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    darden larson
    I'm only honest when it rains
    If I time it right, the thunder breaks
    When I open my mouth
    I wanna tell you, but I don't know how
    In ogni coppia, c’era la persona responsabile e quella feral. Non che lei e Jericho lo fossero. Affatto, ha ha. Nei suoi sogni, forse. Darden non era responsabile in alcuna misura o universo alternativo, ma visto l’inclinazione della Lowell a vendere il bambino per dei cammelli, beh. Si faceva di necessità virtù, o qualcosa del genere. «dici che ci darebbero tanti cammelli?» si illuminò per un attimo ed ebbe il flash di un sito che stabiliva il tuo valore in cammelli, chissà se anche Jericho l’aveva beccato. Sicuramente, era cronicamente online almeno quanto lei. «assolutamente no. i bambini sono inutili» sollevò il labbro in una smorfia e scosse il capo, con tutti i fratelli che aveva ormai era un’esperta sull’inutilità della prole umana. Erano così piccoli, rumorosi, e avevano costantemente le mani appiccicose di bava o peggio. Ma soprattutto: rompevano il cazzo. «di certo non ti farò uccidere da un fuckin bambino» forse la Larson vedeva quello che voleva vedere lei, persa nei propri vagheggi e affiatata nel rincorrere un miraggio che si allontanava ad ogni passo, ma decise di darvi la propria interpretazione. Jericho le stava chiaramente dicendo che era suo il diritto di farla fuori? I Do Not See It. Preferì concentrarsi su quella palla di lardo, quell’essere mostruoso di un bambino che stava manovrando con la stessa cautela di una bomba. Cosa che poteva benissimo essere, l’emocineta non escludeva nulla, specie con un uccello demoniaco al suo fianco. «pensi sia una creatura di abby?» provò a scuotere il bambino, non un pensiero coerente a rimbalzare nella scatola cranica, se non il vago ricordo che fosse un gesto…rilassante. O forse era per farli digerire. Almeno non si mise a piangere, ed era già un traguardo. Solo a quel punto si concesse di far scivolare lo sguardo sulla Lowell, rapita dall’entusiasmo giovanile e dalla guerra di dominanza che stava avvenendo tra lei e il corvo. Sollevò le sopracciglia ed annuì piano, gli occhi chiari a giocare a ping pong tra l’animale e la telepate «potrebbe essere, ho visto cose più strane» e con ho visto intendeva quello che le avevano raccontato sulla magica Capitol, ma quello non lo poteva sapere Jericho. «non dirmi che–» e invece sì, Jericho ormai ci era più dentro delle cinque dita anali «sai cosa? ti si addice, fa molto lord del male» ma anche porno gay cinese, anche se avrebbe evitato di menzionarlo. Sapeva in fondo al cuore che non avrebbe compreso la reference a Sha Po Lang e al daddy Gu Yun. «ti somiglia» sapete cosa? Darden decise di ignorare il non-così-velato insulto di Jericho, decidendo invece di aggiungerla alla lista per cui avrebbe dovuto rapire il bambino. Ormai si era già portata avanti, un pensiero che dopo averle sfiorato la mente aveva preso radici più in fretta di una ludopatia da scala 40. Posso smettere quando voglio, racconta Darden Larson con 40 figli asiatici. Non poteva farci niente, era nella sua indole Withpotatoes quella di avere il brutto vizio del collezionare orfani, ed era peggiorata dopo la guerra. Almeno Mac e Harper non erano poppanti. «è un problema di noi bellissimi» la faccia da pirla, ma anche la dipendenza. «magari ha avuto un imprinting. Come le anatre» COME LE ANATRE???? Ma non erano i cigni? O i cigni erano anatre? Ma non era quello l’importante, perché nel suo breve (...) momento di distrazione, quel raviolo cinese aveva allungato le mani e l’aveva……………………….toccata. Chiuse forte, fortissimo, gli occhi e si impose di contare fino a cinque, mentre cominciava a vibrare su un altro piano astrale «cristo santo, spero di no» staccò una ad una le dita luride del bambino, accertandosi di tenerle ben lontano dal proprio volto «non hanno un tasto di reset o qualcosa del genere?» oh, magari funzionava come Cicciobello. Magari bastava scuoterlo abbastanza forte, o appenderlo a testa in giù come gli amici di Mussolini.
    «riesci a sentire se è come noi? Con il sangue, eccetera» ottima idea, gg ez.
    Se non fosse stato che
    Pausa
    Molto
    Lunga
    «non sento niente» deadpan, ormai arresa, come solo una Betta a Pisa era stata. Nemmeno un secondo tentativo diede risultati, e ormai la Larson sapeva gestire abbastanza il proprio potere da essere certa di non essere il problema. «forse anche lui viene dallo stesso posto del corvo» voltò lentamente il capo a cercare lo sguardo di Jericho, un guizzo delle labbra all’insù mentre sollevava appena la Bestia come un Simba qualsiasi «gli inferi» chissà se poteva chiamarlo Ade, o se i genitori gli avevano lasciato una targhetta al collo come un animale domestico qualsiasi. Osservò Jericho frantumare un lecca lecca in uno strano rito di bonding con il corvo, e si vide costretta a frugare nelle proprie tasche allo sguardo sconsolato del bambino. «se inizi a piangere ti lascio qui» lo ammonì nel passargli una caramella che aveva trovato nel fondo delle proprie tasche, con tutta probabilità lì da mesi. Decise di rimettersi in piedi, il dolore alle gambe ormai una costante della sua età avanzata, ma tenendosi piegata per reggere la mano del bambino. Ugh, tutto terribile. «non pensavo che avrei passato il pomeriggio così» ma quando mai poteva avere una normale interazione con la Lowell senza che qualcosa si mettesse in mezzo, anche se solitamente si trattava di rapimenti vari «tour dei ristoranti di chinatown? magari qualcuno se lo prende» un sorriso debole a rompere la monotonia del viso, ma cauta a tenersi il resto dello stupido entusiasmo a vibrare nelle vene per sé: ogni scusa per rubare un attimo del proprio tempo alla Lowell ne valeva la pena «dici che gli piacciono le katana? o le cose affilate? e lui è il suo uccello killer» sperava non pedofilo, come tutti gli uccelli sembravano essere di quel periodo.
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    1998
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  2. .
    darden anja larson
    Stavano succedendo cose molto strane, di quello Darden ne era certa. Era perplessa ma intrigata, e sentiva di essersi persa un pezzo del discorso nonostante si trovasse lì. Una cosa era certa, ed era che avrebbe avuto quello specchio: aveva molto per cui farsi perdonare, e non sarebbe tornata a casa a mani vuote. E poi cosa avrebbe fatto, ricorrere all’aiuto celestiale babbano e mettersi a cercare su Shein? Terribile, sconsigliato. Quel sito era un posto senza alcun dio, dove rischiava di imbattersi in oggetti di qualsiasi tipo. Davvero qualsiasi tipo. «Che palestra frequenti ah ah» quella della vita, e quella discutibile dei ribelli. Non credeva che Claudia fosse interessata a nessuna delle due. O forse avrebbe dovuto farle condurre un reportage per scoprire chi continuasse a sporcare i materassini. Cristo dio, esistevano degli incanti di pulizia apposta, o il buon vecchio straccio. Sì, se l’era legata al dito dopo che era finita pericolosamente vicino con la faccia a macchie di dubbia origine. «Va beh, se dici che è brava mi fido. Mi lasci il numero? Così se ho bisogno ti chiamo.»
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    Piano.
    Piano.
    Ci mise qualche secondo ad elaborare il tutto, e quando lo fece non poté che arrossire fino alla punta dei capelli. Aiuto? Stava succedendo quello che pensava lei? Era molto lusingata dall’interesse della ragazza -insomma non poté fare a meno di notare che fosse pure una gran bella ragazza- ma la Larson aveva le sue mire altrove. Delulu come al suo solito sì, ma fedele. Fece per aprire la bocca per rifiutarla, ma fu battuta dalla bionda «per il lavoro» ah ecco. «Rispondo raramente al telefono, preferisco i messaggi» troll segreteria @ elisa. Lasciò il suo numero alla Moor, pervasa per qualche secondo dalla tentazione di dargliene uno falso, tentazione che scacciò quando concluse che forse l'australiana era un contatto utile da avere. «è la stessa persona di prima?» E ANCHE SE FOSSE STATO???? Guardò altrove, attenta a non posare lo sguardo su Claudia, tanto che persino il vecchiaccio si era fatto più appealing in quel momento «sì. potrebbe essere» ma non erano affari di nessuno se non della Larson, quindi si affrettò a cambiare discorso. «molto bene, ci faremo dare questa safe word. nel frattempo ho individuato la cavia perfetta per questo test» spostò lenta lo sguardo sul venditore, un’occhiata pregna di significato che Claudia avrebbe colto al volo. Intanto, l’attenzione dell’uomo pareva essersi sposata su un potenziale cliente. Intanto, la ragazza si presentò, e Darden dovette fissare la mano per un battito più del dovuto prima di decidersi a stringerla. «darden, il piacere è mio» eh, non le piaceva toccare gli sconosciuti, a meno che non fosse per spillare sangue. E visto che era una scrittrice, colse l’occasione per citare un pezzo famosissimo di Fiodor Sologub «È completamente succubo del fascino delle ombre. I suoi occhi, inchiodati alla parete, sembrano quelli di un pazzo. Il raggio di luce si allarga, le ombre corrono, accigliate, ingobbite come vagabondi desiderosi di depositare da qualche parte il fardello del fagotto che pesa sulle loro spalle.» un avvertimento, ma anche una promessa circa quello che stavano per fare. Ogni tanto a Darden piaceva essere criptica, o in quel caso sfoggiare conoscenze a una mente di simile interesse letterario (no).
    With the devil in my eyes
    Where it's not so bad
    I can't be mad
    At white, white lies

