pro: ciudad de méxico

Non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Era una legge non scritta, un tacito accordo per il quale non avevano avuto bisogno di parlarsi. Una cosa certa come la loro amicizia, come il fatto che con “Ben” si intendesse soltanto Bennett, che il colore dei capelli di Paris non fosse naturale e che Ictus fosse semplicemente “il goblin”.
Lo sapevano tutti, i ben10, che quella non era una guerra per loro.
Non lo era per tanti motivi: perché in amicizia non si parla mai di politica e di religione; perché era troppo pericoloso; perché erano ancora dei bambini.
Non lo era.
Lo sapevano tutti e lo sapeva Gali, che non avrebbe dovuto trovarsi lì eppure c’era.
Non lo aveva detto a nessuno perché proprio non se l’era sentita di poter sopportare lo sguardo deluso di Bennett, la furia di Del o la confusione di Paris. Non lo aveva detto a nessuno perché sarebbe stato troppo difficile, eppure difficile lo era comunque.
Non lo aveva detto a nessuno, ma sapeva che il suo banco vuoto a Hogwarts sarebbe stato presto eloquente. Che avrebbero capito cosa, ma non avrebbero capito perché.
Non era nemmeno colpa loro: era lei a non esser mai stata brava a spiegare. Non aveva idea di come dirglielo che, dal momento in cui aveva messo piede a Different Lodge, non aveva fatto altro che sentirsi fuori posto. Non sapeva come spiegargli che, per quanto si sforzasse, proprio non riusciva a convivere con l’idea di essere diversa. Sbagliata.
Le avrebbero detto che era stupido, che loro non l’avevano mai pensata così, che per loro sarebbe andata bene anche spezzata. Ma non era questo il punto. Non per Gali. Non sapeva nemmeno lei, in effetti, quale fosse il punto.
Aveva soltanto deciso che in quel modo non poteva più andare, e la ricomparsa di Seth le era sembrata un segno, l’assurdo modo che il destino aveva di suggerirle che, forse, una speranza c’era.
Un mondo in cui essere diversi era un privilegio e non una disgrazia.
Bengali non aveva bisogno che i suoi amici la accettassero, aveva bisogno che la sua vita fosse semplice, che non fosse costretta a vivere in un ghetto come una reietta, che le sue ambizioni non venissero spazzate via dal pregiudizio di un’intera società. Aveva bisogno di un’opportunità, di potersi guardare allo specchio sapendo che, per lo meno, lei ci aveva provato.
Forse non l’avrebbero mai perdonata o, più probabilmente, lei non se lo sarebbe mai perdonata. Ma andava bene così — era una vita di compromessi, dopo tutto. E lei aveva scelto.

Chiuse gli occhi e scacciò via l’ultima immagine di Delilah impressa nella sua mente, il volto sorridente della Serpeverde nell’augurarle la buonanotte e quel “a domani” carico di fiducia mal riposta.
In quell’istante, Gali era stata tentata di dirglielo.
Invece, aveva ingoiato il boccone amaro e le aveva voltato le spalle in silenzio.
Tutto quello che c’era stato dopo lo ricordava a malapena, ma a quel punto era troppo tardi per tirarsi indietro.
Si trovava letteralmente dall’altra parte del mondo, insieme a un gruppo di sconosciuti e una mazza da baseball che aveva trovato tra la roba di Roxie. Non sapeva a quale uso la O’Death l’avesse destinata e, francamente, preferiva non saperlo.
In ogni caso, ormai era lì.
Avanzò in silenzio tra le bancarelle abbandonate, guardandosi attorno con più ansia che cautela. Ma che diavolo le era passato per la testa? Non era tagliata per la guerra. Proprio lei poi, che in collegio si faceva uccidere i ragni da Delilah!!
E invece adesso era lì, dall’altra parte del mondo, insieme a un gruppo di sconosciuti e una mazza da baseball, e con sei fuckin soldati ad armi spianate e dall’aria per niente amichevole.
«mmh, immagino che di diplomazia non se ne parli proprio, uh?» sapeva che sarebbe stato inutile persino proporlo, ma si era sentita di voler tentare comunque.
