Posts written by cookie monster

  1. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    2000 / mimesis
    2001 / umbrokinesis
    kieran sargent
    ryuzaki kageyama
    Prima mutilazione della giornata: check. Non era nemmeno stupita, la Sargent, non quando ormai erano anni che accadeva. This is the skin of a killer, Bella. Avevano ragione quelli di Twilight, praticamente la sua autobiografia. Perché la special preferiva pensare a quegli stupidi libri piuttosto che al sangue che zampillava dalla ferita, l’arto abbandonato in terra e l'espressione ferale del mercenario. Preferiva non spostare lo sguardo agli ostaggi, dove aveva paura di trovare di risposte. Perché, cosa succedeva se non le fossero piaciute? Non era un videogioco, non poteva fare restart quando si accorgeva di aver fallito. Ma– ma Kieran era meglio di così, no? Aveva pregato ore e ore, giorni che si stretchavano in un lasso di tempo indefinito, di rivedere quei volti. «tutto sommato, non sembrano così provati» si concesse un’occhiata a Murphy, perché se sapeva di potersi fidare di qualcuno era proprio lei che- non avrebbe mentito, no? E alla fine fu costretta a guardare, quando la stessa Skywalker lanciò un sacco addosso a suo nonno «ma cosa fate?» scandalizzato, rivolto a tutti quei fenomeni che erano ricorsi alla lapidazione, mentre le dita si stringevano per un frangente sull’avambraccio di Murphy per poi lasciarlo andare. Gli ostaggi erano…erano vivi, e tanto le bastava. Avevano visto giorni migliori, ma dopo tutto quello che Kierana aveva letto e visto negli ultimi anni? Poteva tirare un maledetto sospiro di sollievo, e tentare di riportare il proprio battito cardiaco a livelli umani. Rivolse un sorriso stanco, esitante nella sua fragilità a Hold mimando con le labbra tutto bene? anche quando la risposta era così ovvia. Non voleva pensare al giorno in cui era scomaprsa, perché non era il caso di rivivere la figuraccia fatta a San Valentino e– Dio, era stata così stupida. Ed Elisa vorrebbe postare quindi stacchetto. Kieran doveva essersi distratta più del normale per non accorgersi della presenza di Pilar, la gamba distesa per farla inciampare. E uh, sapete cosa? La prima cosa che le venne in mente fu quella di tirarle un calcio così forte che se lo sarebbe ricordato anche nella tomba e quindi lo fece, dando retta ai propri pensieri intrusivi. Nel frattempo, Ryuzaki prese a muoversi come un fottuto ninja killer, lanciandosi verso Jacques e contrastando la sua spallata con una a sua volta nel tentativo di fargli perdere l’equilibrio. Quando Ryuzaki lo vide vacillare, troppo disorientato per rendersi conto di quello che stava succedendo, lo afferrò per i capelli e con una violenza che … aiuto ma siamo in Kill Bill, gli sbatté ripetutamente la testa alla colonna.
    Uh, so there’s that.
    Magari ora si allontanava anche.
    Molto lontano.
    Siamo suicidi e noi che scommettiamo ancora sui vivi
    Sopra i chiodi coi passi di danza
    Fino all'ombra dei fari a scomparsa
    Ti presterei le ali per andartene
    E non tornare davvero, e non tornare mai

    Ti darei il mio carattere per fregare il mondo
    Anche se ti gira contro, non odiare mai


    (2) DIFESA MILO (ryu + mis): spallata jacques
    ATTACCO JACQUES (ryu): gli sbatte la testa alla colonna

    (4) DIFESA KIERAN (kier + twat): calcio
  2. .

    2000

    rebel

    teacher
    beautiful life
    ace of base
    A un certo punto della vita, con dieci esami da dare e altrettanti pg da censire in molti pochi giorni, era arrivato il momento di prendere la situazione in mano. A cazzo duro.
    Il saggio raccontava che al mondo vi era una legge universale, nella quale prima o poi tutti si imbattevano. Quale contorta e oscura legge, vi chiederete. Ebbene, niente di strano, solo la dura legge dello sport. L’anticipazione, le lacrime di gioia e di sofferenza, il momento in cui il cuore sembrava scappare dal petto prima del gol e il rilascio di adrenalina quando finalmente la pluffa entrava nell’anello. Erano tutti sentimenti che accomunavano le persone, non importava da dove venissero o chi fossero. Non importava che fossero quattro cristiani a caso baciati dalla sfortuna, riuniti sotto lo stesso tempo dalla disperazione.
    Il primo cristiano in questione era Kieran. Povera Kieran, trascinata a Madama Piediburro da circostanze di forza maggiore, ossia: la pioggia. Un temporale che annunciavano da giorni, ma di cui aveva perso ogni notizia perché era incapace di accendere la televisione e guardare il meteo. Quanti anni aveva, 50? E TikTok non glielo aveva consigliato, quindi no, quando l’inferno si era scatenato sulla sua testa non era stata pronta a reagire. Aveva solo potuto sospirare sconsolata, e usare la borsa come ombrello di fortuna. Il che, con il senno di poi, era stata una pessima idea. Non aveva tenuto in conto che i disegni che aveva attentamente infilato in borsa si sarebbero bagnati, rovinando le opere d’arte dei suoi piccoli mostri. Ma era sicura che si potesse aggiustare, doveva pur esistere un incantesimo che sistemava questi disastri. I disastri causati dal tempo, non i disegni. Sospirò affranta mentre osservava i fogli sparsi per il tavolo, palmi premuti sulle parti bagnate nel tentare di– non lo sapeva, magicamente asciugare l’acqua. Il che pareva un’ottima soluzione, magari poteva trovare un idrocineta e– «hai intenzione di giocare o sei qui per occupare il tavolo con i tuoi stupidi disegni?» il suo primo istinto fu quello di voltarsi e domandarle bitch are you tf serious rn ma purtroppo, con grande rammarico, non poteva. Conosceva abbastanza Sersha Kavinsky da non voler stuzzicare i suoi istinti omicidi. «non sono miei» sentì il bisogno di spiegarlo alla bionda seduta al suo fianco, che aveva inteso quelle parole come un insulto. Non era scema, Kieran, sapeva leggerle le persone. «e poi cosa state facendo?» voleva intenderlo come un mezzo remark petty, ma uscì genuinamente curioso. Raccolse i fogli che aveva sparso davanti a sé in una pila ordinata e lì poggio alla sua destra, poi compose una nota mentale per ricordarsi di chiedere a qualcuno se sapeva come risolvere il problema. Di certo non avrebbe chiesto alla Kavinsky, che l’unica magia che sapeva fare con la bacchetta era violenta e contro produttiva alla sua situazione. «guarda che se tu che ti sei seduta qui a caso. se non lo sai te» e ok, la ragazza aveva un punto a suo favore, ma non era colpa di Kieran se il loro era l’unico tavolo con dei posti ancora liberi. Perché c’erano altre persone al tavolo, alcune delle quali non conosceva affatto, e la cosa la metteva non poco a disagio. Ma era sicura che avrebbe fatto amicizia! Sperava solo che non si fosse imbattuta in una riunione di Scientology, o sette del genere. Sersha dovette notare l’espressione smarrita della mimetica e il suo silenzio, perché decise di venire in suo aiuto «ci stiamo organizzando per il fantaquidditch, sai cos’è no? spero di sì, non siamo mica a bodie» a Bodie? sI MANGIAVA? «e se vuoi restare qui ti conviene tirare fuori i galeoni per entrare nella lega, non facciamo mica la beneficenza qui» ah no? Peccato, le sarebbe servita visto lo stipendio da fame. E sono le 5 quindi direi che continuerò domani con i casi umani.
    You can do what you
    want just seize the day
    What you're doin'
    tomorrow's gonna
    come your way
    space jam


