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    dontblameme ti trovi in un cimitero, dove per qualche assurda ragione stai cercando di riportare in vita qualcuno (a te la scelta: un famoso autore/una persona random). All'improvviso, vedi sole spuntare da sottoterra: sei convinto sia un'apparizione.
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    kanghaeil
    Chiunque avesse deciso di seppellire Kang Haeil vivo, aveva fatto un pessimo lavoro.
    Con una calma e una compostezza difficili da trovare in qualcun altro nella sua stessa situazione – ricoperto di terra umidiccia e lasciato a marcire insieme ai vermi del sottosuolo –, Kyle aveva riaperto gli occhi nel buio più totale e aveva sospirato.
    Non gli ci era voluto molto, stando al dolore martellante alla testa, a capire di essere stato messo k.o. con una botta ben assestata mentre era di spalle — peccato che non riuscisse a ricordare il perché di tale gesto. Insomma, sapeva di non essere esattamente la persona più adorabile del pianeta, o quella più facile da sopportare, ma da lì ad ispirare violenza gratuita??? Gli pareva un tantino esagerato.
    Per quanto gli costasse ammetterlo, c’era un buco di qualche ora nella sua memoria in cui non ricordava assolutamente come fosse passato dal proprio appartamento-slash-officina, ad una fossa nel terreno troppo stretta per ospitare il suo generoso metro e settanta; non era nuovo ai momenti di amnesia e vuoto cosmico, ma solitamente erano dovuti al troppo lavoro e al suo modo ossessivo-compulsivo di gettarsi a capofitto in qualche nuovo esperimento e perdere completamente la cognizione del tempo, muovendosi con gesti automatici e facendo cose mondane senza realizzarlo davvero. Ma nessuno dei suoi progettini lo aveva mai fatto finire sotto terra prematuramente.
    (Non poteva dire lo stesso, invece, di incidenti che lo avevano lasciato stordito e privo di sensi per qualche ora, ma capitava sempre che si risvegliasse all’interno del proprio appartamento, mai… altrove.)
    Si passò una mano sul viso, dopo averla spazzolata velocemente contro il jeans per rimuovere lo sporco prima in eccesso, e iniziò a pensare seriamente al da farsi: la priorità era uscire da lì prima che l’ossigeno venisse meno – facendo dei conti veloci e approssimativi, aveva svariati minuti di autonomia, considerando il fatto che non ne avrebbe bruciati alcuni facendosi prendere dal panico e consumando più ossigeno del necessario –, ma magari anche capire come ci fosse finito sarebbe stato importante. Sentiva di essersi perso qualcosa nella trama generale, un filo sfuggito al suo occhio attento, quello che, una volta rimesso al giusto posto, avrebbe dato un senso a tutto il quadro e fatto luce sugli eventi.
    Con una palpata generale di gambe e torace scoprì, per sua fortuna, di avere tutti gli arti al loro pos– no, poco rilevante: ciò che Kyle stava effettivamente cercando era la bacchetta magica, che per sua fortuna era ancora lì dove la teneva di solito, incastrata tra il pantalone e la schiena. Che fosse ancora sana era qualcosa di molto vicino al miracolo. La usò per castare un Lumos silenzioso e illuminare la fossa, una mano a grattare leggermente contro la terra appiattita sulla sua testa. Bene, ma non benissimo.
    Incastro il manico del catalizzatore tra i denti, serrò le palpebre per evitare che la terra gli finisse negli occhi, e iniziò a spingere verso l’alto, assestando la compattezza e la densità della sua bara fatta di detriti e suolo non concimato.
    Non era certamente un campione di prestanza fisica, il Kang, ma qualcosa la vita da ribelle gli aveva donato: le braccia erano abbastanza forti da riuscire a smuovere il terreno, anche solo impercettibilmente, e la sua volontà d’acciaio faceva tutto il resto — era sopravvissuto a imboscate, guerre, l’assalto dei fottuti vampiri, e alla sua famiglia coreana: non sarebbe di certo morto lì, sotto terra, e con i vestiti sporchi.
