[oblinder '24] ti ho fatto entrare nel mio disordine

vodkatonic! ft. police-police

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    Lotus Mirage Resort - room #023
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    Lotus Mirage Resort, un hotel situato a Montrose, piccolo villaggio portuale magico sulla costa est della Scozia. L’edificio è su quattro piani (reception, hall, bagno, sala da pranzo – all’occasione sala da ballo – e cucine al piano terra; alcune stanze al primo piano, altre stanze e due suite al secondo; alloggi dello staff, magazzino e stanze di servizio al piano interrato) ed è inserito perfettamente nella conformità paesaggistica del luogo, con le pareti di pietra dai colori chiari, il tetto di tegole rosso mattone e il basso muro di cinta che accoglie gli ospiti, mettendo in mostra l’insegna (il nome dell’hotel con sul fondo un fiore di loto i cui petali si aprono e si chiudono).
    Durante i mesi di campionato, quando la squadra della città – i Montrose Magpies – gioca in casa, la struttura ospita tifosi arrivati da ogni parte della Scozia, e dei dintorni; il resto dell’anno, è principalmente meta dei turisti che scelgono di visitare il villaggio magico e le spiagge rocciose di quel lato della Scozia, una vista mozzafiato che la posizione privilegiata in cui è stato costruito il resort (in cima ad una collinetta che affaccia proprio sul mare) regala a tutti i villeggianti.
    Noia. Curiosità. Ricerca. Psycho shipping. Fascinazione.
    Potrebbero essere tante, forse addirittura troppe, le ragioni dietro il perché la notte del quattordici febbraio sia diventata, oramai, una notte speciale nel mondo magico; quali che siano i motivi che spingono persone, o gruppi di persone, a lanciarsi ogni anno nell’organizzazione più assurda per garantire la migliore riuscita dell’evento, comunque, non è importante. Il perché raramente lo è, infondo. Non cambia le conseguenze, e non rende più comprensibile l’incredibile – e francamente inspiegabile – clamore dietro una notte che, all’apparenza, dovrebbe essere una come tutte le altre.
    Il passaggio di testimone, da un anno all’altro, serve solo a sottolineare ancora di più l’imprevedibilità che San Valentino porta con sé; simulazioni, sopravvivenza, ricerca scientifica.
    Cosa succederà l’anno prossimo?
    È la domanda che si fanno tutti.
    Beh, quasi tutti.

    E poi, in uno schiocco di dita, l’anno prossimo è già qui — e maghi e streghe e special e babbani (perché no, non c’è più alcun velo a separare i due mondi, dopotutto) di ogni età si trovano, loro malgrado, ad essere i più vicini a scoprire la risposta a quella domanda.
    Che lo abbiate desiderato per trecentosessantacinque giorni o meno, che l’abbiate temuto o agognato, che abbia occupato anche solo una minima parte dei vostri pensieri in questi dodici mesi oppure no, non importa: perché quest’anno il fato – o chiunque sia a muovere i fili del destino al suo posto, a questo giro – ha scelto proprio voi come vittime.
    Uhm, pardon: come fortunati vincitori della lotteria annuale.
    Una scelta probabilmente fatta a caso, il proverbiale bastoncino corto beccato per sbaglio, e contro la vostra volontà; o magari vi hanno tenuto d’occhio per tutto l’anno, prendo appunti e aggiungendo note e trascrizioni alla murder board tenuta in soggiorno; lo so, è una possibilità terrificante, non è vero? Essere controllati. Eppure, nessuno può escluderla.

    Qualsiasi sia la ragione, qualsiasi sia il prima, non ha importanza.
    In quella stanza di albergo, quest'anno ci siete voi, e non siete soli.
    E in quello stesso istante, nel momento in cui aprite gli occhi e prendete nota di ciò che vi circonda – del materasso morbido e delle lenzuola delicate, o del pavimento fresco, o di quanto sia stranamente comoda la vasca… –, quello è il momento in cui vi rendete anche conto di essere ammanettati a qualcuno. Proprio così: vere manette d'acciaio fredde al contatto con la pelle nuda del polso.
    E potrà sembrare assurdo, ma non è quella la cosa più strana di cui vi rendete conto; e ne prendete velocemente atto quando provate ad avvicinarvi alla porta della stanza, portandovi dietro la vostra anima gemella, e in un battito di ciglia siete di nuovo al centro, accanto al letto, o nel bagno. Potete riprovarci quante volte volete, e potete persino tentare con la finestra che da sul mare: non importa, quanti, o quali, tentativi facciate, non c’è via d’uscita, e perseverare non porterà a nulla — solo ad un forte mal di testa. La magia che vi tiene lì, è chiaramente una magia più forte di quello che vi sareste aspettati. Ed è anche l'unica magia che funzioni: non ci mettete molto a capire che né le vostre bacchette, né i vostri poteri, sembrano funzionare.

    Quanto alla stanza... beh, è una banalissima stanza d’hotel. Niente di particolare salta all’occhio, se si esclude il fatto che non possiate uscire da lì, certo.
    C’è il numero per contattare la reception al piano terra e il menu per ordinare la colazione in camera, ma nessun dispositivo con cui mettersi davvero in contatto con l’esterno: non un telefono, né alcun oggetto incantato con cui comunicare; c'è una piccola toeletta disposta contro la parete, e una sedia; c'è il bagno (con la vasca, perché a quanto pare l'hotel, il resort, non si fa mancare nulla); c'è il letto, due comodini, alcune stanze hanno persino un balcone — non che voi possiate uscirvi fuori, certo: vi dovrete accontentare di osservare il paesaggio da dietro i vetri delle finestre.
    E poi c’è un foglio.
    Sul letto, a terra, sulla toeletta, ovunque capiti.
    Poche parole, leggere sulla pergamena ma pesanti sulla coscienza. Cinque beffarde parole.
    Buon San Valentino, miei cari.


