contro: rocinha

Non le era mai piaciuto il silenzio.
Quello in particolare, Bells, lo sentiva vibrare nelle ossa, schiacciare e premere sui polmoni. Una quiete densa e fisica, rotta soltanto dai bassi mormorii dei compagni e dalle loro suole sul pavimento. Con la punta del Bo, spostò il lembo di un lenzuolo.
Lo ritrasse immediatamente, spostando lo sguardo su altro.
Aveva smesso di tremare di rabbia la settimana prima, mani allungate verso i civili e bacchetta puntata contro soldati di Lamovsky. Era ancora furiosa, ma piatta e gelida come la superficie di un lago in inverno. Ci si scivolava sopra; graffiava le nocche ed il dorso delle mani. Tenne la bocca chiusa, camminando il più possibile vicino al Leroy - che mai, non una volta, aveva allontanato dal proprio campo visivo. Come satelliti gemelli, tendevano a rincorrersi e ritrovarsi sempre, perfino in mezzo alle maledette sparatorie. Soprattutto, forse.
Schioccò la lingua sul palato. Piano, solo una volta, ma schioccò la lingua sul palato ed alzò gli occhi al soffitto di lamiere, svuotando in un sospiro il macigno di emozioni incastrato da qualche parte nei polmoni. Roteò poi lo sguardo alle proprie spalle, assicurandosi che ci fossero ancora tutti. Era pur sempre un capitano – non il loro, erano oneri e onori che lasciava volentieri a Mort, ma le abitudini erano difficili da perdere.
Senza contare che non si fidasse. Neanche un po’. D’altronde, Arabells Dallaire nasceva come diffidente, distante malgrado i sorrisi languidi e le mani strette alle braccia. Poteva farsi un drink con ognuno di loro, fumarsi una canna, discutere di musica o di quidditch o di arte, ma quella era una cazzo di guerra, e Bells non li conosceva. Odiava che fossero già una sua responsabilità. Anche se non lo erano, li sentiva pesare come lo fossero, perché nelle squadre ci aveva sempre creduto: nello sport, nella vita, nelle foreste di Brecon. Così si assicurò fossero ancora presenti ed integri, gli occhi verdazzurri a soffermarsi sul viso delicato di Jo e quello tutto spigoli della sorella di Neffi, scivolando poi su uno dei nuovi pupilli di Piz. Non era gelosa, perché sapeva non avesse motivo di esserlo, e certamente non lo considerava davvero competizione, anche se glielo lasciava credere. Giocavano due leghe tutte differenti.
Ma ad ognuno, i propri passatempi.
Tornò a guardare il viottolo brasiliano. Si fermò, testa reclinata sulla spalla, ed alzò il bastone perché anche quelli dietro si bloccassero. Potendo scegliere, evitava volentieri l’effetto tessere di domino sulla morte e la perdizione di quell’ombroso pavimento pregno di sangue e resti animali e morte generale. Potendo, eh.
Un movimento.
Si strinse di più ad Arci, bacchetta sollevata di fronte a sé.
E – corrugò le sopracciglia, Arabells Dallaire. Nella sua – non così lunga – vita, aveva visto cose che voi umani non potete neanche immaginare, ad esempio, una cinciallegra trapanare il petto di una ragazzina ed uscirne illesa, ma quello? «abbiamo già bevuto?» magari si era distratta, ed invece della borraccia con l’acqua aveva ingurgitato il bourbon della Zia. Un angolo delle labbra della cercatrice, si sollevò perfino. «dovremmo» divenne ufficialmente un sorriso, quello sulla bocca sottile della francese. Drizzò la schiena, una rapidissima occhiata ad Arci prima di tornare a squadrare i loro… non poteva pensarci. Avversari? Ma che cos’erano. E c’erano anche le Arpie! Dato che possedeva un’ingente dose di senso dell’umorismo, equiparabile solo a quella del Destino, lampeggiò un sorriso divertito anche a Wyatt, sopracciglia sollevate. A buon intenditore, poche parole – ma era un uomo, quindi «è andata così.» specificò, unendo indice e medio per fargli una croce sopra. D’altronde si sapeva che quello fosse il destino di una seconda scelta contro chi gli aveva sempre fatto il culo.