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    Chiusa!
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    darden larson
    I'm only honest when it rains
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    Darden conosceva Jericho da una vita, la Larson era una croce che la special aveva deciso di accollarsi fin dall’adolescenza e di cui non si era mai liberata nonostante ne avesse avuto occasione svariate volte. Quindi sì, Darden conosceva bene lo sguardo derogatory della Lowell e ormai lo abbracciava come solo qualcuno nella sua delulu era poteva fare. Delulu era che durava da anni, per inciso. Sapete cosa? Se fosse servito a conquistare la ragazza, avrebbe contattato personalmente Abbadon per chiedergli di far possedere la telepate. C’erano cose peggiori al mondo, come evocare tentacoli e poi farsi riempire tutti gli orifizi disponibili, o almeno così aveva sentito dire. Darden non frequentava siti porno di quel genere, bombastic side eye and all. «ramen?» a quel punto avrebbe accettato anche catrame cacciato in gola, per cui si limitò ad annuire prima che la ragazza cambiasse idea. Non mangiavano insieme da- anni? Aveva perso il conto, ma quella che era una occorrenza frequente quando erano ancora adolescenti era presto diventato un miraggio. Una rarità da sfiorare con tocco delicato e il fiato sospeso nella paura che si infrangesse al minimo passo falso. «non così presto» un chuckle senza alcuna nota divertita sgusciò dalle sue labbra, le iridi celesti a velarsi per un momento di un rammarico che Jericho non avrebbe mai notato. «ma non mi stupisce più di tanto: avevi detto l’avresti fatto. e sei una testa di cazzo, quindi per principio immaginavo oggi ci saresti stata» «farò finta che sia un complimento» non lo era, lo sapevano entrambe, ma Darden avrebbe preso qualsiasi cosa fosse riuscita a strappare da Jericho. Briciole, le ultime braci ad aggrapparsi ad un fuoco ormai spento. Eppure, la Larson sperava che bastasse un alito di vento a riaccenderlo- bastavano le giuste circostanze, e una buona dose di pazienza. La cosa era che l’emocineta non era mai stata una persona molto paziente. Ma ci avrebbe provato, perché aveva come la sensazione che c’era un numero finito di occasioni che Jericho era disposta a concederle. «ho un’attività in proprio. Una linea di abbigliamento. Con nice disegna alcuni abiti» quello era…inaspettato. Non nascose la sorpresa genuina che animò i suoi lineamenti, ma c’era qualcos’altro appena sotto la superficie, un senso di ammirazione per un qualcuno che aveva trovato la sua strada. O almeno un modo di passare le proprie giornate. Un qualcosa che la special non poteva ancora vantare. «davvero?» non le sembrava il tipo, Jericho era più lame e violenza che tulle e fronzoli «che tipo di abiti?» domandò allusiva, mentre la sua mente era già partita per la tangente. Cristo, sperava davvero che Jericho avesse la testa altrove e non percepisse alcuno di quei pensieri. Girò l’angolo, seguendo ciecamente la direzione che Jericho aveva scelto per loro, troppo occupata dal suo profilo per rendersi conto del- «ho visto un horror che iniziava allo stesso modo» fuckin’ infante e del corvo OGM che lo accompagnava. Se Jericho ricorse al conforto dei suoi coltellini, fu naturale per la Larson appellarsi al suo potere. Non aveva altro, in ogni caso. Una fitta rapida quanto il bagliore di un lampo strinse il suo muscolo cardiaco, il ricordo della Siberia a farsi prepotente contro le sue tempie. Appena fuori dal suo campo periferico, il fantasma di una ventina di bambini attendeva con il fiato sospeso. «non possiamo lasciarlo qui» un sospiro sconfitto, il suo, le sopracciglia corrugate mentre si guardava intorno in cerca dei proprietari della bestia (il bambino). Volse lo sguardo verso Jericho, pregandola con gli occhi di capire, di non farglielo mettere a parole. Non era scesa in dettaglio sulla Siberia, ma si era lasciata sfuggire abbastanza perché la special potesse mettere insieme i pezzi.
    Ma non l’avrebbe fatto.
    Perché non poteva pretendere che Jericho le leggesse la mente. Non era giusto nei suoi confronti, così come non era giusto rimanere delusi quando non accadeva.
    Forse era arrivato il momento di fare quello sforzo in più, quel passo in avanti che aveva sempre esitato a muovere: fidarsi di un’altra persona, e lasciare che intravedesse quelle parti che tenevi strette al petto, nascoste al mondo. «Ho troppi bambini sulla coscienza per fare finta di niente» ed era sicura che quel numero sarebbe aumentato, ma se poteva fare qualcosa per mettere a tacere il senso di colpa, era quello il momento. Anche se si trattava di una trappola. «e in ogni caso avrei te a guardarmi le spalle, no?» batting her eyelashes, twirling her hair- non perdeva tempo a flirtare nemmeno quando c’era un bambino smarrito di mezzo. Si avvicinò cauta all’infante, senza distogliere un momento l’attenzione dai suoi dintorni e da quell’uccello del malaugurio. Per poco non fece un balzo in aria quando una voce profonda e roca ruppe il silenzio con un «HHH-Holaaaa» al che-
    Al che Darden fu costretta a girarsi verso Jericho, mano sul cuore ed espressione profondamente confusa-
    «Era il bambino o l’uccello?» dubbi leciti, come minimo aveva trovato il bambino di Scary Movie. Cristo, era appena stata cockblockata da un marmocchio ma che cazzo. Ma perché a lei. «sai vero cosa dobbiamo fare adesso?» altro che ravioli, altro che ramen. Si chinò davanti al bambino, mani a scivolare sotto le sue ascelle e a sollevarlo lontano come se stesse osservando una specie aliena «hai la faccia un po’ pirla, sai?» il bambino non Jericho. Così, specifichiamo.
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    1998
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    darden larson
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    Solo perché Darden sperava che Jericho mantenesse la sua promessa, non voleva dire che l’avrebbe fatto. Ecco perché sussultò quando udì la sua voce, finendo con lo sbattere la nuca una seconda volta al muro, proprio come aveva predetto la Lowell. Ma cristo, perché a me. Più tentava disperatamente di essere casual e cool, e più falliva- non funzionava molto bene al di fuori di una battaglia, la Larson. Forse sarebbe stato il caso di tendere una mano e invitarla a darsele in memoria dei vecchi tempi, per vedere chi avrebbe vinto ora che potevano giocare ad armi pari. Ma non lo fece, per quanto l’idea fosse allettante. «a te hanno posseduto? chiedo» osservò attenta il modo in cui gli angoli della bocca di Jericho erano curvati in basso, del broncio che sportava ovunque se non in viso. Oh, cristo. Jericho era offesa perché non era stata posseduta. Darden rimase in silenzio per un paio di battiti, le dita a stringersi con più forza del necessario sulla carne delle braccia- l’emocineta era stata lì quando si era trattato di pulire il macello che si era lasciato dietro Abbadon. Era stata lì quando avevano dovuto spostare -di nuovo- il quartiere generale, quando aveva incrociato per sbaglio lo sguardo di Wren e Moka nelle rare volte in cui mettevano il capo fuori di casa (mai, credeva si vergognassero della propria ombra). «no, e credo che sopravvivrò» commentò asciutta, nessuna traccia di umorismo ad animare il volto. No, non era stata posseduta e pregava non le sarebbe mai capitata una simile sorte. Ma cosa ne poteva sapere Jericho, di valori e ideologie del tutto opposte alle sue? Per quanto fossero simili, ci sarebbe sempre stato quell’invalicabile divario a separarle. Si passò una mano sul vivo, stanca, stremata, esausta di dover pensare a quella guerra in ogni momento- voleva solo godersi la presenza di Jericho, era tanto da chiedere? Fece poi un gesto alla ragazza di procedere, indicando la strada ormai parzialmente distrutta davanti a loro «magari troviamo qualcosa di aperto. lo spero, perché ho fame» ammise, anche solo per spezzare la tensione che si era andata a creare, cacciando le mani nelle tasche dei pantaloni e prendendo a camminare al fianco della Lowell. Uh, sembrava proprio un appuntamento. Non che lo fosse! Oddio, lo era? Si rendeva conto di come lo potesse sembrare da una prospettiva esterna, specie quando si erano ritrovate a camminare così vicine. «dimmi la verità, ti aspettavi che tornassi?» vi era una vulnerabilità in quelle parole che le lasciò intravedere per qualche secondo, salvo poi chiudersi ermeticamente come suo solito. «sono felice che tu l’abbia fatto» mi sei mancata «non che avessi dei dubbi» deflettere, deflettere e ancora deflettere. Dio, come odiava essere percepita- anche se, una parte di lei agognava di esserlo, anche solo in parte.
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    darden larson
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    Darden Larson non aveva altro che un grosso vaffanculo a regalare a tutti. Due diti medi rivolti al cielo, alle sfortunate anime che si paravano sul suo cammino, all’intero fottuto mondo. Non era mai stata brava ad accettare le sconfitte, ad abbassare il capo e a stringere i denti in attesa della sua rivincita- la vendetta andava servita fredda? Chi ne aveva la pazienza, quando poteva far scivolare uno stiletto tra le costole di uno stronzo qualsiasi. Avevano perso la guerra, era un fatto ormai innegabile, ma si rifiutava di accettare che non vi fosse più niente per cui lottare. Una nuova alba per gli special. Non era quello per cui aveva sempre lottato, un mondo migliore e più inclusivo? Dove le differenze di sangue non definivano il valore di una persona? Certo, certo che sì. Ma non a quel costo. Non per mettere quel pagliaccio bastardo sul trono. Ma dov’erano, in Nord Corea? In Cina? In fuckin’ Russia? Una grande e allegra famiglia di dittatori, tanto ormai andava di moda. Per cui, sì, Darden aveva solo un grande vaffanculo da riservare al mondo.
    Aveva saputo cos’era successo a Stonehenge.
    C’era chi non era sopravvissuto.
    C’era chi l’aveva fatto solo a metà, perdendo un pezzo di sé.
    E Darden Larson, che quella storia l’aveva già vista e provata sulla sua pelle, non aveva trovato il coraggio di guardarli negli occhi. Fin troppo fresco il ricordo di quando aveva realizzato di aver perso tutto, la magia a scorrere nelle sue vene estinta come una fiamma al vento. Non aveva nessuna parola di incoraggiamento per i suoi compagni, non era come Mads, che quei poteri li aveva voluti. E così li aveva evitati, aveva finto che l’epilogo di quella guerra non la riguardasse. Si rifiutava di elaborare, perché avrebbe significato accettare tutto il resto. Le ombre. I genocidi. L’immagine dei civili ad esplodere davanti a lei e a bagnarla di sangue e brandelli di carne.
    Almeno era viva.
    Almeno era tornata.
    Durante quel mese c’erano stati dei momenti in cui era stata convinta che non l’avrebbe fatto. Sarebbe bastato un secondo, una pallottola un po’ troppo vicina ad un organo, per far sì che uno dei suoi compagni riportasse la sua salma a casa. Ma non poteva fare quello alla sua famiglia, che in una di quelle guerre, delle mille guerre che si erano susseguite in quegli anni, avevano già perso Nathan e April. Reese. Non avrebbe lasciato Idem a seppellire l'ennesimo fratello. E poi Darden aveva fatto una promessa, e col cazzo che non l’avrebbe mantenuta

