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hold may beer mollettone#101 | don't tell me I'm flawed, my flaws don't deserve it We're sick and we're worth it: I spend my life in transit, you're stationary. I guess we're all wired differently. |
| Hold era finita in un sacco di situazioni assurde, complicate e, francamente, impossibili nel corso della sua giovane vita, considerando anche il fatto che avesse passato più di dieci anni nei laboratori estremisti, dove la possibilità di finire in casini oppure in situazioni peculiari era ridotta di molto – eppure c’era riuscita anche lì, perché a quanto pareva certe cose facevano parte del corredo genetico tanto quanto i denti grandi, gli occhi bosco e le disgrazie karmiche. La tendenza di Hold a finire nei casini era inversamente proporzionale a quella avuta da Nyera, in un’altra vita, nell’astenersi: tanto aveva provato la Cheemy a tenersi fuori da ogni problema, tanto la reincarnazione del ventunesimo secondo sembrava decisa a lasciarsi non solo coinvolgere, ma addirittura sopraffare. Il bello era che non dovesse nemmeno sforzarsi per riuscirci: il caos la seguiva, come un’ombra – anzi, forse proprio al posto dell’ombra stessa. Poetico, uh? Era sempre lì, a respirarle col fiato caldo e appiccicoso sul collo, a spingerla verso ogni tipo di situazione che, fosse stata un’altra persona, probabilmente avrebbe evitato; ed invece Hold May Beer era più che felice di cedere, allietata e rinvigorita anche dalle più esasperanti delle situazioni. Forse perché non le capiva mai del tutto. Forse perché, per certi versi, era ancora tutto un gioco, per lei. Forse perché era profondamente annoiata. Forse, semplicemente, perché era solo Hold. Impossibile dirlo con certezza, comunque, e d’altrocanto non avrebbe cambiato assolutamente nulla sapere quale motivo ci fosse dietro la sua determinazione ad abbracciare anche la più caotica e assurda delle situazioni come fosse un orsetto di peluche da coccolare e nel quale trovare conforto: rimaneva una costante del suo essere, una verità immutabile e una delle poche cose certe riguardo la sua persona. Se succedeva un qualche evento (ad alta probabilità di distruzione), Hold era coinvolta al 95% – davvero, non era colpa sua, era qualcosa di profondamente sbagliato che si portavano dietro i geni del clan CBCV, non poteva farci nulla. E infatti non oppose resistenza nemmeno quella volta, sentendosi travolgere da una forza sconosciuta e, doveva ammetterlo, familiare: non c’era nulla come il profumo di guai a metà pomeriggio. Si lasciò guidare via per qualche metro, guardandosi indietro solo per provare a scorgere dettagli di eventuali aggressori, o magari di una folla armata di forconi e pietre da scagliare, e mettendo il broncio quando nulla, ma proprio nulla!, diede segno di starla inseguendo. Starle? Starli? Strinse le spalle, alzando lo sguardo verso la figura che la stava trascinando via. Chissà se si conoscevano. «sarò onesta con te, capo» gender neutral, dai: capo vale per tutti, «non ho capito il gioco» e sì che l’altra persona stava cercando di spiegarsi, e parlava di Gringott e di furto e di inseguimenti e di incomprensioni, ecc… ma Hold era il ritratto del *eye* *mouth* *eye* e non stava affatto capendo nulla. «spiegamelo come se fossi stupida» perché era proprio così. | 04.05.98 | toxikinetic | cbcv clan |
| | | wired differently the wombats |
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200 parole per rompere il ghiaccio, scusa cochina, vorrei promettere che poi saranno post migliori ma è hold: non ci sono mai post migliori, si può solo peggiorare SMACK
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