Posts written by saudade.

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    +60 miniquest febbraio '24
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    I think I'll pace my apartment a few times
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    elettrokinesis
    mechanic
    moka telly | vodkatonic!
    sapete cosa? avevo già scritto metà post per l'oblinder, ora ve lo beccate.
    ❤❤❤❤❤❤❤❤❤❤

    il fatto che moka non avesse amici si spiegava facilmente proprio grazie a quelle vibrazioni che hamish percepiva sotto la lingua, un retrogusto amarognolo scambiato per ambiguità. non era confondere, l'obiettivo primario dell'elettrocineta, ma tenere a distanza: nonostante i passi avanti, gli sguardi che sembravano chiedere di andare oltre, le provocazioni gettate come esche in un fiume e ritirate con troppa fretta.
    non è che non fosse compatibile con il Jones, sebbene caratteri più opposti gli organizzatori di quella farsa non avrebbero potuto accoppiare; non era compatibile con le persone, punto.
    bastava guardare in faccia quei pochi ai quali aveva concesso di avvicinarsi un po di più — cherry e law erano fatti della sua stessa pasta, e poco importava quanto fosse levigata la superficie che il matheson cercava di mettere in mostra: sotto sotto rimanevano cani randagi pronti a mordere la mano tesa verso di loro per una carezza, scambiandola per aggressione. a salvare la bionda, principalmente, era l'utilizzo del loro unico neurone. con javi la questione non era poi così diversa; portavamo entrambi qualcosa con sé, tra le costole e sulle spalle, un peso specifico che non richiedeva spiegazioni o giustificazioni.
    allo stesso tempo, però, anche il fatto che moka non amasse frequentare i suoi coetanei aveva una spiegazione semplice e razionale «Non ho un pennarello, ma se vuoi dipingermi come una delle tue ragazze francesi, possiamo cercare in giro, o usare qualcosa di appuntito per il sangue» maledetta gen z «guarda, mi accontento anche di una penna» insomma, già non era un fan dei rapporti personali, se lo facevano diventare subito weird tagliandosi a vicenda e usando il proprio sangue per scriversi sulla pelle era davvero tesa.

    ricordava di aver fatto un passo indietro, moka, attirando hamish a sé.
    erano usciti dal bagno, tornando in camera.
    si era avvicinato al comodino, aperto il primo cassetto: per abitudine, aveva pensato di trovarci una copia tascabile della Bibbia; tra le mani si era ritrovato l'ultimo numero del Boccino d'Argento.
    e quella data, 24 febbraio, che gli urlava in faccia quanto fosse stato stupido.
    ricordava quel rumore improvviso, innocuo, il movimento istintivo con cui aveva allargato le gambe per prendere posizione e portato la mano destra al fianco — senza trovare nient'altro che la stoffa di una bandiera americana. non ce l'aveva, la sua cazzo di pistola. solo che non era una granata, come aveva istintivamente pensato, a quel familiare tic tic tic sul pavimento . qualcosa di peggio, forse.
    evidentemente.
    per (moka) alcuni saltare in aria era un'alternativa migliore a perdere il controllo.
    ricordava di aver spinto hamish sul letto, premuto il tessuto contro il volto per respirare il meno possibile l'aria tossica. non era servito ad un cazzo, ovviamente. per un istante aveva sentito il cuore battere fino in gola, i polmoni in fiamme, il retrogusto dolciastro del gas a inondare la lingua. l'attimo dopo batteva le palpebre su un mondo in penombra, dai bordi frastagliati, i contorni confusi. le mani che lo avevano palpato, alla fine, non erano quelle del Jones: lo avrebbe di gran lunga preferito.
    un ultimo pensiero razionale, tanto per gradire.
    i successivi, plasmati da gas stupefacente e spossatezza, erano ben lontani dalla logica.
    vide sin e istintivamente alzò la mano ancora legata al polso di Hamish, trascinando quindi il braccio del ragazzo verso l'alto«pà!» hhhh terribile, non si può sentire «pararappappà.» la musica che Dargen d'amico sente ancora in sottofondo. si segnò mentalmente di trovare per l'hEnsen un nomignolo molto virile (perche un uomo che chiama papà un altro uomo può sembrare omosessuale eccetera) , che non includesse le daddy issues di moka nel non detto tra le righe.
    suo padre era morto, punto.
    suo padre si era fatto ammazzare, punto.
    difficile dire dove il telly lasciava che fosse il dato a spingerlo nella direzione opportuna, e dove la ricerca inconscia della figura di riferimento lo portava effettivamente a raccoglierle come le fottute figurine dei calciatori Panini «è uno dei miei custodi legali» sporgendosi, avvicinò le labbra all'orecchio di Ha
    mish, come a voler condividere un segreto; è che ci teneva a fornirgli un contesto (che comunque non fornì), considerato fossero ancora legati insieme dal terribile destino di essere anime gemelle «niente di personale, giuro» mostrò i palmi vuoti in segno di resa, e il Signore con la S maiuscola pensò bene di punirlo per aver appena usato le ultime parole famose: qualcosa di molto personale fece irruzione nell'atrio.
    qualcuno.
    mac twat
    milenona nazionale
    javi.
    fottuta casta siberia, quasi al completo.
    McKenzie gli rivolse un cenno con la mano, lui lo imitò; ma, se ne stavano andando? dritti giù per le scale, uno dopo l'altro, hop hop hop. che l'inglesias fosse rimasto, moka lo capì solo con qualche secondo di ritardo, avvertendo gli occhi scuri dell'uomo sulla propria pelle — sulla bandiera: come se avesse scelto lui farsi rapire, iniettare in vena chissà quale schifezza, spogliare e rivestire con il primo straccio trovato agli oggetti smarriti dell'hotel «pensavo fossi scozzese.» sospiri e bestemmie che si sprecavano.si lasciò sfuggire i primi, ma fu stranamente attento a trattenere le seconde; come le domande a formarsi sulla punta della lingua e che nemmeno una dose elevata di sedativo poteva convincerlo a rendere con parole reali, a voce alta. sono molto stanca e non so più cosa sto scrivendo, non leggete «qualunque cosa tu vuoi che io sia, papi» perché avrebbe potuto dirgli qualunque cosa, o scegliere saggiamente di rimanere zitto e invece aveva scelto il caos. in apparenza senza accorgersene, ma chissà «mi hanno rubato i vestiti» sollevò le spalle, sottolineando quello che per lui era un chiaro dato di fatto. nel rialzarsi, finalmente libero, moka fece un passo in avanti.
    qualunque fossero le sue intenzioni (e si, erano proprio di limonarsi il daddy), javi non gli permise di metterle in pratica: aveva giusto battuto le palpebre, moka, che il telepate si era già incamminato con il suo fucile in spalla a stordire la gente «ah beh. tu ci capisci qualcosa, hamish?» hamish: 🏃‍♂️ «onesto»
    e dato che non ci capiva niente e nessuno sembrava intenzionato a chiarirgli le cose, magari con un breve recap, moka decise che era giunto finalmente il momento™ di intervenire un po a cazzo di cane. non aveva nemmeno con sé la pistola, ma in compenso possedeva due braccia con bicipiti grandi quanto la mia testa, e le usò entrambe per prendere chouko dalle spalle tirandola indietro contro il proprio corpo «tutto ok?» sembrava più confusa e provata di lui, quindi j sembrò giusto chiedere. a risposta (credo) affermativa, anche moka annuí e la lasciò andare.
    con ethos che continuava a menare mazzate come una trottola impazzita, le possibilità erano poche; o, al contrario, infinite. solo che il telly preferiva la via più stupida, quella con minor chance di riuscire, e i rischi più elevati. rischi che in qualunque altra occasione avrebbe valutato con attenzione, ma evidentemente non quella volta. sciolti i due nodi che tenevano chiusa la maniera americana, l'elettrocineta avvolse le estremità del rettangolo di stoffa attorno al palmi aperti, tendendola in mezzo come fosse stata una fune. e in effetti per certi versi lo era: un rapido movimento delle braccia, e la fece scivolare davanti alla sua gola, tirando ancora una volta verso di sé per togliergli il respiro. poi, approfittando della posizione un po da save a horse, ride a cowboyx gli diede una ginocchiata nelle reni.
    basta stop stop morendo vogliatemi bene