    //OFF: BENVENUTI AMICI AD UN NUOVO ED EMOZIONANTISSIMO OBLINDER!!
    Siete pronti?? SIETE KARIKI??? Mi auguro per voi (e per i pg) di sì!!
    Come avrete capito, siete in una stanza di hotel (dalla quale NON potete uscire) che alcuni potranno riconoscere magari dal logo sulle lenzuola o dal panorama esterno (se ci sono già stati). Cosa dovrete fare? BEH!! Ma ovvio: interagire con l vostra anima gemella. Non cercate un modo di uscire, sarebbe solo tempo perso: non c'è una via d'uscita SMACK
    Pensate piuttosto a fare una più approfondita conoscenza della persona con cui siete stati abbinati; il resto verrà da sé.
    XOXO
     
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    ...gandalf's voice*: «non ho memoria di questo posto.»
    Occhietti a sbattere lentamente come il personaggio di un cartone, Hamish si guardò in giro studiando i contorni della stanza senza agitazione, ma con la languida confusione che ci si aspetterebbe da qualcuno di appena svegliato che non capisce come sia finito in una data situazione (leggasi: io ogni mattina della mia vita, anche se mi sveglio nel mio letto, sì).
    Quali erano i fatti (a parte probabilmente lo stesso Hamish)?
    Non ricordava la sera precedente.
    Era in una stanza troppo ricca per i propri standard.
    Ammanettato a qualcuno.
    Daddy?? Finalmente???? Me And The Bad Bitch I Pulled By Addormentarmi Strafatto In Giro.
    Mosse leggermente il polso incatenato, senza strattonare l'altra persona ma solo per ponderare se gli fosse possibile darsi alla fuga in caso di bisogno senza dover pullare una Saw.
    «Se avessi un penny per ogni volta che mi sono svegliato legato a qualcuno senza ricordarmi come sia successo, avrei due-... uh... no, tre... quattro... quella volta in prigione conta di sicuro... valgono solo le manette o...?» distratto dal suono stesso della propria voce, Hamish iniziò a elencare sulle dita - e che fosse per aggiungere teatralità da bravo theater kid o perchè effettivamente non sapeva contare, non vi è dato saperlo. «-cazzo, ho rovinato il meme. Merda, vabbè. Non sarei ricco, ma potrei permettermi un happy meal con la sorpresina di spiderman, looks into the camera... forse. Quanto è un penny per voi?» Dannazione aveva di nuovo rovinato il dialogo! Ugh! Cazzo, doveva rimediare, che comic relief era altrimenti?? Si era allenato tutta la vita a questa precisa situazione!! Al primo incontro con uno sconosciuto (presumibilmente??) in un letto d'hotel come l'incipit di un porno!!!
    Take two, ciak. inclinò la testa di lato, osservando l'amico Friz. Le manette. Di nuovo l'altra persona.
    Sorrise «first time? AH nailed it!!! Sto zitto, dicevi?»
    (altra persona: dormiva ancora)
    yejun aveva camminato perchè hamish che parla da solo potesse correre.
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    grazie pandi di aver svezzato, ho deciso che si va di ignoranza corta così posto di più sennò chissà quando lo facevo smack. scusate hamish parla da solo, probabilmente parla sopra il vostro pg, ignoratelo pure .
     
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    [sospiro]
    «non ho memoria di questo posto.»
    [sospiro]
    «Se avessi un penny per ogni volta che mi sono svegliato legato a qualcuno senza ricordarmi come sia successo, avrei due-... uh... no, tre... quattro... quella volta in prigione conta di sicuro... valgono solo le manette o...?»
    [bestemmia]
    neanche il cazzo di tempo per aprire gli occhi, gli aveva dato.
    tralasciando il fatto che non ricordava assolutamente di essersi addormentato — stava chattando con Lawrence su Grinder fingendosi un daddy, ma il resto era tutto molto nebuloso — avrebbe affrontato la novità con maggiore compostezza se solo hamish gli avesse fatto il sacrosanto favore di tacere. cioè ma dico, di prima mattina? (ammesso fosse mattina)
    senza nemmeno aver preso ancora il caffè?
    comportamenti vergognosi e inaccettabili.
    decise che non era ancora arrivato il momento di aprire gli occhi, moka. dopotutto, poteva trattarsi di un incubo incredibilmente vivido, e stringere forte forte le palpebre lo avrebbe fatto dissolvere senza lasciare tracce. «-cazzo, ho rovinato il meme. Merda, vabbè. Non sarei ricco, ma potrei permettermi un happy meal con la sorpresina di spiderman, looks into the camera... forse. Quanto è un penny per voi?» o magari no, insomma. istintivamente, l'elettrocineta fece scivolare la mano libera lungo il fianco, spostando leggermente il bacino per raggiungere con le dita l'elastico dei pantaloni: niente pistola «madonna.» ecco quello che stava dicendo.
    e lo fece presente al suo interlocutore, del quale, una volta accettato di dover aprire gli occhi per valutare la situazione, moka non riconobbe il volto; niente di sconvolgente: a parte i membri della resistenza, la found family siberiana e quei tre cagacazzi dei suoi amici, il telly tendeva a rimuovere rapidamente dalla propria memoria chiunque gli si presentasse davanti. senza un motivo specifico, solo non gliene fregava abbastanza da immagazzinare informazioni inutili su persone con le quali non aveva alcuna intenzione di stabilire un rapporto. Hamish non rientrava nemmeno nella lista di personaggi che il ventiquattrenne si era ritrovato a seguire passo passo quando era ancora un ribelle — prima di morire, friendly reminder.
    rimaneva una terza opzione, che solo la teoria del multiverso poteva spiegare «mi hai rimorchiato tu o ti ho rimorchiato io?» la domanda era lecita, considerato il posto in cui si erano risvegliati e la presenza delle manette: non staremo qui a fingere non fosse mai successo prima. due o tre cose, però, non tornavano, ed era su quelle che si concentrò mentre tentava di mettersi seduto con la schiena contro il cuscino sollevato. tanto per cominciare il Jones doveva avere più o meno la sua età — non proprio nel range d'azione dello special; parlava fottutamente troppo; il terzo fattore moka non era ancora pronto ad affrontarlo. after (sette mesi. cristoddio) all this time? il tempo per negare a se stessi di trovarsi in una relazione, evidentemente, non era mai troppo.
    «comunque è meglio il burger king» spostò le iridi verde acqua da Hamish ai mobili che occupavano le pareti della stanza, terminando il rapido giro di controllo sulle manette strette attorno al polso destro «immagino tu non abbia la chiave per queste.» mah, al massimo gli rompeva l'osso del pollice (google, an intellectual: metacarpo) e via.