    «hai tutto il diritto di dubitare di me. ma questa volta sono tornata, no? e ho intenzione di restare»

    Schiena poggiata al muro a mattoni, braccia conserte mentre prendeva tempo a fissare la luce tremolante di un lampione. Darden non era una bugiarda, e aveva un’ottima memoria. Ecco perché quel pomeriggio aveva trascinato il suo culo all’entrata di Chinatown, nonostante l’unica attività che al momento trovava meritevole del suo tempo era allenarsi ed allenarsi ancora, fino a che non le si sarebbe squarciata la pelle delle mani. Aveva una mezza parola con Jericho buttata lì non così casualmente prima della guerra, un mutuale accordo di rivedersi in quel punto nel caso fossero tornare. E sapeva bene che la Lowell l’aveva fatto. Quello di cui non poteva essere così sicura, era del fatto che si sarebbe presentata.
    Sapeva bene che Jericho Karma Lowell manteneva sempre le sue promesse.
    Ma la minuscola possibilità che non l’avrebbe fatto incombeva sempre alle sue spalle, un’ombra che si aggrappava ai suoi vestiti e le riempiva la testa di dubbi.
    In fondo, anche Darden aveva fatto le sue promesse, e più di una volta non si era più presentata alla sua porta.
    Portò la testa all’indietro, una botta contro i mattoni per farla tornare alla realtà. Ma che cazzo stava dicendo. Riprenditi cazzo di demente. Quasi quasi preferiva l'esercito di Abbadon a quell'attesa, perché come ogni gay le piaceva essere melodrammatica.
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    darden larson
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    Vedete quella confusione sul volto di Dominic? Era la tipica confusione di un uomo etero [derogatory] che evidentemente non aveva- ma lo devo dire davvero? Palla: sì. Un uomo che non sapeva cosa farci con quelle dita. E Darden non era la persona giusta per istruirlo su quegli argomenti spinosi, era un compito che aspettava a Nice e di cui avrebbe preferito non sapere niente. «sai, ci sarebbe un modo per risolvere la questione» no, no- Dominic taci, cazzo. Non le piaceva lo sguardo che le aveva rivolto, e si trovava ad un passo a lanciargli una bacchetta addosso. Era chiaro che il Cavendish fosse una persona più normo di quanto lo sarebbe mai stata lei, c’era solo un consiglio (non richiesto) che poteva darle. «sai, ci sarebbe un modo per risolvere la questione» eccolo, stava per dire qualche stronzata che sarebbe risultata vagamente saggia. «ci guadagnereste entrambe: ottimizzazione dello spazio, divisione dell'affitto, e avreste entrambe il gatto»
    Dominic
    Fuckin’
    Cavendish
    HHHHHHHHHHHH
    Aveva sentito male, vero?
    Darden Larson non arrossì, perché non c’era un cazzo da arrossire, ma ci andò tremendamente vicino. Era una pro ad affrontare il discorso Lowell, affinché questo non superasse nessuno dei paletti che si era imposta, e Dominic si era avventurato in un territorio pericoloso. Non si parlava della big, fat crush che Darden aveva da anni. No, ci si poteva scherzare, parlarne in un modo che non ne implicasse l’esistenza sul piano terreste, ma non tirarle fuori quelle- quelle cose. «lo sai vero che farò finta di non aver sentito?» e grazie Abby di averla salvata in corner, così da accantonare quel discorso -forse, pregava- per sempre. Non c’era nulla come un’imminente guerra a far scattare l’attenzione sulle giuste priorità, e metterla davanti alla propria mortalità di certo aiutava a rimettere le cose in prospettiva. «non è la mancanza di qualcuno che ci rende dei soldati, o la nostra abilità a sparare, è quello che speriamo per quel qualcuno a spingerci a fare certe cose» Dio, avrebbe quasi preferito della sua fallita sentimentale che di quello. Odiava che avesse ragione, odiava quando il Cavendish la forzava a confrontare la realtà e a fissarla negli occhi- lei, che avrebbe preferito voltarsi dall’altra parte e iniziare la sua persona carneficina. Evitò le iridi limpide di Dominic, preferendo distrarsi con il bordo del tovagliolo buttato sul tavolo. Affondò un’unghia nel tessuto, osservando l’impronta che era per sempre impressa della stoffa. Una metafora della vita, senz’altro, se fosse stata brava con le parole. Ma non lo era, e al momento desiderava solo infilzare qualcosa. «anche tu hai qualcuno che ti aspetta, anche io ti aspetto, lo sai» Correzione, non qualcosa: Dominic. E come se non bastasse, continuò a peggiorare una situazione già precaria, tanto che le dita della Larson incominciarono a scivolare piano verso il manico del coltello. Darden aveva cercato di non pensare a tutte le persone che la aspettavano a casa, alle amicizie che si trascinava dietro come un palla al piede, o non si sarebbe mai più buttata a capofitto in missioni che non avevano nessuna garanzia di riuscita. Ma d’altronde, il mondo aveva bisogno di agnelli sacrificali come lei, o come avrebbe preteso di continuare a girare sul suo asse? «e mi ha mai fermato dal fare cazzate?» e, se proprio avesse voluto affondare il (non tanto, ormai) metaforico coltello dove più faceva male, avrebbe menzionato che era stata creduta morta per due anni. E la vita era andata avanti, no? Darden Larson era disposable, un soldato da aizzare contro un nemico comune e da macellare sul campo di battaglia. Sarebbe morta per quello che credeva, e lo avrebbe fatto come e quando decideva lei. «la cosa giusta da fare» fu solo allora che si costrinse a sollevare lo sguardo, la voce ad abbassarsi per non farsi sentire dal resto dei commensali «è combattere, sempre. per chi non può farlo, per chi ha troppa paura di prendere in mano un fucile» per chi non può più farlo, e ormai riposa sottoterra. Darden non dimenticava, e di certo non perdonava. «e di certo non sarà per lui» e Cristo, sperava che per una volta Dominic facesse la scelta giusta. Ma non riponeva chissà quale speranze nel mangiamorte, e aveva accettato anni prima che alcuni destini erano inevitabili. Fu grata al Cavendish per il cambio di argomento, finalmente le spalle a rilassarsi di una frazione e così la presa che inavvertitamente aveva stretto sul metallo- forza dell’abitudine. Nonostante tutto, si lasciò scappare un guizzo delle labbra, uno sguardo esasperato [affectionate] verso il biondo «perché, vuoi copiare?» spoiler: sì. «sono la persona sbagliata a cui chiedere» e avrebbe dovuto saperlo, Darden e i sentimenti erano due linee parallele che mai si incontravano. A meno che non vi fosse un’apocalisse, cosa sempre più vicina. «non lo so, probabilmente che dovrò rompere la promessa che le avevo fatto. e cristo, non penso vorrà mai più vedermi» hahah dai Dom ridi con me, dai viecce che ci finiamo il quartetto di vino. DomDard lacrime cinese.
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    darden larson
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    Darden Larson non avrebbe mai ammetto nessun tipo di sconfitta, che si trattasse del campo da combattimento e di una sala da pranzo. Osservò le bacchette di legno come se l’avessero personalmente offesa, cosa che era successa già diverse volte prima di quel pomeriggio. Perché avrebbe dovuto perfezionare l’arte delle bacchette, quando esistevano coltello e forchetta? Era disposta a chinare il capo e ad imparare dai suoi errori, solo se si parlava del materasso di una palestra. Non avrebbe mai ammesso sconfitta davanti a due bastoni di legno, non quando nessuno in quel ristorante sembrava avere il minimo problema. Spiò Dominic da dietro le ciglia, tentando di capire dove andassero le dita, o anche solo come fare in modo che il cibo non si ribellasse al suo volere. Ma sapete cosa? Fuck it. Prese una singola bacchetta e infilzò l’uramaki con una violenza mai provata davanti a del pesce. Ma se lo meritava. Piccolo bastardo. «e quindi alla fine Jericho non ti ha tagliato nessun dito, mh?» considerò brevemente di confessargli che con il suo potere poteva anche farsi ricrescere gli arti, ma evitò per la fragile sanità mentale dal Cavendish. Era una balla colossale, ma sarebbe stato divertente vedere la sua faccia. Invece, si limitò a masticare l’uramaki, prendendosi il suo tempo per non strozzarsi. «non quelle che contano» se lo concesse, perché poteva: cosa ne sapeva Dominic della sottile arte della- no, palla ha detto di non essere unhinged quindi lascerò che completiate il blank da soli. «e Dracula è ancora vivo» cos’era quella faccia stupida, Dominic? La Larson sollevò un sopracciglio, mentre usava il tovagliolo per pulire la bocca. Fuckin’ salsa di soia. Aveva ragione il Cavendish ad essere scettico, non poteva biasimarlo per avere più buon senso di lei, ma la verità era un’altra. Peggiore di qualsiasi scenario alternativo. «non solo è vivo, ma voleva tenerselo. ci credi?» scosse la testa, la bacchetta ad infilare violentemente un altro uramaki. Ci aveva provato, Jericho, a rubarsi Dracula, ma nessuna mazzetta avrebbe convinto la gatta a seguirla. Se voleva rivederla sapeva bene cosa fare, ed era suonare al campanello di casa sua. Non era così difficile, no, quando vivevano nello stesso ghetto?
    E poi successe.
    Qualcosa che quasi la fece strozzare con il riso.
    Posò gli occhi sull’anello che Dominic le aveva posto davanti.
    Vi presento unfiltered la reazione del pubblico:

