you can't save everyone / i have to try

dakota + jason

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    Passandosi lentamente la lingua sulle labbra secche Dakota si abbassò a terra, rimanendo accovacciato mentre allungava la mano fra macerie annerite e spolverate di neve. Prese fra le dita infreddolite il rettangolino pallido, passandoci sopra il pollice per cercare di pulirlo dalla cenere. Non si tirò immediatamente su, pur essendo terribilmente scomodo in quella posizione, rimanendo invece a fissare il piccolo oggetto (così inutile, così anonimo se preso singolarmente) per qualche secondo. Aveva visto Shane (il ragazzo che era stato, e il ragazzo che era adesso) far scivolare elegante e rapido i polpastrelli su quei tasti; lo aveva guardato così tante volte chiedendosi come fosse in grado di produrre musica tale, come fosse possibile che col pianoforte riuscisse a trasmettergli tante e disparate emozioni. Era strano adesso vedere il pianoforte (quel pianoforte, quello antico e lucido di villa Icesprite che anche Dakota stesso aveva suonato qualche volta) distrutto e presente come fantasma di se stesso con pochi pezzi di legno, tasti sciolti, ferretti fusi, in mezzo ai resti della grande abitazione.
    Era strano pensare di star camminando su un cimitero.
    «Credi sia vero? Che siano morti tutti?» Era stato solo un sussurro, ma l'ex rosso era certo che Jason, poco distante, lo avesse udito nel silenzio della mattina invernale ancora buia. Dakota si alzò in piedi stringendo il tasto bianco del pianoforte fra le mani, lo sguardo ancora rivolto a Villa Icesprite. O meglio a quello che ne era rimasto dopo l'incendio.
    Sapeva - aveva capito, ormai - che quello non era il loro mondo, la loro realtà. Quello che in quel momento stavano cercando lui e Jason non era il suo Shane, e non avrebbe dovuto fargli tanto effetto vedere quella che era stata casa dell'Howe rasa al suolo... eppure, aveva un groppo alla gola. Eppure, non era sicuro di stare bene.
    Forse si trattava di una reazione normalissima allo scheletro di una casa in cui per giunta era stato, e non c'era niente di strano a voler vomitare posando i piedi dove gli era stato detto delle persone (persone che conosceva) avessero perso la vita.
    Forse non riusciva a convincersi del tutto che gli abitanti di quel mondo fossero distanti e diversi da quelli del proprio, e non poteva sopportare l'idea che Shane (il suo, uno qualunque) fosse morto o infelice.
    Forse aveva paura che ormai quella fosse la sua unica e possibile realtà (una realtà dove per lui non c'era posto), e non ci fosse più una casa a cui tornare. "E se restassi qua per sempre?" Strinse il tasto bianco, cercando di scacciare l'idea. "No. Ce ne andremo"
    Si mosse fra le pietre, cercando qualsiasi indizio potesse aiutare lui e Jaz nel capire cosa fosse capitato all'amico. Una volta trovato Shane, avrebbe aiutato Jason a cambiargli la vita e in questo modo (forse, sempre forse) il Maddox sarebbe potuto tornare a casa, sparendo come Mae e gli altri. Dakota non era sicuro di questa teoria, ma parlandone con gli altri Prescelti rimasti aveva deciso che fosse una possibilità più che papabile: praticamente tutti i Prescelti scomparsi erano spariti dopo aver fatto sapere di essere sulle tracce di questa o quella persona dell'AU e aver modificato qualcosa della loro vita per renderla più simile a quella del proprio universo. Secondo Sunday Ake aveva cercato il fratellastro per fargli incontrare i suoi amici, BJ era andato a dormire raccontando che avrebbe trovato un modo per far conoscere Lydia e Jay, Maeve gli aveva detto sarebbe andata al QG a cercare Jaden... aveva senso. Non potevano essere coincidenze.