    Anche se cadiamo vado ovunque vai
    Andiamo lontano in un posto che non abbiamo visto mai
    In mezzo al temporale abbiamo unito i nostri lividi
    come due oceani indivisibili


    (3) DIFESA CHOUKO (ellis + yejun + moka): la sposta ❤
    (3) DIFESA MINA (javi + yejun + moka):: soffoca ethos con la bandiera ❤ e-
    ATTACCO ETHOS (ellis + yejun + javi + moka): ginocchiata nella schiena
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    rebel & geokinetic
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    murphy
    clay

    alla fine aveva funzionato.
    e se pregare don Bosco era davvero di qualche utilità, forse clay poteva valutare l'idea della conversione religiosa. ah, se solo pensava a quante volte aveva sorriso, mentre Val cercava di spiegargli la parola del Signore — non per prenderlo in giro, si intende: lo trovava molto carino, e allo stesso tempo tenero. credere così ciecamente in qualcosa che non si poteva né vedere né toccare, con regole tutte sue da rispettare alla lettera per salvaguardare la propria anima.
    forse era quella, più di tutto il resto, la parte che lo special non aveva mai del tutto accettato. dov'era l'amore incondizionato? l'accettazione, vedere oltre i difetti e gli sbagli?
    lo special battè lentamente le palpebre, emergendo da una sorta di trance nella quale rob lo aveva mandato distraendosi da sola: non sai mai quando è il momento buono per lasciare che i pg si pongano domande filosofiche su dio e l'universo.
    evidentemente non quello.
    «stai bene?» chiese rivolgendosi a Nina con un mezzo sorriso, le dita della mano destra a tuffarsi nervosamente tra i riccioli castani; tutta la hair care per capelli ricci fatta (faticosamente) la sera prima se n'era già andata a farsi benedire — insert video di freme qui «senti, quella cosa di prima... è stato divertente eh» venire scaraventato via e sbattuto contro una parete? hm. mica sono tutti moka «ma non facciamolo più, ti prego» di nuovo un bacio a donby, sta a vedere che si fa anche prete. le batté gentilmente una mano sul braccio, trascinandosi dietro il suo rampino.
    rampino che avrebbe volentieri lanciato in testa a qualcuno di non meglio precisato, perché CONTRO LA SUA VOLONTÀ (clay che solleva un dito per dire di liberare Kaz e viene stoppato preventivamente da mis: h-) stavano togliendo le manette a tutti tranne che all'oh. ok, va bene, lo accettava (non poteva fare altro, meme del criceto), ma stavano freschi se pensavano che avrebbe dato loro una mano!!!!!!!! e infatti nessuno gli chiese niente, perché c'era già Murphy intenta a creare un'altra chiave di pietra per far scattare la serratura dei cerchi attorno ai polsi di Barbie e Styx.
    clay rimase ad osservarli con le bracci incrociate al petto come lo sticker dell'omino (dai sapete quale), iridi caramello poi rivolte al migliore amico (🥺🥺) in segno di scuse.
    avrebbe voluto dirgli qualcosa, rassicurarlo — promettergli che avrebbero legato Theo da qualche altra parte per dividerli una volta e per sempre; ma non ebbe tempo. perché nemmeno ai nemici importavano le sue rimostranze, e continuavano ad attaccare senza nemmeno dargli cinque minuti per lamentarsi in completo silenzio. la maleducazione eccetera eccetera.
    vendetta vera, tentò nuovamente il lancio del rampino per agganciare quincey alla schiena e tirarlo indietro. e guardate come questa volta prende Ryu in faccia. ma andiamo oltre: perché ovviamente c'era anche la simpatica Gertrude intenta a... tirare calci ad un bambino? perché canon twat sia un bambino, anche se ha diciannove anni e si finge avanzò di galera: puoi togliere il post da Murphy, ma non puoi togliere Murphy dal post. e credo che come spiegazione (per cosa???) sia sufficiente «MA NON SI VERGOGNA? » glielo urlò direttamente nell'orecchio destro - questo è l'attacco - dopo aver preso la rincorsa ed esserle saltato sulla schiena, le braccia agganciate al collo della donna e ginocchia strette attorno ai suoi fianchi.
    come direbbe Mac, ma probabilmente no: yeeh-haw.


    mi han detto che il destino te lo crei soltanto tu
    vai a tempo col respiro e se corri ne avrai di più
    ma se morirò da giovane, spero che sia dal ridere


    (8) DIFESA RYU (clay + adrian + liam): rampinata (.)

    (9) DIFESA TWAT (ama + clay + rain): salta in spalletta (a Gertrude)

    MURPHY LIBERA BARBIE & STYX (rimangono entrambi)
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    murphy
    clay

