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Jason x Dakota

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    Jason Maddox
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    Jason non era bravo nei rapporti sociali, lo sappiamo tutti, quelli che aveva avuto fino a qualche anno fa erano dati solo per lo spaccio della droga o dalle prostitute. Si andava a donne, qualche problema? Ma ora aveva una persona nella sua vita, forse qualche d'una di più dato che beh il pacchetto Dakota comprendeva Maeve e compagnia bella, per fortuna non vivevano insieme, non avrebbe sopportato la presenza della bionda tutti i giorni. Già le aveva chiesto di aiutarlo a comprare il regalo di compleanno e gli era costato molto farlo, si poteva dire che si era prostituto quasi, non in quel senso, andiamo Maeddox non esiste non è vero.
    «Sto pensando di regalargli solo me stesso»
    «Andiamo Jason ci sarà qualcosa di sicuro che potrebbe ah queste»
    «Sul serio Winston? Sono chitarre di coppia è fin troppo da diabete.»
    «Senti Maddox, lo sappiamo tutti che lo ami. Che ti costa mostrarlo»
    «Fanculo»
    «Jason modera i termini»
    Perché avesse deciso di portarsi dietro Maeve per cercare il regalo per Dakota era ancora un mistero, i due nonostante tutto continuavano ad avere un rapporto di odio e amore. Non si sopportavano eppure si cercavano quando avevano bisogno d'aiuto specialmente se riguardava Dakota. E cosa più assurda fu che alla fine aveva persino comprato quel regalo, due chitarre per una coppia d'innamorati. Gli venne un brivido lungo la schiena, ancora era così strano avere un compagno di vita; era sempre stato convinto di non essere in grado e guardatelo ora, era fidanzato con un uomo che amava ed era felice nonostante fossero lontani da casa.
    Era quasi un anno che erano bloccati in quel posto e doveva ammettere che alla fine non era male stare lì, sempre meglio che stare nella versione strana del 2018; lì aveva visto Dakota crollare pezzo dopo pezzo, mentre ora sembrava stare meglio, c'era pure Maeve lì con lui. Odiava ammetterlo ma sapere che la bionda gli stava accanto lo faceva star sereno, dato che il ragazzino era sempre in moto, per cercare il modo di tornare a casa, ma sembrava più tranquillo e questo era una consolazione per Maddox, non era bravo a consolarlo nonostante lo conoscesse da nove anni e in modo più approfondito da quatto; in teoria doveva sapere come aiutarlo e invece no. Magari poteva sembrare che era diventato più sensibile ma non era così, anche se era innamorato del suo rosso, non era cambiato il suo approccio con l'emozioni, non era bravo a gestire le proprie quindi figuriamoci con quelle degli altri, anche se era Wayne, forse con lui era persino peggio perché sentiva il peso di doverlo a tutti costi rendere felice.
    Aveva voglia di vederlo sorridere, di sapere che stesse bene nonostante tutta quella merda, avrebbe voluto fermare il tempo per vederlo come in quel momento. Addormentato col sorriso sulle labbra, ancora rosse e gonfie per i troppi baci ricevuti fino a qualche ora prima. Gli accarezzò i capelli, arruffati, sudati e non più rossi; peccato perché aveva amato da subito quel colore, anche se gli piaceva lo stesso quella versione del ragazzo. Ammirò i succhiotti sul suo collo («Jaz non posso andare in giro così. Sembra di avere la varicella» - «Sono il mio segno di appartenenza» - «Mica sono un oggetto.» - «Sei comunque mio» ) non avrebbe mai smesso di farglieli; aveva scoperto di essere molto geloso quando si trattava dell'ex grifondoro e se avesse potuto fare la pipì intorno a lui come facevano i cani per marcare il territorio lo avrebbe fatto sicuramente, ma erano persone più o meno normali così aveva optato per dei semplici succhiotti.
    Bip bip Spense subito la sveglia sul comodino che segnava 00:00, segno che era arrivato il giorno del compleanno del suo ragazzo. Era arrivato il momento di festeggiare, di nuovo, e soprattutto di fargli gli auguri per primo.
