it's not a big deal, just the future of humanity

arci ft. bells (pre-quest 10)

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    archibald leroy
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    Poteva essere una giornata perfetta.
    Semplice, ma ideale.
    Il B&B mezzo vuoto, con la gente concentrata nel dehor lasciando l'interno calmo e silenzioso se non per i rumori ovattati dall'esterno e la radio tenuta a basso volume. Meme stupidi dalla chat di Bells e Jeremy, da Bells e Jeremy. Il messaggio da Euge col link all'ultimo video comacolla montato con la richiesta di pareri, se era troppo pg13 per farlo vedere alla prossima lezione («Dovrebbe essere più spinto, vero?»). Tooth che aveva smesso di tenergli il muso per avergli comprato il manuale di d&d sbagliato al suo compleanno due settimane prima, e gli aveva detto che il weekend sarebbe tornato a casa se la sessione saltava. Lydia che al telefono chiedeva se confermava la cena da loro, e se voleva invitare Aidan. Il suddetto seduto ad un tavolino del locale intento a bere caffè e leggere, lì solo per fargli compagnia - anche se non lo avrebbe ammesso.
    Una bella giornata.
    Non troppo calda, non troppo fredda.
    Dove tutto sembra così... calmo, normale, che te la senti anche di dire al tuo ragazzo che se vuole lo accompagnerai alla prossima noiosissima festa di gala, assicurandogli con le labbra incurvate in un sorriso contro le sue che ti assicurerai che non sia poi così noiosa.
    Una di quelle giornate che ti fanno dire ne vale la pena - di sperare, di sopravvivere. Di fare cose che non vuoi per le persone che ami, perchè le vuoi vedere felici.
    «amici! amici. vi sono mancato?»
    Finchè.
    Subito, Arci aveva pensato di essersela sognata, quella voce: in fondo, aveva già avuto spazio nei suoi incubi più volte.
    Si era voltato verso l'uscita del locale, sul maxischermo in strada.
    Non aveva neanche avuto il coraggio di guardare subito Aidan, cercando solo la sua mano.
    Perchè per quanto fosse possibile che quel giorno sarebbe arrivato, per quanto avesse passato gli ultimi quattro anni a domandarsi se mai sarebbe riapparso, si era ormai abituato all'idea che Seth Abbadon non esistesse lì, e che non fosse un suo problema. Non sarebbe tornato. Non avrebbe stravolto la sua esistenza. Non avrebbe cambiato tutto-
    «da oggi tutto cambierà. Sono tornato per riprendere in mano le vostre vite.»
    Cosa.
    «Oggi, amici, demoliamo lo statuto di segretezza. E ci riprendiamo il mondo»
    Cosa.
    Aveva stretto la mano di Aidan.
    «chi. è. Con. Me?»
    E c'era solo un commento nella testa di Arci, mentre Aidan rideva e tornava a bere il suo caffè, un commento forse non particolarmente profondo ma indubbiamente sentito: «Cazzo
    E cazzo davvero.

    «Torna a casa. Ora. Niente puttanate» chiuse così il messaggio lasciato in segreteria telefonica a Toothless, allegando un messaggio scritto ugualmente categorico e breve. Cazzo di ragazzini che non rispondevano mai alle chiamate per colpa del silenzioso, cazzo di cellulari che non prendevano bene nel mondo magico. Non sapeva neanche se suo- se Toothy fosse a Hogsmeade, se fosse rimasto a scuola col suo club nerd, se fosse al sicuro o se si sarebbe fatto prendere dall'emoziono di combattere per un uomo affascinante e potente. Doveva andare a prenderlo? No, era abbastanza intelligente da badare a sè e capire di nascondersi e non. Fare. Niente.
    Ora che aveva (non) risolto il problema Toothless, Arci si sentiva svuotato.
    Non sapeva cosa pensare.
    Non sapeva come reagire.
    Era in mezzo alla strada, in mezzo a persone sconosciute che si chiamavano, gridavano, ridevano. Qualcuno aveva vomitato. Molti erano corsi dalle proprie famiglie. Alcuni erano felici. Altri spaventati.
    Poteva solo supporre come fosse la sua di faccia, perchè non ne aveva idea neanche lui.
    Com'era l'espressione di chi ha appena sentito la voce di colui che - in un universo alternativo - ha massacrato la sua famiglia e centinaia di altri, e rivede nella sua testa i propri cari morire e morire e morire? Burattini di un pazzo immortale e invincibile che ora voleva dichiarare guerra a metà del mondo, pronto a essere il nuovo leader indiscusso di chiunque?