    tecnicamente è libera, praticamente è una elisainception. ma se volete aggiungervi volentieri! vi beccate solo la crème della crème delle mie bestie ♥
  3. .
    kieran declan sargent
    leia skywalker
    So can we let stars light the way
    Through heavenly rain It doesn't matter where we are
    We're all looking at the same stars
    And the sun fades away
    And my heart beats the same
    Sapete cosa? Sarebbe potuta andare peggio. Kieran era una creatura ottimista per natura, ma alle volte persino il suo entusiasmo veniva trascinato a fondo dalla realtà. Eppure, non aveva ricevuto nessun pomodoro in faccia o era stata chiamata una ciarlatana, quindi la considerava una vittoria. Scese dal palco, perché l’idea di stare lì ancora per qualche attimo le provocava l’orticaria, preferendo collocarsi appena sotto. Si sentiva un po’ come quando, a sedici anni, aveva fatto volantinaggio ed era stata costretta a stare in mezzo alla strada a importunare le persone. Solo che quella volta avevano delle lettere con loro, e anzi di essere una strada aveva scelto un luogo un po’ meno pubblico. Il livello di disagio era lo stesso, in ogni caso. Aspettava con le mani intrecciate davanti al grembo che qualcuno si avvicinasse per eventuali domande, o qualsiasi cosa potesse essere utile. Era sicura di dare un’aria poco naturale, tanto che dovette ricordarsi di respirare. Aveva perso un’occasione per fare il cosplay di uno di quei robot sexy e distopici, cavolo. Ma c’era sempre la prossima volta! Chissà se Halley sarebbe stata d’accordo con la sua idea. Festa a tema apocalisse? Sentiva che andavano di brutto ultimamente. Cercò di essere discreta nel buttare l’occhio in direzione di Nicky e Sunday, ma non riuscì a trattenere un flinch quando si concentrò sulla figura del De13. Se ci fosse arrivata, non avrebbe esitato a strangolare Joe King. Non nascose lo sguardo di disappunto verso il Beaumont-Barrow, le sopracciglia leggermente increspate mentre cercava di ricordarsi la lista di buoni motivi perché non sarebbe stato consono fargli una lavata di capo in quel contesto. Preferì passare oltre, verso il ragazzo che aveva tenuto per ultimo perché fin troppo personale. Kieran non conosceva Madein Cheena, o almeno non a livello personale, così come il resto di quella che una volta era stata la sua famiglia. Trovava difficile approcciarli, impacciata e spaventata di compiere un passo falso e di farsi odiare, quindi aveva sempre optato per osservarli da lontano e aspettare il momento giusto. Faceva eccezione Caleb, ma il loro rapporto era sempre stato particolare. Quindi, era lecito che al momento si trovasse in difficoltà ad affrontare Fake. Avevano la stessa età e entrambi conservavano il ricordo di Hogwarts, seppur ben differenti, ma c’era qualcosa sotto la pelle del Cheena che lo rendeva diverso dai suoi coetanei. Non riusciva a identificarlo con esattezza, ma aveva la sensazione che ne avrebbe avuto tutto il tempo. Perché Fake si stava avvicinando a lei, e c’era una fragilità nel suo portamento che conosceva fin troppo bene. Era la stessa che aveva indossato prima di conoscere i suoi genitori, la stessa di cui ancora non si era liberata del tutto. «io c’ero nella tua? loro lo sanno?» Oh, Fake. Non era spesso che la Sargent si trovasse a rivangare il passato, perlomeno non il proprio, ben conscia che fossero due capitoli separati e indipendenti della propria vita. Non si riconosceva nella lettera di Leia, una nota discordante si rifiutava di rientrare in canoni ben precisi, eppure vi era una costante che nemmeno il tempo era in grado di limare. La Skywalker aveva dipinto la sua famiglia con una tale vividezza che le parole prendevano vita sulla pagina e quasi poteva illudersi di conoscere quegli sconosciuti. Kieran azzardò ad allungare una mano per stringere il braccio di Fake, l’unico gesto di conforto che poteva offrirgli in assenza di linee guida da seguire- fino a che punto poteva spingersi, prima di renderlo troppo? «certo che c’eri. c’era tutta la famiglia» sì, sarai sempre famiglia una tacita implicazione che Fake aveva bisogno di sentire comunque. Era a un passo dal citargli Lilo e Stitch, ma aveva deciso di non rivelare subito al Cheena tutti i suoi fantastici lati. Gli sorrise, gli angoli degli occhi a sollevarsi e a farsi più gentili, cercando nel suo piccolo di rassicurare il ragazzo «ma non tutti sanno, almeno non ancora. ci siamo io, te, murphy, nonno sin, mio fratello caleb» e gli innumerevoli zii e cugini che al momento non erano importanti, non era il caso sopraffare Fake «sto ancora lavorando sugli altri, sai, tipo tbd» un po’ come figurine in un album panini, Kieran li stava collezionando uno ad uno con i suoi tempi. Rimosse la mano dal braccio di Fake, le unghie ora impegnate a stuzzicare le cuticole dell’altra mano in un gesto nervoso «qualche volta ci troviamo la domenica a pranzo a casa di nonno- di sin, intendo. potresti venire, se vuoi! davvero una cosa tranquilla, per stare insieme» tentò un approccio totalmente chill, ma credeva di star fallendo nel modo in cui iniziò a vibrare come un diapason, entusiasta all'idea di avere tutti insieme per una volta «puoi portare anche un amico, se vuoi. se ti senti più a tuo agio. o no! cioè, non sei costretto a venire se non vuoi» aiuto, dov’era l’aiuto da casa quando serviva. Qualcuno che le tenesse la manina e le leggesse Wikihow ad alta voce.
    keeper
    mimesis
    2000
    same stars
    christina novelli
  4. .
    kieran declan sargent
    leia skywalker
    So can we let stars light the way
    Through heavenly rain It doesn't matter where we are
    We're all looking at the same stars
    And the sun fades away
    And my heart beats the same
    C’erano volte in cui non desiderava altro che prendere la testa di Leia Skywalker e aprirla in due, sporgersi oltre il bordo sulle punte dei piedi per spiare dentro a quel cosmo che ancora le sfuggiva. Dubitava che qualsiasi cosa vi avrebbe trovato le sarebbe piaciuto, dall’assaggio che aveva vissuto nelle lettere dal futuro. In quel momento le sarebbe piaciuto prenderla per le spalle e scuoterla ripetutamente, chiedendole perché avesse deciso di destinarle a quel ruolo tanto importante quanto paralizzante. Lasciò vagare lo sguardo sui capi delle persone radunate nella stanza, gli occhi nocciola a scivolare sui volti dei presenti in cerca di uno in particolare, una chioma di capelli corvini e un sorriso che conosceva bene. Era solita condividere quei momenti con lei, trarre la sua forza dalla guerrigliera, ma Gwen non era lì in quel momento. Era una adulta, poteva farcela. Quello il mantra che continuava a rimbalzare da un neurone all’altro, ma che sembrava fare poco. Aveva bisogno del Lexotan, o di una sana dose di sangria «Che dici, FantaRivelazione?» o di un po’ di gioco d’azzardo, perché no. Poteva non avere Gwen con lei, ma non poteva lamentarsi della compagnia: Halley Oakes le piaceva. E sì, era vero che alla Sargent piaceva la maggior parte della popolazione mondiale, but still. Alla menzione del FantaRivelazione, il volto della mimetica si illuminò, ogni pensiero ad appesantire le spalle ora sollevato- era come i cani, bastava distrarla con un gioco. «3 partecipanti a testa. -5 punti a chi sviene, -10 a chi inizia ad insultarci, -20 a chi prova a sfasciare il locale, -100 a chi tenta di ucciderci» la special iniziò a tenere il conto sulle proprie dita, e non poté trattenere una piccola smorfia ad ogni reazione negativa. Sperava solo che il Captain Platinum ne uscisse più o meno integro, non se lo sarebbe mai potuto perdonare altrimenti. «Spero che nessuno provi ad ucciderci» anche se, a guardarsi intorno, i soggetti presenti non parevano così affidabili. Almeno potevano contare su Joe e Zelda, o almeno così credeva- non li conosceva abbastanza bene ma voleva sperare che il Generale dell’Esercito potesse riportare l’ordine. «Facciamo così: -10 se ci rovesciano il drink addosso e -20 se iniziano a lanciarci cose» come i pomodori marci ai buffoni, stessa cosa. Kieran era ottimista per natura come Halley, ma era abbastanza realista da sapere che quella rivelazione sarebbe stata ben diversa dalla prima- specie con il periodo delicato che stavano attraversando. Ma non poteva più aspettare. «mentre per i bonus...+5 a chi rimane impassibile? +10 a chi fa domande intelligenti, +30 a chi ci aiuta a schiantare gli altri e +100 a chi è contento della notizia» dovevano…schiantare genter? Kieran @ telecamera: aiuto. Avrebbe voluto avere lì Hold come supporto morale. Ma aveva preferito tenerla fuori da quella delicata questione. E perché egoisticamente aveva paura che la vedesse diversamente- sì, sì okay aveva come fratelli delle figure discutibili ma non era quello il punto. Prese due fogli di carta e due penne dal bancone (sì, i proprietari li tenevano lì per giocare a tris) e li passò ad Halley per scrivere i nomi dei loro campioni. «chi prende più punti vince un milkshake al bde» Kieran era più che seria, evidentemente non le era ancora capitato il gelato con lo sputo. O altro. Fa schiuma ma non è sapone. Lasciò che Halley desse il benvenuto alle loro vittime, poveri agnelli del Signore, mentre tentava di tamponare il nervosismo con delle arachidi. Ugh, ma dov’era il sale? Come minimo erano come quelle sottomarca dell’Eurospin e stava tutto in fondo. Un numero indeterminato di minuti dopo -quando ormai le arachidi erano state tutte aspirate- la Sargent decise che fosse arrivato il momento di prendere le redini della situazione in mano. Come un adulto avrebbe fatto, cosa che lei era. Sì, assolutamente un adulto funzionale. Niente da vedere lì. Si fece strada verso il piccolo palco rialzato che stava verso il fondo del locale, niente di vistoso, letteralmente un gradino che aveva scelto generosamente di chiamare palco. Ma era meglio di niente, e lo spazio le sarebbe servito per lo spettacolo che lei e Halley avevano preparato. Kieran aveva chiesto gentilmente a un suo amico di metterle a disposizione il suo potere, così che potesse imitarlo- ah, aveva sempre amato la realtà artistica. Batté le mani in aria per richiamare l’attenzione -o almeno sperava, sarebbe stato mortificante il contrario- e cercò di ignorare tutti i paia di occhi su di lei. Menomale che dall’altra parte del palco c’era Halley. «Buonasera! Benvenuti alla nostra umile festa» inserire risata generale e musica d’atmosfera «sono sicura che alcuni di voi si staranno chiedendo il perché del loro invito, ma non temete vi posso assicurare che non abbiamo sbagliato indirizzo» tentò di rivolgere un sorriso incoraggiante e caldo a tutti i presenti, sperando di infondere la stessa giovialità che (non) sentiva «e che festa sarebbe senza una sorpresa?» fece cenno ad Halley di avvicinarsi e di mettersi al suo fianco, in quel momento aveva bisogno di un supporto morale di cui poteva sentire la presenza. «Siete familiari con il film Ritorno al futuro? In pratica, il protagonista Marty McFly riesce a viaggiare nel passato grazie a una DeLorean modificata. Qui incontra i suoi genitori quando erano ancora giovani e finisce per stare lì per qualche tempo prima di tornare al suo presente» cercò quella scintilla di comprensione negli occhi dei presenti, o forse erano troppo gen z per conoscere un film del genere. Forse avrebbe dovuto cercare un’analogia più vicino ai loro tempi, magari Dark. «Ora, immaginate di trovarvi in questo film e di essere tutti dei Marty McFly e che anzi di essere negli anni 80, ci troviamo nel 2043» sperava non ci provassero con la propria madre, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Si mosse verso il centro del palco, evocando affianco a lei i paesaggi desolati di cui aveva letto e riletto all’Istituto, città devastate da guerre e famiglie lacerate dalla Malattia «malattie senza cura e interminabili guerre hanno devastato il mondo come lo conosciamo, è ormai chiaro che qualsiasi futuro si prospetti, non è uno in cui vale la pena di vivere» ma non le sarebbe dispiaciuto, o almeno quello avrebbe confessato un Leia Skywalker nei suoi momenti più fragili. Ma moving on «e qui la sorpresa di cui vi avevo parlato! e se vi dicessi che un gruppo di maghi e special avessero trovato un modo per tornare nel passato? niente di fantascientifico, semplicemente sono riusciti a sfruttare la cronocinesi in un modo che non si credeva possibile fino a quel momento. tornare indietro per trovare una soluzione a quei problemi che affliggevano il futuro, questo il loro scopo» inserire figure morenti sul pavimento, famiglie che piangevano e bambini che si stringevano al petto della madre- sì, con tanto di pianti drammatici in sottofondo. E poi! All’improvviso! Una fiammata con tanto di scintille sceniche a rivelare un gruppo di eroi con i volti dei presenti «hanno radunato dei volontari da mandare indietro in anni diversi sotto forma di neonati, ogni memoria del futuro cancellata se non per le lettere scritte dagli stessi volontari e spedite nel passato insieme a loro» cercò nel pubblico quella scintilla di comprensione, o i pomodori ad emergere dalle loro tasche. Non era certa che avessero capito, dopotutto diversi tra i presenti erano uomini, e si sapeva che faticavano a comprendere dei concetti semplici. Fece un cenno del capo ad Halley, che durante la narrazione era scesa dritta nelle fauci della bestia, così che iniziasse a distribuire le lettere agli invitati. Sì, l’istituto inglese era un’istituzione seria e aveva conservato la copia delle lettere dei volontari inglesi. «Volete sapere il plot twist? Siete voi quei volontari, sorpresa!» per la prima volta in vita sua, dovette sforzarsi per sollevare gli angoli della bocca e fingere un entusiasmo che non sentiva- anzi. era già pronta a schivare oggetti volanti. Chissà quanti punti avrebbe fatto al FantaRivelazione. «Se avete dubbi e domande siamo qui, capisco che non sia un concetto particolarmente facile da digerire» e che fortuna avere un altro custode tra le loro fila! Avrebbe trovato il modo di trascinare la prole Barrow in mezzo, facevano sempre comodo un paio di bersagli in più.
    keeper
    mimesis
    2000
    same stars
    christina novelli


