throwing darts at you

libera (syria ft. dakota + scott)

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    Negli ultimi minuti le era balenata in testa un'idea folle che stava prendendo davvero in considerazione. Sembrava il canto di una sirena, penetrante e non riusciva a liberarsene. Girò qualche secondo con la cannuccia l'ennesimo cocktail al mango e pesca che aveva bevuto, mica acqua. Veniva in quel posto solo per quello, si poteva dire. Era davvero delizioso. Per il resto, quel locale era sempre pieno di persone, troppo chiassoso, sembrava di stare allo stadio e nemmeno per la musica, che era usata di sottofondo, le persone lì erano troppe e urlavano per farsi sentire l'una dall'altra così anche le altre dovevano adattarsi e si creava un circolo vizioso e a lei veniva solo mal di testa. Doveva ancora scegliere la persona che sarebbe diventata la sua cavia da laboratorio e non doveva essere una scelta casuale. Ci pensò su un attimo prima di scegliere che la persona con i calzini del locale sarebbe stata scelta come giullare del villaggio. Abbassò lo sguardo per trovare la persona desiderata fra l'intera massa di persone noiose lì presenti. Era ora di mettere in atto il piano meteora. «meteora.» annunciò prendendo per il bordo della maglia la persona che aveva di fronte e la spinse verso la parete dedicata al tiro a freccette. «me te ora.» ripeté sbattendo la persona contro il muro. «l'unico consiglio che posso darti è quello di stare immobile e prendi questi occhiali, non voglio accecarti.» Si tolse gli occhiali che aveva appoggiato sui capelli appena si era fatta sera e glieli fece indossare. Osservò la persona per qualche momento sorridendo e poi fece qualche passo indietro prendendo delle freccette. «credo di essere leggermente ubriaca» rise prendendo una sedia, girandola con lo schienale davanti a sé per poi sedersi. «una mia amica lo avrebbe fatto con dei coltelli, ritieniti una persona fortunata» lì avrebbe potuto versare lacrime di dolore se la mira non fosse stata perfetta, ma lei stava usando delle freccette, al massimo lo poteva colpire leggermente, ma niente di drastico e che avrebbe fatto bagni di sangue. Non era esattamente ciò che voleva. Nella sua testolina confusa voleva solamente divertirsi ed era sicura che si sarebbe divertita anche l'altra persona. «non sei tu il bersaglio ma voglio tracciare la linea del tuo corpo» per scopo puramente anatomico e un po' perché sarebbe sembrata una di quelle scene del crimine con la figura del corpo disegnata. «arte contemporanea» disse con un gesto teatrale per sottolinearne la magnificenza.
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    «Dovresti svagarti un po’, Scott.» mugugnò, torturando un povero cubetto di ghiaccio con la cannuccia di un drink ancora intero.
    «Perché ogni tanto non esci con noi?» ed il magiavvocato avrebbe dovuto dirlo, ai suoi colleghi del Ministero, che aveva una valanga di motivi per non farlo. Evidentemente aveva dato per scontato che li capissero tutti da soli, leggendo tra le rughe di un sorriso nervoso ed imbarazzato. Ansia sociale, afefobia, disagio esistenziale, incapacità di esistere in maniera funzionale all’interno della comunità: Scott Noah Chipmunks le aveva tutte, e valevano tutte come possibili giustificazioni per rifiutare l’offerta ed andare avanti con la propria vita da eremita. Appariva ovvio, considerando la sua presenza in quel discutibile locale di Londra, che nessuno fosse stato in grado di captare i vibranti segnali che tentava di mandare – e che lui, d’altro canto, fosse incapace di dire di no alle persone.
    «Ci divertiremo un mondo!» sorseggiò rumorosamente il proprio mojito – o meglio: il ghiaccio –, sollevando un mesto sguardo sulla folla. Uno dei tanti problemi del ventunenne, era che sotto sotto sapeva non avessero tutti i torti. Passava la propria vita tra il proprio ufficio e casa, saltellando di tanto nel Quartier Generale per capire come andassero le cose; non aveva davvero attimi di svago – non ne aveva il tempo, e in cuor suo era consapevole del fatto che nemmeno voleva averne. Considerava quello passato a casa come tali, dal momento che così era sempre stato sin da quando era bambino: leggere fumetti, tenere in mano un joystick, giocare con il gatto; quello era il suo mondo, ed era difficile entrare nell’ottica che per molti ventenni al mondo, serate simili a quella che stava subendo erano il modo migliore per scaricare la tensione di una giornata d’ufficio, per usare il proprio tempo libero.
