Votes taken by semantic satiation

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    ptolemy hamish jones
    Sippin' on straight chlorine
    let the vibes slide over me
    This beat is a chemical
    When I leave don't save my seat
    I'll be back when it's all complete
    The moment is medical
    Erano passati nove mesi diversi minuti, e ancora Hamish era riuscito a non farsi picchiare; un record, se devo essere sincera. Forse il buon Jones sarebbe riuscito davvero a tornare a casa con tutti gli arti.
    «tu vai sempre a chiedere favori simili a gente che non conosci?»
    Considerando che non conosceva molta gente e non era autosufficiente: . Ma questo, a Sawyer, poteva benissimo non ammetterlo, e lasciargli credere che fosse un piccolo fiocco di neve speciale.
    «solo quando suddetta gente mi ispira» lo citò, nell'inizio della frase e nella tranquillità divertita della voce, le spalle a stringersi leggermente.
    «potrei essere la peggior persona che tu abbia mai avuto lo spiacere d’incontrare. forse ci sono facce più familiari a cui potresti rivolgerti.»
    Fece un tiro, soppesandolo incuriosito. Aaah, quindi Sawyer era quel tipo di ad boy, quello che sa (o crede) di esserlo. Gli era anche sparito il sorriso, quasi un avvertimento verso l'americano che quest'ultimo non aveva intenzione di cogliere.
    sawyer: raw raw
    hamish: i can't fix him, and anyway whatever is wrong with him is way funnier
    «non so se la fatica ne valga la pena.»
    «Tu pensi di esserlo? La peggior persona che io abbia mai incontrato» ridacchiò, mostrando ancora i denti in un sorriso. «La competizione è feroce, ma possiamo scoprirlo insieme. Ti farò sapere in cinque-sei giorni lavorativi» lo indicò con la mano, fra le dita ancora la sigaretta «Mi piace la tua faccia» neanche detto con tono civettuolo, ma come una constatazione. «non mi dispiacerebbe diventasse familiare»
    Sul citare il Cremlino, e quello di cui hamish aveva sentito parlare, l'espressione di Sawyer cambiò. No vabbè ma quindi era davvero una babygirl poor litle meow moew. Non aveva neanche negato la questione del sangue leccato !!!
    «gli headcanon. mi pensi così tanto?»
    Tanto per iniziare, applauso ammirato per la conoscenza del termine headcanon: era mica una tumblr girl in incognito? Qual era il suo nickname? Qualcosa sul suo Blorbo preferito? Una cit a uno show? O era più del genere trpp tmblr? O ancora, in realtà era più da wat?pad e ao3?? qual era il suo tag preferito? Doveva indagare, per forza.
    Secondo: «Il giusto» inclinò di nuovo un po' la testa. «Ma se ti va, ti posso raccontare cos'altro ho sentito davanti a qualcosa dal bere. Tu mi offri un passaggio, io ti offro un drink e una serata in cui condivido cosa penso che potresti farmi- fare*! Damn, autocorrect» tipo offrigli un posto in cui dormire, adottarlo tipo gatto randagio bagnaticcio, incolparlo di essersi fatto rapire : ((
    (E fu così che Saw li smaterializza nel triangolo delle bermuda e abbandona hamish lì, fine. In effetti neanche gli aveva chiesto dove vivesse)
    gif code
    1998
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    I think I'll pace my apartment a few times
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    la sad
    ptolemy hamish jones | police-police
    «preferisco quando mi ci sbattono... ma mi adatto bene alle situazioni. e a chi ho di fronte» Lo sguardò di Moka indugiò un po' troppo su di lui, e Hamish dovette combattere l'istinto di non indietreggiare. Non per paura, quello mai (daddy choke me!!), ma confusione. Poteva essere colpa degli accenti diversi, ma di nuovo non capiva le intenzioni dell'altro. Idealmente gli pareva un flirt, ma fra il tono di voce che suonava come un avvertimento, e dopo gli ultimi minuti di conversazione, poteva essere benissimo Moka gli stesso facendo capire di fare attenzione, perchè per chi aveva di fronte in quel momento non si sarebbe adattato. Di nuovo: non gli importava essere flirtzonato, ma non voleva neanche leggere male la stanza e sembrare un maniaco sessuale.
    Senza contare il «e così fabbrichi armi, eh. ti dirò, mi piacciono le pistole. non ho abbastanza pazienza per le armi bianche»
    Moka si era emozionato (sempre nel suo modo un po' decadente e stanco; hamish at this point non capiva se si impegnasse a essere così, perchè faceva parte del personaggio, o gli venisse naturale perchè l'aveva sconfitto anche la vita; noi, bro), un bambino con babbo natale, le luci, i sassi-... e in teoria figo, no? Un fellow amante delle armi! In pratica non è che fosse troppo normale avere una passione per le pistole, uh.
    Oddio, dopo Saw e Joe, Hamish aveva DAVVERO trovato il terzo psicopatico serial killer, gotta catch em all????
    «sì sì piacciono anche a me, ma- non si fanno artigianalmente una per una, normalmente, perchè richiede un sacco di lavoro e non ne vale la pena» forse non aveva senso per Moka, ma tanto non pareva interessato a quell'aspetto, quindi tagliò corto sulla questione fare armi «Se ti piace tirare pugni, penso che combattere con armi bianche potrebbe fare per te. È più fisico, più personale. Se vuoi avere lezioni, sai dove trovarmi» ammiccò.
    No, Moka non sapeva dove trovarlo - ma tanto non pensava avrebbe ugualmente voluto rivederlo, sentimento che reciprocava. Il Jones non era il tipo da fare il primo passo per cercare le persone, preferendo fingere che fosse una sua scelta farle uscire dalla propria vita, e non fosse dettato dal fatto che lui non aveva mai avuto importanza per loro in primo luogo. Un bacio al cielo a isaac, finn, sharyn, roxie e dominic.
    «riguardo quello che mi hai chiesto prima— la mia anima gemella voleva tirarmi un pugno, e l'ho accontentata. ma il gruppo dei vecchi ha dato spettacolo. forse dovremmo prendere spunto da loro.»
    Hamish:
    «se hai un pennarello..»
    moka: si palpa
    hamish:
    hamish:
    hamish:
    «unire i puntini secondo me vale come bonus»
    «capisco tutte queste parole separatamente»
    Finalmente, Hamish sbuffò una risata. Qualsiasi cosa avessero iniettato loro, Moka ce l'aveva ancora in circolo.
    Bastardo fortunato. Perchè non era lui quello fatto come un cocco?? Aveva fame ed era stanco, ma si sentiva troppo in sè. Odiava sentirsi in sè.
    «Non ho un pennarello, ma se vuoi dipingermi come una delle tue ragazze francesi, possiamo cercare in giro, o usare qualcosa di appuntito per il sangue»
    Si appoggiò al muro dietro di sè. «ho tutto il giorno per farmi confondere dai tuoi modi di fare ambigui»
    Guardò il corpo di Moka. «bei tatuaggi» is the new bella collana
    And I throw up my soul too
    To feel alive inside this mess
    I drown in a tear
    For my fate is self-destructive
    And I punch the mirror
    I can't change who I see reflected in it
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    1998
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    la sad
    ptolemy hamish jones | police-police
    «prendersi a pugni è un preliminare»
    «mah» si strinse nelle spalle «penso che, se fatto bene, possa essere la portata principale» affamato di contatto fisico, abituato a doversi accontentare di quello che passava in convento fin da bambino per farsi notare, per farsi sentire - tanto che aveva iniziato a collegare la violenza all'eccitazione. Persino nella sua relazione con Alex aveva semi-volontariamente sparso cocci di vetro in giro per ferirla e ferirsi, rifiutando il suo affetto, pretendendolo quando lei era andata avanti con la sua vita, tormentandola finchè lei non se lo era ripreso nella sua vita sopportando i graffi e i morsi-
    Hamish si passò una mano fra i capelli distogliendo lo sguardo e sorridendo, fingendo di non essersi appena dissociato a pensare a qualcosa di assolutamente irrilevante con quella sala di hotel. «-pensi nei mobili ci abbiano lasciato dello champagne? Sembra un posto da champagne»
    «tu a che soluzioni pensavi?»
