Votes taken by oh you wanna see me

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    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    24 yo
    dancer
    wtf
    ethanolo "ethan" lynx
    "Chi passava le sue serate racchiuso in un pub anonimo di Tottenham" Ethan ovviamente, tornato da poco dal Bangladesh. Non ricordava l'ultima volta che aveva bevuto qualcosa e ancora doveva capire come fosse riuscito ad astenersi all'alcool senza andare in astinenza. Inoltre il jet lag doveva averlo avvero devastato a questo giro perché si sentiva un po' confuso. Prima di tutto era entrato in casa e si era guardato attorno come se non le appartenesse. C'erano vestiti e oggetti che non ricordava. Per un attimo si era chiesto se Sasha fosse tornato con qualcuno e in quei mesi avessero deciso di rendere loro il suo appartamento, poi si era chiesto se non fosse stato derubato al contrario, se un suo fan scatenato fosse entrato in casa per rubare qualche suo effetto personale da collezionare o rivendere e per il disturbo gli avesse lasciato i suoi abiti, poi tutto d'un tratto aveva avuto la realizzazione che fossero stati di Finn. Finley Lloyd, il suo migliore amico. Si era quasi sentito stupido quando se n'era reso conto... Dimenticare per qualche millisecondo il suo migliore amico? Blocked.

    Non lo aveva visto. «ethan?» Non lo aveva visto però aveva riconosciuto la sua voce ancora prima di voltarsi a guardarlo. Aveva trattenuto il respiro qualche secondo prima ed era poi rimasto ad osservarlo per qualche istante di troppo, senza dire niente. Lo stava guardando ma non lo stava guardando sul serio, qualcosa lo aveva bloccato prima di poter dire qualunque cosa e aveva percepito un vago senso di confusione che lo aveva intrappolato all'interno dei propri pensieri. Da quanto tempo non lo vedeva? La sua mente aveva cercato di rimettere man mano insieme i pezzi di un puzzle cercando di far ordine nella sua mente. Non lo vedeva da mesi, avevano finito anche per non scriversi più. Lui aveva smesso di scrivergli. Non lo vedeva Blaise da mesi perchè lui era sparito, gli aveva suggerito una vocina dentro di sé. Se n'era andato e non si era più fatto sentire, perché forse lui non voleva più rimanere in contatto con loro. O questo era quello di cui era certo fino a un istante prima. Trovandosi nuovamente di fronte a lui... No, quello non era il motivo. Era partito per il Bangladesh per un aiutare a costruire delle case per i bambini poveri. Ne portava i segni sulla propria pelle, che era abbronzata e per quanto si allenasse fino allo stremo, aveva sviluppato una massa muscolare maggiore. Il fatto strano era che non sentisse Blaise da mesi. Non ricordava avessero litigato o le cose fra loro fossero peggiorate, perciò come mai... Non era il tipo di persona da abbandonare un amico, soprattutto quando era uno dei pochi a cui effettivamente aveva concesso di essere tali, soprattutto quando sapeva che non fosse solo un amico. No, aveva avuto un valido motivo per non averlo contattato prima. Sì, aveva dovuto cambiare numero di telefono una volta arrivato in Bangladesh e si era dimenticato di annotarsi i numeri di telefono. Strano che si fosse dimenticato il suo numero, sapeva di conoscerlo a memoria e sapeva che la sua memoria non aveva mai fatto cilecca. probabilmente però doveva aver avuta davvero troppo per la testa. «blaise?» e quando pronunciò il suo nome si ridestò dai suoi pensieri, scorrendo lo sguardo sul suo corpo con più attenzione questa volta, riconoscendone la figura come un ricordo familiare, il suo Blaise, con il suo numero spropositato di piercings e l'eyeliner sbavato e- «è sangue quello?» non era troppo sorpreso di vederlo con del sangue addosso. Blaise quando voleva sapeva essere davvero autodistruttivo: più di una volta si era presentato a lui con un labbro spaccato o qualche sbucciatura qua e là e quello era solamente il minimo, quando si faceva male sullo skate per esempio. La sua vera autodistruzione era di tutt'altro tipo. Quello che però l'aveva sorpreso era che non avesse in alcun modo cercato di fermare quel sangue o di applicarci un cerotto. Ancora al bancone, girò lo sguardo verso il barista. «potrei avere un bicchiere di acqua? anzi, due» e fece segno verso un tavolino che era ancora vuoto, poi si girò nuovamente verso Blaise, finalmente avanzando di qualche passo verso il ragazzo, solo per prendendogli il mento fra il pollice e l'indice, inclinarsi verso di lui tanto quando bastava per osservare più da vicino le ferite e fargli voltare la testa prima da un lato e poi dall'altro. Fu più forte di lui, lo sguardo si posò per un istante sulle sue labbra e appena se ne rese conto, scostò le le dita dal suo viso come se si fosse appena scottato. Dopo tutto quel tempo, quella vicinanza era ancora intossicante. «che diavolo ti passa per la testa? andare in giro in questo stato? mi spieghi cos'hai combinato questa volta?» appoggiò delicatamente la mano sul suo fianco per accompagnarlo verso il tavolo ma sfiorandogli il braccio si rese conto di quanto fosse congelato. «tieni» disse staccandosi da lui di un paio di passi per togliersi la giacca e porgergliela. Non avrebbe accettato un no come risposta. Infine si avvicinò al tavolo e gli fece segno di sedersi. Almeno così avrebbe potuto togliergli quel sangue di dosso e magari avrebbero potuto ordinare qualcosa con più calma. «ti sembra la giornata adatta per uscire solo con una maglietta?» Ciao, Blaise, mi sei mancato, è da tanto che non ci vediamo. Come stai?
    what a pity to behold
    rest now tormented soul
    don't you know i would have
    loved you the way you were
    whole
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    gifs23 yodancerETHANOLO "ETHAN" LYNX
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    "you should never bottle up your emotion," i say, kicking seventeen Emotion BottlesTM under the carpet.
    «forse» almeno una dei due in quella situazione si stava divertendo più dell'altro. «ma il mio stipendio è pagato dal san mungo, che tu decida di entrare o meno» EH LE TASSE !! non che gli interessasse dove finissero i suoi soldi, aveva lavorato sodo per permettersi quella vita, aveva sacrificato se stesso e soprattutto gli altri. Tutto quello semplicemente per fare ciò che più gli piaceva, permettendosi di viverci anche. «idem withpotatoes» un nome particolare, sicuramente a suo modo speciale. Osservò la mano di Idem. Il fatto che non volesse essere lì in quel momento, non gli dava il diritto di trattarla male, non le aveva dato alcun motivo e riconosceva che quello fosse il suo lavoro, era semplicemente scettico. Accettò quindi la mano della psicomaga stringendogliela, entrando poi nel suo ufficio. Non nascose la smorfia alla vista del lettino nello studio. Non era un fan dei lettini negli studi medici, se mettevano a proprio agio le persone, beh, quello non era il suo caso. Preferiva di gran lunga sedersi e sopportare lo sguardo indagatore della psicomaga piuttosto che rimanere steso lì come se fosse un paziente. Fortunatamente per lui, la psicomaga non aveva intenzione di usare quello strumento di tortura su di lui per il momento e gli indicò invece la sedia di fronte alla sua scrivania. «caramella?» le chiese lei dopo essersi seduto e scosse la testa. «no grazie, ho già fatto il mio strappo alla regola. come se avessi accettato» Il suo lavoro richiedeva un'alimentazione ferrea, il cibo non era mai stato un problema in quanto tutto poteva risultare sano e squisito se cucinato bene. Riusciva anche a godersi qualche dolce qua e là, il problema era che riusciva a sputtanare tutto con l'alcool, l'unica pecca nella sua alimentazione praticamente impeccabile. «puoi prendere quella riservata a me, non lo dirò a nessuno» fece spallucce poi appoggiò la schiena alo schienale e alzò lo sguardo verso la donna. «il percorso lo scegli tu, ed unicamente tu. se pensi che una sola sessione sia abbastanza» sapeva che non lo stava giudicando male per quello che aveva appena detto ma quelle parole sembrarono avvertirlo che comunque non sarebbe stato abbastanza. O meglio, lo sarebbe potuto essere ma forse non per quello che cercava di ottenere. «lo sarà. il fatto che tu sia venuto qui, significa già qualcosa» alzò un sopracciglio, confuso. «e cosa significa?» stranamente non era nemmeno una domanda per percularla, era sincero e serio. «perchè per me niente, non è la prima volta che ci provo, non ha mai funzionato» certo, erano state tutte prime e ultime esperienze ogni volta ma non si era mai sentito a proprio agio o che stesse effettivamente facendo qualcosa di giusto e utile. «non amo essere psicanalizzato» infatti non lo stava nemmeno facendo per se stesso, non aveva mai avuto problemi tutti quegli anni a convivere con i suoi demoni e non gli era mai interessato star meglio, era il primo a rifugiarsi in quel dolore. Se ci stava riprovando era solo e unicamente perchè aveva già fatto soffrire abbastanza le persone a cui teneva. Non aveva nemmeno bisogno di psicanalizzarsi, era sicuro di conoscere se stesso abbastanza bene da capire perchè agisse in tal modo. Non era lì per conoscersi, era lì per trovare una soluzione ad un problema che - per quanto odiasse ammetterlo - non riusciva a risolvere. «è peggio di essere squartati sotto ai ferri» non gli piacevano i medimaghi in generale e nemmeno gli psicomaghi. Entrambi si offrivano di rimettere a posto ciò che in lui non lo era e pensavano di conoscere meglio di lui il suo corpo e la sua mente quando era lui ad averci convissuto tutti quegli anni. Ethan conosceva se stesso, perchè si comportasse in un determinato modo e soprattutto i propri limiti, anche se qualcuno avrebbe potuto affermare il contrario. «e non capisco perchè parlare con uno specialista dovrebbe aiutarmi» Troppe parole, poche azioni. Poi si doveva parlare, tanto, e non a vanvera per sua sfortuna ma anche nelle cose più banali si poteva finire per parlare di traumi, disseppellire cose che la mente aveva preferito chiudere a chiave in qualche cassetto della memoria e lui non poteva. Non poteva semplicemente dire di aver ucciso il suo fidanzato, dire per chi avesse lavorato da piccolo, spiegare i problemi che aveva causato, i nemici che si era fatto, la sua situazione sentimentale o qualunque aspetto della propria vita che potesse aiutarla a comprenderlo senza mettere in pericolo altre persone o se stesso. Nonostante le fosse stata consigliata, non si fidava assolutamente ad aprirsi ad un'estranea. Nemmeno questa volta sarebbe cambiato qualcosa: si sarebbe alzato, se ne sarebbe andato e non sarebbe mai più tornato. «posso farti una domanda? cosa ti piace di questo lavoro?» doveva essere estremamente frustrante, debilitante, pesante e sconcertante. Non solo bisognava sopportare i propri problemi ma anche quelli degli altri e spesso di persone non cooperative come lui. A volte lui avrebbe voluto che potesse abbassarli e silenziarli come il volume della musica, eppure lui stesso con i sentimenti ci viveva. Non sarebbe stato un buon ballerino se non avesse infuso ogni briciola di sé nella danza. A volte però erano... troppo. Se fosse andato avanti, se avesse dimenticato o lasciato perdere, ora non sarebbe arrivato a quel punto. Invece era sempre stato troppo tardi, era stato travolto dai sentimenti, aveva complicato le cose, poi aveva iniziato a fare meno lo stronzo e poi aveva di nuovo cercato di far finta di niente, aveva provato a mentire nuovamente a se stesso e poi c'erano stati casini, si era reso conto che ormai era troppo tardi, che lui era troppo incasinato e che lo era anche la situazione. Era troppo tardi per tornare indietro e non sapeva più come evitare i propri sentimenti. Bramava l'apatia per il proprio benessere e quello degli altri, avrebbe risolto moltissimi problemi nella sua vita. Eppure eccolo lì, seduto davanti a una psicomaga alla quale se avesse svelato il desiderio di insensibilità nei confronti dei propri sentimenti, non avrebbe fatto altro che cercare di portarli a galla, per evitare quell'intorpidimento. Ethan lo sapeva però che ci sarebbe affogato dentro e quella sarebbe stata la sua condanna.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.
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    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    ethan ethanolo lynx
    23 | neutral | dancer | cattery owner
    C'era stato un periodo in cui la magia era stata la sua fonte di forza: era stato un giocatore di Spellball, aveva appreso certe magie ancora prima che gli fossero state insegnate a scuola, aveva imparato a smaterializzarsi precocemente per fuggire, gli avevano insegnato incantesimi oscuri, era stato a suo modo addestrato. Non era solo un ballerino, era anche un ballerino ma Ethan rimaneva comunque un mago, aveva la magia che gli scorreva nelle vene e per quanto la sua vita vertesse attorno alla sua passione per la danza e avesse deciso di allontanarsi dalle scelte politiche che controllavano la loro vita, questo non lo faceva di lui un non mago. La magia faceva parte di lui quotidianamente. Odiava quando le persone lo mettevano in discussione o decidessero per lui cosa potesse o non potesse fare ma allo stesso tempo era il carburante che gli permetteva di andare avanti e mostrare ciò di cui era capace. Non sarebbe diventato chi era se non gli avessero sbarrato la strada innumerevoli volte e avesse dimostrato di potercela fare ancora e ancora. «non sai nulla di me» meglio. Conoscere le persone si era dimostrata più e più volte una debolezza perchè poi doveva far caso al fattore umanità e non aveva intenzione di salvarlo. Entrambi avevano un motivo per uccidersi a vicenda e quello bastava. «perchè non voglio sapere nulla, voglio solo che tu sparisca dalla faccia della terra» E spoiler: Ethan avrebbe imparato a far attenzione a ciò che desiderava perchè sì, Grey sarebbe sparito dalla faccia della terra ma Ethan sarebbe sparito con lui. «non ci sarà una prossima volta» e accompagnò quelle parole, spingendo la lama contro il suo addome. «se vuoi aprire vecchie ferite, dovresti affondare di più il coltello» non c'era bisogno di sfidarlo per sapere che lo avrebbe fatto, gli piaceva solo... girare il coltello nella piaga? «ma non lo hai fatto,» certo, perchè aveva avuto altre priorità, una delle quali era stata Ryan morente in braccio a lui e non gli era più fregato niente della missione e del fatto che avrebbe dovuto uccidere chiunque l'avesse intralciato. Non aveva nemmeno pensato alle conseguenze che avrebbe dovuto subire per non essere riuscito a portare il manufatto al capo ed essersi fatto vedere nel frattempo, aveva avuto solo un pensiero in testa: portare Ryan al sicuro via da lì e curarlo. Invece era stato solo capace di farsi procurare quella cicatrice e non riuscire a salvare il fidanzato. «e non lo farai nemmeno oggi.» questo lo vedremo. Non lo disse ma era ben chiaro dal suo sguardo. «sopravvivranno» fece una smorfia che interruppe quando il ragazzo accentuò la presa. Ecco, un'altra cosa che Ethan odiava era non avere le cose sotto controllo. Qualcuno diceva fosse un coping mechanism che aveva avuto il piacere di accogliere quando da piccolo era stato trasformato in una puttanella e lanciato nelle mani di persone che lo avevano pian piano distrutto, a lui non interessava più di tanto. Semplicemente non si affidava agli altri, non chiedeva mai aiuto se non era sicuro di avere le redini della situazione, non si lasciva andare, doveva sempre avere tutto sotto controllo e una via di fuga per ogni situazione in cui si immischiava. Non era stato facile nemmeno con Blaise o JD, anzi, erano stati i primi ad averne subito le conseguenze. I sentimenti, sfortunatamente per lui, non potevano essere controllati, non poteva semplicemente prenderli e buttarli in un cestino, girarsi e ignorare qualunque cosa provasse e che se avesse chiuso gli occhi i suoi problemi magari sarebbero svaniti e lo sapeva perchè ci aveva provato. Ci aveva dannatamente provato, mandando tutto a puttane innumerevoli volte. Insomma, doveva essere lui a dare gli ordini, avere il proprio ordine perfino quando elencava le cose per messaggio le numerava sempre, e soprattutto era lui a legare ed immobilizzare e non viceversa. Odiava trovarsi nella posizione di non poter muoversi liberamente, ci stava lavorando a non venir triggherato e lo avrebbe permesso a persone di cui si sarebbe fidato ciecamente. Non oppose resistenza perchè era inutile, uno spreco di energie, sentirsi così indifeso era era una cosa che lo raggelava e lo triggherava al solo pensiero ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di averlo in pugno. «bondage? qui davanti agli occhi di tutti? kinky.» sorrise. Sorrise ma lo odiava, immensamente. Avrebbe voluto prendergli il coltello e ficcarglielo nell'addome. Occhio per occhio, dente per dente. «pensavo volessi uccidermi.» sussurrò e quando poco dopo, sotto sua richiesta, lui lo lasciò andare, fece esattamente come aveva detto: non scappò. Quella era una questione lasciata in sospeso da anni, non avrebbe di certo sprecato l'occasione ora che era tanto vicino da portarla a termine. «da questa parte.» seguì il percorso indicato per il retro del locale, allungando la mano verso la bacchetta, restando sull'attenti per qualsiasi mossa falsa avrebbe potuto fare e appena varcò la porta fu lui a girarsi di scatto per puntargli la bacchetta contro. «riprendiamo da dove c'eravamo lasciati» dopo un colpo di frusta del polso, riportò la punta della bacchetta verso di sé e trattenne la posizione castando un Incantesimo del sottovuoto, puntando proprio sotto la clavicola.
    i keep remembering - i keep remembering.
    my heart has no pity on me