    L'immagine della ragazza e la derivata nostalgia per la stessa (che ormai, si sa, era casa per lui) gli diede una morsa al petto. "Maeve è viva, sta bene. Mi sta aspettando". Dakota aveva ogni intenzione di raggiungerla... ma non prima di aiutare gli altri Prescelti bloccati nell'AU. Jason (il suo adorato, stupido Jason) in primis, e poi gli altri (Amalie, Sunday, Cora... tutti quelli che volevano una mano). Sarebbe rimasto l'ultimo in quel dannato mondo, non gli importava; non avrebbe lasciato nessuno da solo lì.
    Dal canto suo, portandosi avanti per il ritorno a casa, si era avvicinato allo Scott di quel mondo, cercando di conoscerlo meglio. Non era stato esattamente facile: quello Scott non era il suo pulcino spaventato dal contatto fisico, non era il ragazzo che aveva conosciuto e amava, quello su cui si era buttato il giorno del suo compleanno ancora in pigiama per gridargli tanti auguri a te, quello che stava anche ore e ore attaccato alla play inveendo contro un Boss particolarmente forte come mai avrebbe fatto contro una persona vera. Lo Scott dell'Au, Scott Larson, era molto meno amichevole, molto meno soffice. Non per questo Dakota non aveva provato ad avvicinarglisi in quella settimana, approcciandolo con un pretesto e poi continuando a "seguirlo" i giorni seguenti vantando ad alta voce la pazzesca coincidenza del fatto («UAU QUANTE PROBABILITA' C'ERANO????&&» -cit guru). Quando tutti i Prescelti fossero "andati avanti", gli avrebbe presentato Erin sperando di risolvere così la sua questione in sospeso (e se così non fosse stato, BEH, avrebbe comunque riunito i chips, come già aveva deciso di fare con Amalie appena scoperto che i due non si conoscevano). Per il momento... beh, gli piaceva sentire una parvenza di casa cercando di diventare amico di Scott, fingendo che i suoi sguardi truci fossero solo divertenti, e non che gli spezzassero il cuore.
    Puntò la bacchetta illuminata con il lumus verso una delle travi mezze bruciate che avevano contribuito al crollo della casa, e strinse le labbra vedendo apparire una scritta a bomboletta ben poco carina sugli ex abitanti della villa e come si fossero meritati quella fine. Non gli importava che Damian e Anje e gli Icesprite in generale (Shane a parte) non gli fossero proprio simpatici, nè fossero mai stati nel suo universo dei santi: nessuno si meritava quella morte e quegli insulti. Soprattutto non solo perchè di una razza diversa.
    Si voltò verso Jason.
    «Trovato niente?» Non sapeva neanche quando fosse bruciata la casa - un mese, un anno, dieci? - Non sapeva se Shane fosse morto lì, o fosse riuscito ad andarsene. Si sarebbe sentito meglio se fosse stato sicuro che il suo Shane fosse ancora vivo e avesse accettato di fare le ricerche con loro, invece che sparire per conto proprio e non tornare neanche sempre da Ollivander la sera. Si strinse la braccia al petto, fingendo fosse un semplice gesto protettivo contro il freddo; stringeva ancora in mano il tasto del pianoforte.


