contro: galápagos

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    It's fate, not luck.

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    Galápagos
    vincent kinsley - sinclair hansen - ptolemy - moka telly jr. - veronica mars - may day



    Le prime ore dopo l'annuncio di Abbadon, sono le migliori.
    Le prime ore dopo l'annuncio di Abbadon, sono le peggiori.
    Se siete Ribelli, il vostro doblone si è scaldato richiamandovi al Quartier Generale, dove avete atteso le istruzioni che William Barrow ha ricevuto da Lancaster: indicazioni precise, ma per situazioni vaghe. Nessuna promessa, e tanto sacrificio richiesto. Non si parla di giorni, si parla di settimane; non si parla di quando finirà, ma se finirà. Il vostro leader ha ricevuto un nome ed un indirizzo preciso, così come i mercenari sparsi per la città, quelli incaricati di tendere un orecchio ed allungare una mano verso gli indecisi, perchè ogni palmo - ogni cuore sacrificato sul campo di battaglia - è necessario.
    Dal Quartier Generale, venite spediti in una zona neutra di Londra, dove sono arrivati i vostri compagni. Non arrivate tutti insieme; fra le vostre file, d'altronde, ci sono dei Pavor, dei nemici, ma al momento non vi importa.
    Non può, importarvi.
    Non siete tutti lì. Alcuni sono stati destinati ad altre zone di guerra. Altri, costretti a rimanere.
    Poche ore dopo la chiamata alle armi, quelli di voi che si sono riuniti nella zona neutra, hanno un obiettivo specifico. Le passaporte vengono smistate a gruppi da tre perchè possano portarvi nei paraggi della destinazione, dove il resto delle truppe si sta armando ed organizzando.
    Nuova Zelanda.
    Vi ritrovate tutti insieme in Nuova Zelanda, a rispondere al Generale Simòn Sartre.
    Qualcuno di voi potrebbe riconoscerlo: capo dell'armata all'opposizione dell'invasione bulgara di Lamovsky nel lontano, ma mai così vicino, 2017. Un Generale giovane, solo trent'anni sulle spalle, ma fedele; rodato. Ha sempre lavorato al fianco della Lafayette, e le cicatrici che ricoprono ogni parte del suo corpo ne sono il simbolo.
    Quella, vi viene detta, sarà la vostra base operativa.
    Dove vi riunirete, se vi riunirete, al concludersi delle vostre missioni e brevi campagne. Dove verrete aggiornati su cosa sta succedendo nel resto del mondo, rattoppati dove - e come - necessario; ricostruiti e distrutti, per ricominciare un'altra guerra l'alba successiva.
    La vostra casa, per i prossimi giorni. Settimane. Mesi?
    Di certo la è nei sei giorni successivi lo spettacolo di Abbadon: venite addestrati; venite formati; venite preparati.
    Maghi. Babbani. Special.
    E venite smistati, alla fine.
    Perchè le barriere anti babbani sono cadute.
    Perchè gli attacchi ricevuti dai civili, sporadici e che avete cercato di contenere, sono diventati terrorismo in massa.
    Perchè l'esercito di Abbadon è entrato nelle città.
    Perchè la Guerra, è iniziata.

    Vincent Kinsley, Ptolemy, Sinclair Hansen, Moka Telly Jr., May Day, Veronica Mars: l'obiettivo che vi è stato assegnato è in Ecuador, precisamente nell'arcipelago delle Galápagos. Non siete da soli: voi ed il resto dei vostri compagni dovrete fare riferimento al responsabile del vostro settore, Roman Jones. L'aereo di trasporto militare vi lascia sulle sponde di Santa Cruz, appena distanti dalla rimessa per le barche; è lì, che il tenente vi attende. Gli altri vi raggiungeranno il prima possibile con provviste, munizioni, ed altri soldati: l'unione di tecnologia magica e babbana non è miracolosa, ed i mezzi, pur incantati, necessitano di più tempo.
    Che non avete, per inciso.
    Quando mai lo avete?

    Il briefing di Jones è lambiccato di linguaggio tecnico, ma riuscite a districarne comunque il succo (aiutati, indubbiamente, da chi di voi è - o è stato - del settore): la vostra missione è quella di neutralizzare l'isola. Renderla un porto sicuro per i rifugiati ed evitare lo stanziamento di una possibile base secondaria dell'opposizione. Vi lascia delle coordinate precise, e vi congeda con un saluto militare.
    V'incamminate, quindi; guidati dalle luci del plancton alle sponde del mare e il pit-pat della pioggia leggera a bagnarvi le teste. La vegetazione è fitta, ma con il machete di May a tagliare nel fogliame come burro non avete problemi ad addentrarvi nella foresta. Al massimo è il clima soffocante a complicarvi il viaggio: quando finalmente scorgete la grotta, vi sentite quasi grati.
    Non dura molto, ovviamente.
    Sinclair è il primo, tra voi, a immergersi nel corridoio stretto. Seguito in un primo momento da Javier; poi Veronica, Moka, May. Vincent ha appena il tempo di chiudere la coda prima che il vostro passo rallenti inesorabilmente. La divisa ufficiale vi rende il passaggio faticoso, e più vi allontanate dalla luce, meno riuscite a capire dove stiate mettendo i piedi. Tanto che Ptolemy fa appena in tempo ad afferrare Sinclair per i fianchi prima che scivoli rovinosamente a terra - qualcosa blocca il vostro passaggio. Radici, a giudicare dalla pressione contro gli stivali; altro, se i bozzi spessi e duri sono di qualche indicazione. È grazie al rapido lumos di Veronica che avete finalmente modo di capire. Forse, tutto sommato, sarebbe stato meglio rimanere beatamente ignoranti.
    C'è un corpo, a terra. O ciò che ne resta. Un ammasso di pelle tumefatta e squarciata tenuto saldamente fermo dalla flora che lo percorre e lo trafigge; funghi, fiori e rami a formare decorazioni complesse che si mischiano al sangue. Fresco, a giudicare da colore e consistenza: è impossibile discernere un volto in particolare, ma le vesti le riconoscete.
    Ed è allora che il primo rantolo vi raggiunge. Un suono gutturale, liquido.
    Non è lontano.
    E non potete tornare indietro, soldati. Lo sapete.
    Accendete le torce sulla divisa e andate avanti.
    E ne sentite un altro.
    Altri passi.
    E il rantolo diventano ringhi sovrapposti - è più di uno.
    E nulla. Nulla, avrebbe potuto prepararvi a quella vista.
    Le tre creature che si trascinano lungo l'area aperta in cui sbucate sono ... oltre il disumano. Esseri mostruosi ricoperti di quelle che a prima vista vi sembrano pustole, ma che sono in realtà funghi; le teste esplose, deformate.
    Non avete modo di ragionare sul da farsi. Il crunch delle ossa che calpesta Moka riecheggia nella grotta, e le loro teste scattano nella vostra direzione.
    Con un ultimo ringhio, vi attaccano.

    vincent28 pa23 pd100 psARMA: fucile d'assalto | mimesi
    sinclair25 pa23 pd80 psARMA: fucile mitragliatore | idrocinesi
    ptolemy15 pa21 pd70 psARMA: ak47 | telepatia
    moka19 pa13 pd35 psARMA: glock17 | elettrocinesi
    veronica15 pa8 pd25 psARMA: arco
    may12 pa10 pd25 psARMA: machete
    caselle:
    shambler35 pa30 pd100 psattacco: 25 (vince) + 16 (sin)tossine
    shambler25 pa20 pd80 psattacco: 25 (javi) + 6 (moka)tossine
    shambler20 pa15 pd60 psattacco: 14 (veronica) + 9 (may)tossine




    Il primo Shambler si riversa su Vince e Sin; tenta di afferrare il braccio del primo per staccarglielo, e contemporaneamente spintona violentemente l'altro contro la roccia.
    Il secondo spinge via Moka, e si concentra su Javi: lo prende per la gola e prova a infilargli le dita in bocca per strappargli la mascella dal cranio.
    Il terzo tenta un calcio nello stomaco di May, prima di afferrare Veronica per i capelli e spingerla forzatamente a terra.



