Votes taken by chamomile.tea

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    si dice che sulle teste dei seguaci di arda vegli la dea da cui prendono il nome. queste abili sentinelle mirano ad indebolire il nemico e darlo in pasto ai loro alleati.
    circa un mese.
    circa un mese che le sue ricerche, seppur vane, le avevano tolto il sonno e il sorriso.
    un mese che sua sorella era sparita nel nulla, un mese che tutti facevano finta di niente mentre lei si disperava invano.
    era andata a casa di sua sorella, trovato numeri, incontrato persone, visto cadaveri apparire dinnanzi ai suoi occhi senza alcun preavviso, ma non era riuscita a trovare nemmeno un solo indizio che potesse ricondurla a quel maledetto hotel sparito.
    pareva quasi non conoscere più il sapore dell’acqua,
    Kat, con l’ennesimo beverone energetico tra le mani e il telefono nell’altra, sollevò lo sguardo ceruleo sull’insegna dell’ hotel, e ricontrollò il nome scritto sullo schermo del proprio smartphone.
    era quello.
    si tirò su con due dita gli scuri occhiali da sole, mentre con passo veloce entrava nella struttura,
    un’ennesima scena già vista, non era la prima volta d’altronde che, durante quel mese, incontrava persone collegate a Selena in quel genere di situazioni «mi attende Sherry Glasgow» disse, ben attenta a nascondersi dalle telecamere attraverso la visiera del cappellino.
    dopotutto non era un segreto che non volessero che si indagasse su quello che era successo al lotus «stanza 394» le disse la receptionist, kat annuì e si avviò verso l’ascensore, con molti dubbi e poche idee sul cosa dover fare.
    quando arrivò fuori la stanza battè il pugno vigorosamente contro il mogano della porta «sono qui » semplice, coinciso, perché potevano sempre stare ascoltando.

    EKATERINA
    VITALYEVNA VOLKOVA


    When you lost control
    Red blood, white snow
    Sentinella seguace di arda

    sentinelle seguaci di arda [ OFF: dimezza attacco O difesa del nemico ]
    SPECIAL
    MAGO
    1995 — model — huntressAnd did you think I didn't see you?
    There were flashing lights
    At least I had the decency

    To keep my nights out of sight
    is it over now?
    Taylor Swift
    Mother of Night, darken my step
  2. .
    Delilah ParkerIvette Beaumont
    mago
    guerriero cacciatore

    delilah : mazza chiodata
    ivette: mitragliatrice
    accetto le conseguenze delle mie azioni
    qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    prendo i pe per: gruppo I
    Myrtille RouxErisha Byrne
    Mago
    difensore anatema

    myrt: balestra, licantropo
    erisha: google dice spada, geocinesi
    accetto le conseguenze delle mie azioni
    qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    prendo i pe per: gruppo I
    Liz MonriqueEkaterina VITALYEVNA VOLKOVA
    Mago
    sentinella seguace di arda

    liz: rhino revolver
    kat: arco e frecce, manipolazione del ghiaccio
    accetto le conseguenze delle mie azioni
    qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    prendo i pe per: gruppo I
    Lilith nightshadeKul Oh
    apprendista
    rogue sanguinario

    Lilith: stella del mattino, emissione di onde sonore
    kul: ak-47, ombrocinesi
    accetto le conseguenze delle mie azioni
    qui finisce il mio agire e inizia il mio silenzio
    sono nel pieno delle mie facoltà mentali
    prendo i pe per: gruppo II