    PSA: potete ancora rispondere alla rivelazione anche se non avete postato l'entrata!
  5. .
    kieran sargent
    So we found our way back home
    Let our cuts and bruises heal
    While a brand-new war began
    One that no one else could feel
    Vi lascio questa perla che ho scritto sotto effetto degli allucinogeni di Carmen.

    Kieran viveva la vita alla giornata.
    Beh, viveva.
    Lei prendeva tutti sul letto.
    Era imbarazzata? Si. Ma l’avrebbe superato, ckme aveva superato molte ckseZx x. Beh certo he voleva vedere Hold quando voleva, anche in più modi di uno, se glielo avesse permesso. Vabbè più aveva i suoi pensieri, uno si chiede quali? Pensiero. Normali. Assolutamente normali da persona. xhE pensava. E si, le aveva rubar una maglia. Cos’ era di male? Niente.

    Incredibilmente, Kieran era sobria. Avrebbe preferito non esserlo in quel momento, ma non era stato uno dei pensieri principali quando era uscita di casa- non che avesse alcolici in giro, se non una triste bottiglia di vino sottomarca da qualche parte. Trovava che mantenere un comportamento degno di un essere umano inserito nella società fosse già difficile così, figurarsi se avesse stappato quella bottiglia. Kieran voleva. Voleva tante cose, alcune più impossibili di altre, come premere nuovamente le labbra su quelle della Beer. «n-no figurati. Non serve. Cioè puoi farlo quando vuoi. Vedermi, dico. Puoi vedermi quando vuoi.» Era difficile articolare la moltitudine di emozioni contrastanti che ribolliva sotto la pelle, se non con versi poco intelligenti e umani. A cui, per ovvie ragioni, al momento non si poteva abbandonare. L’unica cosa che poteva fare era cercare di darsi un contegno, almeno all’esterno, anche se era dannatamente difficile quando Hold le diceva quelle cose- anche lei era umana «attenta, potrei davvero approfittarne…» non era seria, non del tutto, sapeva che poteva essere molesta alle volte e che Hold non fosse davvero seria. Sapeva bene che alle volte le persone dicevano cose tanto per dirle, e con il prenderle sul serio si sarebbe solo fatta del male. Ma quello non l’avrebbe fermata dallo sperare. «intendo...si insomma. Il cane. a casa tua ci vengo, certo. Ero venuta qui proprio per questo» anche perché come poteva essere altrimenti, quando la Beer se ne usciva così? Chissà se era possibile avere un infarto a vent’anni. Aveva letto da qualche parte che era possibile, anche se avrebbe preferito non fare quella figuraccia. Sì, considerava avere un infarto davanti alla sua crush una figuraccia, non una grave condizione medica. PERCHé ERA VERO!!! E TERRIBILE!!! Ma doveva fingere di essere cool e collected, perché funzionava sempre nelle ff che leggeva. «anche tu?? perché» quell’ultima parola fu un sussurro, a malapena udibile sopra il chiasso delle padelle e del sangue ad andarle alla testa, così sbalordito che i suoi piani di essere cool andarono in fumo all’istante. Ma chi voleva prendere in giro aiuto non aveva idea di come si facesse quella cosa- cosa? lA ViTa. «cioè nel senso, puoi venire quando vuoi. anche te.» TITLE OF YOUR SEXTAPE «non mi piace stare da sola» mormorò con lo sguardo a cadere sulle pentole, le parole ingarbugliate tra la lingua e i denti, un’ammissione che sperava non avrebbe preso troppo seriamente. Difatti, le bastò intravedere la figura di Jack a seguirle perché il viso riprendesse il suo usuale bagliore. Gli animali avevano quell’effetto su di lei, anche se erano dei clicker killer. Tenne la porta aperta con il piede per Jack, mentre cercava di bilanciarsi tra le padelle ancora strette tra le braccia, per poi seguire Hold dentro casa sua. Era sicura che sapesse dove andare, non era la prima volta dopotutto. «e sai cosa? SAI COSA? farà meglio a non tornare affatto» uh, forse non avrebbe dovuto parlare di Justin. Pessima idea ABORT ABORT. Poggiò le padelle sul ripiano per darsi qualcosa da fare, ma soprattutto per non pensare di aver invitato Hold a casa sua. Da sole. E Jack, che era scappato da qualche parte- a distruggere qualcosa, probabilmente. Come Sheldon il Golden Retriever, che se non vi è capitato male malissimo. «quindi. Cosa cucini? ti aiuterei, ma rischierei di avvelenare entrambe» menomale che ci aveva pensato lei a cambiare discorso, in maniera non subtle ma nessuna delle due lo era. Mai. «uh. oddio, non ci avevo pensato» niente, nemmeno finse che l’unico neurone che rimbalzava ancora in testa funzionasse. Poggiò i pugni sui fianchi, studiando attentamente le sue teglie come se potessero darle l’ispirazione divina «ma sai cosa? improvviserò! that’s showbiz, baby» più Elisa scrive e più si sente strafatta, ma cosa sta succedendo «e non potresti mai avvelenarmi, parola di scout!» in fact, she could «almeno non pelando delle banane? spero?» si sporse across il bancone per afferrare delle banane mature che erano state dimenticate in una ciotola, praticamente spingendole verso la Beer. Si mosse frenetica per la cucina a recuperare tutti gli strumenti necessari, dalla frusta, agli ingredienti nel frigo e le scodelle- tutto, tutto, pur di non affrontare l’elefante nella stanza. Ma dovevano, vero? Non poteva vivere con certi pesi sulla coscienza, non quando l’aveva già fatto per troppo tempo. Era tutto così imbarazzante!!!! Voleva davvero morire. Sicuramente Hold l’avrebbe presa per una povera scema «sai a cosa stavo pensando? a quando ci siamo baciate hahah ma pensa. così, a caso! assolutamente la prima volta che ci penso» cristo santo stava sudando, forse freddo o forse no era difficile dirlo, voltò marginalmente il capo per spiare l'espressione di Hold, le dita a stringere il davanzale in cerca di supporto «ma forse lo fai spesso con i tuoi amici???? love language sai» MA COSA NE SAPEVA LEI
    JACK DOVE SEI
    chiamate un'ambulanza
    sì, per lei.
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    2000
    rebel
    mimesis
  6. .
    kieran sargent
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    While a brand-new war began
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    Kieran ammetteva che l’idea era buona, ma l’esecuzione era finita per essere un disastro. Come era successo innumerevoli volte nella sua vita, ad essere sincera. C’erano delle volte in cui pensava di trovarsi in una grande candid camera, peccato che fosse lei l'artefice delle sue stesse burle. Una sabotatrice, un pagliaccio, la lista andava avanti, quasi chilometrica. «ma cosa ci devi fare con tutte queste pentole, vuoi replicare il pranzo domenicale di sin—» fu impossibile, non notare il modo in cui la Beer si irrigidì, la bocca a serrarsi e lo sguardo di qualcuno che avrebbe voluto che il terreno si aprisse sotto di loro a posarsi sulla Sargent. Kieran, dal canto suo, iniziò a tremare. Il petto vibrava e si espandeva, le labbra una perfetta replica di quelle di Hold: serrate nel tentativo di non scoppiare a ridere. Alla fine, non ce la fece a rimanere seria. «scusa, non volevo, cioè— aspetta» trovò adorabile il modo in cui Hold andò in panne, cosa che in realtà accadeva spesso- voleva dire che quel moto inspiegabile di affetto e voglia di premere le labbra su quelle di Hold era frequente? Sì, certo, non l’avrebbe negato come una codarda qualsiasi. Che poi non lo ammettesse ad alta voce era un’altra storia. «tranquilla, non fa niente. era divertente» non voleva che la gente pensasse di non poter più scherzare intorno a lei nel timore che si spezzasse, quando per lei la risata era la medicina più efficace di tutte. Oddio, aveva appena pensato una cosa da vera mamma boomer di Facebook che imbarazzo. «Stavi venendo da me? Volevi— volevi vedere me?» la confusione di Hold le fece mancare un battito, il timore di aver frainteso qualsiasi segnale a farsi strada in lei senza alcun motivo apparente- ma no, Hold era fatta così, era confusa di suo! «ho... Ho accidentalmente preso qualcosa di tuo, dal campo base? ti ho rubato lo spazzolino da denti? Il cuscino?» il ghiaccio che aveva paralizzato la Sargent per qualche secondo si sciolse di colpo, e per la seconda volta le venne da giggle. Oddio, ma quanto era pirla la Beer. Ti prego continua. Fu salvata dal peso di alcune pentole, ed immediatamente ne approfittò per avvicinarsi alla ragazza e sollevarsi sulle punte, rimanendo per qualche momento ad osservarla con un ghigno sulle labbra «perché, ho bisogno di una scusa per vederti?» sì, ma questo la Beer non doveva saperlo, perché non voleva passare per patetica. Cioè, secondo lei lo pensava già, almeno un po’. quindi magari meno patetica?? Vabbè. Ritornò nuovamente con i piedi per terra (ma quando mai) e concesse a Hold un po’ di spazio «ma riflettendoci mi manca una maglia, forse l’hai rubata davvero te» stava scherzando, duuuh, certo che aveva perso una maglia ma dubitava che l’acidocineta fosse la colpevole. Unless? Ma amen, poteva sopravvivere senza, ne aveva altre dieci di band tees. Poi, finalmente, Kieran si concentrò sulla seconda cosa più importante lì: il cane. Fremeva dalla voglia di correre verso casa Case-Beer e rubarsi Jack, ma riconosceva che tale comportamento sarebbe stato visto come: criminale e assolutamente unhinged. Non era colpa sua se amava gli animali fatele causa. «sei proprio sicura? Guarda che ho quasi avvelenato Jack per davvero. Sono un po’......... Eh. Tendo a perdere il controllo, questi giorni. Sono irritabile. Se becco Justin lo strozzo.» era l’ennesima volta che glielo chiedeva, e Kieran si trovò costretta a ruotare gli occhi al cielo, ma in maniera affettuosa. Presa da un raptus, allungò la mano per prendere tra la sua quella di Hold, e la tirò verso di sé per invitarla a camminare verso casa «sono sicura al 100%- anzi! Al 110%. E se vuoi puoi portare anche Jack» leggasi anche come: ti prego ti prego ti prego porta Jack. Ma non poteva imporsi fin troppo, quindi si limitò ad usare la tattica degli occhi da cerbiatto, che mai aveva fallito fino a quel momento. «Mh. A proposito, Justin non è più tornato a casa?» HHHH way to kill the mood, davvero. Ma Kieran si preoccupava per tutti, ma quando si trattava dei suoi amici, lo faceva sempre un po' di più.