    «almeno guardare cosa ci offre la stanza. Aspettare la fine di san valentino. Cercare indizi in giro su quali siano le regole del gioco, per romperle meglio» gli diede una piccola spallata «sei tu l'esperto del gioco di san valentino. Cosa si fa di solito?»
    (...)
    «diciamo che non sono molto fan dei rapimenti. e, forse sarò sentimentale, ma preferisco ricordare di essere stato a letto con qualcuno»
    Sentimentale, sì. Ma poteva quasi apprezzare la sua risolutezza (mah; forse). «Per te è importante?» si morse l'interno della guancia per non essere volgare, cercando un sinonimo più carino di scopare. Ripetè quanto detto dall'altro: «andare a letto con qualcuno» alzò la mano. «non giudico. Curiosità» Per lui aveva smesso di esserlo nel momento stesso in cui aveva scoperto quanta endorfina gli dava venire - e che checchè se ne ricordasse o meno, il suo corpo e il suo cervello apprezzavano... ma non voleva dire non capisse che per qualcuno potesse essere diverso.
    «i miei progetti per oggi erano fare il culo a qualcuno e scolarmi un paio di birre. gioco a hockey»
    «fiko» mentì. La sua passione per gli sport era quasi pari a quella per le padelle.
    «io sono una pippa agli sport. Sono-» tante cose, eppure niente. Voleva dire "artista" (giustificando il suo essere incapace a tirare una palla o altro), ma non riusciva a non pensare che non calzava più come descrizione, neanche come battuta. Abbassò gli occhi, fingendo improvviso interesse per una cassettiera. «Faccio fotografie» Non ci aveva neanche provato a renderlo un lavoro, lì a Londra. Sembrava stupido portare avanti quel sogno, se non poteva condividerlo con Alex.
    «E spade!» aggiunse cambiando improvvisamente tono e sorridendo mentre alzava lo sguardo. «e pistole. Ma quelle- prrrr. Capito no? Forgiare spade, invece, è divertente. »
    Non gli disse i propri progetti per la giornata, perchè non aveva voglia di mentire e fingersi più funzionale di quanto non fosse.
    «ti assicuro che l'idea di sbatterti contro una parete non ha niente a che fare con il mio malumore»
    «quindi sbatti spesso la gente contro la parete?» fischiò «sento che il tuo bisogno di schiacciare qualcuno contro il muro e il mio di sentirmi roberta con il kebedon di alessandro, potrebbero essere compatibili» Sollevò e abbasso ripetutamente le sopracciglia osservandolo, comicamente.
    «sono moka, comunque» ricambiò la stretta, divertito da cotanta eleganza dopo che lo aveva ribaltato sul letto e minacciato di rompergli la mano. «come la caffettiera? Quanta gente ha già fatto la battuta di prenderti a colazione?»
    (...)
    «bravo ragazzo cristiano, eh? sei più tipo da panca o confessionale?»
    Portò la mano al mento, soppesando le due immagini. «non ho mai immaginato una escludesse l'altra» schioccò le dita «in ginocchio se mi sento un macello che ha bisogno di una qualche autorità divina che prenda il controllo. Confessionale per il pacchetto completo, possibilmente durante messa» Chissà se gli dei lo avrebbero fulminato per star parlando così della casa del loro fratellino Gesù.
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    ptolemy hamish jones | police-police
    «non so se mi piace»
    E qui, Hamish mise il broncio. Cioè, tempo cinque minuti e già veniva posizionezonato? Non era neanche certo di aver capito a cosa Moka si riferisse (allo stare sotto - visto che il discorso era iniziato così? All'essere il daddy della situazione?) ma sapete cosa? Non un problema di Hamish arrivare a comprendere cosa frullasse in quella testolina scura. Aveva abbastanza problemi di suo - e non abbastanza sbatti per provare a ribaltare, di nuovo, la situazione, e mettersi sopra.
    «giusto mia madre mi chiama tesoro»
    «aw. Carina» il rapporto con la sua era stato fucked up fino alla fine (non le aveva mai chiesto scusa, non l'aveva salvata, non era arrivato in tempo-) ma era quasi felice che qualcuno avesse un rapporto carino con la mamma. Quasi. Per lo più, era geloso, e si dovette mordere la guancia per resistere allo stupido impulso di fare commenti stupidi. Non era ancora sicuro il giovane trumpiano prodigio non gli avrebbe spezzato il pollice. «io come posso chiamarti?» perchè, se i pet name erano vietati, qualcosa pur gli serviva per riferirsi all'uomo. Erano lì insieme, drogati, nell'hotel di saw (l'enigmista, non il suo coinquilino) (ma insomma, la vena psicopatica quella è), mezzi nudi, senza ricordarsi l'uno dell'altro. High school musical we're all in this togheter.mp3, dovevano collaborare per uscirne - o per avere dei bei ricordi dell'esperienza «tu puoi usare» Ptolemy, sarebbe divertente «hamish, o cosa ti pare»
    Quando il ragazzo si sollevò, hamish lo fece con lui, massaggiandosi sovrappensiero il collo e chiedendosi, sotto sotto, perchè l'altro fosse di così cattivo umore. Cioè ok, era in un hotel con uno sconosciuto, ma... il posto era abbastanza carino, il letto comodo, le lenzuola pulite, e Hamish non la persona peggiore che potesse capitargli. Molesto, quello sì, ma sperava avesse notato che non aveva alzato un dito su di lui - era tanto fumo e niente arrosto, fatto di umorismo volgare e non divertente perchè era quello che di solito gli meritava per lo meno uno sguardo di attenzione.
    «l'anno scorso, ma non qui. e non ammanettato a qualcuno»
    «oooook?» lo guardò confuso, in attesa di ulteriori spiegazioni mentre si metteva a gambe incrociate sul letto.
    «gente strana convinta di poter accoppiare sconosciuti su basi inesistenti»
    Roteò gli occhi sbuffando una risata, mormorando fra sè e sè: «è così da afrodite» immaginandosi chiaro come il sole la dea organizzare eventi simili. Non l'avrebbe sorpreso troppo se fosse stata proprio lei ad organizzare il tutto. O... lei AU... insomma... cioè... .
    «e come se ne esce? Basta aspettare arrivi san disperatino o...?» inclinò la testa di lato, guardandolo con aspettativa. «ti devo conquistare?»
    «dovremmo provare a prenderci a pugni. l'altra volta ha funzionato»
    .
    «ah, così proprio. Senza preliminari» Si alzò col ragazzo indicò la stanza ridacchiando «senza neanche cercare altre soluzioni?» sospirò scuotendo la testa, e portandosi le dita alla guancia osservò Moka sorridendo. «mi vuoi battere così disperatamente, è quasi imbarazzante»
    Prima che Moka potesse effettivamente cogliere l'occasione di picchiarlo si spostò - sbattendo una spallata contro un mobile nel farlo... finchè la risata morì, lasciandogli sulle labbra un sorriso indeciso.
    «ehi, scherzi a parte... non mi sembri molto... contento? Avevi altri progetti per oggi?» continuò a seguire Moka che girava per la stanza, forse diretto in bagno a bere, forse solo alla ricerca di risposte «a me qua non sembra così male. Mi sono trovato in situazioni peggiori» con compagnie peggiori, di certo. «strano è strano» e dei, aveva tutto vibes inquietanti, ma- «ma non da prenderla così male. Giusto?» lo guardò di sottecchi «guarda che non ho intenzione di rubare il tuo fiore senza il tuo permesso, eh. I'm a good christian boy, un paladino» (come kaegan).
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    dà una spallata ad un mobile contro il muro
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    ptolemy hamish jones | police-police
    L'occhio attento di Hamish non si perse il pugno chiuso di Moka (un altro Hamish avrebbe detto che ci aveva fatto caso perchè tutti i semidei avevano riflessi pronti e l'istinto del guerriero che li portava a notare certi dettagli; quell'Hamish- non era molto certo di cosa fosse reale e cosa no), e pensò, quasi sospirando: "".