    il dolore alla spalla fu atroce.
    lo era sempre, anche se a bruciare maggiormente era la consapevolezza di non essere stata abbastanza veloce; attenta. cosa avrebbe detto nelia, vedendola distrarsi in combattimento per lanciare asciugamani ad un ragazzino nudo?
    ci pensò su un istante, murphy, la mano premuta sulla ferita mentre metteva distanza tra lei e l'arma del nemico, il sangue a spillare attraverso le dita. poi semplicemente decise che non le importava abbastanza — erano i suoi ragazzini, quelli. anche chi tra di loro aveva ormai quasi la sua età (si, Mac, ti sto guardando), forse persino i più grandi (sempre suo padre). era così che il dolore passava in secondo piano, l'odore del sangue veniva mitigato al punto da non sentirsi nemmeno più: era stanca di perdere, murphy.
    persone, battaglie, guerre.
    preferiva tenere gli occhi su di loro e offrire il fianco al nemico, piuttosto che perderli di vista per salvaguardare se stessa.
    il che ovviamente non significava che Domhnill fosse destinato ad uscire di lì con tutte e due le gambe attaccate al busto.
    «sai quanto ho pagato questa divisa? maledetto infame» tantissimo, nel dubbio. tutta una tuta strafiga con il tessuto rinforzato che shein assicurava fosse antiproiettile, giacchetta tattica imbottita di pelo d'angora (poliestere certificato 100%) per non prendere freddo e guantini in pelle con le dita fuori come i senzatetto per impugnare meglio la katana — anche se le rimanevano i polpastrelli gelati e non capiva il senso, ma tant'è.
    e adesso c'era uno squarcio che nemmeno sin (noto appassionato di cucito e uncinetto) avrebbe potuto riparare. ammesso di riuscire a portarlo in salvo, ovviamente; nel caso magari gli avrebbe comprato prima dei pantaloni.
    il resto, come sempre, avvenne molto velocemente — troppo. con la coda dell'occhio, mentre stava ancora imprecando contro l'uomo con il quale ormai aveva un conto (del sarto) in sospeso, vide tal Idris lanciarsi convintissimo contro una del suo gruppo, e non ci pensò due volte prima di concentrarsi sull'uomo richiamando a sé due radici abbastanza robuste da avvolgersi attorno a quel corpo in movimento; contando sul fatto che fossero riuscite a bloccarlo, si sarebbe avvicinata quel tanto da colpire il nemico al ventre, un taglio netto da fianco a fianco.
    il tutto mentre un clay confusissimo dalla vita accettava il suo destino e la decisione finale di mis; non gli piaceva l'idea di lasciare kaz ammanettato (a Theo) e in balia dei suoi sequestratori, ma allo stesso tempo qualcosa gli suggeriva fosse più al sicuro dietro le fila nemiche, piuttosto che lì con lui davanti alle canne dei fucili. tipo quello che uno dei tizi stava puntando contro Nina — al contrario del jacksson, clay non aveva bisogno di ascoltare la sua parte animale per accettare tutti i presenti come membri del suo branco. anche perché la parte animale dello special era una capra, che mi dicono dalla regia sia una bestiola sociale ma evidentemente qualcosa nella trasformazione a lezione aveva preso la piega sbagliata «ehi tu attenta!» vabbè scusatelo se non ricordava i nomi di quelli che si erano presentati solo qualche ora prima, ok????
    con la ragazza troppo lontana per tentare di trascinarla via, il morales tentò invece di concentrarsi sulla sua figura, richiamando a sé l'energia che da tempo ormai aveva imparato ad assorbire direttamente dall'ambiente circostante; se la sentiva scorrere, invisibile e impalpabile, sulla pelle e al di sotto, un lieve solletico che sembrava quasi esplodere quando raggiungeva il petto. chiuse gli occhi per una frazione di secondo, immaginando il campo di forza fare da scudo alla compagnia, poi li riaprì «ti prego, funziona» altro che Totti: oh Donby, give me strength 🙏
    Cory: «amen»
    che poteva essere una risposta al «te? stai bene?» del ragazzo che lo aveva liberato e aiutato ad alzarsi, non è da escludere. gli premette entrambe le mani sulle spalle e lo baciò su una guancia, Michael Corleone de noialtri, poi fece lo stesso con Ciruzzo ma afferrando il linguini dietro la nuca «è stato bello, magari rifacciamolo qualche volta» non aveva azzardato il limone duro perché era un signore, leonard (precisazione necessaria), e prima di ficcare la lingua in gola a qualcuno chiedeva sempre il permesso. non necessariamente a parole, che spesso diventavano inutili e fuorvianti.
    e detto da uno incapace a stare zitto faceva sorridere (no) ma anche riflettere (nemmeno).
    «potete prendere i miei sassi» ma che tenerezza.
    chi Cristo era.
    «ah, il cagnolone» lo disse con affetto, seguendo il ragionamento senza trovare necessario condividere il resto dei pensieri con il suo interlocutore; e comunque mis non sembrava in vena di chiacchierare. magari in forma animale avrebbero potuto giocare insieme (vi vedo. non va dietro a tutti i ragazzini. mood privilegiato): uno a mordere polpacci passando la rabbia alla gente, l'altro a cagare in testa a chi stava loro sul cazzo «che carino, grazie» girò il sasso nel palmo, chiedendosi distrattamente quando avrebbe potuto usarlo. e la risposta era, per forza di cose, subito: più per istinto che altro, con la droga contenuta nel gas ad annodare i pensieri, Cory fece un mezzo giro su se stesso e pensò fosse una buona idea placcare il signor Niko. così, sulla fiducia.
    a testa bassa, I muscoli delle spalle tesi pronti per impattare contro lo sterno del nemico e buttarlo giù; ammesso di riuscirci - dopotutto si sentiva ancora debole e poco presente -, gli sarebbe rimasto cavalcioni, colpendo la tempia destra con la pietra così carinamente donata dal ragazzino «questo è per la divisa da collegiale» cioè se almeno gli avessero messo la gonnellina al posto dei pantaloncini, cristoddio santissimo.
    stava ancora lì a fare TUMP TUMP TUMP, quando due mani biricchine lo afferrarono (per i fianchi, cit.), trascinandolo indietro, le dita ancora strette sul sasso da sbiancare le nocche «oddio, è armato. l'ho visto adesso» pikachu.png «o è a cazzo duro o non lo è, bro. le vie di mezzo non portano mai da nessuna parte» batté la mano sulla spalla di Remo, avvertendo tra di loro un'affinità di tipo professionale «e adesso? » eh, e adesso?

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    (11) DIFESA AMA (twat + murphy + rain): blocca Idris con le radici e-
    ATTACCO IDRIS (murphy + rain): lo infilza con la katana

    (10) DIFESA NINA (clay + lena + roxie): crea uno scudo di energia attorno a nina

    (5) DIFESA REMO (twat + cory): lo butta giù (Niko, non Remo) e-
    ATTACCO NIKO (remo + cory): colpisce in testa con il sasso
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    ed era ovvio, ovvio, che suo figlio (fresh outta adozione) avesse pensato fosse una buona idea ritornare in forma umana nel bel mezzo di uno scontro a fuoco — e non solo: rampini, sassi, palle di sangue, funi luminescenti. mancava solo che Kieran, BABY OF MINE, usasse il braccio mozzato del nemico per schiaffeggiare qualcuno e il caos™ sarebbe stato completo.
    al secondo giro di post, sì.
    per fortuna murphy era una ragazza previdente, e una madre super organizzata; con due gemelli piccoli e un quantità spropositato di falsi adulti a cui badare (sin), aveva finito per fare di necessità virtù. senza scomporsi troppo, e dopo aver dato un bacino in fronte alla Sargent, tolse lo zainetto magico dalle spalle e ne tirò fuori un asciugamano abbastanza grande da coprire le grazie di Mis. ne teneva parecchi lì dentro, insieme a scorte di patatine e biscottini vari, senza specificare cosa fosse per chi «copriti bubi, che prendi freddo» giovani. cosa be sapevano loro dell'artrite, dei reumatismi, di come dolevano le ossa quando cambiava il tempo: tutta colpa delle volte in cui non si era asciugata i capelli dopo la doccia, senza dubbio.
    ora.
    non si sa bene come, forse sesto senso o semplicemente gli occhietti strabuzzati di clay, ma murphy percepí il pericolo; nella forma infame e bastarda di Domhnill, che come un verme stava tentando di attaccarla alle spalle. forse meritava anche lui una delle tre ipotesi — e perché proprio mmocc a chitemmuort. non che avesse davvero tempo di pensare alla pronuncia esatta: quello che fece murphy fu abbassarsi con uno scatto ed estrarre la katana dal fodero rigido legato alla schiena. non provò nemmeno a voltarsi, preferendo attendere un istante così da avere il nemico un passo dietro di sé e tentare di infilzarlo al ventre facendo scivolare la lama della spada al proprio fianco destro.
    il tutto mentre un Marcus Howl decisamente strafatto, raccoglieva il sassolino rimbalzato dalla fronte di sin, e se lo portava davanti al volto; osservandolo con strafatta meraviglia x e un sorriso divertito sul volto «ti ha centrato in pieno» stava ridendo? oh si «qui bello, qui! vieni a prendere la pallina» questo, a scanso di equivoci, lo disse rivolto a mis, non all'HANSEN. quasi non aveva fatto caso che il ragazzino fosse tornato in forma umana, evidentemente valeva comunque la regola del good boy.
    murphy: totem.
    «ok» forse avrebbe dovuto colpire anche il sicario.
    ruotando su se stessa (trottolina amorosa dudù dadadà) si allontanò dall'uomo per fare un passo in direzione di clay, ancora perplesso per il lancio perfetto del rampino; gli strinse le dita attorno al braccio, trascinandolo con sé per un paio di metri, sperando fosse sufficiente a evitargli un proiettile. again.

