pro: cremlino

Lawrence non si pentiva della scelta fatta, nonostante la settimana precedente si fosse rivelata un vero e proprio incubo ad occhi aperti.
Le battaglie erano state molte — e molto intense.
Ogni volta che il Matheson tornava all'accampamento, muscoli stanchi e privato di ogni energia, si prendeva almeno un secondo di tempo per respirare, e per riflettere sul fatto che, nonostante la sua inesperienza in qualsiasi campo possibile, era sopravvissuto già una settimana in più delle previsioni — di sua madre, di Cherry, di chiunque lo conoscesse e avesse saputo che sarebbe partito per il fronte.)
Ogni volta che le dita si stringevano attorno all'arma, o alla bacchetta, e ogni volta che Law si ritrovava a sferrare un attacco contro i nemici, si rendeva conto che, dopotutto, non fosse solo la disperazione a muoverlo: in battaglia poteva essere se stesso, complicato e pieno di difetti, e nessuno avrebbe potuto giudicarlo per quello; e quando alla sera, tornato al campo, tornava a vestire la maschera del giovanotto educato e con lo sguardo dolce, lo faceva sempre con un pizzico di superbia in più.
Poteva avere tutto, Lawrence Matheson.
Essere chi era, ed essere chi voleva.
Aveva visto più cadaveri e corpi mutilati in quei sette giorni che in ventitré anni di vita, ma negli occhi scuri non c'era dolore o paura; c'era solo quando lui decideva che fosse un buon momento metterla in mostra.
Ma per un attimo, nel momento in cui il fumo iniziò a riempire l'interno della Torre e ad avvilupparsi intorno alle loro figure, Law sentì la maschera di sicurezza incrinarsi appena. Uno sguardo carico di preoccupazione corse a cercare Cherry — se anche Anjelika Queen era preoccupata per ciò che stava succedendo, non poteva essere un bene. Law si fidava ciecamente della donna, dopo i lunghi anni ad Hogwarts in cui aveva fatto tutto il possibile per entrare nelle sue grazie e diventare il cocco della prof.
«forse, dopotutto, Telly vincerà la scommessa» certo che Law sapeva tutto della loro scommessa — così come sapeva che quel coglione dell'elettrocineta aveva fatto una gran bella cazzata a schierarsi dalla parte sbagliata della guerra.
Si coprì naso e bocca con un braccio, ma il fumo giallo era ormai scivolato in ogni dove, ogni fessura e ogni orifizio (cit.): non gli restava altro da fare se non limitare i danni. Anje sbagliava a dare per scontato che Law non conoscesse gli effetti dell'antrace sugli umani: aveva studiato, aveva fatto i compiti. Era stato uno studente modello, ai tempi della scuola. Ma non capiva comunque come avessero fatto ad armare una spora così instabile come quella lì.
Avrebbe preferito non doverlo scoprire mai — e invece.
Tossì via un po' di fumo e un po' di anima, il Matheson, avvicinandosi istintivamente alla migliore amica: era difficile vederla, o vedere qualsiasi altra cosa, e realizzò in fretta che non era dovuto solo alla coltre spessa della nebbia. Gli occhi erano rossi e pizzicavano, la vista annebbiata e la gola pizzicava come una bastarda. «sono troppo giovane e bello per morire in maniera così gruesome, cherry. cherry? chers?» dov'era finita?
Sentì uno sparo, ed allungò la mano libera per afferrare la sagoma a lui più vicina prima (ed usarla come scudo) (cosa? cosa.) «non sei cherry» era Sawyer. Lo lasciò andare, e puntò la bacchetta davanti a sé per castare un Lumos — dubitava sarebbe servito a granché, ma doveva fare qualcosa per far diradare la nebbia.
Qualcuno lo precedette — giusto in tempo perché Law si accorgesse del tentacolo diretto nella sua direzione, e si muovesse per evitare il colpo.
Mai movimento gli fu più difficile.
In un gesto involontario ma dettato dalla fatica di esistere che provava in quel momento, si piegò in avanti e piantò entrambi i palmi sulle cosce, respirando a fatica. Gli occhi si posarono su una figura sfuocata, e Law borbottò un «voglio quelle maschere antigas» che non era affatto una richiesta.
Alzò la bacchetta e castò un «foramen» sul nemico — sperando di aver visto bene, e che non fosse già arrivato allo stadio delle allucinazioni visive finendo così per colpire Cherry o la Superpavor.
(Degli altri non gli interessava granché — li avrebbe sacrificati volentieri per salvare la propria pelle.)