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    rebel
    mimesis
  7. .
    kieran sargent
    So we found our way back home
    Let our cuts and bruises heal
    While a brand-new war began
    One that no one else could feel
    Non sapeva da quanto tempo fosse seduta per terra, potevano essere passati pochi minuti come delle ore. A giudicare dal formicolio al piede destro, supponeva che fosse passato abbastanza tempo. Kieran non aveva mai notato quanto il suo appartamento fosse silenzioso fino a quel momento. Di solito, quelle stanze erano animate dal suono delle risate e delle discussioni dei suoi amici, parenti, o anche solo conoscenti che aveva trascinato oltre la soglia di casa. Chissà che fine avevano fatto, quanti di loro fossero sopravvissuti. La special aveva saputo di ciò che era successo a Stonehenge, di come avevano perso la guerra. Del prezzo che i suoi compagni avevano pagato.
    Era grata di quella solitudine, perché se avesse avuto davanti uno di loro non avrebbe saputo come comportarsi. Ogni parola, gesto, le sarebbe perso fin troppo piccolo e futile davanti all’entità di ciò che era successo. Avevano perso tutto, cosa ne poteva sapere lei, che con quei poteri ci era nata. Che non era mai diventata schiava di un dittatore. Che per quanto avesse ucciso, non aveva mai sterminato milioni di persone.
    E quindi era rimasta in casa, le uniche eccezioni le visite al QG, o le apparizioni fuori dall’uscita per ritirare le buste di DeliverHowl. Una cosa era certa, la ragazza che la fissava allo specchio ogni qual volta faceva l’errore di alzare lo sguardo non era la stessa che era partita per la guerra un mese prima. Esausta, logorata dentro, con un groppo in gola che non voleva saperne di andarsene. Aveva smesso di piangere solo perché si era prosciugata tutta l’acqua che aveva in corpo. Perché piangi? Cos’hai da piangere? Avrebbe voluto saperlo anche lei, disperatamente. Forse era diventato tutto un po’ troppo, troppe emozioni, troppi eventi, troppe morti, perché le esili spalle della Sargent sopportassero il peso di tutto. Voleva solo seppellire il volto nel petto di qualcuno e farsi stringere, qualcuno che soffiasse tra i capelli che sarebbe andato tutto bene, non importava quanto al momento sembrasse andare tutto a rovescio. Eppure, al momento aveva solo le sue braccia a stringere le ginocchia, seduta sul freddo pavimento della cucina.
    Si bastava così.
    Andava tutto bene.
    O lo sarebbe andato.
    Forse, se fosse partita a rimettere al apposto i frammenti che ancora stringeva in mano, avrebbe potuto uscire da quel limbo. Il più evidente tra loro, il più colorato e discordante, era quello che riguardava Hold. Non l’aveva fatto apposta ad evitarla per un mese, era stata una coincidenza dettata dalle circostanze e il fatto che la Sargent aveva dei problemi a relazionarsi con il mondo aveva giocato un ruolo non indifferente. Per farla breve: era gay e awkward. Cosa si diceva a qualcuno che ti aveva sbattuto al muro e baciato? Non ne aveva idea, le fan fiction lo facevano sembrare più facile e organico di quanto non fosse in realtà. E in ogni caso, rileggerle non aveva aiutato. Così come era stato inutile anche WikiHow. Un affronto, davvero, essere abbandonata a se stessa- e no, non avrebbe chiesto a Murphy o Run, che avevano cose più grandi di cui preoccuparsi.
    Stava impazzendo. Doveva uscire da quella stanza, da quella stanza- fare qualcosa che non fosse marcire sul suo pavimento. Forse affrontare quell’enorme elefante nella stanza l’avrebbe fatta sentire meglio.
    Tempo di radunare qualsiasi pentola e teglia avesse in casa -dieci anni- e si trovò fuori dalla porta.
    Alla luce del sole, finalmente, accecata come un vampiro che viene esposto alla luce per la prima volta dopo decenni. Stessa espressione disturbata, come Elisa che scopre che le hanno messo Stefan Salvatore a fare il capitano Kirk.
    Cucinare l’aveva sempre fatta stare meglio, e lo stress cooking era esattamente quello di cui aveva bisogno al momento. Di certo, presentarsi a casa di Hold come scusa per preparare torte per l’intero vicinato aveva plenty of senso.
    «vuoi una mano con quelle?» sobbalzò, la Sargent, strappata dai propri pensieri da una voce fin troppo familiare. Ma quando aveva camminato così tanto? E da dove spuntava la Beer? Ma soprattutto: era uscita in pigiama? Non giudicava, Kieran, non pensava di essere in condizioni migliori. «uh? ah- sì, sì magari» tentò di sollevare un braccio per porgere alcune di quelle pentole a Hold ma- no, ma come faceva erano troppe l’una sopra l’altra, le sarebbero cadute tutte a terra. «forse mi serve una mano. non riesco a muovermi» UGHHH ma che demente, ma perché tutte a lei. Ora Hold avrebbe pensato che fosse del tutto andata, a girare con mille padelle tra le braccia e in tenuta da casa. «stavo-» si bloccò, trovando difficile mantenere lo sguardo della special. Ondeggiò sui talloni, la punta della lingua a premere nervosa sul labbro superiore. Ma sì, fuck it we ball. «stavo venendo da te. sì, a cucinare. perché quando sono stressata cucino. e poi- e poi volevo vederti» stava arrossendo? Era già rossa? Forse Hold nemmeno poteva vederla da lassù anche perché- oh, stava quando il cane.
    No aspetta.
    Quale cane.
    «sai cosa? forse è meglio se venite entrambi da me. cioè, se vuoi venire. figuratidavveronoproblem» aiuto.
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    mimesis
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    kieran sargent
    I was left to my own devices
    Many days fell away with nothing to show
    And the walls kept tumbling down
    In the city that we love
    Kieran Sargent non aveva un osso passivo-aggressivo in corpo, nemmeno sapeva la definizione della parola. L’unica cosa che le si poteva rinfacciare era la sua completa incapacità di connettersi con il prossimo, stabilire una relazione che non si basasse sulla reciproca ossessione su un attore o un libro appena letto. Quindi sì, era difficile connettersi con un vecchio, un boomer che scommetteva nemmeno avesse TikTok. Se lo shentiva, Caleb aveva la classica faccia da persona che guardava i reels di Youtube, e poi cercava di gaslightarti dicendo che fossero come TikTok. Ma Kieran sapeva bene la verità: i cinesi non si potevano sostituire così facilmente, nessuno le leggeva nel pensiero come loro. «chiamami pure brooke, se vuoi» ODDIO MA! No, eddai, stupido Lane. Non poteva farle quello, aveva appena detto che non avrebbe bondato con lui! Che era offesa! Spalancò gli occhioni nocciola, il ritratto perfetto del Gatto con gli Stivali (di cui non si ricordava il nome, canon si chiami così), e il tono di voce si fece conspirational «ma come brooke di beautiful?» non era colpa sua, se negli anni si era piazzata sul divano di Barry insieme a Sandy a guardare le soap operas. Ormai aveva una certa cultura, le sue battaglie su Tumblr, roba che il fratello non poteva nemmeno immaginare. Con quel singolo nome aveva liberato una bestia famelica che non aspettava altro che parlare di Beautiful, nonostante non fosse né il luogo né il momento. Si sentiva rinata, altro che vomitino nel vicolo. «da qualche parte, più tranquillo magari. vuoi fare merenda?» UGH STUPIDO CALEB!!! PARTE DUE!! PARTE INFINITA!!! Ne sapeva una più del Diavolo, era chiaro. Purtroppo, in lei scorreva lo stesso sangue di Murphy, e prenderla per la gola era facile quanto rubare a un bambino, cieco e sordo. E legato. Poggiò una mano sullo stomaco, la sgradevole sensazione del pranzo appena rimesso a salirle alla mente- eh, le sarebbe piaciuto ma al momento voleva ancora morire. E tanto avrebbe detto a Caleb, se fosse stata una persona normale, in grado di funzionare come il resto del genere umano. Invece, ancora una volta, aveva il presentimento che rifiutando l’offerta il fratello le sarebbe sfuggito da davanti per l’ennesima volta. «hai ragione, è sempre un buon momento per fare merenda» posseduta da un qualche antico spirito maya, prese il fratello a braccetto per lasciarsi condurre, un sorriso più sincero del precedente a fare la sua comparsa «ma magari solo un tè per me» non si era mica appoggiata al fratello per niente, ancora sentiva le gambe instabili sotto di lei, il leggero tremolio alle mani. «hai un posto preferito? madama piediburro è ottimo, e fidati ho fatto il tour di tutte le sale da tè di hogsmeade» e poi c’era il piccolo particolare che era stato da Madama che aveva condiviso (kinda, nel suo cuore valeva) una torta con Hold. Il che non voleva dire niente nel grande schema delle cose, ma aveva dei bei ricordi ok!!!! SAFE SPACE!!!! Ed Elisa si era scordata fossero andati a un bar a caso ma ok, sorvoliamo. «conosci meglio di me il gruppo: sai chi sentire?» se non le avesse fatto un po’ paura, avrebbe sollevato gli occhi al cielo. Che domanda stupida bro, davvero non sapeva chi fossero gli adulti responsabili all’interno della Resistenza? Nessuno, aveva ragione. «duuuh certo che sì, brooke. will, may, nelia, mamma» nell’elencare i nomi sulle dita, si interruppe di colpo. Aveva- aveva appena chiamato Murphy mamma? UGH CHE IMBARAZZO. Però era vero, che ci poteva fare. E le priorità erano priorità. «papà, invece» aggiunse, perché ormai doveva salvarsi in corner in qualche modo «non so che fine abbia fatto, quindi niente.» Seppur Shot non facesse parte della Resistenza, era sempre stato un punto di riferimento per lei, ma dubitava che quella volta avrebbe potuto fare affidamento sul Deadman. «non ti biasimerei, se anche noi due avessimo un’idea diversa dalla mia su ciò che sarebbe giusto fare in questo caso» si accomodò su una delle sedie al tavolino, invitando il fratello a fare lo stesso: le stava venendo male al collo. Si prese un paio di momenti per osservarlo, e con osservarlo intendeva cercare fortissimo di entrargli nella testa, ma alla fine ci rinunciò- era più impassibile di un opossum siberiano, e diceva tante cose sul conto del Lane. «perché, qual è la tua idea?» HHHH ma in che senso Caleb. IN CHE SENSO. Ecco che l'aveva confusa, non che ci volesse molto.