    Tuttavia, era da un po’ che nemmeno la propria comfort zone non funzionava come panic room dagli eventi esterni – vuoi perché talvolta doveva portarsi fascicoli e fascicoli di lavoro a casa, vuoi perché se ci provava non ci riusciva. Aveva sempre altro, troppo, a frullargli nella testa.
    Come l’idea di star sprecando tempo prezioso in modi futili.
    Alla fine della fiera, era per quello che non aveva tentato troppo di tirarsi indietro. Forse gli serviva un altro punto di vista, e tentare una – una! – volta non gli avrebbe troppo nuociuto.
    «Non mi sto affatto divertendo.» peccato che il suo drink non potesse rispondergli, e che i suoi cosiddetti amici fossero troppo impegnati a fare Dio solo sapeva cosa in giro per il locale. L’avevano abbandonato al tavolo (okay, forse lo avevano invitato a “buttarsi nella mischia”, ma quello era davvero troppo per lui) come un gatto in tangenziale, e probabilmente avrebbe fatto una fine analoga a quella del felino.
    Decise di bere un po’, e stavolta veramente, perché non era un ragazzo maleducato e il barman – che… era anche carino… – alla fine aveva lavorato per lui a quel cocktail; se ne pentì l’istante esatto in cui l’alcol iniziò ad entrare in circolo nel proprio organismo.
    Poco male: la serata era già tremenda, cosa poteva andare peggio?
    «Quindi hai deciso di ignorarmi alla grande. Okay.» errata corrige. Si voltò verso la fonte del suono, riconoscendola come voce solo quando la associò ad un volto – sconosciuto, ma non era una novità. «Io? Cioè… Da… Oh mio Dio, scusami, non…» quello sventolò la mano davanti a sé, alzandosi subito dopo. «Figurati, sono solo qui da un quarto d’ora a cercare di parlarti, ma fa niente.» Scott era: confuso. Ma quanto aveva bevuto, per non accorgersi di qualcuno seduto al suo tavolo per tutto quel tempo? «In che senso.» ma se n’era già andato. Non lo avrebbe mai scoperto.
    Si alzò comunque, giusto per dare un tono alla propria figura di merda e muovere un paio di passi verso la silhouette e quantomeno scusarsi, ma dovette fermarsi quando lo perse nella folla. Comunque, non sarebbe stato in grado di dargli troppo corda: era (inadatto a socializzare, sì, ma anche) impegnato? Credeva? Coinvolto forse era il termine giusto, dato che la maggior parte delle cose avveniva nella sua testa.
    A quel punto, proprio quando pensava di aver toccato il fondo, accadde. Purtroppo, non quello che sperava lui: essere sbattuto fuori; svenire come un Dante Alighieri d’altri tempi; evaporare.
    «Meteora.»
    «Qualcuno ha ascoltato le mie preghiere?» ah, non stavano avvisando di un asteroide che stava per colpire proprio quel punto del globo? Che peccato.
    «Me te ora.»
    «Scusa, non mi piace» la patata, e: «essere toccato.» era cortese, il Chipmunks, anche mentre veniva sbattuto al muro da… «Syria?»
    Riconobbe l’ex compagna di casata per un breve istante; quello dopo, era cieco. Era daltonico, era miope, ed in un locale già dalle luci soffuse gli avevano messo un paio di occhiali da sole. Quello era un incubo.
    Poi capì poche parole: ubriaca («troppo noi amooo»), coltelli, sagoma, accecarti, bersaglio.
    Ma chi glielo aveva fatto fare. «Syria… no… ripensaci… sono un avvocato… ???»
    Strizzò gli occhi – e il naso, e le labbra, e la faccia in generale – in un’espressione contrita e preparata al peggio: qualcosa (l’alcol) gli diceva non ci avrebbe ripensato.