    Erano stati nel cazzo di far west per due anni per impedire che venisse liberato. Per impedire che questo succedesse.
    «questo» Jeremy morto. Gwen morta. Tutta quella distruzione. Quei cadaveri. «è solo un assaggio di quello che accadrà al vostro mondo, se tornerete indietro.»
    Fece un tiro della sigaretta, chiudendo gli occhi e portandosi la mano sulla faccia.
    Decisamente, non era quello che si era aspettato svegliandosi in un letto caldo e un sorriso sulle labbra quella mattina.
    Era un cazzo di macello.
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    Tre giorni prima aveva compiuto ventitrè anni, Arabells Dallaire.
    «amici! amici. vi sono mancato?»
    Così giovane, e già una stella del Quidditch. Le testate giornalistiche scrivevano di una Cercatrice brillante, intuitiva. Di una squadra che mordeva, e vinceva, e la seguiva in campo con il cuore gonfio e gli occhi pieni di tutto. Quegli articoli lì, l’ex Corvonero, li fotografava e li mandava a Piz; li ritagliava, e li sventolava sotto il naso di Elwyn, il pugno sotto il mento ed il sorriso leggero di chi sapeva che sarebbe stata liquidata a monosillabi, e adorata comunque.
    «Ora. Volete sapere dove sono stato?»
    Così giovane, e già un’imprenditrice. Il SUB sempre pieno di personaggi curiosi invitati a lasciare il segno su una parete, una tela, un filo a cui erano affisse polaroid inamovibili. Qualcosa che restasse mentre tutto il resto cambiava, si trasformava; evolveva. Alcuni le chiedevano autografi, altri cosa si provasse ad essere lei.
    «ma non è la meta l’importante, è il viaggio che conta. E gli amici che si fanno nel tragitto»
    Sorrideva, sopracciglia arcuate, e si stringeva modesta nelle spalle rispondendo che fosse la persona sbagliata a cui fare quella domanda.
    Aveva una bella vita.
    Suo fratello l’aveva dimenticata e conosciuta di nuovo; i suoi genitori erano morti; i suoi migliori amici, uno per uno, spariti e tornati, ma aveva una bella vita, Bells. Perchè se l’era fottutamente sudata, continuando ad allenarsi quando tutto andava a puttane, presentandosi agli allenamenti con il cuore spezzato. Aveva una bella vita perché aveva voluto averla, perchè se la stra cazzo meritava, perché aveva lavorato per per arrivare a ventitrè anni e brillare. Brillare e brillare, maledizione.
    «non più. non da oggi.»
    Significava avere tanto da perdere. In ogni istante, ogni respiro. Significava aver creato una rete di persone che avesse bisogno di lei, ed una più ristretta, e quella che faceva sempre un po’ più male, che volesse lei – non così scontato, quando la Dallaire permetteva di farsi conoscere realmente. Un tempo aveva avuto solo Arci e Jeremy, ed ereditato gli amici di Elijah come fossero anche famiglia sua. Poi era cresciuta, e Morley Peetzah era diventato più di Bells che del Dallaire maggiore, con annessa la rossa Pizzetta ancora ad Hogwarts. Era cresciuta, aveva fatto le proprie scelte, ed in qualche modo si era ritagliata un posto nella vita di Elwyn Huxley. Chelsey Weasley. Joseph Moonarie. Da qualche parte, aveva finito perfino per trovare tollerabile, se non addirittura piacevole, quella foca del Cavendish.
    «chi. è. Con. Me?»
    Arrivava sempre il momento della consapevolezza. Lucido; levigato, e comunque tagliente. Una sferzata d’aria fredda sulla pelle, il cuore a fermarsi un secondo e tornare a battere al contrario.
    Oh.
    Le spalle dritte, lo sguardo serio sullo schermo esposto a Quo Vadis. Non c’era tensione nella posa di Bells, se si escludeva l’assoluta immobilità mentre tutto intorno a lei esplodeva.
    Battè le palpebre, e lasciò gli occhi chiusi solo un istante. Inspirò, sorda al vociare in strada ed ai passi concitati, alle grida di giubilo o di orrore, alle prime sommosse e la frenesia di massa.
    Quindi era così che doveva andare.
    Ventitrè anni da tre giorni, e la vita che si era costruita a sgretolarsi sotto il sorriso di un folle.
    Perchè sudore, e sangue, e lacrime erano stati il sacrificio necessario per arrivare dov’era, ma era disposta a mandare tutto a puttane per la propria integrità morale: non se ne faceva un cazzo della bella vita, se per averla doveva perdere se stessa. Espirò, e non era mai stata una scelta quella lì – non davvero. Brutale e pragmatica sul campo, crudele e scaltra con le persone, ma non a quel prezzo.