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    Chi più, chi meno, sembrate riprendervi tutti dopo il primo momento di confusione e disagio. Ma è realmente così? Solo il tempo potrà dirlo, cari amici. Di sicuro, c’è che quella sensazione di smarrimento sembra essersi appiccicata alla vostra pelle; avete dato un nome (forse) al posto dove siete, ma non ancora una motivazione sufficientemente credibile per spiegare il perché. Beh, quello è ovvio, amici: è San Valentino. E se non sapete dell’oblinder, chiaramente non avete amici nei posti giusti, perché è l’evento più atteso delle stagione da anni. Ed è anche altrettanto chiaro che non leggete i miei articoli, tsk.
    Non è quindi del motivo che dovreste preoccuparvi, ma piuttosto delle condizioni in cui ci siete arrivati. Lo stomaco a gorgogliare prepotente nei momenti di silenzio indica forse una cena troppo leggera la scorsa sera? Non sapete dirlo, in effetti non ricordate di preciso qual’è stata l’ultima cosa commestibile che avete mandato giù. Brutto segno? Forse no, mi dispiace solo non ci sia un banchetto ricco ad attendervi nelle stanze: per il momento dovrete combattere contro la fame e la sete, e contro lo stordimento, alla vecchia maniera: arrangiandovi.
    Niente rimedi estremi, capito? Non siamo la società della neve, qui.
    Ma… hey, sì dico a te, non sei un po’ troppo giovane per avere quegli ematomi nell'incavo del braccio? Sembra quasi il segno di ... ah, magari qualcuno di voi saprà riconoscerlo. Ago.
    Uh, uh, amico… la droga non è mai la risposta.
    (Unless.)

     
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    «madonna.»
    E l'occhio di Hamish l'aveva vista, ok? La mano curiosa del bel ragazzo andare all'elastico dei pantaloni ("a cercare la pistola" sì sì, è uno dei suoi tanti nomi), e alzò un sopracciglio, le labbra ancora incrinate in un sorriso. Così, de botto, round di prima mattina senza neanche preliminari prima? La sola voce del Jones a risvegliargli pensieri impuri? Era lusigato.
    Quando l'altro aprì gli occhi, Hamish si sentì un po' accecato da quanto erano azzurri, e anche un po' sposato. Dei santi, era un figo. Un Chad, certo, che probabilmente il gennaio 2021 aveva indossato un copricapo da cervo, ma
    damn.
    Forse l'altro era cieco. O sordo. O molto disperato.
    «mi hai rimorchiato tu o ti ho rimorchiato io?»
    Eh, ottima domanda. Non cambiava il risultato, ma comunque un dubbio interessante. «comunque è meglio il burger king»
    «mhmh» Non aveva opinioni particolarmente forti su mcdonald o burger king - sapeva solo che entrambi, nel gran piano della vita, erano malvagie... Ma non si sarebbe messo a parlare di politica con un ragazzo che in qualche modo high!hamish era riuscito a portarsi a letto. A nessuno fregacazzi della politica.
    Guardò l'uomo mettersi seduto contro la testata.
    «immagino tu non abbia la chiave per queste.»
    «forse» ammise. Dopotutto, non ricordava come fossero finiti lì - magari era stato lui a legarli in quella situazione.
    Il sorriso si fece più felino - e Hamish si spostò, mettendosi a cavalcioni dell'altro. Ginocchia contro il materasso, braccia lungo i fianchi. Non propriamente sull'altro, visto che non lo stava toccando, ma indubbiamente a interferire i suoi spazi vitali.
    «Scopriamolo»
    Abbassò lo sguardo su di sè per poi tornare a lui, invitandolo così a cercare la chiave sbattendo le palpebre in modo esageratamente ingenuo - gesto che cozzava del tutto con lo sguardo furbo.
    Oh mal che vada Begli Occhi gli tirava un pungo: una botta era una botta.
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    moka telly | vodkatonic!

    ad essere del tutto onesti, niente di quello che stava succedendo era nella bingo card di moka.
    a partire dall'età del suo interlocutore, per finire con quel vuoto di memoria che era come una nebbia attraverso la quale non riusciva a farsi strada. raro, per lo special, perdere la cognizione dello spazio e del tempo in quel modo: persino quando beveva — e gli capitava di bere parecchio. rimaneva sempre una lucidità di fondo, a volte necessaria e altre decisamente scomoda.
    forse, se avesse intimato ad Hamish di chiudere la bocca concedendo ai suoi neuroni di riorganizzarsi, sarebbe riuscito a trarre qualche conclusione sensata; ma anche priva di senso andava bene, per cominciare. strano a dirsi, non fu costretto a farlo «ah, così proprio» al primo movimento improvviso del coetaneo moka aveva istintivamente irrigidito i muscoli, stretto le dita della mano libera in un pugno chiuso — certe abitudini erano dure a morire. solo perché non aveva con sé la Glock non significava che in caso di necessità si sarebbe tirato indietro dal difendersi a mani nude. o attaccare per primo, spinto da un desiderio di fare (e farsi) del male al quale proprio sembrava non poter rinunciare. prima o poi Cherry avrebbe smesso di rattopparlo e rimettere a nuovo quel naso perfetto che continuava imperterrito a farsi rompere, ma fino ad allora stava in una botte di ferro.
    solo nel ritrovarsi il Jones a cavalcioni, le ginocchia ancora debitamente separate dalle proprie gambe e mani ancora indecise se toccare o meno, moka rilassò la tensione delle dita; non del tutto, però. non sapere come fossero arrivati a quel punto, tra le lenzuola pulite di una stanza d'albergo decisamente fuori dalla sua portata (e, a giudicare dall'aspetto complessivo di Hamish, anche da quella del ragazzo) non aiutava ad abbassare la guardia. cosa che già il telly faceva raramente, deformazione professionale «ti succede spesso?» non tanto le manette, adattabili a molte situazioni diverse — e non tutte piacevoli.
    sinceramente curioso, moka.
    era pov sempre interessante, quello; probabilmente perché capitava di rado: preferiva scegliere, piuttosto che venire scelto. dava una maggiore libertà di manovra, oltre alla possibilità di ritirarsi per primo una volta ottenuto quello che voleva «ti dirò, di solito è il contrario» un pensiero detto ad alta voce che concludeva l'ennesimo ragionamento mentale, ma il ventiquattrenne non sentì comunque la necessità di elaborare. già che gli era stata offerta una possibilità sul famoso piatto d'argento, non aveva alcun motivo per privarsene «allora lo prendo come. un invito» posò entrambe le mani sulla schiena del ragazzo, spingendoselo un po' più vicino.
    con movimenti esperti che tradivano il non essere nuovo a certi rituali, premette le dita sui fianchi dell'altro, risalendo centimetro dopo centimetro fino a raggiungere le costole; parve quasi contarle, un polpastrello alla volta, per poi passare oltre. o, meglio, tornando indietro: entrambi i palmi a posarsi sulle cosce del maggiore, la testa leggermente reclinata da una parte — non aveva mai distolto lo sguardo da quello di hamish, moka, mentre cercava sul suo corpo la presenza di un'arma, senza trovarla. in fondo, la differenza tra palpeggiamento e perquisizione stava solo nella diretta conseguenza (warflashback della Siberia come se piovesse).
    il primo prevedeva pelle contro pelle, respiri a mescolarsi tra loro, imprecazioni trattenute a stento tra un sospiro e l'altro.
    la seconda richiedeva una presa di posizione più decisa, e una chiara distinzione dei ruoli.
    al Jones moka telly sorrise, perché in fondo era un bravo ragazzo, tutto fossette e denti dritti che quand'era bambino ci avevano messo una vita a crescere; già nel momento in cui afferrò hamish per il collo della maglia, stringendo la stoffa tra le dita, sorriso e fossette nelle guance erano spariti. lo spinse all'indietro, con forza, puntando all'effetto sorpresa più che alla pur evidente differenza di stazza; ribaltata la situazione, e approfittando della passività dell'altro, lo tenne schiacciato sul materasso con il peso del proprio corpo, l'avambraccio a premere contro la gola. non abbastanza da togliere il respiro (unless???), ma sufficiente a fargli capire che avrebbe potuto farlo «hai la chiave, o non ce l'hai? potendo, vorrei evitare di spezzarti le dita» ne bastava uno solo, ma perché limitarsi.
    fu in quel momento, sovrastando lo special, che moka si rese conto di due cose: la prima era il livido che gli colorava di viola l'interno del gomito, nascondendo il minuscolo forellino nella pelle, ormai richiuso — ne aveva uno molto simile anche il Jones, a pigmentare il braccio opposto; la seconda, e forse peggiore per tutta una serie di motivi, era il fottutissimo biglietto abbandonato sul pavimento. «ma ancora» buon San Valentino, ma anche un po sto cazzo e sto cazzone.