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    «I miei colleghi sono a quel tavolo laggiù» l'uomo indicò dei maghi vestiti elegantemente poco distanti, ma lo sguardo di dakota era fisso su altro, confuso. «Andiamo?»
    «Sì puoi darmi... puoi darmi qualche minuto? C'è qualcuno che conosco, vado a salutarla»
    Il giovane, un paziente di Dak che gli aveva chiesto di aggregarsi a lui e ad altri ministeriali dopo il suo turno di lavoro, si strinse nelle spalle, lasciando il Wayne con una pacca sulla spalla.
    C'erano tante situazioni assurde in cui Dakota aveva visto i suoi amici - e non dico solo spiacevoli (avendo subito viaggi nel tempo, guerre ultradimensionali, e lezioni di hogwarts), ma anche strane e basta (capodanno, anyone?). Eppure, anche se in determinate circostante era pronto a vedersi spuntare gente vestita da banana gigante da un momento all'altro, o riproduzioni di jack e rose con sottofondo musicale my heart will go on suonato con un polletto di plastica, era una sorpresa vedere a caso, in quel periodo dell'anno, Syria Hollins lì lì per lanciare frecciette a Scott, l'una festaiola ma generalmente non troppo sopra le righe, e l'altro scott, già di per sè non nel suo ambiente naturale (ma non era troppo sconvolto di vederlo lì: anche l'uomo con cui era nel locale era un magiavvocato, e aveva sperato di vedere il chipmunks quando aveva scoperto fossero colleghi).
    «va tutto bene..?» a giudicare dall'espressione del magi avvocato, no.
    Dakota non voleva essere uno spaccagioie, ma riconoscendo che la magizoologa dovesse avere una buona dose di alcol in circolo, con un sorriso le prese dolcemente il polso, fermandola prima che accecasse il suo figlio di cuore (che aveva solo due anni in meno ma shhh certe cose non cambiano mai).
    «tesoro, che ne dici se cerchiamo qualcos'altro per fare arte contemporanea? Scott non mi sembra molto felice di essere parte del quadro»
    e invece aveva fatto lo spaccagioie.
    vabbè, tanto ormai era il suo ruolo, no? essere il noioso adulto responsabile, evviva...
    «sei qui con qualcuno?» le diede una pacca sulla spalle allegramente, e iniziò a spingerla verso il bancone facendo segno a scott che, se voleva, poteva seguirli. "Stai bene? scappa pure se vuoi" mimò con le labbra in sua direzione. «ordiniamo qualcosa da mangiare e troviamo un nuovo gioco e un nuovo modo di fare arte contemporanea»
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    Edited by ‚soft boy - 19/8/2022, 15:57
     
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    «qualcuno ha ascoltato le mie preghiere?» uh? Meteora? Era una preghiera? Non era mai stata una ragazza cristiana ma Meteora non le sembrava un titolo da Chiesa, più uno che avrebbero utilizzato i dinosauri estinti. Oh- Oh. OH. Ora aveva capito. Avrebbe dato la colpa all'alcool nel suo corpo. Ripeté la frase più lentamente scandendo le parole diversamente «scusa, non mi piace- essere toccato.» ottimo, perchè non l'avrebbe più toccato e anzi sarebbe addirittura stato a debita distanza. Meglio di così!! Aveva pensato proprio a tutto. 10/10 will do again. «syria?» Syria non aveva nemmeno guardato in faccia la persona... ancora. La sua scelta si era basata sui calzini più cool indossati dalla persona in quel locale e quando alzò lo sguardo fu felicissima di trovarsi di fronte Scott. Lui forse un po' meno. «SCOTT !! sì l'unica, sola e inimi- inimi- quello» okay non era poi così semplice parlare in quello stato, quindi accettate quello che la casa aveva da offrire: parole biascicate e incomprensibili perchè neanche Syria riusciva a pronunciarle. «syria… no… ripensaci… sono un avvocato… ???» 3... 2... 