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    ALESSIA' SFDUGHèOAEDS

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    ALESIIIA????????????

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    HJIOI^^^^^

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    HDSFH???????????????????????

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    cioè uno così

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    tranquillo che legge

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    OH MIO DIO?????????

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    non posso leaborare

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:48]
    ma come si fa

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:49]
    dominic .

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:49]
    L'ANELLO DOMINIC

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:50]
    «non voglio chiederle di sposarmi» ah ecco!

    elisa 🍵, [23/04/2023 16:50]
    elisa con un infarto in corpo: ah????

    alessia, [23/04/2023 16:53]
    ah .

    alessia, [23/04/2023 16:54]
    E io invece, giggling: ora tutti pensano che stia chiedendo di sposarlo a Darden

    Erano stati momenti brevi, ma molto intensi. Per poco Darden non aveva rischiato un infarto, colta completamente alla sprovvista dal gesto dell’amico. E lei che aveva pensato che volesse proporsi a Nice. Decisamente un po’ troppo avventato, ma aveva visto straight people fare di peggio- avrebbe giudicato, ma sarebbe stata felice per loro. E tanto gli avrebbe detto, se qualcuno, uno stupido deficiente, non si fosse messo in mezzo. Purtroppo per lei, riconobbe il volto alla televisione. Strinse la presa sulla bacchetta, così forte che quasi il legno le si frantumò tra le dita, e iniziò a percepire il suo potere sfuggire al suo controllo mano a mano che Seth andava avanti a parlare di stronzate. Ma quale andiamo a riprenderci il mondo, ma quale Reggia di Caserta.
    Che cazzo.
    Ma che cazzo.
    Non se lo meritava davvero.
    Non dopo la Siberia.
    Perché, in quel momento, Darden sapeva bene quale sarebbe stato il suo posto su quella scacchiera. Per quanto? è il tuo marchio di fabbrica. andartene, dico
    Era un soldato, la Larson, e avrebbe fatto quello che reputava necessario. E se non fosse tornata a casa, nessuno si sarebbe mostrato sorpreso. Era il suo marchio di fabbrica, no? Se non poteva mantenere fede alla sua promessa, tanto valeva farlo per la giusta causa. «Dard, non dobbiamo…possiamo…» fece per aprire bocca, fece per dirgli che invece sì che dovevano. Ma poi si ricordò della Siberia, del corpo esanime di Dinara, dell’inferno che aveva passato insieme a Dominic. Gli incubi, le urla dei bambini. Non era brava con le emozioni, sempre troppo schietta e rude, non c’era niente che potesse dire a Dominic per migliorare quella situazione di merda. Dominic non era un soldato, nessuno gliene avrebbe fatto una colpa se fosse rimasto a casa. «devo. lo sai che devo» posò la bacchetta sul tavolo, lo sguardo a cercare quello del Cavendish. Aveva perso troppe persone in quegli anni, non aveva intenzione di aggiungere altri nomi alla lista. Nathan e April bastavano per una vita intera. «ma non te, dom. sei un guaritore, non un soldato» e Cristo le era testimone, l’unica volta che aveva provato ad esserlo, un soldato, non era finita affatto bene. «hai qualcuno che ti aspetta a casa» aggiunse greve, l’attenzione a vagare per un momento alla scatola che aveva tirato fuori poco tempo prima. «non so se questa volta ti risparmierai le dita» o la vita, ma non voleva nemmeno iniziare a pensarci.
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  8. .
    Darden sapeva bene di non avere un track record particolarmente brillante quando si trattava di partire per missioni. Di solito, finivano con la sua scomparsa per due, tre anni a seconda di come girava al Fato. Quella volta, però, aveva promesso che sarebbe tornata e così era stato- a costo di uccidere a sangue freddo dei bambini, di passare due notti in un ospedale infestato. Non aveva niente da dimostrare a nessuno, ma a qualcosa doveva pur contare no? Glielo aveva detto a Jericho che quella volta sarebbe stato diverso. Che poi, cristo santo, Darden non capiva perché continuasse a fare quelle promesse, a presentarsi ogni volta davanti alla porta della Lowell. Sicuramente, doveva aver di meglio da fare. Allenarsi al quartier generale, cercare di capire quanto l’avesse fottuta nel cervello la permanenza dei laboratori, riallacciare i rapporti con la sua famiglia. Forse era una masochista, in cerca di qualcuno che le dicesse ciò che nessuno aveva il coraggio di dirle in faccia. Idem era Idem, Gemes e Isaac erano le ultime persone che potessero farle la predica, Reese ormai era uno sconosciuto agli occhi della Larson, e- beh Nathan e April ormai non c’erano più da anni. Non si soffermò su quell’ultimo pensiero, ne aveva abbastanza del sapore di sangue e cenere in bocca, di portare avanti un lutto che ormai non aveva senso di esistere. Né per i bambini, né per i suoi fratelli. O almeno, era quello di cui si era convinta. «è un muffin al triplo cioccolato?» Darden non sorrise, nemmeno per un momento. Se, per puro caso, l’angolo del labbro guizzò in alto per qualche istante non era affare di nessuno. E poi, Jericho non poteva vederla. «non che mi importi.» naturalmente, non le importava. Conosceva Jericho da un’infinità di anni, sapeva bene con chi avesse a che fare, e al momento le aveva messo il broncio. Dio, era già tanto che l’avesse lasciata entrare in casa senza lanciarle niente di affilato contro, il broncio era il minimo in cui poteva sperare. «certo che è al triplo cioccolato. è il tuo preferito, mi ricordo ancora» fatele causa, se alle volte e per la persona giusta, era un po’ sottona. Stava cercando di racimolare tutti i punti brownies che poteva, e il palato di Jericho era un punto debole che era disposta a sfruttare. Osservò la poltrona ruotare verso di lei, il respiro a bloccarsi nel petto per una frazione di secondo- cosa si aspettava, Darden? Di certo, non quella bestie di Dracula che aveva già cambiato alleanze. «traditrice» soffiò verso il gatto, assottigliando gli occhi per fulminarla con lo sguardo. Ma come osava, due giorni e già si era dimenticata di lei? Oltre a Dracula, la Larson notò che la special stringeva nella mano un coltellino da lancio. Ah ecco, le sembrava strano che non le avesse ancora tirato niente addosso. «per me?» fece un cenno del capo verso la lama, il tono di voce a sfiorare il confine tra divertito e fottutamente serio. Quella volta, non se lo meritava, davvero. Ma se fosse servito a placare l’ira di Jericho, sarebbe stata il suo bersaglio- poteva di certo provarci, l’ex grifondoro non si sottraeva mai a un duello. «sei tornata. per quanto? è il tuo marchio di fabbrica. andartene, dico» ah, quindi stavano avendo quella conversazione. Era conscia del fatto che prima o poi sarebbe dovuto arrivare il momento, ma non era nello stato mentale migliore per affrontarlo. Ma dopotutto, quando mai lo era. Non rispose subito, preferì prima poggiare i bicchieri di carta su un tavolino lì vicino, prendersi quell’attimo in più per raggruppare i suoi pensieri. «hai ragione» ammise alla special, ancora voltata verso il tavolino, lo sguardo a indugiare per qualche secondo sul legno prima di alzarsi verso la sua figura. «hai tutto il diritto di dubitare di me» cristo, fosse stata al suo posto non era sicura di cosa avrebbe fatto- non aveva tutta quella pazienza, non era mica Gesù. «ma questa volta sono tornata, no?» deve pur valere qualcosa. C’era speranza nella sua voce, una punta di rimorso e frustrazione per tutte le circostanze che l’avevano portata a sparire. Mosse un passo verso Jericho, piano, la stessa cautela che usava per approcciare Dracula «e ho intenzione di restare» si fermò vicino alla parete, poggiandosi al muro prima che potesse fare qualcosa di stupido, come varcare quella soglia immaginaria tra lei e la ragazza. Stringeva ancora il sacchetto con il muffin in mano, se Jericho li voleva tanto, poteva venirseli a prendere- basta con quella scena da Padrino, preferiva che sfogasse la sua rabbia su di lei ed essere sbattuta al muro. «cosa devo fare perché tu mi creda?» spalancò le braccia davanti a sé, lo sguardo a cercare quello di Jericho. Non era una supplica, perché non era ancora così disperata, ma un sincero invito. Per una volta, voleva dire la cosa giusta, ma sentiva che qualsiasi cosa proferisse, era un passo più vicino ad avere quel coltellino conficcato in mezzo alle costole.
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    Edited by ambitchous - 4/4/2023, 03:21
  9. .
    Due giorni in una struttura russa sperduta nella fottuta Siberia, circondata da quattro pareti bianche e lasciata da sola con i propri pensieri. Era tutto ciò di cui aveva bisogno dopo aver massacrato un gruppo di bambini, dopo aver ucciso a sangue freddo Dinara come se fosse una zanzara che le sue era posata sul braccio. Le urla, il tonfo dei cadaveri sul pavimento, un pupazzo di pezza che si tingeva di cremisi, un loop che aveva preso a vivere dietro alle sue retine ogni qual volta si azzardava a chiudere gli occhi. Aveva fatto la sua scelta, quella più giusta, l’unica che le era concessa, ma non significava che non rimpiangesse ogni secondo. La Larson si era imposta di mantenere la schiena dritta, gli occhi a vagare sui corpi esanimi dei bambini a cercarne un ultimo segno di resistenza, una figura inflessibile che rifiutava di piegarsi sotto la pressione della propria coscienza. Era un soldato, aveva imparato a gestire quei momenti, anche quando avrebbe voluto rannicchiarsi in un angolo con la testa nascosta tra le ginocchia. Per quello ci era stato tempo nella struttura russa, quando nascosta agli occhi del mondo, nella privacy del suo purgatorio, aveva potuto scomporsi pezzo per pezzo e dissolversi nel rumore bianco che imperversava nella sua testa. Non aiutava che essere chiusa in quella stanza le ricordasse la cella di un laboratorio, ma era così out of it che avrebbero potuto chiuderla in una teca di vetro e spedirla al Carrow’s e a malapena avrebbe battuto ciglio. Quando finalmente era stata dimessa, e si era trattato di tornare a casa, era in uno stato mentale più stabile. Non ottimale, quella era ormai una battaglia persa, ma almeno non rischiava di chinarsi in un angolo e vomitare al mero accenno di occhi vitrei a fissarla dall’altra parte della stanza. Sapeva che avrebbe dovuto accertarsi delle condizioni di Ryuzaki e Grey, di Twat e Mac, che forse nemmeno quelli che avevano vissuto quella parentesi di Inferno con lei come Dominic e Mads, Willa e Wind, ne erano usciti indenni. Al momento, però, voleva evitare qualsiasi presenza che le ricordasse della missione. Perché incrociare i loro sguardi, leggere nel loro volto lo stesso malessere che la avvolgeva come una coperta fin troppo opprimente, era troppo da sostenere in quelle condizioni.