    «Auguri amore» bisbigliò all'orecchio del non più rosso, aveva aspettato che scattasse la mezzanotte per essere il primo a fargli gli auguri. Erano nel letto del compagno, nudi ma sotto alle coperte perché la temperatura non era più quella estiva e in Francia non faceva così caldo. Avevano fatto l'amore la sera precedente e il suo ragazzo dormiva abbracciato a lui. Potevano sembrare una coppia felice, cioè lo erano davvero, ma non di certo per il contesto,ma dato che quello era un argomento alquanto delicato, per quella volta che era un giorno speciale non voleva pensare a quanto fossero distanti da casa ma godersi quella piccola gioia. «Wayne...svegliati» iniziò a baciargli la guancia per poi scendere sul collo, fino a scivolare sulla spalla nuda. «non lo vuoi il tuo regalo?» disse continuando ad accarezzarlo e baciarlo delicatamente; sapeva benissimo che la parola regalo avrebbe fatto aprire definitivamente gli occhi al ragazzo; lui adorava i regali e quindi, in sostanza essere viziato anche se Jason non era un tipo romantico e raramente gli faceva doni.






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    dakota wayne
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    «E'... affascinante» occhi grandi da bambino, Dakota si sistemò le lenti sul naso con un gesto inconscio mentre si sporgeva verso il corpo steso, studiandone la fronte e la sottilissima linea bianca quasi invisibile che la attraversava. Era tentato di toccarla, assicurarsi che fosse davvero lì e non si stesse immaginando tutto «Niente magia, eppure il paziente è stabile. Fino a un'ora fa l'avrei dato per morto» «Ehi!» «Mi scusi, Frank. Ma deve capire che questo è... è...» Non trovava la parola adatta. Sbalorditivo? Incredibile? Impossibile? Il ragazzo in piedi al fianco di Dakota, con un risata, concluse la frase per lui: «Il futuro?»
    Già. Qualcosa del genere.
    Dopo quasi cinque mesi a Parigi nel 2118, Dakota ancora si sorprendeva ogni giorno che passava in quell'ospedale, per questa o quella cosa - tanto che si portava a casa le cartelline dei rapporti e li leggeva ad alta voce a Mae, alle bambine, a Jason, cercando di rendere anche loro partecipi della propria eccitazione. Studiava duro per farsi accettare dai dottori come loro pari, per essere al passo con i tempi e rendere il nomignolo che carinamente gli avevano affibbiato - nonnino - semplicemente un soprannome divertente invece che un insulto... ma era più forte di lui. Accettare quel mondo, quella realtà, non spalancare la bocca emozionato ad ogni operazione riuscita a cui assisteva, non sobbalzare quando un babbano e un mago parlavano di magia senza stupirsi, era difficile; più difficile che accettare l'universo alternativo, per dire, perchè era terribilmente lontano da qualsiasi altra cosa a cui fosse mai stato abituato; ci era cresciuto, con la morte sua vicina di casa, ed era difficile convincersi di essere in un luogo dove il male, le differenze, la sofferenza, erano state debellate quasi del tutto. Era difficile convincersi di essere al sicuro; non dopo una vita passata in guerra. Sapeva che non fosse tutto perfetto, che gli esseri umani mai lo sarebbero stati, ma era tutto così vicino dall'esserlo da rendere quel futuro auspicabile, idilliaco, utopico. A volte doveva chiedere a Melvin o Leonard di raccontargli qualcosa di nuovo, qualcosa di brutto, per ricordargli che quel posto era reale, dopotutto.
    Dopo gli ultimi controlli e aver saluto il paziente, Dakota uscì dalla camera insieme al medico a cui era stato affidato come semplice tirocinante («Ma nel 2017 ero un pediatra - ero bravo nel mio lavoro!» «Dakota, hai 19 anni. Non so come funzioni da te ma... probabilmente male. Non affideremo la vita della gente ad un ragazzo che non ha neanche finito la scuola di medicina» «...quale scuola di medicina» «Appunto.»), lo sguardo a vagare come al solito nel corridoio asettico.
    «Ehi» alzò lo sguardo verso l'uomo, sorridendo cordiale. «Ho visto dai tuoi documenti che domani è il tuo compleanno. Centoventi anni, eh?»