    ATTACCO: incantesimo del sottovuoto diretto in un punto sotto la clavicola

    Formula: vacuum. Toglie momentaneamente tutta l'aria dal punto colpito, e crea uno spazio di vuoto circoscritto nel quale diminuisce drasticamente la pressione, e ciò tende a portare al compattamento dell'oggetto colpito. se usato contro le persone, la mancanza d'ossigeno momentanea ed il calo di pressione possono causare un buco nel punto colpito, come il colpo di un proiettile di pistola. descrivere un colpo di frusta con il polso, e poi riportare velocemente indietro la punta della bacchetta e trattenere per qualche secondo la posizione, come a "tirar via" l'aria dal punto colpito. colore grigio cenere. non verbale
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    I think I'll pace my apartment a few times
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    2000 | dancer | neutral
    1996 | pavor | deatheater
    ETHAN LYNX
    YEJUN MUN
    «è stato un periodo difficile» annuì. Dopotutto c'era stata la guerra e il periodo di riassetto e poi ora c'era stato quell'avvenimento. Insomma, poteva capire. «quello sicuramente per tutti, ma non preoccuparti.»
    «ballerino...dovremmo andare a ballare»
    «quando vuoi, se usciamo da questo posto.»
    «aspetta...ma non è che ti ho già invitato e dato buca vero?» scosse la testa. Non che ricordasse anche perchè non si erano mai scambiati i contatti, quindi dopo quella notte non avendola incontrata per puro caso in giro, gli era stato impossibile anche solo contattarla. «non credo, ma mi offenderei se mi invitassi e poi mi dessi buca senza motivo. mi divertirei lo stesso, però» altrimenti avrebbe buttato una serate e non gli piaceva sprecare ore del suo prezioso tempo. Non la conosceva così bene da sapere che fosse smemorata, ma se fosse partito prevenuto non si sarebbe fatto troppi problemi. «scusa un attimo...» annuì allontanandosi anche lui da lei. Danny stava per attaccare Giacomino, al che gli prese il braccio, tenendoglielo dietro la schiena per immobilizzarlo. Ora che avevano liberato gli ostaggi, il campo era invaso da persone. Si chiese come mai non avessero già battuto la ritirata, non sarebbero mai riusciti a sopravvivere da soli contro tutti loro. «arrendetevi, non ha senso continuare a combattere» Voleva che almeno uno di loro non lo uccidessero. Voleva sapere come facessero ogni volta a introdursi in casa loro, viste tutte le precauzioni che prendeva da qualche anno a quella parte. Voleva capire come poterlo evitare la prossima volta e voleva che casa sua potesse essere sicura per lui, per Finn e per chiunque avesse invitato al proprio interno.