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    murphy: tira un sasso a sin.
    clay: //

    (15) DIFESA MURPHY (adrian + murphy): si abbassa
    ATTACCO DOMNHALL (murphy): colpisce al ventre con la katana

    (10) DIFESA CLAY (murphy + ama): lo sposta
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    murphy
    clay
    il peso del sasso nel palmo della mano aveva un che di confortante.
    non che avesse bisogno di conforto, murphy — ad un certo punto si andava semplicemente oltre. e lei quel punto non solo era riuscita a raggiungerlo con uno sprint di tutto rispetto
    runelial
    se non respirano significa che sono morti

    ma aveva anche deciso fosse il caso di superarlo
    erinbarryshotstiles
    e aggiudicarsi la medaglia d'oro.
    record mondiale nella corsa a ostacoli della vita. la guerra, con tutte le conseguenze del caso, era stata solo la ciliegina sulla torta per la geocineta: inevitabile, come la guerra e le tasse.
    il peso del sasso nel palmo della mano aveva un che di concreto.
    ed era quello, ciò di cui murphy aveva più bisogno: qualcosa che la tenesse ancorata a terra, con i piedi ben saldi sul pavimento; non poteva più permettersi il lusso di sentirsi debole, la Skywalker. esserlo, men che meno. e l'unico modo, imparato a sue spese, era sostituire la preoccupazione con la rabbia; l'ansia con il desiderio di fare del male a qualcuno. e perché proprio Sinclair.
    «tutto sommato, non sembrano così provati» nonostante fosse difficile distogliere lo sguardo da suo padre, le iridi cioccolato di murphy si mantennero ferme sugli uomini armati, una parvenza di calma a nascondere il battito furioso del cuore nel petto. al piano di sopra era riuscita a scorgere alcuni volti conosciuti, membri della resistenza e quelli che non potevano esserlo più, e ricordava benissimo di aver pensato la stessa cosa.
    una brutta cera, certo, ma in apparenza illesi.
    sentì comunque il dovere di ribadirlo ad alta voce, perché l'alternativa a quella constatazione innocente sarebbe stato un urlo incontrollato e monocorde — pronta per finire nel meme di Sanremo insieme ad Albano e tutti gli altri.
    il peso del sasso nella mano aveva un che di- «BUCCHIN 'E MAMMT» perché delle tre ipotesi le sembrava quella più adatta all'occasione; e il sasso, alla fine, glielo tirò davvero. contro la faccia dell'hensen, non al nemico di turno: una strategia di distrazione (bullismo sugli ostaggi) che tutti i ribelli conoscevano, a quanto pare.
    infatti clay vide il sasso volare preciso (5pa) oltre le fila nemiche e colpire sin in testa, il tutto senza battere ciglio. letteralmente: temeva, ed a quel punto era un timore fondato, che se avesse chiuso gli occhi anche solo per un istante il volto emaciato di kaz sarebbe scomparso alla sua vista. aveva trattenuto il fiato, quando i primi ostaggi si erano palesati alle spalle di uomini e donne armati fino ai denti, terrorizzato suo malgrado non dai fucili e dalle lame puntati contro di loro ma dal fatto che tra quelle figure mancasse il suo migliore amico. avrebbe voluto essere meglio di così, il morales: preoccuparsi per tutti allo stesso modo, prendersi un secondo per controllare che ciascuno di loro stesse bene.
    ma le iridi caramello erano scivolate rapidamente su facce conosciute e non, come uccellini spaventati da un rumore troppo forte, e tutto ad un tratto era diventato difficile respirare. istintivamente, aveva fatto un passo per avvicinarsi a murphy, e senza nemmeno sapere come, si era ritrovato al piano di sotto; la corda del rampino stretta convulsamente attorno al palmo, attento a rimanere alle spalle della Skywalker fino all'ultimo istante. quello in cui non era più riuscito a resistere, e aveva sollevato lo sguardo.
    convinto di non trovarlo.
    trovandolo.
    «KAZ! STAI BENE???» si, lo so, domanda stupida da fare in quel momento, con kieran che mozzava il primo braccio della giornata schizzando sangue ovunque e cane!mis (WHO'S A GOOD BOY????? hmmm che tentazione spericolata di fargli i grattini dietro le orecchie) che mordeva la gente, ma non poté trattenersi. talmente abbagliato da quella nuova stilla di speranza - letale, nella maggior parte dei casi: non lo sapeva ancora, clay, che per ogni buona notizia bisognava aspettarsene due di merda - da un rendersi conto della pistola puntata nella sua direzione. «clay!» che? ah, già: c'erano anche quelli che volevano farli secchi.
    seguì il movimento di twat, riprendendosi giusto in tempo per decidere che la mossa migliore fosse rotolare a terra come un uramaki al salmone in salsa piccante; anche questo movimento fluido ed elegante (no) lo aveva imparato grazie agli insegnamenti di nelia, tra un pugno in faccia e una mossa di wrestling spacca ossa «mira bene con quel coso.» se non era mancanza di fiducia quella. clay, sdraiato a terra in posizione fetale dopo aver fatto tre capriole sul pavimento: 👌🏻👌🏻👌🏻 ma certo che avrebbe mirato bene. cosa poteva mai andare storto.
    il rampino — quello poteva andare stortissimo e finire in testa ad un compagno (o colpire gli ostaggi. a quel punto nessuno si sarebbe sorpreso), ma era un'eventualità alla quale clay preferì non pensare. certi compiti solo il fato bellissimo poteva svolgerli, amen.
    murphy in the background che vede rotolare clay verso l'infinito e oltre: «i think I've seen this film before» davvero troppe volte. scosse la testa, scegliendo volutamente di non guardare contro chi il sedicenne avrebbe lanciato il rampino, concentrandosi sulla donna che aveva preso di mira twat. o, meglio, sul pavimento sotto ai suoi piedi; lo immaginò spaccarsi dall'interno, le radici sottostanti a spingere di prepotenza contro il cemento per raggiungere la superficie, legarsi alle gambe di Gertrude e immobilizzarla a terra prima che potesse premere il grilletto.
    non dico tanto, almeno uno sgambettino.


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    murphy: tira un sasso a sin.
    clay: di base sta attaccato a murphy e parla a kaz

    (12) DIFESA CLAY (clay + twat): rotola via
    ATTACCO THOMA (clay): rampinata in faccia

    (15) DIFESA TWAT (twat + murphy): richiama/crea (?) radici dal sottosuolo per bloccare Gertrude