«Gali spostati!» non ebbe il tempo di realizzare tutto insieme che: 1. il tipo gnocco stesse parlando proprio con lei; 2. il tipo gnocco si ricordasse il suo nome; 3. il tipo gnocco le avesse appena affettato un braccio per salvarla. Fortuna che aveva scelto il team patata!!
«non so come reagire in maniera funzionale ma immagino sia un grazie??» o magari invece Adrian avrebbe fatto 1 facendole prendere prendere 4 pa sui denti. Chi poteva saperlo? Era comunque un bonding moment, perciò GRAZIE LO STESSO!!
Teoricamente, adesso era il suo momento di ricambiare, ma la strategia non andava a suo favore, perciò corse invece verso Zelda e si parò fra lei (o lui? non lo so elisa se ti chiami renee per me se femmina ok?) e la granata, lanciando un calcio a quest’ultima (la granata, non Zelda) per tentare di spedirla all’infame che stava provando a colpire Adrian.
«questo è il momento in cui cito un grande attaccante della storia calcistica babbana» affermò entusiasta «potrei proprio nominarne uno a caso, tanto voi che ne sapete» mica c’erano babbi, rob, alice o pandi in quel gruppo «invece dirò: NON NE CAPISCO UN CAZZO NEANCHE IO OK?? Sono onesta e, soprattutto, non tradisco gli amici!!» no ma questa storia dei ben la stava prendendo bene. Benissimo. Tutto appost.

Renaissance Beaumont-Barrow era figlio di un tempo ormai passato, uno scarto che era stato masticato e masticato per poi essere sputato nell’era sbagliata al momento sbagliato. Quella guerra non gli apparteneva, e non avesse deciso di intrecciare il filo della sua vita così intimamente a quel tempo, non si sarebbe considerato che un mero spettatore. E invece, c’erano posizioni che il Generale dell’Esercito inglese era richiesto a prendere, volente o nolente. Anche quando si trattava di combattere contro la propria famiglia, stringendo i denti ogni giorno e pregando di non dover scoprire cosa si provasse a dover seppellire un fratello per la seconda volta. E se si era concesso l’errore di incrociare le strade di Sersha e Barrow, di sua madre, nei rari momenti di quiete che aveva avuto a Lisbona, lo avrebbe attribuito alla stanchezza. Una targhetta in meno da stringere in mano, e un giorno guadagnato dove poteva illudersi di colmare un divario che cresceva sempre di più. In quel momento, però, Zelda Calloway -l’identità che aveva assunto nel presente- aveva ben altri pensieri per la testa. Primo fra tutti, analizzare le informazioni che la Ministra Rioja gli aveva fornito. Il bilancio dei morti era quello che si sarebbe aspettato da un conflitto di quella portata, ma l’esercito sembrava inarrestabile, la conquista della capitale ormai una questione di tempo. E quel giorno, sarebbe stato compito del suo squadrone quello di assicurarsi che una sacca della resistenza cadesse in ginocchio, nessun prigioniero concesso. Per un momento, il suo sguardo vagò sui volti dei compagni, e quando si soffermò su due di questi fu costretto a distogliere gli occhi. Perché si sarebbe aspettato tante cose dalla vita, Renaissance, ma non di trovarsi in compagnia di persone che nel 2043 conosceva fin troppo bene. Una familiarità che non aveva motivo di avere in quella linea, a meno che non se la ricostruisse mattone per mattone. Preferì spostare la sua attenzione su altri compagni, Adrian uno tra questi, un uomo che sapeva aver una discreta esperienza sul campo di battaglia. I segni del fuoco nemico erano ancora presenti su di lui, e avevano lasciato il proprio marchio. Ma non era affar del Barrow, non se il Carter manteneva l’abilità di tenere in mano una pistola.
E questo era tutto da vedere, perché l’imboscata che gli avevano teso rischiava di ribaltare la situazione.
Zelda alzò la bacchetta contro il nemico che stava puntando al Carter e lanciò un accio lanciafiamme, che avrebbe dovuto condurre l’arma dritta nelle sue mani. Una volta in possesso del lanciafiamme, l'avrebbe manovrato contro Modesta e avrebbe aperto fuoco contro la donna per dare un assaggio al nemico della sua stessa medicina. Nel frattempo, nel vedere una granata atterrare ai suoi piedi, avrebbe tirato un calcio all'oggetto per condurlo lontano da lui.

