Ancora immersa nei propri pensieri, Myrtille, non sentì minimamente arrivare il compagno, troppo impegnata a cercare di capire dove fosse e come ci fosse finita «oddio, scusa», ed infatti solo quando Giacomino parlò Myrtille si voltò finalmente a guardarlo «no, no je suis…» oh, oh.
la realizzazione arrivò poco tempo dopo che il suo sguardo incontrò la figura che si era scusata, schiuse leggermente le labbra in un’espressione stupita: ma era forse quello il ragazzo di cui aveva parlato a sua sorella e sua cugina poco tempo prima? quello che ormai osservava quotidianamente, affacciata ad una delle finestre del castello che davano sul cortile, zompettare con una strana paperella colorata, e che trovava estremamente carino?
Quello di cui aveva chiesto al capitano corvonero? capitano che d’altronde le aveva dato un’affettuosa pacca sulla spalla ed augurato un ‘buona fortuna’ ridacchiando, era arrossita e si era chiesto se fosse stato così evidente, visto che non si era affatto pronunciata, aveva chiesto solo se fosse impegnato, una domanda lecita ed innocente.
Era anche il ragazzo che ormai, Perv ed Iris, conoscevano tramite i suoi racconti, racconti che continuavano a rifilarle per prenderla in giro ed imbarazzarla quando erano tutte e tre insieme, la prendevano in giro chiamandola codarda, perché non andava a presentarsi e continuava ad osservarlo in gran segreto.
Ed eccolo lì davanti a lei, in un’imbarazzante coincidenza, lei in pigiama, piedi scalzi.
Con le guance rosse, si abbracciò leggermente per coprire la camicia da notte, inutilmente, poi fece per aprire la bocca e continuare la frase, quel désolé rimasto lì a mezz’aria, ma si bloccò quando lo vide portarsi le mani alla bocca.
Aveva detto qualcosa di sbagliato? ne dubitava, visto che aveva a malapena aperto bocca, ai suoi occhi poi susseguirono scene strane, innanzitutto vide sparire dinnanzi ai suoi occhi tutti gli oggetti contundenti, era un incantesimo che si attivava dopo una certa ora? (magari si vista la presenza dei vari ben al castello), rimase ancora più perplessa quando vide… il tempo rallentare, oh mio dio, ma cosa le stava succedendo «ho le allucinazioni?» chiese più a se stessa che a Giacomino, mentre si poggiava con un fianco alla prima superficie disponibile, ma cosa aveva appena visto? era il sonno a farle avere quelle visioni? la fame? eppure aveva mangiato abbondantemente a cena.
Era una persona impulsiva Myrtille, lo testimoniavano i capelli da poco tagliati sotto il mento ed il successivo pentimento misto a rassegnazione per l’improvviso cambio look, quindi gli chiese «perché non parli? ho detto o fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?» vincendo l’imbarazzo, che continuava a manifestarsi con le guance rosee; si strinse leggermente nella giacca in pelle osservando la pelle d’oca che andava a formarsi sulle gambe, se avesse davvero detto qualcosa di sbagliato ed offeso il ragazzo su cui aveva messo gli occhi da quando era ad Hogwarts, tentando di farsi notare inutilmente, avrebbe dovuto mettersi l’anima in pace? smettere di sbirciare dalle finestre o conciliare le pause per andare in cortile quando giocava con i suoi animaletti, si mordicchiò il labbro inferiore, di certo farsi vedere in pigiama, a piedi scalzi ed intrufolarsi chissà dove a notte fonda non le faceva onore dinnanzi al ragazzo che le piaceva, ma sperava di non esser riuscita a rovinare tutto. (ma poi cosa?)
A proposito, non sapeva ancora dove si trovasse.