    Edited by saudade. - 24/2/2024, 15:31
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    whomurphy skywalker
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    infoformer doctor
    al contrario di molti adolescenti, ciascuno a modo proprio, Murphy non aveva mai vissuto la fase della ribellione. a dirla tutta, di quel magico periodo si era persa quasi tutto — nascere e crescere all'interno di un laboratorio, allevata da un'intera comunità di gente che passava il tempo a torturare e fare esperimenti sugli esseri umani, non aveva aiutato.
    eppure, il tono di chi si metteva sulla difensiva aggredendo, lo conosceva bene; i sintomi, dalla tensione dei muscoli all'uso piccato del sarcasmo per ogni parola che abbandonava le labbra, pure. guardava bash negli occhi e, per certi versi, le sembrava di vedere barry «temo tu mi abbia scambiato per qualcun altro.» interessante scelta di parole: nemmeno le avesse letto nel pensiero! ha-ha (yeah)
    limitò i propri movimenti al nulla assoluto, la geocineta, permettendo al ragazzo di continuare con la sua arringa difensiva; molto breve a dire il vero «se questo è il modo in cui il ministero da la caccia ai sovversivi, mandando persone ad accusare innocenti civili, non mi sorprende che le cose vadano a rotoli.» amore. santo. si costrinse ad uscire dalla propria ampasse, una volta certa che l'altro non avesse qualcosa da aggiungere. le sembrava abbastanza ovvio si fosse incartato da solo, ma anche quello era tipico dei giovani — partivano in quarta nel momento stesso in cui qualcuno li pungeva sul vivo, dove faceva più male, ricordando solo all'ultimo di non aver ancora imparato a fermarsi senza inchiodare.
    «oh, bubi» necessario. era una madre, Murphy Skywalker, e per quanto a volte si sforzarsi non riusciva a ad evitare di vedere i propri figli nei volti delle persone che approcciava; se fossero stati in difficoltà, avrebbe voluto che qualcuno li aiutasse. bastava tendere la mano, resistere all'impulso di ritirarla se dall'altra parte non veniva inizialmente accettata. insistere, perché era quello che i figli si aspettavano: toccava all'adulto superare il test della fiducia, non il contrario. la mano non gliela tese davvero, ma si sporse comunque in avanti, appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo, la bottiglia fatta da parte affinché tra loro non ci fosse altro se non la superficie del legno «se fossi stata una ministeriale questa conversazione non la staremmo tenendo qui.» evidentemente non conosceva il modus operandi dei cacciatori, good for him.
    se tutto fosse andato secondo i piani di Murphy, purtroppo per lui, lo avrebbe scoperto presto.
    «sai come funziona un interrogatorio? non assumono i torturatori per imbiancare i muri del Ministero una volta l'anno» o magari si: un giorno avrebbe potuto chiederlo a fake — bonding time. con un sospiro prese il bicchiere che bash le aveva offerto, questa volta senza limitarsi a bagnare le labbra; tutto considerato, poteva anche permettere a se stessa di allentare un po la corda. mandò giù un dito di liquido ambrato, rabbrividendo da capo a piedi, la punta della lingua a sporgere dalla bocca in una smorfia che la diceva lunga sul rapporto tra lei e i superalcolici. preferiva di gran lunga i cocktails dal retrogusto dolce e fruttato, o un buon bicchiere di vino «hai ragione, forse ho sbagliato persona. ma se avessi di fronte quel ragazzo del veicolo, gli direi che a volte è normale non riuscire a trovare un senso in quello che si fa» mise nuovamente il bicchiere sul tavolo, spingendo indietro la sedia «gli direi che a spingerlo ad agire è stato l'istinto. la convinzione, sepolta nel profondo, che fosse giusto»
    si alzò, rovistando con la mancina nella tasca della giacca pesante, un portamonete a forma di sfera Poké ad apparire stretto tra le dita «è terribile, una palla al piede. uno vorrebbe ignorarla, ma non si può. a quel ragazzo direi che lo capisco, che so cosa ha provato e probabilmente anche cosa prova ora» gli stava proponendo una condanna a vita, perché era quello che aspettava bash se avesse deciso di dare retta a quell'istinto primordiale: posso sistemare le cose, un mantra che si ripeteva ancora e ancora, insinuandosi nel cervello come un tarlo.
    non si sistemava niente.
    e il mantra continuava più forte.
    «vado a pagare la bottiglia che ti sei gentilmente fatto regalare. puoi andartene, o aspettarmi. non ti seguirò più, promesso» tanto per sottolineare la parola di scout, murphy sollevò due dita posando un bacio sui polpastrelli, la mano sollevata a mezz'aria. una parte della geocineta, quella che batteva furiosa tra le costole senza lasciarsi intravedere in superficie, sperava che bash scegliesse la prima opzione; immaginava di voltarsi, le iridi scure a cercare la sua figura al tavolo senza più trovarla. ma aveva un lavoro da fare, murphy — parte di un meccanismo più grande e complesso che non guardava in faccia nessuno.
    diede le spalle al Baker
    raggiunse il bancone.
    gli diede qualche minuto di tempo.
    per alzarsi o per pensare, a quel punto poteva deciderlo solo lui.

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  11. .
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    «offre la casa.»
    fortunatamente, murphy viveva ormai da tempo circondata di bambini: i suoi figli, kieran in fase 'ho una crush assurda ma non so come dirlo', gli studentelli in piena crisi ormonale, sin — a gestire i loro sbalzi d'umore e le reazioni isteriche era diventata una vera pro. quello che stava ancora imparando, come una rob qualsiasi, era mantenere la necessaria calma di fronte alla pretesa dei suddetti bambini di voler essere considerati adulti prima del tempo.
    non ne era del tutto certa, ma bash emanava un po quelle vibes lì: chissà se le toccava l'ennesimo preadolescente randagio ferale con i dentini scoperti e il segreto bisogno di un abbraccio.
    «perché non mi dici come mai mi stai seguendo da ore?» la skywalker, che aveva passato gli ultimi sessanta minuti della sua vita a fissare il ragazzo seduto davanti al bancone aspettando questi si rendesse conto di essere seguito e si staccasse dalla bottiglia, prese lentamente il telefono in mano; le iridi scure passarono dal volto di bash al salvaschermo, un sopracciglio sollevato nel notare l'ora «caspita, come passa il tempo quando ci si diverte» sapeva essere più simpatica di così, murphy skywalker.
    evidentemente quello non era né il caso, né il momento.
    il tentativo di reclutare il ragazzino seduto ora di fronte a lei c'entrava poco con i lineamenti induriti del volto a cuore, con l'assenza di un sorriso che a volte sembrava esserle stato cucito addosso. avrebbe potuto essere più accomodante nell'approcciare un possibile candidato (kamikaze), e di solito lo era: vedere con i propri occhi volti familiari scomparire dietro un cappuccio, le maschere che li proteggevano gettate a terra con sprezzo, non aveva giovato al suo umore. perché erano già morte, quelle persone, e lo sapevano loro come lo sapeva murphy.
    altri pezzi di un puzzle sempre incompleto, persi in uno schiocco di dita.
    e, al contrario del baker, lei si era limitata a guardare e inghiottire la stessa acida bile di sempre — con un po di cinismo in più, e l'identico vuoto ad aprirsi nel petto. devi scegliere le tue battaglie, aveva detto william; quando ancora il cuore di murphy macinava rimorsi e bisogno di fare ammenda — le sceglieva tutte, e le perdeva. come negli anni aveva perso le persone a cui teneva di più, vite scivolate tra le sue dita nonostante i tentativi disperati di tenersele strette.
    scegli le tue battaglie, una alla fottuta volta, e non poteva fare altro che ripeterselo come un mantra, ancora e ancora; lasciando quelle parole a risuonare nella cassa toracica, quando arrivando sul luogo di uno scontro capiva che era già finito. vivevano per una causa che non ammetteva scelte sbagliate, solo sacrifici che di giusto non avevano assolutamente nulla — erano solo necessari. una lezione che bash avrebbe imparato molto presto sulla sua pelle, se fosse riuscita a convincerlo. il bello di essere una rebel scout: trascinare a fondo i ragazzini e convincerli che valesse sempre la pena morire per un ideale.
    uno a cui murphy credeva ciecamente, anche se a volte dormire la notte non era poi così facile.
    «per rispondere alla tua domanda—» prese la bottiglia, senza nemmeno controllare l'etichetta, versando due dita del contenuto nel bicchiere. non aveva alcuna intenzione di berlo, qualunque cosa fosse, perché per esperienza personale sapeva quanto fosse necessario rimanere lucidi in determinate situazioni. ma faceva comunque scena, e lo sollevò in direzione di bash «curiosità. voglio dire, come ti ho visto io poteva vederti chiunque altro. eppure sei intervenuto comunque» non aveva capito, la skywalker, finché la vetrina non era esplosa in mille pezzi. ma il potere del baker era servito ad attirare la sua attenzione solo marginalmente — lo aveva osservato, e visto passare sul giovane volto un'ombra che conosceva anche troppo bene. o, forse, la si poteva considerare una luce. a volte distinguere le due cose era dannatamente difficile.
    «potevi scappare, e non l'hai fatto. di questi tempi è più facile che la gente si faccia gli affari propri, piuttosto che rischiare» quindi sì, curiosità. si strinse nelle spalle, la venti.. settenne? (aiuto), giocherellando con il bicchiere e il liquido ambrato al suo interno, iridi scure a scivolare dal volto di bash al barista alle sue spalle: evidentemente confuso, ma a murphy venne spontaneo chiedersi per quanto ancora — c'era sempre da imparare qualcosa, riguardo i poteri altrui. tipo, chessò, quanto durava l'effetto sulla mente di una persona e se da li a qualche minuto avrebbe dovuto affrontare un ulteriore problema.
    meh, una cosa alla volta.
    «volevo chiederti cosa ti avesse spinto, ma forse non lo sai nemmeno tu» questa volta un sorriso glielo concesse: stanco, ma sincero. portò il bicchiere alle labbra, bagnandole solamente; la schiena tornò a poggiarsi contro la sedia di legno. mancava giusto che qualcuno si decidesse a mettere una canzone (il mio headcanon prevede un juboxe magico, non elaborerò), poi l'atmosfera da serata karaoke tra amiki sarebbe stata completa.
    e, forse, avrebbe preferito quella conclusione all'alternativa — chiedergli di rinunciare a tutto, e tenerlo per mano nel frattempo.