    In quel momento, fuori dalla porta di Jericho Lowell, Darden arrivò alla conclusione che forse era meglio il freddo e il sangue a tingere la neve della Siberia a qualsiasi cosa la aspettasse oltre quei confini. La stessa, medesima e patetica, scena riportava più di un déjà-vu alla mente della special quando fin troppi anni prima si era presentata per cercare di riparare un rapporto ormai tirato all’eccesso, come una corda che rischiava di spezzarsi da un momento all’altro, fragile ma che si aggrappava testardamente alle poche fibre che legava insieme le due estremità. Quella volta, almeno, era riuscita a mantenere la sua promessa: le aveva detto che sarebbe tornata, no? Certo, con un paio di giorni di ritardo, ma era sempre meglio di due anni di ritardo. Se Jericho le avesse chiesto perché si fosse presentata davanti a casa sua quella mattina, avrebbe risposto che era per riprendersi Dracula, il gatto che le aveva affidato in sua assenza- non certo perché era preoccupata di non tornare affatto dalla Siberia, e gliela avesse lasciata precauzione. Era una motivazione perfettamente valida, che non c’entrava niente con il fatto che volesse semplicemente vederla, che al momento aveva bisogno della sua presenza per sentirsi normale ancora una volta. Lasciò la presa sul sacchetto di plastica per incastrarlo nell’incavo del gomito, mentre con una mano reggeva due tazze di caffè e latte, le nocche della sinistra a fare contatto con il legno. Bussò una volta, due, e attese che qualcuno le aprisse. Era sicura che Jericho fosse in casa, anche se nessuno si degnò di lasciarla entrare. Sospirò piano, lo sguardo a saettare tra la porta e la strada dietro alle sue spalle- forse era meglio andarsene? Ma no, andarsene avrebbe significato peggiorare la situazione, e non voleva dare la soddisfazione alla Lowell di avere ragione per l’ennesima volta. Si lasciò entrare nella casa, per niente sorpresa dal fatto che non fosse chiusa, dopotutto Jericho era l’unica ammonizione di cui avevano bisogno gli intrusi, aspettandosi per un momento di veder arrivare Dracula a strusciarsi contro la sua gamba. E invece niente, silenzio tombale. Darden deglutì, e continuò ad avanzare per la casa anche quando sapeva che qualsiasi presagio stesse avvertendo nell’aria prometteva solo violenza. Alla fine, nascosta dietro la sagoma di una sedia, riuscì a scovare Jericho Lowell. Si fermò appena prima di mettere piede nella stanza, cauta e in cerca di un permesso esplicito come se stesse per avventurarsi nella tana di una tigre. Si schiarì la voce, anche se sapeva bene che la special fosse perfettamente conscia della sua presenza «ciao. sono tornata» hai visto, che questa volta non ti ho mentito? Che sono tornata davvero? Che fosse tornata in un pezzo era discutibile, ma Jericho non aveva bisogno di sapere dei terrori che infestavano la sua mente «ho pensato di portarti la colazione, nel caso non l'abbia già fatta» dio santo non era fatta per quelle situazioni, non poter leggere l'espressione sul suo volto la metteva in difficoltà, sperava solo che non la cacciasse. Aveva pur sempre Dracula da portare a casa, il suo piccolo mostriciattolo venuto dall'Inferno.
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    scusate vi stanniamo dominice, volevamo la role stupida delle tette
  10. .
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    Non le piaceva Vanya, per niente, ma nel rivolgere una rapida occhiata a Willa e Dominic non notò alcuna indicazione che il dottore stesse sparando cazzata su cazzata. Aveva visto il modo in cui Dinara a malapena riusciva a regolare i suoi poteri, il labile equilibrio sul cui camminava, ma aveva voluto credere che vi fosse una soluzione. Un qualche rimedio, che chi vi aveva lavorato per anni potesse avere uno straccio di risposta. «guardate cos'ha fatto qui, in un luogo che anche se malfunzionante ancora riesce a contenere i poteri degli esperimenti che sono stati fatti sul posto; pensate a cosa potrebbe fare fuori, se nemmeno noi siamo riusciti a trovare un modo per neutralizzare queste anomalie» distolse lo sguardo dalla figura di Vanya per portarlo sul bambino svenuto, la sua espressione a farsi complicata, un milione di pensieri ad accavallarsi l’uno sull’latro. Ipotesi, le vie di fuga che aveva visto sparse per il palazzo, la vaga conoscenza che aveva acquisito dai laboratori. Non avevano mai avuto scelta, vero? O meglio, un fato perverso aveva fatto credere loro di averla, a scapito di tutto ciò in cui credeva. La Larson non era lì per salvare un singolo bambino, un bambino instabile e malato, la sua malattia non aveva una cura. Forse, la cosa più misericordiosa che potevano fare era mettere fine alle sue sofferenze. Faceva parte della resistenza, aveva dovuto fare diverse scelte difficili, impossibili nella sua vita, e quella era l’ennesima che le si presentava davanti. Passò in rassegna i suoi compagni, i loro volti provati, e capì presto che nessuno di loro aveva le palle di fare la scelta sbagliata. Forse era stata deviata irrimediabilmente, la sua bussola morale ormai crepata in centinata di punti diversi, ed era proprio per quello che si sarebbe assunta la responsabilità di quella vita. Incontrò lo sguardo di Dominic, e non vi fu bisogno di dire niente, perché in fondo lo sapeva anche lui. Ci avevano provato, forse troppo, degli idioti che ancora credevano che vi fosse una scelta alternativa quando ci si trovava con le spalle al muro. Annuì al dottore, facendo per avvicinarsi al corpo di Dinara quando- «ma che cazzo» alzò la kusarigama in aria pronta a difendersi, ma si trovò faccia a faccia con il primo gruppo. Per poco, davvero poco, non si lasciò sfuggire una bestemmia. Non aveva tempo, non c’era più tempo- non poteva lasciare che portassero Dinara fuori di lì-
    Ma non avrebbe dovuto preoccuparsene, la Larson, perché c’erano orrori peggiori ad aspettarla dall’altra parte della parete.
    Una ventina di bambini.
    Così simili a Dinara.
    Darden vedeva solo una cosa: carne da macello.
    Dovette chiudere gli occhi per un attimo, esalare un respiro tra denti stretti. Non era il momento di perdere di vista la missione, non importava quanto quelle figure fossero malnutrite, i loro sguardi terrorizzati. Si impose di guardali uno per uno, di concedergli il rispetto che meritavano prima di premere il metaforico grilletto. «oppure li avrete tutti sulla coscienza. dal primo all’ultimo. attendono solo il mio segnale; poi sarà il veleno a ucciderli.» cos’era una vita in più o in meno sulla sua coscienza, quando ormai portava il peso di fin troppe vite? Faceva parte della resistenza, aveva partecipato ad altre missioni prima di quel momento, e anche se non le era mai stato chiesto di eliminare una minaccia di quel genere non voleva dire che non l’avesse messo in conto. Era un mostro? Forse, forse sì, ma era quel tipo di mostro che preferiva concedere una morte misericordiosa piuttosto che un proiettile in fronte. «non dovrebbero rimanere.» fu lenta, distratta, a voltare il capo in direzione della voce. Ci mise qualche secondo a capire a chi si stesse riferendo Javier, lo sguardo a posarsi su Twat e Mac. Si domandò cosa si fosse persa, da quando il ribelle li conosceva così bene da credere di avere una qualsiasi comprensione del loro carattere. Non avrebbe dovuto intromettersi, non erano affari suoi, ma la stanchezza, e quell’impotenza che sentiva corroderle lo stomaco trovarono sfogo così «credo che siano abbastanza grandi da fare le loro scelte» non le importava se fosse il Signor Stocazzo, comandante del plotone dei machi machissimi, non aveva alcuna autorità là dentro. Cristo, persino dio li aveva abbandonati da tempo, scegliendo di volgere il suo sguardo altrove, il loro operato era ormai dettato dal caos. E la cosa non le piaceva affatto, non quando i presenti rappresentavano fazioni diverse, con valori e credenze che non combaciavano. «renderlo rapido e indolore. una pallottola ciascuno.» l’aveva già già detto che le stava sul cazzo? Bene: le stava sul cazzo. Ma quale straminchia di psicopatico guardava dei bambini e la prima, geniale idea a balenare in mente era di piantare loro una pallottola in fronte. Venti anime, venti fottuti bambini che per il soldato equivalevano a tiri al bersaglio. «non siamo al poligono, e quelli sono dei fottuti bambini» ribatté secca, stizzita, cercando e fallendo di imbrigliare la rabbia a montare sotto l’epidermide. «è vero che non possiamo lasciarli uscire vivi di qui, ma ci sono modi meno ruvidi per farlo» non si aspettava di avere il supporto del resto del gruppo, era consapevole che fosse una scelta impossibile e difficile, ma qualcuno doveva pur vestire i panni del boia «sono un’emocineta, posso ucciderli senza sprecare munizioni» incontrò senza esitazione ogni sguardo contrario, ogni obbiezione, sfidandoli a contraddirla. Qualcuno credeva di avere un'idea migliore? Che si facessero avanti, lei il suo dovere l'aveva fatto.
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    - dà una scelta a twat e mac
    - propone anche lei di uccidere i bambini
