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Mitchell x Corinne (per Kat)

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    Qualche info inutile per chi si addentrasse in questa discussione. Sapete, nel caso foste Lele e voleste stalkerare, ma non ve lo consiglio comunque (?)
    Mitchell Leon nasce in un altro forum, sempre per l'universo di HP ma con altra trama ovviamente, quasi 5 anni fa. Pur avendo Mitch vissuto dal terzo al sesto anno (credo (?)) io ero una personcina scostante e lo ruolavo davvero pochissimo, rovinando così la sua vita e permettendo che il gemello Frederick si facesse tutte le ragazze di cui si prendeva una cotta AHAHAHAHA Ma questa role non è per una qualsiasi di queste tutte (due cof cof), bensì solo e soltanto per Corinne ♥ Cotto di lei senza rendersene conto dalla prima volta che l'ha vista, le ha confessato piùomenopalesemente che gli sarebbe piaciuto uscire con lei per poi subito rettificare che non l'avrebbero mai fatto perchè era la ragazza del gemello #friendzone Si sono persi di vista, sono tornati amici, sono stati vicini (?) (in metagame da lì in poi purtroppo sempre a casua mia che ero assente). Questa role è ambientata 4/5 anni dopo rispetto alla nostra ultima role.
    Il riferimento al volersi far bocciare ai GUFO è perchè io avevo davvero chiesto allo staff di poterlo far bocciare (visto che ero stata tanto assente, non avevo partecipato a nessuna lezione, e così avrei potuto rifare l'anno con questa nuova... cosa nella trama), ma mi avevano detto di #nope quindi puff ciò è successo.
    In quell'universo non esistevano esattamente gli schieramenti mangiamorte/ribelli, ma abbiamo deciso che qui ci saranno: Mitch, quindi, lo vediamo come ribelle; immagino il gemello mangiamorte (era neutrale nel gdr ma considerando che sono passati anni di sicuro è diventato mangiamorte uwu) così come la famiglia dei due.
    Sono davvero affezionata a Mitch, e alla sua storia con Corinne (mossa da Kat) ed è per questo che ora lo porto qui, pregando il pv a Oscar uwu non vi consiglierò di leggere, ma mi sembrava giusto una piccola nota introduttiva :')


    mitchell leon
    « you can hear it from the silence »
    21 | ex-gryffindorkable | photographer | rebel | fucked | in love
    Un passo alla volta fuori dal pullman; lento, esitante, come per godersi il momento. Occhi socchiusi per la fastidiosa pioggerellina, quasi inesistente ed eterea ma presente, che gli arrivava in faccia. Un respiro profondo e un sorriso di conseguenza.
    L’aria londinese era diversa da tutte le altre; può sembrare stupido, può essere condizionamento interiore, ma per lui era così e basta. Londra sapeva del cibo fritto dei venditori ambulanti, sapeva fumo, sapeva di terra bagnata, ma soprattutto, per Mitchell Leon sapeva di casa.
    Il ragazzo si sistemò lo zaino in spalla per poi alzarsi il cappuggio della felfa, in modo da salvare l’aciutto degli scuri capelli ricciolini, e dopo un saluto all’autista (che lo guardò alquanto confuso, e non in senso buono) alzò la macchina fotografica che portava a tracolla, guardando oltre il mirino e puntandolo su un punto indefinito davanti a lui; o almeno indefinito sarebbe stato per gli altri, perché Mitch sapeva esattamente quello che stava facendo, anche se difficilmente, prima di vedere la foto sviluppata, qualcuno avrebbe capito il senso di fare una foto ad una strada trafficata con un vecchio palazzo rovinato sullo sfondo e lì, proprio dall’altra parte, una signora che portava in giro il cane. Arte, così chiamava Mitch la sua fotografia. Forse non facilmente apprezzabile come l'indubbio talento del gemello al piano, ma il ribelle sapeva di essere bravo, e sapeva che prima o poi anche qualcun altro che non era suo amico se ne sarebbe accorto.
    Si affrettò ad attraversare la strada ignorando i piedi già bagnati per colpa delle pozzanghere in cui immergeva le scarpe di tela rovinate, per poi dirigersi, labbra incurvate in un sorriso, verso l’indirizzo che aveva scritto sulla mano.
    Quanto era stato via, il caro Mitch? Più di qualche mese, forse più di un anno... eppure era ancora tutto come prima, come lo ricordava; tutto tranne lui, per fortuna. Nessuno può pensare di girare il mondo alla babbana, senza soldi e da solo, senza pensare di tornarne migliore... non ancora come i suoi genitori lo avrebbero voluto (probabilmente mai come i suoi genitori lo avrebbero voluto), ma almeno poteva dire con certezza di essere molto diverso dal ragazzo che era partito, e di conoscere un po’ più non solo il resto del pianeta, ma anche se stesso. Un clichè, ve lo concedo, ma io amo i clichè era la verità... senza contare che, da bravo rebel scout, era anche riuscito a diffondere qualche idea rivoluzionaria oltre oceano fra una foto e l'altra, fra un lavoro sottopagato e un pomeriggio passato in assoluto silenzio a guardare il panorama da una montagna.