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    kieran sargent
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    And the walls kept tumbling down
    In the city that we love
    Era difficile mettere a parole la complicata dinamica familiare che univa gli Skywalkers. Non perché vi fosse qualche bizzarro intrigo o situazione scomoda, ma perché quando la mente di Kieran accennava a contemplare determinate presenze nella sua vita, un moto di rabbia e frustrazione finiva con il farla indietreggiare violentemente. Non era una persona rancorosa, la Sargent, qualsiasi persona avesse incrociato il suo cammino poteva attestarlo. Eppure, c’era qualcosa nella scomparsa di suo padre che non riusciva a perdonare. No, non ti preoccupare Kieran, starò qui nel paraggi. E invece, indovinate chi non era rimasto nei paraggi? Era stata fin troppo ingenua ad aggrapparsi a quelle parole, una bambina che ancora bramava l’approvazione e l’affetto di un’ombra che aveva passato ad inseguire per tutta la sua vita. Una fotografia stropicciata che aveva trovato piegata tra le pagine di un fascicolo, le parole sbiadite di una lettera che era stata letta così tante volte da essere stata consumata. Alla fine, Chariton non era mai tornato. Ma andava bene così, perché lei, sua madre e i gemelli avevano smesso di aver bisogno di lui anni prima. Davvero, non le mancava per niente, non ci versava lacrime la notte ripetendosi che era stato tutto inutile, e che aveva fallito Leia. «ehi, kier.» le spalle di Kieran si irrigidirono, e la mimetica dovette impiegare tutte le forze rimanenti per non voltarsi immediatamente. Non era Shot, ma per quello che ne sapeva sarebbe potuto esserlo. Caleb Lane e Chariton Deadman erano simili ai suoi occhi, anche nel loro vizio di sparire nel nulla. Per la prima volta nella vita, Kieran non sapeva che fare. Era spaventata e furiosa dall’annuncio appena sentito, e ora un fratello che a malapena poteva chiamare tale era resuscitato dagli inferi dopo mesi e mesi di silenzio. Voleva piangere, e ridere, ma soprattutto trovare rifugio in un paio di braccia e fingere che nulla di tutto ciò stesse accadendo. Ma non poteva, e l’unica cosa che poteva fare era affrontare una situazione per volta a testa alta. Non era una codarda, Kieran. Non fuggiva quando la vita si complicava. Si prese il suo tempo per tirare fuori il fazzoletto dalla tasca dei jeans e rimuovere i rimasugli di vomito, per poi voltarsi come se nulla fosse. Poker face, come disse una volta Lady Gaga. «ehi. ciao. logan.» ok, ok forse non era il migliore inizio. Ma ci stava provando, ed era quello che contava. Non gli sorrise, perché non c’era un nulla da sorridere, dondolandosi sulle punte e sui talloni per scaricare l’energia nervosa. Doveva abbracciarlo? Con chiunque altro l’avrebbe fatto, ma Caleb non rientrava in questa categoria. La mimetica non aveva ancora elaborato il loro rapporto, non voleva compiere un faux pas e finire con il farsi odiare. O peggio, far andare via anche lui. Lo osservò chinarsi sulle ginocchia, non poté fare a meno di pensare che in un altro momento sarebbe stato molto comico, e poi il sacchetto di plastica. Ugh, maledetto Logan, come osava essere gentile. Doveva rimanere un mostro così poteva odiarlo!!! Ogni volta che se ne tornava nella stupida America!!! Dal suo stupido lavoro da spia!!!! «va tutto bene, va tutto bene.» eh, insomma. Accettò la busta, tanto per darsi qualcosa da fare e non rimanere impalata. Qual era il prossimo passo, socialmente parlando? «mh, sì, grazie. e sto bene! benissimo, non ti preoccupare» si sistemò una ciocca di capelli corvina dietro l’orecchio, cercando disperatamente di mantenere lo sguardo del fratello. Voleva davvero piangere. Era in pre ciclo? Probabile, si sarebbero spiegate molte cose. Cercò di darsi un contegno, perché odiava essere un peso, tanto più per qualcuno che a malapena conosceva. E che probabilmente le stava parlando solo perché perché condividevano del DNA. «ce la fai a camminare?» sinceramente? Aveva paura di inciampare al primo passo, ma se lo tenne per sé. Invece, decise di alzare un super thumb-up in direzione del fratello e in faccia si dipinse un sorriso più falso di quello di Giuda «ma certo!» mamma aiuto vienimi a prendere, literally. E per farsi venire a prendere c’era un’informazione chiave che doveva sapere «dove stiamo andando?» ma che ne sapeva lei, avevano iniziato a camminare a caso. Però, grande Kieran, si meritava una pacca sulla spalla per non essere inciampata sui propri piedi. Al momento, voleva solo un po' d'acqua per sciacquarsi la bocca, ma ovviamente se lo tenne per sé. Preferiva morire. «forse dovremmo....contattare loro. organizzarci, fare qualcosa.» ci stava provando forte ad essere un'adulta funzionale, ma stava fallendo miserabilmente. Non poteva gestire due situazioni critiche alla volta, non lavorava mica per l'FBI, lei.
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    kieran sargent
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    Kieran stava tremando, o almeno, credeva di starlo facendo. Non osava distogliere gli occhi da Abbadon, pervasa da una cieca paura che nel momento in cui l’avesse fatto tutto sarebbe andato a puttane, ma sentiva le gambe vacillare, la presa sulla borsa di plastica che teneva in mano farsi instabile. Voleva vomitare, di quello era certa. Percepiva il pranzo cercare di farsi strada violentemente tra le sue interiora, un malessere interiore che aspettava il momento di essere spurgato. Ma non poteva. Ricacciò la saliva in fondo all’esofago, e ignorò il sudore freddo a bagnarle la schiena. Kieran era a conoscenza del fatto che Abbadon si stesse muovendo, che c’era qualcosa di sbagliato nel mondo, troppi eventi cruenti che sembravano formare un fil di ferro pronto a stringersi attorno alle loro gole. Kieran, quel filo alla gola lo sentiva già, il metallo a tagliare la carne e la sensazione di non riuscire ad incamerare abbastanza aria nei polmoni. La Sargent era già stata spettatrice di violenza e distruzione, che vi fosse capitata o che avesse deciso di agire secondo la sua coscienza, ma sentiva che quella non sarebbe stata come le altre volte. Non le piaceva l’individuo che parlava al pubblico da un palco, fin troppo instabile e pericoloso, non le piaceva la sua ideologia, presa direttamente dal Mein Kampf, ma sapeva di non potere far niente in quel momento. Si sentiva impotente e insignificante come un insetto che stava per essere schiacciato dalla suola dello stivale. «Abbiamo avuto pietà per secoli: non la meritano più. Oggi, amici, demoliamo lo statuto di segretezza. E ci riprendiamo il mondo» vide avanzato sotto i suoi occhi la donna che aveva visto nelle fotografie, Lamovsky e altre figure che avevano l’aspetto di essere importanti. E con eserciti a loro disposizione, con tutta probabilità. Erano fottuti. Erano tutti fottuti e l’unica cosa che poteva fare era osservare il pubblico in piazza esplodere sotto i suoi occhi. Grida di giubilo, sguardi preoccupati, gente che spingeva alle sue spalle nel tentativo di avvicinarsi al palco. Doveva decisamente vomitare. Cercò di farsi strada tra la massa di corpi senza soccombere alla forza contraria che produceva, a costo di dare una gomitata a qualcuno, o calpestare qualche piede. Vide uno spiraglio tra la folla e vi si buttò ciecamente. Non aveva idea di dove fosse, sapeva solo che riusciva a respirare un po’ meglio, il panico che le attanagliava le ossa a dissiparsi di qualche frazione. Un conato di vomito la colse di sorpresa -ma nemmeno troppo- e fu costretta ad appoggiare al muro davanti a lei. Lasciò cadere la busta di plastica, una mano a spostare i capelli come poteva per evitare che diventassero vittima del suo stomaco. Qualche momento dopo, i contenuti del suo pranzo la stavano guardando. Fu istintivo indietreggiare, il naso ad arricciarsi quando sentì il retrogusto in bocca. Spostò lo sguardo sulla sua povera spesa, ma fu sollevata dal trovare che l’aveva lasciata cadere abbastanza lontano dalla scena del crimine. Fece per pulirsi la bocca con un fazzoletto, quando avvertì un paio di occhi sulla sua schiena. Non voleva girarsi. Lo fece comunque. E qui Elisa non ha capito se Caleb e Kieran si conoscano davvero quindi lascerò il silenzio ai sentimenti.
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    You can do what you want
    just seize the day
    You will find It's a beautiful life


