six telephone looking at me

@bde, barbie ft. yejun

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    Soffocò un sospiro nei denti a premere sul labbro inferiore, allontanando, non senza un certo sacrificio, lo sguardo dalla cliente. Dire che Barbie fosse stanco, sarebbe stato un eufemismo. Era esausto, provato ogni giorno di più dalla sua mera presenza sul piano fisico. Lavorare al BDE, poi, sfondava direttamente nel campo dell’ancestrale e del metafisico, portando il guaritore ad un peculiare senso di nirvana dove nulla aveva senso, e tutto era concesso. Succedevano… davvero molte cose, in quella gelateria, ed il Jagger era solito chiudere non solo un occhio, ma entrambi: non voleva vedere, non voleva sapere, ed il suo unico intento era fare il minimo sindacale per tenersi quel lavoro all’inferno, e non doversi sprecare a cercare un altro a cui abituarsi – uno, magari, in cui gli avrebbero chiesto di adattarsi, offrire una effettiva customer care, arrivare puntuale, ed un sacco di altre cose che Barbie Jagger non aveva mai fatto al locale. Aveva dei privilegi? Sì: cose che capitavano, quando per averli vendevi la tua anima.
    «è p-p-p-proprio …. s-sicura» Tendeva a non dire secchi no ai clienti, neanche quando gli chiedevano i soldi in cassa (ciao leo!), a meno che non gli stessero particolarmente sul cazzo, ed allora potevano attaccarsi ai testicoli e tirare.
    Ma.
    La donna dall’altra parte del bancone, era davvero troppo bella. La carne era debole, il Jagger di più, e decisamente messo alla prova da mesi di astinenza. La sua vita era un’eterna agonia. Avrebbe potuto mettere fine al suo celibato in qualunque momento, non doveva nulla a Gwen, ma non… ci riusciva. Ogni chioma corvina intravista di spalle, era un tuffo al cuore. Ogni risata annaspante con rantoli nasali, era la Markley, ed ogni pelle cappuccino aveva il suo profumo. Era disperatamente, terribilmente, ed in maniera assolutamente sconsigliata, innamorato di Gwendolyn Markley, e anche se gli mancava il sesso, non ...voleva, con qualcuno che non fosse lei. Il suo corpo però non aveva ricevuto il memo, e quando – quando?? Non capitava mai. Mai - incontrava persone come la fanciulla di fronte a lui, tendeva ad agire in maniera sconsiderata. Con agire in maniera sconsiderata, s’intendeva con un principio di morale.
    Tendeva a non farlo. Mai.
    «c’è un problema con il vostro speciale?» Il sopracciglio ramato della donna scattò verso l’alto, l’indice ad indicare il cartellone, che sembrava disegnato da un bambino perchè lo era, dove pubblicizzavano lo speciale del giorno. Barbie inspirò dalle narici, occhi bruni a studiare i tratti del pennarello a stilizzare una faccina adorabile vicino ad un cono gelato. Fuorviante lo era senza dubbio, con quel suo esprimere che il gelato portasse gioia.
    No, non era neanche lo speciale alla cocaina, quello l’avrebbe lasciato volentieri alla signorina – chi mai avrebbe detto no a cocaina a metà prezzo? - ma l’altro.
    Dov’era Giacomino a fermare il tempo, quando serviva?
    Barbie era un pessimo commesso, eppure si era creato la sua piccola setta di avventori che si presentavano al BDE solo per tenergli silente compagnia (Joni), raccontargli le loro giornate (Yejun), o presumere che i suoi mormorii impassibili fossero pillole di saggezza che avrebbero loro cambiato la vita (Giacomino). Non l’avrebbe ammesso perché non faceva parte del suo carattere, ma era sempre felice, per quanto felice potesse essere un Barnaby Jagger (punto) sul posto di lavoro, di vederli. Lo facevano sentire meno folle; lo ancoravano ad un mondo che fuori dalla sua bolla, era tutto diverso. Barbie aveva iniziato a farsi scivolare addosso la vita come una delle cazzo di coppette che vendeva ogni giorno. Lo sentiva, lo sapeva, ma non era certo di poter fermare quel processo di decadimento; se valesse la pena farlo. Quelle piccole parentesi, impedivano che diventasse ufficialmente parte dell’arredo del BDE. Ci mancava solo che diventasse un lampadario lì dentro, fra tutti i posti in cui avrebbe potuto diventarlo; non elaborerò oltre.
    Tornò a guardare la donna. Piegò appena il capo sulla spalla, sentendo il fischiettio in avvicinamento di Edward Moonarie di ritorno dal retro del locale. Ebbe un battito di ciglia di consapevolezza in cui valutò di chiedere aiuto, o di impugnare l’arnese per raccogliere palline di gelato, e iniziare a fracassarci vetri e denti. Sbattere violentemente la testa, sua o di altri, contro i tavolini, contava comunque.