    La Dea Bendata, sempre e comunque dalla sua parte, sembrava essere dello stesso avviso: chiunque avesse nascosto Kyle, aveva fatto un lavoro approssimativo e frettoloso, la terra messa a ricoprire il corpo privo di sensi del ribelle in maniera grossolana, tanto che, dopo qualche minuto di pressione dal basso e di insistenza, il Kang riusciva quasi a sentire lo strato di terra farsi più sottile e cedevole. Ancora qualche spinta, e sarebbe riuscito a far sbucare almeno una mano; poi, da lì, avrebbe avanzato verso l’esterno un braccio alla volta. Non vedeva già l’ora di smaterializzarsi fino a casa e farsi una doccia; non sarebbero bastati tutti gli scrub del mondo per levarsi di dosso il tanfo di umidità e la sensazione di vermiciattoli di terra che strusciavano sul suo corpo, ew.
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    ethanlynx
    Ethan evitava i cimiteri come la morte. L'unico che visitava regolarmente era quello a New York dov'era seppellito il suo ex e dove una volta aveva passato l'intera nottata accasciato sulla lapide a piangere, immagine che non gli faceva di certo onore ma nessuno lo sapeva quindi almeno per quello aveva il cuore in pace. Quindi cosa ci faceva in un cimitero? Beh, molto facile: o era idiota - e lo era - o era ubriaco - e lo era. Double win!! No, Ethan, non funziona così. Cosa stava dunque facendo Ethan in un cimitero? Ovviamente, stava cercando di resuscitare il primo morto che gli era capitato di fronte. Non si era nemmeno impegnato a strizzare gli occhi per mettere a fuoco le lettere sulla lapide, non gli importava molto di chi stesse cercando di far tornare in vita. Se fosse riuscito nell'intento, forse in qualche angolo nascosto della mente sperava di poter riportare in vita anche Ryan, in quello più superficiale invece sperava di poter resuscitare tutto il cimitero e avere una specie di esercito zombie. Li avrebbe anche trattati bene, gli avrebbe dato un cestino a forma di zucca e li avrebbe mandati a fare dolcetto e scherzetto fra le case (dei loro parenti e discendenti). Poi un rumore lo fece tornare alla realtà. Di recente aveva anche visto un film horror nel quale roditori rubavano cadaveri per papparseli altrove e avevano cunicoli interi sottoterra e il protagonista - stupido forte - faceva una brutta fine. Spostò finalmente lo sguardo verso il basso facendo un passo indietro per essere pronto a evitare topi, per trovarsi di fronte a terra che si muoveva come se venisse scavata dall'interno o forse era un piccolo terremoto molto ristretto o forse, teoria più probabile, era ancora troppo ubriaco, anche se a parte quell'evento, si sentiva già più cosciente. Ma era anche vero che era quello che dicevano tutte le persone ubriache, gli era stato detto più di una volta. E non ci avrebbe dato molto peso se dalla stessa terra smossa, fosse uscita una mano. Una fucking mano. Umana. Umana? Viva. Viva? Vegeta? Well... non sembrava decomposta, solo... sporca. «caaaaaazzooo» chissà se lo avevano di nuovo drogato per sbaglio. Se era così, quella volta non sarebbe di certo riuscito a farsi venire a prendere da JD per poi essere portato da Blaise. «è risorto» e non si era nemmeno impegnato. minchia se era forte. okay, lui non credeva in dio eh, ma vedere una persona uscire scavando dalla terra come uno dei tanti horror che a Finn piacevano tanto e che probabilmente l'avevano fatto diventare impaurito ammerda del mondo, ti faceva ricredere un po' sulle tue credenze. O forse era solo un'apparizione, dopotutto aveva sentito dicerie circa le apparizioni della madonna, ad esempio, scorrere fra i babbani. Era quella la sua prova