbe recuperato carta e penna e messo giù qualche idea.
    «oh no, a me le sfilate non piacciono.» Morrison arricciò il naso. Come fanno a non piacere ore di persone bellissime che indossano vestiti ancora più belli che vorresti avere per essere il tipo di persona che va in giro con un Lavin originale per andare a fare la spesa?
    «Sono qui perché mia madre si ostina a trascinarmi in eventi del genere, ma a me annoiano molto. Di solito me lo faccio andare bene perché so che c’è Astrid… ma non fa niente, mi sono divertita comunque anche stavolta. Ho trovato un’altra Otterhead nell’unico posto dove non avrei mai pensato di cercarne!!!»
    «aww» fece un piccolo inchino «il piacere è stato mio»
    «tu invece? hai già sfilato, o devi ancora uscire in passerella? se vuoi torno dillà così ti faccio le foto quando è il tuo momento!!!!»
    Guardò verso la porta. «Tocca di nuovo a me, fra un po'. Sono già pronta, ma devo farmi riguardare il trucco, quindi fra poco sarà meglio che entri. Stavo facendo una piccola... pausa» perchè dire che voleva intimità per guardare al cellulare messaggi privati e rivalutare le proprie scelte di vita (ubriacarsi con un telefono sottomano) non era fra le cose che voleva dire ad una mezza sconosciuta. «Se vuoi farci un selfie di ricordo mi fa piacere, ma non serve che vieni a guardarmi sfilare se non ti piace» le sorrise agitando la mano in aria. «puoi andare a cercare la tua amica, se ti va. Magari anche lei è in giro ad annoiarsi e a cercare te, per questo è uscita»
    Non così inverosimile, dopotutto... se non che little did she know che dopo averlo assaggiato nei sette minuti in paradiso alla festa di fine scuola, Astrid ne voleva ancora di Dara e quindi rip pikkolo ancielo fantasma ::pray:: forse era già morta a quest'ora.
    «è questo che hai deciso di fare dopo il diploma?»
    «no» semplice, neanche secco. solo... onesto. «Sono una storiografa al ministero» e qui piccolo swish di capelli per mostrare quanto era figa. All this e pure intelligente???
    sì.
    take that, alister.
    «sono versatile» ammiccò. IYKYK.
    Qualcuno aprì la porta, uscendo verso dove erano loro. Heather guardò prima lì, poi la piccola furia rossa. Fece un cenno con la testa verso il camerino. «Io entro. Vieni con me» (and that's what she said) «o continui a cercare Astrid?»
    So sue me for looking too pretty tonight
    Wearing your favorite color under the lights
     
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