No vabbè ma che cos’erano.
Sentì una risata premerle la base della gola, ma la ingoiò in favore di un sospiro divertito. Non era occasione, e sapeva che le sarebbe passata in fretta la voglia di ridere, ma santo cielo: perché mai. Cosa stava succedendo. Cos’era quel verme schifoso.
Ah, Wyatt.
Haha! Ske. Un bacino, bimbo.
«arci» chiamò (il verme, nome e cognome. Slay) l’amico, la voce a vibrare di ilarità. Tentò di colpire la creatura con il bo al… fianco? Hanno i fianchi, i vermi? Prima che potesse mangiarsi la zia. «arci» roteò il Bo, spostandolo dalla mano opposta ed appoggiandone la punta sul petto di Wyatt per allontanarlo dalla Gorgone.
La maledetta Gorgone.
«li vedi anche tu?» non si sapeva mai, e bacchetta alla mano lanciò un non verbale contundens alla testa rettilosa della… cosa.
Cosa proprio. Aiuto?

Indietreggiò, Bells. Molto lentamente, le dita della mano libera strette sul polso dell'ex Serpeverde, trascinandolo più lontano insieme a lei. Quella...cosa. Stava...sibilando. Contro il suo migliore amico? Per una frazione di secondo, notandone per la prima volta (come una sara qualsiasi) il corpo da rettile, valutò di portarsi due dita alla fronte e liquidarlo. Mors tua vita mea, per intenderci.
Ma era Arci.
E lei una «stronza» sorrise battendo languida le ciglia, roteando bastone e bacchetta fra le dita. Assottigliò le palpebre sugli occhi chiari, studiandone piatta i movimenti, spalle rigide e pronta alla controffensiva.
E invece niente, pensa te. Le arpie avevano appena cercato di uccidere Arci: the woman was too stunned to speak. Aveva davvero bisogno di cinque secondi di buffering per riavviarsi e tornare funzionale, sguardo rivolto al suolo della favela e lingua puntellata sull'interno della guancia. «ricordavo le arpie aggressive, ma non così.» Sollevò il capo, guardando di sottecchi la seconda scelta di Piz. «strano. io non vedo differenze» non necessariamente un complimento a se stessa, ma neanche un'offesa: brutale lo era sempre stata, a suo modo e nel suo mondo, ed il Quidditch non esentava. Stavano anche facendo un ottimo lavoro di squadra! Se non avessero cercato di squartarle l'uomo (1/2) della sua vita, le avrebbe anche ammirate. Sinceramente.
Cercò di scartare di lato, spostandosi abbastanza da evitare l'assalto cieco del (fuckin....) minotauro ed approfittando dello slancio dell'altro per dargli una bastonata in mezzo alle scapole, o dove credeva fossero, e spingerlo a terra.
Arricciò il naso.
E la Gorgone si avvilupò all'Holland, che...non era un Arci, e la Dallaire valutò l'idea di lasciarli fare perché le faceva davvero tutto molto senso.
«questo non è il tipo di bdsm che piace a me.» Mannaggia, e allora. Il consenso era importante. Sospiró, deglutendo per cercare di capire cosa - come - ugh. Schioccò seccata la lingua sul palato, afferrando Wyatt da una qualsiasi parte del corpo che fosse lontana dalla Gorgone perché giuro su Dio lasciami non mi toccare (doveva ammettere che da vedere aveva un certo stile, ma non voleva ...sentirla davvero. le... squame? aiuto) che poteva essere la faccia quanto il petto.
«prova a dirle "no" in greco antico. jo, sai come si dice?» perché mi spiace non interagire con nessuno ma chi ha il tempo di riflettere, aiuto mi stanno fissando mi sento giudicata.