coming out of my cage and I've been doing not fine

[ @captain ft. kazzino ]

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    i know that i can't run forever,
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    Nathaniel Henderson era, come dimostrato più e più volte nel corso degli anni, un narratore inaffidabile; lo sapeva Jay, lo sapeva nate stesso — e si, sto ancora parlando della storia di Disneyland. ma nel complesso, il matthews sapeva che dell'uomo ci si poteva fidare: anche quello, e le cicatrici a dimostrarlo bruciavano ancora sulla pelle, contava le sue innumerevoli prove.
    perciò, quando il professore lo aveva guardato spalancando i suoi grandi occhi azzurri, mani giunte in preghiera e un velo acquoso a rendere umide le ciglia (🥺), la resistenza opposta da Jayson era stata minima. dopotutto, pensava, il favore che nate gli stava chiedendo era niente se confrontato con le catastrofiche conseguenze di qualunque decisione il telecineta avesse preso per proprio conto negli ultimi dieci anni.
    doveva solo permettere ad un ragazzino di svolgere il tirocinio al Captain, sotto la sua supervisione. cosa mai poteva andare storto.
    «ripassino veloce» non sapeva come apparire meno scettico di così, jay: anche con i muscoli facciali appiattiti in un'espressione priva di qualunque sfumatura, il giudizio traspirava direttamente dai pori. l'uomo che aveva davanti, un altro raccomandato di Nathaniel pescato dal club di recitazione, sembrava essersi calato un po troppo nella parte. il fatto che puzzasse di birra prima ancora di cominciare non aumentava la già scarsa fiducia del telecineta.
    aveva deciso di affidarsi ad un "attore" (virgolettato necessario) per evitare A) di dover attendere l'arrivo di un vero ubriacone molesto e B) poter intervenire con meno problemi nel caso Kaz si fosse trovato in difficoltà, ma il signor Vattelapesca sembrava arrivato direttamente dal vicolo degli spaccini a dark street «sei ubriaco» e nel dirlo squadrò l'altro da capo a piedi, entrambe le sopracciglia a toccarsi proprio tra gli occhi scuri «il tuo personaggio, dico» hm «vedi la ragazza da sola al bancone e inizi a darle fastidio. fai un po di casino, magari alzi la voce, fai cadere qualcosa» c'era effettivamente una donna al bancone, il volto lasciato in ombra da alcune ciocche di capelli biondi scuro. ora, nessuno vi dirà mai se si tratta di Fitz, o di Nathan — per entrambi sarebbe l'occasione perfetta per fare gavetta, e abbiamo anche la rima. io rob me li immagino entrambi, contemporaneamente, come la sequenza di un film di M. Night Shyamalan.
    tenne le mani infilate nelle tasche, stringendosi appena nelle spalle «quando arriva il mio collega continua a fare un po di casino. se ti dice di smetterla, opponi resistenza. possibilmente senza esagerare, ho già abbastanza cose da pulire» non sentì il bisogno di specificare chi pensava avrebbe avuto la peggio, se si fosse arrivati ad uno scontro non solo verbale.
    Kaz oh era un ragazzino, ma come jay sapeva anche fin troppo bene, un ragazzino con quel genere di potere tra le mani poteva essere letale «quando ti faccio cenno, molli il colpo e te ne vai» quella, quantomeno, doveva essere la parte semplice.
    non aggiunse altro e gli diede le spalle, uscendo per primo dalla saletta riservata al personale del Captain nel quale si erano avventurati solo cinque minuti prima — pausa bagno, la scusa ufficiale «hm. c'è poca gente oggi, la Sagra della Salsiccia ha colpito ancora» come ogni maledetto anno, e non certo grazie ai Nickelback. la vera star era il panino con la porchetta della bancarella di Zio Tony, inutile girarci attorno. si mise dietro al bancone, raggiungendo il lumocineta intento ad asciugare bicchieri. con la coda dell'occhio, vide Vattelapesca avvicinarsi a Fitz/Nathan, con un passo ciondolante che sperava in cuor suo fosse solo una dote recitativa «ma credo che ci siamo comunque guadagnati una problema» voleva solo attirare l'attenzione di Kaz sulla scena - l'uomo alticcio, la ragazza chiaramente infastidita, il tono di voce ad alzarsi fino a diventare troppo alto -, ma senza muovere un dito.
    vadino avanti i giovani ❤

    @jerseyshore
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