    ┉┉┉ info. potete fare un solo attacco per post, e massimo due difese. A meno che non ci sia un solo PNG, solo un massimo di due PG può attaccare lo stesso nemico. Vi ricordo sempre di parlare al condizionale, e mai auto determinare le vostre mosse. Più postate più potrete guadagnare PE, e viceversa.
    Ricordate che potete usare solamente incantesimi del vostro livello [INCANTESIMI - POTERI]. In merito al BONUS DI CLASSE (guerriero, etc) potrete usarlo una sola volta a settimana. (link ai bonus di classe). Vi ricordo anche dell'esistenza dei bonus di genere:
    CITAZIONE
    BONUS DI GENERE sono tutti quei bonus che derivano dalla natura di un potere specifico, o di un incantesimo.
    Come potete notare dalla LISTA POTERI, ciascun potere ha delle potenzialità specifiche ed uniche che offre vantaggi durante il combattimento (es: aumento di PA o PD) limitate nel loro uso da post di riposo.
    Anche i maghi possono usufruire di bonus specifici in base all'incanto scelto:
    - INCANTESIMI OSCURI: + PA / - PD (da aggiungere secchi all'estrazione)
    matricole e apprendisti: +1 pa / - 1 pd
    mago, leader e master: +2 pa / - 1pd
    - INCANTESIMI DIFENSIVI: - PA / + PD (da aggiungere secchi all'estrazione)
    matricole e apprendisti: -1 pa / + 1 pd
    mago, leader e master: - 1 pa / +2 pd
    - INCANTESIMI DI GUARIGIONE: 1-* PS (da estrarre)
    matricole e apprendisti: da 1 a 5 ps
    mago, leader e master: da 1 a 10 ps
    Indipendentemente dal tipo (se special o maghi) i bonus di attacco o difesa, devono essere utilizzati all'interno dell'azione come attacco o difesa. Quelli che, invece, danno bonus di altro genere (esempio: guarigione, preveggenza, viaggi nel tempo), devono avere un'azione a parte. ATTENZIONE! Usare un bonus PA/PD significherà, per equilibrio universale, avere il malus nella categoria opposta (ESEMPIO: attacchi con un crucio, difendi cercando di schivare. al tuo attacco verrà aggiunto 1pa, ed alla tua difesa verrà tolto 1pd). Tutti i bonus di genere, per essere nuovamente utilizzati, hanno bisogno di post di recupero, ovverosia bisogna scrivere *tot* post dove non vengono usati, prima di poterne usufruire ancora.
    BONUS RESISTENZA (+PD/-PA) O FORZA (+PA/-PD): 3 POST
    RIGENERAZIONE O GUARIGIONE, I VIAGGI NEL TEMPO O PREVEGGENZA: 4 POST
    ATTACCHI/DIFESE AD AREA (ALTRI NON SPECIFICATI): 5 POST

    Dopo 48 ore dall'ultimo fateggio, se il vostro PG non viene difeso da altri personaggi e non avete postato per difendervi autonomamente, ai vostri PS ne verranno sottratti tanti quanti sono i PA dell'avversario (es: Tizio attacca Sempronio con un Expelliarmus da 10 PA; Sempronio non si difende entro le 48h, quindi ai suoi Punti Salute di partenza, ne vengono sottratti 10). Nel caso si dovesse arrivare a 0 PS il pg rimane "bloccato" per 48 ore durante le quali non può postare; dopo le 48h, può riprendere a postare, ma con la metà dei punti salute.

    ➞ combo. gli attacchi/le difese combo fra più personaggi, devono essere postati a massimo due ore di distanza.

    ➞ spoiler. specificate sempre sotto spoiler l'attacco/la difesa + numero munizioni usate.
    - fucili d'assalto: capienza 80 colpi (ogni volta che sparate, dovrete estrarre un 1d10 per vedere quanti proiettili usate); finiti gli 80 colpi, prima di ricaricare con nuove munizioni, dovrete fare un (1) post di riposo in cui ricaricate l'arma. Partite con 80/80
    - semiautomatiche (e arco/balestre): 8 colpi. Conclusi questi, post di riposo in cui non usate l'arma e la ricaricate. Partite con 8/8

    ➞ è obbligatorio. mandare del tutto K.O. i nemici, quindi farli arrivare a 0 PS.
    Se non riuscirete a concludere l'ostacolo in tempo, ve lo trascinerete anche a settimana successiva, quindi l'accanimento terapeutico è caldamente consigliato. Se, al contrario, riuscirete a finire prima delle 00:00 del 13/05, avrete la possibilità di raccogliere BONUS che potranno influenzare i punti (attacco; difesa; salute) del vostro personaggio.

    ➞ l'ostacolo. OFF, i personaggi si muoveranno all'interno di una griglia. Ogni 48h sarà necessario comunicare sotto spoiler in quale casella vi troviate; potete scegliere di muovervi singolarmente, in coppia o in gruppo. Contemporaneamente, gli Shambler lanceranno delle bombe tossiche che avranno effetto sull'area colpita [1-5PA], e che verrà estratta solo allo scadere delle 48 ore. L'AOE ha effetto sulla casella estratta e le quattro caselle più vicine (verticali e orizzontali).

    es. Sin si muove in B4.
    Lo Shambler lancia la tossina; viene estratto B3.
    L'AOE ha effetto su B2, B3, B4, A3 e C3.
    Sin si prende l'attacco.

    L'attacco ad area non è difendibile, e non sostituisce i singoli attacchi degli Shambler ai pg (se Sin ha anche 30PA di attacco, si prenderà i 30PA + 1-5PA di attacco ad area). Scegliete bene.

    avete tempo fino alle 00:00 del 13/05 per postare.

