don't let the moment slip away

ft. niamh @ cap platinum

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  1. id/gaf
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    avatar © young padawan

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    idys gaffney
    «ma certo baby, hai ragione»
    Doveva essere un commento retorico, quello di Niamh?! Beh, non funzionavano in quel modo le cose con Idys Gaffney, che piuttosto drizzò la schiena e sorrise soddisfatta, grata del fatto che qualcuno riconoscesse il suo avere sempre (e comunque) ragione. Era proprio una bella sensazione — il sarcasmo nella voce della mora non esisteva, zero, non pervenuto.
    Fece scivolare un «lo so» tra le labbra curvare all'insù, entrambe le mani sotto al mento, nell'espressione più innocente (e appagata) possibile.
    «visto cosa succede di solito non sarò io a dire di no. magari la prossima volta, mh? normalmente non giro con pasticche in tasca»
    Idys ci pensò un attimo su, sul fare o meno quella battuta-slash-commento serio, prima di decidere che, fuck it, we ball, ed esclamare
    «dovremmo iniziare a lasciare la droga fuori da tutto questo» stringendosi nelle spalle, come se non avesse appena suggerito alla Barrow di pomiciare senza un scusa dietro cui nascondersi, poi, a mente lucida.
    Oh, era un'imprenditrice e una bugiarda, non era mica cieca.
    E poi, dal tono di voce con cui Niamh le si era rivolta, non sembrava essere troppo contraria alla cosa, neppure lei. Sarebbe stata una vittoria per entrambe!
    ...se solo Idys non si fosse presto ricordata il motivo per cui fosse pericoloso tenere Niamh Barrow troppo vicina ai suoi segreti, e quale fosse la missione principale che aveva spinto la stessa Idys ad avvicinarsi all'altra ex grifondoro.
    Mille sirene (un po' quelle di Ulisse, un po' quelle di Kill Bill) presero a risuonare nella sua testa, costringendola a fare un involontario (e destinato a rimanere breve) dietrofront.
    Flirtare con Niamh Barrow era una pessima, pessima idea, eppure Idys non poteva fare a meno di mettere in mostra le sue doti in materia.
    «e se fosse proprio questo il punto?»
    Oh, maledetta Niamh e maledetto il suo (impeccabile) modo di flirtare; combattevano proprio ad armi pari. Idys non poteva negare che quel suo essere così sfacciatamente diretta la stuzzicasse ben più del necessario — o che l'avesse sempre fatto, anche se non era disposta ad elaborare nemmeno quel pensiero.
    Stavano facendo lo stesso gioco, fatto di frecciatine non così velate scoccate in maniera precisa, e sempre in grado di fare centro, che appartenessero al feretro dell'una, o dell'altra; il punteggio rimaneva sempre in parità, e di quel passo sarebbero andate ai tempi supplementari e poi, forse, ai rigori, per decretare la vincitrice di quello strano (ma eccitante.) gioco.
    «non lo so, secondo me puoi fare di meglio»
    «è una sfida, o un invito?» lo chiese tenendo lo sguardo fisso in quello di Niamh, senza chinare il capo né accennare a imbarazzo o altri sentimenti simili (e fuori luogo), «perché accetterei entrambi.» andava detto, ed era stato (fatto capire un sacco di volte) detto.
    E se lo sguardo di Niamh, posato sulle sue labbra in un maniera che nemmeno ci provava ad essere discreta, era un'indicazione sufficiente, non sarebbe stata contraria alla cosa.
    Ugh, maledetta stupida rossa libidinosa! Ripigliati, si ammonì, ricordando a se stessa, per l'ennesima volta, che fosse lì per un motivo specifico e no, non era quello di entrare nelle grazie letterali della Barrow. Le sarebbe piaciuto, certo, ma non era così che avrebbe tenuto la strega lontana dai suoi misteri, e dalla Daphne Blake che Idys aveva fatto sparire per sempre.
    Il suo scopo era tenerla vicina, e sott'occhio, proprio per accertarsi che non arrivasse troppo vicina alla verità, non consegnarle su un piatto d'argento la possibilità di farlo!
    Com occhi attenti, seguì i movimenti di Niamh, picchiettando l'unghia smaltata sul bancone di legno, l'altra mano a sorreggere il viso leggermente piegato, con i capelli a ricadere sulle spalle in ciocche ribelli e treccioline complicati sulle