    L'ho scritto, lo ripeto: una botta era una botta. Una scazzottata di prima mattina poteva essere un'energizzante ben più utile del caffè. Meno endorfina del sesso, ma una cosa non escludeva l'altra.
    Il pugno non arrivò. Quasi mise il broncio.
    «ti succede spesso?»
    Chiedere a sconosciuti di palparlo? oppure «dimenticare come finisco in date situazioni?» arricciò il naso pensandoci, e scosse la spalle dopo un attimo. La risposta era : la sua intera esistenza era una cazzo di pellicola rovinata, i cui pezzi si incastravano poco e male. Com'era diventato special? Lo era davvero sempre stato? Dov'era Alex? Esisteva? Era mai esistita? «non quanto vorrei», disse invece. Neanche questa una bugia. Oh, dimenticarsi anche il proprio nome e ricominciare da zero; una tentazione che aveva avuto spesso, se non fosse stato un fifone del cazzo, spaventato che con la perdita della sua memoria, o della propria morte, anche Ronan, Emile e Alex sarebbero spariti per sempre dall'universo, se lui era davvero l'unico a ricordarli.
    Inclinò la testa di lato, sorridendo «ma questa volta volta un po' mi spiace»
    Lo osservò incuriosito ponderare l'invito a perquisirlo, chiedendosi cosa passasse per la sua piccola testina castana, e quasi gli rise in faccia al «ti dirò, di solito è il contrario»
    «Può essere duro» abbassò lo sguardo, tornò con gli occhi castani in quella azzurri dell'altro. «cambiare. È più facile con la mano di qualcun altro»
    Hamish era un po' confuso.
    Divertito, affascinato, felice di quel cambio di prospettiva in un giorno altresì di merda (era san valentino, giusto? Il giorno prima, aveva programmato di sbronzarsi fino a perdere il fegato), ma anche incapace di capire le prospettive dell'altro ragazzo.
    Voleva davvero andarsene da lì (ah, il grande classico della fuga il mattino dopo; non aveva mai capito, Hamish, l'imbarazzo dato dallo svegliarsi insieme), ma allo stesso tempo... no? Si chiese se anche lui stesse scappando da qualcosa, e perchè proprio da se stesso.
    Si sentiva quasi in colpa all'idea di volersene approfittare. Di voler sentire ancora le sue mani addosso, sotto i vestiti, dita fredde contro pelle che scottava, la sensazione del caldo contro il gelo a scuotergli i pensieri come una maracas e impedire loro di andare altrove.
    «senti- UMPH»
    Ok, quello era un po' inaspettato. Avrebbe potuto fermarlo? Forse.
    Non lo fece.
    Si lasciò spingere all'indietro e sovrastare.
    A differenza dell'inglese, non smise di sorridere se non per un paio di secondi in cui il suo "kill or be killed" aveva fatto irruzione. Osservò invece l'espressione fattasi seria dell'altro, lasciandolo posare il braccio sul collo senza muoversi.
    Cazzo.
    «okay, now that was hot» e sì, forse era anche un po' arrossito - era fra lui e Moka.
    «hai la chiave, o non ce l'hai? potendo, vorrei evitare di spezzarti le dita»
    Oh
    miei
    dei.
    «sei. così. Carino» Alzò il mento, perchè l'altro avesse più spazio per schiacciargli il collo, se proprio insisteva. Kink, non giudicava. «No, tesoro, non penso di avere la chiave... Ma è dolce tu non stessi solo fingendo di avermi creduto»
    Gli soffiò un bacio in aria... e seguì il suo sguardo. Livido, buco.
    Droga, normale.
    Bigliettini mistici? Boh. Forse in inghilterra erano normali pure quelli, perchè l'altro disse: «ma ancora»
    «Ancora? vieni qui spesso?» Ammiccò. «La prossima volta, facciamolo insieme»
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    ptolemy hamish jones | police-police
    «madonna.»
    E l'occhio di Hamish l'aveva vista, ok? La mano curiosa del bel ragazzo andare all'elastico dei pantaloni ("a cercare la pistola" sì sì, è uno dei suoi tanti nomi), e alzò un sopracciglio, le labbra ancora incrinate in un sorriso. Così, de botto, round di prima mattina senza neanche preliminari prima? La sola voce del Jones a risvegliargli pensieri impuri? Era lusigato.
    Quando l'altro aprì gli occhi, Hamish si sentì un po' accecato da quanto erano azzurri, e anche un po' sposato. Dei santi, era un figo. Un Chad, certo, che probabilmente il gennaio 2021 aveva indossato un copricapo da cervo, ma
    damn.
    Forse l'altro era cieco. O sordo. O molto disperato.
    «mi hai rimorchiato tu o ti ho rimorchiato io?»
    Eh, ottima domanda. Non cambiava il risultato, ma comunque un dubbio interessante. «comunque è meglio il burger king»
    «mhmh» Non aveva opinioni particolarmente forti su mcdonald o burger king - sapeva solo che entrambi, nel gran piano della vita, erano malvagie... Ma non si sarebbe messo a parlare di politica con un ragazzo che in qualche modo high!hamish era riuscito a portarsi a letto. A nessuno fregacazzi della politica.
    Guardò l'uomo mettersi seduto contro la testata.
    «immagino tu non abbia la chiave per queste.»
    «forse» ammise. Dopotutto, non ricordava come fossero finiti lì - magari era stato lui a legarli in quella situazione.
    Il sorriso si fece più felino - e Hamish si spostò, mettendosi a cavalcioni dell'altro. Ginocchia contro il materasso, braccia lungo i fianchi. Non propriamente sull'altro, visto che non lo stava toccando, ma indubbiamente a interferire i suoi spazi vitali.
    «Scopriamolo»
    Abbassò lo sguardo su di sè per poi tornare a lui, invitandolo così a cercare la chiave sbattendo le palpebre in modo esageratamente ingenuo - gesto che cozzava del tutto con lo sguardo furbo.
    Oh mal che vada Begli Occhi gli tirava un pungo: una botta era una botta.
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    ptolemy hamish jones | police-police
    ...gandalf's voice*: «non ho memoria di questo posto.»
    Occhietti a sbattere lentamente come il personaggio di un cartone, Hamish si guardò in giro studiando i contorni della stanza senza agitazione, ma con la languida confusione che ci si aspetterebbe da qualcuno di appena svegliato che non capisce come sia finito in una data situazione (leggasi: io ogni mattina della mia vita, anche se mi sveglio nel mio letto, sì).
    Quali erano i fatti (a parte probabilmente lo stesso Hamish)?
    Non ricordava la sera precedente.
    Era in una stanza troppo ricca per i propri standard.
    Ammanettato a qualcuno.
    Daddy?? Finalmente???? Me And The Bad Bitch I Pulled By Addormentarmi Strafatto In Giro.
    Mosse leggermente il polso incatenato, senza strattonare l'altra persona ma solo per ponderare se gli fosse possibile darsi alla fuga in caso di bisogno senza dover pullare una Saw.
    «Se avessi un penny per ogni volta che mi sono svegliato legato a qualcuno senza ricordarmi come sia successo, avrei due-... uh... no, tre... quattro... quella volta in prigione conta di sicuro... valgono solo le manette o...?» distratto dal suono stesso della propria voce, Hamish iniziò a elencare sulle dita - e che fosse per aggiungere teatralità da bravo theater kid o perchè effettivamente non sapeva contare, non vi è dato saperlo. «-cazzo, ho rovinato il meme. Merda, vabbè. Non sarei ricco, ma potrei permettermi un happy meal con la sorpresina di spiderman, looks into the camera... forse. Quanto è un penny per voi?» Dannazione aveva di nuovo rovinato il dialogo! Ugh! Cazzo, doveva rimediare, che comic relief era altrimenti?? Si era allenato tutta la vita a questa precisa situazione!! Al primo incontro con uno sconosciuto (presumibilmente??) in un letto d'hotel come l'incipit di un porno!!!