    Edited by ‚soft boy - 25/3/2018, 15:30
     
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    Jason Maddox

    «Dammi un valido motivo per uscire da questo letto» chiese Jason mentre continuava a stringere il compagno tra le sue braccia, non smetteva di dargli baci su baci per non farlo muovere dal letto; non aveva voglia di spostarsi da lì, stava così bene. Jason aveva sempre avuto spirito da adattamento, sennò non avrebbe vissuto fino a quel momento se non fosse stato capace di sopravvivere ad ogni situazione visto il padre violento e i suoi trascorsi da drogato e spacciatore. Aveva toccato il fondo così tante volte che ogni situazione in cui lui aveva un tetto sopra la testa, cibo da mangiare e fumo voleva dire che poteva vivere un altro giorno. Era quello il caso, stavano in un alloggio, quindi dormivano al caldo ogni sera e mangiavano regolarmente, in più aveva Dakota al suo fianco. Cosa voleva di più? Niente, in fondo la sua vita non era così diversa da quella che aveva lasciato alle spalle, anche se non era così perfetta, gli mancava ancora l'erba per essere in pace con se stesso, ma al ragazzo non glielo avrebbe mai detto.
    « Voglio andarmene via di qui »
    «Puoi farlo» rispose subito, ma lo tenne stretto a se come se davvero il rosso volesse andarsene da quel luogo in quel preciso istante, sapeva che nessuno dei due avrebbe abbandonato l'altro, mai, ma allo stesso tempo sapeva di aver detto una cosa che lo avrebbe fatto arrabbiare. Infatti Dakota lo guardò male, sapeva, Jason di aver detto una cazzata, tanto che per rimediare provò a baciarlo, ma questo si spostò leggermente per guardarlo negli occhi. Era adorabile quando lo guardava in quel modo,misto tra il “non farmi innervosire” a “sul serio Jason, non farmi arrabbiare”. Rise nel vederlo in quel modo, anche se sicuramente l'effetto non era quello che voleva il compagno.
    « Dai scherzo...ma non ho voglia di uscire da questo letto » prese a baciarlo, in modo abbastanza provocatorio, per fargli capire meglio le sue intenzioni, non che fossero ovvie anche senza, insomma era Jason e loro erano nudi nel letto già da diverse ore, figuriamoci se gli bastava solo un round ( volevo dirne di più, ma non volevo esagerare).
    «Jaz. Non pos-siamo » Dakota non era così convincente nel respingerlo e Maddox sapeva quali tasti premere per distoglierlo dai pensieri, era riuscito a rimandare fino a quel giorno le indagini, poteva conquistare un altro giorno. Forse. «Domani. Promesso» disse tra un bacio e l'altro, l'aveva in pugno. Forse « No. L'hai detto anche ieri.» venne spinto via. Dakota era forzuto quando voleva. Jason lo guardò facendo una smorfia, sapeva cosa voleva dire quel gesto perché niente avrebbe fatto cambiare l'idea al suo compagno, che si stava già vestendo mentre continuava a spiegare l'importanza dell'indagine.« Ok. Andiamo » e Dakota aveva vinto. Si vestirono, contro voglia almeno lui e lentamente si avviarono verso le rovine degli Icesprite.
    Sapeva che era tutto inutile andarci ma il rosso aveva insistito in quell'assurda ricerca di Shane, di qualcosa che riguardasse la sua famiglia, come se a lui gliene fregasse qualcosa. Ma per il grifondoro doveva comunque provarci, perché lo vedeva sofferente in quel posto, senza Maeve era distrutto, voleva raggiungerla, ovunque la bionda fosse. A lui non importava molto dove fossero, ma se per vedere il compagno sorridere di nuovo e vederlo sereno avrebbe fatto quella dannata indagine, anche se non ne aveva la minima voglia. Così alla fine si erano ritrovati insieme alle rovine della famiglia icesprite; inutile dire che c'era davvero solo quello, cos'altro poteva trovare? Sospirò mentre cercava il niente. Era davvero tutto uno schifo, perché si era fatto convincere a essere lì? Non aveva neanche uno straccio di droga per affrontare quella merda.
    «Credi sia vero? Che siano morti tutti?» udì la voce di Dakota che lo riportò da lui, gli prese la mano guardando la casa, o meglio i mattoni che non si erano sgretolati nell'incendio. « Non so che dirti rosso,so per certo che Sane è vivo, ma se non è qui non saprei dove cercarlo » e non aveva neanche così tanta voglia di farlo (l'ho detto per tutto il post, si è capito?) a dire il vero ma non voleva dirlo al Wayne #Dakotamifacosìpauravisto che voleva andarsene velocemente da quel mondo e senza il compagno, per fortuna di Jason, non voleva farlo. Intrecciò le dita con quelle del fidanzato (oddio che strano) e continuarono a guardarsi intorno. Non era una gran bella vista, nonostante tutto, pure per lui quello era triste da vedere e pensare, soprattutto che era stata distrutta una famiglia oltre che una casa. « andiamo a mangiare qualcosa? » ma quanto poco poteva essere sensibile l'ex serpeverde? Molto, ma cosa poteva fare se Shane non si trovava e quella casa era distrutta, portando con se delle persone. Forse, non era così scontato, ma non aveva davvero voglia di indagare sulla famiglia Icesprite.
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    shane è ribelle?