    «già» Dakota non aveva dimenticato il proprio compleanno - nonostante ci avesse provato. Nell'universo alternativo, da quell'ormai lontanissimo dicembre, aveva tenuto il conto dei giorni, poi settimane e infine mesi, ma nel futuro aveva smesso di farlo; si era reso conto che contare quanto stava lì, rendeva solo più dolorosa la prigionia. Forse era stato aver passato tanto tempo in un mondo governato da Seth, ma Dakota non era molto ottimista sul ritorno a casa al momento - non quando sapeva che facendolo avrebbero potuto liberare Abbadon e distruggere qualsiasi parvenza di possibilità di pace. «Li porto bene, che dici?» «direi più che bene»
    Mike rise - troppo - e Dakota pensò alle scenate di gelosia che faceva sempre Jaz dicendo che l'ex grifo era diventato ingenuo nel riconoscere quando le persone che ci provavano. «Programmi per la mezzanotte? Altrimenti, ti porto in un bar carino» Mh. Chissà se Jason aveva ragione e Dak aveva perso lo spirito dakotasgualdrina che gli faceva capire quando qualcuno voleva portarselo a letto. «grazie mille» spallucce «ma sono impegnato» «Passerai l'ora x a bere cioccolata calda e guardare commedie romantiche?» «No» «Oh» «La passerò col mio ragazzo» «Oh» Mike sembrava piacevolmente sorpreso, ma Dakota non era certo del perchè; era piuttosto certo di aver già parlato di Jason, negli ultimi cinque mesi, quindi non poteva essere stupito del fatto che fose gay o con un fidanzato. «State ancora insieme?» «Certo che stiamo ancora insieme» gli uscì più offeso di quanto fosse necessario, e si schiarì la voce cercando di addolcire il tono «Perchè?» «Beh, sai. Per via della ragazza» «quale ragazza»
    «Melvin. Melvin Wayne»
    F u c k.
    Dakota fermò la camminata, seguito a ruota dall'uomo. «Come-...» «Sempre nei tuoi documenti. Non spiavo, è il mio lavoro controllarti... e mi sono stupito del perchè tu non ne abbia mai parlato a lavoro» «Non è come pensi» «Penso» lo interruppe Mike «Che tu abbia la sindrome della crocerossina, e abbia adottato una ragazzina senza dirlo al tuo ragazzo, sapendo che non sarebbe stato d'accordo perchè sei un diciannovenne in un mondo che non conosci» Dakota riprese a camminare «E penso che tu non lo dica in giro perchè sai che dovresti dirlo prima a lui... ma facendolo, temi possa lasciarti»
    «Non sai niente di noi» sbottò nervosamente affrettandosi verso l'uscita.
    «So abbastanza» E lo sapeva, cavoli. «Se dovesse lasciarti, sai dove trovar-»
    Dakota richiuse la porta dietro di sè con forza, e accelerò il passo.

    ...


    «Auguri amore» stiracchiandosi come un gatto, Dakota si tirò leggermente su, ancora accaldato e dolorante. Si passo le dita sulle ciglia stropicciandosi gli occhi, e alzando lo sguardo cercò un orologio. «Mi sono addormentato?» il tono di voce era basso, per paura potesse esserci qualcun altro nella villa e potesse sentirli, ma soprattutto impastato dalla stanchezza «Cazzo, ho perso la mezzanotte» Portandosi la mano davanti alla bocca sbadigliò sonoramente, per poi girarsi dall'altra parte. O beh, ormai era andata così...
    «Wayne... svegliati» mugugnò ai baci sulla guancia di Jason, l'istinto a dirgli di voltare il viso per renderli qualcosa di diverso, e la stanchezza a spingerlo a non rialzarsi mai più. Rip, Dakota Wayne, hai servito bene il tuo paese, ora riposa in pace dopo un paio di ottime scopate. «non lo vuoi il tuo regalo?» ridacchiò, rotolando nel letto per guardarlo. «Fammi indovinare... altro sesso? Per questa volta passo» Alzò la mano, accarezzandogli il mento. Non sapeva come fosse possibile che Jason lo guardasse con quegli occhi, nonostante tutto; lo faceva sentire più che desiderato, più che amato. Jason lo faceva sentire sicuro; sicuro fra quelle coperte, sicuro fra le sue braccia, sicuro e basta. Quando pensava che aveva ribaltato la propria vita per lui, tutto il resto si annullava, e riusciva a pensare solo a quello: a Jason che andava a salvarlo nonostante si fossero lasciati, Jason che smetteva di drogarsi come un masochista, Jason che rischiava tutto per unirsi alla causa di Dakota della ribellione. Avevano superato battaglie in schieramenti diversi, rapimenti, attentati, un anno in un altro mondo... ed erano ancora insieme.