Concentrata com'era a far sì che la granata non le scoppiasse proprio fra le gambe, Gali si era accorta a malapena del piedino di Zelda a intercettare la sua azione. Probabilmente avrebbe dovuto sentirsi offesa dalla mancanza di fiducia di quest'ultimo nelle sue capacità di calciar via la granata da sola, ma alla fine era anche grazie a lui se il colpo era andato a segno. In definitiva, proprio non se l'era sentita di farne un dramma. Aveva invece preferito concentrarsi sul vero highlight del momento, il suo vero colpo di scena personale: «ma sei un uomo» constatò fissando il Calloway, con uno stupore decisamente fuori luogo. Che devo dirvi? Non se l'aspettava Elisa e, di sicuro, nemmeno Gali. «cioè, no, hai dei tratti tipicamente associati alla visione mascolina dell'essere umano, ma se non ti identifichi nel tuo genere biologico va benissimo!!» cavolo era pure una gen z, queste cose era tenuta a saperle di default. Era tutta colpa delle suore con cui era cresciuta, lo diceva sempre.
Ad ogni modo.
Soppesò la mazza con una mano, constatando quanto triste dovesse apparire lei, col suo fisico gracile e nient'altro che una stupidissima mazza da baseball come arma, al confronto dei suoi compagni e dei soldati nemici, armati e bardati fino ai denti. Avrebbe potuto scegliere una pistola anche per sé, certo, ma non si fidava della sua mira al punto da riporre su di essa ogni speranza di sopravvivenza, e i coltelli le avevano sempre fatto una certa impressione. E poi, ehi, era un lanciafiamme vivente! Cosa poteva chiedere di più dalla vita?
A tal proposito, mazza sulla spalla e una mano parata davanti a sé, si avviò a passo deciso verso Horacio.
Va fatta una precisazione: bold of her to assume di poter difendere Jericho più di quanto Jericho fosse in grado di difendere sé stessa, ma forse poteva provarci? Non si illudeva certo di farsi amica la Lowell (le faceva anche un po' paura), ma avrebbe considerato un successo anche solo non starle antipatica. Alla fine, alle psycho girl-friend poteva dire d'essere ormai abituata!
Per quanto riguardava il come difenderla – aveva sempre avuto un po' di problemi a gestire i suoi poteri e, onestamente, non fremeva nemmeno all'idea di usarli però... a mali estremi, estremi rimedi. «nnnnoooppe» pronunciò quindi, facendo schioccare le labbra sulla 'p' per poi posare l'indice sulla fronte del soldato. Gli avrebbe lasciato una bruciatura a forma di cerchietto carino? In cuor suo sperava proprio di sì.
A quel punto avrebbe anche potuto considerare concluso il suo lavoro, ma poteva forse sprecare così un'occasione d'oro? Afferrò la mazza con entrambe le mani e cercò di colpire il soldato con tutta la (poca) forza che aveva.
Represse a stento la tentazione spericolata di voltarsi verso la Lowell e farle thumbs up. No Gali, pessima idea, ti odierà per sempre e le farai ancora più pena di quanto probabilmente non le fai già. Rimase invece impassibile. Deadpan. Come se non si sentisse fichissima per aver appena tentato di difendere Jericho fuckin Lowell. Al contrario, cercando d'imitare il tono indifferente e un po' cool alla Mona, le chiese soltanto «il prossimo?».
Se Mona l'avesse vista, l'avrebbe ripudiata seduta stante.
Vabbè comunque!!
Il prossimo era Faustino. Agitò una mano - forse non era realmente necessario ma le sembrava figo farlo? - per creare una cortina di fumo tra lui e Styx, sperando servisse a limitare la visuale del soldato.

Le stavano tutti sul cazzo.
Minchia, le stavano tutti sul cazzo.