    Volevo scrivere anche Yejun ma mamma ha fame prestissimo oggi aiuto mi sento proprio una del nord ma che è. Quindi vabbè va così, lanciò un expelliarmus per prendere la pistola e difendere Mina e poi fu lui a sparare ma al signor Danny «pew pew sento di non star parlando abbastanza»
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
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    HTML
    <b>(10) DIFESA GIACOMINO (vinc + ethan + saw):</b>
    <b>(3) DIFESA CHOUKO (javi + mina + kyle):</b>
    <b>ATTACCO DANNY (chouko + yejun+ mina + saw + kyle):</b>

    <b>(10) DIFESA MINA (john + yejun + dani):</b>
    <b>(6) DIFESA JOHN (seb + mina):</b>
    <b>(5) DIFESA JAVI ( grey + ellis + ada):</b>
    <b>ATTACCO BUBBLES (john+ grey + seb):</b>

    <b>(14) DIFESA SEBASTIAN (javi + ellis + mira):</b>
    <b>ATTACCO G-BABY (ellis + mira):</b>

    <b>(9) DIFESA WREN (wind + seb + corvina):</b>
    <b>ATTACCO ETHOS (wind + corvina):</b>

    OSTAGGI 2/2
    — (GREY) breccan & iris
    — (JOHN) alice & shiloh


    (10) DIFESA GIACOMINO (vinc + ethan + saw): gli blocca le braccia
    ATTACCO DANNY (chouko + yejun+ mina + saw + kyle): spara

    (10) DIFESA MINA (john + yejun + dani): expelliarmus
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    2000 | dancer | neutral
    1996 | pavor | deatheater
    ETHAN LYNX
    YEJUN MUN
    Guardò il cadavere dell'uomo a terra, estraendo la lama dal suo addome, ora intrisa di sangue. Dopo tanto tempo era tornato a uccidere, non si smentiva mai. Osservò bene il cadavere, un'altra persona da ricordare e di cui portare il peso sulle spalle. Non si sarebbe mai dimenticato il suo volto e il suo corpo in quello stato. «ne abbiamo fatti fuori la metà» Spostò lo sguardo verso gli altri per vedere chi fosse in difficoltà. Poco lontano Yejun stava per essere colpito da una frustata di Sharpy. Con la bacchetta castò un Expelliarmus per togliergli la frusta di mano e fece un affondo con la lancia verso la sua gamba. «momento, momento...momento» meme di spiderman. Lo shentiva che stava per arrivare, lo percepiva nel cuore che l'avesse riconosciuto. «sei la mia anima gemella!! ora ricordo.» DIN DIN DIN DIN DIN. sì era tante cose: l'anima gemella di ellis, l'arcinemico di grey, "quello della foresta", un padre per quello che lo definiva "quello della foresta" e non ne aveva assolutamente idea, l'amico or something in between di blaise per dani, non lo so ho perso il conto chi altro c'è, vabbè era tante cose e sì, era anche quella. «non ti ho più vista in giro... ellis, giusto?» dopo San Valentino, lei gli aveva proposto di continuare la serata assieme e si erano imbucati in qualche festa, tipico di entrambi probabilmente. A volte aveva pensato di essersi sognato tutto, perché insomma era stato tutto talmente surreale che ci stava anche. «ma dimmi, fumi?» scosse la testa e nel frattempo diede una gomitata in faccia ad Aldo che si era intromesso nella loro conversazione attaccando Wren. Dove eravamo rimasti? Ah, sì. «sono un ballerino» o quella era la scusa che usava sempre con le persone ma lui sapeva bene di mentire perché non trattava di certo il suo corpo come un tempio. Lo sfruttava fino alla più minima energia e poi gettava i suoi problemi sull'alcool, poi la mattina come se fosse nulla, faceva un intruglio miracoloso, opera di sua mamma, che Blaise una volta gli aveva fatto e riprendeva la sua vita come se fosse nulla. Jogging prims di andare in palestra, il pranzo lo passava al suo gattile e poi tornava ad allenarsi fino a sera, se non la notte, bar, finn lo trascinava a casa o il suo amico barista gli chiamava un taxi e tornava a casa, si buttava nel letto e crollava fino all'indomani. Un circolo vizioso, che s'interrompeva nei momenti in cui stava meglio o se aveva altri piani in mente. «bevo.» e lo disse non come "uh, qualche volta alle feste bevo" ma più come un "mi trovi quasi ogni sera nel solito bar alla solita ora a disfarmi in litri di alcool fino a diventare della stessa sostanza di ciò che ho ingerito e a liquefarsi con esso". Probabilmente non avrebbe intuito tutto quello da una parola, ma quella era l'intenzione. Non fumava, non aveva bisogno di un'altra dipendenza da aggiungere al curriculum. E poi se mai lo avrebbe fatto, avrebbe dato la precedenza a Blaise e JD che glielo avevano proposto già molto tempo prima, forse aveva addirittura promesso di farlo con loro. Cosa che... non sarebbe accaduta. Sia perché non voleva, sia perché il loro rapporto ultimamente era in bilico, non che fosse mai stato davvero stabile.
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
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    HTML
    <b>(6) DIFESA YEJUN (ellis + ethan):</b>
    <b>ATTACCO SHARPY (ethan):</b>

    <b>(7) DIFESA WREN (ellis + ethan):</b>
    <b>ATTACCO ALDO (ellis):</b>


    (6) DIFESA YEJUN (ellis + ethan): expelliarmus
    ATTACCO SHARPY (ethan): fa un affondo con la lancia verso la sua gamba

    (7) DIFESA WREN (ellis + ethan): gomitata in faccia
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    2000 | dancer | neutral
    1996 | pavor | deatheater
    ETHAN LYNX
    YEJUN MUN
    «MA CHE CAZZO TI PASSA PER LA TESTA.» (vins@vins ogni giorno della sua vita) Fortunatamente si erano feriti leggermente e non gli era caduto addosso l'intera struttura. Ma chi, von un minimo di cervello, lanciava un bombarda all'interno di un edificio? Inspirò e espirò per calmarsi. C'erano troppe persone lì dentro per far saltare tutto in aria. Le cose stupide che faceva fare l'amore. Ne sapeva fin troppo a riguardo e non era nemmeno il tempo di pensarci altrimenti avrebbe avuto molte cose da ridire anche sul suo comportamento e non voleva essere messo di fronte a tali fatti, non ancora, per lo meno. «non abbiamo bisogno di sterminarci a vicenda» qualcuno lì poteva avere ancora qualcuno a cui tornare una volta a casa, non era il caso di morire in quell'hotel abbandonato. Si sarebbe preso cura di quegli ostaggi come si aspettava che avrebbero fatto, si spera gli altri, con coloro che mancavano all'appello. «tu sei» quello del cimitero. «quello della foresta!» Same thing, meglio che ricordasse la scena più poetica di quanto lo fosse. «proprio io. vorrei dire che è un piacere rincontrarti ma-» sfarfallò la mano attorno a sé. «la situazione non è delle migliori. almeno questa volta non sei sottoterra, è già un passo avanti»
    «vogliono congelarti»
    «li capisco, a volte capita di voler preservare la bellezza» il problema più grande è che avessero puntato proprio i suoi piedi e gli servivano. L'intera sua carriera veniva sorretta da quei piedi e non voleva tornare a casa senza. È da due ore che sto ridendo all'idea ma anche no, grazie. Non avrebbe affrontato l'ennesimo ostacolo alla sua felicità, preferiva la cicatrice figa. Ne aveva già una, inferta proprio dall'altra persona che per l'ennesima volta stava cercando di salvarlo. «cosa... tentavi di fare?» chiese confuso a Ghali che stava cercando si schiccherare la fronte di Grey che Ethan cercò di bloccare con l'asta della lancia. Si riprese poco dopo perché non voleva fosse una tecnica per confonderli e abbassargli le difese e quindi ne approfittò per affondare la punta della lancia nel suo stomaco.
    E dulcis in fundo si spostò verso la sua anima gemella e cercò di bloccare il braccio di Croz, stringendo la mano attorno al suo polso.
    CITAZIONE_CITAZIONE_CITAZIONE
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    HTML
    <b>(20) DIFESA ETHAN (grey + mina + kyle):</b>
    <b>ATTACCO SHARPY (wren + kyle):</b>