    WHAT TEAM’???? WILDACTS??
    or something
    Non si sapevca bene perché, ma Kieran. Kieran poteva solo pensare alla chioma fluente di Troy Bolton, non quella che andava a lezione con loro, ma al bbell uomo che compariva dell’epica saga di HIGH SCHOOL LMUSICAL. Forse perché avrebbe voltuo che la pozione lo trasformassei nlui, così da mettere in mostra i suoi bei addomeniali. Vabbe che, si guardoò giù, i begli addominali che li aveva aeccome. SlaYYYY. Kieran stava ubriaca persa, altro che stage della brillanza, ormai era partita per l’iperuranio con un solo biglieto di andatal- Aveva provato a fermarsi, ci aveva provato davvero ma? Boh , apparivamo cose tra le sue mani e lei nbeveeva mica era scema.
    Vabbe ma era sempre peggio
    cosa mincha
    s era bevuta
    ER DROGATO???? oddio eh, sempre un’esperienza magica e bellissima ma non ovlea esserre dorgata a vent’anni. Ma sapete cosa? Daceva tutta referene perla fanficton . Quale?? Beh scusate ma i vazzi vostri mai, mahri aveva dei segreti intimi che non voleva svelare. La ff che l’avrebbe resa famos il veRO TESORO CHE TENEVA NELLE MUTANDE
    nO APSETTA
    Cosa?????
    Non aveva nessun segretp nelle mutande. CIoè al momento si ma???? Non pensava di usarlo^^^^ MA CPOI come si usava aiuto. ma perché a lei nemmeno le piacevano i peni.
    A proposito dipeni e penemuniti (ewwwww) «una kieran, due kieran, tre kieran... oh no ti sei mossa, devo ricominciare : (» ecco, visto? Nemmeno sapevano contare, bastava mettere loro davanti un insignificante ostacolo e si buggavano. Ma cosa erano, topi da laboratorio? «noOOOO ma come mi sono mossa. ma non sai contare??? sei pure assistente vergogna» ciOè bro, ma sei l’assistente di dio e manco sai contare? Cioè, nemmeno lei. Ma Kieran solo perché era gay, e discriminarla per quello avrebbe significato essere omofobi. E NON SI PTEVA QUINDI !!!!!! CVHI AVEVA LA MEGLIO!!!!!!! «hai sedotto molte persone con le tue tette?» eh, oddio che domande intime. Sveltolò in aria le tettine, che non erano tettine per niente ma pettorali muscolosi e sodi «certo che sì, nessuno resiste alle mie doti di danzatrice delle tette. eh, cioè DEL VENTRE» ma esisteva la danza delle tette? Cioè, lei la sapeva fare ma insomma. Poteva metterci il trademark? Beh che solitamente la danza delle tette era la rimonata Spagnola ™, peccato che non si trattasse di flamingo o balli del genere. MA! KIERAN! SARGENT! Non aveva mai fatto spagnole. Perché le mancava proprio la materia prima: il CA-. no, no kieran. Devi fermarti. Non andare avant con questo pensiero molesto che poi ti arrestano. «kier, sono confuso.» «eh amo, benvenuto nel club :clap: :clap:» mio dio ma cosa ho scritto mi dissocio da tutto.
    Anyways, on a more sobria note.
    Kieran era davvero un sacco confusa da tutto, ma almeno si stava divertendo! Lo avrebbere rifatto? Difficile a dirlo, dipendeva da come si sentiva il suo stomaco all’indomani. Sospettava in maniera terribile, data la quantità di alcol ingerito. O il fatto che fosse stata praticamente drogata. Nathan le sembrava un po’ più in sé, perché ancora aveva la forza di resistere allo charm potentissimo della Sargent «non lo so se voglio offrire il culo ad uno sconosciuto» gAAASP??? «ma sCUSAAAA COME NOOO» portò una mano sul petto, la bocca a spalancarsi in maniera comica, un po’ come un cartone. Kieran non era solita ad offrire il suo culo agli sconosciuti, quindi non si spiegava perché lo trovasse così oltraggioso, ma l’alcol doveva averle fatto qualcosa. «Perché invece no balliamo??? BALLIAMO SEDUTI!!!» Kieran lo studiò per un momento, un po’ offesa che l’avesse spenta così in fretta sulle sue proposte, ma alla fine annuì. CIOè!!!!!!! le piaceva ballare maledetto Shine sempre a colpirla nei suoi punti deboli. «OK VA BENE!!!! ma voglio taylor swift. paghiamo il dj non mi interessa!!!» LEI ERA UNA SWIFTIE SEMPRE!!! minchia, menomale che era troppo ubriaca per elaborare le notizia della rottura tra Taylor e Joe.