    "Possiamo superare anche l'adozione di Melvin" «Due anni fa a quest'ora non credevo... non pensavo che saresti tornato» fece scivolare la mano sulla sua guancia, cercando poi le sue dita per intrecciarle alle proprie. «Ora non riesco a pensare ad un compleanno senza di te... una vita, senza di te. E odio tenerti le cose segrete» si umettò le labbra, impegnandosi a non distogliere lo sguardo «Probabilmente ti arrabbierai per quello che sto per dirti, quindi preparati», lo avvisò «sono... diventato tutore legale di una ragazzina, senza chiedere prima il tuo parare» arricciò il naso «Hai presente Melvin? Beh, l'ho adottata. Diciamo che è come se fosse mia figlia, in un certo senso» In molti sensi, a dire la verità. «Immaginavo che chiedendotelo avresti detto di no» EHI! Magari lo sottovalutava e avrebbe detto "uau k bello dakota, ho sempre sognato una figlia adolescente con te!!1"; insomma, Jason doveva rendersi conto che poteva andare peggio.
    Dakota poteva adottare dei gemelli.




    14.10.2118
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    Jason Maddox
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    «Due anni fa a quest'ora non credevo... non pensavo che saresti tornato» erano già passati due anni da quando si erano ritrovati? Era incredibile quanto potesse essere passato velocemente il tempo. Aveva al suo fianco il suo Dakota e lo amava ogni giorno di più in un modo così consapevole; cosa che lo faceva stare bene. Strano ma vero. Tutto quello che aveva fatto era stato per lui e lo avrebbe rifatto ancora e ancora perchè era grazie a ciò che ora stavano insieme, ed era la cosa più importante per lui; non era così rilevante - non è vero - che fossero lontani da casa, in fondo Jason non aveva una famiglia per cui tornare, per l'esattezza era lì con lui. Al contrario, Dakota soffriva di più ma spesso era occupato a lavoro; anche se quel collega proprio non gli piaceva, ci provava troppo con il suo fidanzato, ma questo non sembrava essersene accorto. Quanto poteva essere ingenuo? Ma era meglio non pensare a quello stronzetto, perché ogni volta che ci pensava aveva solo voglia di picchiarlo. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
    «Ora non riesco a pensare ad un compleanno senza di te... una vita, senza di te.» quella era una vera dichiarazione, non se lo aspettava. quasi s'imbarazzò, ma non lo avrebbe mai amesso, aveva una dignità - non è vero. I due ragazzi diversamente da quanto poteva sembrare non erano molto romantici, neanche Dakota; si erano dimostrati il proprio amore in più occasioni con le piccole cose, ed erano proprio queste facevano capire quanto tenessero uno all'altro. Eppure quel « E odio tenerti le cose segrete» fece tremare Jason perchè l'ultima volta che aveva scoperto il segreto di Dakota era finita male per loro due, molto male. Che poi a ripensarci, era stato davvero un idiota a lasciarlo perché era un ribelle, se fosse tornato indietro nel tempo non l'avrebbe mai abbandonato; ogni giorno chiedeva scusa per quello che aveva fatto ma era consapevole che sarebbe stato per sempre una macchia nera nel diario della loro vita. ( cosa?)