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    L'occhio attento di Hamish non si perse il pugno chiuso di Moka (un altro Hamish avrebbe detto che ci aveva fatto caso perchè tutti i semidei avevano riflessi pronti e l'istinto del guerriero che li portava a notare certi dettagli; quell'Hamish- non era molto certo di cosa fosse reale e cosa no), e pensò, quasi sospirando: "".
    L'ho scritto, lo ripeto: una botta era una botta. Una scazzottata di prima mattina poteva essere un'energizzante ben più utile del caffè. Meno endorfina del sesso, ma una cosa non escludeva l'altra.
    Il pugno non arrivò. Quasi mise il broncio.
    «ti succede spesso?»
    Chiedere a sconosciuti di palparlo? oppure «dimenticare come finisco in date situazioni?» arricciò il naso pensandoci, e scosse la spalle dopo un attimo. La risposta era : la sua intera esistenza era una cazzo di pellicola rovinata, i cui pezzi si incastravano poco e male. Com'era diventato special? Lo era davvero sempre stato? Dov'era Alex? Esisteva? Era mai esistita? «non quanto vorrei», disse invece. Neanche questa una bugia. Oh, dimenticarsi anche il proprio nome e ricominciare da zero; una tentazione che aveva avuto spesso, se non fosse stato un fifone del cazzo, spaventato che con la perdita della sua memoria, o della propria morte, anche Ronan, Emile e Alex sarebbero spariti per sempre dall'universo, se lui era davvero l'unico a ricordarli.
    Inclinò la testa di lato, sorridendo «ma questa volta volta un po' mi spiace»
    Lo osservò incuriosito ponderare l'invito a perquisirlo, chiedendosi cosa passasse per la sua piccola testina castana, e quasi gli rise in faccia al «ti dirò, di solito è il contrario»
    «Può essere duro» abbassò lo sguardo, tornò con gli occhi castani in quella azzurri dell'altro. «cambiare. È più facile con la mano di qualcun altro»
    Hamish era un po' confuso.
    Divertito, affascinato, felice di quel cambio di prospettiva in un giorno altresì di merda (era san valentino, giusto? Il giorno prima, aveva programmato di sbronzarsi fino a perdere il fegato), ma anche incapace di capire le prospettive dell'altro ragazzo.
    Voleva davvero andarsene da lì (ah, il grande classico della fuga il mattino dopo; non aveva mai capito, Hamish, l'imbarazzo dato dallo svegliarsi insieme), ma allo stesso tempo... no? Si chiese se anche lui stesse scappando da qualcosa, e perchè proprio da se stesso.
    Si sentiva quasi in colpa all'idea di volersene approfittare. Di voler sentire ancora le sue mani addosso, sotto i vestiti, dita fredde contro pelle che scottava, la sensazione del caldo contro il gelo a scuotergli i pensieri come una maracas e impedire loro di andare altrove.
    «senti- UMPH»
    Ok, quello era un po' inaspettato. Avrebbe potuto fermarlo? Forse.
    Non lo fece.
    Si lasciò spingere all'indietro e sovrastare.
    A differenza dell'inglese, non smise di sorridere se non per un paio di secondi in cui il suo "kill or be killed" aveva fatto irruzione. Osservò invece l'espressione fattasi seria dell'altro, lasciandolo posare il braccio sul collo senza muoversi.
    Cazzo.
    «okay, now that was hot» e sì, forse era anche un po' arrossito - era fra lui e Moka.
    «hai la chiave, o non ce l'hai? potendo, vorrei evitare di spezzarti le dita»
    Oh
    miei
    dei.
    «sei. così. Carino» Alzò il mento, perchè l'altro avesse più spazio per schiacciargli il collo, se proprio insisteva. Kink, non giudicava. «No, tesoro, non penso di avere la chiave... Ma è dolce tu non stessi solo fingendo di avermi creduto»
    Gli soffiò un bacio in aria... e seguì il suo sguardo. Livido, buco.
    Droga, normale.
    Bigliettini mistici? Boh. Forse in inghilterra erano normali pure quelli, perchè l'altro disse: «ma ancora»
    «Ancora? vieni qui spesso?» Ammiccò. «La prossima volta, facciamolo insieme»
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    Forse l’adrenalina inizia a fare effetto, scuotendo membra evidentemente provate, perché dopo il livido sul braccio, vi rendete conto di qualcos’altro. Qualcosa a cui prima, troppo presi dalla sorpresa dell’insieme – svegliarsi in un posto che non conoscete, senza magia, ed ammanettati a qualcuno – non avevate fatte caso.
    Abbassate lo sguardo sui vostri vestiti. Alcuni sono troppo grandi per voi, o troppo piccoli. Taglie sbagliate, forme che mai avreste pensato di indossare. Sembrano pescati casualmente, come se qualcuno avesse afferrato gli abiti abbandonati nell’hotel, e ve li avesse messi addosso.
    Profumano di bucato, però. Almeno quello. Una cosa è sicura: non sono i vostri.