    Take two, ciak. inclinò la testa di lato, osservando l'amico Friz. Le manette. Di nuovo l'altra persona.
    Sorrise «first time? AH nailed it!!! Sto zitto, dicevi?»
    (altra persona: dormiva ancora)
    yejun aveva camminato perchè hamish che parla da solo potesse correre.
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    grazie pandi di aver svezzato, ho deciso che si va di ignoranza corta così posto di più sennò chissà quando lo facevo smack. scusate hamish parla da solo, probabilmente parla sopra il vostro pg, ignoratelo pure .
  8. .
    p. hamish jones
    the voices in my head
    falling in reverse
    The voices in my head keep telling me I'm not okay
    It's feeling like a hurricane in my brain
    Dark clouds, hard times, bad weather
    Please don't make this last forever
    «beh, hamishjones, tutto ha messaggi sulla massoneria, se sai dove cercare»
    «color me shocked!» l'aveva detto copiando il tono di voce di veronica sawyer in Heathers (fitta di dolore; ciao Alex), e pur sapendo in cuor suo che Joe non avrebbe colto la citazione al musical, un pochino sperava lo facesse. Dai, sembrava il tipo da vedere l'episodio speciale di Riverdale su Heathers solo per sfotterlo (?? serial killer e psicopatico) «davvero?» schioccó la lingua sul palato «Questa me l'ero persa. Forse perché in realtà non so che cazzo sia la massoneria» che poi, c'è qualcuno al mondo che lo sa? O citiamo tutti Dan Brown sperando abbia fatto le sue ricerche prima di pubblicare dodici libri tutti uguali? Chiedo «sono la versione aliexpress degli illuminati, no?» agitò la mano in aria «società segrete, truschini, complotti, ma niente omicidi, alieni- insomma niente di ciò che lo rende divertente»
    E qui, Hamish iniziò a sproloquare, parlando di tutto e di niente, seguendo un filo conduttore muto, sordo e pure stupido, fermandosi tuttavia di tanto in tanto per rispondere a Joe, solo per riprendere a parlare poco dopo di altro.
    «non so se vorrei un marsupio incorporato. Insomma, bello per posarci le cose, ma poi come si pulisce? C'è gente che manco si pulisce l'ombelico»
    «a volte penso gli inglesi calchino apposta l'accento parlando con gli stranieri. un inside jokes loro»
    «nah, new york. Però Los Angeles sarebbe divertente, come in Lucifer»
    «california. Palese.»
    «sì sì loop e- aspetta cosa»
    Finalmente, prese fiato per più di dieci secondi, fissando il ragazzo.
    Fissandolo ancora.
    Fissandolo ancora (perchè arianna ha avuto dal Signore Dio il dono della parola, ma gesù non voglia sappia metterlo a frutto ponendo più di due parole una dopo l'altra dando loro un senso compiuto per creare un senso di attesa e suspense).
    Hamish si portò entrambe le mani sulle guance, con un sonoro ciaf e uno stupito «nnnnnnnnnnnnno!»
    Stava cercando lui? ERA LUI IL SUO GLITH NEL LOOP????? «vabbè!!» lo indicò con entrambe le mani. «lo spacciatore!» si guardò di sfuggita le dita sporche di sangue. Le macchie di sangue sul viso dell'altra americano. TUTTO TORNAVA (tranne hamish nel suo universo) «VABBÈ!!!! - comunque Pino ha prezzi buoni, me lo lasci domani fino alle 13 circa? - QUANTE POSSIBILITA' C'ERANO!»
    Si alzò di scattò in piedi, prendendo fiato per enunciare entusiasta- «giovanotto!! Siamo in un teatro!» «"DUE AMERICANI FERMI NEL TEMPO" suonava meglio nella mia testa, ma è capitalized ormai quindi è vero»
    Si risedette soddisfatto, guardando Joe con occhi nuovi.
    Pensava di essere flippato, di essere finalmente impazzito del tutto, di essersi bruciato il cervello... invece caso voleva che avesse davvero, cioè con quante possibilità, trovato un'altra persona nella sua stessa situazione, e andando a teatro.
    Oddio, forse era comunque pazzo, ma almeno la sua prigione mentale sarebbe stata più divertente, in compagnia. Non vedeva Ronan da giorni, quindi non disdegnava un compagno di avventure.
    «La tua giornata come va?» aggrottò le sopracciglia «Sei venuto a teatro anche ieri? Non ti ho visto, eppure è difficile non notarti, carino come sei» fluttering eyelash e qui ricordo che hamish era un bravo attore, canon, quindi sembrava sincero (ma con gli occhi dell'amore sei davvero carino Joe, davvero. O almeno credo, J dove sei)




    Guardò l'orologio al polso, se non che non indossava un orologio al polso. «merda, sono in anticipo di un giorno per farti gli auguri di compleanno. Buon natale tho?» cosa? cosa.
    drama_kid98
    «started seeing someone» «as in dating or hallucinating»

    gifs: bethanyesda.tumblr.com/
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it
  9. .
    p. hamish jones
    the voices in my head
    falling in reverse
    The voices in my head keep telling me I'm not okay
    It's feeling like a hurricane in my brain
    Dark clouds, hard times, bad weather
    Please don't make this last forever
    «HAMISH!» Oh, se il Jones non avesse già avuto uno stanco ghigno sul viso, questo sarebbe stato il momento in cui le sue labbra si sarebbero incurvate in un sorriso entusiasta. Joe si ricordava di lui - si ricordava il suo nome? Davvero troppo bello per essere vero, giornata migliorata!! Bastava quel tanto per rimpinzare l'ego dell'americano. solitamente, pur dando per scontato il suo ruolo nella vita degli altri fosse importante tanto quanto il loro nella sua, finiva per restare deluso nel rendersi conto che, invero, non era un cazzo di nessuno per chi lo circondava.
    E il fatto che io stia scrivendo man mano rileggendo il post, e noti solo ora come Joe abbia pensato quasi la stessa cosa ad Hamish che ricorda il suo nome, è adorabile.
    «posso?» Eccerto che poteva - qualsiasi cosa stesse chiedendo di poter fare. Scrivere col sangue sulla fronte del Jones come con le macchine a bordo strada "lavami", disegnare un pene, strozzarlo, se proprio gli andava (un modo veloce di scoprire se la morte avrebbe fermato il loop o meno; nel film Il giorno della marmotta, non bastava). Joe gli stropicciò ancora la guancia, e mentre Hamish inclinava la testa per facilitargli il lavoro, posò la mano sporca sul collo - senza comunque fare pressione.
    Hamish sollevò un sopracciglio. Particolare, indubbiamente. Si chiese se la sua idea fosse quella di farlo passare come sub appassionato al breath play - o magari un hint a cosa piaceva a lui.
    «meglio»
    «Risalta il colore dei miei occhi?» Il fu semidio sbattè languidamente le palpebre, comicamente visto che tutto poteva sembrare fuorchè una babygirl in cerca di complimenti, dall'alto del suo metro e ottanta, occhiaie e accenno di barba non rasata.
    Indossò un sorriso compiaciuto stringendo le mani fra loro davanti a sè, lasciando a Joe il piacere di pagare per entrambi mentre lui si limitava a fare la ragazza trofeo gigglando al suo fianco. Poteva solo immaginare cosa stesse pensando il commesso del teatro, ma non gli importava abbastanza per scusarsi per il proprio comportamento e quello dell'altro americano: in ogni caso, il giorno dopo il giovane si sarebbe scordato tutto.
    «ti concedo anche di dormire sulla mia spalla, perché sono un gentiluomo e hai l’aria di averne bisogno»
    Lo seguì ringraziando con un cenno del capo per la porta aperta «A dir la verità, mi piace il teatro» aveva un sapore amaro collegandolo ad Alex, ai pomeriggi passati a gridare canzoni di musical o alle serate a infilarsi nei retroscena degli spettacoli della madre di lei, ma stare lì lo faceva anche sentire... in pace. Il teatro era facile, comprensibile, sempre uguale. Gli dava una botta di vita che neanche l'eroina.