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    Darden tese un orecchio alla conversazione che stava avvenendo alle sue spalle, conscia che erano tutte informazioni preziose. Il dottore poteva star mentendo, ma confidava nelle conoscenze mediche di Dominic e Willa, dovevano pur avere una base in quel campo. «u-ucciderlo? oh buon dio, no che non è l'unico modo - ma...» innanzitutto, buon dio a tua madre, quella santa donna. Non le interessavano le chiacchiere inutile, le frasi lasciate a metà, la Larson voleva fatti, qualcosa su cui potesse basarsi per agire. Prima che potesse puntargli il fucile contro per incoraggiarlo dolcemente a parlare, Dinara cacciò un altro urlo, la sua instabilità a farsi sempre più evidente. Ritirò il peluche di sangue che aveva creato, dissolvendolo in una pozza di sangue, per poi fare un calcolato passo indietro da Mads e il bambino. Osservò come la ragazza andò in suo soccorso, non poteva credere a quello che stava guardando- lo stava abbracciando? Bombastic side eye, criminal offensive side eye. Non disse nulla, perché alla fine non erano cazzi suoi, ma non avrebbe esitato ad eliminare la minaccia che rappresentavano fosse venuto il momento. «abbiamo provato ad andarcene da questo posto, ma emily bulstrode si è sempre rifiutata.» Emily fuckin’ Bulstrode, la Larson a malapena riuscì a reprimere i brividi che il solo nome inspirava. L’aveva odiata come poche cose, ancora portava le cicatrici delle torture che aveva subito sotto suo ordine. «un po’ troppo tardi per cambiare idea» facile voltare le spalle a una causa quando si era messi al muro, eh vanya? Strinse i denti per limitarsi dal commentare oltre, perché aveva solo insulti per quelli come lui. Vi era una sola informazione che valeva la pena analizzare, quella che al momento la preoccupava di più: i volti di Grey e Ryuzaki le vennero alla mente, tutto il tempo che dovevano aver passato nei laboratori. «è stato da idioti pensare che le spore di qualsiasi cosa sia non abbia intaccato noi, gli esperimenti... spero non anche voi.» beh, grazie al cazzo sperava non si fosse presa niente. Lanciò un’occhiata a Mads, intenta a coccolarsi Dinara come se fosse un pupazzo, e non un potenziale paziente zero. «i bambini - i bambini. non so neanche dirvi quanti ne siano morti. per la malattia, o... terminati. alcuni si dissociavano, altri rimettevano sempre e qualsiasi cosa ingerissero, altri sussurravano cose, quasi tutti mostravano un'aggressività... assurda. indipendentemente da cosa facciate, non lasciate che gli esperimenti escano di qui. la sete di conoscenza non ne vale la pena.» non si fidava del dottore, ma si fidava di Dominic, di Willa. Ripensò a Grey e Ryuzaki, come fossero anche loro parte degli esperimenti di quel laboratorio- cosa voleva dire non lasciarli uscire? Poteva uccidere Dinara senza battere ciglio, ma non due persone che conosceva fin troppo bene. Dovette sorbirsi il monologo di Giuà, le mille domande sicuramente interessanti ma che a lei non importavano- c’era una certa questione che le premeva, prima di tutto. «ma quanto parli» commentò deadpan, rivolgendogli un’occhiata torva e una smorfia appena accennata. Oh, qualcuno doveva dirlo. Si rivolse poi al dottore, «piuttosto, le persone quanto tempo devono stare a contatto con le spore per subirne gli effetti?» e niente, stacco perché qui si parla di golden showers e io non riesco a formulare un pensiero coerente.
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    fa una domanda al doc
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    Darden aveva davvero tanta voglia di spaccare la faccia a quel dottore, ma si trattenne a malapena. C’era un piano più grande, lo capiva, c’erano priorità per il gruppo e quella missione, ma quando eri un pezzo di merda era difficile non metterti le mani addosso. «se lo sapessi, starei così?» giusto, onesto. Darden, in tutta risposta, si limitò a sputargli un «e allora sei un coglione» un uomo incapace di fare il suo lavoro, unicamente in grado solo di mutilare corpi e giocare a Dio con i rimasugli della loro dignità. L’aveva già detto, vero, che aveva i minuti contati? Non fece in tempo ad insultarlo nuovamente, che l’esplosione degli inferi destabilizzò l’intero gruppo, da gente che inciampava, chi veniva scagliato contro la parete. Darden, nel frattempo, ferma e braccia conserte ad osservare il caos unfold davanti a sé: alexa, play you’re on your own, kid by taylor swift. «qualcosa mi dice che abbiamo fucked up» un’osservazione arguta, nel vedere Dinara che aveva un meltdown davanti a loro. Mancava poco che si strappasse i capelli. «ma cosa gli hai detto?» assottigliò gli occhi verso Mads, una traccia di riprovazione ad oscurare lo sguardo per qualche attimo. Passò veloce com’era giunto, troppo preoccupata dallo stato di Dinara per soffermarsi oltre sulle terribili parent skills della russa. «BASTAAAA!!!» darden @ ogni giorno della sua vita. Ecco perché si sentiva un po’ vicino a Dinara, in fondo anche lui non ce la faceva più. Sapeva che non avrebbe dovuto far fare a Mads, ma era l’unica che parlava russo, lasciandola sulle sidelines a guardarla mentre faceva i suoi monologhi al bambino. Incrociò lo sguardo di Dominic, trovandolo più lucido di quello che era stato fino a qualche momento fa, e i pensieri a cui stava per fare voce le morirono in bocca. Stava per piangere. Anzi, lo stava già facendo. Darden non era nella posizione né di consolarlo, né di alzare gli occhi al cielo, perché era convinta che gli ultimi anni nei laboratori le avessero strappato le ultime emozioni umane che aveva. Andava bene provare compassione per un bambino, ma piangere? Eh, extreme. «oh dinara, hai fatto piangere papà dominic» lo indicò con il pollice, un’espressione contrariata in volto che presto si fece rassegnata: e niente, le toccava fare davvero la badger. Si concentrò sui suoi poteri, racimolando il sangue in giro per la stanza per condensarlo in un orsetto di peluche. Era una mostruosità, davvero creepy, ma sicuramente un bambino speciale come Dinara avrebbe apprezzato. «на здоро́вье» era sconosciuta e impacciata quella parola sulla sua lingua, ma era anche l’unica che conosceva. Credeva di averla usata in modo corretto (no), aveva pur sempre senso in quel contesto, e poi si avvicinò per porgergli il pupazzo come offerta di pace.
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    ( 12 ) DIFESA YEJUN ( mads + darden ): lo distrae
    ATTACCO ( dom + yejun + mads + darden): crea un pupazzo di sangue
  13. .
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    L’esperienza di Darden con i bambini era nulla, gli unici istinti materni che aveva erano rivolti verso il suo gatto -che aveva lasciato con Jericho, casomai non fosse tornata- e forse il suo frullatore ad immersione. Capite, quindi, quando Darden si sentisse fuori dalla sua comfort zone. Osservò Mads che vi avvicinava a parlargli, non che capisse qualcosa, e un Dominic che porgeva un peluche a Dinara. «no-non voglio farti del male» in effetti, quando non apriva la bocca per dire cose razziste, sembrava quasi un uomo per bene. Quasi, perché non era una grande fan degli uomini in generale. E infatti, quasi a sentirla, un dottore che aveva dato per spacciato interruppe il loro tentativo di placare Dinara. Mhhh, ma peché ancora parlava, non poteva andare a morire in un angolo come tutti quelli della sua specie? Darden fece per alzare il kusarigama per infilzarlo da qualche parte, ma no! Eh no, dovevano interrogarlo. What if fosse una testa calda e volesse sgozzarlo, dandogli quello che si meritava? Placò i suoi istinti omicidi solo perché qualcuno la precedette nel parlargli, ma strinse gli occhi e con la bocca formò una sola parola: S O O N.
    Qui ci sono Dom e Yujun che difendono, ma nessuno ha capito bene cosa facciano, probabilmente un placcaggio. Nel dubbio, Darden a un certo punto fu sopraffatta dagli avvenimenti e si perse per un momento. Quando si riprese, la situazione era peggiorata: un bambino che urlava, nuovi inferi ad attaccare i suoi compagni, armadietti caduti, insomma un pomeriggio come un altro per la Larson. Sentiva che la situazione stava precipitando, e se non avessero calmato Dinara sarebbero stati nella merda più totale. Nel vedere un infero che approcciava Mads, allungò la gamba davanti a lui in modo che inciampasse, tanto era morto e dubitava avesse dei riflessi abbastanza veloci. Non voleva fare niente che potesse triggerare troppo il bambino, quindi si limitò alla cosa più PG13 di cui fosse capace. «nota al gruppo, non uccidiamo i suoi amici» così, la buttò lì ad alta voce, casomai qualcuno fosse incline ad ascoltarla. E perché proprio NON Willa. Incrociò il suo sguardo e scosse la testa, resse il confronto per quelli che sembrarono minuti interminabili, un duello western tra due cowgirls:
    TIRO PERSUASIONE /r d10
    Willa: 3
    Darden: 4
    La vide scattare in avanti, diretta verso l’infero con intento omicida, quasi come se volesse decapitarlo. Not on my watch. Corse verso di lei prima che potesse avvicinarsi troppo al nemico, buttandosi addosso a lei per placcarla di violenza. Nessuno capì bene come, ma nel rotolarsi finì a cavalcioni di Willa, una posizione più che vantaggiosa per la Larson. Strinse la mano alla sua gola per tenerla ferma al suolo, lo sguardo infervorato ad incontrare quello di qualcuno che sapeva di aver già perso «stai ferma, cazzo» trattenne l’istinto di sbatterle la testa a terra, anche se se lo sarebbe meritato. «è un bambino instabile, non è il caso di decapitargli gli amici, matthews. anche se sono morti» e se nell’impartirle quella lezione di vita, si avvicinò un po’ troppo al suo volto, era perché voleva davvero tanto spaccarle la faccia. Non aveva nessun tipo di autorità sulla Matthews, se non la forza bruta- e tanto bastava, per sopprimere qualsiasi indole eroica fosse venuta fuori.
    Ma passiamo oltre, perché la Larson aveva altri impegni nella sua agenda. Fosse stata meno destabilizzata dall’intera faccenda, Darden avrebbe creato un peluche di sangue per calmare il bambino. Quello di Dominic non era abbastanza da psycho, si vedeva che non aveva esperienze con fratelli menomati in testa. (O forse sì.)«gli ho detto che siamo come lui, speciali» la Larson annuì cauta, lo sguardo a spostarsi da Mads al bambino. Qualsiasi cosa gli stesse dicendo, sperò che funzionasse. Fu esitante nell’alzare la mano, un cenno rigido e goffo verso il bambino. oh, ma che ne sapeva lei, continuava a fissarla con il sangue che sbrattava ovunque. Presa dal disagio esistenziale di avere l’attenzione di un bambino psycho su di lei, tirò Dominic al suo fianco, dato che moriva dalla voglia di redimersi quella era la sua occasione. Così, per cercare di placare Dinara, Darden allungò le mani verso il volto del Cavendish, iniziando a tirargli i lati della bocca per distorcere i suoi contorni in smorfie di varia natura. Sperava che non gli cadesse la maschera e cambiasse improvvisamente pv, aveva già visto quella storia.
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    - placca willa