    Edited by chamomile.tea - 5/4/2024, 18:04
  3. .
    You always liked the taste of blood
    And I get off when I point the gun
    It's so good to have someone to be so bad with
    ivette beaumont
    poggiò le mani sul bancone per darsi una spinta e rivolgersi completamente verso May con un sorrisetto stampato sulle labbra piene e tinte di rosso «Lo era» si sporse verso di lei incrociando i suoi occhi, acquamarina nell’ossidiana, denti che affondavano nel labbro inferiore e lingua che assaporava il sapore ferroso del proprio sangue «era? non è più valido? mi spezzi il cuore» sorrise davvero, questa volta, senza nessun ammiccamento «hai per caso visto qualcosa di più interessante perché lei era rimasta affascinata dalla pelle scura, dai lunghi capelli e dal look stravagante al primo sguardo, o non l’avrebbe degnata di una parola, o non le avrebbe permesso di chiamarla Ivy, come la chiamavano poche persone «posso fare qualcosa per rimediare?» ridacchiò leggermente mentre si sistemava di nuovo sullo sgabello accavallando le gambe e muovendo leggermente il piede della gamba che si trovava al di sopra, in attesa di una risposta «Dimmi, Ivy... avresti una sigaretta?» una sigaretta? certo che ce l’aveva, anzi a dirla tutta ne aveva una scorta, non sapeva mai quando qualcosa avesse potuto farla arrabbiare e farla sfogare sul tabacco, ma quella sera aveva trovato una compagnia piacevole, probabilmente, e non gliene sarebbe servito poi così tanto «certo che ce l’ho, una sigaretta, May» riprese il bicchiere nella mano destra, portando le labbra sul vetro, dove c’era già l’impronta del suo rossetto lasciata in precedenza «ma se ti dico che devi guadagnartela?» disse dopo aver inghiottito l’ennesimo sorso della bevanda alcolica dinnanzi a se «stupiscimi» e con il piede andò a toccare una delle sue gambe, dandole un leggero colpetto.
    ci sarebbe stato da divertirsi, quella sera, ne era certa.
    Be evil @IvetteBeaumont
    You hate that you want me, hate it when you cry
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    You always liked the taste of blood
    And I get off when I point the gun
    It's so good to have someone to be so bad with
    ivette beaumont
    Non era la prima volta che parlava con qualcuno al bancone.
    non era la prima volta che, qualcuno, le rivolgeva uno sguardo del genere, come se volesse imprimerla nella sua mente.
    E allora, perché si sentiva nuda? Non era una novità che sotto quello strato di acidume misto a psicopatia si celasse una Ivette più umana di quello che volesse dimostrare, il tremore alle mani prima di andare sul campo di battaglia, il bisogno impellente di imbottirsi di antidepressivi quando si sentiva sotto pressione, erano le cose che ivette più odiava di se, le cose che la distinguevano da Akelei, molto più pacata e impassibile di quanto lei fosse.
    il sentirsi nuda però, non le capitava spesso.
    una sensazione quasi nuova, che le fece distendere i nervi e raddrizzare le spalle, come se volesse mantenersi in allerta «Il contrario» si sentì dire, mentre rivolgeva uno sguardo glaciale alla donna dinnanzi a se, e vuoi un po’ perché Ivette Beaumont era una persona pragmatica, vuoi un po’ che la donna dinnanzi a se fosse di aspetto totalmente piacente mosse le labbra per dirle «è un complimento?» ci stai provando con me? avrebbe voluto chiederle in realtà, ma si trattenne, ed afferrò il bicchiere di scotch che il barista le aveva versato, sentendo il liquido scorrerle sulla lingua ed incendiarle lo stomaco «May». ivette inumidì le labbra con la lingua, assaporando ancora il sapore del liquore appena buttato giù, poi osservò la mano protesa verso lei, decidendo deliberatamente di ignorarla «Ivette» un mezzo sorriso sulle labbra carnose «per te Ivy»
    Be evil @IvetteBeaumont
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    You always liked the taste of blood
    And I get off when I point the gun
    It's so good to have someone to be so bad with
    ivette beaumont
    I medici erano tutti uguali.
    si riposi, niente fumo, niente alcol, niente movimenti bruschi
    erano le frasi che le avevano ripetuto almeno in 10, prima di congedarla dall’ospedale, manco lo avesse scritto in faccia che aveva vizi distruttivi e non sapeva, non voleva, farne a meno.
    Non gli aveva dato ascolto, ovviamente, la cicatrice sul fianco era ancora fresca, ma ne ignorava costantemente il dolore, non poteva rimanere segregata in casa, non per tutto quel tempo.
    La settimana riabilitativa in ospedale le aveva già provocato un esaurimento nervoso, non che prima i suoi nervi fossero chissà quanto saldi, nella vita le era capitato parecchie volte di ricevere dei consigli sulla sua salute mentale parecchio instabile, ma restare un’altra settimana a letto senza fare nulla? no, non era nelle sue prospettiva di vita; così, come se fosse stato un qualsiasi giorno prima della guerra, come se non avesse una cicatrice di circa dieci centimetri sul fianco destro, aveva indossato un vestito rosso, scarpe dal tacco non troppo alto per non ammazzarsi del tutto, e si era smaterializzata fuori al solito bar, pronta a dimenticare quei giorni d’agonia.