    «Posso appoggiarmi lo stesso, ma raccontarti i fun fact dello spettacolo» veri o falsi perchè, uh, arianna non li sa davvero e non ne ha trovati molti googlando. Se non che: «ad esempio, lo sapevi che ha messaggi non così subliminali sulla massoneria» e accompagnò la frase canticchiando la prima parte della musichetta di X-files.
    «oppure puoi raccontarmi cos’hai fatto in questi mesi, e se la risposta è “niente di che”, sentiti libero di inventare»
    Mh. Cosa aveva fatto negli ultimi mesi?
    Alzò la mano per farsi dare - o prendergli di mano - i biglietti e guardare i loro posti. Almeno erano diversi da quelli della sera prima - si sentiva già più distante dal loop.
    «Mi sono trasferito a Londra. Vivo sul divano di un- tipo» poteva definirlo amico quando erano insieme, per dargli fastidio e ridere del suo sguardo omicida, ma dubitava che potesse considerare davvero Sawyer suo amico. «Gli sono entrato in casa, e mi ha adottato tipo gatto randagio; pet play, senza la parte kinky del play. Un vero peccato, se lo chiedi a me: sarei adorabile con le orecchie da gatto e collare. Non ho ancora incontrato la regina- e mi sono reso conto dicendolo che deve essere perchè è morta. Vabbè, non ho incontrato neanche altri della famiglia reale, e sono molto offeso; credevo facessero parte della fauna locale e si incontrassero per strada un po' come i canguri in Australia. Poi, mh-...» si picchiettò il mento. «Sto imparando ad adattarmi a questo posto. Intanto, piove sempre, manco fossimo a Forks, poi il loro inglese è strano e mi fa ridere, sembrano la parodia di loro stessi; perchè chiamare le patatine fritte chips ma le chips le chiamano crisp?? in generale è tutto diverso da dove vengo io. Beh anche perchè lì esistono gli dei, ma quelli veri, mica "lode e onore e gloria ad Abbadon", capito? No? AH! E oggi in particolare sto cercando un assassino. Non uno qualsiasi eh, qualcuno che stia provando a rompere il loop in cui siamo rimasti incastrati, così possiamo mandare avanti la trama insieme, o soffrire in eterno la stessa agonia» scrollò le spalle, e arrivati alla loro fila si fermò, facendogli segno di passargli davanti per accomodarsi nei posti. «Non mi ricordo come siamo arrivati a questo discorso, ma penso sia arrivato il tuo turno di rispondermi, così guadagni la figurina» cosa? cosa.
    Aveva parlato a menetta un sacco come un Yejun qualunque? Sì. Capitava, di tanto in tanto - un problema dato dalla sua scarsa propensione a restare concentrato più di tre secondi sulla stessa cosa, ma di solito il suo interlocutore si spegneva alla prima frase ignorando il resto del discorso quindi Hamish non si faceva problemi a dire puttanate senza capo nè coda che non avevano senso. Non si ascoltava manco da solo, figuriamoci.
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    p. hamish jones
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    It's feeling like a hurricane in my brain
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    Sarebbe potuto essere qualsiasi giorno. Qualsiasi altro.
    La vita di Hamish - a differenza di quella di qualcun altro - era, indeed, una palla mortale dal termine della guerra, un susseguirsi di giorni tutti simili che andavano a confondersi appena venivano mescolati, non shakerati, con alcol o fumo.
    Andava bene così.
    Il Jones si lasciava trascinare, camminando ancora, per il momento, in punta di piedi in un mondo che non capiva totalmente, sperando prima o poi di trovare un'ancora che lo tenesse vivo per una ragione, piuttosto che per pigrizia.
    Tuttavia il loop, ovviamente, doveva capitare non uno dei mille giorni passati sul vecchio divano di una casa che puzzava di morte (prima o poi avrebbe dovuto controllare che non ci fosse davvero un cadavere da qualche parte), bensì nell'unica giornata che non avrebbe voluto rivivere (si sarebbe chiesto, più tardi, se era rimasto bloccato in un ciclo temporale altre volte, e semplicemente non se ne fosse accorto).
    Primo giorno.
    Era uscito con l'intenzione di andare da un nuovo spaccino che gli avevano consigliato, cosa mai poteva esserci di interessante? Hamish non era neanche più in grado di controllare i suoi poteri, la telecinesi e la creazione di illusioni sparite con uno schiocco di dita appena tornato a Londra, la sua magia più caotica che mai (forse perchè *looks into the camera like he's on the office* aveva la mimesi).
    Quando aveva visto la ragazza sul marciapiede andargli incontro, il suo cuore si era fermato.
    Scientificamente, non era possibile, ma emotivamente? Era morto, per qualche istante, solo per rinascere. La sensazione era stata quella di riaffiorare fuori dall'acqua dopo essere quasi affogato, di prendere quella boccata d'aria e ricordarsi che cazzo, era vivo.
    Lei lo aveva superato sulla strada, e Hamish l'aveva seguita con una mezza corsa, le aveva afferrato il polso per fermarla e farla girare.
    «Alex»
    I ricordi della loro vita insieme erano confusi (le aveva mai detto di amarla? che l'aveva salvato? Che senza di lei era perso? Che ancora ricordava la buffa maglia rosa con i gattini che gli aveva regalato al primo incontro? Che le notti passate a parlare sul tetto erano state le più belle della sua vita? Non ricordava quando era stato davvero il loro ultimo incontro, o quanti mesi - anni - fossero passati) ma era la ragazza dei suoi sogni, la sua migliore amica, la sua musa, la sua salvatrice, la sua tutto, la sua e basta, tanto quanto lui reciprocamente le apparteneva-
    Oppure no.
    La ragazza che si era voltata a guardarlo non era chi pensava che lui fosse, e lo aveva capito prima ancora che questa gli intimasse di lasciare la presa se non voleva chiamasse la polizia. Era uguale, identica in modo inquietante, ma non era lei - e non solo perchè non si ricordava di hamish. Lo sentiva, che non era la sua Alex. «A-Alex? Sono io. Sono qui. ti ho trovata-» Ma avrebbe voluto disperatamente lo fosse.
    Mentre lui cercava istericamente di avvicinarla a sè, la ragazza se l'era scrollato di dosso con un pugno che Hamish non aveva evitato.
    La giovane se n'era andata, lui era rimasto a fissare il vuoto, l'aria a scomparire dai polmoni, il ronzio a farsi strada nella testa.
    Aveva passato gli ultimi mesi a credere che, anche in un universo alternativo, avrebbe trovato Alexandra Richards; che pur senza ricordarlo le avrebbe insegnato a farlo, che lei l'avrebbe salvato di nuovo da se stesso.
    Ma se il corpo della ragazza apparteneva a qualcun altro... Alex non esisteva?
    Alex era mai esistita?
    Non pensava ci fosse qualcosa di peggiore dell'immaginarla morta, non quando l'assenza di Alex significava che la parte più bella della sua vita fosse una fottuta farsa.
    Era andato ancora più veloce dello spacciatore, correndo, volendo solo mutare i propri pensieri e non pensare più. Aveva passato il resto della giornata a farsi senza neanche tornare a casa - e magari che fosse l'ultima giornata e basta, perchè senza la possibilità di Alex, chi era lui?
    Invece il giorno dopo si era svegliato, stranamente riposato e lucido
    a casa propria.
    Non ricordava di esserci tornato ma insomma, a quanto pare era fottuto in testa per un sacco di motivi, ricordava persone che non esistevano, credeva di venire da un altro universo, magari era pure sonnambulo e prima di coricarsi sul divano si era pulito il viso dopo che la non-Alex gli aveva fatto sanguinare il naso.
    «eeeeeee di nuovo non ho dosi» aveva borbottato.
    Era uscito per tornare a comprare la roba.
    E l'aveva vista di nuovo.
    Nello stesso posto.
    «...Alex?» La non-Alex si era accorta che la fissava, gli aveva chiesto se stava bene.
    Non stava bene.