1... Ci aveva pensato!! Come Winnie The Pooh quando diceva "pensa pensa pensa" e non aveva cambiato assolutamente idea. «e?? gli avvocati non si divertono???» effettivamente, ora che ci pensava... Aveva mai visto un avocato felice? Non che conoscesse molti avvocati, ma anche nei film dove li stereotipavano erano tutti sempre un po' repressi e tristi. Ma appunto, inizialmente credeva fossero stereotipi. Avevano idee di divertimento diverse? «la vita è troppo breve per rifletterci su» anche perchè quel giorno aveva ricevuto una brutta notizia. Davvero orribile. Per chiunque volesse vivere almeno, lei non sembrava ancora aver voglia di quel masochismo tipico della gen z ma secondo lei prima o poi sarebbe toccato anche a lei. La ruota gira per tutti. «però devo avvisarti, ho scaricato l'app di quel film... chissà se lo hai presente... vabbè insomma ti dice quanto ti rimane da vivere e dieci minuti fa diceva che mi rimaneva un'ora» ??? ma avevo un prompt per questo o?? sono molto confusa da i dialoghi scritti anni . fa ma questo lo tengo per ricordo #wat. Stava per lanciare la freccetta blaterando qualcosa di molto simile a «sai cosa ho sempre voluto fare? bungee jumping» (anche questo?? perché così random?? ma mi ero fumata qualcosa? ero effettivamente ubriaca?) Ora forse non ne avrebbe più avuto tempo e sarebbe morta prima, in un modo insulso anche. Forse addirittura con le stesse freccette con cui stava per (non) colpire Scott. «vuoi fare a cambio?» esattamente come era passata dal non avere nessuno all'essere lanciata da una persona all'altra come una pallina da ping png? E perchè tutti i suoi amici erano in quel locale proprio quel giorno? «va tutto bene..?» annuì vigorosamente, riposizionando poi la mano con la freccetta davanti agli occhi per prendere la mira. O provarci, insomma, nessuno è perfetto. «ci stiamo divertendo» Dakota però le prese dolcemente il polso per fermarla proprio prima che provasse a lanciare nuovamente Scott. «tesoro, che ne dici se cerchiamo qualcos'altro per fare arte contemporanea? Scott non mi sembra molto felice di essere parte del quadro» fece un piccolo broncio, poi spostò lo sguardo verso Scott. «non è felice?» a lei sembrava che stesse bene. O forse erano gli occhiali da sole a dargli un'espressione kool anche se stava morendo dentro. «sei qui con qualcuno?» Si lasciò trascinare verso il bancone o il tavolo più vicino, l'uno valeva l'altro e lei non aveva precisamente idea di dove Dakota la stesse spingendo ma si fidava. Si fidava? Si fidava. Non era uno sconosciuto ed era anche un medimago, alla peggio era in buone mani. «sono sola soletta» viva l'indipendenza!! le sbronze in pace!! andare al cinema da sola per il piacere di vedere un bel film!! «non ho bisogno di qualcuno per godermi una bella serata» anche se la compagnia era ben accetta. Le piaceva, davvero, ma non era necessariamente necessaria. «scott aiutava per il mio processo creativo» e lanciare freccette verso qualcuno era anche divertente. Ecco, non il fatto il pensare di colpirlo ma di lanciare freccette verso di lui? Divertente. La prossima volta avrebbe optato per qualcosa di più safe tipi palloncini pieni di pittura. Peccato non fosse qualcosa che si poteva trovare facilmente in un bar. Peccato. Magari avrebbe dovuto aprire un locale dove di beveva buon vino in calici e si lasciava libera la creatività. Immaginate: di notte, tavolate a lume di candela, qualche calice e bottiglie di vino, qualche postazione per la ceramica e le mini tele per dipingere. Tante chiacchiere ed arte e alcool. Qualche musicista a fare atmosfera e chi invece preferiva ballare aveva il proprio spazio. Un po' onirico, ipnotico, dionisiaco. Forse era l'alcool a parlare. «ordiniamo qualcosa da mangiare e troviamo un nuovo gioco e un nuovo modo di fare arte contemporanea» come potevano fare arte contemporanea in quel locale altrimenti? «qui c'è solo alcool e io ho un accendino» e l'idea non gli sarebbe assolutamente piaciuta. «e tu invece? non eri con qualcuno?» non voleva di certo rovinare la sua serata. Tutto ciò che chiedeva era dare sfogo alla sua creatività. Avrebbe potuto fare body painting a qualcuno usando qualche salsa? Forse le solite in bustine le avevano mayonnaise, katchup, senape e salsa bbq sarebbero bastate. «puoi tornare da lui lei loro altro» le provò tutte perchè non voleva discriminare sconosciuti. «io sto benone» sorrise appoggiando il gomito sul bancone per poi farlo scivolare e appoggiare la guancia sulla mano per tenere su la testa e annuendo per poi tamburellare la mano sul bancone per attirare l'attenzione del barista. Alzò leggermente la testa quando qualcuno finalmente la notò «qualcosa da mangiare per lui e chiunque fosse con lui» non sapeva neanche cosa ordinare esattamente. Nel frattempo si era persa anche Scott, forse il divertimento l'aveva rapito ma ora aveva bisogno di un altro modello.