    I genitori dei gemelli Leon si erano accorti che Mitch, il grifondoro matto e felice, non era quello intelligente fra i due solo dopo i G.U.F.O, e ripensarci ogni volta dava all’ex grifo un fremito di euforia. Ricordava il se stesso quindicenne, la cravatta tagliata in fondo che gli era costata più volte torture da cui non si era mai tirato indietro (come se fossero bastati i suoi sguardi di sfida per combattere il sistema), e ricordava la voglia di essere bocciato e il sapere che una delusione tale per i suoi genitori sarebbe stato l’unico modo per far loro capire che lui voleva essere svincolato dalle loro aspettative, e libero di essere se stesso; un se stesso che no, non avrebbe mai lavorato al ministero (tanto meno per quel governo), e non sarebbe mai stato il figlio perfetto e imperturbabile che speravano di aver cresciuto, cosa che invece combaciava alla descrizione di Frederick. Mitch rideva da solo ricordando gli occhi sgranati dei professori alle sue terribili prove, ai fogli consegnati in bianco e agli incantesimi palesemente sbagliati.
    «Signor Leon, cosa sta facendo?»
    «Sto cercando di vivere la mia vita!»

    Frase di grande effetto, se l’era studiata prima sperando che gli venisse data la possibilità di dirla, e aveva provato una gioia selvaggia quando aveva potuto farlo. La sua vita, a modo suo.
    Alla fine era stato effettivamente promosso, comunque. Senza grandi pretese, senza più di A, ma promosso... ma quei voti appena sufficienti, contro le scintillanti E di Frederick, erano bastati ad aprire gli occhi ai genitori; delusi da quello che fra i due avevano sempre ritenuto il figlio prodigio, finalmente consci entrambi del fatto che fosse Freds il migliore. Papà, perchè non ti eri mai accorto prima di quanto Freds soffrisse per il tuo vederlo così invisibile? Perchè non ti sei mai accorto che quello che lui voleva, non io, era essere quello che voi volevate da noi? Che lui era il migliore, e lo è sempre stato?. Il padre, soprattutto, che in Mitch aveva messo tante speranze, ci aveva messo un po’ a smettere di guardare Mitchell con rammarico e insoddisfazzione... ma alla fine, aveva vinto il sorriso del grifo, carico finalmente per una nuova e scintillante vita, non più oppressa dal desiderio genitoriale di vederlo uguale a loro. Lui sapeva di voler viaggiare, di voler combattere (seppur in segreto) il male di quel mondo, di voler rendere la sua passione per la fotografia un lavoro... era solo quel Mitchell, più libero e felice, che aveva deciso di far rientrare nella sua vita, dopo mesi di silenzi, Corinne Earshaw. Lei era stata la sua prima vera scottatura, e quella che era stata la ragazza di Frederick, quella dalla quale Micth aveva giurato di stare lontano, per non fare un torto al fratello che già lo odiava abbastanza di suo gli si era presentata dopo tutta quella distanza tra loro a pezzi, fragile come non mai, forse un po’ infelice, senza cicatrici in quanto, perché venga la cicatrice, la ferita si deve essere rimarginata. La Corinne che Mitchell aveva conosciuto al terzo anno, era stata sempre più messa in un angolo dietro un muro apparentemente impenetrabile. Il grifondoro per lei non c’era stato per il mero egoismo di non voler soffrire a vederla felice con il fratello, e rendendosi conto dela sua idiozia aveva quindi giurato di aiutarla ora, di diventare l'amico che avrebbe dovuto esserci per lei. Sorrisi, dolci, lettere durante le vacanze, visite di città, chiacchierate eterne guardando le stelle o una tazza di cioccolata calda... Corinne aveva illuminato le sue giornate come neanche probabilmente avrebbe mai saputo spiegarsi, e allo stesso tempo gli graffiava l'anima. «Sei la mia migliore amica», le aveva detto più volte senza guardarla negli occhi, e ogni volta pensava che ci avrebbe creduto un po' di più e che gli avrebbe fatto meno male. Mitchell aveva deciso di accontentarsi, se era per stare con lei, per aiutarla e sorreggerla... ma si era reso conto negli anni che non era così forte.