    Non sarebbe più rimasta a guardare.
    Quando riaprì gli occhi, curvò sottili occhi color vetro sull’uomo al suo fianco, un sorriso a premere gli angoli delle labbra. Elwyn aveva ancora fra le mani una pergamena con gli appunti sulla prossima partita e, sul retro, la lista dei fornitori del SUB. Arabells Dallaire really said: make platonic love great again, ed adottato gli adulti più grumpy e problematic in circolazione rendendoli cosa sua. Brother issues? Esistevano? Avrebbero dovuto.
    Non era che di cose da dire non ne avesse, e neanche che non volesse. Era che non potesse, Lies. Troppa onestà nello sguardo per palesarla fra i denti, stretti fra loro in una smorfia. Vide la confusione nello sguardo di Elwyn, lesse la domanda, ed ignorò entrambi nell’alzarsi sulle punte e schioccargli un bacio sulla guancia. «chiudi te?» Non sapeva cosa avrebbe riservato il futuro, se ce ne sarebbe stato uno, e non gli disse che ormai fosse abbastanza grande per cavarsela anche senza di lei – ma avrebbe potuto, perché sarebbe stata una menzogna. Dubitava ce l’avrebbe fatta. Confidava che un po’ di solitudine gli schiarisse le idee sulle sue priorità, e capisse che avesse bisogno di togliere la testa da sotto la sabbia per affacciarsi sul mondo reale che lo stava, incredibilmente, ancora aspettando: suo fratello; Svetlana. «grazie» per chiudere, ovviamente.
    Mica per tutto il resto.
    Fu felice del frastuono, e della fretta, e dell’adrenalina a scorrere nel sangue. Non voleva avere il tempo di - di pensare; di cercare; di dire addio o arrivederci. Fu felice, tutto sommato, di aver avuto al proprio fianco Elwyn e non Piz, a cui avrebbe dovuto spiegare che demente, santiddio, ti adoro troppo per odiarti; uomo. o un Elijah a cui non avrebbe dovuto dire nulla, e già avrebbe fatto male così. Il pittore, perlomeno, non aveva bisogno di spiegazioni.
    O di scuse. Almeno lui.
    Serrato quel capitolo, fu naturale ed istintivo fare un passo in avanti, e trovare l’inizio del secondo subito, in mezzo a tutti e tutto. Svettava, quello sì, ma non era per l’altezza che Bells avrebbe sempre trovato Arci, anche in un fottio di caos come quello in cui si trovavano in quel momento.
    Forse perché erano gli unici fermi, in attesa di trovarsi a vicenda.
    Lo erano sempre stati, anche quando immobili erano parsi incapaci di esserlo.
    Bambini.
    Ragazzini.
    Adulti.
    Ma sempre loro tre, a rincorrersi e recuperarsi e tenersi e perdersi.
    LeroyDallaireMilkobitch. Una squadra?
    La migliore.
    Oh, «arci» le dita sui fianchi dell’ex Serpeverde, a scivolare urgenti sulle spalle e fermarsi sulle sue guance. Cercò i suoi occhi, permettendogli di leggere tutto quello che non aveva alcun bisogno di dire. «mi dispiace» che anche lui avesse una sua vita, che se la fosse meritata, e che quello ancora non fosse il lieto fine.
    Gli diede uno schiaffo per riportarlo alla realtà. Di quello, non le dispiaceva affatto. «c’è una cosa giusta da fare, e una molto, molto, sbagliata» la loro preferita, insomma. Perchè nel loro mondo, di giusto c’era correre alla chiamata alle armi di Abbadon; di sbagliato, avere un’anima e libertà di pensiero. Gli sorrise, a quel punto. Lo stesso sorriso di una vita, quello che non doveva chiedere permesso ma lo faceva comunque, perché avevano giurato, spergiurato e giurato di nuovo di rimanere insieme, no? Ogni giorno. «troverò un modo» su quello, non aveva dubbi. Non sapeva a chi rivolgersi, non sapeva cosa fare, ma se c’era qualcuno al mondo in grado di scoprire cosa non fare e farlo alla perfezione, quella era l’ex Corvonero. «non posso - » non fare niente. Rimanere a guardare.
    Non gli avrebbe chiesto di rimanere con lei.
    Ne aveva bisogno?
    «mi conosci» Alla fine, solo quello le bastava dire.
