extra: corvonero vs tassorosso

Delilah era venuta alla partita per vedere, ovviamente, la disfatta di Paris, il fatto che il ragazzo non si fosse ancora beccato nessun bolide la stava facendo annoiare e fumare come una ciminiera ma lo sai che non si può fumare qui? disse qualcuno che probabilmente non temeva la morte «e tu lo sai che chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni?»» lanciò il mozzicone in direzione della tipa incurante delle urla e delle male parole che quella le stava riservando, si avvicinò alla tribuna con le mani a coppa ai lati della bocca (sei proprio la figlia di maddy, bestia) «MIRATE AL PORTIERE!!! CAPRE»» il suo lavoro lì era finito, anzi no «FORZA BARRY NON MORIRE»» fine.

CHE PALLE ANCHE LEI VOLEVA GIOCARE CON WILLOW, PARIS SEI UNA MERDA! Aveva provato a giocare al suo posto spacciandosi come futura portiere, ma non aveva fregato nessuno. A quanto pareva, non potevi giocare per ruoli nei quali ti eri solo scarsamente allenata...oltraggioso. Cioè, non le sarebbe mai ricapitato! Era stata la sua ultima chance! E PARIS C'ERA!! FUCKIN INGIUSTO. Malgrado la tristezza della vita, nel suo rito di buon auspicio (aka: le sue bamboline voodoo, sotto la luce della luna in un circolo di candele) non se l'era sentita di augurare un braccio rotto alla Byrne: era troppo bella per il gesso. L'unico a cui la tirava sempre un po' di più era Gideon, perchè era un ragazzo con una relazione m/f e odiava avesse rubato Narah a chi la meritava di più.
Ma non era related al discorso. Solo una inforandom generica, for self care.
Arrotolò una ciocca corvina attorno all'indice, masticando sonoramente e con disappunto la propria liquirizia. «oh no barrow sta morendo» rischi del mestiere. Avrebbe potuto mostrarsi più dispiaciuta visto che era nella sua squadra, ogni tanto le andava anche a genio!, ma aveva una Amalie della sua parte, quindi un po' odiava anche lui. Era coerente, Ben. Non era bifobica, attenzione, pensava che tutti fossero liberi di essere attratti da chi gli pareva, ma trovava che l'attrazione verso gli uomini fosse uno spreco - non odiate il giocatore, odiate il gioco. - e di conseguenza repelleva tutto il genere maschile. Così, perchè poteva. Uno dei suoi hobby preferiti era farli piangere, o hetbaiting per farsi offrire da bere o per farsi fare complimenti perchè era bella, simpatica, e se li meritava. Comunque. «oh no, kaz è già morto» saltellò in piedi, agitando le braccia verso il loro battitore e gridando euforica. Ecco, vedete!!! Aveva le sue eccezioni, e Mac le piaceva. Faceva sempre sanguinare qualcuno!! Ed era gay quindi non un pericolo!!! E ogni tanto le permetteva di spruzzarlo di brillantini, quindi era promosso. «PARIIIIIIIIIISSS COSA SI PROVAAAAA COME SEI BELLOOOHHH FACCI VALERE!!!» Sulla carta è un tifo per Barry, giuro, ma non poteva non mostrare il proprio supporto verso il suo amichetto. Era la prima fan di Ben2; era anche la sua peggior nemica a seconda di come si svegliava al mattino, ma anche quella era una dimostrazione d'affetto.

(qualche giorno prima)
«quindi potrei giocare?»
Gli occhi di Joey luccicavano per lacrime trattenute mentre osservava l'infermiere - ma non gli avrebbe fatto sapere se era per il dolore fisico (visto che si era rifiutato di prendere antidolorifici) o per quella morsa al petto. Era un pessimo empatico, il Moonarie, probabilmente il peggiore sulla piazza, ma persino lui poteva capire che sul viso del Wayne stavano passando diversi pensieri, e non molto felici.
«...tecnicamente sì, se lo teniamo nascosto a Jeremy. Ma ripeto-... non-...» Joey non era il tipo da finire le frasi per altri (di solito, non finivano mai come se le patata), anche se pensava di sapere quello che Dakota stava cercando di dirgli; era un ragazzo che valutava importante il proprio tempo, ma che capiva la necessità di mettere a posto i propri pensieri prima di parlare. E poi, odiava quando mettevano a lui in bocca parole che non voleva dire.