     
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    «okay, now that was hot»
    e lì, con l'avambraccio a premere contro la trachea dell'altro e il suo corpo caldo inchiodato sotto il proprio peso, moka visse un momento di dissociazione dal mondo esterno. guardandosi dentro, mentre il tempo pareva fermarsi concedendo al ventiquattrenne di mettere insieme i pensieri e fare un piano, non poté fare a meno di rivedere se stesso.
    sbattuto contro il muro umido di un laboratorio nel bel mezzo della tundra siberiana.
    una mano a stringergli la gola e la canna della Glock puntata contro la testa.
    ricordava di aver pensato le stesse parole, condannandosi ad una vita di stenti «non so se mi piace» il cambio di prospettiva, trovarsi al posto del daddy di turno; aveva provato la stessa frustrazione, il signor ptolemy (bello, come avessero lo stesso nome. divertente), quando in cambio della sua minaccia aveva ricevuto indietro frammenti flashati di un porno mentale nascosto dietro pupille improvvisamente dilatate? magari avrebbe potuto chiederglielo.
    così, per puro interesse scientifico.
    «sei. così. Carino» sapete cosa? vero, reale. moka telly is nothing but an angel ed era anche ora che qualcuno avesse il coraggio di dirlo ad alta voce (un vampiro); tant'è che un accenno di sorriso decise fosse il caso di regalarglielo ad Hamish, accogliendo quel suo movimento appena accennato della testa per imprimere con maggiore forza sulla gola. una fortuna che non fosse vestito da caffettiera come nei sogni di freme — passare da kinky a killing era un attimo.
    e no, giulia, non era nemmeno nudo con solo un asciugamano avvolto intorno alla vita.
    perché era nudo con solo una bandiera americana avvolta attorno alla vita e alle spalle come una tunica romana; oltre all'immancabile cappellino da baseball indossato rigorosamente con la visiera rivolta al contrario. make (oblivion) america great again, recitava una scritta ormai leggendaria.
    classic fratm, uomo bianco etero (soprattutto), eccetera eccetera.
    nel dubbio, ammesso qualcuno se lo stesse chiedendo — hamish — indossava anche i boxer.
    «giusto mia madre mi chiama tesoro» il tono, leggermente meno divertito, suggeriva di non rifarlo, ma non era il tipo che si imponeva per qualcosa, moka; i paletti, di solito, servivano a lui. obbediva, perché si era scoperto bravo a farlo, prima ancora di capire quanto ne avesse bisogno. alleggerí la pressione del proprio corpo, riguadagnando posto accanto allo special «l'anno scorso, ma non qui. e non ammanettato a qualcuno» a pensarci, sembrava successo la settimana prima; e dieci fottuti anni insieme. tempi più semplici, per il telly: doveva solo fingere che la morte di Michael fosse stata inevitabile, già scritta nelle stelle. proprio come la sua.
    non aveva occhi scuri e profondi ai quali pensare costantemente, domande su se stesso da farsi, amici ai quali rivolgere la schiena per permettere loro di conficcargli un coltello tra le scapole.
    quel moka, che aveva conquistato il cuore di Joey e trovato in Maddy la sua anima gemella, lo stesso che "e poi non vedeva chi aveva intorno, praticamente erano tutti uguali e papabili per un limone", forse con un Hamish a fargli gli occhi dolci in vestaglia (da ricca desperate housewife) avrebbe colto la palla al balzo. fuck it we ball, recita un antico proverbio. ma il treno che lo aveva preso in faccia, piu di una volta, aveva cambiato anche le regole del suo solito gioco.
    l'unico a cui sapeva giocare, tra l'altro.
    «gente strana convinta di poter accoppiare sconosciuti su basi inesistenti» raccolse il biglietto dal pavimento e dovette resistere alla tentazione di sputarci sopra. in effetti, sentiva la bocca asciutta come se non bevesse da giorni: rob core «ho sete» e già mentre lo diceva stava scendendo dal letto, con Hamish appresso, un brivido involontario nel poggiare i piedi nudi sul pavimento «dovremmo provare a prenderci a pugni. l'altra volta ha funzionato» first base.


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    Cercando di uscire dalla stanza, vi rendete conto di tre cose: primo, non sentite alcun passo provenire dal corridoio, segno che nessuno stia facendo la ronda all'esterno della camera; secondo, riuscite a percepire, seppur distanti, i mormorii indistinti di vittime come voi - vicini, altri più lontani, ma forse potreste fare qualcosa in merito; terzo, e questa è la parte in cui vi viene la pelle d'oca, spiando dalla finestra notate che…non ci sia nessuno. È bassa stagione, certo, ma siete in un hotel, e perlomeno il personale e la manutenzione dovrebbero passare ogni tanto. Qualcuno nelle altre stanze, magari lo notate pure; hanno le manette come voi, però. Dove sono tutti gli altri? Questo gioco, non è più divertente.