     
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    moka telly
    if you keep ignoring your emotions like this, you will eventually break down.
    how unfortunate
    una settimana lunghissima, infinita.
    un cazzo di viaggio lunghissimo, infinito.
    era finito nel bel mezzo della sagra della salsiccia over 30, moka, e se il contesto fosse stato diverso forse avrebbe apprezzato maggiormente la sottile ironia della situazione.
    e invece no.
    no perché non faceva altro che pensare a (cherry. ma cazzo) (javi. puttana eva) quanto in fretta le cose fossero precipitate — a quanto stanco si sentisse. neanche ventiquattro anni ed era come averne il triplo, tutti a pesare sulla colonna vertebrale e al centro della cassa toracica.
    c'era di buono che non doveva necessariamente rivolgere la parola a qualcuno, anche se un piccolo sforzo se l'era comunque concesso: i daddies si presentano e che fai non vuoi rispondere con educazione e cortesia? per quanto sofferente, rimaneva comunque un bravo giovane, moka telly.
    come direbbe freme: ho molti headcanon sua settimana passata ma non è né tempo né luogo.
    we die like men, treni in faccia oppure no.
    oppure no, evidentemente, perché non era un treno merci (no rob ora non puoi pensare ad Inception smettila) quello che stava venendo loro incontro nell'umidità asfissiante di quella galleria; anche se ne aveva le dimensioni.
    questo però Giorgio non l'aveva previsto, cristoddio.
    istintivamente, lo special fece un passo indietro.
    sentì l'osso infrangersi sotto la suola ancora prima di calpestarlo.
    chissà cosa aveva fatto di male per meritarsi tanto accanimento, moka: tenne per sé una bestemmia, ragazzo di chiesa, e la pistola ad un'altezza decisamente superiore alla media — quant'era alto quel coso, un paio di metri? di certo lo costringeva ad alzare lo sguardo, e non è che lassù ci fosse niente di interessante da vedere.
    nemmeno quaggiù, nonostante la triple threat per la sua sopravvivenza costituita dai daddies: per guardare loro (pretendendo di non farlo perché era scorpione e certe cose non si ammettono mai nemmeno sotto tortura) avrebbe dovuto rivolgere ancora una volta le iridi verde acqua a quell'ammasso di nulla trovato sul terreno.
    ok sperare morire prima di diventare vecchi, come cantavano gli Who, ma anche a fare quella fine moka non ci teneva. per niente.
    stava per — fare cosa, sparare? forse. digrignare i denti e urlare come l'adesivo cursed di elisa, perché non era stracazzo possibile trovarsi già in quel casino? si, certo.
    e invece si sentí afferrare da qualche parte non ben specificata, trascinare indietro. movimento che, quasi senza rendersene conto, il ventitreenne agevolò con un passo e una mezza giravolta, nel tentativo di togliersi dal raggio d'azione del mostrillo cicciottoso funghettoso.
    ok.
    ok
    le iridi verdi cercarono quelle scure di javi; un istinto difficile da mettere a tacere, ma qualcuno doveva pur farlo. e quel qualcuno era moka, la bocca già richiusa senza aver detto una parola, le labbra strette in una linea sottile. sei un professionista. puoi farcela. c'è un cazzo di mostro che vuole uccidere tutti. riprenditi moka, riprenditi.
    si riprese. il più in fretta possibile, con un respiro profondo a bucare il petto. la testa già rivolta in direzione di Vince — «figliolo», uh, addirittura. uno non poteva neanche girarsi che, tac, cercavano di ammazzare il signor Ptolemy, I've seen this film before.
    il che non andava bene per un sacco di motivi, alcuni dei quali decisamente difficili da elaborare, soprattutto alle due di notte.
    mantenendo una distanza di sicurezza minimamente accettabile, avrebbe fatto come suggerito (ordinato? mh.) da Daddy3 (vince), scaricando energia elettrica direttamente nella schiena del mostrillo, prima di tentare di colpire lo stesso con un calcio al ginocchio.
    qui inizia il mio agire e continua il mio silenzio kinda thing.



    «lo lascio che mi serve»


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    (6) DIFESA MOKA (moka + javi): questa è un'ottima domanda. sguscia via i suppose

    (25) DIFESA JAVI (vince + moka): scossa (al mostrillo.)

    ATTACCO SHAMBLER (moka + javi): calcio al.. ginocchio?

    CASELLINA: E7
     
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    sinclair hansen
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    No, we won't go quiet tonight
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    Avete idea di quanto ci voglia un mezzo militare ad arrivare fino in Equador? Prima di quel momento, Sinclair non si era mai posto il quesito, un errore fatale di cui si pentì per le successive infinite ore. Il silenzio permeava ogni angolo dell’aereo, asfissiante quanto la sensazione di vago panico data dall’altezza. Ma come cazzo gli era venuto in mente di salire su quella trappola mortale, con qualche coraggio. Non era un soldato, l’Hansen, seppur avesse deciso di impugnare un’arma per la giusta causa- a differenza di Javier e Vincent, quello non era un ambiente dove prosperava. Lo special aveva dimestichezza con gli strumenti della sala operatoria, era sulla lama di un bisturi che bilanciava la riuscita o meno di un’operazione, non sulla sua abilità di rimanere impassibile davanti alle turbolenze dell’aereo militare. Il fatto che vi fosse poco più dello schermo del suo cellulare a distrarlo non aiutava. Davvero una grande compagnia, c’era poco da dire.
    Prima di decollare aveva fatto lo sforzo di presentarsi alla gran parte della squadra, dopotutto se si escludeva la Resistenza, non aveva motivo di conoscere molti di quei volti. Risparmiò i convenevoli a Vincent e Javier, percependo il bombastic side eye del Mendoza come un avvertimento che valeva più di mille parole. Cristo Iddio, e ora che c’era? Sì, era palese che l’Hansen stesse ignorando l’elefante nella stanza e avrebbe continuato su quella strada fino- non lo sapeva, fino a che non sarebbe stato inevitabile supponeva. Era un adulto funzionale, era in grado di separare la missione dalla sfera privata.
    Stacchetto tattico.
    Osservò con sguardo analitico il cadavere, o quello che ne rimaneva, studiando la pelle tumefatta e la flora a percorrere il suo corpo. Avesse avuto più tempo, si sarebbe concentrato maggiormente sulle cause del decesso, ma un suono gutturale ad agghiacciante lo costrinse a distogliere l’attenzione dal corpo. Non era il suo primo rodeo, ma non significava che la vista dello Shambler non lo fece esitare per un paio di battiti. «ma che cazzo è?» non poté evitare di lasciarsi andare a un linguaggio colorito, al posare gli occhi sulla mostruosità che si parò davanti a loro. E giustamente, non c’era due senza tre. Fuckin’ beautiful, per citare un importante filosofo olandese di nome Max Verstappen. La priorità dell’Hansen al momento era di non lasciarsi sfiorare da qualsiasi ricoprisse gli shamblers, almeno fino la picture del nemico davanti a lui non sarebbe stata più nitida. Si lasciò spostare da Javier, seguendo ciecamente la lead dell’amico, di certo più ferrato in situazioni come quelle di lui. Piegò il capo nella sua direzione in un cenno di gratitudine, fin troppo impegnato dal salvare anche Vincent per sprecarsi in parole futili. Avvolse la mano attorno al braccio dell’uomo e lo tirò verso di sé per sottrarlo alla traiettoria nemico, un sibilo tra le labbra rivolto al Kinsley «attento a non farti toccare, potrebbero essere velenosi» ormai, aveva davvero visto di tutto nella vita. Lo lasciò andare, per spostare la sua attenzione alla creatura davanti a loro. Aspettò che Vincent lo intrappolasse nella bolla d’acqua, poi tentò di prosciugare i liquidi dal suo corpo. Easy peasy, in teoria.
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    (16) DIFESA SIN (javi + sin): si lascia trascinare da javi
    (25) DIFESA VINCE (sin + vince): lo prende per il braccio e lo sposta
    ATTACCO SHAMBLER (vince + sin): cerca di disidratarlo

    Sin si sposta in A1.
     