Dakota continuò vedendo che il corvo non avrebbe risposto prima che avesse detto una frase di senso compiuto «Joey, non ti dirò cosa fare, ma sarebbe stupido»
«ma potrei giocare»
Il Wayne sospirò «Potresti, immagino. Peggiorando la situazione per-... sempre, diciamo. Ne vale la pena?»
Joey abbassò lo sguardo sul braccio sinistro. Apparentemente, poteva sembrare non ci fosse niente di male, ma qualsiasi minimo movimento della mano e de polso gli faceva partire una fitta lancinante che lo attraversava fino alla spalla. Se avesse giocato, avrebbe dovuto soffrire come un cane e rischiare di perdere la presa e cadere, o tenersi sulla scopa quasi tutto il tempo con la mano destra (e comunque soffrire come un cane e odiare ogni singolo minuto)... che era quella già infortunata che gli aveva precluso il ruolo di cercatore. Giocando un'intera partita - visto che per regolamento scolastico le riserve non potevano entrare senza ragioni a metà partita - avrebbe compromesso la mano e le sue possibilità per il futuro.
La testa era razionale. Una partita non valeva la vita che voleva costruirsi, il futuro che meritava dopo tutte le puttanate che gli erano successe. Già così sarebbe stato difficile entrare in una squadra professionista dopo il diploma: aveva iniziato a giocare più tardi di altri rampolli purosangue, era natobabbano, non abbastanza ricco da potersi permettere attrezzature senza uno sponsor, aveva una sola coppa scolastica alle spalle, un cv che ricordava avesse perso due anni scolastici per motivi non meglio precisati, nessun talent scout di valore l'aveva mai contattato, ed era più vecchio di altri diplomandi che avrebbero tentato la stessa squadra. Per ora poteva tenere nascosto il dolore che gli dava tenersi troppo a lungo sulla scopa con la mano destra perchè negli anni era diventato bravo a usare principalmente la sinistra, ma se avesse giocato quella finale sarebbe stato capace di scendere ancora in campo con i professionisti?
E se avesse davvero reso insostenibile giocare un'intera partita per sempre come Dakota aveva fatto capire?
Il cuore gli avrebbe detto che sì, ne sarebbe valsa la pena di giocare l'ultima partita dei corvonero in quello stato, a costo di bruciarsi l'occasione di passare al quidditch professionistico dopo hogwarts. Erano la sua squadra, lui meritava quella partita - quella gioia, e soprattutto loro meritavano di averlo in campo, seppur ammaccato. L'anno prima avevano quasi pianto pensando sarebbe stata l'ultima partita di Gideon.
Li aveva raccattati come randagi, prendendo Willow, Mac e Gideon quando nessuno dei tre ne sapeva niente di quidditch nè era interessato a saperne di più. Non poteva dire di averli scelti personalmente visto che aveva chiesto un po' a chiunque di giocare, ma loro avevano scelto lui, accettando di giocare senza promesse vuote o minacce. Non li aveva solo visti crescere, lui era cresciuto con loro. Loro avevano imparato le regole del gioco, ma avevano insegnato a lui quello che davvero era importante intorno ad esse. Bells gli aveva aizzato la competitività e fatto capire quanto fosse bello vincere, ma Willow, Mac e Gideon gli avevano fatto capire senza bisogno di parole quando fosse bello giocare.
Senza contare che c'era quella paura che preso il diploma li avrebbe persi.
Joey non sapeva fare amicizia. Senza il quidditch non avrebbe mai trovato i tre sopra citati, Kiel, Erisha, Ross, GJ, Twat, Jane, Nah, Paris, Bennett... sarebbero stati gli uni per altri solo altri corvonero (o special) da incrociare a lezione e in sala comune, sullo sfondo. Senza il quidditch, non sarebbero diventati amici. Senza il Quidditch, lo sarebbero rimasti?
Sarebbe riuscito lui a tenerseli, a fare quel passo in più?
Probabilmente no.
Non era da Joey uscire dai propri spazi sicuri. Richiedeva uno sforzo e una prova di fiducia che non era certo di saper compiere.
«sì, ne vale la pena» si strinse le labbra. Alzò lo sguardo.
C'erano tutte le ragioni del mondo per giocare.
Ma sarebbe stato incredibilmente stupido farlo.
«ma non lo farò»


Aveva pensato di mentire. Dire che aveva fatto di tutto per poter giocare, che Jeremy l'aveva obbligato, ma non voleva iniziare la loro ultima partita con una bugia. Era stato quindi vago, e il gesso di per sè spiegava abbastanza bene perchè non sarebbe stato in campo.