    kie
    ran
    sargent


    2000 - rebel - keeper

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon


    chiusa!
  12. .

    kie
    ran
    sargent


    • rebel
    • mimesis
    • twenty-two
    • keeper
    Strinse i fiori al petto, il naso praticamente sepolto tra i petali a sniffarne (sì, sniffare) il profumo. Meglio nascondersi dietro ai fiori che guardare propriamente la Beer, fin troppo cool perché Kieran non si sentisse un briciolo a disagio. Gay panic, dite? SICURAMENTE, ma non era il caso di smascherarla così ok?? Non millantava chissà quale reputazione, ma non voleva che Hold Capisse :eye: :eye: :eye: se no addio cene a casa di Sinclair. Probabilmente non si sarebbe nemmeno mai più fatta vedere in giro a New Hovel. «Una volta ho avvelenato le torte di Madama.» hahahah. No aspetta, cosa? In che senso. Aprì la bocca per chiedere, perché era un ficcanaso anche quando non avrebbe dovuto, ma la richiuse nel vedere che la Beer aveva altro da aggiungere «non mi hanno fatta entrare per mesi» ah, ma sì erano cose che succedevano! Aveva capito tutto, la Sargent, Hold era un’ex dipendente di Madama e lavorava come pasticciera. Una volta, per sbaglio, aveva sbagliato qualcosa nella ricetta e il risultato erano state le torte avvelenate. Era proprio au!rebecca ma pensa te com’era piccolo il mondo. Avrebbe approfondito oltre, se Rebe-cioè, Hold non avesse preso a marciare verso il locale. Kieran le corse dietro con l’ombrello, cercando inutilmente di coprire anche la sua figura; peccato che, il metro e cinquanta della Sargent non poteva fare nulla contro……la maggior parte della popolazione. Per fortuna, la pioggia decise di regalare loro preziosi momenti di clemenza, riuscendo così a raggiungere Madama Piediburro in condizioni dignitose. Kieran cercò di non dare troppo peso quando Erin, la cameriera di turno, volse loro uno sguardo fin troppo consapevole e le guidò in un tavolo relativamente riservato. «non è quello che pensi giuro!!!!» bisbigliò alla ragazza, sentendo le guance avvampare e il rossore raggiungere la punta delle orecchie. Ma niente, sapeva bene di che pasta fosse fatta Erin, ed era sicura che più tardi avrebbe dovuto spillarle tutto il tea. Finse di essere impegnata a studiare il menù, spiando ogni tanto il profilo di Hold da sopra la carta. Sapeva benissimo cosa prendere -era il motivo per cui si trovavano lì- ma non era mai stata brava in quel tipo di situazioni. Cioè un tete a tete capito??? Con una semi-sconosciuta?? Ma di cosa si parlava agli appuntamenti incontri con amici, le fanfiction non l’avevano preparata abbastanza bene. Per fortuna Erin scelse quel momento per apparire e salvarla dall’imbarazzarsi oltre, così che Kieran potesse avere cinque secondi per riprendersi dalla vita. Ordinò una Red Velvet e un mokaccino (ciao moka!11!!), qualcosa di disgustosamente dolce perché quello era il tipo di persona che era la Sargent. Perché prendere del tè per pulirsi la bocca quando poteva avere gli zuccheri che le corrodevano il cervello e i denti. Ora che non aveva più la scusa di ordinare, Kieran temeva di cadere in quei silenzi imbarazzanti che le facevano voglia di morire. Così, presa dal panico, decise di aprire la bocca e dare aria al primo pensiero molesto che stava passando nella capoccia vuota «hai visto che alla fine ti hanno fatto entrare! forse non si ricordavano……..» nemmeno lei si sarebbe ricordata, la vita era troppo breve per serbare rancore. Dovette trattenersi fortissimo dal non alzare il pollice in un thumb-up, quindi si limitò a sorridere incoraggiante. Forse sembrava un po’ manic. «lavoravi qui, no?» dai magari conosceva dei trucchi super fantastici per le sue torte!!! Ora sì che Cherry non avrebbe più osato bullizzarla, Kieran aveva intenzione di conquistare il regno della cucina. «comunque grazie di essere venuta, non dovevi» cioè!!!! non nel senso che non la voleva!!! Oddio, aveva capito no? Niente, ormai l'aveva detto, non poteva più rimangiarselo hhhhhh. «mi vergogno un po' a mangiare da sola in pubblico» ammise imbarazzata. sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio tanto per occupare le mani. Stava dicendo una cavolata dietro l'altra, ma almeno !!!! in questo modo !!!! nessuno sarebbe stato zitto a subire l'imbarazzo. Oddio, ora doveva farla ridere, così automaticamente l'avrebbe vista come una persona cool e simpatica. PENSA KIERAN PENSA- le battute di Pierino! No, troppo triste, nemmeno i bambini ridevano a quelle. Ma mica aveva visto di recente qualcosa su TikTok??? E niente, si era buggata così.