    Edited by Maddox - 8/4/2018, 00:30
     
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    «Non so che dirti rosso, so per certo che Sane è vivo, ma se non è qui non saprei dove cercarlo» Almeno Jason ne era convinto, del fatto che l'amico fosse ancora in vita. Dakota avrebbe voluto chiedergli come facesse a dire una cosa del genere con tale sicurezza, ma si limitò a scrollare le spalle; se non riusciva a essere lui l'ottimista della situazione, era felice che almeno il ragazzo lo fosse. Quando Jaz allungò la mano per intrecciare le proprie dita alle sue, Dakota lo lasciò fare distrattamente, il pollice ad accarezzare il dorso della mano dell'altro. «Andiamo a mangiare qualcosa?»
    Cristo.
    Con lo sbuffo di una risata per niente divertita, Dakota mosse leggermente il braccio per obbligare Jason a lasciare la prese, e infilò rapido le mani in tasca. Gli diede la schiena mentre tornava a guardare fra le macerie intorno a loro senza neanche rispondergli (dando, in questo modo, invero una risposta più che lampante: farò finta tu non abbia detto niente).
    Dakota lo amava irrimediabilmente, di questo era certo e se ne rendeva conto ogni giorno, ma Jason era sempre capace di farlo incazzare come poche cose. Lui e il suo stupido tono scazzato, sguardo annoiato mentre studiava intorno a sè, "andiamo a mangiare qualcosa?".
    andiamo a mangiare qualcosa. Come se i due fossero stati lì per lui, per fare un favore a Dakota e non per l'ex serpeverde stesso nonchè per la possibilità di tornare a casa; come se fosse stato Dakota l'irragionevole fra i due. No ??????????????? Ok, forse era da quando era iniziata tutta quella storia era un fascio di nervi continuo, forse non era la persona più facile con cui trattare e commenti che normalmente avrebbe fatto con un sorriso divertito improvvisamente erano diventati acidi, forse era diventato lievemente insopportabile lui stesso... ma Jason doveva proprio impegnarsi a essere un Jason?
    Dakota si rese conto improvvisamente di dove lo stavano portando i propri pensieri ("Jason deve proprio essere un Jason? Che cazzo, Dakota, è LUI il tuo ragazzo") , e si fermò accanto ad un pezzo di scala crollata fingendo di aver trovato qualcosa di interessante. "Io lo amo, è l'uomo della mia vita. Supereremo questo periodo di merda appena ce ne andremo da qui", non se lo stava ripetendo per autoconvincersene, sapeva che era così e basta. Odiava arrabbiarsi per niente con Jaz. Lo conosceva, sapeva com'era fatto; l'aveva scelto e lo avrebbe scelto di nuovo in altre mille vite. Era inutile lasciar prendere il sopravvento al nervosismo quando chiaramente c'erano in quel momento nella sua vita problemi ben più grandi che non la pigrizia del suo ragazzo. Logicamente, sapeva di essere tanto suscettibile ultimamente nei confronti del ragazzo solo per una questione di stress, solo perchè non sapeva dove altro dirigere la propria rabbia dettata dall'impotenza che serviva; era una persona pragmatica, scientifica: aveva bisogno di uno scopo, di istruzioni da seguire, di qualcosa da fare. "Questo posto mi fa uscire di senno" Pensò portandosi una mano alla faccia per massaggiarsi la fronte nel tentativo di far passare un mal di testa che non sarebbe andato via.
    «Restiamo ancora» Si alzò pulendosi i pantaloni sporchi di polvere e neve «Per favore. Dobbiamo scoprire dov'è questo Shane, cosa fa della sua vita...» si voltò a guardare Jason. «Lo so che non ne hai voglia, lo so che ti sembra inutile... ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente di fare. Se me ne sto con le mani in mano impazzirò» pur avendo diciannove anni, era ancora il ragazzino il cui posto preferito è l'infermeria con i suoi suoni e le mille cose da fare; Dakota non era fatto per il silenzio, la solitudine, lo stare fermo in un posto ad aspettare. Chiuse gli occhi qualche istante, sospirando, e si avvicinò verso l'altro giovane uomo, stringendolo in un abbraccio. Nascose la faccia nell'incavo del suo collo, e non riuscì a nascondere una certa nota di disperazione nel dire: «Voglio tornare a casa, Jason» Gli mancavano Scott, Leaf, Carrie, Jess, gli mancava la sua vita, gli mancava Maeve. Gli mancava la sua vita. Strofinò il naso freddo contro la pelle del ragazzo. «Mi fa piacere se resti, ma capirò se te ne vuoi andare; ti posso raggiungere per pranzo... Però non chiedermi di stare seduto ad aspettare in questa situazione»
     
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    Shane è ribelle - - SIIII

    Indovinato la questione (?)
     