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    «non ho bisogno di qualcuno per godermi una bella serata» gli occhi, puntati su uno Scott in fuga, tornarono su Syria.
    «Ne sono felice» Dakota annuì sorridendo, accarezzandole paternale il braccio. Sul serio, gli faceva piacere sapere che non stava vivendo una sbronza triste, ma che fosse così propositiva. Couldn't relate, lui preferiva l'erba all'alcol, perché il secondo se lo viveva come una roulette russa. Sarebbe stato felice? Triste? Avrebbe avuto voglia di piangere o di sesso? Un mistero.
    «la prossima volta che vuoi ubriacarti, però, scrivimi pure, e se sono libero verrò con te. Non è una buona idea bere da soli» era un po' pessimista? No, era realista. Vivevano in un mondo dove solo il più forte sopravvive, e una ragazza ubriaca da sola di notte aveva disegnato un bersaglio sulla schiena. C'erano estremisti (e liam.) nascosti nell'ombra pronti ogni minuto a fare sparire le persone per i loro esperimenti, e non voleva che la Hollis subisse quella fine (looks into the camera pensando alla siberia)
    ammiccò «posso farti da spalla. Le ragazze carine hanno sempre l'amico gay a vegliare su di loro» meglio non gli chiedesse di farle i capelli o le unghie o pareri su come vestirsi, ma eh poteva stare li e dirle "SLAYYY" ogni volta che ne aveva bisogno di rinforzi positivi!!
    «quindi sei un'artista? non ne avevo idea! Che genere di arte fai?» appoggiò il gomito al tavolo, osservandola incuriosito.
    «qui c'è solo alcool e io ho un accendino»
    lanciò uno sguardo al cameriere ridendo e agitando una mano in aria in un muto "è tutto ok, controllo io non sia fuoco al locale" anche se dentro di sé era terrorizzato all'idea che effettivamente Syria facesse qualche cazzata .
    «ero con un conoscente» indicò il tavolo dei magiavvocati dove era fuggito Scott. «Ho raccontato a questo ragazzo che per... motivi... mi sono perso un po' di serate fra colleghi» motivi being: essere rapito, finire in un au, finire nel 2119, ansia e depressione, paura di affezionarsi a gente che sarebbe morta o sparita, paura di essere la causa di tali morti e sparizioni- il solito. «e mi ha invitato alla sua. Andavamo a scuola insieme» all'epoca non si erano mai parlati molto, si erano solo scambiati un bacio al terzo anno - che voleva anche dire che Simon non aveva mai bullizzato Dakota e anzi aveva tenuto il segreto del suo orientamento sessuale senza dirlo in giro per anni. Tutti punti extra che a posteriori lo rendeva più simpatico agli occhi del ribelle.
    «mi fa piacere stare con te. Sei divertente» sorrise al barista che aveva lasciato loro cibo da aperitivo (dopo aver detto a bassa voce che no, non doveva portare cibo al tavolo dei ministeriali da parte di Syria.), rubando delle noccioline. Tornò a guardare la ragazza.
    «se poi ti va, possiamo aggiungerci a loro e passare la serata tutti insieme. Mi sembri la persona a cui piace fare amicizia. Quando sei stanca, ti accompagno a casa» le ammiccò «a meno che tu non trovi altri passaggi» oh magari le sarebbe passata la sbronza e avrebbe trovato qualcuno a catturare la sua attenzione con cui passare la notte SIDE EYES SIDE EYES
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