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    «arci»
    Non aprì gli occhi subito, ma alzò la mano con la sigaretta per assicurarsi di non bruciare Arabells per sbaglio mentre lo toccava cercando di riportarlo da lei. Ce l'avrebbe fatta (ce la faceva sempre - quand'era tornato da Bodie, quando era esploso il capanno, quando era un ragazzino e pensava che il modo migliore di affrontare i propri sentimenti fosse sopprimerli col dolore), ma per i primi secondi il Leroy non si mosse, bloccato nel suo incubo.
    Quello che sarebbe potuto succedere.
    Quello che era già successo.
    Quello che avrebbe perso.
    Quando le dita di Bells raggiunsero il suo viso, si obbligò ad aprire gli occhi, e, trovati i suoi, ci restò ancorato per non perdersi di nuovo nella propria testa. «mi dispiace»
    Anche a lui.
    Anche a lui.
    Lo schiaffo lo aiutò più dello sguardo a far ripartire il cervello - classico metodo Dallaire - e avrebbe sorriso di quel gesto, ma non quel giorno. Non quando erano solo loro, e non doveva fingere che stesse bene.
    «c’è una cosa giusta da fare, e una molto, molto, sbagliata»
    Espirò profondamente. Osservò il sorriso, cogliendo fin troppo bene in quello sguardo birichino cosa lei avrebbe fatto. Non avrebbe seguito le folle - e Arci non era certo se ne fosse grato, o disturbato. «Molto, molto, stupida» precisò, caso mai già non lo sapesse.
    Era certo di aver parlato di quello che era successo a chi si era messo contro Seth Abbadon dall'altra parte.
    Non cose belle.
    «troverò un modo. non posso - » Sbuffò una risata. Secca, perchè era difficile essere divertiti in quel momento e non era un attore, ma non cattiva.
    «mi conosci» Cazzo se la conosceva, per questo poteva permettersi di dirle che: «Potresti»
    Nessuno avrebbe obbligato Bells a cercare di salvare il mondo magico dalla propria cupidigia e dalla propia paura, neanche la sua coscienza - la Dallaire era troppo forte per chiunque. Tuttavia «Scegli di non farlo» Alzò una mano, portando le dita sul suo viso dopo aver fatto cadere la sigaretta.
    Da fuori, la gente che non li conosceva avrebbe potuto credere che fossero due innamorati... e avrebbero avuto ragione, a modo loro: Arci e Bells si amavano, seppur non ci fosse che affetto platonico. Avevano visto il meglio e sopportato il peggio, eppure eccoli ancora lì.
    Arci sospirò, e chinandosi un po' appoggiò la fronte alla testa della giocatrice di quidditch.
    «Non voglio farlo. Non voglio perdere tutto» mormorò fra i suoi capelli, incapace di guardarla negli occhi mentre ammetteva di avere paura.
    Ma alla fine l'avrebbe fatto, vero?
    Avrebbe seguito Bells, avrebbe scelto anche lui la cosa più sbagliata e più stupida.
    Forse non si era mai meritato quella pace, e il karma era venuto a riscattare il suo debito per la merda di persona che era stato, per le vite che aveva tolto - non sempre per una giusta causa.
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    Sì, una cosa molto, molto, stupida, ma la Dallaire non ritrasse però la parola data, e non distolse lo sguardo dal volto del suo migliore amico. In ogni caso, sapevano entrambi che quando si metteva in testa qualcosa fosse impossibile dissuaderla. Lo strinse delicatamente a sè, mettendo in quella stretta tutta la gentilezza di cui doveva, per necessità, privare le proprie parole. L'espressione seria di chi capisse, perfettamente, cosa passasse sotto la pelle ambrata dell'altro; di chi ne sentisse ogni battito come fosse il proprio, ogni folata di rabbia soffiata dai suoi stessi polmoni.
    Erano diversi, Arci e Bells. Non così diversi, però.
    «potresti» la risata del Leroy, del Baudelaire, era secca e ruvida; il sorriso di Bells, liquido come la superficie di una goccia.
    «potrei» confermò, lentamente, saggiando sulla lingua ogni lettera come appartenesse ad un alfabeto sconosciuto. Poteva, vero, ma non l'aveva neanche preso in considerazione. Nemmeno conscia che il prezzo da pagare rischiasse di essere più alto di quanto fosse attualmente disposta a spendere. Vorrei dire che fosse perchè una Dallaire, ma non era bontà ed ottimismo ad animare lo sguardo della francese: era rabbia, e non è giusto, e qualche stronzo dovrà pur farlo, consapevole che in quello scenario la stronza fosse lei.