    Non era una novità che in molti si girassero per guardare Ivette Beaumont, un po’ per i lineamenti angelici che stonavano con la sua personalità, un po’ per la spropositata mole di profumo che indossava praticamente sempre, non li degnò di uno sguardo, come di consueto, intenta a dirigersi verso il bancone, saltare su uno sgabello e accavallare le gambe, una mano sotto il mento e gomito già poggiato sulla superficie liscia «Il solito» unghie smaltate di rosso a battere impazientemente sul bancone, un leggero fastidio alla nuca, voltò il capo e incrociò gli occhi di qualcuno che la guardava «problemi?» poggiò il mento sulla spalla, osservandola meglio, e cercando di capire dove l’avesse già vista
    Be evil @IvetteBeaumont
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  6. .
    Ivette Beaumont
    Oh, yeah, I'll tell you what you wanna hear
    Leave my sunglasses on while I shed a tear
    It's never the right time
    «deve fare proprio male»
    le aveva detto qualcuno, di cui non ricordava bene il volto, osservando la ferita sul fianco
    deve essere proprio orribile
    aveva pensato ivette mentre si poggiava una mano sul fianco, trovando sotto le dita la frescura del sangue, non ricordava cosa le fosse successo, ma ricordava una lama perforare la pelle ed un dolore lancinante
    stava morendo?
    cercò di tenere gli occhi aperti, i capelli che le si attaccavano al viso, alla fronte, il respiro che diventava flebile, la vista che le si appannava, le parole che si accavallavano, il suono che si attenuava man mano, la forza che scivolava via dal suo corpo.
    non ci sarebbe stato alcun paradiso per lei
    chiuse gli occhi lasciandosi finalmente andare, il terreno lercio ad accoglierla come il migliore degli abbracci, non pensava a nessuno ivette, non aveva nessun ricordo a cui aggrapparsi, nessuno a cui avrebbe dovuto o voluto rivolgere il suo ultimo pensiero.
    aveva solo un pentimento
    non essersi fumata quell’ultima fottuta sigaretta.

    la luce le disturbò gli occhi ancor prima che potesse avvertire dolore al fianco, dov’era finita? era per caso in un limbo per le persone che non si erano pentite prima di morire? mosse le dita delle mani, poi quelle dei piedi, ed infine sollevò le palpebre.
    asettico, bianco, verde chiaro.
    se lo immaginava diverso l’inferno, con odore di zolfo, e non di disinfettante.
    provò a mettersi seduta, riuscendo a provocarsi solo un gran dolore sopra l’anca destra, scostò il camice che le avevano infilato osservando la ferita ricucita sul fianco, allora era viva.
    «sei stata fortunata» la voce di uno dei medici la distrasse dalla sua ispezione a se stessa, ancora incredula di non essere crepata sul campo di battaglia «ti hanno soccorsa bene, e poi subito portata qui», quindi, ricapitolando, era stata accoltellata, stava morendo, qualcuno l’aveva aiutata e salvata, riportandola a casa.
    e si era persa la battaglia finale.
    «chi ha vinto?» la voce rauca per il troppo tempo passato a letto, chissà per quanto tempo aveva dormito, non si ricordava nemmeno di essere andata via dal campo di battaglia «le truppe di Abbandon sono riuscite a trionfare?» chiedere quelle cose, una volta scampata la morte, non era del tutto normale.
    Ma lei era pur sempre Ivette Beaumont.