    Deglutì visibilmente, aveva davvero paura delle parole che il compagno stava per pronunciare, sapeva in cuor suo che non era niente di buono. Andiamo, come poteva essere una cosa positiva per averla tenuta segreta? «amore» cercò di mostrarsi tranquillo ma l'agitazione che stava provando il compagno non stava aiutando. «Probabilmente ti arrabbierai per quello che sto per dirti, quindi preparati» Aveva un brutto presentimento. «Rosso parla» si fece serio, nella sua testa era partito l'allarme perchè dalla frase di Dakota non era niente di positivo ( si l'ho già detto). «sono... diventato tutore legale di una ragazzina, senza chiedere prima il tuo parare» pausa troppo breve per poter rispondere a quell'affermazione e poi non aveva capito. Lui era diventato cosa? «Hai presente Melvin? Beh, l'ho adottata. Diciamo che è come se fosse mia figlia, in un certo senso» Sua figlia? «Immaginavo che chiedendotelo avresti detto di no» cosa? aveva davvero capito quello che gli aveva detto? Come poteva prendere quella notizia? Non lo sapeva neanche lui. Rimase in silenzio a guardare il compagno che come lui aveva deciso di non parlare più. Non era un bene perchè di solito prendeva a blaterare senza sosta per convincerlo di qualcosa , ma ora aspettava una sua qualche reazione. Passarono diversi minuti, giusto il tempo per far capire a Jason quello che aveva detto, poi scoppiò a ridere «Scherzi vero?» come poteva fare uno scherzo così stupido? Era evidente che stava dicendo la verità. Si calmò«Ok. Fammi capire» si mise seduto per guardare meglio il suo ragazzo. «Quindi hai adottato una ragazzina» ripeté più a se stesso che a lui. Gli stava bene? No. «senza dirmelo» gli dava fastidio che avesse una figlia senza di lui? Si. Ma era pronto per fare questo passo con lui? No. Quindi aveva fatto bene a non dirglielo? NO. «Perché sei così stupido?» Ok,forse non era il miglior approccio a quella sua confessione, ma potete biasimarlo? Si sentiva messo da parte ancora una volta. Quante altre volte doveva capitare? Magari un giorno si sarebbe ritrovato con quattro figli adottivi senza saperlo. Si alzò dal letto, massaggiandosi le tempie, era così confuso e deluso perché ancora una volta Dakota non si era fidato di lui e aveva preferito fare da solo invece che condividere qualcosa insieme. Probabilmente avrebbe detto di no, quello era vero, ma non perché non era pronto per adottare un figlio -diciamo anche per quello- a venti anni, ma soprattutto perché era davvero una pessima idea farlo in quell'universo/tempo. Per non parlare che non aveva preso in adozione una persona affidabile e tranquilla. Lui sapeva chi era, perché si , Jason spacciava. L'ho già detto che il lupo perde il pelo ma non il vizio? Ma questo è un altro discorso perché il punto fondamentale era un altro. «Ma almeno sai chi hai adottato? La conosci Melvin?» si voltò verso il compagno prima che questo potesse rispondergli, era il suo momento «E prima che tu possa dirmi che nemmeno io la conosco, ti dico che sbagli. Quella ragazzina è una spacciatrice. Hai deciso di adottato una delinquente che ti porterà guai, perché sai benissimo che sarà così e noi non possiamo permetterci problemi in questo mondo. Ti sei dimenticato che siamo nel 2118? Qui abbiamo false identità, dobbiamo stare attenti e tu cosa fai? Adotti una che presto o tardi verrà presa e messa in galera. Farà il tuo nome e cazzo saremo,anzi sarai nella merda.» Era preoccupato, dannazione per loro due e per il suo ragazzo che stava mettendo la faccia per una che conosceva solo da qualche mese. «per questo non me lo hai detto. Sai di aver fatto una cazzata. E se me lo avessi detto ti avrei fermato da fartelo fare perché è da pazzi fare una cosa del genere in un mondo che non ci appartiene.» Prese a camminare nella stanza, per sbollire la rabbia; aveva anche una gran voglia di andarsene, ma non voleva lasciare Dakota così «Che cazzo.» e addio compleanno felice per Dakota, ma perché doveva sempre andare così tra di loro? Stavano bene per un periodo poi arrivava qualcosa che li faceva barcollare. Non c'erano altre parole da spendere per Jason, anche se sapeva benissimo che non sarebbe finito lì, il rosso avrebbe detto la sua di nuovo e avrebbero litigato ancora una volta. Lui non ne aveva voglia, ma era così furioso con il ragazzo.




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    Già si pentiva di come aveva tirato fuori il discorso.
    «Scherzi vero?»
    «Sei arrabbiato»
    «Ok. Fammi capire» Jason si mise seduto (seduto!!!), e Dakota gemette piano, la tentazione di coprirsi la faccia col cuscino e nascondersi. Sì, era arrabbiato. «Quindi hai adottato una ragazzina» il fu grifo strinse le labbra, annuendo. «senza dirmelo»
    «Te lo sto dicendo ora» tentò con tono anche troppo allegro e spensierato, ma non attaccò. «Perché sei così stupido?»