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    Jason Maddox


    Jason non aveva mai avuto tatto, non era mai stato una persona sensibile, lo dimostrava il fatto che era riuscito a consolare Maeve senza farlo quando si era presentata alla sua porta in lacrime e col desiderio di scomparire quasi. Alla fine l'unica cosa che era stato in grado di fare fu quella di farla ubriacare e farci sesso per non vederla più in quello stato pietoso. Eppure aveva perso la famiglia, poteva essere più delicato. Ovviamente no, non ci riusciva, neanche quando si trattava di Dakota era in grado di essere così sensibile. I sentimenti lo confondevano, da sempre; lui aveva conosciuto solo l'odio, il rancore e la paura, con quelli ci sapeva fare ma la compassione, l'amore e la gentilezza proprio non li capiva. Con il rosso al suo fianco aveva compreso l'amore, questo è vero ma il resto doveva ancora capire come si scrivesse addirittura. Quindi potete capire che per lui dire andiamo a mangiare in una situazione del genere non era così grave come poteva essere per il suo ragazzo, che dopo quella sua affermazione si era allontanato frustrato dal suo comportamento. Sapeva di aver sbagliato ad essere così insensibile e che Dakota voleva che lui continuasse in quella ricerca solo per andare via insieme da quel posto, si stava logorando lì.
    «Restiamo ancora» disse il suo ragazzo, sconsolato. Si avvicinò a lui, non voleva litigare, perché se poteva vivere in un mondo di merda, senza essere libero di usare la magia, allontanarsi dall'unica persona per la quale viveva, ecco quello assolutamente non poteva sopportarlo. Quello era stato il motivo per il quale erano lì e doveva in effetti impegnarsi di più, Dakota voleva tornare a casa e Jason con lui.
    «Per favore. Dobbiamo scoprire dov'è questo Shane, cosa fa della sua vita...» e si voltò a guardarlo, era triste, e Jason già stava per cedere.
    «Lo so che non ne hai voglia, lo so che ti sembra inutile... ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente di fare. Se me ne sto con le mani in mano impazzirò» glielo poteva leggere negli occhi che stava davvero male in quel posto, gli si strinse il cuore, vederlo in quel modo lo faceva stare male e sapevano entrambi che l'unico modo era prendere sul serio quella ricerca. Gli si avvicinò e gli afferrò il braccio, mentre gli diceva con quella voce flebile che voleva tornare a casa. Ecco se niente lo aveva mai scalfito e pensava di non riuscire a provare niente si sbagliava, perché in quel momento era ferito, soffriva con Dakota che aveva nascosto pure il volto, lo strinse a se per poi afferrare le sue spalle per allontanarlo e guardarlo negli occhi « Hai ragione scusa » davvero Jason era cambiato, da quando chiedeva scusa così facilmente eh? Prese il volto del ragazzo tra le mani e lo guardò negli occhi «lo cercherò in modo serio, ma non staremo qui, tra le ceneri. Andremo alla resistenza, in fondo se sono diventato io un ribelle, potrebbe esserlo anche lui in questo universo no?» alla fine avevano cercato ovunque tranne che alla resistenza, sicuramente era lì. E poi cosa avrebbero fatto? Non importava qualcosa sarebbe venuto in mente, ma intanto dovevano andare via da quel posto triste e desolato.«Ok?» disse dolce, poi posò le proprie labbra sulle sue, aveva bisogno di quel contatto almeno dieci volte al giorno, forse erano anche poche quindi doveva raddoppiare. Già.
    «Non appena saremo lì, troveremo Shane e noi potremmo tornare a casa o magari andiamo da Maeve.» disse dopo esseri staccato ma rimanendo fronte contro fronte, non poteva vederlo in quello stato, dovevano risolvere quel problema al più presto. Doveva mettersi in testa che lo stava facendo per il suo ragazzo, la sua famiglia e non per stesso, doveva smettere di essere così egoista.
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    niente ciao


    Edited by Maddox - 18/4/2018, 00:13
     
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