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  12. .

    when
    14.04.2001
    where
    austin, TX
    who
    corycorycory

    f l a m e s
    «allora giovanotto, ci muoviamo?» la voce alle spalle di leonard poteva definirsi tutto tranne che cordiale, ma il ragazzo avrebbe continuato ad ignorarla come nei cinque minuti precedenti, se solo ad accompagnare le ultime due parole non fossero arrivati altrettanti colpetti precisi sul braccio destro.
    gli occhi verdi del vaughan si sollevarono dalla vaschetta del gelato al gianduia, per incrociare quelli spenti e senza vita di un barnaby jagger giunto alla terza ora di un intenso turno da cinque.
    uno sguardo, quello del guaritore, che suggeriva l'ormai rassegnata abitudine non solo al luogo ameno nel quale aveva il disonore di lavorare, ma anche — e forse soprattutto, ai clienti rompicoglioni. gente che ti tocca mentre parla, tanto per fare un esempio «in realtà non ho ancora scelto, signora, mi manca un gusto» come se poi fosse semplice, capito? E veramente, veramente, avrebbe potuto soprassedere e keepare fottutamente going, se solo le dita ossute della vecchia non gli si fossero conficcate un'altra volta nel bicipite.
    Come si dice, errare è umano, perseverare è da coglioni.
    «beh, non sono certo qui ad aspettare i tuoi comodi. c'è gente che ha faccende importanti sa fare» per un attimo, pensò di chiederle quali fossero. poi capì, tutto da solo e senza aiuti esterni, che la risposta non avrebbe cambiato il corso delle cose — e comunque era chiaro dovesse andare in posta a ritirare la pensione; al massimo giretto obbligato al bar della esselunga. quando gli mise tutta la mano sul braccio, con l'intento di spingerlo su un lato, Leo sospirò. Barbie s-s-s-ospirò. Eddie Moonarie sospirò mentre sfilava il borsellino dalla borsa della sciuretta «guardi, ha perfettamente ragione» perché si poteva dire tutto, del Vaughan, ma non che non fosse un ragazzo a modo: uno di quelli che le mamme amano a pelle, cortese ed educato.
    cortesemente ed educatamente, infatti, il ventiduenne fece un passo indietro, indicando alla vecchia in questione il posto lasciato libero davanti al bancone; e le sorrise, pure, perché quando si avevano certe armi valeva sempre la pena usarle «prego» non si aspettava un grazie, e quello non arrivò. ma le passò comunque un braccio attorno al collo, quando la donna lo superò impettita, puntandole al fianco destro un'altra arma — meno accattivante della fossetta nella guancia sinistra, ma altrettanto efficace: un sorriso poteva spezzare il cuore solo metaforicamente, dopotutto «beh» (e non tryhard) si strinse nelle spalle, Leonard, ancora una volta iridi come il mare in tempesta a scontrarsi contro la superficie immota e desertica che erano gli occhi del gelataio dietro al bancone; non aveva fatto una piega, Barnaby Jagger, e questo già diceva molto riguardo le sue condizioni di salute mentale e fisica «a questo punto direi che è una rapina» rientrava già nei piani del biondo, perchè a girl gotta eat eccetera eccetera, ma l'idea non era quella di prendere in ostaggio la clientela.
    Gli era bastato tenere d'occhio qualche ora il Big Dick Energy dalla vetrina principale, per capire che le probabilità di scatenare una reazione nei dipendenti erano minime; il rischio c'era sempre, e per questo aveva optato per la beretta invece che un semplice coltello a scatto, ma non pensava davvero di tirarla fuori. Se proprio doveva, e si trattava di un sacrificio che Leonard era più che disposto a fare, preferiva menare direttamente le mani — o usare la magia: non proprio l'opzione più alla sua portata in quel momento «prendo i soldi in cassa e, se non ti è troppo disturbo, un cono al pistacchio» strinse di poco la presa attorno alle spalle della signora in ostaggio, che per ovvie ragioni aveva perso baldanza e voce «altrimenti mi tocca spararle» concluse, serio.
    Così serio che dovette premere le labbra tra di loro, ridurle ad una riga sottile per non ridere.
    Vide l'angolo della bocca di barbie sollevarsi appena, impercettibile, e qualcosa passò tra di loro: magari. inutile dire che non aveva nessuna intenzione di a) sprecare un proiettile per quella vecchia stronza, b) schizzare di sangue il bancone dei gelati – sebbene avesse visto di peggio. - e c) rischiarsi un'accusa di omicidio così su due piedi.
    Però poteva sempre divertirsi un po.
    Anche il gelataio sembrava averne un estremo bisogno.
    Lo osservò attentamente, il ventiduenne, mentre barnaby svuotava il cassetto e infilava i galeoni in una busta con il logo del locale (non chiedetemi quale sia, in questo momento riesco solo a pensare al vibratore di Salem e sto ridendo da sola ho bisogno di dormire) «v-v-vuoi anche q-quelli d-d-d-dell'altra c-cassa p-p-per caso?» ah.vedi. Allora non erano tutti infami bastardi come suo fratello (oh bro) «ma guarda, se non ti è troppo disturbo» si strinse leggermente nelle spalle, gli occhi chiari a rabbuiarsi quando tornarono per forza di cose a riflettersi nello sguardo spaventato e instupidito della boomer «signora, le mani» cioè, nemmeno in quelle condizioni smetteva di palparlo? Un tentativo maldestro di afferrare la pistola e sgusciare via, ma il vaughan lo lesse come meglio preferiva: giocata rischiata. Touchè.
    «s-s-senti» e intanto era tornato, il jagger.
    Gli occhi nocciola più disperati che mai.
    Stava per rischiare, proprio come la vecchia, perchè evidentemente quella era un po' la sua ultima spiaggia.
    «p-prenditi anche l-l-lui» con la canna della semiautomatica che ora puntava contro lo sterno della donna, leonard ruotò il capo nella direzione indicata dal mento del guaritore, un singolo cenno accompagnato da un brivido: in fondo al locale, c'era un uomo in pantaloncini blu e cerbottana alla mano, che sputava palline di carta addosso ai clienti seduti presso i tavolini — così, en passant. Il biondo seguì con lo sguardo la parabola discendente di un bolo appiccicoso e grondante saliva, finchè non si spiattellò sul coppino della vittima prescelta. sciaf «non credo sia il caso» non che gli dispiacesse la compagnia, eh, ma edward moonarie ad una prima occhiata sembrava un tantino instabile.
    E quindi il contrario di quello che il vaughan aveva bisogno.
    «allora s-s-sparami. La m-mia vita n-non p-p-p» porca puttana «p-potrebbe andare p-peggio di c-c-così» e nell'istante di silenzio che seguì, mentre finalmente l'emozione aveva la meglio e la vecchia maleducata perdeva i sensi accasciata sul bancone come un sacco di patate, leonard valutò attentamente se adempiere alla richiesta. La fronte leggermente corrugata, ciuffi di capelli biondo cenere a interrompere la visuale sul viso sfatto di barbie; sparargli lì e ora non gli avrebbe certo portato via il sonno.
    Nessuno scampanellio violento nel petto a ricordargli che anche lui, da qualche parte, aveva una coscienza.
    Per non parlare del fatto che il guaritore aveva tutta l'aria di meritarselo — il riposo eterno, la fine di tutti i mali.
    Ma scosse comunque la testa, puntando questa volta la pistola contro il pavimento; nessuno alle sue spalle si era reso conto di nulla, i clienti troppo impegnati a capire da quale direzione stessero arrivando loro addosso gli sputazzi «un buon motivo per convincerti che da qui puoi solo risalire.» faceva anche sessioni di terapia gratuite, leonard vaughan, ma era ovviamente il primo a non crederci: lui, che ancora dopo mesi sognava vascelli inesistenti, la spuma del mare sul viso, lo scricchiolio del legno sotto i piedi e il calore di qualcos'altro sotto le dita «quelli te li lascio, a buon rendere» i soldi dell'altra cassa — mancia; ma si prese il cono gelato, e il sacchetto con i galeoni a braccetto.
    La porta sul retro, quella più vicina, gli parve da subito la via d'uscita ideale. Si era studiato un po' la strada, il vicolo alle spalle del BDE e quali alternative di fuga avesse una volta uscito dal locale, ma a quel punto dubitava potessero servirgli. Rivolse lo sguardo acqua marina al cielo terso, la crema al pistacchio disciolta sulla punta della lingua: quando si erano ritrovati, leo e raph, il maggiore gli aveva chiesto di tornare a casa.
    Di stare con lui.
    E per un istante, uno solo, il biondo aveva quasi ceduto.
    Prima che il fratello decidesse di pronunciare l'unica frase che, avrebbe dovuto saperlo, era in grado di far scattare il trigger assoluto — «non puoi cavartela da solo, leo».
    rob che fissa la vaschetta dei piatti con l'acqua sporca e la mozzarella dentro, dopo che sua madre le ha detto di non andare al lavandino con il suddetto latticino:
    rob che vede la sua vita passarle davanti agli occhi mentre sta per volare giù dalla scala dopo che sua madre le ha detto di non salirci da sola:
    cory leonard che vive sotto i ponti e ruba merendine ai ragazzini e rapina yogurterie:
    «ok. Fuck you. Watch this» cit. doverosa.
    Adesso aveva un gelato e un sacchetto pieno di galeoni, alla faccia sua.
    Cosa dovesse farsene del resto della sua vita, rimaneva comunque un fottuto mistero.