    E mentre Jason si alzava, Dakota ricadeva all'indietro fra le coperte, sospirando portandosi un braccio a coprire gli occhi. C'erano solo tre motivi per cui Jason si alzava volontariamente dal letto dopo una scopata: fame, bisogno fisici, e litigare. Purtroppo, le speranze che si fosse messo in piedi per uno dei primi due erano alquanto basse.
    «Lo sapevo avresti reagito così» borbottò, più a sè che al ragazzo. Sbirciò spostando il braccio Jason fare avanti e indietro, e quando questi iniziò a parlare si tirò nuovamente su per affrontarlo, stringendo le ginocchia al petto e posandovi sopra il mento.
    «Ma almeno sai chi hai adottato? La conosci Melvin?»
    «So che aveva bisogno di un tutore» Semplice così; il Maddox lo conosceva abbastanza per sapere che quando qualcuno in difficoltà chiedeva aiuto al Wayne, lui glielo dava... ma Jason già gli stava parlando sopra senza neanche aver ascoltato la risposta, e roteando gli occhi al cielo Dakota non potè che attendere il proprio turno per parlare, l'ansia per una discussione che non voleva avere a diventare via via irritazione fino a sfiorare la rabbia. Mordicchiandosi la guancia dall'interno, il guaritore strinse maggiormente la presa sulle gambe impedendosi di sbottare... all'ultimo, però, alzò la testa di scattò, lo sguardo sorpreso su Jason. In un mondo che non gli apparteneva? Jason ancora sperava di tornare nel 2017, dopo tutto quello che avevano visto, dopo tutto quello che sapevano?
    sbottò ironico: «hai finito?»
    «Che cazzo»
    La voce di Maeve risuonò nella sua testa, un «linguaggio» sentito tante volte che in un attimo lo fece sbollire e sorridere istintivamente. "stai buono, Dakota. È Jason, sapevi avrebbe reagito così... non renderla una litigata da soap opera".
    Prese un respiro profondo, deglutì, e si mise a cercare le parole giuste mentre parlava con calma «Non te l'ho detto prima, come già accennato, perchè sapevo avresti reagito così, non perchè me ne penta. Lo rifarei» Probabilmente, anche il non parlarne a Jason; senza cattiveria, ma solo per evitare gli impedisse di agire. Dakota era cresciuto senza dover rispondere di niente a nessuno, nel bene e nel male, e ancora aveva qualche problema ad accettare che Jason pretendesse di venir messo a parte di ogni sua scelta e movimento. Lo amava, ma a volte si sentiva soffocare da questo atteggiamento opprimente; si sentiva come se fosse in dovere di essere Dakota che sta con Jason, agire e pensare come tale, mentre più spesso gli sarebbe piaciuto essere dakota e basta. Non glielo avrebbe mai confessato, ma non gli spiaceva che nel 2118 non tutti sapessero che stavano insieme, e potesse per un po' essere se stesso non in relazione del proprio ragazzo. «E Vin non è una delinquente, ha solo una vita... complicata. Mettermi in guarda da una spacciatrice da parte tua è davvero ironico» accennò un sorriso «Devo ricordarti che non eri esattamente il partito che una madre sogna per il proprio figlio? Forse ho un debole per i casi umani» sollevò le spalle divertito, tornando serio subito dopo «Melvin è la cosa che mi pare più vera in questo assurdo mondo apparentemente utopico. Mi piace» Si umettò le labbra, abbassando lo sguardo sul lenzuolo. «E... per l'appunto, credo dovresti smetterla di parlare di questo posto come un luogo di villeggiatura. Questa è... casa adesso, in un modo o nell'altro. È anche il nostro mondo» rialzò lo sguardo, un sorriso sulle labbra che non raggiungeva gli occhi. «Non ti dico di perdere le speranze, ma di cercare di abituarti all'idea che potrebbe ritenersi necessaria la nostra presenza permanente qui, e che quindi dovremmo vivere di conseguenza» adottando quindi una ragazzina, perchè no!!1 «Io non voglio un'identità segreta, non voglio aspettare e basta. Io voglio di più»




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