    Un istante di follia che, come tutto il resto, scivolò via in fretta, lasciandolo vuoto e stanco fra praline e cucchiaini colorati.
    Una decisione. Prese una decisione, perché c’erano limiti che non era disposto a valicare, e servire alla donna lo sputo congelato di Eddie rientrava in categoria. «è f-f-finito.» Lei corrugò le sopracciglia, osservandolo impassibile un paio di secondi, prima di ruotare allusiva gli occhi sulle vaschette piene, e tornare a guardarlo. Senza distogliere lo sguardo dal suo, sollevò la vaschetta e la rovesciò a terra. «f-f-finito» Quando la vide – immaginava che ormai fosse questione di principio – puntare a un altro gusto, sollevò anche quella vaschetta e la rovesciò, con un certo sforzo, sul pavimento. «f-f-finito» se voleva vedere fino a che punto si sarebbe spinto, sarebbe stato un pomeriggio intenso per entrambi.
    Un altro gusto. Un’altra vaschetta a terra.
    Il fischiettio ormai vicino. Troppo vicino. Con una certa urgenza, tirò una gomitata al collega quadrante della luce, facendo cadere il locale nella semi oscurità di un tardo pomeriggio autunnale inglese. Attese un paio di secondi che il panico dilagasse, perché l’essere umano era una creatura inadatta alla sopravvivenza e non appena accadeva un imprevisto era incapace di reagire in maniera consona e normale, quindi si tolse il cappello annunciando: «V-V-V-VADO IN P-P-PAUSA» perché sì. Waiting, tapping his foot per l'arrivo di Roxie che li rimettesse in riga pugnalandoli dove capitava per far tornare l'ordine.
    Aveva fatto il possibile.
    (??? Non hai fatto niente)
    E poi aveva riconosciuto Gesù, Giuan, qualunque fosse il suo nome nella folla, e considerando che ormai viveva per osmosi delle esperienze altrui, lo afferrò per un braccio trascinandolo sul retro, già una sigaretta fra le labbra. Prima, non ultima.
    «at-attacca» Sapeva non avesse bisogno di altri prompt per iniziare a parlare – per smettere, forse.
    Sarebbe stata una pausa molto lunga.
    Bless him.

    jagger
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    Da quando era finita la guerra, la vita di Yejun aveva preso una piega inaspettata... soprattutto contando che era appena... finita... una guerra. Persone erano morte e lui si era fidanzato con una ragazza dello schieramento opposto fra l'altro. Cioè capito?? Ma come funziona il mondo? Mistero. Aveva vinto la lotteria praticamente. Ogni giorno che si svegliava accanto a Wind, si chiedeva come fosse possibile e con lui chiunque avesse conosciuto Yejun, probabilmente. Il suo fascino non aveva limiti - o forse doveva ancora capire quali fossero. Pian piano Wind aveva iniziato a creare il proprio spazio non solo nel suo cuore ma anche in casa sua. Non che Wind fosse invadente, anzi, era davvero minimalista, però ormai c'erano quei piccoli dettagli che mostravano la presenza di una terza persona in famiglia: uno spazzolino in più, asciugamani puliti sempre pronti, la tavola apparecchiata per tre, qualche vestito suo nel suo armadio per sicurezza anche se spesso finiva per prendere suoi vestiti, qualche disegno fatto da sua sorella ancora da consegnare a Wind, qualche pelo di gatto e qualche foto che Yejun non aveva perso tempo ad appendere in giro per casa. And now, on your left, you can see an example of a malewife in his natural habitat. A parte la vita amorosa, anche passare al BDE per salutare e fare compagnia a Barbie era diventato parte integrante della sua quotidianità. La guerra aveva fatto di lui un uomo nuovo. Soprattutto perché qualcuno era disposto a sentirlo rantare e con addirittura interesse o piacere, diventando anche un'ancora di salvezza. Yejun si era forse forse un po' montato la testa ma si era affezionato subito a Barbie, aveva fatto breccia nel suo cuore. Come non poteva? Povera anima in pena. Alzò la mano per salutare Barbie ma venne afferrato per un braccio e trascinato sul retro. Non che Yejun avesse opposto resistenza. «non mi chiedi nemmeno un appuntamento prima?» dritto al sodo, wow, audace. Gli fece l'occhiolino mandandogli un bacio volante con la mano libera. «at-attacca» Gesù, Giuseppe, Sant'Anna e Maria come sembrava devastato dalla vita, chissà cos'era successo. Era anche peggio del solito. Yejun digitò velocemente sul cellulare e fece partire la