    Non aveva mai amato le ingiustizie. Una paladina per pochi, forse, ma non aveva mai maledettamente amato le ingiustizie, e non avrebbe mai vissuto in pace con se stessa se non avesse preso in mano la situazione. Dubitava sarebbe servito a qualcosa; non le importava.
    «Scegli di non farlo» Appoggiò la guancia sulla sua mano, chiudendo breve gli occhi e lasciando che la piega divertita delle labbra suggerisse quel che non poteva dire: sì, sceglieva di non farlo. Non poteva sempre aspettarsi che il mondo si salvasse da solo. Peccava di arroganza e di presunzione, a pensare di fare la differenza?
    Sì. Sempre.
    Mormorò piano qualche parola in francese, quelle basse litanie che servivano più per il conforto di esistere che per il loro senso.
    Arci aveva ritrovato sua sorella.
    Arci aveva dei figli, per l'amor di Dio.
    Arci aveva una relazione che, per quanto instabile, lo rendeva felice.
    Aveva la panetteria. Il lavoro ad Hogwarts. Amici che per lui avrebbero dato più della vita, se avessero potuto.
    «Non voglio farlo. Non voglio perdere tutto»
    Bells rientrava nell'ultima categoria dal primo istante in cui aveva sentito la sua voce. Un bambino; una battuta stupida sulla sua cecità, ed il palmo della piccola Corvonero a trovare subito la sua guancia. Amato anche allora, come in quel momento, perchè certi legami si creavano nell'immediato di un respiro e rimanevano incastrati in tutti i battiti successivi.
    Lo so. Cristo, lo sapeva. Neanche lei avrebbe voluto. E non credeva che nessuno dei due si meritasse di dover fare quella scelta.
    Ma non fu quello che gli disse, bisbigliando piano nella loro piccola bolla.
    «neanche loro» Si distanziò quanto bastava a poterlo guardare negli occhi, ma poter tenere comunque le mani su di lui. Aveva sempre trovato confortante il contatto fisico, ma dopo averli quasi persi, e quasi tutti, quello che prima era semplice volere era diventato bisogno. Assicurarsi che ci fossero, e ci rimanessero.
    Avrebbe voluto ci fosse anche Jeremy lì con loro, ma era felice non ci fosse. Era passato solo un mese, doveva ancora posare le armi per una guerra tutta diversa, perchè potesse permettersi di entrare in quella.
    «migliaia di arci e di bells che non vogliono farlo e non vogliono perdere tutto, e non potranno farci niente. accadrà e basta» lo capiva? Lo capiva? Non avevano la magia dalla loro, ed alcun addestramento. Nel mondo magico, perfino ai bambini veniva prima insegnato a tenere un'arma, piuttosto che una posata. «non sapranno neanche da cosa difendersi» mosse solo le labbra, sopracciglia lievemente corrugate.
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    Non voleva la verità - sentirla, dirla. Voleva commentare con qualcosa di incredibilmente fuori luogo e correre via ridendo prima che Bells potesse dargli un altro scappellotto, tornare nella sua panetteria e abbracciare da dietro Aidan disturbandolo dalla lettura chiedendo se avrebbe fatto da scudo umano per proteggerlo in caso l'essere più potente del mondo - la ex corvonero, mica Abbadon - lo stesse seguendo.
    Non voleva essere un adulto, e non voleva sentirsi dire che «neanche loro», neanche i babbani volevano perdere le loro vite solo perchè uno psicopatico - per loro un essere di un altro mondo - aveva deciso così.
    Ma Arabells Dallaire non mentiva mai - ironicamente - sulle cose importanti. Una sfortuna, una fortuna. almeno di lei, si poteva sempre fidare.
    La lasciò trovare di nuovo la strada verso i propri occhi, tenendo il suo sguardo.
    «migliaia di arci e di bells che non vogliono farlo e non vogliono perdere tutto, e non potranno farci niente. accadrà e basta. non sapranno neanche da cosa difendersi»
    Quanto era fottutamente ingiusto. «odio che tu abbia ragione» le spostò una ciocca di capelli, e di nuovo abbassò la voce. «ma non siamo lontanamente pronti a lui» non le raccontò di nuovo di cosa aveva visto nell'altro mondo - perchè sapeva che lei lo ricordava, e che non gli avrebbe chiesto di mettere a parole il proprio panico. Ancora trovava assurdo gli avesse creduto in primo luogo, ma era felice fosse così. «Limiteremo solo gli effetti collaterali» i maghi che, presi dall'hype, avrebbero assaltato il mondo babbano come i repubblicani la casa bianca. Ci sarebbe stato chi semplicemente amava il caos, chi avrebbe seguito ciecamente qualsiasi leader carismatico pur di sentire di avere uno scopo nella vita, tutti coloro che non avevano perdonato i babbani che, sette anni prima, avevano rapito i loro cari. Assurdo pensare che Arci sarebbe rientrato in tutte le categorie, se Lancaster non l'avesse incastrato a Bodie dandogli il tempo di fermarsi, respirare, elaborare il dolore, andare avanti per una strada diversa.