divina? Anche perchè che altro poteva essere? Dopotutto perchè era abbastanza sicuro tutta questa cosa non fosse normale. Il che faceva sorgere un dubbio spontaneo. Allora che cazzo era venuto a fare lì? Scosse la testa cercando di archiviare quel pensiero per concentrarsi sul problema imminente: la mano di Frankenstein che stava uscendo dalla terra. Aiutò a spostare un po' di terra per poi afferrare quella mano per tirare la persona fuori da lì. «puzzi di morto» non aveva proprio peli sulla lingua ma quella volta era un complimento no? Dopotutto poco prima era morto. «eau de parfum»

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    kanghaeil
    Se Kyle fosse stato un fan dei giochi di ruolo, e più nello specifico un accanito seguitore dell’Hellfire Club, avrebbe subito paragonato la sua situazione agli scheletri guardiani dell’ultima sessione del gruppo — e invece era una persona con priorità diverse e non aveva tempo per quelle cose, quindi il collegamento tra il suo brusco risveglio all’improvvisa apparizione di qualcun altro all’interno del cimitero, non arrivò. In realtà, Kyle stava pensando a tutto fuorché a D&D.
    E quando dico tutto, intendo tutto: come era finito lì, chi ce lo aveva spedito, da quanto tempo era sotto terra, in quali punti s’erano intrufolati i vermi maledetti, cosa avrebbe trovato un volta uscito da lì sotto, a che punto aveva interrotto il suo ultimo progetto, se aveva ancora qualcosa in frigo o se, già che c’era, doveva pure andare a fare spesa, che ora fosse, se avrebbe dovuto cerare di andare a fondo alla questione sul perché e come fosse finito sotto terra, eccetera eccetera.
    Tutto.
    La CPU così occupata che, davvero, pensare alle sessioni di gioco sarebbe stata a prescindere la sua ultima priorità.
    Fece pressione con il palmo della mano verso l’alto, e sospirò di sollievo nel sentire l’ultimo strato di terra umida cedere sotto i suoi sforzi: almeno era abbastanza vicino all’auto dissotterramento, decisamente qualcosa che non aveva previsto nella sua vita. Sperava che fosse la prima ed ultima volta che succedeva, aveva terriccio ovunque ed era abbastanza certo che qualcosa gli stesse strisciando pericolosamente vicino all'orecchio: non voleva sapere cosa.
    Sent’ l’aria fresca accarezzare le dita quando, finalmente, riuscì a farle emergere attraverso lo strato di terra, foglie e radici spezzate, e a quel punto spinse con più forza aiutandosi con il busto, per far uscire l’intero palmo e avambraccio; nel frattempo stava provando a scavare il resto della fossa con la mano libera, allargando il buco dal quale, con molta fortuna, sarebbe uscito da lì a breve. Davvero una situazione umiliante, sperava non ci fosse nessuno a testimoniare quel terribile momento.
    «è risorto»
    E invece.
    Quando un’altra mano si strinse intorno alla sua, Kyle ebbe l’istinto di ritirarla e tornare nella sua prematura fossa, ma non lo fece; ricambiò invece la stretta, usando la forza tirante sconosciuta per liberarsi di quello strato che lo teneva ancora sotto terra. Non servì a molto tenere le labbra strette fino alla fine, perché si ritrovò comunque costretto a sputacchiare terra (e speriamo solo quella) quando finalmente il viso uscì allo scoperto. Era ancora parzialmente interrato, ma almeno il torso e la testa erano liberi.
    «puzzi di morto. eau de parfum»
    Aprì piano gli occhi, due schegge ebano puntate contro il buio, e l’unico altro occupante di quello spazio oltre a lui. «profumavo prima di essere sepolto vivo.» Ma poi, chi diavolo era quello lì.
    (Suo padre in un’altra vita, ma Kyle non lo sapeva ancora.)
