don't let the moment slip away

ft. niamh @ cap platinum

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  1. id/gaf
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    avatar © young padawan

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    idys gaffney
    «a quanti caffè sei oggi?»
    Quella non era una domanda educata da porre ad una signorina. Assolutamente.
    Idys arricciò il naso, il dissenso chiaro nei lineamenti morbidi accartocciati sulla faccia alla faccia tosta di Niamh di chiederle una cosa così personale come il numero di caffé assimilati in quella giornata.
    Alla fine, dopo averci pensato su, borbottò «un po’» incrociando le braccia al petto in aria di sfida: viecce, Niamh, ad indagare quanto “un po’” sia il suo “un po’”. MH. Tanto non era mai comunque abbastanza.
    Anche se forse, in quella circostanza, più che un caffé le serviva un po’ di coraggio liquido — e non intendo qualche pozioncina da quattro soldi, ma un bel bicchiere di doppio gin tonic da mandare giù in un colpo, per sopravvivere alla vicinanza di Niamh, ora sporta oltre il bancone e troppo vicina al viso della negoziante.
    Idys non era mai stata troppo fan dello spazio personale, perdendone di vista i limiti e il concetto stesso di “spazio” molto più spesso di quanto fosse necessario, ma per qualche ragione che proprio non riusciva a spiegarsi – !!! – con la ex concasata era tutto diverso e la faceva sentire un po’ a disagio averla così vicina e così a portata di bacio.
    Andava detto ed è stato detto.
    Per mettere a tacere tutte le voci che, maliziose, suggerivano fini ben poco casti e motivazioni che avrebbero messo in subbugliolo stomaco di chiunque, Idys si ripeteva che quel disagio nasceva dal fatto che Niamh sembrava sapere un po’ troppo sul suo conto e, potenzialmente, costituiva una minaccia per l’identità di Idys Gaffney.
    Tutto lì, fine; non c’erano altri motivi per spiegare quel fluttuare nervoso che sentiva alla bocca dello stomaco, o il modo in cui le mani le tremavano un po’ più del necessario quando la Barrow posava i suoi enormi occhioni su di lei e le ricordava, senza crederci troppo, che quello avvenuto all’Hekate fosse stato «un incidente, certo»
    Idys, pronta a non farsi mai beccare impreparata ad una reazione, portò gli occhi al cielo e sospirò. «contrariamente a quanto tu possa credere, non è affatto mia abitudine drogare i clienti.» lo faccio solo con quelli speciali, semicit. «si è trattato semplicemente di uno scambio involontario di scrigno, non è colpa mia se quello dello zucchero somiglia a quello dei LoveBites!» cioè, un po’ colpa sua lo era: aveva comprato lei quel set di scrigni portagioie in argento (che erano costati pure una fortuna) con l’intento di usarli al negozio e metterci in esposizione le cose — ma insomma, sbagliavano tutti! «però adesso li ho cambiati.» ammise, a denti stretti, giocando con la stoffa di un vestito; non voleva che si ripetesse di nuovo il patatrac — la seconda volta avrebbe potuto andare non così bene come la prima.
    «beh, mi pare si siano divertiti tutti, no?»
    Osservò, da dietro palpebre assottigliate, la Barrow lasciar cadere con estrema nonchalance quel commento, dedicandosi poi alla preparazione del caffé (oh my beloved), e ne studiò la figura in movimento, i gesti precisi con cui smanettava alla macchinetta del caffé, l’attenzione ai dettagli, la cura del cliente. Chi era lei per negare quanto detto? «oh, sicuramente» Stiles non si era più fatto vedere in giro, ma Idys era certa che nel momento fosse più che preso; quanto alla Barrow, era difficile da capire ma se Idys avesse dovuto giudicare solo dal modo in cui tentava – adorabilmente!! – di flirtare con lei, avrebbe detto che non fosse dispiaciuto nemmeno alla proprietaria del Platinum.
    Gettò uno sguardo al biscottino, al «solo per i miei clienti preferiti» di Niamh, al quale rispose con un calmissimo «se è drogato e stai ricambiando il favore, sappi che non sarò io ad oppormi» innocente, come innocente era lo sfarfallamento delle lunghe ciglia castano-rossicce in direzione della barista.
    «sai, se continui a mettermi nella categoria dei “solo” e dei “per te” inizierò a farmi strane idee, eh.»
    Gliela buttò lì, osservandola giocare con uno dei vestiti mentre si lamentava di come quello fosse “sfruttamento minorile” («oh baby», derogatory) e ricordandole che la ripagasse già con la sua inimitabile e brillante compagnia. «dove troveresti di meglio?» la risposta era solo una: da nessuna parte.
    E poi: «ma il mio tempo è denaro, lo sai che dovrai farne valere la pena»
    «quando mai ti ho lasciata delusa?»
    Che, detta così, poteva sembrare fuorviante perché tra loro non c’era mai stato più nulla dopo quella prima – e unica – volta all’Hekate — ma. Idys era una creatura nata nel capriccio e nella bramosia, ma ancora di più era figlia della libidine e non lo aveva mai negato, né nascosto: che motivo c’era per farlo? Perciò il fatto che Niamh avesse deciso di giocare proprio con lei quel tipo di gioco, avrebbe potuto rivelarsi pericoloso.
    Per entrambe.
    Idys non era mai stata brava a fare le cose a metà, o a lasciare questioni in sospeso: persino prima di sparire nel nulla aveva trovato il tempo da dedicare alle faccende più spinose, per non lasciare nulla scoperto.
    «o l'unico modo per sciogliere quelle labbra è con il tè corretto? posso attrezzarmi, sai»
    Il sorriso di Idys si allargò, felino, sulle labbra dipinte ti bordeaux (e no, non solo perché Niamh le aveva ricordato dell’esistenza del caffé; ma anche.). «oh,» fece un vago cenno con la mano, portando la tazzina alle labbra e osservando l’altra ragazza di sottecchi, «non è affatto l’unico modo.» pff, figuriamoci, «e nemmeno il più veloce» wink? wink.
    E forse non parlavano dello stesso tipo di “sciogliere le labbra”, di certo non avevano in mente lo stesso fine, ma trattenersi dal fare quel genere di battuta, quando le venivano servite così su di un piatto d’argento, era impossibile per la Gaffney.
    Qui, se c’era qualcuno che rischiava di bruciarsi, quella era la Barrow: Idys aveva passato tutta la vita (e anche l’altra) a giocare col fuoco e destreggiarsi in quel particolare ambito — avrebbe potuto continuare così tutto il giorno, ad occhi chiusi e mentre vendeva ad ignari babbani una roccia raccolta sul ciglio della strada spacciandola per un potente ciottolo infuso di magia allo stato puro che avrebbe aiutato contro l’impotenza o la sfiga, o magari entrambe.
    Posò con calma la tazzina, assaporando il sapore del caffé rimasto appiccicato alla lingua, e borbottò soddisfatta: non era così facile trovare del buon caffé nella parte magica del mondo (ma anche in quella babbana, non se eri fuori dall’Italia). Portò con estrema lentezza lo sguardo sulla Barrow e commentò serafica: «niente male.»
    Il caffé? Niamh?
    Both?
    (Both.)
    there's something 'bout you
    that now I can't remember,
    it's the same damn thing
    that made my heart surrender
    26 | 1997 | london, uk
    neutral | halfblood
    daphne t. blake
    2043: maxie linguini
     
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