    Non che ora volesse rivivere qualcosa di vagamente simile.
    Era in una situazione mentale diversa, una vita diversa.
    «Promettimi che qualsiasi cosa accada, non andrai dove non posso seguirti»
    Non avrebbe permesso che fosse il suo turno di sparire - come christopher, come oscar, come jack, come arci stesso, come jeremy. Non avrebbe permesso che fosse da sola nel momento del bisogno.
    Senza contare che non voleva esserlo di nuovo lui. Basta Bodie. Sarebbe stato come per il capanno, a sfondarlo insieme a costo di rischiare tutto. «Dimmi che, alla fine, torneremo a casa» non se la sentì di pronunciare i nomi di chi era casa, sapendo che entrambi avevano i propri cari a cui pensare, e sapendo che era una promessa del cazzo che Bells non poteva fargli. Non poteva assicurargli che avrebbe riabbracciato i suoi (tanti) nipotini e i loro genitori, che avrebbe dovuto sorbirsi le occhiatacce di Tooth perchè sì, se Aidan avesse iniziato gradualmente a vivere con loro, aveva bisogno di un posto dove mettere la sua roba, che si sarebbero fatti grosse risate con Jeremy fumandosi una canna dell'amicizia.
    Ma Arabells Dallaire diceva sempre la verità, e se gli avesse (mentito) detto di sì, sarebbero stati insieme, sarebbero tornati, forse ci avrebbe creduto un po' anche lui.
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    «odio che tu abbia ragione»
    E se non voleva essere Arci ad alleggerire il macigno sul petto di entrambi, quella responsabilità se la sarebbe presa Arabells. Corrugò lievemente le sopracciglia, strizzando un lembo di pelle della guancia dell’ex Serpeverde fra pollice ed indice. «devi odiarmi spesso, allora» perché sapevano entrambi la Dallaire avesse sempre ragione. Non tutte le spalle erano fatte per quel carico, ma lei era il Capitano – take one for the team, no?
    Era.
    Si scosse appena, infastidita dalla consapevolezza insinuata sotto pelle come una scheggia. Un problema per un domani che neanche sapeva se sarebbe arrivato. Lo chiuse in un angolo, lontano, del proprio presente, cercando piuttosto un margine su come muoversi in quel momento, a chi potesse rivolgersi; verso quale pianeta avrebbe dovuto piantare la propria bandiera, marchiandolo come suo di diritto.
    Una scelta che, con il senno di poi, avrebbe dovuto fare molto prima, e per molto altro. Non una della quale si sentiva di discutere in quel momento, ancora circondati dalla frenesia del popolo, con il suo migliore amico. Con una canna, magari. La sua testa sulle sue ginocchia, le gambe arrotolate su quelle di Jeremy.
    A casa.
    «ma non siamo lontanamente pronti a lui» Considerando in quanti si fossero mossi a suo favore, si poteva affermare con certezza che l’ex Corvonero ne fosse dannatamente consapevole.
    E che non cambiasse comunque niente. Lo capiva? Lo capiva? Non era certa fosse una guerra che potesse essere vinta, quella, ma non significava che non fosse disposta a provarci. A limitare i danni, se possibile. «Limiteremo solo gli effetti collaterali» Oh.
    Erano proprio migliori amici. Qualcosa in più, forse, perfino. Un livello di comprensione costruito, e distrutto, e ricostruito in più di una decade, uno per il quale ormai avessero bisogno di poche parole per sentirsi. Arci e Jeremy potevano anche avere la tettepatia, ma Bells aveva il loro unico neurone su tre funzionante.
    (Forse perché era l’unica ad averle, le tette – per quanto misere; che funzionassero da catalizzatore?)
    «Promettimi che qualsiasi cosa accada, non andrai dove non posso seguirti»
    Oh, Arci.
    «Dimmi che, alla fine, torneremo a casa»
    Oh, maledetto Arci.