    «Sono-... ci siamo visti ieri. Mi... dispiace, fra l'altro»
    Lei aveva inclinato la testa. «Scusami, non mi ricordo... vuol dire che ti ho già perdonato, immagino»
    Confuso, aveva sorriso nonostante facesse fottutamente male. «ti ho... scambiata per qualcun altro»
    «Alex»
    Aveva rabbrividito a sentirglielo dire.
    «già»
    «Sono Syria»
    Aveva annuito.
    Era tornato dalla spacciatore. Neanche lui si ricordava di Hamish.
    Minchia, era davvero così poco memorabile? Ok che il suo difetto fatale era sempre stato aumentare il proprio ruolo nella vita degli altri, ma fino a sto punto? Era almeno vivo? Visto che la droga non sembrava abbastanza per sentirsi vivo, aveva attaccato briga volontariamente con dei ragazzetti in un vicolo, e dopo un paio di colpi ben assestati se le era prese come poche volte in vita sua, ridendo all'idea che si sarebbe svegliato rotto anche fuori, oltre che dentro, ma provando per lo meno qualcosa di così forte che gli avrebbe fatto scordare la sua vita.
    La terza mattina, aveva finalmente capito che qualcosa era fottutamente sbagliato.
    «Oh. Syria, giusto?»
    «Uh... sì? Ci... conosciamo?»
    «Passi qua ogni mattina»
    «...È la prima volta che vengo in questa zona della città»
    Hamish aveva aggrottato le sopracciglia. «No. No è... ci siamo già...» si era massaggiato la tempia, osservandola confuso. «Sei... non sei reale? Sei come Ronan?»
    Chiaramente Syria aveva voglia di scappare via, e accennò un passo all'indietro, finchè ad Hamish venne un dubbio. «Che giorno è oggi?»
    Era corso dallo spaccino, anche se aveva già la sua conferma-
    e lo aveva trovato morto.
    «ma che cazzo.» aveva iniziato a ridere istericamente, guardandosi in giro. Era tutto cristoiddio uguale, se non per il cadavere e lui. «ma che cazzo???»
    E così era flippato del tutto, eh?
    Era andato nell'unico posto che sapeva lo avrebbe calmato: il teatro. Da quando era arrivato in inghilterra l'aveva sempre evitato, perchè era qualcosa che collegava ad Alex, ma tanto a sto punto, a chi importava? Magari era morto, e non se n'era neanche accorto.
    E poi, adorava cyrano de bergerac - persino da sobrio...
    «questo non è cyrano de bergerac.» avevano fucking sbagliato locandina??? PURE?? cioè, lo illudevano con lo spettacolo sbagliato??? Senza offesa per il flauto magico ma «che vita di merda.»
    Il quarto giorno, era successo di nuovo tutto.
    Si era svegliato nel lurido appartamento dove stava, senza un graffio nonostante la notte prima avesse, di nuovo, cercato rissa per il gusto di sentire qualcosa (avendo usato i soldi della droga per l'opera)
    Aveva, di nuovo, contanti in tasca.
    Aveva, di nuovo, visto Ale-... Syria.
    La locandina del teatro ancora era sbagliata, segnalando per lo spettacolo serale Cyrano invece del Flauto magico (con un sospiro l'aveva strappata, lanciandola alla maschera all'interno. «sta sera non date più cyrano, date il flauto magico. Fossi la direttrice, farei cadere qualche testa per un errore del genere»).
    Lo spaccino era di nuovo morto.
    «ma i primi due giorni eri vivo.» aveva mormorato toccandolo con un piede (........e, ripensandoci, si abbassò a derubarlo; oh tanto era morto, ne aveva più bisogno hamish).
    Con un flash, si rese conto di qualcosa: se era davvero in un loop, non era l'unico a saperlo. Cosa ve lo dico a fare, che prima ancora di (leggere il post di joe) trovare l'uomo morto, ad Hamish era venuto in mente di controllare in quello stesso modo se fosse finito in un terribile Giorno della marmotta?
    Aveva bisogno di trovare questa persona.
    Rifece la strada del giorno prima, cercando altre cose diverse e- oh, bravi, avevano messo finalmente la locandina giusta a teatro. hallelujah!
    «se avessi un centesimo per ogni volta che ho visto questo spettacolo, avrei esattamente un centesimo – che non è molto, ma è strano visto che per tutto il resto di questa giornata ne avrei almeno quattro»
    Si voltò verso il ragazzo. Joe????!! ARIANA WHAT ARE DOING HERE ??!?!??!?!
    «se mi tieni compagnia, ti pago l’entrata»
    «sono già venuto a vederlo ieri»
    il bigliettaio aggrottò le sopracciglia «ieri non davamo questo spettacolo....»
    Hamish agitò una mano in aria.
    «-ma, dicevo, anche se starei cercando qualcuno, mi fermo volentieri a riguardarlo con te, per la buona compagnia» ma sì, in fondo era in un cazzo di loop, il tempo era l'unica cosa che non gli mancava. indicò l'americano. «joe, vero? eravamo seduti vicini sul volo per londra. Ti trovo bene» sorrise divertito al sangue sul suo volto, e indicò il proprio, pulito (sebbene provato da pesanti occhiaie). «Non sapevo ci fosse un dress code. Un attimo-... posso?» Hamish aveva ancora le mani un po' sporche dopo aver rovistato nei vestiti dello spacciatore, ma visto che era molesto (e tanto anche se Jo gli avesse tagliato una mano, il giorno dopo gli sarebbe ricresciuta) allungò le dita per sfiorargli la guancia, cercando dove il sangue era ancora fresco, e se le portò poi sul proprio. «come sto?»
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    vabbè è un caos noiosissimo.
    ciao sara scusa mi becchi ancora. puoi anche solo leggere da "Lo spaccino era di nuovo morto." tipo, prima è solo fan service per me stessa uh


    ma secondo te posso contarlo come prompt poteri fisici visto che ha la mimesi? chissà
  11. .
    ptolemy hamish jones
    Sippin' on straight chlorine
    let the vibes slide over me
    This beat is a chemical
    When I leave don't save my seat
    I'll be back when it's all complete
    The moment is medical
    C'era stato, da parte di Hamish, un minuscolo errore di calcolo.
    «Ora ti uccide» ridacchiò una voce al suo orecchio, e dei se Ronan aveva ragione - pur essendo solo un'illusione nella sua testa. Lo sguardo di Sawyer prometteva morte, l'apoteosi del "perchè cazzo pensi di potermi rivolgere la parola?".
    Il sorriso del Jones non vacillò, rimanendo fedele all'immagine dell'amichevole special di quartiere. Era un theater kid, dopotutto, e aveva imparato un trucco o due dal mondo del teatro scolastico: show must go on, anche se hai fatto il piacione con un tipo che probabilmente avrebbe preferito un censimento oblivion rispetto al parlare con te ,e quindi ora ti spezzerà in due (e not in a good way). Ne aveva conosciuto, di tipi così, ed era ancora vivo per raccontarlo. Cos'era il peggio che poteva capitargli, in fondo? Un rifiuto? Un pugno in faccia? Una coltellata allo stomaco? Morire??? Eh, se ne sarebbe fatto una ragione. Tendeva a non piacere particolarmente alle persone, ma non se la prendeva troppo.
    Non si piaceva molto neanche da solo.
    «hamish.»
    Inclinò di un soffio la testa di lato, labbra, ancora strette sulla sigaretta, incurvate verso l'alto. Hamish, giusto.
    «vuoi che ti porti a casa o vuoi che ti ospiti?»
    Ah, proprio così, de botto e dritti al punto.
    Il Jones soppesò la risposta. Era una tattica per strozzarlo (daddy choke me!) e poi dire che lo special se l'era cercata, facendo il maniaco? Sembrava un po' subdolo.
    Il tempo di pensarci, e Sawyer si fece avanti, sigaretta portata in avanti per accendere quella di Hamish che, senza farselo ripetere e facendo il bravo bambino, aspirò. Non lasciò mai lo sguardo dell'altro, neanche quando voltò il viso per soffiare fuori il fumo e non farglielo arrivare totalmente in faccia.