    gif code
    30 y.o.
    Deatheater
    ministerial
  7. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Ivette Beaumont non si aspettava tante cose.
    Non si aspettava una proposta di matrimonio, per dirne una, e non si aspettava di certo di incontrare il suo ex fidanzato, quasi marito, fuori casa di sua sorella.
    Insomma, era scappata come una codarda qualche settimana prima e non aveva certo intenzione di rivederlo, o meglio, avrebbe davvero voluto vederlo ma era terrorizzata dall’idea che lui, ormai, la odiasse, e per una giusta causa.
    Ritrovarselo lì, in carne ed ossa, con delle polaroid che ritraevano loro due in tempi migliori, le fece quasi cedere le ginocchia, anche se attualmente si trovava accovacciata, provando a recuperare ciò che le era caduto dallo scatolone.
    «vedo che ti stai sbarazzando di tutto» con la bocca secca e le mani tremanti si rialzò, non con poca difficoltà, dopo aver riposto ciò che era riuscita a recuperare nello scatolone «Non sto… buttando nulla.» era finalmente alla sua altezza e poteva guardarlo in viso, forse una parte di se avrebbe preferito non farlo viste le circostanze, il cuore che le batteva all’impazzata nel petto e le mani che sudavano, automaticamente portò la mano destra sulla sinistra, a giocherellare con l’unico anello che indossava «Stavo solo portando dentro ciò che rimane delle mie cose.» gli incisivi andarono ad affondare nel labbro inferiore quasi in modo violento, mentre lo osservava e vedeva lo sguardo indifferente di Thomas su di se, avrebbe preferito la rabbia, addirittura l’odio ma proprio non poteva sopportare l’indifferenza «non posso dire di esserne sorpreso» un respiro spezzato lasciò le labbra di Ivy, mentre distoglieva lo sguardo, quella freddezza era davvero troppo per lei, sentiva già risalire le lacrime agli occhi «Io… capisco» ed era vero, Thomas avrebbe dovuto cancellare il suo nome dalla lista di persone che avrebbe voluto sentire, o semplicemente vedere «Sei qui per lavoro, o per vedere qualcuno?» per vedere me? io volevo vederti, avrebbe voluto dirgli, era quello che più avrebbe desiderato, in realtà perché anche lei nei meandri del suo cuore sperava che potessero tornare a stare insieme, era solo quella stupida paura che la bloccava, paura di perdere qualcosa di prezioso che non avrebbe potuto sostituire con nulla «penso che questo sia tuo,» e quando allungò il braccio verso di lei quasi sperò che l’avesse fatto per farle una carezza, ma quando gli occhi seguirono la linea del braccio e videro l’album un’espressione amara si dipinse sul suo viso, anche lei allungò la mano sinistra, quella decorata dall’anello, afferrando quell’oggetto, di solito babbano, che tanto le piaceva «Grazie» alzò nuovamente lo sguardo puntandolo in quello cristallino dell’uomo
    «Thomas» e non più Tommy, come lo chiamava poco tempo prima «Una parte di me vorrebbe restare qui fuori, con te, per sempre.» si prese una pausa mentre portava l’album al petto, stringendolo come se fosse la cosa più importante al mondo «Ma non credo la mia presenza ti allieti.» spostò quindi lo sguardo al pavimento, di nuovo, con un peso sul petto, non avrebbe retto un rifiuto frontale senza avere il cuore spezzato, ma era pronta a stare male per mettersi l’anima in pace, per sempre, dopotutto era colpa sua.
    Sia
    Elastic Heart
    I've got thick skin and an elastic heart
    But your blade it might be too sharp
    I'm like a rubber band until you pull too hard
    I may snap and I move fast
    But you won't see me fall apart
    ivette b.gifs cr.playlistaesthetic
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    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Salire su quell’aereo, scappare da tutto ciò che aveva sempre voluto per una paura congenita che si portava dietro fin dall’ infanzia, aveva destabilizzato Ivette.