Gli dispiaceva che avrebbero pensato che aveva preferito la possibile vittoria della squadra al giocare insieme (quando, semplicemente, era stato egoista per sè stesso), ma non sapeva come spiegare le sue ragioni.
Non quando notava la delusione della sua squadra.
Non quando era così incapace a esprimere a parole i propri sentimenti.
«mac-» cercò di raggiungerlo prima che uscisse dagli spogliatoi, dirgli qualcosa di intelligente, ripetergli quello che aveva detto alla prima partita... ma forse il corvo non lo sentì.
Forse non voleva sentirlo.
Andò a sistemarsi sugli spalti con le riserve e i cheerleader.
Il suo discorso non era stato particolarmente toccante. Non era stato geniale. Non era stato un discorso da scrivere negli annali, da ricordare a memoria e recitare per sempre. Non aveva commosso nessuno, non avrebbe passato il test della storia e sarebbe stato dimenticato - come ogni discorso prima di allora fatto dal capitano corvonero, che con le parole non ci sapeva fare.
Ma lo aveva fatto.
Ci aveva provato. Come sempre negli ultimi tre anni. Aveva cercato di mettere da parte la competizione, far capire che gli voleva bene, che voleva solo amassero il quidditch tanto quanto lui. Era triste non sembrasse lo facessero: li conosceva da troppo tempo per pensare la ragione fosse la perdita della coppa di quidditch.
Guardandoli salire sulle scope, i suoi perdenti, mormorò: «comunque vada» sarebbe riuscito a restarci amico anche dopo quella partita, anche dopo hogwarts, a costo di uscire dalla propria comfort zone - perchè ne valevano la pena.
«-E CHE CAZZO BARRY NON PUOI GIA MORIRE» fine stacchetto soft inutile.

Cristo santo, che botta di (non) vita. Aveva dischiuso le labbra ed aspirato l’aria fra i denti, l’Hale, quando il tonfo del bolide sullo stomaco dell’OH era rimbalzato fra un tuono e l’altro fino alle sue orecchie. Lo STOMACO? Amico. Amico. Doveva aver fatto un male fottuto, ed una familiare fitta di senso di colpa gli fece venire i brividi lungo la spina dorsale. Si ripetè che fosse meglio, di così; che aveva superato quella fase, che ne avessero parlato, che potesse sopravvivere ad essere la causa di qualche contusione. «non sono -» iniziò, borbottando fra sé e sé e tamburellando nervoso un pollice sul manico della scopa, corrugando le sopracciglia.
Ok. Forse era un po’ inappagato dalla vita in quel momento: poteva accettarlo.
«dylan ha ragione!!» Gli urlò di rimando, tentando un sorriso ed un pollice verso l’alto. Era la legge che si bolidassero i propri amici, no? A meno che non fossero cercatori, in quel caso era il principio (e per una volta il riferimento era casuale, non faceva lui le regole del malus). «SE MUOIO-» «non puoi.» corresse immediatamente, ma comprendeva da dove arrivasse quel commento: i bolidi di Joni facevano paura; Mac le voleva proprio bene. Barry non poteva morire, e non perché fosse bello (i mean… probabilmente aveva fascino? Ma bello…. eh) ma perché lo amava e non voleva morisse & that was it. Gli sembrava una motivazione accettabile. «ma continua pure» fosse mai che gli rivelasse Il Grande Segreto, aka dove nascondesse la droga. Avrebbe accettato quella confidenza con una mano sul cuore, ed una già sull’accendino. «VOGLIO TU SAPPIA CHE-» La situazione si faceva seria. Per un motivo non meglio specificato (forse perché ci era già passato; forse perché i tuoni facevano sempre un certo effetto; forse perché 32 pa) provò davvero un certo timore nel volarsi affianco Barrow e bolide, e per un istante temette seriamente per la sua vita. Non voleva essere lui, a sentire le sue ultime parole.
Non se le meritava.