    <b>(2) DIFESA GREY (ethan + javi + dani):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (ethan + dani):</b>

    <b>(11) DIFESA CHOUKO (javi + wind + corvina):</b>
    <b>ATTACCO DARGEN (chouko):</b>

    <b>(9) DIFESA VINC (wind + giacomino + dani):</b>
    <b>ATTACCO CYLENO (wind):</b>

    <b>(8) DIFESA ELLIS (mina + ethan + corvina):</b>
    <b>ATTACCO CROZ (mina + corvina):</b>

    GREY LIBERA VIN E SCARLETT


    (2) DIFESA GREY (ethan + javi + dani): lo blocca con l'asta della lama
    ATTACCO GHALI (ethan + dani): cerca di perforargli lo stomaco con la lancia

    (8) DIFESA ELLIS (mina + ethan + corvina): gli prende il polso e glielo blocca
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    2000 | dancer | neutral
    1996 | pavor | deatheater
    ETHAN LYNX
    YEJUN MUN
    «princess treatment, che onore. grazie!!» Sorrise a Wren accettando la sua mano per alzarsi e spostò il corpo di Diodato di lato, facendo un segno della croce. I morti andavano comunque rispettati, che fossero nemici o meno. Tornò verso i nemici additando il primo che gli capitò davanti. «odio quando i nemici non mi danno gioie parlando con me, muoiono troppo in fretta, non riesco nemmeno a sapere il loro nome» il che era tragico. Lui amava parlare con le persone. «magari oggi è il loro onomastico e non lo so» anche questo molto importante, fare gli auguri prima che morissero, un'altima gioia prima di morire. «perché non parlate con me?» avrebbe voluto prenderne uno e chiederglielo drammaticamente, scuotendolo dal colletto ma proprio quello che aveva puntato, stava cercando di attaccare la sua ragazza. Come osava?? Non erano stati abbastanza chiari? Se uno li attaccava, finiva per morire. «luce dei miei occhi, posso avere il piacere di questo ballo?» ma non aspettò di finire la frase per prenderle la mano e tirarla a sé, altrimenti l'avrebbero fatta fuori prima e avrebbe ballato con una sposa cadavere. Le fece fare un paio di piroette e quando fu abbastanza lontano da toglierla da quel pericolo, si spera incolume, concluse con un casquet. La aiutò a rialzarsi e lasciò il fianco della sua ragazza accarezzandole il braccio e lasciandole un bacio sulla fronte. «ora ho un nemico da ammazzare» si girò verso Ethos, puntandogli la bacchetta contro «bombarda.» che gli servisse di lezione. Wind era off limits. «non provare a torcere un capello alla mia fidanzata»

    Lanciò uno sguardo agli altri. Chissà per chi erano lì. C'erano molti ostaggi e alcuni di loro erano anche ragazzini. Tutti si erano messi d'impegno per cercarli e trovarli e ora stavano cercando di salvarli. Due dei mercenari erano appena caduti, lasciando uno scorcio per raggiungere gli ostaggi. «qualcuno vada a liberare quegli ostaggi» disse indicando Dani e Kyle e poi un'altra coppia che non conosceva. «ai prossimi ci penso io» al momento però era occupato. «ATTENZIONE! ORA SALTA» prese Chouko per i fianchi facendole fare un salto lateralmente per toglierla dalla traiettoria del salto. Guardò la ragazza per assicurarsi stesse bene e appena fu libero, si avvicinò agli ostaggi appena liberati. «tutto bene?»
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    HTML
    <b>(4) DIFESA JOHN (mina + wren):</b>
    <b>ATTACCO BUCK (wren):</b>

    <b>(11) DIFESA WIND (wind + yejun):</b>
    <b>ATTACCO ETHOS (yejun):</b>

    <b>(10) DIFESA CHOUKO (ellis + ethan):</b>
    <b>ATTACCO DARGEN (ellis):</b>

    <b>(20) DIFESA VINC (vinc + mina):</b>
    <b>ATTACCO CYLENO (mina):</b>

    <b>(9) DIFESA GREY (ellis + giacomino):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (giacomino):</b>

    grey e wind liberano gli ostaggi:
    kai & veena
    dani & kyle


    (11) DIFESA WIND (wind + yejun):la stringe a sé e le fa fare qualche piroetta e un casquet
    ATTACCO ETHOS (yejun): bombarda

    (10) DIFESA CHOUKO (ellis + ethan): la prende per i fianchi e le fa fare un saltino di lato
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    Con un'occhiata più attenta notò che alcuni di loro erano feriti, tranne qualche livido qua e là, quello che notò prima era la mano di una ragazza. Chissà se aveva cercato di ribellarsi ed era stata messa a tacere, per il resto sembrava star tutto sommato bene. «state bene?» una domanda posta agli ostaggi al di là del della schiera di mercenari, lo sguardo però soffermato sugli unici volti familiari: Dani, migliore amico di Blaise e cotta intramontabile del suo migliore amico e Kyle, praticamente uno sconosciuto che aveva dissotterrato una volta in un cimitero e che le persone dovevano davvero odiare, prima sotterrato e poi fatto ostaggio, di solito andava diversamente. O forse erano stati sempre loro a sotterrarlo una prima volta ed erano tornati a riprenderlo una volta che si erano resi conto di non averlo fatto fuori correttamente. Ora si sentiva un po' in dovere di tenerlo d'occhio, chissà dove l'avrebbe trovato la prossima volta, altrimenti. «dove sono gli altri?» un'altra domanda perchè non gli piaceva non avere le cose sotto controllo. Era un maniaco dell'ordine e in quel momento aveva solo domande e alcuna risposta. La sua presenza lì non sarebbe stata vana lo stesso ma aveva anche delle priorità. Non li avrebbe lasciati lì per seguire invece chi era di suo interesse cercare, ma voleva avere almeno la certezza che fosse davvero lì. Diede una bastonata con la lancia sulla mano di Aldo (ma quello di Aldo, Giovanni e Giacomo?? Se non lo era, ora è canon .) per bloccare il lancio o per almeno deviare la traiettoria. Ma poi sapete quanto fa male un'astata sulla mano? Chiedetelo a tutti i bambini bacchettati nelle scuole. Fece qualche passo indietro e con la bacchetta invece disegnò in aria una spirale, soffiandoci dentro fino a far prendere vita a un tornado di dimensioni umane per spostarlo verso Aldo e rimanere poi concentrato.

    Meanwhile, Yejun. «hanno diviso gli ostaggi o sono tutti qui?» sperò nella prima opzione perché la seconda voleva dire che se mai c'erano stati altri lì, non avevano fatto una bella fine. «sentite, ma come mai siete legati a due a due?» che cosa diavolo avevano con gli ostaggi? «cioè non siete nemmeno legati a un palo o cosa, sembrano più di bellezza quelle manette» Avrebbero potuto letteralmente alzarsi e andarsene o aprirle con i giusti strumenti o se avessero recuperato le chiavi, potevano anche combattere legati. Un po' come quel gioco che si fa da bambini dove si è legati ad una gamba e si deve andare avanti assieme, ma più semplice perchè erano le mani quelle legate. Erano tenuti liberamente, il che era davvero strano. Se gli fosse effettivamente importato degli ostaggi avrebbero prestato più attenzione. Poi erano stati rapiti per? Non sembrava nemmeno esserci un filo conduttore, non erano stati chiesti soldi, erano solo stati presi e appoggiati lì come vetrinetta mentre loro stavano l' a combattere contro i mercenari. Un diversivo? E per cosa? «pft, principianti, dopo vi faccio vedere come si fa» appena fosse riuscito a liberare una coppia, li avrebbe ammanettati a dovere. Per il momento gli avrebbe dimostrato un'alternativa. Con la bacchetta puntò verso Bubbles e castò un Incarceramus, in modo da evocare delle funi da usare come lazo e acchiappare il malandrino, spingendolo verso di sè. «questo potete usarlo anche a letto se non siete bravi con i nodi»
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    <b>(11) DIFESA SEBASTIAN (mina + john):</b>
    <b>ATTACCO G-BABY (john):</b>

    <b>(13) DIFESA JAVI (ethan + john):</b>
    <b>ATTACCO ALDO (ethan):</b>

    <b>(14) DIFESA GREY (giacomino + javi):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (chouko):</b>

    <b>(16) DIFESA MINA (yejun + giacomino):</b>
    <b>ATTACCO BUBBLES (giacomino):</b>

    <b>(19) DIFESA ELLIS (javi + mina):</b>
    <b>ATTACCO CROZ (mina):</b>


    (13) DIFESA JAVI (ethan + john): bastonata sulla mano per bloccare il lancio
    ATTACCO ALDO (ethan): vortex
    CITAZIONE
    evoca un tornado d'aria di piccole - medie. Può raggiungere massimo le dimensioni di un essere umano medio. Il mago che lancia l'incantesimo può controllare dove spostarlo oltre alla dimensione che deve tenere, l'importante è restare concentrati altrimenti il tornado prenderà vita propria e sarà difficilmente domabile. Incantesimo non verbale, bisogna disegnare una spirale partendo dal centro e soffiando al suo interno finché il tornado prenderà le dimensioni volute e da lì basterà muoverlo con la bacchetta. Il colore dell'incantesimo è argento.