    Sarebbe stato certamente più facile se la proprietaria del Cap fosse stata brutta, e antipatica, e non in grado di reggere il gioco provocante di Idys con tale maestria, ughhh.
    Non la perse di vista neppure per un attimo, contando i passi e i respiri che la separavano dalla mora, ora sempre di meno, ma non si mosse dal suo sgabello.
    «cosa fa questo? Anzi, sai cosa? preferisco scoprirlo da sola, se no che gusto c’è»
    Umettò le labbra con un gesto inconscio, le iridi castane intente a rimanere sul viso dell'altra pur quando quest'ultima abbassò le sue sull'abito che Idys teneva in grembo, chiedendole degli effetti. E allora la rossa usò quella domanda come la scusa perfetta per darsi un contegno, e si schiarì la voce, in maniera casuale. «è un vestito,» la informó, come se non fosse già ovvio, «non fa nulla di speciale. A parte mozzare il fiato se indossato dalle forme giuste.» allargò appena il sorriso malizioso, solo per un attimo, prima di cambiare del tutto la direzione presa da quella conversazione.
    Datti una calmata, Idys, porca puttana.
    Maledetti bollenti spiriti ereditati da papino.
    «ho anche articoli comuni nel mio negozio, sai?» mai banali, né semplici; privi di effetti magici, però, sì. «di questo mi piaceva molto la stoffa, e il colore» ma non l'aveva provato su di sé, perché i toni dell'abito facevano a pugni con la sua carnagione — ecco perché le serviva Niamh come modella.
    (Quella era la scusa che Idys aveva preparato, per essere pronta se qualcuno avesse avuto l'ardore di chiedere spiegazioni.
    E anche quella che dava a se stessa per convincersi fosse tutto lì.)
    Che la verità fosse che voleva vedere Niamh indossare degli abiti che facevano impazzire la Gaffney (prima di strapparglieli di dosso. ma senza danneggiarli perché, duh!, doveva rivenderli poi.) era palese per chiunque, ma comunque un segreto tenuto nascosto in quelle parole che Idys non avrebbe detto neppure sotto tortura.
    E, come a voler manifestare quei pensieri che prendevano pian piano forma nella testa della Gaffney (o che forse c'erano sempre stati), ecco che Niamh le si avvicinava con la scusa più vecchia del mondo, offrendo schiena e cerniera e un «mi aiuti? farei da sola, ma non ci arrivo» al quale Idys si sarebbe inchinata con tanto di chapeau per il modo casuale ma preciso con cui era stato droppato.
    Maledetta, maledetta Niamh.
    «con piacere, ma devi venire più vicina» e, in barba a qualsiasi buon senso o mantra ripetuto fino a quel momento, passò delicatamente una mano sul fianco di Niamh, accarezzandolo con dita leggere prima di stringere appena e applicare pressione per chiederle di farsi più vicina, prima di alzare entrambe le mani e cercare la chiusura del vestito — senza indugiare troppo sulla pelle morbida perché sarebbe stato molto inappropriato da parte sua, vero? Ughhh.
    Com'era difficile essere una Idys in quel mondo, ughhhhh.
    Con una Niamh Barrow di fronte, poi, che non aveva mostrato il minimo problema o tentennamento all'idea di spogliarsi davanti a lei (per provare dei vestiti ok, ok, non per altri fini — still.) nel bel mezzo del Captain Platinum.
    Onestamente? Sperava con tutta se stessa che la cerniera si incastrasse e le impedisse il lavoro *mani che pregano* e invece no.
    La portò (lentamente, giusto per dare un po' di cinematic effect a quel momento) fino alla fine, ma ci mise un secondo più del (moralmente accettabile) dovuto a mollare la presa, prendendosi un attimo per osservare il lembo di pelle chiara lasciato scoperto dal vestito ora aperto.
    «ecco fatto» disse, più per se stessa e per ricordarle che il suo lavoro lì fosse (appena iniziato?) finito, ma non si allontanò troppo dalla figura della maggiore. «posso aiutarti con altro?» e vabbeh, andava così. La carne era molto debole, da quelle parti.
    there's something 'bout you
    that now I can't remember,
    it's the same damn thing
    that made my heart surrender
    26 | 1997 | london, uk
    neutral | halfblood
    daphne t. blake
    2043: maxie linguini
     
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4 replies since 19/7/2023, 21:07   150 views
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