     
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    «non so se mi piace»
    E qui, Hamish mise il broncio. Cioè, tempo cinque minuti e già veniva posizionezonato? Non era neanche certo di aver capito a cosa Moka si riferisse (allo stare sotto - visto che il discorso era iniziato così? All'essere il daddy della situazione?) ma sapete cosa? Non un problema di Hamish arrivare a comprendere cosa frullasse in quella testolina scura. Aveva abbastanza problemi di suo - e non abbastanza sbatti per provare a ribaltare, di nuovo, la situazione, e mettersi sopra.
    «giusto mia madre mi chiama tesoro»
    «aw. Carina» il rapporto con la sua era stato fucked up fino alla fine (non le aveva mai chiesto scusa, non l'aveva salvata, non era arrivato in tempo-) ma era quasi felice che qualcuno avesse un rapporto carino con la mamma. Quasi. Per lo più, era geloso, e si dovette mordere la guancia per resistere allo stupido impulso di fare commenti stupidi. Non era ancora sicuro il giovane trumpiano prodigio non gli avrebbe spezzato il pollice. «io come posso chiamarti?» perchè, se i pet name erano vietati, qualcosa pur gli serviva per riferirsi all'uomo. Erano lì insieme, drogati, nell'hotel di saw (l'enigmista, non il suo coinquilino) (ma insomma, la vena psicopatica quella è), mezzi nudi, senza ricordarsi l'uno dell'altro. High school musical we're all in this togheter.mp3, dovevano collaborare per uscirne - o per avere dei bei ricordi dell'esperienza «tu puoi usare» Ptolemy, sarebbe divertente «hamish, o cosa ti pare»
    Quando il ragazzo si sollevò, hamish lo fece con lui, massaggiandosi sovrappensiero il collo e chiedendosi, sotto sotto, perchè l'altro fosse di così cattivo umore. Cioè ok, era in un hotel con uno sconosciuto, ma... il posto era abbastanza carino, il letto comodo, le lenzuola pulite, e Hamish non la persona peggiore che potesse capitargli. Molesto, quello sì, ma sperava avesse notato che non aveva alzato un dito su di lui - era tanto fumo e niente arrosto, fatto di umorismo volgare e non divertente perchè era quello che di solito gli meritava per lo meno uno sguardo di attenzione.
    «l'anno scorso, ma non qui. e non ammanettato a qualcuno»
    «oooook?» lo guardò confuso, in attesa di ulteriori spiegazioni mentre si metteva a gambe incrociate sul letto.
    «gente strana convinta di poter accoppiare sconosciuti su basi inesistenti»
    Roteò gli occhi sbuffando una risata, mormorando fra sè e sè: «è così da afrodite» immaginandosi chiaro come il sole la dea organizzare eventi simili. Non l'avrebbe sorpreso troppo se fosse stata proprio lei ad organizzare il tutto. O... lei AU... insomma... cioè... .
    «e come se ne esce? Basta aspettare arrivi san disperatino o...?» inclinò la testa di lato, guardandolo con aspettativa. «ti devo conquistare?»
    «dovremmo provare a prenderci a pugni. l'altra volta ha funzionato»
    .
    «ah, così proprio. Senza preliminari» Si alzò col ragazzo indicò la stanza ridacchiando «senza neanche cercare altre soluzioni?» sospirò scuotendo la testa, e portandosi le dita alla guancia osservò Moka sorridendo. «mi vuoi battere così disperatamente, è quasi imbarazzante»
    Prima che Moka potesse effettivamente cogliere l'occasione di picchiarlo si spostò - sbattendo una spallata contro un mobile nel farlo... finchè la risata morì, lasciandogli sulle labbra un sorriso indeciso.
    «ehi, scherzi a parte... non mi sembri molto... contento? Avevi altri progetti per oggi?» continuò a seguire Moka che girava per la stanza, forse diretto in bagno a bere, forse solo alla ricerca di risposte «a me qua non sembra così male. Mi sono trovato in situazioni peggiori» con compagnie peggiori, di certo. «strano è strano» e dei, aveva tutto vibes inquietanti, ma- «ma non da prenderla così male. Giusto?» lo guardò di sottecchi «guarda che non ho intenzione di rubare il tuo fiore senza il tuo permesso, eh. I'm a good christian boy, un paladino» (come kaegan).
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    dà una spallata ad un mobile contro il muro
     
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    Sempre più dettagli vengono alla luce, ora che la situazione pare prendere una forma; sapere che non siete soli, in quella follia, forse aiuta a rendervi più lucidi. Ed è proprio in questo modo che vi rendete conto di un’altra cosa molto strana: c’è il sole, fuori dalla finestra. È alto, ad occhio e croce mezzogiorno deve essere passato da qualche ora — ma ciò che vi colpisce è il cielo sereno. Non una nuvola all’orizzonte; strano, il meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, e alcuni di voi sicuramente avranno buttato un’occhio alle previsioni, prima di organizzarsi per quel San Valentino… che i meteorologi si siano sbagliati? Possibile.