    Battè le palpebre, sentendo qualcosa di morbido, e caldo, e oh Arci sgusciare nelle iridi trasparenti, respirando una breve boccata d’ossigeno. Qualcosa di puro, del tutto vulnerabile, privato di qualsiasi patina Bells riservasse per chiunque altro: amore, nudo e crudo. Senza tinte divertite, o esasperate. Senza sospiri, o brontolii in francese. Senza rabbia. Senza senso di colpa. Senza tante cose, troppe cose, che negli ultimi dieci anni avevano dipinto l’affetto della Cercatrice di tutto fuorchè quello che avrebbe dovuto, e potuto, semplicemente essere.
    Perchè lo sapevano che potesse dirglielo.
    Dopotutto, non era vero, e le menzogne erano la sua specialità.
    Portò la mano di Arci alle labbra, posando un bacio sul dorso. Un tipo di intimità che avrebbe loro concesso meno occhiate indiscrete, ma anche qualcosa di cui, semplicemente, aveva bisogno. C’erano troppe cose che non poteva dirgli, e avrebbe voluto; molte meno rispetto a quelle che potesse dirgli, e non volesse. «e perdermi il mio momento? Voi l’avete avuto» non progettava di farlo, per inciso – ma non poteva prometterlo.
    Nessuno di loro due. «non posso» e invece poteva, ma non voleva. «tanto lo sai come funziona. lo sai» indipendentemente da quante volte si perdessero, si trovavano sempre, alla fine.
    Anni. Mesi. Amen. Era una giocatrice: il risultato, contava più della giocata.
    «casa non va da nessuna parte» bisbigliò, in una mezza risposta. Non era vero, perché casa era Arci, e Jeremy e loro se n’erano andati; Elijah. Ma l’avrebbero trovata, ancora ed ancora, perché era quello che facevano sempre.
    «noi sì, però» si allontanò, senza però mollare la presa sulla sua mano. Si guardò attorno, palpebre assottigliate. «immagino che andare contro corrente sia un metodo buono come un altro per trovare chi resta indietro» Alzò uno sguardo interrogativo sul Leroy, magari aveva un’idea migliore.
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    archibald leroy
    Here is what they do not tell you about Death:
    when Death says You are born for this
    she clearly means You will die for this
    «odio che tu abbia ragione»
    «devi odiarmi spesso, allora»
    Si concesse un sorriso - il primo da quando era stata annunciata l'apocalisse. «non quanto credi tu» non la odiava o non aveva ragione? Di certo non glielo avrebbe detto, sapendo che Bells avrebbe capito.
    (...) mosse il dito sulla sua guancia, asciugando i suoi oh arci, perchè solo lui fosse consapevole in quella via piena di gente cosa fosse appena successo.
    Era successo che non glielo avrebbe promesso, che avrebbe fatto di testa sua. Era successo che avrebbe scelto di essere un'eroina, piuttosto che essere insieme.
    «arabells ti prego. Ti prego dimmi che non farai puttanate da sola. Che le faremo insieme.
    «e perdermi il mio momento? Voi l’avete avuto»
    «Gelosa, eh?»
    Avrebbe potuto fare una battuta migliore, ma gli venivano in mente solo preghiere, nomi. Oscar e Chris di cui non avevano più notizie. Jack che li aveva traditi e poi era scomparso. Lui e Jeremy traumatizzati. La loro principessa non poteva evitarsi tutto quello?
    «non posso» «Potresti ripetè, un po' più secco della prima volta, con una nota di accusa implicando il seguito. Scegli di non farlo.
    Forse sarebbe successo qualcosa fuori dal suo controllo, d'accordo, ma per lo meno poteva dirgli che in caso di scelta, avrebbe scelto la via intelligente, e non quella giusta.
    Che avrebbe scelto lui.
    «tanto lo sai come funziona. lo sai» Pensò a quando era andato volontariamente nell'AU, per aiutare degli sconosciuti solo perchè era ingiusto fossero massacrati e avevano bisogno di aiuto, a come sarebbe potuto morire senza neanche aver salutato Toothless o gli altri lasciati indietro a Bodie-
    ma era comunque diverso.
    Sarebbe stato pronto a morire per provare a fermare Abbadon prima che fosse troppo tardi, prima che morisse più gente, ma non potevano almeno essere insieme? Non era-
    Bells poteva-
    «Allora cambiamo il gioco. Creiamo nuove regole» Girò la mano per essere lui a tenere la sua, e la tirò verso di sè sul proprio petto. «Resta con me» Perchè lo sapeva, lo sapeva benissimo che lei era in grado di sopportare di restare da sola, ma lui no. Era stufo dei sacrifici. Era stufo delle conseguenze che doveva sopportare per le scelte degli altri. Era tanto ingenuo per volere un po' di controllo? Era stato il primo a volersi lanciare anni prima nella missione di salvataggio per Oscar, quando Jeremy parlava come se il grifo non fosse mai scomparso e Bells era sull'orlo di crollare ad ogni menzione del ragazzo. Aveva cercato di essere forte, sempre.