    ( 23 ) DIFESA MADS (mads + darden): sgambetto all’infero
    ATTACCO DINARA (dom + darden + mads): smorfie con dom
    Uso il BONUS CLASSE BERSERKER su Dinara.
  14. .
    Brighter than the light
    Here I stay, pray for better days
    race
    sp. muggle - umbrokinesis
    alignment
    rebel
    weapon
    mauser c96
    rounds
    09/10
    «mi sembra spaventato» diciamo pure fucking traumatizzato a vita.
    «no- non voglio farti del male» «dice che non ti farà del male» tradusse al bambino, anche se leggeva confusione nei suoi occhi. Aveva parlato russo poco prima, non lo capiva bene? Capiva solo parole a caso? Non sapeva se fosse un problema generazionale: forse il suo russo si era sporcato.
    «di-dinara.»
    «dinara» ripetè Mads, cercando di sorridere e indicandolo perchè gli altri vicino capissero che stava ripetendo il suo nome: aveva mostrato il disegno del bambino a chi aveva avuto interesse a farlo nella stanza prima, chissà se ricordavano la piccola firma. «è un bel nome»
    «posso... aiuto, per favore» cazzuculo è harry styles il doc è vivo. Strabuzzò gli occhi un attimo, puntandoli sull'uomo gorgogliante- e poi il disastro.
    «i morti erano suoi amici!» fece notare ad alta voce, sperando cogliessero l'hint. Ovviamente avrebbero dovuto pensare a non mutilare troppo gravemente gli amici morti di dinara se non volevano triggerarlo, ci aveva anche pensato dannazione-...
    «dinara, aspetta-» alzò le mani, e si vide arrivare dal nulla addosso un infero.
    Cercò di spostarsi, dando al morto una gomitata prima che le staccasse gli occhi per buttarlo a terra. Visto che probabilmente si beccherà danno, avrebbe arricciato il naso dal dolore, ma avrebbe cercato di restare tranquilla di fronte al bambino.
    «Sto bene-» sorrise leggermente «siamo amici»
    Si morse il labbro. Il bambino non capiva, e non sapeva come fare: era agitato, o lo avevano cresciuto come un selvaggio e non sapeva parlare? Sul disegno c'era una scritta, ma per quanto ne sapeva lei non era stata opera sua anche quello-... «siamo come te» indicò sè, Darden, e poi il bambino. «Facciamo magie speciali» switcho lingua, parlando a Darden «gli ho detto che siamo come lui, speciali» back on russo, avanzò di un passo, mani ancora alzate.
    guardò lo zombie che ancora combatteva e poi tornò al bambino. «anche i miei amici non ci sono più, come Viktor. Ma ora sono in un posto migliore» indicò il soffitto «in cielo, sai? Vanno lì le persone che si sono comportate bene, anche mio... anche mio fratello. Si chiamava Lev, e gli volevo tanto bene. Baderà lui a Viktor, con gli altri angeli»
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    louder than bombs by bts