    (16) DIFESA MINA (yejun + giacomino): incarceramus
    CITAZIONE
    Genera delle grosse funi dalla bacchetta che avviluppano la persona o la Creatura Magica contro cui è lanciato l’incantesimo. Per immobilizzare sia uomini che animali.
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    Ethan lo aveva capito subito che qualcosa non andava. Quando si era svegliato, Finn non era in casa e Ethan era sempre il primo a svegliarsi. Nessuno dei due aveva un San Valentino quell'anno quindi avevano deciso di passarlo assieme dopo lavoro con un film o un videogame e qualche snack. Non era la prima volta che uno dei due spariva per San Valentino, era già successo ed entrambi sapevano cosa significasse, quindi aveva chiuso un occhio ed era andato a lavoro sperando che sarebbe tornato la sera stessa. Non era stato così. Non era riuscito a stare fermo, ad aspettare e sperare che tornasse da solo. Sarebbe già tornato se non gli fosse successo qualcosa, gli avrebbe almeno scritto un biglietto prima di uscire o gli avrebbe risposto al telefono o richiamato appena possibile. Non era il tipo da far preoccupare la gente però Ethan finiva sempre con il farlo. Sapeva com'era fatto caratterialmente, sapeva leggerlo meglio di quanto sapesse fare con se stesso. Gli era successo qualcosa e ora era in completo panico e lui non sapeva come o dove cercarlo. La prima persona che gli era venuta in mente era stata Grey. Non era difficile pensare che stesse cercando un altro modo per vendicarsi e che avesse catturato Finn a questo scopo. Per lui era lapalissiano che il ragazzo ci avesse messo lo zampino, eppure quando era andato al PP, Grey gli aveva assicurato che nob fosse stato lui e non gli avrebbe creduto se non avesse aggiunto la clausula del "se fossi stato io, lo avresti saputo".
    Si era ripromesso di non dirlo a JD, almeno non subito, perché sapeva che lo avrebbe rilegato a compiti inutili e che non lo avrebbe aggiornato sui suoi movimenti, come aveva fatto con Blaise. Ethan e JD poi non parlavano da un po', le foto dei gattini che mandava solitamente ogni giorno, negli ultimi tempi erano diventate foto mandate sporadicamente. L'ultima volta che si erano sentiti, JD aveva mostrato nuovamente paura al pensiero che Ethan si sarebbe messo nei guai per colpa sua. Non era stata la prima volta che avevano intavolato quel discorso e probabilmente non sarebbe stata l'ultima. Era stato un discorso confuso, più del solito, era andato da lui, dopo tanto tempo ed erano rimasti nel buio della sua camera, in silenzio. Era una cosa che facevano entrambi di tanto in tanto, quando i propri sentimenti erano troppo... troppo e non riuscivano a parlarne ma sentivano comunque la necessità di avere qualcuno al proprio fianco. Era un sono qui silenzioso che non pretendeva di dire che andasse tutto bene. Significava tutto e niente. Si era promesso che sarebbe stato solo per una volta. Il giorno seguente era nuovamente di fronte alla sua porta a consegnare una cheesecake e una piantina e a discutere tramite messaggio sul fatto di entrare o meno. Era stato difficile, ma aveva rifiutato e dopo la consegna si era teletrasportato nuovamente a casa. Avevano discusso per l'ennesima volta di cosa fare per far in modo che lui lo odiasse.Ethan non voleva odiarlo, anche perché le proposte di JD erano spesso una contraddizione e sapeva che lui non voleva essere odiato, you keep me sane gli aveva detto giusto il giorno precedente. JD aveva paura che lui sarebbe stato il suo Ryan, che Ethan si sarebbe messo in pericolo e sacrificato per lui. Aveva deciso in quel momento di ridurre ancor di più contatti: meno Ethan sapeva di JD e meno lui avrebbe dovuto preoccuparsi per Ethan e viceversa. Non sarebbe sparito del tutto, se mai lui gli avesse voluto scrivere o avesse bisogno di qualunque cosa, gli avrebbe risposto. Aveva inventato quella cosa della piantina, come se una piantina potesse essere il suo sostituto. Gli aveva detto che lo rappresentava e di prendersene cura e man mano aveva diminuito anche la frequenza con il quale gli mandava le foto di gattini. Non era sicuro fosse stata una grande mossa ma era risaputo che lui riuscisse solo a incasinare sempre di più le cose. Inizialmente non gli aveva scritto per Finn ma dopo qualche giorno gli aveva chiesto aiuto. Era lui l'hacker fra i due e informazioni in più gli sarebbero sempre servite. Quando scoprì che Finn non era il solo e che anche molti altri erano scomparsi, aveva preso una decisione. «mi unirò alla squadra di ricerca e tu non potrai fermarmi» era questo il messaggio che aveva poi scritto prima di posare il telefono e far finta che non esistesse.

    E così aveva fatto, aveva posticipato il solito workshop in Francia e si era preso dei permessi di qualche giorno, poi si era unito alla squadra di volontari. Ethan non aveva mai usato un'arma, sin da quando era piccolo aveva usato la bacchetta per attaccare o difendersi, era stato allenato a dovere quando abitava a New York e al massimo se la cavava con un pugnale e sapeva scassinare bene le serrature anche senza l'uso della magia. Arrivato lì dunque, aveva semplicemente chiesto un'arma che gli permettesse comunque di muoversi liberamente in modo da sfruttare la sua agilità. Aveva già lavorato con cose simili ad aste durante i suoi spettacoli, quindi sapeva manovrarle, non le aveva mai usate per attaccare, ma quello era un altro discorso, avrebbe capito come sfruttare al meglio i suoi punti deboli e le sue capacità. Non sarebbe uscito di lì prima di aver visto e recuperato Finn. Quando però erano apparsi gli ostaggi insieme ai mercenari, non lo aveva visto tra i presenti. Aveva osservato uno a uno gli ostaggi, trasalendo quando il suo sguardo si era posato su Kyle e Dani. Sembravano stare bene o almeno così sembrava. Nessuno era a terra morto, il che era già un grandissimo passo avanti ed erano vigili. L'unica cosa a dividerli da loro erano i mercenari. Sharpy doveva averlo già preso in simpatia perché cercò di impalarlo con una stalattite. Cercò di evitare la stalattite spostandosi di lato e non nascose la sorpresa quando Grey provò a salvarlo. «non posso lasciare ti uccidano altri prima di me» Oh, quindi era così che stavano le cose, adesso. «non pensavo la tua ossessione per me sarebbe arrivata a un tale punto da sbloccare addirittura la possessione» il suo Lov'ometro era salito alle stelle a quanto pareva. Era quella una enemy to lovers story? «sappi che non mi sentirò in debito con te per questo»

    Poco più in là, Yejun si era spostato leggermente da Wind per prendere per il colletto Vincenzo e tiralo verso di sé. «fai attenzione, non voglio ulteriori morti in missione» side eye. Perché l'aveva presa seriamente quanto lo smantellamento in Siberia. Sarebbe stato abbastanza vigile da cercare di mettere al sicuro tutti lì. Erano tanti ma ce l'avrebbe potuta fare. «tu invece, muori» e mitra in braccio, sparò qualche colpo verso il suo stomaco.
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    HTML
    <b>(12) DIFESA WREN (wren + vinc):</b>
    <b>ATTACCO GHALI (vinc):</b>

    <b>(6) DIFESA VINC (vinc + yejun):</b>
    <b>ATTACCO CYLENO (yejun):</b>

    <b>(10) DIFESA ETHAN (grey + ethan):</b>
    <b>ATTACCO SHARPY (grey):</b>


    (6) DIFESA VINC (vinc + yejun): lo prende per il colletto e lo sposta verso di sé
    ATTACCO CYLENO (yejun): gli spara allo stomack

    (10) DIFESA ETHAN (grey + ethan): schiva
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    ethanlynx
    Quello che passava nella testa di Ethan in quel momento: c'erano una volta un seppellito vivo e un mezzo ubriaco in un cimitero. Stava già crepando dalle risate ed era pure nel posto giusto. «profumavo prima di essere sepolto vivo.» provò a non ridere, davvero, ma era ancora un po' brillo, okay? E per quanto la situazione fosse pessima, almeno ora il ragazzo era vivo e vegeto e fuori pericolo, quindi una risata ci stava anche, così, per smorzare la situazione. «ti credo» Seduto sull'erba, ricoperto di terra, sassi e foglioline, sembrava un pulcino spennacchiato e quasi più piccolo di quanto in realtà fosse. Si soffermò su quel pensiero qualche secondo, quasi se si fosse dissociato per quale istante, prima che fosse richiamato alla realtà proprio da lui. «sei stato tu?» Okay che aveva ucciso una persona e rubato a molte altre ma di certo lui non andava a seppellire persone random in giro per cimiteri. Non era manco sicuro di come fosse arrivato lì. Aveva la faccia di uno che era colpevole? Forse doveva osservarsi allo specchio più spesso, non lo faceva abbastanza. Comunque, aveva altri hobby che non comprendevano l'implicazione di cadaveri e cimiteri. «a sotterrarti? no. a farti risorgere?» si guardò le mani strizzando un po' gli occhi. «forse?» Doveva ancora capire esattamente come aveva fatto aa funzionare, si sentiva un po' quando a dei babbani veniva detto che esisteva la magia. Well, non come gli era stato svelato attraverso la magia..... anyway. «qualcuno deve odiarti davvero tanto per farti questo» roteò la mano attorno alla sua figura senza smettere di osservarlo confuso. «cosa hai combinato??» perchè qualcosa doveva pur aver fatto per essersi messo in quei casini. Ricordava bene come funzionassero le cose quando era dentro l'organizzazione a New York ogni qual volta si sbagliava a far qualcosa. Non che gli fosse mai successo qualcosa di simile, le sue punizioni erano di tutt'altro tipo, essendo ancora molto piccolo e a loro ancora abbastanza utile. Sperò comunque non si fosse messo in quel tipo di guai, era davvero un casino uscirne. «sei proprio conciato male bello mio» recuperò da terra la bottiglia di alcool che aveva preso dopo essere uscito dalla palestra ed essersi fermato in un bar e gliela porse. Chissà cosa aveva provato ad essere sotterrato, magari era ancora in fase di shock. Un goccio e passa la paura. «senti, ti fidi?» bastò uno sguardo per farlo ricredere. Il ragazzo era appena stato seppellito, sarebbe potuto morire a momenti e lui si ritrovava casualmente lì dove era stato sepolto. «sì, hai ragione, manco io mi fiderei di uno sconosciuto se fossi in te. però-» si accovacciò lentamente vicino al borsone prendendo la borraccia e un asciugamano. «ti assicuro che questo lo uso solo per asciugarmi il viso una volta sciacquato. niente sudore o altro.» in ogni caso sarebbe stato più igienico di quello schifo con cui era ricoperto. Bagnò quanto bastava il panno per poi riavvicinarsi al ragazzo per provare a togliere la terra dal viso. Dopo un paio di strofinate sulla guancia, annuì vedendo che la terra si stava effettivamente togliendo e gli lanciò il panno.