    (E anche il ~qualcosa di JD, ma Kyle fingeva di non saperlo.) (O forse non lo sapeva davvero: non gli interessava tenere traccia della vita sentimentale dei suoi amici.)
    Piantò entrambi i palmi sull’erba bagnata, e fece forza con le braccia per tirarsi su, liberando anche le gambe. Era tutto terribile come sembrava, esatto.
    Quando si mise a sedere sull’erba, ricoperto di terra, piccoli sassi e foglioline, alzò di nuovo lo sguardo verso lo sconosciuto, liberando la fronte e i capelli da quanto più sporco possibile.
    «sei stato tu?» Non c’era limite alla stupidità umana, e poteva benissimo esser stato quel tipo a tramortirlo e buttarlo lì dentro, salvo poi tornare indietro e aiutarlo ad uscire per via dei sensi di colpa.
    O magari era lì perché non aveva ancora finito il lavoro.
    Oppure, ancora, era rimasto per assicurarsi che Kyle rimanesse morto.
    Sopresa!
    Si guardò velocemente intorno, notando la vegetazione fitta e qualche roccia in formazioni strane che non riconosceva. Sembrava a tutti gli effetti una foresta, ma lungi da lui capire che fosse proprio quella Proibita (o una zona di essa, comunque).
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    ethanlynx
    Quello che passava nella testa di Ethan in quel momento: c'erano una volta un seppellito vivo e un mezzo ubriaco in un cimitero. Stava già crepando dalle risate ed era pure nel posto giusto. «profumavo prima di essere sepolto vivo.» provò a non ridere, davvero, ma era ancora un po' brillo, okay? E per quanto la situazione fosse pessima, almeno ora il ragazzo era vivo e vegeto e fuori pericolo, quindi una risata ci stava anche, così, per smorzare la situazione. «ti credo» Seduto sull'erba, ricoperto di terra, sassi e foglioline, sembrava un pulcino spennacchiato e quasi più piccolo di quanto in realtà fosse. Si soffermò su quel pensiero qualche secondo, quasi se si fosse dissociato per quale istante, prima che fosse richiamato alla realtà proprio da lui. «sei stato tu?» Okay che aveva ucciso una persona e rubato a molte altre ma di certo lui non andava a seppellire persone random in giro per cimiteri. Non era manco sicuro di come fosse arrivato lì. Aveva la faccia di uno che era colpevole? Forse doveva osservarsi allo specchio più spesso, non lo faceva abbastanza. Comunque, aveva altri hobby che non comprendevano l'implicazione di cadaveri e cimiteri. «a sotterrarti? no. a farti risorgere?» si guardò le mani strizzando un po' gli occhi. «forse?» Doveva ancora capire esattamente come aveva fatto aa funzionare, si sentiva un po' quando a dei babbani veniva detto che esisteva la magia. Well, non come gli era stato svelato attraverso la magia..... anyway. «qualcuno deve odiarti davvero tanto per farti questo» roteò la mano attorno alla sua figura senza smettere di osservarlo confuso. «cosa hai combinato??» perchè qualcosa doveva pur aver fatto per essersi messo in quei casini. Ricordava bene come funzionassero le cose quando era dentro l'organizzazione a New York ogni qual volta si sbagliava a far qualcosa. Non che gli fosse mai successo qualcosa di simile, le sue punizioni erano di tutt'altro tipo, essendo ancora molto piccolo e a loro ancora abbastanza utile. Sperò comunque non si fosse messo in quel tipo di guai, era davvero un casino uscirne. «sei proprio conciato male bello mio» recuperò da terra la bottiglia di alcool che aveva preso dopo essere uscito dalla palestra ed essersi fermato in un bar e gliela porse. Chissà cosa aveva provato ad essere sotterrato, magari era ancora in fase di shock. Un goccio e passa la paura. «senti, ti fidi?» bastò uno sguardo per farlo ricredere. Il ragazzo era appena stato seppellito, sarebbe potuto morire a momenti e lui si ritrovava casualmente lì dove era stato sepolto. «sì, hai ragione, manco io mi fiderei di uno sconosciuto se fossi in te. però-» si accovacciò lentamente vicino al borsone prendendo la borraccia e un asciugamano. «ti assicuro che questo lo uso solo per asciugarmi il viso una volta sciacquato. niente sudore o altro.» in ogni caso sarebbe stato più igienico di quello schifo con cui era ricoperto. Bagnò quanto bastava il panno per poi riavvicinarsi al ragazzo per provare a togliere la terra dal viso. Dopo un paio di strofinate sulla guancia, annuì vedendo che la terra si stava effettivamente togliendo e gli lanciò il panno.