     
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    se moka fosse stato più avvezzo a rivelare dettagli sulla sua vita privata, quella sarebbe stata l'occasione perfetta per condividere un momento™ — bonding time over i problemi irrisolti con la propria famiglia.
    poteva scuotere la testa e abbassare lo sguardo, confessare al maggiore che quando sua madre lo chiamava tesoro stava inconsciamente già chiedendo scusa per qualcosa; che le voleva bene, ma la tendenza ad essere un codardo l'aveva ereditata da lei e proprio non poteva perdonarglielo.
    posò gli occhi chiari sul volto di hamish.
    gli sorrise, perché costava meno fatica di tutto il resto «una donna fantastica» premette le labbra tra loro, senza aggiungere altro. anche volendo — e non voleva: li aveva sempre tenuti stretti tra i denti, tutti quei frammenti che facevano di lui la persona che era. si lasciava scoprire solo in superficie, moka, uno strato di vestiti dopo l'altro; ma oltre la pelle nuda si rifiutava di andare.
    non cercava la compassione della gente, e temeva che aprendo bocca, nel modo sbagliato, l'avrebbe ottenuta.
    ma esisteva anche un modo giusto, e quello non prevedeva confessioni, racconti di vita vissuta, rabbia e rancore a fuoriuscire da confini costruiti a regola d'arte. finché qualcuno non tentava di scardinarli, premendo tasti che chiunque altro aveva preferito ignorare per quieto vivere.
    mannaggialaputtana.
    «ah, così proprio. Senza preliminari. senza neanche cercare altre soluzioni?» si erano già alzati entrambi in piedi, il Jones più per inerzia che altro, e solo nel voltarsi fronteggiandolo moka si rese conto davvero conto di cosa il ragazzo avesse indosso. una scelta sicuramente più interessante della bandiera americana nella quale aveva fatto il suo bozzolo «oh, hamish» si, lo aveva sentito quando aveva fatto le presentazioni «prendersi a pugni è un preliminare» un bacio a Joey e Maddy ❤ reclinò comunque la testa verso la spalla, abbastanza vicino all'altro da poter stringere senza difficoltà i lembi della sua vestaglia, tenendoli uniti nel palmo della mano «tu a che soluzioni pensavi?» chiedeva per curiosità, moka, ma anche per capire fino a che punto lo special si fosse reso conto della situazione in cui si trovavano.
    a giudicare dalle domande successive, doveva essere un punto molto basso.
    «diciamo che non sono molto fan dei rapimenti. e, forse sarò sentimentale, ma preferisco ricordare di essere stato a letto con qualcuno» corrugò leggermente la fronte, osservando hamish di sottecchi, senza riuscire a mascherare del tutto il pensiero che gli ronzava in testa sin dall'inizio: scopare non avevano scopato. se davvero chi aveva organizzato quella farsa erano le stesse persone dell'anno precedente, la vera sfida per accoppiare le loro vittime aveva preso il via dal momento in cui si erano svegliati, non prima. poi insomma, mai dire mai «i miei progetti per oggi erano fare il culo a qualcuno e scolarmi un paio di birre» oh tastiera maledetta che volevi correggermi scolarmi in scoparmi, i see you villain.
    solo dopo qualche istante, mentre già metteva tra loro la distanza necessaria per voltarsi e avanzare verso il bagno, si rese conto di dovere ad hamish una specifica «gioco a hockey» (e questo vale come small talk) sia mai poi passasse il messaggio fuorviante che il telly picchiava gente random come passatempo — i have done nothing wrong, ever, in my life. si avvicinò al lavandino, iridi verde acqua a cercare per un istante la propria immagine riflessa nello specchio: essere mezzo nudo non lo sorprese più di tanto; le occhiaie, neppure. il livido violaceo all'interno dell'avambraccio già gli faceva più senso, ma a quel punto aveva connesso i dots (non ricordavano nulla, intere ore cancellate come in Una Notte da Leoni, ci stava che li avessero drogati) e la questione era passata in secondo piano. ebbe giusto il tempo di portare la mano libera alla bocca, una volta riempito il palmo con l'acqua del rubinetto, prima che hamish gli facesse andare di traverso il primo sorso.
    divertente era divertente: un punto a suo favore.
    «per rubare il mio fiore sei in ritardo di dieci anni» perché la matematica non è un'opinione, si sà «ti assicuro che l'idea di sbatterti contro una parete non ha niente a che fare con il mio malumore» già detto che il problema era il rapimento? forse per deformazione professionale, ma tendeva sempre a stare sempre sul chi vive, l'elettrocineta. poi gli tese la mano, quella non bloccata dalle manette «sono moka, comunque» com'era polite. scrutò il compagno ancora per qualche secondo, in attesa di una stretta — che poteva anche non arrivare; non sembrava il tipo da evitare quel genere innocente di contatto fisico, ma nel caso lo avrebbe capito «bravo ragazzo cristiano, eh? sei più tipo da panca o confessionale?» piegò leggermente le ginocchia, in un movimento che lasciava intendere benissimo a cosa alludesse.
    o magari no, dipendeva da quanto la mente di hamish fosse aperta ai doppi sensi.

    e non proviamo assolutamente a comunicare con il mondo esterno???? nah (come hai fatto a capire che sono io), lasciamo il lavoro duro (👀) ad hamish.
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    va in bagno e beve. utile alla causa 💅 (dò per scontato non senta Mira che batte sul muro perché ci sono tante stanze in mezzo ma lascio decidere a te won ❤)
     