    Ma non ne poteva più. «Se potrai scegliere, scegli me» ancora. Come l'aveva scelto a undici anni come amico, come lo aveva sempre scelto in quei dodici anni nonostante fosse un pezzo di merda.
    «casa non va da nessuna parte. noi sì, però» sbuffò, stringendo la presa sulla mano. «immagino che andare contro corrente sia un metodo buono come un altro per trovare chi resta indietro»
    Finiva lì il discorso, quindi? Non gliel'avrebbe data vinta?
    sospirò.
    Ovviamente non gliel'avrebbe data vinta, quando mai lo faceva?
    Fortuna che le cazzate si potevano fare in due, e lui poteva scegliere lei. O far sì che almeno uno dei due tornasse a casa.
    Si guardò intorno anche Arci.
    Aveva senso che i soldatini di Abbadon stessero correndo in sua direzione, aspettando direttive più chiare, mentre il resto degli Arci e Bells fossero fermi e confusi o a correre dalla parte opposta.
    «come vi eravate organizzati quando sono arrivati gli AU? Avevate un luogo di ritrovo a cui appoggiarvi?» scrollò le spalle «Mi dispiace, non ho gran dimestichezza con le ribellioni» e faceva anche solo strano dirlo. A citare gli AU, si chiese se avrebbero potuto chiedere il loro aiuto passando per Lancaster... prima di ricordarsi che ne avevano già viste tante. Magari basta traumi.
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    arabells dallaire
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    And I didn't like the ending
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    «Allora cambiamo il gioco. Creiamo nuove regole»
    Poggiò la guancia sul suo petto, sospirando piano. Doveva sapere che se avesse potuto, l'avrebbe fatto. Che le regole non le fossero comunque mai piaciute, e che preferisse riscriverle di sua mano ed adattarle, piuttosto che seguirle. Ma non era ragionevole quella richiesta, e Bells gli permise di essere la parte più umana dei due, quella che voleva aggrapparsi ai sentimenti come fossero state corde d'acciaio anzichè fili intrecciati fra loro. Non le costava nulla lasciarle credere che potessero scegliere - non in quel momento, almeno. Poteva perfino fingere di credergli, gli occhi chiusi a seguire l'irregolare battito nello sterno dell'ex Serpeverde. «Resta con me» stronzo sentimentale. Sempre ad apparire il più leggero ed inviolabile, solo per avere le fenditure più profonde. Una corazza dorata e fatta di plastica. «Se potrai scegliere, scegli me» Puntellò la lingua sulla guancia, respirando ancora il profumo di farina ed Arci conscia che in qualunque caso, nelle prossime ore - giorni? settimane? - avrebbe perso l'odore di casa per prenderne uno tutto nuovo. Si staccò quanto bastava a poterlo guardare di sottecchi, il mento appoggiato sulla cassa toracica. «è così che hai conquistato il gallagher? funziona» sorrise, a metà; l'altra parte diceva che avesse capito, e quello fosse il meglio che potesse offrire.
    Come se avesse potuto esistere un universo dove non l'avrebbe scelto. Perfino nell'AU, dove Billie e Dominique non si conoscevano neanche, avevano finito per trovarsi. «vedrò quel che posso fare, cowboy» allungò l'indice verso il suo viso per pizzicargli il naso, lasciando poi la presa sulle sue mani per poggiare i pugni chiusi sui fianchi.
    Non aveva un piano.
    «come vi eravate organizzati quando sono arrivati gli AU? Avevate un luogo di ritrovo a cui appoggiarvi?»
    Eh. I tempi erano cambiati. Roteò gli occhi chiari sul moro, entrambe le sopracciglia a scattare verso l'alto. «il platinum» doveva dirglielo che Isaac fosse un'altra persona rispetto a quei tempi? Che Niamh all'epoca era ancora in giro per il mondo? Che Jayson era a Bodie, per l'amor di Dio? Che Stiles fosse morto, e non fosse più una fonte affidabile? Strinse le labbra fra loro, scuotendo appena il capo.
    Un sospiro.
    Un altro sospiro, più forte.
    Non ci poteva credere che quella fosse la sua ultima risorsa, ma quando si facevano scelte stupide, c'erano misure stupide: «è il momento di chiamare i grifondoro» quelli cazzari e riottosi (ciao willa ♥).
    Una tragedia.

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