    leonard
    vaughan
    But when I near you I feel flames
    I touch the fire I get burned
    I feel this rush beneath my feet it's like I'm falling
    gif: richietozsier.tumblr.com
    i panic! at (a lot of places besides) the disco
    i see it, i like it, i want it, i got it


    guarda freme, casuale come piace a me!!!! sentiti libera (non troppo. NON TROPPO.) di fare davvero quello che ti pare, cory se ne sta sul retro del bde a mangiarsi il suo gelato e ad agitare il pugno al cielo contro ralph, per il resto siamo nelle mani del signore.
  13. .
    whomurphy skywalker
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    info27 + rebel scout
    infosalice | w/run
    «baby» in tutta risposta, murphy tirò delicatamente su con il naso (niente cochina, purtroppo — cit. barry), come un'alice qualunque all'ennesimo spruzzo di acqua sulfurea dritto nelle narici. il fatto che si fosse lasciata sfuggire tra le ciglia una singola lacrima, continuando a piangere dentro, dimostrava quanto ci tenesse al lavoro svolto da kieran per renderla presentabile: se fino a quel momento era riuscita a non rovinarsi il make-up, poteva arrivare tranquillamente a fine serata.
    niente l'avrebbe scossa più di quanto già non fosse.
    [ake e will che si dichiarano amore eterno vibrando come ragazzini alla prima cotta: bonjour]
    «non sto piangendo» disse, ruotando il capo verso run senza resistere all'impulso di raggomitolarsi contro il fianco della cugina; con gli occhi scuri colmi di lacrime trattenute (a stento) e un sorriso tremolante dipinto sulle labbra color ciliegia, la Skywalker era identica al bambino del meme. so che sapete quale, ma nel dubbio ve lo metto qui perché questo sarà quel-tipo-di-post™ — cazzate e sfondamento della quarta parete a bilanciare l'emotività eccessiva di rob murphy sulla questione matrimonio akerrow.
    crying-1
    rimaneva un'inguaribile romantica, Murphy. nonostante l'orrore e il dolore, quello che aveva provato e quello che aveva causato; avrebbero dovuto renderla cinica, cancellare anche la più piccola stilla di speranza a batterle nel petto. e lo avevano fatto: togliendole un pezzo alla volta, mordendo e strappando — se non respirano significa che sono morti, in un loop infinito, troppe perdite e sconfitte e rimorsi per contarli. ma quella speranza era una batteria ricaricabile che non esauriva mai del tutto le sue energie.
    rimaneva sempre qualcosa, una scintilla dalla quale ripartire.
    Luke e Leia, quando le si accoccolavano addosso, addormentandosi nello stesso istante.
    Run che insultava gemes per quindici minuti straight e poi ridacchiava da sola scuotendo la testa.
    Shot a bussare sul vetro della finestra, rischiando di prendersi il bidone della spazzatura in testa, con un sacchetto di patatine in mano e un sono le tue preferite a sfiorargli le labbra.
    William Barrow, con il quale condivideva qualcosa ben più grande di una causa, con un post-it stropicciato in una mano e il cuore a ballargli sul palmo dell'altra.
    scintille.
    se le era sempre fatte bastare, Murphy Skywalker.
    anche quando sembrava che niente avrebbe mai più potuto scaldarla, perché il gelo a intorpidire le membra non era solo superficiale ma scavava in profondità «ma li vedi?» oh, il salto temporale tattico fino alle promesse!!! «adesso sto ufficialmente piangendo» da almeno dieci minuti, ma questo nessuno aveva bisogno di specificarlo. si passò piano un fazzoletto sotto gli occhi umidi, un lieve puuuuh ad abbandonare le labbra dischiuse. labbra che premette tra loro, cercando di distenderle in un sorriso, quando le iridi cioccolato incontrarono per un istante quelle altrettanto scure di Nelia. perché non serviva la telepatia, nel caso della ribelle: I suoi pensieri si muovevano impetuosi come onde, increspando la superficie e smuovendo il fondo.
    sarebbe stato assurdo credere che quegli stessi pensieri non avessero sfiorato la mente di ciascun membro della resistenza — un'unione rischiosa, quella. poteva mettere in pericolo la vita di William? forse. compromettere tutto ciò per cui avevano lottato fino a quel momento? probabile. ma Murphy si fidava del Barrow.
    per scelta, e per mancanza di scelte.
    perché voleva, e perché doveva «guarda come sono belli, ugh» tirò nuovamente su con il naso, l'angolo di un fazzoletto a tamponare la pelle umida sotto gli occhi; nell'appoggiare la testa contro la spalla di Run, mentre sul palco partiva il limone, Murphy non poté fare a meno di rivolgere uno sguardo rassegnato alla figura triste e ingobbita (.) di chariton deadman. quel figlio di 'ndrocchia. non è che l'avesse perdonato, non del tutto, ma in occasioni come quelle per la geocineta diventava più difficile resistere all'impulso di stringergli le braccia attorno al collo — senza l'obiettivo di soffocarlo, si intende. hhhh, pagliaccio maledetto «se gemes non si dà una svegliata dovrò sposarti io, run. già ti vedo con un vestito pazzesco» e non era un modo di dire: aveva già tutti i raccoglitori pieni con i dettagli, Murphy.
    questa volta a sfuggirle dalle labbra fu un aaaahhh leggermente aspirato; il tentativo di fermare le lacrime: fallito.
    ma non aveva rimpianti, la skywalker, nessuno uno, nemmeno mezzo.
    Marcus un rimpianto invece ce l'aveva.
    e sapete cosa? ho deciso che gli faccio un post tutto suo, fuck it we ball.
    anche perché Fred si è messo a bere quindi è tempo di aprire il banchetto aperitivo, sfondarsi di alcol e ballare «signorina crane, mi concedete l'onore di questo ballo?» si alzò in piedi, la geocineta, afferrando l'orlo dell'abito blu petrolio così da non inciampare nella stoffa, rivelando ai più un paio di scarpe da ginnastica dall'aria davvero comoda. sapeva che quel momento sarebbe arrivato, murphy, e non voleva farsi cogliere impreparata. la mano che offrì a run, invece, conteneva nel palmo un flute di champagne per la cugina, sottratto al tavolino più vicino, e una tartina non meglio identificata pronta a svanire nel nulla «sai cosa» cinse la vita della ragazza, incapace di trattenere un sorriso quando le prime note di una canzone familiare presero a risuonare tra la lavanda e i profumi della provenza «forse per oggi posso evitare di lanciargli la spazzatura» e con un cenno del capo le indicò Shot, poco lontano, la piega delle labbra a farsi un po più dolce — mmmocc a chitemmuort.
    però voi immaginatevi la scena, ok?
    dalle casse irrompe l'intro di What a Feeling.
    teste si sollevano, sguardi si incrociano.
    gli HEMERA potrebbero trovarsi ovunque, capirsi con una sola occhiata.
    William Barrow è felice.

    poi incrocia lo sguardo di akelei beaumont, sua moglie, e il messaggio non potrebbe mai essere più cristallino di così:
    "ho 48 ore per annullare il matrimonio. pensaci attentamente"
    il resto, come si suol dire, è ubriacatura molesta.