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    «questo è il mio locale» non si preoccupò più di tanto che lui lo avesse bloccato sul posto. Si era guardato intorno appena entrato e aveva visto delle persone nel locale, poche ma comunque non erano da soli e probabilmente lui avrebbe tenuto un profilo basso finché fossero rimasti all'interno del locale. Non distolse mai lo sguardo dal suo però perchè comunque non si fidava. «non mi interessa sapere cosa ci faccia tu qui,» a Ethan invece interessava cosa ci facesse lui lì, in Inghilterra quando sarebbe dovuto essere a chilometri di distanza da lui. Sapeva che sarebbe potuto essere stato seguito o tenuto sotto controllo e che la scusa che aveva usato con JD dicendogli che non l'avrebbero ucciso ora che era famoso era una cazzata. Certo, non sarebbe passato inosservato ma l'avrebbero fatto comunque. Quello che non si era aspettato era che in tutto quel tempo non fosse mai successo nulla nonostante a quanto pare lo avesse avuto così vicino per tutto quel tempo. «non sapevo fossi un gattaro» disse fingendo un sorriso senza distogliere lo sguardo da lui. «non avresti dovuto mettere piede all’interno del café lui la palla magica non l'aveva. Non avrebbe mai potuto immaginare che quello fosse il suo locale e l'unica scritta che aveva trovato era l'insegna con su scritto Pussy Power che, lungi dal voler giudicare i gusti del ragazzo, non sembrava affatto nello stile della persona che Ethan aveva avuto il modo di conoscere. «la prossima volta metti un cartello di divieto con la mia faccia, così magari mi è più chiaro» nonostante il tono di scherno, appariva calmo, non come lo sarebbe stato in un altro momento o forse si era solo arreso all'idea che agitarsi lì dentro quando era bloccato, sarebbe stata una mossa da completi idioti. In realtà però stava ribollendo. «tu non saresti mai dovuto essere qui.» perché non era un volto che apparteneva a Londra, era stato rilegato in un angolo della sua mente insieme al proprio passato con il quale aveva deciso di tagliare i ponti già molto tempo prima. Non l'aveva più visto da quel momento ma portava una cicatrice che glielo ricordava ogni volta che osservava il proprio riflesso nello specchio. Non era stato il ragazzo ad uccidere Ryan, era stato Ethan stesso, con una delle Maledizioni senza Perdoni con le quali si era macchiato. Non era certamente diretta verso il suo fidanzato perché lui non doveva essere lì in primo luogo, come non dovevano esserlo nemmeno le altre due figure che gli si erano parate di fronte all'epoca. Se non fossero stati lì, niente di tutto quello sarebbe accaduto. Eppure qualcosa era andato storto nel loro piano, forse avevano addirittura avuto una spia all'interni dell'organizzazione. Ethan però aveva ricevuto determinati ordini che comprendevano anche il peggiore dei casi: sarebbe dovuto entrare, rubare e uscire ma nel caso in cui avesse trovato il loro nemico al proprio interno, avrebbe dovuto sterminare chiunque l'avesse visto o non visto. Avevano previsto tutto eccetto Ryan, Ryan era quell'incognita che non avevano considerato. Inutile dire che non fosse riuscito a portare a termine la missione assegnatogli e aveva anche pagato per quello. Certo, non era stata colpa di quel ragazzo se Ryan era morto, era stata solo colpa sua ma si era ripromesso che nel caso in cui se lo fosse trovato di fronte, lo avrebbe ucciso. «questo è il giorno in cui chiudiamo per sempre la faccenda.» ovviamente. Si erano incontrati dopo tutti quegli anni, di sicuro non si sarebbe messo a prendere un the con lui per aggiornarsi su come stavano procedendo le loro vite. «dovevo ucciderti quel giorno» e invece il suo incantesimo aveva colpito l'unica persona innocente in quella stanza. Grey si avvicinò ancora più a lui, ormai a pochi centimetri di distanza, la tentazione di sputargli in un occhi era tanta. «puoi seguirmi fuori da qui di tua spontanea volontà, o posso trascinarti io con un coltello ficcato nell’addome.» e come se non bastasse, abbassò lo sguardo verso il punto in cui c'era la cicatrice da lui infertagli anni prima. Gli avrebbe tirato un pugno solo non fosse stato bloccato. «a te la scelta.» c'era forse davvero una scelta? «stai agitando i gatti... e questo cat cafè sarebbe il tuo locale?» sbuffò incredulo. Sinceramente, che ci fossero bambini o altre persone in quel locale, non gliene fregava più di tanto: i bambini venivano cresciuti prevalentemente con la violenza o insegnando loro come essa risolvesse qualunque problema e gli adulti e gli anziani ne dovevano aver già vista troppa per stupirsi di un po' di sangue. Se però ne fossero usciti traumatizzati avrebbe però potuto far fallire la sua attività e avrebbe portato con sé quei poveri gattini e magari avrebbe potuto lui stesso rilevare l'attività dato che era sempre stato un suo sogno quello di creare un gattile con apposito cat cafè... thinking. Il problema rimanevano i gattini. Non avrebbe mai potuto accettare di far vedere tali orrori a gattini che magari erano già stati traumatizzati di loro dalla presenza di tale essere mostruoso come proprietario. «non ho intenzione di scappare. e ora, se permetti» gli fece segno di liberare la morsa per permettergli di muoversi nuovamente così da incamminarsi fuori dal locale e recuperare velocemente la bacchetta senza dargli però mai le spalle.
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    Ethan evitava i cimiteri come la morte. L'unico che visitava regolarmente era quello a New York dov'era seppellito il suo ex e dove una volta aveva passato l'intera nottata accasciato sulla lapide a piangere, immagine che non gli faceva di certo onore ma nessuno lo sapeva quindi almeno per quello aveva il cuore in pace. Quindi cosa ci faceva in un cimitero? Beh, molto facile: o era idiota - e lo era - o era ubriaco - e lo era. Double win!! No, Ethan, non funziona così. Cosa stava dunque facendo Ethan in un cimitero? Ovviamente, stava cercando di resuscitare il primo morto che gli era capitato di fronte. Non si era nemmeno impegnato a strizzare gli occhi per mettere a fuoco le lettere sulla lapide, non gli importava molto di chi stesse cercando di far tornare in vita. Se fosse riuscito nell'intento, forse in qualche angolo nascosto della mente sperava di poter riportare in vita anche Ryan, in quello più superficiale invece sperava di poter resuscitare tutto il cimitero e avere una specie di esercito zombie. Li avrebbe anche trattati bene, gli avrebbe dato un cestino a forma di zucca e li avrebbe mandati a fare dolcetto e scherzetto fra le case (dei loro parenti e discendenti). Poi un rumore lo fece tornare alla realtà. Di recente aveva anche visto un film horror nel quale roditori rubavano cadaveri per papparseli altrove e avevano cunicoli interi sottoterra e il protagonista - stupido forte - faceva una brutta fine. Spostò finalmente lo sguardo verso il basso facendo un passo indietro per essere pronto a evitare topi, per trovarsi di fronte a terra che si muoveva come se venisse scavata dall'interno o forse era un piccolo terremoto molto ristretto o forse, teoria più probabile, era ancora troppo ubriaco, anche se a parte quell'evento, si sentiva già più cosciente. Ma era anche vero che era quello che dicevano tutte le persone ubriache, gli era stato detto più di una volta. E non ci avrebbe dato molto peso se dalla stessa terra smossa, fosse uscita una mano. Una fucking mano. Umana. Umana? Viva. Viva? Vegeta? Well... non sembrava decomposta, solo... sporca. «caaaaaazzooo» chissà se lo avevano di nuovo drogato per sbaglio. Se era così, quella volta non sarebbe di certo riuscito a farsi venire a prendere da JD per poi essere portato da Blaise. «è risorto» e non si era nemmeno impegnato. minchia se era forte. okay, lui non credeva in dio eh, ma vedere una persona uscire scavando dalla terra come uno dei tanti horror che a Finn piacevano tanto e che probabilmente l'avevano fatto diventare impaurito ammerda del mondo, ti faceva ricredere un po' sulle tue credenze. O forse era solo un'apparizione, dopotutto aveva sentito dicerie circa le apparizioni della madonna, ad esempio, scorrere fra i babbani. Era quella la sua prova divina? Anche perchè che altro poteva essere? Dopotutto perchè era abbastanza sicuro tutta questa cosa non fosse normale. Il che faceva sorgere un dubbio spontaneo. Allora che cazzo era venuto a fare lì? Scosse la testa cercando di archiviare quel pensiero per concentrarsi sul problema imminente: la mano di Frankenstein che stava uscendo dalla terra. Aiutò a spostare un po' di terra per poi afferrare quella mano per tirare la persona fuori da lì. «puzzi di morto» non aveva proprio peli sulla lingua ma quella volta era un complimento no? Dopotutto poco prima era morto. «eau de parfum»