    Apperò, accendergli la sigaretta come in un film porno anni 90. Era un po' conquistato.
    «cerchi sempre di soddisfare i desideri degli altri senza bisogno che te lo chiedano?» scrollò le spalle, un leggero sorriso. Aveva la sua risposta: «decisamente farmi ospitare» Era troppo stanco e troppo sobrio per pensare a qualcosa di migliore, di più sagace. Non si illudeva di riuscire a piacere al biondo (o portarselo davvero a letto, a sto punto), si sarebbe accontentato di non venir preso a calci (possibilità che ancora non escludeva del tutto; sperava in caso ne sarebbe uscita una storia interessante da raccontare).
    «mi chiedo cosa tu abbia sentito.»
    Sul cremlino? Ah, quindi era uno a cui piaceva essere elogiato, che si parlasse di lui. Ok, poteva stare al gioco e farlo felice. «tutte cose brutte» si strinse di nuovo nelle spalle, un sorriso lascivo. «è così che sai che la gente si è divertita» tenendo la sigaretta fra indice e medio, lo indicò. «se non è vero che dopo aver accoltellato la gente lecchi il sangue dalla lama, non voglio saperlo. Ho i miei headcanon, ormai» Non c'è cosa più divina, che dal sociopatico serial killer la sveltina!
    gif code
    1998
    usa
    special
  12. .
    Un antico detto degli anni sessanta recita: se Akelei Beaumont può andare ad una festa, lo farà - ed eccola infatti al Bat mitzwah di una gallina col suo completo migliore, sbadatamente (leggasi: accuratamente e propositatamente) lasciato sbottonato per i primi bottoni, i capelli più arruffati del dovuto, le occhiaie della notte prima ancora a far capolino sotto i begli occhi chiari.
    Sorseggiava un sorbetto al limone e vodka, e guardava il resto degli invitati (confusa; era un gallo quello? Ma quindi... non era il bat mitzvah di una gallina come modo di dire?) cercando qualcuno di interessante a cui avvicinarsi. Non voleva ballare (Dio, che peso i balli del ventunesimo secolo), ma solo... chiacchierare in pace? Flirtare con le parole senza concludere nulla. Sospirò, non trovando per il momento nessuno che rispondesse ai suoi standard; non fraintendetela, nella sala erano tutte bellissime, solo... nessuna spiccava? sembravano quasi fotocopie (ihihihi)
    «Ake, pensi abbia fatto bene a portare un regalo?» la Beuamont alzò il pacchettino, mostrandolo alla ragazza con cui era arrivato alla festa (che, ad ora, reputava la più interessante fra gli invitati) (se non contiamo il cavallo) «insomma, non si va mai ad una festa senza un regalo ma...» aggrottò le sopracciglia «non sono sicuro che una gallina apprezzerà I fiori del male con testo in lingua originale a fronte» o magari l'avrebbe sorpreso e l'avrebbe adorato, CHI LO SA!!! Nel ventunesimo secolo la gente aveva scatoline minuscole con dentro persone che rispondevano quando avevi bisogno di aiuto «Grazie google, gentilissimo come sempre; porta i miei saluti a Siri»), magari erano riusciti a insegnare alle galline a leggere.
    ake
    lei
    beaumont

    deatheater + huntress
    27 y.o. + french
    happy bat mitzwah
    tumblr_m7w2n46Pdl1r6o8v2 princess nokia – at the top

  13. .
    Lui e Tokyo decisamente notavano cose diverse nei viaggi - ma al ragazzo sarebbe interessato comunque un racconto più approfondito sul luogo in cui lei era stata e, magari, avrebbe anche chiesto dettagli al riguardo se non avesse notato come si era fatta improvvisamente più triste. «Ehi» si avvicinò leggermente con la sedia a Tokyo con sguardo preoccupato. Aveva detto qualcosa che non andava? Il viaggio non era poi stato così fantastico - o l'acqua così cristallina?
    «in realtà sono tornata perché... CAZZO!»
    Laurent aggrottò le sopracciglia. Ok, di certo non era la risposta che si aspettava. «uno... in particolare o-»
    «tryhard»
    ma Tokyo non lo stava più guardando. Cercò di seguire il suo sguardo, domandandosi se il ragazzo o l'amica appena entrati fossero tryhard o cosa. Il tipo era vagamente familiare, ma non abbastanza da risvegliare campanelli d'allarme in Laurent. Era bravo di solito a ricordare le facce di chi incontrava - quindi doveva supporre di averlo visto ma solo attraverso uno schermo.
    «ho ereditato la maledizione del bisbisnonno Behan» tornò con l'attenzione su Tokyo quando si accorse che era tornata a guardando, e annuì interessato. L'idea di una maledizione gli metteva i brividi, ma era interessato a saperne di più «vedi la coppia al bancone? La bionda sembra una barbie» Si sporse per osservarli di nuovo in modo antisgamo. Riabbassò lo sguardo quando per poco non incrociò lo sguardo di lui, ora su Tokyo. "Carini!!" avrebbe commentato normalmente, perchè, dai, le coppie felici erano tenere, ma ovviamente si trattenne dato il tono di voce basso della vlogger.
    «beh, lui è Gael, il mio ex fidanzato mentre lei è la splendida ragazza che l'ha fatto diventare tale»
    «Oh!» esclamò felice. Ecco dove l'aveva visto! Sul profilo di Tokyo!!1 poi si rese conto di com'era proseguita la frase. «Oh
    «dammi un consiglio: è più di classe una scarica di vento o una nuvoletta di pioggia in testa??? naturalmente solo a lui eh, contro di lei non ho nulla»
    «Non penso sia una buona idea reagire fisicamente» fece spallucce, prima di rendersi conto che il buon lou non era quello di cui aveva bisogno tokyo, probabilmente. «scusa» distolse lo sguardo grattandosi la guancia imbarazzato «non sono un grande amante della violenza o della vendetta... anche se lui è stato un po' un infame a non andarsene dopo averti visto, però alzò lo sguardo di scatto «E' san valentino, e tu sei qui con me. Una volta ho visto un film in cui i due nella nostra posizione facevano finta di stare insieme, per far ingelosire l'altro» alla fine, non era proprio come vendicarsi, quindi non c'era niente di troppo male. Avrebbe preferito evitare ma magari avrebbe fatto sentire meglio tokyo non farla stare con le mani in mano?? «Ti ha notata - e non se ne sta andando. Non gli sei indifferente; magari vuole farti ingelosire anche lui? Ricambia il colpo.» si stava emozionando troppo per un piano stupido?? probabile «Oppure, ovviamente, ce ne possiamo andare dimenticando di averlo visto, e uscendo fingerò di non notare la pioggia sulla sua testa» sorrise, un po' tristemente. «scegli cosa preferisci. io sono con te»
    laurent + TECNA64
    street artist
    219x's
    special: geokinesis
    all lives matter
    le calze + viaggiare + il sole + gli animali + la frutta dolce + i fiori colorati + i colori in generale + viaggiare (di nuovo, sì) + imparare cose nuove + disegnare/dipingere + una bella canna con gli amici + suonare la chitarra e l'ukulele
    love
    hate
    non odia nessuno, ma non gli piace particolarmente la polizia + i bulli + le scadenze + le discriminazioni + essere chiamato con pronomi femminili + le verdure verdi + la burocrazia
    you cannot change what you refuse to confront
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    cuorometro: ❤❤❤
  14. .
    Con un gesto nervoso della mano, si sistemò la felpa dall'aria un po' vintage (ok, era davvero vecchia, non solo dall'aspetto tale, ma gli era già capitato gente lo fermasse per fargli i complimenti per il suo look anni '90 - 2190 ovviamente - quindi non se ne preoccupava troppo) mentre ancora sorrideva al commesso, ed era in realtà pronto a cercarsi un tavolo senza neanche aspettare la risposta di questi quando una voce richiamò la sua attenzione: «HOLA !!»