sigla del telegiornale. «benvenuto al TGyejun: notizia della settimana: qualche giorno fa mia sorella ha portato un crup a casa» e fin qui tutto normale, a parte il crup stesso che era tipo la versione shiny dei Pokémon. «dobbiamo ancora trovargli un nome» aveva qualcosa in mente ma doveva anche vagliare tutte le infinite possibilità di cringe. «wind lo odia. il che è tragico, perfino i suoi gatti lo adorano. cosa succederà quando - se - andremo a vivere ufficialmente assieme?» sì perché i suoi problemi si proiettavano a lungo termine. Yejun era sicuro di aver trovato l'amore della sua vita e che sarebbero rimasti insieme per sempre e che Wind lo avrebbe sopportato nella buona e nella cattiva sorte finché una pallottola non li avrebbe separati. «perchè non vorrei tirarmela ma le cose si stanno facendo serie» non che pensava sarebbero andati tanto presto a vivere assieme ma praticamente passavano più tempo a casa l'uno dell'altro di quanto avrebbe immaginato. E poi cosa sarebbe successo il prossimo anno quando sua sorella avrebbe finalmente iniziato Hogwarts...? «fra qualche mese troverò a casa un set di mitragliatrici o qualcosa di simile» forse doveva iniziare a comprare delle teche dove metterle per non permettere a sua sorella di metterci mano. Era troppo presto per la sua prima lezione al poligono di tiro. «comunque. tornando al crup, wind gli soffia addosso e a volte gli ringhia contro e devo addirittura separarli» a volte aveva paura di quello scintillio negli occhi di Wind quando guardava il crup che gli saltava addosso e scodinzolava cercando attenzioni. Per assurdo sembrava essere più gelosa del crup che di qualunque altro essere umano. «credo sia qualche mossa da alpha per marchiare il territorio» e come sempre l'oggetto del desiderio era Yejun. E quindi Yejun stava cercando di imparare a gestire i bisogni di Wind e del crup e di sua sorella messi assieme. Tutto addestramento per quando sarebbe diventato padre. Cosa? Cosa. «mi sento sposato»
    yejun
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    Honey, come put your lips on mine and shut me up
    We could blame it all on human nature


    scritto in venti minuti prima di pranzare, mi dispiace per lo scempio sara
     
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    Vedete perché gli andasse a genio Yejun? Non si aspettava nulla da lui, che era la qualità che preferiva in qualsiasi essere umano; era prevedibile, ed era un’altra capacità che il Jagger, da pigro, abitudinario (disadattato, fallito, MONGOLOIDE -cit) ed incapace di evolversi qual era, non poteva che apprezzare; infine, funzionava in solo come una playlist in shuffle delle nuove generazioni, senza bisogno che inserisse monetine nel jukebox e scegliesse la canzone da far partire ad ogni pausa. Poteva tenerselo al proprio fianco, a riempire silenzi che non aveva modo né capacità di fare da sé, con un rumore bianco che lo distraesse dal mondo pieno e confusionario che era il duemilaventitrè. Uno poteva pensare che negli anni passati, Barbie avesse avuto modo di acclimatarsi all’idea che i cittadini non volessero metterlo al rogo, che fossero tutti raggiungibili tramite telefono, e che ogni vizio fosse a portata di mano senza che dovesse necessariamente affrontare folle inviperite del livello più basso del ghetto, ma non era così. Attendeva ancora, forse con una certa nostalgia, l’olezzo di fumo con cui era solito svegliarsi in California, ogni giorno del Signore in cui i concittadini sceglievano di bruciargli la dimora (tutti. Erano tutti, i giorni). Ancora aspettava di vedere caviglie, e donne a lanciargli occhiate da sopra un ventaglio. Che per gli uomini, invece, fosse una perversione malata, quella di desiderare un altro uomo.
    Non c’era rischio. Azzardo. Divertimento. Tutto così semplice da risultare monotono, perfino per i suoi standard. Per non parlare della velocità con cui giravano le informazioni: ai suoi tempi, beccavi un compagno d’armi sì e no una volta ogni cinque mesi, sempre che l’altro sopravvivesse al fronte abbastanza a lungo da tornare in patria, il che rendeva i pettegolezzi più sudati. Succulenti. Ora? C’erano troppi gossip, e Barbie non conosceva nessuno, assolutamente nessuno, delle persone citate. Era un cazzo di boomer.
    Del secolo prima.