  13. .

    kie
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    Sapete cosa? Forse essere circondati da zombie non era così divertente come Kieran aveva pensato all’inizio, anche perché questi non ne volevano sapere di morire. O almeno andare a dormire, a lei andava bene tutto. Sentiva che la situazione stava scappando loro di mano, e che se non se ne sarebbero andate avrebbero fatto la fine dei loro amici. Il che, sapete, per quanto suonasse tratto da una fanfiction epica e struggente avrebbe preferito evitare. La Sargent preferiva altri tipi di fanfiction, possibilmente più soft, dove le persone non rischiavano di morire e a lieto fine. «il primo passo, uh» dicci, mai guru! Fossero state sedute a un bar, avrebbe tirato fuori il suo taccuino per appuntarsi tutto, e invece le toccava rely sulla sua questionable memoria. «cerca ogni scusa possibile per passare del tempo con lei. Che lavoro fa?» CHECK!!! FATTO!! E nemmeno apposta, era colpa di suo nonno e delle sue reunion di famiglia. E del suo vizio di adottare qualsiasi creatura sotto al cielo. «che lavoro fa….in effetti che lavoro fa. non lo so» corrugò le sopracciglia, i neuroni a lavorare alla velocità della luce per connettere i puntini. Eppure, per quanto cercasse, non le veniva in mente nulla. Non era sicura che Hold avesse mai menzionato qualcosa- magari era ricca e viveva di rendita. Anche se non le sembrava, at all. Però secondo lei faceva una cosa molto alternativa!!! MaGARI lavorava in uno di quei negozi vintage che vendevano dischi!! Sì, da ora sarebbe stata la sua personale headcanon. Perché, giustamente, Kieran non era a conoscenza che letteralmente la totalità della sua famiglia aveva lavorato nei Laboratori. «ah, e presta attenzione a quello che ti dice!! così se cita qualcosa che non conosci, puoi informarti e citarlo la volta successiva!!» ma quante cose sapeva!!! Sapeva di essersi rivolta alla persona giusta, lei queste cose mica le aveva viste su internet. E intanto che ascoltava, si accorse che diversi zombie stavano iniziando a puntarle come fossero carne fresca. MMHHh era proprio arrivato il momento di scappare e chiamare qualcuno di più competente di loro. Ci avevano provato!!! Prese Melvin per il polso, tirandola via verso l’uscita «certo che ho una foto!!!» sentite…….non giudicatela……..aveva tirato tutti in mezzo per un selfie all’ultima reunion «magari ti dico tutto quando usciamo. non voglio essere mangiata» che poi, insomma, magari avevano appena scatenato TLOU 2. E infatti, se ci fate ben caso, un wild Pedro Pascal era apparso a Londra.




    la chiudiamo smack
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    just seize the day
    You will find It's a beautiful life


    Sapete di cosa aveva bisogno Kieran in quel momento? DI UN CHANDELIER !! sI esatto proprio quello, quello del video di Sia. Voleva provare l’ebbrezza di appendersi da un lampadario come Tarzan, o una Miley Cyrus dipende dalle scuole di pensiero, per poi lanciarsi in piscina. Anche perché non pensava di avere la forza necessaria nelle braccia per stare appesa per tanto tempo, il suo massimo erano forse dieci secondi? Avrebbe dovuto iniziare ad andare in palestra, o nuotare whatever non sapeva cosa desse più stamina. Non era nemmeno così sicura di saper nuotare così bene….forse non era una grande idea. «WHAT WOULD BRITNEYYY DO?????» era nata come una domanda, ma forse lo urlò un po’ troppo perché ricevette diversi sguardi. Eh vabbè, i rischi del mestiere. Che mestiere, direte? Il giullare di corte, ma che domande. Si era persa Nathan, la sua marmellata al pane, il burro d’arachidi alla marmellata, tante altre combo molto buone che le facevano venire fame- insomma, era persa. Figurativamente e non. FINCH!!! Finché. Non sentì una voce dall’alto, un po’ come l’Altissimo si manifestava ai suoi discepoli, Kieran sentiva che era successa la stessa non appena aveva pensato allo Shine. Che avesse dei poteri divini? oH mIO DIO MAIN CHARACTER???? Chiuse gli occhi e desiderò fortissimo che mammà murphy e papà shot non divorziassero, sicuramente avrebbe funzionato !!! LEI CI CREDEVA. Forse, per sicurezza, avrebbe anche acceso un certo in una delle mille chiese di Bologna. «penso di essere gesù. o uno dei suoi bff??? SO FARE I MIRACOLI GUARDa» spalncò le braccia e iniziò ad agitarle, un po’ come un pesce spiaggiato a riva, ma nulla accadde. Nella sua mente, tho? Tutta un’altra storia: aveva appena evocato FRICKIN UNICORNO!!!1 «Le ritroveremo!» oh mio dio!! Kieran non poté trattenere il suo sorriso da mille kw dal break through, gli occhi ancora più sbrillucciosi del solito: la Sargent era ufficialmente un orsetto fatto di coccoina. La colla. come si chiama. gnammi quella all’almond. «dACAVVERO???? grazie!!! non posso vivere senza sono la mia arma di seduzione!!!» si buttò tra le braccia dell’amico per stringerlo forte forte, quasi come un boa constricotr. vabbe quello. Che poi….quale arma di seduzione. Quali tette. Lei ci credeva fortissimo ma non era quella la realtà dei fatti. «Ricordi dove le avevi, l'ultima volta?» Ma cosa? Ah, le tette! No, le gambe. cOSA. «CERTO!!! Me le ha rubate lui!!1 LO SPOSO MA TI RENDI CONTO. oh mio dio e se ??? SE le vuole vendere al mercato nero??» iniziò a piagnucolare sulla spalla di Nathan , affranta per il destino delle sue povere gambe. Come avrebbe fatto senza? what ABOUT APPENDERSI AI LAMPADARI??? «Oppure dobbiamo trovare qualcuno che ci aiuti.» a quelle parole, era come se uno switch fosse scattato dentro alla Sargent: le si accese la lampadina! Si asciugò le lacrime (sempre su di Nate, lei non aveva vestiti se non un costumino) e iniziò a guardarsi con fare frenetico in giro «LUI!!!!!!» chissà se è un nostro pg. dai estraiamolo sai che bello. «LO CONOSCO! vieni andiamo gli offro un pezzo di culo» Kieran non sapeva davvero cosa volesse dire, l’aveva letto una volta in una ff ed era rimasto deeply impressed. Cioè, ma non era tipo come il baratto? Una sculacciata per un favore? Ah no, in che senso non funzionava così. «MA ANCHE IL TUO SE VUOI caps scusa. anzi sai cosa dovremmo fare? pilotare l'aereo, non l'ho mai fatto!!!!» togliete il rum a Kieran perché la situazione sta iniziando a sfuggire di mano.


    kie
    ran
    sargent


    2000 - rebel - keeper

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon
  15. .

    kie
    ran
    sargent


    • rebel
    • mimesis
    • twenty-two
    • keeper
    «niente alieni nella mia epoca. C’eri anche tu??» come spiegare a Melvin Diesel al profondità delle sue teorie sugli alieni. Non si poteva, era un buco nero inc ui si era addentrata una volta con Barrow e Sunday e da cui non erano più usciti- alcuni più letteralmente di altri, ciao Sandy. Era vero, non c’erano alieni nel 2119 ma dimostrava forse qualcosa? Assolutamente no, i veri believers sapevano con quanta facilità i Poteri Forti nascondessero le tracce delle Altre F.O.R.M.E di Vita. «ah, mia giovane padawan» ma nemmeno tanto, Vin era una centenaria «non credere a quello che vedono i tuoi occhi, il governo mente» kieran rivoluzionaria since sempre, ancora prima dei ribelli e dei mangiamorte. Non era colpa sua se i suoi padri l’avevano cresciuta fin troppo bene, o male a seconda dei punti di vista. Kieran era così presa fantasticare sugli alieni e le teorie complottiste che per un attimo aveva perso di vista la figura di Cathy, ma fu grazie agli allenamenti che doveva subire al QG che riuscì a portare il mestolo tra lei e le grinfie della donna. Si poteva ancora considerare una donna? Kieran sure hoped so, il contrario sarebbe stato tragico per tutti e probabilmente non ci avrebbe dormito la notte per.....il resto dell'eternità. Melvin doveva aver avuto l'impressione che quello si fosse trasformato in un momento di bonding, ma lungi dalla Sargent correggerla: amava farsi gli affari degli altri «ehi, kieran, qua è il tuo colore preferito?» quella che sarebbe dovuta essere una semplicissima domanda, non lo era affatto. Era facile per la special entrare in crisi, e i colori erano uno dei tanti misteri della vita. Poteva dire di percepire i colori allo stesso modo di un'altra persona, e questa loro fondamentale differenza era abbastanza per invalidare l'esperienza dell'altro? Ebbene sì, erano questi i pensieri che stavano correndo nella sua mente, ma che non avrebbe mai espresso ad alta voce per la sanità di tutti «uh....l'arcobaleno vale? credo che tutti i colori abbiano la stessa dignità. il tuo?» magari la pensava come lei!! Intanto Cathy sembrava più agguerrita di sempre, e anticipando un attacco a sorpresa di lì a poco, Kieran la anticipò con un calcio ben assestato nelle costole. Peccato non potesse abbracciarla, temeva troppo per l'incolumità della sua testa. Dato che si era creato un Momento tm tra la Sargent e la Diesel, Kieran decise che era il momento ed il luogo adatto per un dilemma che ormai la tormentava da troppo tempo «senti ma...te che sei esperta» e no, Kieran non stava giudicando nessuno: avrebbe tanto voluto trovare uno sugar daddy a sua madre anzi di passare il tempo a lanciare dardi alle foto di Shot «se ti piacesse una ragazza, cosa faresti per fare il primo passo?» oh Melvin, give me strength. Ao.




    ATTACCO MELVIN: 10pa
    DIFESA CATHY: 3pd

    ATTACCO CATHY (kieran): 4pa
    DIFESA KIERAN: 10pd

    CATHY: 12ps

    ATTACCO KIERAN (cathy): 3pa
    DIFESA CATHY: 7pd
103 replies since 21/5/2017
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