    !!! IL SUO APPUNTAMENTO (che era una lei, a giudicare il tono squillante della voce, ma come ogni persona decente laurent non definiva il genere di una persona da come appariva fisicamente o da come era la sua voce !!! #cos) ERA ARRIVATO!!! Con un sorriso da orecchio a orecchio si voltò e- «..lollo??? MA SEI FLWR PWR???»
    Aprì la bocca, la richiuse, riformulò un sorriso sulle labbra. «guarda guarda che ha portato il vento» (perchè aveva la manipolazione degli agenti atmosferici ihihi k simpa)
    ok, un viso amico non era esattamente quello che si era aspettato. Laurent cercava di non soffermarsi troppo a pensare all'amore romantico, preferendo l'affetto platonico che dava e riceveva, ma se proprio doveva farlo non si immaginava insieme a qualcuno di già conosciuto che fino a quel momento non gli aveva mai fatto venire le farfalle nello stomaco o altri clichè. L'amore non sarebbe dovuto essere qualcosa di travolgente e inaspettato? Non era certo che con Tokyo ci potesse essere qualcosa di fisico, ma per il semplice motivo che non provava alcun desiderio (e, da come gli risultava, era il primo passo in una relazione. Again, non che ne sapesse molto).
    Nonostante ciò, era felice di vederla - come a quanto pare lei, le cui braccia già erano a stringerlo in un abbraccione. «MI SEI MANCATO»
    Ridacchiando, Laurent ricambiò la stretta, il mento sopra la testolina della brunetta e una mano tenuta leggermente in fuori per proteggere il suo piccolo bouquet dei poveri. «anche tu, cucciola»
    Quando si staccò, indicò con la mano libera verso i tavolini, invitandola ad avviarsi, e poi le porse il mazzo di fiori. Essendo già qualcuno che conosceva, almeno non doveva scusarsi per il fatto che non fosse esattamente dei migliori; forse Tokyo non sapeva tutto di Laurent e della sua situazione o di come in inverno chiamasse casa edifici abbandonati dove a volte arrivava i poliziotti per sfrattarli, quando andava bene e non dormiva direttamente per strada, ma di certo non doveva pensare fosse particolarmente ricco, e qualche anonimo fiorellino fosse la cosa più carina che potesse permettersi.
    «ma quindi...sei tu la mia anima gemella??»
    «In carne ed ossa!!1» finse di smuovere dei capelli dalla spalla mentre faceva la migliore imitazione di una fashion blogger di cent'anni prima con le labbra a papera.
    Raggiunto il tavolo, si affrettò a superare di un paio di passi tokyo per spostarle la sedia, come aveva visto fare in vecchi film dai cavalieri.
    «com'è andato il viaggio? Cos'hai visto di bello?» non essendo un grandissimo fan della tecnologia (o meglio, essendo un po' nabbo a usarla; dai era difficile!!!) non era certo di quale fosse stata l'ultima meta della giovane, ma non era un dettaglio importante: sapeva fosse stata all'estero, e tanto bastava «Se sei tornata apposta per vedermi, puoi dirlo: non ti giudicherò. Faccio spesso quest'effetto» andando a sedersi al proprio posto, ammiccò divertito.
    laurent + TECNA64
    street artist
    219x's
    special: geokinesis
    all lives matter
    le calze + viaggiare + il sole + gli animali + la frutta dolce + i fiori colorati + i colori in generale + viaggiare (di nuovo, sì) + imparare cose nuove + disegnare/dipingere + una bella canna con gli amici + suonare la chitarra e l'ukulele
    love
    hate
    non odia nessuno, ma non gli piace particolarmente la polizia + i bulli + le scadenze + le discriminazioni + essere chiamato con pronomi femminili + le verdure verdi + la burocrazia
    you cannot change what you refuse to confront
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    cuorometro: ❤❤
  15. .
    Piegato sui talloni, Laurent osservava le rose colorate che lo osservavano allegramente. Allungò un dito per sfiorarne i petali, e con una specie di scossa piacevole alla pelle (che poteva essersi sognato: i problemi di essere sempre un po' fatto e vivere in una bolla di fumo passivo dei sobborghi) ebbe la conferma che fossero vere. Rose vere, lì, in città! Di solito erano finte (sebbene molto realistiche), geneticamente modificate, o nei casi migliori tenute sotto campane protettive a parchi botanici o musei. Con un sorriso soddisfatto, si rialzò. «Ne prendo quindici!»
    «Quaranta euro»
    «...ne prendo una!» alla fine, anche solo una rosa avrebbe fatto buona impressione al suo - mh - appuntamento. Infilò la mano in tasca, tirando fuori il contenuto della stessa come il protagonista di un cartone di cent'anni prima. Un paio di linguette di qualche lattina, un tappo di bottiglia, una corda di chitarra rotta, una pubblicità in cartoncino che aveva ritagliato a forma di plettro, qualche monetina in rame e, finalmente, una banconota da cinque euro... che fu rapido a nascondere sotto la manica; gli sarebbe servita più tardi, non poteva ancora usarla. «accettate-» Il fioraio indicò con un sopracciglio alzato il cartello dietro di sè, un enorme "non si fa credito". «mh. Ok. Fantastico. Non importa! Grazie comunque» finse di togliersi un cappello invisibile con un mezzo inchino. «e buon san valentino»
    Si sarebbe accontentato del fiorellino selvatico che aveva infilato fra i capelli. Con un sospiro, rimise in tasca i propri averi, sistemò la custodia della chitarra dentro cui teneva poche altre cose, e riprese il proprio fantastico viaggio verso il centro e il luogo del proprio appuntamento. Appuntamento, sì: Laurent Miller aveva un appuntamento!
    Non ricordava di averne mai avuti - non da quando era Laurent, quanto meno - ed era... emozionato? Spaventato? Aveva passato gli ultimi anni a interrogarsi più su chi fosse, piuttosto su chi gli piacesse, e non era certo di essersi ancora fatto un'idea in merito. Se si immaginava nel futuro distante, non si vedeva con un uomo nè con una donna; aveva difficoltà a vedersi e basta. Quell'incontro poteva essere una svolta... oppure poteva essere un pomeriggio carino con una persona random, perchè no. Gli piaceva incontrare nuove persone e farsi raccontare le loro storie. Aveva passato gli ultimi mesi in giro in Stati di cui non conosceva più di qualche parola e, francamente, gli mancava capire tutto quello che gli altri gli dicevano; oltre all'inglese, il francese era l'unica altra lingua che parlasse fluentemente.
    Raggiunta la gelateria, si guardò attorno. Non vide nessuno fermo che sembrasse poterlo cercare, ma individuò una fioriera verso cui si fiondò. Passò una mano sopra il vaso, e con un sorriso soddisfatto vide la pianta - bizzarramente ma per fortuna vera - crescere sotto i propri occhi. Controllando che nessuno lo stesse guardando strappò delicatamente un paio di fiori, facendone velocemente crescere altri al loro posto, e sfilò dalla tasca la corda di chitarra rotta per legare insieme il proprio mazzolino.
    Pronto con il proprio bouquet, guardò ancora una volta lo schermo incrinato dello smartphone (così vecchio, che per far capire a Kieran il paragone con cose del suo tempo l'aveva iniziato a chiamare Nokia), per assicurarsi di essere nel posto giusto, e finalmente entrò nel negozio, chiedendosi se il suo valentino non fosse già all'interno. Sentiva già l'assenza del suo cane - sarebbe stato tutto più facile se avesse potuto portarsi Yen... ma, insomma, era il primo appuntamento: e se l'altro fosse stato allergico o qualcosa del genere? Laurent ci teneva a fare le cose per bene.
    «se dovesse arrivare qualcuno che cerca - mh - flower power, potrebbe indirizzarlo da me? Ordineremo appena saremo insieme» con i cinque euro tenuti apposta da parte !!!! sorrise «Sa, è un appuntamento al buio» se era felice? Sì, sks non capitava tutti i giorni che ti hackerassero il cellulare e trovassero la tua anima gemella. Probabilmente al tipo dietro al bancone non importava ma EHI, non era colpa di Laurent se era un cucciolo di labrador sovreccitato.
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