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    "you should never bottle up your emotion," i say, kicking seventeen Emotion BottlesTM under the carpet.
    Quel biglietto da visita era ormai consumato. Ogni giorno lo prendeva e se lo rigirava in mano, lo stropicciava, lo appallottolava, poi si sentiva in colpa per non avergli dato nemmeno una possibilità e lo dispiegava nuovamente. Quel loop aveva pian piano iniziato a far parte della sua quotidianità, a volte addirittura sovrappensiero, senza nemmeno rendersi conto di quello che stesse facendo, poi con altrettanta cura lo piegava e lo rimetteva a posto. Qualcosa doveva essere andato storto quel giorno quando, invece di stropicciarlo, lo dispiegò e chiamò il numero ormai mezzo sbiadito per prenotare un appuntamento e non richiuse il telefono in faccia alla persona dall'altro lato. Qualcuno l'avrebbe chiamata una vittoria, Ethan invece era piuttosto che qualcuno si fosse impossessato del suo corpo perchè non ce la faceva più a vederlo disperarsi sopra a quel bigliettino.

    [...]Si sedette sulla sedia, appoggiò la punta della scarpa per terra e iniziò a dondolare nervosamente le gambe. Stava solo perdendo tempo, in quel momento sarebbe dovuto essere in sala a provare l'ultima coreografia che aveva creato e studiare quella del saggio di Natale dei piccoletti. Non era di certo in ansia perchè qualsiasi tipo di persona competente nel guarire corpo e mente, lo metteva a disagio. Non aveva bisogno di essere aggiustato come se fosse stato una macchina rotta e malfunzionante. Era quasi scappato quella volta che lo ricoverarono in ospedale perchè non aveva dormito per giorni lavorando fino allo stremo ed era svenuto come un Finn qualunque. Si era alzato per scappare quando una donna era entrata nel suo campo visivo, sperando di essere invisibile, ma non aveva fatto ancora un passo quando, avvicinandosi, gli rivolse la parola. «buongiorno. hai bisogno…?» bisogno? No, lui non aveva bisogno di nulla, nemmeno era certo del perchè si trovasse lì, perchè ora, perchè dopo tutto quel tempo. Ci aveva già provato, giusto? Aveva già messo in scena quel teatrino: si era presentato da un psicologo già tempo prima, perchè le persone attorno a lui continuavano a dirgli quanto ne avesse bisogno. Ethan però, quel bisogno non lo percepiva. Sapeva di avere traumi che si trascinava dietro da quando era solamente un bambino, sapeva anche che quelli spesso intaccavano le relazioni interpersonali che avrebbe voluto instaurare ma era sopravvissuto fino a quel momento quindi poteva farne benissimo a meno. Le persone che lo conoscevano invece avrebbero detto diversamente dopotutto aveva una collezione immensa di: persone che gli davano del coglione, daddy issues, traumi vari, un ex fidanzato morto e ucciso da lui, relazioni senza impegno, relazioni senza impegno che erano sfociate in sentimenti che aveva cercato di seppellire comportandosi di merda per allontanarli e non provare niente, sentimenti che erano venuti a galla, sentimenti che non sapeva gestire, relazioni che non sapeva gestire, persone che non sapeva gestire, ecc.. all inclusive. Gli era stato detto anche che avrebbe dovuto parlarne con uno psicologo fidato e che il fatto che avesse ucciso qualcuno, in quel mondo a nessuno fregava un cazzo se avessi ucciso qualcuno, anzi, più o meno tutti lo avevano fatto e nessuno avrebbe battuto ciglio. Insomma, BINGO. Aveva evitato di andare da uno psicologo per quanto più a lungo possibile. C'era stato due volte, con due persone diverse, per dare il contentino a JD ma non si era manco impegnato in quella relazione complicata (con gli psicologi) e li aveva abbandonati. Quindi il fatto che non ne avesse bisogno era ovviamente una bugia. Come tutte quelle che continuava a ripetere a se stesso e agli altri. Non stava bene, non andava bene ma non voleva parlarne. Conosceva già i suoi problemi, non aveva bisogno di un'altra persona che gli dicesse quali fossero. Quindi perchè diavolo era seduto in quella sala d'aspetto? "Oh no, non ho bisogno di niente, sto solo scaldando la sedia". Avrebbe decisamente fatto la figura dell'idiota e sarebbe stato cacciato dallo studio o forse accettavano anche barboni, chissà. «forse sei tu che hai bisogno dei miei soldi» disse infine per fare comunque la figura del coglione. Giusto per farsi riconoscere. Non aveva ricevuto abbastanza trasfusioni di zucchero per essere trattabile. Onestamente però, quella era la fiducia che riponeva nella terapia: uno spreco di soldi perchè non sarebbe cambiato e quindi, insomma, beneficenza. Donazione in beneficenza che fra l'altro avrebbe preferito fare a dei gattini per rimuoverli dalle strade o da investire nel suo gattile per aumentare i posti disponibili, il cibo offerto e giochi per intrattenerli. Gli esseri umani non valeva la pena di salvarli e la guerra glielo aveva dimostrato: l'umanità meritava solo di estinguersi. Il cambiamento in positivo non era possibile, gli umani non imparavano mai dagli errori del passato e ogni azione a fin di bene nasceva e moriva lì, bastava poco a cancellarla e dimenticarla. Incontrò gli occhi azzurri di Idem e finalmente si decise a presentarsi «ethan lynx, sono qui per una seduta. non c'è nemmeno bisogno di ricordare il mio nome. è probabile che questa sarà la prima e ultima» patti chiari, sveltina e via. «non sei tu, sono io» il problema, ovviamente. Ora e per sempre.
    sooner or later you're gonna tell me a happy story. i just know you are.
  14. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    ethan ethanolo lynx
    23 | neutral | dancer | cattery owner
    Ethan Lynx un giorno qualunque si era presentato a casa con un'orda di 17 gatti a casa. O meglio, per la precisione aveva fatto avanti e indietro tutto il pomeriggio con i trasportini che aveva a casa e preso dalla strada quei gatti che gli erano come dei figli per lui, andando ogni giorno a dargli da mangiare e coccolare se glielo permettevano. Nei giorni seguenti li aveva lavati uno a uno, non senza qualche graffio sulle braccia e poi li aveva portati dal veterinario, aveva dato loro da mangiare e da bere fino a quando gli avevano fatto notare che fossero troppi da gestire. How dare you tell him that. Effettivamente però, avevano bisogno di molte attenzioni e cure e cibo e assistenza veterinaria. Tramite i social aveva fatto conoscere quelle sue nuove creaturine e le aveva fatte man mano adottare non senza prima vedere come se ne prendevano cura, non lasciava gattini presi dalla strada a chiunque. L'idea folle era nata dopo quelle giornate. Un gattile. Avrebbe aperto un gattile. Aveva indetto degli spettacoli di beneficenza e promosso l'iniziativa online e così da raggiungere una buona soglia per ottenere lo slancio necessario da far partire il progetto. Non aveva dormito (più del solito) dall'ansia e aveva usato ogni momento sveglio per allenarsi, migliorarsi e portare novità che avrebbero potuto aumentare le donazioni. Era collassato un paio di volte ma ce l'aveva fatta. Tutto aveva avuto inizio da lì, erano iniziati i lavori di costruzione e pian piano quello che era solo un sogno aveva iniziato a prendere forma sotto il suo sguardo attento e l'approvazione dei suoi tre gattini Lilith, Jasper e Simba. A Gennaio aveva ufficialmente aperto i battenti e con l'aiuto di Finn, che momentaneamente era ancora traumatizzo per l'accaduto alla Lanterna ma aveva bisogno di un lavoro, e di Blue, amic* che aveva personalmente addestrato per prendersi cura dei suoi gatti mentre viaggiava in tour, avevano iniziato ad ospitare man mano sempre più gatti. Le sue giornate erano diventate sempre più piene: non voleva essere solo il proprietario di quel gattile ma anche assicurarsi lui stesso che i gatti stessero bene e avessero quello che necessitavano, quindi oltre alla carriera da ballerino, qualche ora di babysitting ai nipotini e la necessità di vita sociale e stress relief la sera, era riuscito a ritagliarsi del tempo anche per presentarsi al gattile ogni giorno. Le corse mattutine che faceva ogni giorno come riscaldamento, erano diventate ormai il pretesto per dirigersi a piedi al gattile, concedendosi quel poco di tempo di solitudine prima che arrivassero gli altri, per coccolare un po' i gattini. Aveva già parlato con JD del progetto che aveva in mente per ampliare più avanti il gattile per farne un cat cafè e quella era l'idea finchè un giorno durante la solita corsa mattutina, prestò davvero attenzione ai negozi sulla strada e notò un'insegna che citava il nome Pussy Power Café e che non aveva mai notato. Certo, un nome strano per essere un cat cafè, l'avrebbe associato più che altro ad un sexy shop ma chi era lui per giudicare. Non l'aveva mai notata non perchè fosse nuovo ma perchè correndo con la musica nelle orecchie tendeva a dissociarsi completamente. Rimase ad osservare dalla vetrina l'interno vuoto, dopotutto era troppo presto per essere aperto e si segnò gli orari di apertura e chiusura per tornare quello stesso pomeriggio per osservare il locale e chiedere informazioni o magari per riuscire a collaborare con loro.
    Il pomeriggio uscì presto, non fece le 20 come al solito rimanendo ben oltre il suo orario lavorativo, si concesse di uscire addirittura in anticipo per recuperare quelle ore la stessa notte e si diresse al Pussy Power Café. Self care, honestly slay. Aprì la porta con lo sguardo abbassato ben conscio di come molti gatti soprattutto se abituati alla presenza umana, te li ritrovavi sempre sotto ai piedi e dovevi schivarli o stare in punta di piedi per non appoggiare il piede su qualche cosa o finirci completamente su in uno di quei loro momenti I AM SPEED++. I ++ non erano voluti, stavo scrivendo in chat sul cellulare e quando sono tornata a scrivere erano lì. Toh, sarà passato un gatto. Fortunatamente il passaggio era libero, i gatti individuati, nessun pericolo all'orizzonte. Sorrise avvicinandosi ad uno dei gattini appollaiato da qualche parte (avete le strutture ad albero? chissà vabbè lo immagino tipo lì come quelli al cat cafè che c'è qui) facendogli annusare la mano prima di accarezzarlo, fargli i grattini sotto il musetto e miagolargli di rimando. Un po' come quando ti esce automaticamente quella vocinaTM quando parli con i bambini ma la versione da gattaro. Alzò lo sguardo solo quando sentì un paio di passi e il secondo dopo avrebbe voluto non averlo fatto. Il sorriso spontaneo che gli era spuntato accarezzando il gatto era svanito e ora la mano giaceva pietrificata - come tutto il suo corpo - sulla piccola palla di pelo. «tu.» non poteva essere, era uno scherzo della sua mente. Non era manco ubriaco. Magari era solo qualcuno che gli somigliava. Scosse a testa facendo un passo indietro, portando la mano alla bacchetta. Erano passati anni ma quel volto senza nome non se lo sarebbe mai dimenticato. Tutt'ora lo vedeva nei propri incubi insieme al volto di Ryan morente. «cosa ci fai qui?» gli chiese hissing like a little feral cat. Scusate sto facendo un mix tra twitter e la role. L'ultima volta che lo aveva visto era in America. Aveva abbandonato l'America per lasciarsi tutto alle spalle - anche se non ci era mai riuscito completamente - e per non vedere più il suo volto. Se l'era ripromesso più di una volta che nel caso in cui se lo fosse trovato nuovamente di fronte lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani come non era riuscito a fare quella notte. La sua intenzione non era nemmeno stata quella di ucciderlo inizialmente, il suo scopo era solo quello di rubare ma lui, loro, li avevano visti e non aveva potuto far altro che ucciderli e sarebbe andato tutto bene probabilmente se Ryan non fosse stato lì, come sarebbe andato tutto liscio se quel ragazzo non avesse varcato la soglia di quella porta scoprendoli. Sarebbe stato tutto diverso: Ethan non avrebbe causato nessuna morte, avrebbe pagato i suoi debiti e chiuso con quell'orrore, non si sarebbe preso quel pugnale lanciato dal ragazzo che aveva di fronte e la cui cicatrice era ben incisa sulla sua pelle. Non si sarebbe trovato ora in quel cafè a dover fare i conti col passato. Il film diceva bene, non aprite quella porta.
    i keep remembering - i keep remembering.
    my heart has no pity on me
  15. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    «gemi per me?» Questa volta l'aveva detto davvero, non era solo la vocina dentro di sé che aveva completato la frase. Not gonna lie, l'aveva fatto apposta anche per testare la risposta della ragazza. Non tutti rispondevano così, non era sicuramente la prima cosa che avresti detto fra l'altro ad una che non conoscevi o di cui eri solamente fan e lui c'era anche andato a letto con qualche fan, non parlava a sproposito. «non credo tu te lo sia meritata»
    [ ... ]