    - parla al bambino
    - di tanto in tanto traduce ai suoi cumpà

    ( 23 ) DIFESA MADS ( mads + darden ): si scansa dall'infero e gli dà una gomitata
    ATTACCO DINARA ( dom + darden + mads): parla a dinara

    CODICE
    ( 11 ) <b>DIFESA WILLA ( willa + wind )</b>:
    <b>ATTACCO TYOMA ( willa  + wind + yejun )</b>:

    ( 24 ) <b>DIFESA DOM  ( dom + yejun )</b>:
    ( 21 ) <b>DIFESA DARDEN ( dom + yejun )</b>:
    ( 23 ) <b>DIFESA MADS ( mads + darden )</b>:
    <b>ATTACCO DINARA ( dom + darden + mads)</b>:



    POST DI RIPOSO 5/5

    CODICE
    [color=#419cab]<b>«inglese»</b>[/color]
    [color=#005757]<b>«russo»</b>[/color]

    «inglese»
    «russo»
  15. .
    Water into wine there's no turning back
    Poison in my lungs it's a heart attack
    race
    wizard / hemokinesis
    alignment
    rebel
    weapon
    kusarigama
    class
    berserker
    «romeo, take me somewhere we can be alone, I'll be waiting, all there's left to do is run, you'll be the prince and I'll be the princess» davvero, ma davvero l’accompagnamento migliore prima di entrare nella stanza. Si sarebbe persino unita, se fosse stata una persona meno seria, ma al momento la priorità rimaneva assicurarsi che niente in quella stanza li uccidesse all’istante. Un po’ come l’amico di Fear. E sapete cosa? Avrebbe di gran lunga preferito un drago alto cinque metri a quello. Andavano bene i cadaveri a terra, la stanza appartenente ai bambini, non aveva senso piangere qualcuno che era già morto- la compassione la riservava ai vivi, se era incline. Fece forza sulla porta per aprirla a suon di spallate, molto più ostinata rispetto alle altre stanze, quasi come se qualcosa stesse cercando di tenerli fuori. I suoi sensi si fecero più acuti, l’intero corpo a tendersi come una freccia pronta ad essere scoccata, sapeva che non vi era niente di buono ad aspettarli. Nell’aprire la porta, quasi perse l’equilibrio su qualcosa di viscoso, qualcosa di- abbassò gli occhi, il corpo di una guardia ad attenderla. Lo prese a calci per liberare la via, tanto ormai si erano bruciati ogni effetto sorpresa con ogni tonfo sul metallo. Gorgoglii e suppliche in una lingua sconosciuta arrivarono alle sue orecchie, un bambino circondato da due dottori, sangue e un lezzo di paura a permeare l’aria. La Larson non era così inorridita dalla scena quanto avrebbe dovuto esserlo. Anzi, si soffermò per un attimo sul bambino, il quale sembrava essere l'artefice degli omicidi. Ah, se solo anche lei avesse avuto un figlio con tali abilità. Cosa? Cosa? Anche quando il bambino evocò degli inferi, la Larson rimase dell’idea che quel bambino non meritava di morire. Era pericoloso, , ma era una bambino che con tutta probabilità era stato cresciuto tra quelle mura, che aveva perso quel poco che si era costruito in quegli anni. Come poteva biasimarlo, Darden. Era pericolosa quanto lui. Decise che avrebbe fatto il possibile per lasciargli una scelta, limitandosi a fare il possibile per fare fuori gli inferi. ARE WE OUT OF THE WOODS ARE WE OUT OF THE WOODS ARE WE IN THE CLEAR ARE WE IN THE CLEAR YET GOOD
    Ora si sentiva meglio.
    Tyoma, che attenzione non era Thoma, sarebbe stato il primo a prenderle. In un’altra situazione gli avrebbe volentieri lasciato menare Simba, ma doveva farlo fuori se volevano portare il bambino fuori di lì. *Sconfiggerlo, damn questo correttore. Prese la mira da lontano con il fucile che aveva acquisito, mirando alla gamba così da GAMBIZZARLO COME I TERRORISTI SI. Vaffanculo, lo avrebbe fatto strisciare prima di tirare un pugno a qualcuno. Sentiva di dover fare qualcosa per calmare il bambino in modo che non entrasse ancora di più in modalità berserker. Gli avrebbe creato un orsetto (mostruoso, duh) con il sangue, ma leggeva la tensione e l’odio nei suoi lineamenti, quindi sarebbe stato poco produttivo. Decise di concentrarsi sul sangue che scorreva nelle vene E arterie perché aveva studiato del bambino, cercando di manipolare la pressione sanguigna in modo da abbassarla. Sperava che in quel modo il bambino si sarebbe placato, vuoi perché si sentiva debole o per i giramenti di testa. E al prossimo giro gli avrebbe pure regalato un pupazzo di sangue, suca Dom.
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    ( 4 ) DIFESA YEYUN ( yejun + darden ): spara a tyoma alla gamba (fato ma il fucile delle guardie quanti proiettili aveva?)

    ATTACCO BAMBINO ( darden + willa ): cerca di farlo calmare abbassando la pressione sanguigna
52 replies since 25/12/2013
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