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    Deglutì, Vincent Kinsley.
    Non aveva battuto ciglio nel momento in cui Javi si era nuovamente fatto vivo, dopo essere scappato con una moneta in fiamme, spiegandogli una situazione che di comprensibile, in effetti, aveva ben poco.
    Non aveva fatto un fiato quando aveva raggiunto il resto degli insorti a Londra, limitandosi a stringere alcune mani mentre lo sguardo ceruleo vagava alla ricerca di volti noti.
    Non si era scomposto davanti alle notizie, alle premesse, ai sacrifici richiesti: non aveva mai smesso di essere un soldato, sebbene avesse dato le dimissioni anni prima; l’incognita del ritorno non era che l’ennesima pillola da mandare giù, assolutamente nulla di nuovo sul fronte occidentale.
    Non era rimasto sconvolto nel vedere chi ci fosse in Nuova Zelanda, quanti bambini fossero rimasti invischiati in quella guerra – ma a loro non disse nulla. Il diritto di ricordargli di tornare indietro, di lasciar fare ai grandi, non spettava a lui: avevano fatto una scelta, e lui l’aveva rispettata; quel che aveva potuto fare, era stato mettere a loro disposizione quante più conoscenze possibili.
    Non aveva aperto bocca lungo tutto il viaggio, se non per le dovute presentazioni – occhi chiusi, nuca premuta contro il telaio dell’aereo e George Michael nelle cuffiette a cantargli Careless Whisper a shuffle alterni –, pur di non avere commenti sulla squadra con cui si era ritrovato. Non che non gli piacesse: tutto il contrario. Avrebbe, ed aveva, affidato la propria vita nelle mani di Javi anche se questo avesse avuto le mani legate e una benda a cecarlo; non sapeva quanto Sin fosse portato per armi e battaglie, ma lo conosceva come medico e tanto gli bastava a confidare nelle sue capacità; di Moka e May non sapeva alcunché, ma gli era bastata un’occhiata con il Mendoza ed un semplice cenno del capo da parte sua per stare tranquillo; Veronica restava l’unica vera incognita, quella su cui avrebbe tenuto gli occhi puntati la maggior parte del tempo. O almeno, così aveva creduto in tempi meno sospetti.
    Non aveva voluto esprimere il proprio dissenso nel vedere la spiaggia delle Galapagos stagliarsi infinita davanti a loro, pensando a quanto si sarebbe meritato di stare lì sdraiato sulla sabbia con un cocktail tra le mani ed i piedi bagnati dall’oceano.
    Aveva stretto i denti al corpo riverso a terra, se tale poteva essere ancora definito. Lo aveva squadrato, studiato per più tempo di quanto le proprie facoltà mentali in tale materia potessero permettergli.
    Ma al rumore delle ossa schiacciate, alla vista di quegli esseri che si ergevano dinnanzi a loro, non poté trattenersi dall’ingollare bile e saliva giù per l’esofago. Avrebbe voluto rispondere all’Hansen, dicendogli che se non sapeva dirgli lui cosa fosse quella mostruosità stavano messi male, ma evitò di emettere un solo suono: già avevano i loro… i loro cosa? ce li avevano degli occhi? rivolti verso di loro; non aveva bisogno di attirare ulteriormente la loro attenzione.
    Di fatti.
    «figliolo.» richiamò il Telly – qualcosa nel cuore sapeva che quello fosse un ottimo modo per metterlo sull’attenti –, indicando con un cenno della testa Javier. Cristo santo; non volle assolutamente chiedersi quale fosse l’intenzione della bestia, le cui zampe andavano veloci in direzione del collo dello scozzese. Sapeva soltanto di non volerlo scoprire, tanto quanto era certo che si sarebbe pentito della presa in prestito della telepatia. Scivolare nella testa della creatura non poteva in alcun modo essere una buona idea, Dio solo sapeva quali anfratti melmosi avrebbe calpestato per insediarvisi, ma cercare di prenderne il controllo da quella distanza era l’unica cosa sensata che potesse fare, prima che questo andasse a fare una gastroscopia invasiva senza prescrizione medica.
    La presa di Sin sul suo braccio lo riportò alla realtà, strappandolo sia dalla mente della bestia che dall’attacco dell’altro obbrobrio; si lasciò trascinare senza opporre resistenza, rilassando invece la muscolatura per facilitare il compito allo psicologo e limitandosi a colpire con il corpo del fucile il braccio putrefatto. «preferirei evitarlo in generale, con o senza veleno.» di certo, l’ipotesi di venire infettato da quelle cose non aiutava per niente. «che cazzo di schifo.» approfittò del contatto con l’Hansen, assorbendone il potere prima di volgerlo sul mostro, confidando che soffocasse nella bolla d’acqua creata appositamente per lui.
    «dimmi che non hanno le branchie.»
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    mimesis


    DIFESA JAVI: entra nella testa della creatura e la tiene ferma mentre moka la folgora
    DIFESA VINCE: colpisce lo shambler sul braccio con il fucile
    ATTACCO: lo intrappola in una bolla d'acqua

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    javier iglesias mendoza
    so i said fine, 'cause that's how my daddy raised me
    if they strike once then you just hit 'em twice as hard
    but in the end, if i bend under the weight that they gave me
    then this heart would break and fall as twice as far
    si ripeté – solo per la ventesima volta nel giro di una giornata – di aver vissuto situazioni peggiori di quella.
    fece persino mente locale; una lista allegra di tutte le disgrazie passate e presenti che il mondo gli aveva riservato. così, giusto per riportare le sue priorità a uno stato di finta normalità.
    faceva comunque schifo al cazzo.
    più si guardava attorno, e più gli sembrava apparente. a partire dalla sentita mancanza di un diaz con cui scambiarsi qualche parola in spagnolo – alzare un velo indubbiamente terapeutico, anche se solo mentale. poi c’era il resto.
    la coraggiosa sconosciuta che evidentemente non aveva capito bene il gioco e aveva deciso di improvvisarsi legolas; avrebbe riso, javi, se il contrasto tra il suo arco (neanche una balestra. l’arco. ok. ok, ok, ok) e fucili e pistole del resto della compagnia allegra lo avesse notato su di un tappeto d’addestramento e non al fronte, con la vita di tutti a rischio. e non era neanche il male peggiore: c’era il suo personale cerbero nato da scelte di vita dubbie a perseguitarlo, d’altronde.
    si era imposto di non pensarci, e ovviamente lo aveva fatto lo stesso. alla chiamata senza risposta che ancora lampeggiava nel suo centro notifiche, a schernirlo e ammonirlo al contempo. avrebbe potuto prendere moka da parte e dirgli una stronzata qualunque per mettere delle pezze. non ho visto, ero troppo occupato, mi sono dimenticato. un sorriso educato, una stretta di mano; routine macchinosa con parole vuote alla quale moka non sarebbe cascato, ma che quantomeno avrebbe cementato un più papabile rapporto di lavoro tra loro due. se c’era qualcosa che meritava meno del silenzio statico, però, era quello: si fidava di lui, javier. e sapeva di poter contare sulla sua professionalità, indipendentemente da quanto lo volesse, con tutta probabilità, sei metri sotto terra. e quindi aveva lasciato stare. aveva detto lo stretto necessario, e non aveva invaso i suoi spazi.
    aveva pensato a vincent, certo. a quello che si erano detti, e tutti i buchi di memoria che non era riuscito ancora a riempire perché il tempo non sembrava mai bastare. a quanto fosse fottutamente strano avercelo al fianco un’altra volta – in un contesto che aveva il sentore di déjà vu, e che al contempo gli pareva lontanissimo da qualunque cosa avessero vissuto insieme. aveva dimenticato cosa si provasse. esilarante e terribile nello stesso battito: perché era nel caos della battaglia che si attivavano, vince e javi, ma il prezzo da pagare era l’incertezza di uscirne tutti d’un pezzo. e non poteva davvero permettersi di perderlo di nuovo. cristo, lo aveva appena ritrovato.
    e sinclair.
    enorme sospirone. sinclair hansen ancora stretto al suo petto come un cucciolo mal addestrato. abbandonò brevemente la fronte contro la sua spalla, rallentando piano la presa sui fianchi.
    «cristo.»
    che ormai era meno una richiesta agli alti cieli di dargli la forza per mantenere la calma, e più una simbolica voice line da tirar fuori a ogni evenienza.
    e ancora non aveva visto lo spettacolo. «cristo.»
    appunto.
    «ma che cazzo è?»
    a giudicare dai gorgogli che giungevano da chissà quale area della grotta: «un avvertimento.»
    mantenne il tono appena sopra il sussurro, e fece scorrere il palmo contro la sua schiena; una leggera pressione per spingerlo in avanti, obbligarlo a proseguire.
    «è la fine che faremo noi se non ci diamo una mossa.»
    che come supposizione, insomma, troppo scorretta non doveva essere.