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    kanghaeil
    «ti credo» Disse lo sconosciuto, con il tono di chi non ci credeva affatto — ma Kyle non era mai stato bravo ( o interessato) a leggere le persone, e si era sempre limitato a recepire le parole così come venivano dette, senza interpretarle o affidarsi al tono di voce o alle inflessioni. Perciò, naturalmente, annuì convinto che l'altro gli credesse davvero.
    Quindi, messa da parte la questione "odori", ne rimaneva un'altra da affrontare: «a sotterrarti? no.»
    «okay.» Spazzolò via un po' di terra dai capelli e dalla maglia, annuendo ancora, valutando se credere o meno alle sue parole, e decidendo che non avesse ancora sufficienti prove per provare la sua innocenza. «a farti risorgere? forse?»
    Un po' meno «okay…?», e lo smarrimento a piegare appena i lineamenti del ribelle doveva tradire tutta la sua confusione. «risorgere?» inclinó la testa di lato, studiandolo: ma in che senso? «non sono morto.» duh? Aveva la pelle dura, lui, nonostante l'aspetto fragilino e il portamento elegante da rampollo di famiglia per bene tradissero la sua vera forza.
    All'altro ragazzo rivolse perciò un cenno di congedo con la mano, per fargli capire che aveva sbagliato a leggere la situazione e che non avesse capito nulla.
    O forse non proprio nulla.
    «qualcuno deve odiarti davvero tanto per farti questo»
    Già, qualcuno forse lo odiava davvero; peccato che Kyle aveva una sola risposta a quel commento. «vorrei sapere chi» Detto con calma e naturalezza, e onestà; non perché credesse di essere simpatico e benvoluto da tutti, ma perché non aveva davvero idea di chi avrebbe fare una cosa simile — le possibilità erano infinite, la lista troppo lunga e bla bla bla.
    «cosa hai combinato??»
    Si strinse nelle spalle, pensandoci.
    «non saprei dirlo», perché anche lì la lista era molto lunga e comprendeva disordini si varia origine, aggressioni a pubblici ufficiali, tentativi di sovversione, sommosse, rappresaglie in pubblico, disturbo della quiete pubblica, lotta al governo reggente e tante altre cose. «non mi viene in mente nulla» bugiardo, ma sempre con la pacatezza che crescere nella famiglia Kang gli aveva conferito, così naturale e in pace con se stesso da risultare persino credibile.
    «sei proprio conciato male bello mio»
    Occidentali e la loro confidenzia presa assolutamente per caso. “Bello mio”, ma chi era, suo padre fratello?
    Gli rivolse una smorfia poco convinta, e rifiutò con cortesia la bottiglia offerta. «No grazie non bevo. E a prescindere, non credo sia indicato farlo dopo una possibile contusione.» non aveva ancora fatto una vera conta dei danni, preoccupato più ad uscire da sottoterra per contate effettivamente ferite o traumi: gli era bastato sapere di avere ancora tutti gli arti al loro posto, la testa attaccata al collo e una bacchetta funzionante e il resto era scivolato immediatamente in fondo alla lista.