    «la preferisco alla tua (concezione)» accennò un sorriso amaro. «tutti la preferirebbero alla mia» Anche lui la preferiva ma non la reputava possibile. Crederci lo avrebbe solo illuso e deluso ulteriormente. Aveva visto la vera faccia di quel mondo, delle persone, anche di se stesso e aveva fatto schifo. Era stanco di quel mondo ma non era disposto a crederci nel cambiamento.
    [ ... ]

    «non so se sia il caso» le disse la ragazza lasciandosi però accompagnare sul divanetto. «è meglio che vada, ma pensavo... potrei lasciarti il mio numero» scosse la testa. «non ne ho bisogno» e fu lì che chiuse la porta. Il che suonò immensamente creepy ma sottointeso c'era stretta ancora l'idea che aveva di fronte a sè JD e che il suo numero ko avesse già ma non si degnò di spiegare quando vide la ragazza alzare di scatto la testa. «hai chiuso a chiave» annuì senza dir altro, appoggiando la schiena sulla porta. L'aveva fatto per essere più sicuro che orecchie indiscrete l'ascoltassero ma non spiegò nemmeno quello troppo occupato a cercar di connettere i punti e capire se ci fosse veramente JD dietro quella ragazza. «perchè hai chiuso?» Non si mosse, ancora attaccato alla porta. Non si avvicinò a lei, né si spostò per prendere altro. Era fermo immobile a guardarla veramente questa volta, cercando di trovare similitudini con il ragazzo. In quel momento era presente ma la sua mente era altrove. Voleva davvero fosse lui? Ormai sapeva che fosse vivo, non gli bastava sapere che fosse al sicuro? Non gli bastavano i suoi messaggi? Cosa voleva di più di quello? Se fosse stato lì sarebbe stato solo pericoloso. Se fosse stato lì cosa avrebbe fatto? Cercò di ignorare quella domanda, continuando imperterrito a fare chiarezza sulla figura che aveva davanti, ignorando completamente le parole dell'altro almeno fino a quando qualcosa filtrò nei suoi pensieri, bloccando immediatamente quel rimuginare. «non devi credere a niente. non mi sento tranquilla in questo momento. Sono tua prigioniera?» Prigioniera. Ignorò il ghigno lascivo che seguì la domanda, non era decisamente nella condizione adatta anche solo a flirtare e finalmente dopo il suo monologo, iniziò ad assimilare una dopo l'altra le risposte della ragazza. L'aveva spaventata ed era stato un'idiota. «non esiste alcuna prigione e nessuna prigioniera e fino a prova contraria sei tu quella che si è intrufolata nel mio camerino. volevo solo privacy. ora non ne ho più bisogno, puoi smettere di avere paura. Lui e la persona di merda che era. Non aveva effettivamente pensato che avrebbe potuto spaventarla davvero con quel gesto. Se fosse stato davvero JD, chiedergli di fidarsi di lui era davvero troppo anche se fino a quel momento si era rifiutato categoricamente di farlo arrestare. Doveva aver pensato che lui lo avesse incastrato lì. Se invece si trattava solamente di una sua fan allora era stata davvero avventata e ingenua ma mai le avrebbe fatto davvero del male o fatto altro senza il suo consenso. Prese nuovamente le chiavi inserendole nella serratura per aprire la porta e spalancarla. «sei libera di andare ora, veramente per questa volta» tanto lo aveva detto più di una volta che se ne sarebbe dovuta andare e che doveva andarsene. Era arrivato il momento. «se hai visto tutto il mio spettacolo allora sei in giro da tanto, dovresti andare dritta a casa.» non la guardò neanche più, iniziò a raccattare i propri vestiti per piegarli e metterli nel borsone. Quella frase nascondeva tutta la preoccupazione alla realizzazione di quanto ciò significasse. Sempre nel caso in cui quella ragazza fosse stata JD, doveva essere lì da molto tempo e non sapeva quanto l'effetto di quella pozione o incantesimo potesse durare. Se non se ne fosse andata lei, sarebbe stato lui a farlo. Poteva anche essersi inventato tutto e quelle erano solo stupide coincidenze. Non che potesse nemmeno fare il suo nome altrimenti se fosse stato qualcuno in incognito si sarebbe messo nella merda da solo e se invece la ragazza fosse stata una semplice fan, sarebbe stato stupido chiederle se fosse un ragazzo che conosceva. Quello che era ancor più stupido era il non aver fermato tutto sin dall'inizio. «è stato stupido da parte tua venire qui e intrufolarti nel mio camerino ed è stato stupido da parte mia non averti buttata fuori prima» Non lo disse con cattiveria questa volta. JD o non JD non aveva ancora capito perchè fosse venuta lì. L'aveva visto, ci aveva parlato, in caso non si era rivelata e lui non aveva alcuna certezza di chi avesse davanti quindi perchè farlo? Non le era bastato vederlo da lontano? Se ne sarebbe potuta andare appena aveva risposto alla sua domanda. Non avere la situazione sotto controllo lo aveva innervosito non poco e come al solito aveva sfoggiato la sua parte peggiore, come se la giornata non fosse stata già uno schifo. «addio e non fare più una cosa simile, avrebbero potuto arrestarti. so che non sei così stupida.»
    CIGARETTES AFTER SEX
    AFFECTION
    talk nonsense, but talk your own nonsense,
    and i'll kiss you for it. To go wrong in your
    way is better then go right in someone
    else's.
    ethanolo "ethan" lynxgifs cr.playlistaesthetic
41 replies since 26/12/2020
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