    certo. questo nell’eventualità in cui di fronte a loro si fossero palesati dei qualunque soldati dell’opposizione, e non delle bestie ultraterrene. e se, sempre se, invece di attirare le attenzioni su di loro non avessero guardato a terra, evitando le fottute ossa. ma porca puttana, moka.
    fu istintivo allungare le mani per attirarlo a sé. a malapena se ne rese conto. un momento gli occhi scuri di javi erano fissi sulla figura mastodontica dell’essere che stava a tutti gli effetti correndo nella loro direzione; quello dopo, erano sul telly. ah, ops.
    spezzò il contatto visivo prima che potessero scivolargli dalle labbra delle parole decisamente poco necessarie – una distrazione che non poteva permettersi. si limitò a trascinarlo ancora un po’ più avanti, per evitare il caricone all’orizzonte; e attese che la creatura fosse abbastanza vicina per spaccargli il pugno contro il volto tumefatto, nella (forse vana, ma uno ci prova comunque) speranza di destabilizzarlo un minimo. poi proseguì per la sua strada, il mento basso e i denti stretti in una morsa dolorosa. quanta voglia di crepare male in un solo uomo.
    e a proposito di déjà vu. «sin.»
    dall’antico verbo scozzese: li mortacci tua. strinse una mano sul suo polso – prima che altro bestione se lo incollasse contro il muro, con un po’ di fortuna.
    «questo» sbuffò una risata, e piegò il volto nella direzione generale dei funghi cresciutelli. «non me l’aspettavo, devo dire.»
    e amen.
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    (6) DIFESA MOKA (javi + moka): lo sposta
    ATTACCO SHAMBLER (moka + javi): pugno contro la mascella
    (16) DIFESA SIN (javi + moka): lo sposta x2

    HTML
    <b>(25) DIFESA JAVI (vince + moka):</b>
    <b>(6) DIFESA MOKA (moka + javi):</b>
    <b>ATTACCO SHAMBLER (moka + javi):</b>


    <b>(16) DIFESA SIN (javi + sin):</b>
    <b>(25) DIFESA VINCE (sin + vince):</b>
    <b>ATTACCO SHAMBLER (vince + sin):</b>


    Edited by homini lupus - 6/5/2023, 04:47
     
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    (25) DIFESA JAVI (vince + moka): 16 + 6 = 22 (-3)
    non riesce nel suo intento, ma si avvicina abbastanza da graffiare la gola di javi.
    (6) DIFESA MOKA (moka + javi): 2 + 13 = 15 (+9)
    ATTACCO SHAMBLER (moka + javi): 6 + 8 + 9 = 23
    DIFESA SHAMBLER: 10 (-13)
    il pugno è più forte del previsto; balza indietro, effettivamente destabilizzato, e il calcio al ginocchio se lo prende tutto. e deve fargli davvero male, moka. gracchia un gemito di dolore, e riparte all'attacco.


    (16) DIFESA SIN (javi + sin): 13 + 5 = 18 (+2)
    (25) DIFESA VINCE (sin + vince): 15 + 9 = 24 (-1)
    gli dà una bottarella sulla spalla. football coach.
    ATTACCO SHAMBLER (vince + sin): 7 + 10 + 2 = 19
    DIFESA SHAMBLER: 9 (-10)
    tattica vincente, seppur debole. riesce a liberarsi dalla bolla prima che il danno possa essere serio e a malapena lo scalfite, ma alcuni dei funghi parassitari che puntellano la carne dello shambler sembrano appassire davanti ai vostri occhi.



    VINCE: chiaramente non è felice e se la prende di nuovo con te. con un ringhio ti afferra per la testa, e prova a spaccartela a suon di pugni.
    SIN: a te, invece, chiude un pugno attorno alla gola e prova a strozzarti.
    JAVI: zoppica in avanti, ancora provato dal calcio al ginocchio, e stacca un fungo dalla corazza per tirartelo addosso.
    MOKA: fa ridere ma anche riflettere. sei di nuovo di troppo, mokino: tenta di spingere un palmo viscido sulla tua faccia per tenerti bloccato.

    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 6/5/2023, 11:45
     
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    but in the end, if i bend under the weight that they gave me
    then this heart would break and fall as twice as far
    schiarì la gola, indice e medio a sfiorare la pelle graffiata. potevano essere velenosi, sinclair docet: e lui non solo ne aveva toccato uno a mani nude, ma si era fatto palpeggiare a sua volta. eh, storia della sua vita.
    bene ma non benissimo.
    portò i polpastrelli all’altezza della torcia per analizzare il danno, e non trattenne il sospiro sollevato nel notare l’ombra di sangue raffermo sulla pelle; quantomeno non aveva squarciato l’epidermide. forse le sue ore contate potevano estendersi un minimo.
    «grazie.»
    un cenno col volto in direzione dei suoi cavalieri bianchi, e dio – dio, se non era strano vederli vicini. a inizio viaggio della speranza come in quel momento specifico. era proprio il genere di situazione che aveva cercato quasi accuratamente d’evitare in tempi di gran lunga meno sospetti. chiudendo entrambi gli occhi e fingendo di non vedere le domande che si palesavano sul volto di eileen. dando le spalle alle risposte, ché quelle non poteva reggerle. ironico, davvero, come la situazione fosse precipitata: invece di crescere e migliorare, lui regrediva.
    che poi.
    pausa.
    «lo hai chiamato» umettò le labbra, e fissò momentaneamente un punto imprecisato a terra: thinkin. «figliolo? figliolo?»
    inspirò dalle narici, e s’impose di mantenere lo sguardo ben lontano da moka. che quella era tragica. gravissima. (vera.)
    mise un deciso fermo al mal di testa che minacciava di fargli implodere le tempie il tempo necessario per alzare il fucile e sparare un proiettile nella direzione delle gambe del bestione; e poi un altro, dritto sulla clavicola.
    oddio, dritto. punti di vista: il suo cervello stava viaggiando alla rapidità della luce in mondi paralleli, quindi insomma. «vincent.»
    un’ammonizione, ma anche un’implicita richiesta: mai più, cabrón. «sei accidentalmente invecchiato al doppio della mia velocità?»
    il padre d’interstellar ma al contrario.
    meglio pensare al generale. se ce la immaginiamo ferale in posizione spongebob primitivo? assolutamente sì.
    alzò il mento verso may, indicandole il bestione che incombeva a grandezza grande: «ore sei.»
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    (29) DIFESA VINCE (javi + vince): spara alle gambe (1) ..
    ATTACCO SHAMBLER (vince + javi): .. e alla spalla (1) del bestione
    (9) DIFESA MAY (javi + vero): la avvisa

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    <b>(29) DIFESA VINCE (javi + vince):</b>
    <b>ATTACCO SHAMBLER (vince + javi):</b>

    <b>(14) DIFESA VERONICA (vince + vero):</b>
    <b>(9) DIFESA MAY (javi + vero):</b>
    <b>ATTACCO SHAMBLER (vero):</b>
     