    Ora, però, che dal buco nel terreno in cui era stato prematuramente ficcato, ci era uscito (e anche tutto intero) poteva effettivamente dedicare qualche minuto al come, se non tanto al perché, fosse finito in quella buca a cielo aperto.
    O, comunque, lo avrebbe fatto se fosse stato solo e in santa pace. In quel momento, non era nessuna delle due cose.
    «senti, ti fidi?»
    La voce dell'altro lo riportò immediatamente al presente e, nemmeno a dirlo, non c'era bisogno di pensarci su: «no.» fu la pronta risposta alla domanda del suo presunto miracoloso aiutante. «sì, hai ragione, manco io mi fiderei di uno sconosciuto se fossi in te. però-» ecco, bravo, allora forse non era totalmente uno spreco di spazio e aria.
    Forse.
    «ti assicuro che questo lo uso solo per asciugarmi il viso una volta sciacquato. niente sudore o altro.»
    Fece un('altr)a smorfia: perché aveva dovuto specificare? Ovviamente Kyle non arrivò neppure a pensare cosa potesse intendere con “o altro”, già l'idea dell'asciugamano sporco di sudore era abbastanza rivoltate.
    Ancora per metà interrato come una pianta particolare ed esotica, lo vide bagnare il panno e poi avvicinarsi per passarglielo sul viso.
    E Kyle rimase fermo. Immobile. Pietrificato da qualcosa che non riusciva a spiegare (o comprendere) nemmeno lui.
    Per un attimo, il tempo di un battito di ciglia o di registrare quello improvvisamente irregolare del cuore – già di per sé difettoso –, Kyle lo lasciò fare, disarmato dalla naturalezza e familiarità di quel gesto, lottando contro il sé stesso che intimava di allontanarsi (o di allontanarlo) e che gli ricordava che essere toccato da estranei (e non) non gli piaceva affatto; aveva rimproverato Minkyung per molto meno, era inconcepibile che lasciasse a quell'estraneo la possibilità di un tale gesto.
    E invece lo stava facendo, osservando da vicino un viso che non conosceva e che comunque, per qualche assurda ragione, gli suscitava impossibilmente le stesse sensazioni che spesso anche la presenza di JD gli provocava. A Kyle non piaceva quell'elemento; le emozioni – e più in generale le cose che non riusciva a spiegare – lo mettevano incredibilmente a disagio e non riusciva ad affrontarle.
    Bastò quel pensiero a farlo rinsanvire, a farlo tornare lucido abbastanza da allontanare il viso dalle cure dell'altro proprio quando quest'ultimo smetteva di passare lo straccio bagnato sulla terra ancora fresca.
    Kyle afferrò l'asciugamano e ci affondò il viso, improvvisamente conscio di esser stato violato in quell'intimità che negava a chiunque, persino alle persone a lui più vicino. Ci mise un attimo prima di riprendersi, e mascherò quella debolezza strofinando l'asciugamano per eliminare il resto del terriccio.
    Quando rialzò lo sguardo sull'altro, era serio e duro, schegge ebano scure quanto il cielo sopra di loro parzialmente nascosto dalle fronde degli alberi.
    «Ti ringrazio iniziò, restituendogli il panno, perché era pur sempre un ragazzo educato, nonostante la voce fosse fredda e piatta, «ma non farlo mai più.»
    Una volta liberate le mani, ne usò una per farsi forza e rimettersi in piedi, sgranchendosi i muscoli intorpiditi e passando una mano sulla nuca per testare eventuali zone doloranti, e per accertarsi non ci fosse sangue raffermo da nessuna parte. All'altro, ora tenuto a distanza di sicurezza, chiese: «dove siamo? Sembrerebbe una foresta» Capitan Ovvio. Ma infondo, Kyle lì ci si era risvegliato per caso; l'altro c'era andato appositamente, quindi immaginava che almeno lui sapesse dov'erano.
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