«insult»

Spoiler: non era Cherry.
Ma lo sapevamo già.
Lance guardò Sawyer per qualche istante, nebbia negli occhi e tossine a bruciare nel corpo, e nell'anima. Non durò più di mezzo secondo, poi la luce del Signor Obi-Wan inondò la stanza e l'ex serpeverde fu costretta a distoglie lo sguardo, per coprirsi gli occhi — l'ultima cosa di cui aveva bisogno era bruciarsi anche le retine.
Ok, daddy, ma anche meno.
«anche lei qui, prof?»
Oddio, ODDIO. Lance non era mai stato così felice di sentire la voce stridula della Benshaw in vita sua.
(Non stava piangendo, gli pizzicavano gli occhi per il fumo.)
«non fare domande stupide» ok. OKAY. Per quello poteva un po' commuoversi, lo riportava indietro di un sacco di anni.
(Sei anni, che sembravano poco più di sei mesi quando si fermava a pensarci — e cosa ne aveva fatto, Law, di quei sei anni della sua vita? Assoluta nulla.)
«e combatti»
Sorrise, e tra un colpo di tosse e l'altro non riuscì a trattenere nemmeno un «slay, queen» di nome e di fatto.
Se fosse stato appena appena più lucido, ci avrebbe pensato due volte prima di dar fiato alla bocca.
Ma sapete cosa? Andava così.
Erano in Russia, e li stavano ammazzando (non così) lentamente con delle armi batteriologiche mai utilizzate prima nella storia dei conflitti mondiali, babbani o magici. Tutto molto bello.
E lui non riusciva nemmeno a vedere bene i nemici.
Mise via la bacchetta, decidendo che fosse più saggio usare i nunchaku piuttosto che rischiare di beccare la Queen con un incantesimo indirizzato verso la sagoma sbagliata.
«guarda come te lo prendi in fronte, adesso»
Un angolo della bocca salì piano verso l'alto, e Law lasciò che le parole di scherno di Cherry lo caricassero — non oppose resistenza quando la bionda lo prese per le spalle e lo spostò, ma anzi, usò quel movimento per piroettare su se stesso e colpire l'avversario con l'arma.
«senti, parliamone» barcollò verso di lui, un estremità di legno stretta nel pugno e quel sorriso del cazzo ancora sul viso innocente, «preferivo di più quel giochino con i tentacoli, sai» agitò i nunchaku e tentò di colpire James al viso, per fargli cadere la maschera «fatti vedere, dai, che ne dici?» ce li aveva almeno trent'anni? Chiedo.

«insult»

Vi giuro, preferivo quando al gate non c'era nessuno ed ero in para perché temevo fosse quello sbagliato; e invece ora ho una tizia seduta vicino che sta parlando con suo figlio Oliver e gli sta dicendo di non mangiare "the green part" dell'anguria, quindi in sostanza...la coccia? Ora gli ha detto "you're not a cow" oddio è tutto così strano. "It will uspet your tummy, amor mio" oook. Va bene. Scusate, back on track.
"È la buccia, amore, non si mangia. I don't know how to say buccia in english, Jerry" presumo Jerry sia il marito adesso. Va beh. Dicevamo.
«non è ninfomaniaaaaa» oddio cherry, perché non ascoltiiiiii sei come Oliver che vuole mangiare la stramaledetta parte verde dell'anguria e non da retta alla madre.
Maaa in che senso tra cinque minuti aprono il gate. Ok. OKAY. DAVVERO, back on track.
«tu non dargli retta,» a mommy obiwan che parlava di consenso ecc ecc, «a me sta bene – no, intendevo i tentacoli, non le lame» provò ad allontanarlo da se stesso, dopo aver visto che saltargli addosso non funzionava granché, e agitò i nunchaku per colpirlo al collo, e mozzargli il fiato: prossimo passo, mettergli le mani al collo.
In a kinky way? beh, perché no.
«me la presti?» e, avvicinandosi, provò a strappargli la maschera dal viso.


«insult»