Dal primissimo istante, sapete. Dal momento esatto in cui li avevano divise in file al Ministero come fossero stati branchi di vacche al macello, e la Lowell aveva spinto con forza le unghie nel palmo per non accoltellare la persona di fronte a lei in un cieco atto di violenza fine a se stessa. Si era detta che avrebbe avuto tempo per farlo; posto e luogo dove non solo le fosse concesso, ma anche richiesto, senza che nessuno le rompesse l’esistenza in merito a quanto potesse o non potesse fare secondo il codice civile di sta gran minchia. Aveva stretto la guancia fra i denti, guardato un punto dritto di fronte a sé, ed aveva sudato, l’ex Grifondoro. Fottutamente sudato, perché -
non voglio -
così tanti pensieri e -
ho paura -
troppe idee -
è l’unica scelta -
e così maledettamente tutto tinto di blu che le era sembrato di vedere il mondo attraverso una lente azzurra. Aveva convissuto con la telepatia da quasi metà della sua vita, sapeva gestirla e contenerla, ma Cristo santo. Aveva sentito la pressione delle loro menti sulla propria quasi fisicamente, invasione di campo non prevista che l’aveva spinta a serrare gli occhi ed aggrapparsi ad uno dei pugnali nascosto all’interno della giacca. Sfregarci appena il palmo. Sanguinare ed assaggiarlo sulla punta della lingua per tenersi ancorata a se stessa, senza lasciarsi trascinare dalla corrente di addii, arrivederci, e fottuti sensi di colpa.
La situazione non era migliorata nei giorni successivi, era solo peggiorata. Quando c’era stata occasione di scendere in campo, Jericho l’aveva colta al volo, lanciandosi in battaglia con la furia di una belva e la precisione di un (trigger:) cecchino. Aveva tagliato, e perforato, e sgozzato e spaccato, ed ancora non era stato abbastanza, perché anche tornando a Lisbona con più sangue che pelle a vista, l’avevano soffocata con tutto il resto. Tutto quel blu, blublublu, e Jericho li odiava tutti.
La sera prima si era lasciata scivolare in silenzio al fianco di Heidrun. Non aveva chiesto nulla, sarebbe morta prima di farlo, ma aveva accettato la birra e represso il sospiro quando la mimetica, attingendo al proprio potere, le aveva annullato la telepatia, permettendole di esistere solo a se stessa.
Vuoto. Silenzio. Aveva chiuso gli occhi, Jericho Karma Lowell.
E si era resa conto di preferire il blu degli altri al proprio. In compagnia della Jericho, la testa le si riempiva di Nate e Brandon; di Dakota e Arci e Noah; di Grey e Nice. Di Darden, e la ex Grifondoro non… voleva.
Perchè sapeva, in fondo. E non voleva.
Quando quella mattina l’avevano chiamata per la missione, non aveva potuto fare a meno di sentirsi sollevata.
L’aveva rimpianto subito. Proprio nell’immediato, come chiudere gli occhi passando da una stanza buia ad una illuminata a giorno.
Ma chi cazzo aveva fatto quei gruppi.
(sguardo alla telecamera verso il Fato; wink)
Anzi, visto che la Lowell non conosceva filtri, «ma chi cazzo ha fatto questi gruppi» e chi erano poi, quelli lì. Ma chi cazzo erano. C’erano una fuckin -cit - bambina (Gali), un tizio deforme che sembrava un camaleonte (Zelda), un tizio con il parrucchino (Adrian), una… beh, nulla da dire su Selena, GG, bella e spietata, qualcosa doveva pur funzionare nel sistema, e «ma tu poi... chi minchia sei» indice puntato contro il petto dell’ultimo membro della squadra sacrificio, così ribattezzata perché la Lowell già progettava di abbandonarli al loro destino e lasciarli morire in solitudine; solo un caso che l’avesse – o più probabilmente no – allontanato dallo sparo. Corrugò le sopracciglia. «un pg di lele, vero? Si vede.» attacco alto e faccino assolutamente non memorabile, come ogni uomo (derogatory) che non si rispettasse. Era utile, almeno? Che arma aveva? Sapeva sparare, o doveva aspettare morisse per rubargliela? Thinking – ma non very hard, perché le piaceva ottimizzare i tempi, quindi occhio, Kiel. Occhio.
«ma tu quanti anni hai scusa, tredici? E perché hai una mazza.» il babyparking era dall’altro lato della strada? HHH. HHHHHHH. Odiava già tutto e tutti. CHE PALLE. «LO VEDI QUEL FUCILE?» come quale? Quello sollevato verso la bionda. Bionda che l’aveva appena afferrata – a lei era concesso, ma se ci provava qualcun altro era morto: vi avviso. - ed a cui tentò di ricambiare il favore, ruotando sul posto e spostandola dalla traiettoria nemica. «ecco. Appena crepa, è tuo» preferiva i coltellini, ma insomma, forse era un po’ presto per una bambina. «muori in fretta, cazzone? Mi serve» e con un basso ringhiò, prese la rincorsa per dare un calcio con entrambi i piedi allo scudo avversario, così da sbatterglielo in faccia, e tornare poi in posizione.