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    «prendersi a pugni è un preliminare»
    «mah» si strinse nelle spalle «penso che, se fatto bene, possa essere la portata principale» affamato di contatto fisico, abituato a doversi accontentare di quello che passava in convento fin da bambino per farsi notare, per farsi sentire - tanto che aveva iniziato a collegare la violenza all'eccitazione. Persino nella sua relazione con Alex aveva semi-volontariamente sparso cocci di vetro in giro per ferirla e ferirsi, rifiutando il suo affetto, pretendendolo quando lei era andata avanti con la sua vita, tormentandola finchè lei non se lo era ripreso nella sua vita sopportando i graffi e i morsi-
    Hamish si passò una mano fra i capelli distogliendo lo sguardo e sorridendo, fingendo di non essersi appena dissociato a pensare a qualcosa di assolutamente irrilevante con quella sala di hotel. «-pensi nei mobili ci abbiano lasciato dello champagne? Sembra un posto da champagne»
    «tu a che soluzioni pensavi?»
    «almeno guardare cosa ci offre la stanza. Aspettare la fine di san valentino. Cercare indizi in giro su quali siano le regole del gioco, per romperle meglio» gli diede una piccola spallata «sei tu l'esperto del gioco di san valentino. Cosa si fa di solito?»
    (...)
    «diciamo che non sono molto fan dei rapimenti. e, forse sarò sentimentale, ma preferisco ricordare di essere stato a letto con qualcuno»
    Sentimentale, sì. Ma poteva quasi apprezzare la sua risolutezza (mah; forse). «Per te è importante?» si morse l'interno della guancia per non essere volgare, cercando un sinonimo più carino di scopare. Ripetè quanto detto dall'altro: «andare a letto con qualcuno» alzò la mano. «non giudico. Curiosità» Per lui aveva smesso di esserlo nel momento stesso in cui aveva scoperto quanta endorfina gli dava venire - e che checchè se ne ricordasse o meno, il suo corpo e il suo cervello apprezzavano... ma non voleva dire non capisse che per qualcuno potesse essere diverso.
    «i miei progetti per oggi erano fare il culo a qualcuno e scolarmi un paio di birre. gioco a hockey»
    «fiko» mentì. La sua passione per gli sport era quasi pari a quella per le padelle.
    «io sono una pippa agli sport. Sono-» tante cose, eppure niente. Voleva dire "artista" (giustificando il suo essere incapace a tirare una palla o altro), ma non riusciva a non pensare che non calzava più come descrizione, neanche come battuta. Abbassò gli occhi, fingendo improvviso interesse per una cassettiera. «Faccio fotografie» Non ci aveva neanche provato a renderlo un lavoro, lì a Londra. Sembrava stupido portare avanti quel sogno, se non poteva condividerlo con Alex.
    «E spade!» aggiunse cambiando improvvisamente tono e sorridendo mentre alzava lo sguardo. «e pistole. Ma quelle- prrrr. Capito no? Forgiare spade, invece, è divertente. »
    Non gli disse i propri progetti per la giornata, perchè non aveva voglia di mentire e fingersi più funzionale di quanto non fosse.
    «ti assicuro che l'idea di sbatterti contro una parete non ha niente a che fare con il mio malumore»
    «quindi sbatti spesso la gente contro la parete?» fischiò «sento che il tuo bisogno di schiacciare qualcuno contro il muro e il mio di sentirmi roberta con il kebedon di alessandro, potrebbero essere compatibili» Sollevò e abbasso ripetutamente le sopracciglia osservandolo, comicamente.
    «sono moka, comunque» ricambiò la stretta, divertito da cotanta eleganza dopo che lo aveva ribaltato sul letto e minacciato di rompergli la mano. «come la caffettiera? Quanta gente ha già fatto la battuta di prenderti a colazione?»
    (...)
    «bravo ragazzo cristiano, eh? sei più tipo da panca o confessionale?»
    Portò la mano al mento, soppesando le due immagini. «non ho mai immaginato una escludesse l'altra» schioccò le dita «in ginocchio se mi sento un macello che ha bisogno di una qualche autorità divina che prenda il controllo. Confessionale per il pacchetto completo, possibilmente durante messa» Chissà se gli dei lo avrebbero fulminato per star parlando così della casa del loro fratellino Gesù.
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    «quindi sbatti spesso la gente contro la parete?» aveva dovuto prendere una piccola pausa di riflessione, moka.
    guardando il proprio riflesso nello specchio, iridi chiare incapaci di distogliere in tempo l'attenzione dalla cicatrice che gli solcava la pelle del fianco destro; irregolare, contorta nel modo unico in cui si accartocciava su se stessa. alle volte, quando era da solo e non riusciva a chiudere gli occhi per dormire, avvertiva ancora la presenza della roccia a perforare uno strato dopo l'altro. farsi strada tra i muscoli, attraverso la carne. sotto le palpebre, insieme a milioni di puntini colorati, poteva vedere Cherry e le mani della ragazza che grondavano sangue.
    si chiese — un pensiero fugace, rapido a sparire quanto l'ennesimo battito di ciglia: era quello il genere di informazioni personali che la gente condivideva on a daily basis (no, moka. bubi.)? piccoli ricordi traumatici della guerra, incubi ricorrenti nei quali dava ragione alla pazza di turno, sguardi impassibili su lenzuola macchiate di sangue, seicentodiciassettemila morti.
    «no» sapeva anche essere sincero, se la verità gli permetteva di rimanere a galleggiare in superficie «preferisco quando mi ci sbattono» chiuse l'acqua, voltandosi verso Hamish per appoggiarsi al lavandino con il fondoschiena «ma mi adatto bene alle situazioni. e a chi ho di fronte» quando reclinò la testa verso la spalla, portando le mani dietro la schiena per tenersi al bordo di ceramica, le iridi verdi cercarono di proposito quelle del ragazzo, un sopracciglio appena arcuato verso l'alto.
    non si conoscevano, moka e Hamish, eppure gli sembrava di aver già capito il tipo; un'immagine così stravolta di se stesso, ai lati opposti di uno spettro tutto special(e), che forse in un'altra vita avrebbe anche potuto funzionare. fuori di li e con la possibilità di prendere in mano una pistola, era probabile il contrario.
    ma si illuminò comunque, il volto pallido del ventiquattrenne, nel ricordare quanto il compagno aveva confessato poco prima — funzionava così, il telly. sembrava sempre che non stesse ascoltando un cazzo (e a volte succedeva davvero), ma intanto immagazzinava ogni informazione. non si poteva mai sapere quando un dettaglio in apparenza insignificante sarebbe potuto tornare utile. per esempio: «e così fabbrichi armi, eh» il tono di voce volutamente calmo e controllato non poteva contenere del tutto il il ritrovato entusiasmo che traspariva dal linguaggio del corpo — he's totally normal about that.
    gli si era persino avvicinato di un passo, dimenticando momentaneamente cosa volesse dire spazio personale. cosa facesse inginocchiato nei confessionali durante la messa era certamente un argomento di conversazione interessante - un'esperienza in comune, se vogliamo -, ma quello era tutto un altro paio di maniche «ti dirò, mi piacciono le pistole. non ho abbastanza pazienza per le armi bianche» e no, non aveva alcuna intenzione di elaborare. il Jones poteva interpretare quell'informazione come meglio credeva, compreso convincersi moka stesse parlando di qualche videogioco stile sparatutto. a parte i morti reali, quelli a cui aveva ficcato una pallottola in fronte (ciao Alexei un bacio ❤), era proprio la stessa cosa.
    uguale.
    «riguardo quello che mi hai chiesto prima—» moka telly, l'esperto del gioco di San Valentino. come fottutamente no «la mia anima gemella voleva tirarmi un pugno, e l'ho accontentata.» per il resto: rimozione dei traumi «ma il gruppo dei vecchi ha dato spettacolo» gli venne da ridere, nel ricordare quel magnifico numero di polgy girl, rent free nella sua memoria. ogni tanto, mentre osservava (con assoluta serietà e concentrazione e nessuno uno di pensiero sconcio nemmeno mezzo) la schiena di un javi intento a montargli l'ennesima scrivania, le parole dell'articolo tornavano a stuzzicargli la memoria.
    ovviamente non aveva mai chiesto — strano a dirsi ma preferiva non farsi ammazzare.
    «forse dovremmo prendere spunto da loro» ancora un passo e gli fu sotto, mantenendo però abbastanza spazio tra di loro da evitare di toccarsi; che lo facesse più per se stesso che per Hamish aveva poca importanza «se hai un pennarello..» portò la mano libera sul torace, i polpastrelli a premere sui tatuaggi (brutti) a marchiare le costole «unire i puntini secondo me vale come bonus»
    puntini, nei, linee colorate a bruciare la pelle, cicatrici: libera scelta.
    e se per caso fosse passato il messaggio che avesse ignorato volutamente la battuta sul suo nome, era proprio così.

    CITAZIONE
    ❖ Questo è stato davvero unexpected. sembra proprio che il professor Nathaniel sia appassionato di enigmistica — sapete no? parole crociate, rebus.. unire i puntini per formare una figura. soprattutto in quest'ultimo gioco pare sia diventato un esperto! il suo invito a nientepopòdimeno che Yale Hilton di fare lo stesso sul suo corpo (a suon di baci? furbone) non è passata inosservata, peccato poi non siano risultati anime gemelle. sappiamo comunque che girano dei video, non vediamo l'ora che diventino pubblici! (cit. euge)

    sto ridendo di nuovo, cristosanto.


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    palla ha detto che moka deve fare il bravo ragazzo 🙏 io eseguo.
    e no, ancora non comunica con l'esterno THEY'RE MINDING THEIR OWN BUSINESS
     
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