    «non mi chiedi nemmeno un appuntamento prima?», un colpo basso che aveva accuratamente scelto di ignorare, se non per una lenta occhiata omicida verso il ragazzo. Ma allora, pure il dito nella piaga doveva mettere? Non gli sembrava abbastanza solo, e disperato? Il suo più recente highlight nella vita amorosa, era stato Edward Moonarie, e di per sé diceva tante cose. Gli aveva stretto le mani sulle spalle (con la S, freme. I see you), l’aveva guardato intensamente negli occhi, e gli aveva detto fosse felice fosse single, così che avesse più tempo per lui; poi si era ammorbidito, e gli aveva detto che se avesse avuto bisogno di scopare, avrebbe potuto fare un sacrificio per lui, anche se lo vedeva più come un fratello (che. ew. Su tutti i fronti. Immagini terribili, entrambe). Infine aveva concluso con quella che aveva avuto tutta l’aria di una minaccia, una condanna, ed una maledizione: non ti preoccupare, non rimarrai mai solo; ci sarò io con te. Ebbe un brivido al solo pensiero. Si riscosse appena, e solo marginalmente, alla sigla del telegiornale. Un unico rimpianto scavò una ruga al fianco delle labbra del Jagger.
    Essere nato.
    «benvenuto al TGyejun: notizia della settimana: qualche giorno fa mia sorella ha portato un crup a casa» Battè le palpebre, aspirando dalla sigaretta tutto il tabacco ch’essa aveva da offrirgli. Sentì il bruciore sulla lingua e le labbra; passò troppo in fretta perché potesse registrarlo. «c-c-che m-m-minchia è un c-c-crup» Era della sorella – povera bambina. - di Yejun, che si parlava. Poteva letteralmente essere qualunque cosa. «dobbiamo ancora trovargli un nome» Sbuffò il fumo dalle narici, picchiando il pugno chiuso contro il petto. «s-s-scommetto c-c-che hai una l-l-lista» bofonchiò, serrando le palpebre e massaggiando la radice del naso. Avrebbe dovuto immaginare che con il ragazzo, sarebbe arrivato l’infodump casuale, ma sapeva anche che ad un certo punto… non specifico, ma un certo punto, sarebbe arrivato anche il perché di quell’introduzione. Il motivo. Riguardava sempre Wind, e non poteva biasimarlo – anzi, lo ascoltava proprio per cogliere la quintessenza di quell’assurda relazione, vivendola per osmosi fun fact dopo fun fact. Era come leggere i giornali a puntate, ma senza la fatica di leggere, o di applicarsi ascoltando la voce robotica di un audio libro. Conoscendo, seppur per sentito dire, la ragazza in questione, il suo toto era che se lo fosse mangiato. «wind lo odia. il che è tragico, perfino i suoi gatti lo adorano. cosa succederà quando - se - andremo a vivere ufficialmente assieme?» E sapete che c’era? Che a Barbie, Barbie!, non faceva specie la velocità a cui si era evoluta quella relazione. Era abituato a matrimoni molto più improvvisi, anzi, a quel punto della loro non troppo civile convivenza, avrebbero già dovuto essere maritati. «perchè non vorrei tirarmela ma le cose si stanno facendo serie» Cose che capitavano, dopo essere stati trivellati di colpi. Un preliminare non da poco, per settare una relazione. Annuì, labbra curvate verso il basso. «fra qualche mese troverò a casa un set di mitragliatrici o qualcosa di simile» Cosa. «c-c-cosa» era davvero la prima cosa a cui aveva pensato riguardo il vivere insieme? Che Wind avrebbe portato con sé delle mitragliatrici? Minchia. «q-q-quando m-me la p-p-presenti» Voleva conoscerla. Vedere lui insieme a lei. Boh, farci uno studio sociale, e possibilmente portarsi dietro Sersha Kavinsky, perché sapeva avrebbe apprezzato quanto lui.
    «comunque. tornando al crup, wind gli soffia addosso e a volte gli ringhia contro e devo addirittura separarli»
    Ma quant’era grande un crup.
    Corrugò le sopracciglia, cercando di immaginare la scena. Era tipo… un’alce? E Wind gli… cosa. Mai come in quel momento desiderò di essere una mosca, e guardare una loro giornata tipo da mero spettatore. «credo sia qualche mossa da alpha per marchiare il territorio» Portò un dito alle labbra, battendo le ciglia. «d-d-di wind? C-c-che ...g-g-graffia il… c-c-crup?» Una pausa. «m-m-ma s-s-stiamo parlando della t-t-tua r-r-ragazza, v-v-vero» un dubbio lecito. Per quanto ne sapeva, si era perso un episodio o due (chi cazzo aveva voglia di ascoltare gli audio sul gruppo? L’aveva silenziato, e da un pezzo) e Yejun aveva adottato un cavallo, chiamandolo Wind. Non l’avrebbe neanche sorpreso.
    «mi sento sposato»
    Un’altra pausa di riflessione. Barnaby Jagger che osserva l’infinito chiedendosi come fosse finito a lavorare in gelateria che serviva cocaina, nei giorni di buona, con un sociopatico che ogni tanto tornava bambino, circondato da persone che gli dicevano cose tipo «t-t-ti s-s-senti s-s-sposato c-con un c-c-crup?» Non aveva capito.
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