Renaissance era ormai abituato al caos e alla confusione, lo viveva ogni singolo giorno contro la sua volontà- e no, non c’entrava niente il fatto di essere biondo. Ma quello che aveva davanti? Aveva superato ogni limite, ogni concezione che la sua mente potesse partorire. Per prima cosa, le menti eccelse delle Elise si erano sincronizzate da centinaia di chilometri di distanza a formare un unico neurone, e Bengali e Zelda si erano ritrovati a calciare la stessa granata allo stesso momento. «ma sei un uomo» beh. Ma in che senso, scusa? Certo che era un uomo, e avrebbe tirato fuori una battuta pessima, se la ragazzina non avesse avuto al massimo sedici anni. Lui, al contrario di qualcuno, non era un fan della pedofilia. «cioè, no, hai dei tratti tipicamente associati alla visione mascolina dell'essere umano, ma se non ti identifichi nel tuo genere biologico va benissimo!!» niente, più parlava e più era confuso. Gli ricordava un po’ Joe, ma forse quel caos era intrinseco alla generazione z. Gli voleva già un po’ bene, maledetti ragazzini. «uomo al 98%. il restante 2% lo scopriremo solo vivendo» semi cit di un grande filosofo, conosciuto ai più in quella epoca.
E poi.
Le mutilazioni.
Il tutto era molto bello, fantastico, ed Elisa non deve assolutamente uscire tra dieci minuti eh.
«ma quindi pure lei ha il parrucchino ora?» chiese al pubblico, al Fato, a chiunque potesse sentirlo.
Devo davvero prepararmi andiamo alla parte spicy.
No, non a quella. Non è ancora arrivato il momento di limonarsi i png. Ma poi scusate mezzi bruchiacchiati? Al massimo BBQ.
Tra una cosa e l’altra, era finito per fare di nuovo da babysitter a Bengali. Ormai non era nemmeno più sorpreso che l’universo gli affibbiasse quel ruolo, doveva essere il karma per la sua vita passata. Lanciò un confundus verso Lujuan, così che si confondesse così tanto da dimenticare di lanciare il coltellino. Poi, dato che ormai aveva embodied lo spirito killer dei fratelli, tentò un pugno brutto e kattivo verso la trachea di Lujuan.
E poi il gran finale, una difesa majestic contro il suo 20: un insulto. «ma ti sei vista? ma dove vuoi andare conciata così» sipario.

«ma poi tu… chi minchia sei.» «eh.» bella domanda.
Voleva saperlo anche Kiel, chi minchia fosse. Non era certo di saperlo più, così come ne aveva dubitato per altri vent’anni della sua vita – non con le mani sporche di sangue, le stesse che si erano votate alla cura del prossimo; non con il peso di vite che era arrivato troppo tardi per salvare.
Era stanco, il Kane, e si pentiva di ogni scelta ben ponderata che l’aveva portato, quel giorno, a calpestare le strade di Città del Messico. Avrebbe dovuto davvero farsi i cazzi suoi, come aveva suggerito a Mac quelli che gli parevano essere mesi prima, perché per la guerra lui non ci era minimamente portato – e ne era fiero, felice; non potevano essere tutti quanti dei maledetti soldati, pronti a sparare al minimo movimento. Certo, non era stato con le mani in mano – aveva degli scrupoli, ma anche un elevato istinto di sopravvivenza: mors tua vita mea, e non aveva intenzione di essere l’agnello sacrificale di nessuno, ma cristo santo.
Cristo santo.
Quanto cazzo doveva metterci un dannato super uomo per conquistare il mondo e farli tornare a casa? Aveva un lavoro, lui. Una casa. Un gufo.
Un letto comodo.