Chissà quale perla gli avrebbe donato, in quei suoi ultimi istanti di vita. Quale massima. Come si sarebbe scavato un’alcova tutta sua nel suo cuore, guadagnandosi di diritto fiori freschi ogni settimana - «S[rumore di tuono che fa tremare i vetri dell'ostello e il letto di rob alle 3 del mattino] E MORT»
d non so dove siete
*sticker di persone che si abbracciano*
Se avesse capito, avrebbe (finto di non capire) rivolto un dito medio al pubblico, nel punto più oscuro e freddo da cui sentiva provenire vibrazioni maligne, perché I FUCKIN TOLD YOU SO ed invece non era (scioccante) stato creduto. Credeva che le persone dimenticassero?? Non l’avrebbero fatto. Dopo cinquant’anni, la Gides era ancora borbottata a bassa voce nei locali più loschi di Hogsmeade (l’amortentia, dove lavorava erin.), e parlare di Gideon portava sempre con sé l’alone Perses. Quella stessa condanna e maledizione sarebbe toccata a Mort, e Mac era: felice. Alla fine era diventato davvero il sassolino nella scarpa che credevi non ci fosse più e invece c’era sempre, EH.
Però niente. Non aveva capito.
«lo sono?» perché aveva sentito sei morto, e onestamente? Avrebbe spiegato tante cose. (i might be dead but i JUST. DON’T. KNOW.) «oh» o forse era predict per se stesso, e per quei meno diciannove punti salute. Si umettò le labbra, sforzandosi di non ridere perché non era il momento appropriato. Sorrise, però, premendo una mano sul petto. «amalie apprezzerà» sapeva che c’era solo una cosa in grado di rincuorare lo Skylinski, e quella cosa era La Patata. A ognuno il suo.
Comunque.
«comunque a ribattere sei fortissimo. Bravo, ti sei allenato. Sono fiero di te, kaz» lo urlò? Lo bisbigliò a bassa voce solo per se stesso? Speriamo tutti nella prima opzione, perché la seconda avrebbe implicato parlare da solo ed era un bad habit che lui non intendeva adottare. Smash or pass? «smash» cercò di colpire il bolide puntando di nuovo verso l’Oh, perché quello che non uccideva fortificava.

«KAZZOH»
McKenzie osservò il bolide volare verso Kaz. Non scherzava, prima: era davvero fiero dei progressi dell'Oh, e per dimostrarglielo, massaggió una spalla cercando di sciogliere il nodo del contraccolpo. «ne abbiamo già parlato» abbandonò le braccia lungo i fianchi, ruotandosi appena verso Gideon. «non è la mia safeword. lo sai» Arcuó le sopracciglia, un lieve sorriso a premere gli angoli delle labbra mentre cercava il volto del Cercatore. Ammiccò a Gideon, perché talvolta c'era bisogno di quello, in volo (non dirty jokes, ma battute stupide e gioco di squadra), approfittando dell'adrenalina a renderlo euforico e leggero per permettersi di scherzare liberamente. Una sensazione che gli sarebbe mancata, quando avesse appeso la scopa al chiodo.
Ma non abbastanza da rifarlo.
«ritenta e sarai più fortunato» un gioco stupido che aveva iniziato per errore una delle prime partite, e che gli sembrava giusto riproporre: indovina la safeword, vinci la gloria eterna. Forse. O forse aveva improvvisato, e voleva solo che Gideon sorridesse senza quell'espressione un po' triste in sottofondo. Chissà.
A scanso di equivoci (ciao Nah) non è for sexy reasons; lascia il BDSM a voi due, ma fra amici queste cose si sanno - credeva; conosceva quella di Run.
Comunque.
«mai lasciare ai kazzy un lavoro da macojoni» qualcuno doveva dirlo, e se quel qualcuno doveva essere Mac, così fosse. Roteò la mazza fra le mani, perché aveva visto un video di Jasper Cullen e aveva deciso dovesse imparare anche lui (Mac: no Sara, quella sei te) (e quindi. DENUNCIAMI. ORA LO SAI FARE, DOVRESTI SOLO CHE RINGRAZIARMI); lo stava facendo solo per farsi vedere? Forse. Già che aveva imparato, a qualcuno doveva pur far vedere che manualità avesse con la sua mazza, ed ora che l'ho scritto nero su bianco un po' lo rimpiango ma è andata così. Si piegò sulla scopa, sfrecciando verso un Barry già pallido e provato.
Il momento era arrivato.
Si bació il palmo della mano, sbattendolo poi sulla mazza, perché doveva portare quel messaggio direttamente alla Capitano delle Tassorosso: un messaggio d'amore e gratitudine. Ed anche «se ti prendo voglio un bacino. sulla guancia» specificó, perché no homo. Poteva chiedere un abbraccio, ma conoscendola ne avrebbe approfittato per strizzarlo come una spugna fino ad incrinargli le costole.
Quindi.
Sorrise, battendo dolcemente (1pa predict) il bolide su Joni.