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    Si sentiva un po' fissata.
    Si sentiva come se avesse i riflettori costamente puntati su di sé e non le faceva piacere. Veronica era quel genere di persona così easygoing che era difficile non andarci d'accordo, poi stare al centro dell'attenzione non era una cosa che amava particolarmente anche se capiva.
    Capiva che avere un arco in una missione ostile come questa era ridicolo, ma non ci poteva fare niente: lei le pistole non le sapeva proprio usare. Che detective che era, un genio: si occupava di casi di persone scomparsa da una vita praticamente e non aveva fatto nulla per imparare ad usare almeno un'automatica.
    A che serviva però se lei era una strega? E pure decente!
    Le paure si combattevano affrontandole, non certo stando seduti a guardare il Grande Fratello. Lei non la pensava così, Veronica pensava che fosse necessario combattere a spada tratta per la libertà delle persone e chi stava arrivando le avrebbe soggiogate nuovamente.
    E non le stava per niente bene.
    « Signori... » dice lei ad un certo punto durante il loro passaggio nella giungla, guardando proprio quei riflettori che da un po' la fissavano « Se ho qualcosa sulla faccia o tra i capelli, siete pregati di dirmelo. Giuro che non mi offendo. »
    Chi invece l'avrebbe offesa però sarebbe stata la vista di quell'orrore che il gruppo si era ritrovato davanti a vedere una volta raggiunta la grotta. Si era un po' pentita di aver usato quel Lumos, forse sarebbe stato meglio non sapere che cosa fosse successo lì. Non se lo sapeva spiegare nemmeno lei, la realtà delle cose sapeva essere più spaventosa delle più recondita ed oscura perversione.
    Rimase un attimo incantata, forse perché la vista di quel cadavere ridotto ad uno stato così pietoso. Quando sentì quelle creature piombare addosso a tutti, si ridestò e ma quell'incanto di orrore non si spezzò affatto.
    Non perse tempo, in un disperato tentativo di evitare di perdere i capelli Veronica gridò « Protego! » per poi spostarsi rapidemente verso May e provare a proteggerla con uno sempre fresco e sempre verde « Stupeficium! » che poi venne accompagnato da un arrabbiatissimo « Pietrificus Totalus! » perché quelle creature erano davvero uno spavento orribile.
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    (14) DIFESA VERONICA (vince + vero) welp, let's use Protego I suppose ed evitiamo di non avere più i capelli
    (9) DIFESA MAY (javi + vero) we run to May and we say Stupeficium! Siamo in D5
    ATTACCO SHAMBLER (vero) Usiamo Pietrificus Totalus.

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    «questo non me lo aspettavo, devo dire.» eh, e grazie al cazzo amò.
    Vincent aveva fatto in modo e maniera, nel corso dei suoi trentasei anni di vita, di tenere le chiappe ben lontane dal mondo magico. Fosse nato in tempi più recenti, probabilmente non si sarebbe fatto gli stessi problemi che aveva avuto negli anni Novanta: gli special avevano avuto un brutto percorso davanti a loro, ma alla fine in un modo o nell’altro erano riusciti a sopravvivere in quella comunità – buon Dio, avevano anche un fottuto psicopatico onnipotente che lottava dalla loro parte. Avesse tentato di intrufolarsi in quella bolla quando, già a cinque anni, aveva iniziato a sentire che ci fosse qualcosa di diverso in lui, non avrebbe fatto una bella fine; probabilmente sarebbe morto sul lettino di una sala operatoria prima ancora di raggiungere l’età per frequentare le scuole medie. Il resto era venuto da sé: il timore era diventato indifferenza, adattamento all’ambiente in cui era nato; non aveva mai sentito gli mancasse qualcosa, né aveva mai desiderato esplorare di più il suo potere se non da autodidatta.
    Ma dubitava fortemente, nonostante la propria ignoranza in materia, che qualcuno potesse mai aspettarsi una cosa del genere. E se aveva pensato di doverselo aspettare, i laboratori gli avevano fottuto il cervello molto più di quanto non lo avesse fatto il fronte.
    «stai bene?» fu invece l’unica cosa che gli domandò, osservando i graffi sul suo collo prima di concedere uno sguardo di sfida al mostro che gli aveva dato un buffetto (bro code) e poi aveva ben pensato di non morire annegato.
    «lo hai chiamato figliolo? figliolo?»
    «senti.» il rumore dell’oceano in lontananza, il soave scricchiolare delle ossa sotto i piedi, i dolci grugniti delle bestie in quell’antro: poteva sentire quel che più desiderava, perché sinceramente il Kinsley non aveva una risposta valida con cui replicare. Se non quella che faceva male solo a sé stesso, e che avrebbe evitato almeno missione natural durante. Prese nuovamente in prestito il potere di Sin, lanciando un getto d’acqua in difesa della bionda – sperava di non rovinarle la piega, non aveva intenzione di sentirne gli scleri. «è stato un lapsus, ok? non giudicarmi.» che poi, era anche vero – ma andiamo oltre.
    Cercò di liberarsi dalla creatura che gli si era lanciata addosso, sollevando il ginocchio al petto e spingendo la pianta del piede contro il suo corpo. Sin gli aveva detto di stare attento a non farsi toccare, e per quanto possibile avrebbe molto volentieri seguito il suo consiglio alla lettera; dubitava le buone intenzioni avrebbero retto tanto, ma almeno per un po’. «no, sul serio,» imbracciò il fucile, scaricando qualche colpo nella speranza di fare qualche danno. Abbassò di un tono la voce, cercando lo sguardo del Mendoza. «è una cosa così da vecchio da dire?» era fuori dal giro da un po’.
    Che giro?
    Il giro.
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    shambler20 pa15 pd60 psattacco: 14 (veronica) + 13 (may)tossine


    (29) DIFESA VINCE (javi + vince): 12 + 15 = 27 (-2)
    calcoli un pelino male l'angolo. lieve storta: ahia.
    ATTACCO SHAMBLER (vince + javi): 27 + 10 = 37
    DIFESA SHAMBLER: 11 (-26)
    lo trivello sto cazzo di shambler, disse.
    poco da dire: fate un bel po' di danno, conficcando proiettili nella pelle martoriata dello shambler che avrebbero ucciso facilmente chiunque altro. sembra ancora a malapena scalfito, nonostante tutto. i funghi che ricoprono il cranio pulsano in modo erratico, ma a malapena si ferma un secondo per riprendersi dalla batosta prima di tornare ad attaccare.

    (14) DIFESA VERONICA (vince + vero): 9 + 6 = 15 (+1)
    (9) DIFESA MAY (javi + vero): 13 + 2 = 15 (+6)
    ATTACCO SHAMBLER (vero): 3 + 1 + 6 = 10
    DIFESA SHAMBLER: 15
    l'incanto è impreciso, e troppo debole per la corazza pesante della creatura: colpo a vuoto.


    VINCE: niente. se avesse ancora degli attributi, tu gli staresti proprio lì - laddove non batte il sole. prova a strapparti il fucile di mano per spaccartelo ripetutamente in testa.
    MAY & VERONICA: il vostro è fresco come un fiore. afferra le vostre nuche e prova a farvi scontrare frontalmente.
     