    The stars shine for the two of us
    So sweet and mysterious
    Got a crush, and baby, truth or dare
    when3 september 2023
    avignon, provencewhere
    board'till death do us part
    kiss me like the world is ending

    avril lavigne
    whomarcus howl
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    info34 + hitman
    infoempathy | w/ a gun


    murphy di base piange, parla solo con run, insulta shot, invita run a ballare sulle note di What a Feeling
  14. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    1996s | geokinesisrebel mommy
    murphy b.
    skywalker

    sapete cosa.
    era un bene che murphy non avesse il kink dello strangolamento, perché altrimenti quell'incontro sarebbe potuto finire in un modo decisamente diverso.
    o magari no, insomma: justin case aveva un certo fascino, il tipo che la società avrebbe definito innegabile, ma per la skywalker non era abbastanza patetico; triste; wet little meow meow.
    mica per niente gli unici due maschi etero cis [derogatory] capaci di farle battere il cuore a velocità preoccupanti erano stati elijah e shot — forse voi il pattern non lo vedete, ma c'è. just era troppo intraprendente, sorrideva e ammiccava, sembrava quasi non fosse necessario strappargli le parole di bocca con le pinze: assurdo!!!!
    [sospiro]
    [bestemmia]
    [insulto mentale a shot]
    «però un po’ disperato lo sono, lo ammetto.» ah, lui? premette le mani sulle ginocchia, murphy, piegata in avanti nel tentativo di recuperare l'ossigeno perduto in quella manciata di secondi. ne sentiva l'assenza bruciare nel petto, anche se una vocina interiore (innegabilmente quella di stiles) le suggeriva che forse non si trattava solo di una questione fisica. aveva ragione il case, anche se non lo poteva sapere: le mancava un po di leggerezza; quella che l'aveva sempre contraddistinta, nonostante la moltitudine di coltellate al cuore. si era sempre rialzata, murphy, con lo spirito immortale di chi sa che non esistono alternative, e lo aveva fatto con una forza impetuosa che non era mai riuscita a cancellare la gentilezza.
    l'amore.
    il sacrificio.
    la stupidità, se proprio vogliamo dirla tutta.
    ma era un po più vuota, quella murphy, forse solo un po più stanca.
    «portami ovunque facciano le alette di pollo piccanti e sono tua» neanche troppo lontano dalla verità, come affermazione.
    nel sentire le mani del ragazzo premere sulle spalle, la geocineta sollevò le proprie afferrando just per i polsi e tenersi così in equilibrio «mi accontento di poco, ma quel poco deve essere di un certo livello, capisci?» chiese la testa
    leggermente reclinata verso destra, mentre piegava la gamba per tirare un pestone contro la tibia del ragazzo, senza mollare la presa «senti ma—» perché era il momento migliore, quello: vicini vicini, in procinto di farsi parecchio male; una situazione che più intima di così non poteva essere «perchè sei disperato? racconta»
    murphy Skywalker non era una professionista come suo padre
    [cut-out su un montaggio di video flashback in rapida successione]
    sin e il risveglio sessuale in bocciofila 2% homo senza transcript
    sin che raggiunge i due metri e venti
    sin che strappa i capelli alla gente
    sin che ripropone (male) la presa di dirty Dancing
    sin che fa la capriola e si fa uscire l'ernia
    sin che adotta randagi scappati di casa
    sin che fa le golden showers

    [cut-in su murphy che guarda dritta in camera come fosse in the office]
    ma era brava ad ascoltare e apprezzava sempre un po di sano gossip tra una mazzata e l'altra.

    take a breath
    take it deep
    calm yourself
    he said to me
    if you play
    you play for keeps
    rihanna
    russian rulette
    NOMEALBUM


    difesa: stringe i polsi di just e si tiene a lui
    attacco: pestone sulla gamba
  15. .
    We do our best vampire routines
    As we suck the dying hours dry
    1996s | geokinesisrebel mommy
    murphy b.
    skywalker

    «Non parlare del pranzo dal bidone come se fosse una brutta cosa.» sempre saltellando sul posto, Murphy concesse a Justin un'occhiata indulgente, quasi benevola. non era affatto ciò che aveva detto, semmai il contrario, ma i giovani a volte erano così: sentivano solo ciò che volevano sentire. il pranzo dal bidone era un lusso che la Skywalker concedeva a shot perché lo amava, altrimenti al posto del tacchino avanzato a mezzogiorno gli avrebbe fatto trovare topi morti (cit.)
    poteva scegliere, Murphy: interrompere ciò che stava facendo per spiegare al Case alcune cose fondamentali sulla vita — l'amore, l'odio, la vita sotto i ponti (mica li aveva dimenticati i due anni a viverci sotto insieme a Jade, eh!), come si impara a legarsi a qualcuno quanto le persone iniziano a morirti tra le braccia a manciate; oppure poteva rompergli una costola. considerato il luogo in cui si trovavano, e il perché erano lì, optò per la seconda opzione.
    «respira piano» aveva sentito quel rumore troppe volte, la Skywalker, e una parte recondita del suo cervello arrivò a dispiacersi per la mancanza di una reazione migliore; non era stata sempre così, murphy — da ragazzina, in laboratorio, prima che le urla e i pianti e quel rumore secco diventassero parte integrante della sua quotidianità, il cuore le si riempiva di dolore al solo pensiero di infliggerne una minima parte. poi aveva fatto cose.
    ne aveva viste altre.
    ne aveva perse troppe.
    fosse stata un nemico, avrebbe colpito lo sterno di Justin con lo scopo di perforargli un polmone e lasciarlo annegare nel suo stesso sangue.
    diede solo un'occhiata in direzione di Nella, cercando di capire se la donna fosse intenzionata o meno a controllare che il ragazzo fosse ancora in grado di proseguire, e tanto fu sufficiente perché il suddetto moribondo (il PS del male) le cingesse il collo con un braccio. quella merdina «gli attacchi alle spalle sono per i disperati, Case. accetto l'invito comunque» a patto che avesse potuto portarsi dietro anche Stiles, Run e Jade, ovviamente. gli afferrò l'avambraccio con entrambe le mani, facendo forza per allentare la tensione contro la gola, scalciando al contempo con le gambe lasciate libere a penzolare: in quella posizione, senza un solido appoggio per i piedi, poteva fare ben poco.
    quindi, come prima cosa, tentò di tirargli una gomitata lì dove sapeva che la costola si era già incrinata, sperando bastasse quel colpo a fargli mollare la presa; quel tanto che le bastava per (respirare) chinare la testa in avanti e poi spingerla violentemente all'indietro — avendola sollevata di peso, trovandosi entrambi alla stessa altezza, poteva beccarlo dritto in faccia.

    take a breath
    take it deep
    calm yourself
    he said to me
    if you play
    you play for keeps
    rihanna
    russian rulette
    NOMEALBUM


    difesa: gomitata nelle costole per fargli mollare/allentare la presa
    attacco: testata in faccia
171 replies since 11/6/2016
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