«un pg di lele, vero? si vede.» ed ancora, sospirò. «purtroppo…» si grattò la nuca distrattamente, l’ombra di un sorriso ad incurvare l’angolo delle labbra. «non ne vado fiero.» ed era vero: la cartomante glielo aveva detto molti anni prima, occhi sgranati e mano al petto, terrorizzata mentre lo metteva in guardia sulla terribile maledizione che l’aveva colpito alla nascita. Una sciagura, una malattia che aveva portato alla morte poche altre persone al mondo, ma che lei sentiva fosse toccata a qualche altra decina di poveri disgraziati. Un qualcosa a cui non c’era rimedio conosciuto, un morbo degenerativo che l’avrebbe portato ad atroci sofferenze e ad una demenza giovanile.
Eh, vabbè. It be like that sometimes, ma guardò negli occhi coperti dallo scudo il babbano che gli aveva sparato – dritto negli occhi, battendo un paio di volte le sopracciglia. Aveva sentito, quale fosse la sua disabilità? Non gli faceva pena? Avrebbe dovuto, perché quella era la sua tattica difensiva. Si girò poi verso il biondo deforme, concentrando la sua attenzione sulla granata che mirava a riassestargli i connotati genetici: «comunque, kiel. si legge come ti pare, sennò poi ti confondi con kyle di pandi.» serio, impassibile, lanciando un evanesco sulla bomba prima che potesse far saltare in aria il capo dell’esercito inglese. E con un «qual è la vostra maledizione?» abbastanza ominous, avrebbe poi lanciato un volate ascenderai – sperando di non yeetare Zelda, ma chissà. Il fato è imprevedibile.

Qual era la sua maledizione? Davvero, davvero aveva il coraggio di chiederlo? Con quale audacia e coraggio un uomo (derogatory) di Lele (derogatory doppio) si permetteva di guardarla dritto in faccia e domandarle quale fosse la sua maledizione? Certo, c'era la possibilità (alta, perfino) che non stesse parlando con lei ma lo stesse domandando agli avversari scudati, ma dato che a Jericho non interessava che fosse mezza morta Gali e non aveva ricevuto abbastanza soddisfazioni dal suo attacco, qualcosa doveva pur commentarlo. Incrociò le braccia sul petto come Pingu, corrugando le sopracciglia ed offrendo a Chiel - che non voleva confondere con Kyle di Pandi, chiunque cazzo fosse - uno sguardo truce e pieno d'odio. Sapevano entrambi quale fosse la sua maledizione, e la Lowell non dovette pensarci neanche mezzo secondo.
Meno male, perché "pensare" non era fra le sue abilità. Lo so, ironico per una telepate, eppure era così...baci (cit).
«sei tu» un pronome diretto, usato come offesa, 40 pa di veemenza diretti tutti al Lele al di là dello schermo: perché sapevano entrambi, Sara e Jericho, che li fosse la fonte del loro male. Lo sapevano e basta, così come sapevano (Sara. Jericho mai, in realtà) che fosse un dolore che fossero disposte a concedersi, per avere un Esca nella loro vita. Rari piaceri e molti dolori, ma i piaceri ne valevano sempre la pena. Quindi. La sua maledizione personale aveva un nome, un cognome, ed un indirizzo.
Se l'andazzo era quello, avrebbe ricevuto presto una sua visita (minaccia).
«stavo andando una bomba» (trigger ostacolo di Barbie e Corvina) così dicendo, passò al fianco di un pelato e lo spintonó lontano. Paz, non Adrian. Anche se forse erano pelati entrambi? Mistero. Beh, scelse quello più messicano dei due, perché era in mezzo ai coglioni mentre lei aveva il suo monologo mentale su quanto la vita fosse ingiusta e senza senso. «prima che arrivassi tu» non un tu rivolto al biondo deforme, che da ora in poi chiameremo Pascal come il camaleonte di Rapunzel, ma fu lui che guardò. E fu a lui che afferró il polso come una ballerina qualsiasi, attirandolo verso di sé per poi lanciarlo all'indietro come uno yoyo, levandolo dalla sua stra cazzo di traiettoria. Ma perché tutti in mezzo alle palle? Non li avevano degli hobby?«VOGLIO IL CAZZO DI» nessuno, giuro, proprio nessuno e mai nella vita. Prese uno dei propri coltellini, ed anziché lanciarlo, provó a conficcarlo nella gola di Modesto. «SANGUE!!!!!!!» UNA PIOGGIA, UNA FOTTUTA PIOGGIA.