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    (6) DIFESA MOKA (moka + javi): 2 + 13 = 15 (+9)

    per la serie: non proviamoci nemmeno, ma manco per il cazzo.
    questo, a parole sue, giorgio l'aveva previsto.
    non i fagiolini verdi come foglie, ma ancora, sempre, quel cazzo di treno — era già una polpetta, moka? fisicamente si sentiva piuttosto bene
    5bd5e0d765f758172a3e8f292c442acd
    ma non era certo di poter dire la stessa cosa su un fronte completamente diverso.
    il fatto che il treno lo avesse preso sui denti, dopo averlo schivato così tante volte nella vita da essere diventato campione di salto del binario, era così inconcepibile da avergli fatto perdere una delle sue doti migliori: tenersi tutto dentro cascasse il fottuto mondo.
    aveva cominciato con Cherry, quel pomeriggio nel vicolo; mostrando alla ragazza qualcosa più di quanto non facesse di solito: paura, rabbia, frustrazione. che andava ancora bene, nel momento in cui riusciva a frenare se stesso e rimettersi in riga, un respiro profondo per darsi il tempo di attivare il neurone.
    il problema era quando l'ossigeno scarseggiava; quando davanti non aveva qualcuno che lo conosceva, ma un estraneo che era come un muro contro il quale inevitabilmente continuava a sbattere. e non in a kinky way.
    mantenne il contatto visivo perché non poteva permettersi di guardare altrove, moka; non che fosse una gara: sapeva di essere solo, su quel cazzo di circuito. e non si sentì affatto meglio, anche se ci aveva sperato, quando javi fu il primo a distogliere li sguardo.
    mannaggia alla puttana ora e sempre.
    dopo il calcio — quella, almeno, era stata una soddisfazione — ritrovò il suo baricentro (fisico, non mentale), la mancina a stringere il calcio della glock estratta dalla fondina; la puntò prontamente sul mostrillo intento a strozzare sin. non alla schiena, ma alla gamba: ci mancava solo di trapassare uno e colpire anche l'altro.
    «lo hai chiamato figliolo? figliolo?» ora, uno cercava di trattenersi, no? male, nel modo scomposto tipico di chi non è mai stato costretto a farlo, ma almeno ci provava «un lapsus, senza dubbio» il cenno del capo che riservò a Vincent era sincero, così come l'accenno di sorriso che gli si dipinse sul volto «nessun problema, signore» non portò le dita alla fronte perché sembrava un po troppo extreme, e comunque non ne avrebbe avuto il tempo.
    provava del rancore — immotivato, tutto suo, ma non per questo gli andava di vedere un fungo gigante fare la festa a Ptolemy (così lo aveva chiamato, quando il team di ricognizione era stato formato; signor Ptolemy: voluto, ma soprattutto necessario) prima che.. prima di cosa.
    solo Giorgio lo sa.
    e siccome anche quei segnali divini andavano interpretati e una parte di Moka si era già rotta il cazzo della propria impotenza di fronte a quel destino già fottutamente scritto, il ventitreenne chiuse forte forte i suoi occhi mentali; necessario. poi strinse entrambi i pugni sulla divisa del telepate, afferrandolo per un fianco così da tentare dj spostare il peso dell'uomo anche solo mezzo metro più indietro e toglierlo dalla parabola del fungo volante.
    e non gli disse nulla, perché non aveva niente da dire.
    perché aveva troppo da dire e niente che avrebbe migliorato la sua situazione.
    quando cazzo aveva dimenticato come lasciare andare?
    domande cui nemmeno la palla avrebbe dovuto rispondere, anche perché ce l'aveva chiaramente con lui.
    fu quindi verso Sin che fece un passo, tentando di ristabilire il proprio respiro e se stesso, tenendo le iridi verde acqua sul mostro zoppicante: il moto ondulatorio con cui si spostava gli stava facendo venire mal di mare «sà» una questione di gerarchia, non di età. l'educazione prima di tutto «ci sono alcuni tipi di funghi allucinogeni identici a quelli» un commento scientifico, quello di moka, il dito indice a sfiorare il grilletto alla ricerca della posizione ideale; del punto giusto. il ginocchio? a quel punto, tanto valeva tentare di azzopparlo davvero.
    il mostrillo.
    «con un effetto interessante, oserei dire. sicuramente meglio di questa—» un battito di ciglia, gli incisivi ad affondare nel labbro alla ricerca (disperata? ma và) della giusta concentrazione. uno sparo, secco, il lieve rinculo della semiautomatica a risalire lungo il braccio e la spalla «merda»
    che poteva essere la conclusione della frase, o anche un'esclamazione foreshadowing in caso di fallimento.
    chissà.


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    (13) DIFESA Sin (Moka + Sin): spara al mostrillo

    (9) <b> DIFESA Javi (Moka + Sin)
    : sposta javi
    ATTACCO (Moka + Sin): spara again

    MUNIZIONI [6/8]


    Edited by mokaccino© - 6/5/2023, 17:26
     
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    Sinclair Hansen avrebbe avuto molte cose da dire, molte di queste dettate da anni di esperienza in campo medico, ma serrò le labbra in una linea sottile, la linea della mascella ad irrigidirsi appena. Era circondato da persone adulte e vaccinate (oddio, sperava) eppure il loro lobo frontale era sviluppato tanto quanto quello di un bambino di cinque anni. Cosa aveva detto due minuti prima? Attento a non farti toccare, potrebbero essere velenosi. Almeno poteva dire di averci provato. Osservò la ferita del Mendoza, per quanto potesse osservare da dove si trovava, una mezza imprecazione a scivolare dalle labbra quando notò il sangue a macchiare l’epidermide «senti della nausea? giramenti di testa?» se quelle bestie del demonio erano avvelenate, meglio saperlo subito- e se Javi sarebbe stato la sua cavia, così aveva deciso il Fato. Non gli diede del cazzone, ma poco ci mancò. Cercò supporto nella figura del Kinsley, ormai tanto spaesato quanto lui, ma invano: stava messo peggio di lui. «figliolo.»
    Figliolo a chi.
    Seguì lentamente la direzione del suo sguardo fino a Moka.
    Mh, ok. A ognuno i propri kinks, immaginava? Sinclair preferiva persone della sua età o poco più giovani, ma supponeva che non tutti si facevano i suoi stessi scrupoli.
    «è una cosa così da vecchio da dire?» ah, era quello il suo dubbio? L’Hansen si vide costretto a riposare le palpebre per qualche secondo, raccogliendo ogni briciolo di dignità che gli rimaneva. Qualcuno doveva dirgli qualcosa, e come amico era compito suo. «secondo te? ci sono così tanti appellativi e te scegli figliolo» poteva persino fornirgli la lista, se era a corto di opzioni. Era proprio un vecchio, Vincent. In tutto questo, il Kinsley continuava ad attaccarsi al suo braccio per rubargli il potere. La palla ha detto che non posso essere cursed quindi non dirò niente, ma lo penso.
    La smetti di succhiarmelo.
    Il potere.
    E con questo possiamo passare a cose più serie, tipo difendere la gente. Sinclair era determinato a seguire il suo stesso consiglio e ad evitare ogni contatto con gli shamblers, quindi al vedere che uno di questi lo stava puntando, fu veloce nell’alzare il fucile e premere il grilletto. Sperava tanto di trivellarlo anche lui di pallottole, ma chissà. Ricambiò il favore che Javi gli aveva fatto poco prima, blastando un getto d’acqua contro il fungo che gli stava per arrivare addosso. «ma l’hai sentito? mi ha dato del lei» arricciò il labbro, l’Hansen, difficile nascondere l’oltraggio nella sua voce. Era vero che si scambiavano qualche anno d’età, ma cristo santo, stavano rischiando la vita non era il momento di inutli formalismi. Poi, insomma, c’era da dire che i giovani erano abitutati a chiamarlo in un’altra maniera. Cosa? Cosa. «dammi pure del tu» non pretendeva di essere chiamato Signore come qualcun altro, era una persona umile, lui. E tanto che c’era, manipolò l’acqua in modo da formare un cerchio attorno alla gola dello shambler, il pugno a chiudersi per comandare al liquido di stringersi. E stringersi ancora fino a soffocarlo.
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    (13) DIFESA Sin (Moka + Sin): gli spara

    (9) DIFESA Javi (Moka + Sin): blasta acqua contro il fungo
    ATTACCO (Moka + Sin): lo strozza

    FUCILE MITRAGLIATORE: 76/80
     
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    (13) DIFESA Sin (Moka + Sin): 8 + 18 = 26

    (9) DIFESA Javi (Moka + Sin): 2 + 16 = 18 (+9)
    ATTACCO (Moka + Sin): 18 + 24 + 9 = 51
    DIFESA SHAMBLER: 20 (-31)
    è troppo distratto dall'anello d'acqua per difendersi adeguatamente. eppure ci prova tantissimo, la creatura. la precisione clinica del colpo di moka gli conficca un proiettile nella testa. dovrebbe colpire il cervello, e invece si spacca contro i funghi che gonfiano il suo cranio; esplodono, spruzzando sangue ovunque, ma non lo uccidono.