    Quelli, per lei, erano stati degli anni fantastici, era passata dal non avere nulla a poter far conoscere il suo nome in tutta la francia magica, i suoi metodi, strambi e innovativi, l’avevano aiutata ad ottenere il suo franchising di negozi, tutto ciò che aveva sempre sognato.
    Ma, seppur i ricordi legati al suo lavoro fossero gratificanti e belli, non erano quelli a crearle un magone in gola quando ripensava alla francia: i suoi ricordi avevano mani spesse, occhi di ghiaccio e capelli neri come la pece.
    Continuava a darsi della stupida di continuo per essere scappata da qualcosa di tanto bello, e si crucciava ogni sera gridando silenziosamente nel cuscino; i 30 anni di Ivy sembravano non averla scalfita in ambito caratteriale, era rimasta la stessa bambina sognante di vent’anni prima, con una strana fobia per tutto ciò che riguardasse il… matrimonio.
    Era quello il vero motivo della sua fuga, non di certo il dubbio per il sentimento che le si era annidato nel cuore tanto profondamente, aveva semplicemente avuto paura di poter rovinare irrimediabilmente tutto ciò che lei e Thomas avevano costruito: i pomeriggi passati con le mani fra i suoi capelli, le colazioni a letto o semplicemente i pomeriggi passati fra l’odore di tabacco, il suo, e di camomilla.
    Ma, scappando come una codarda, aveva perso quello e non solo, si era condannata a non poter più stare con quello che lei era sicura fosse l’uomo della sua vita: non era infatti solo fuggita senza rispondere alla proposta di matrimonio , ma era sparita dalla circolazione senza alcuna spiegazione plausibile, aveva fatto le valigie in fretta e furia pensando che se lo avesse incontrato non sarebbe stata capace di lasciarlo, ed aveva ragione, Thomas non l’aveva cercata, non aveva nemmeno ricevuto una chiamata da parte sua, ma se lo aspettava, e se lo meritava.
    «Tia possiamo dare una mano?» fu uno dei due gemelli a destarla dai propri pensieri, con una frase detta in modo infantile che Ivette era riuscita a tradurre, le si era avvicinato con aria birichina tirandole un lembo della gonna di jeans fuxia, da quando Akelei aveva insistito nel farla trasferire a casa sua, dopo il loro primo incontro glaciale, si era offerta di stare con i bambini ogni mattina, in modo da aiutarla con il lavoro, in attesa che il suo nuovo salone aprisse «Va bene, che ne dici di portare… questo?» dopo una fugace carezza fra i capelli, quella ciocca colorata tra le crine biondissime era ovviamente opera sua, porse una delle riviste al bambino, in modo che corresse di nuovo in casa attendendo che lei portasse l’ultimo degli scatoloni che aveva smaterializzato quella mattina. «Bene, forza e coraggio» si abbassò per prendere tra le mani lo scatolone, il sole batteva sul metallo freddo e prezioso dell’anello che indossava al suo anulare sinistro, l’unica cosa che le era rimasta, quell’anello così semplice eppure così bello, “ho scelto lo zaffiro perché mi ricorda i tuoi occhi”, le aveva detto prima di metterglielo al dito, e lei si era ripromessa che non lo avrebbe mai più tolto.
    Avrebbe dovuto smaterializzarsi con lo scatolone, era quello il pensiero che l’accompagnava mentre provava a salire i tre scalini dell’entrata con quell’ingombrante e pesante oggetto fra le mani, ed infatti non ne vide uno e rischiò di cadere e rompersi… qualcosa, fortunatamente si mise in salvo ma non fu lo stesso per il contenuto dello scatolone, i vari album di fotografie infatti caddero tragicamente facendo sparpagliare tutte le diapositive; Ivy mollò lo scatolone ormai vuoto, e si affrettò a raccogliere tutto prima che il vento le portasse via anche i ricordi cartacei che aveva di Thomas «Cavolo, che sbadata.» si disse mentre tirava su col naso, quasi sull’orlo di un pianto, il crollo emotivo era proprio dietro l’angolo.

    Sia
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    But you won't see me fall apart
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  9. .
    dico una per la gioia di sara
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