    SIN: lo shambler ti afferra per la testa, e spinge le dita nei tuoi bulbi oculari per farti esplodere la faccia.
    JAVI: quello che ha preso di mira te, invece, ti afferra per le spalle e prova a morderti il collo e staccarti la pelle.
     
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    difficile nascondere l'oltraggio nella sua voce.
    ma che, davvero?
    si limitò ad inarcare un sopracciglio moka, stoico; chissà se era davvero giunto (di già?) il momento di far volare qualche vaffanculo. tutto considerato non sembrava una cattiva idea.
    «dammi pure del tu» all'ultimo decise di alzare la linea di tiro, puntando la canna della glock contro la testa del mostro invece che alla gamba; come ogni gen z che si rispettasse, il desiderio di fare la stessa cosa rivolgendo la pistola verso di sé era estremamente forte. un pensiero, quello, capace di dare allo special la giusta scarica di adrenalina «si, certo» ovvio.
    premette il grilletto e la testa dello shambler esplose.
    insieme a qualcos'altro, sangue e pezzi di roba che dubitava fortemente fosse materia cerebrale.
    diede un'occhiata rapida agli schizzi sulla divisa, giusto per confermare non stessero corrodendo il tessuto alla ricerca della carne sottostante, poi si strinse nelle spalle «un bastardo resiliente» era quasi (quasi) affascinato, moka. forse era quella la soluzione a tutti i mali del mondo: farsi crescere dei funghi velenosi/carnivori/infestanti nel cervello e, finalmente, spegnersi.
    aveva la glock ancora calda stretta nel palmo della mancina, e questa volta la diresse verso. . beh, un altro mostrillo. si somigliavano tutti, a parte quello al quale aveva ficcato una pallottola in testa, diventato ufficialmente suo — bimbo di moka.
    fece un passo di lato per trovare la posizione migliore, una che gli permettesse di sparare alla creatura senza rischiare un caso di fuoco amico: non era colpa sua se vince aveva la stessa stazza di un armadio a quattro ante (blushing). avrebbe fatto fuoco, l'ennesimo bossolo vuoto a saltare fuori dal carrello dell'arma: andava bene beccarlo ovunque, quindi rimettiamo l'anima al fato.
    con la coda dell'occhio, un po unexpected, vide una manona avvicinarsi a lui, filamenti appiccicosi a pendere da quelle che una volta dovevano essere state dita umane. solo apparenza: non c'era più niente di umano in quelle cose. seguendo un istinto di sopravvivenza che evidentemente si accendeva solo quando voleva lui, moka tentò di abbassarsi e schivare la presa molliccia del mostrillo, resistendo alla tentazione spericolata di mordergliela quella mano del cazzo.
    eh poi ok. ok.
    doveva proprio essere lui a fare 1 e uccidere javi, i see you villain: almeno adesso si spiega anche la divinazione del sommo Giorgio — [staring into the void] devo... fermare... la giulia. minchia si, per forza.
    nemmeno sospirò forte, questa volta; non chiuse neanche gli occhi: sarebbe stato superfluo.
    e tanto meno fece il reiterato tentativo di trascinarlo in salvo come l'antico vaso— fino a quel momento non era andata proprio benissimo. nuovo approccio, allora. rimase fermo al suo posto, moka, concentrandosi sul corpo viscido della creatura (una sveglia: aveva già capito quali fossero i kink del telepate) «ah, 'fanculo» il momento tanto atteso! fu solo un sussurro soffiato tra i denti, ma ebbe l'effetto di un balsamo su una ferita, una borsa dell'acqua calda sullo stomaco quando per motivi non meglio specificati ti senti morire e la tisanina non funziona.
    indirizzò una seconda scarica elettrica verso il torace dello shambler, così da provare a folgorarlo prima che strappasse le pallea pelle al daddy1.


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    ATTACCO SHAMBLER (vince + moka): spara

    (2) DIFESA MOKA (moka + javi): si sposta (?)
    (25) DIFESA JAVI (moka + sin): scarica elettrica al mostrillo


    MUNIZIONI [5/8]
     
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    «secondo te? ci sono così tanti appellativi e te scegli figliolo» contrasse i muscoli del viso in una smorfia, poggiando tutto il peso del proprio corpo sulla gamba sinistra e cercando di caricare il meno possibile il piede appena infortunato – ma mannaggia alle loro madri puttane, di che cosa erano fatti quegli esseri? Adamantio? –; dunque, volse lo sguardo sull’Hansen. «illuminami.» avrebbe voluto evitare di rispondere alle sue parole, ma era passato così poco tempo e già era confuso dalla metà delle interazioni di quel gruppo: a prescindere dal refuso mentale, come diamine avrebbe dovuto chiamare un ragazzo con cui si passava sicuramente più di dieci anni d’età, di cui non sapeva assolutamente nulla? Tu? Ragazzo? Pikachu?
    Cosa poteva saperne, Vincent, della mente depravata che si ritrovava Sinclair.
    «grazie,» sorrise al giovane. «ma non c’è bisogno di alcuna formalità, qui.» anzi, a giudicare dalla situazione, era plausibile che di tutti i presenti fosse quello con meno conoscenze riguardo alla merda nella quale si era fatto incastrare da Javi.
    Maledetto lo scozzese, e maledetto lui che non era stato in grado di lasciarlo andare nuovamente per la sua strada.
    Non fu nemmeno particolarmente soddisfatto dei colpi ad impattare contro la scorza della bestia: aveva ucciso uomini con molta meno potenza di fuoco, e a quel coso a malapena borbottavano i funghi sulla testa. «sai, una volta li ho provati.» detto a nessuno in particolare, ma in risposta al Telly e alle sue osservazioni sui funghetti con effetti interessanti. Ricambiò il favore a Sinclair, raggiungendolo il più velocemente possibile per afferrarlo dai fianchi e tirarlo indietro, contro di sé, sperando di evitargli quanto più possibile gli artigli della bestia nei bulbi oculari. Gli avrebbe poi dato un paio di pacche sul petto – perlopiù per assicurarsi che fosse ancora tutto integro e recettivo –, prima di iniziare la sua personale battaglia contro la stessa bestia. «rispetto a questa roba, quei draghi sembravano più possibili.» e strattonò il proprio fucile, cercando di riprenderne il possesso con tutte le forze che aveva in corpo. Nel mentre, avrebbe comunque cercato di puntarlo contro il suo petto, e di premere il grilletto.
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    (29) DIFESA SIN: lo tira via
    (27) DIFESA VINCE: braccio di ferro con il fucile
    ATTACCO SHAMBLER: spara
     
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80 replies since 5/5/2023, 23:00   1512 views
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