    Mitchell, inutile negarlo, aveva infine deciso di partire (dopo mesi passati a fare lavoretti che non lo soddisfacevano) per quella follia grazie a Corinne Earnshaw, e addirittura per due diverse cause: Corinne lo aveva motivato, le sue parole di incoraggiamento sul fare quello che gli andasse, sul non arrendersi perché era un ragazzo fantastico, che poteva fare quello che voleva, lo avevano convinto a prendere quella decisione... e sempre Corinne gli aveva spezzato il cuore, involontariamente, convincendolo definitivamente che andarsene e allontanarsi non avrebbe che potuto fare bene a lui, e al rapporto che intendeva mantenere con lei. Mitchell non ricordava, da quando la conosceva, di non aver mai sentito la pancia contorcersi nel vederla sorridere; probabilmente l’amava (o l’aveva amata), e starle lontano era sembrata la scelta migliore. Così abituato a sentire male ogni volta che la vedeva, a nascondere se stesso sentendosi in colpa come un ladro, aveva finito per dimenticare cosa volesse dire non portarsi dietro quel peso nello stomaco e sul cuore, e quando l’aveva appena appena ricordato, aveva deciso di darsi una possibilità: andarsene, starle lontano, trovare se stesso. Poteva farcela, poteva smetterla di essere un ragazzino con una folle cotta per la ex (grazie al cielo ex) ragazza del gemello, e iniziare a essere... qualcuno, chiunque altro.
    E dopo mesi, eccolo di nuovo a Londra.
    Aveva chiesto un aiuto finanziario ai genitori per affittare un appartamento (sarebbe stato strano tornare alla villetta patronale dopo tutto quel periodo che i suoi definivano ancora “di ribellione adolescenziale”), e ora ci si stava dirigendo parecchio eccitato all’idea di avere una casa, una casa vera, tutta sua. aveva rimandato talmente tante volte il ritorno che alla fine quel giorno la sua famiglia non era andata a prenderlo all'aereoporto babbano (convinta che fosse un altro falso allarme), ma a Mitch al momento non importava; li avrebbe sentiti nei prossimi giorni, avrebbe riabbracciato Freds, Corinne, gli amici, e sarebbe andato tutto alla grande.
    Dopo qualche minuto a camminare sotto la pioggia, unica premura proteggere dalle gocce la macchina foto che aveva accuratamente nascosto sotto la giaccia (tirandola fuori di tanto in tanto per immortalare scene in cui solo lui vedeva qualcosa di speciale), finalmente raggiunse l’indirizzo, ormai scritto sbavato e quasi illeggibile sulla mano.
    Prese le chiavi che suo fratello gli aveva fatto avere (ridacchiando al pendaglio a forma di carlino, probabilmente a causa dell'odio di Mitch per quegli orribili cani), aprì il portone principale, e resistette appena alla tentazione di farsi le scale fino al suo piano (appartamento 7b) di corsa, come un bambino che vuole aprire i regali di Natale.
    Aprire per la prima volta la porta dell'appartamento non fu facile, e purtroppo non per un motivo sentimentale. Mitch non riuscì a girare la chiave al primo tentativo, e solo dopo un minuto di sforzi la serratura che gli era stata descritta come "leggermente capricciosa" decise di fare la sua mossa e scattare, mostrando il luogo, ancora buio, dove avrebbe vissuto. Era emozionante vederlo per la prima volta dal vero e non dalle foto via gufo del fratello, e rimase sullo stipite a guardare, ignorando gli scatoloni con sue cose che altri avevano portato lì per lui e immaginandosi foto in cornici sui ripiani, la luce dell'alba dalle finestre che illuminava tutto, la musica della radio accesa a fare da colonna sonora, gente sul divano che rideva di gusto a qualche battuta. Entrò chiudendosi la porta dietro, mollò lo zaino che aveva a spalle sopra uno dei divanetti, si tolse la giacca bagnata, e finalmente andò ad aprire le tapparelle, senza guardare fuori per non distrarsi dalla casa che tornò subito ad ammirare dopo aver lasciato la finestra aperta per prendere aria. La casa era piccola, come gli avevano fatto già capire e come immaginava dal prezzo (l’unico che, sempre nel caso che avesse trovato un lavoro, si sarebbe potuto permettere): un'unica stanza per cucina e soggiorno, oltre le due porte che dovevano essere il bagno e la camera da letto... eppure andava benissimo. Dopo aver dormito in topaie, nella polvere, al freddo o al caldo, un letto vero con un vero materasso (materasso? Quale materasso) dove poter risposare era davvero un lusso.
    Continuò il giro dell’appartamento, passando fra uno scatolone e l’altro, scrutando minuziosamente ogni particolare, con una barretta di cioccolato recuperata dallo zaino in bocca e con la macchina foto al collo, immortalando l'appartamento ancora dall'aspetto asettico e disabitato, segnandosi mentalmente cosa doveva fare per renderla più sua e sentirsi a casa e non più in viaggio. Neanche il panorama dalla finestra era dei migliori, ma era comunque Londra, e lui aveva sempre adorato la sua città... morale della favola? Amava già quel luogo.
    Aprì i vari scatolini perdendosi nel rimirare oggetti che non vedeva secoli, leggere pezzi di libri che non apriva da anni, e disponendo in giro cose a caso, regali che aveva ricevuto durante il viaggio tirati fuori dallo zaino estendibile (viva la magia!), trasformando con la magia prendipolvere inutili in mazzi di fiori per colorare l'ambiente. Solo quando fu troppo buio fuori per restare senza luci accese, Mitch si rese conto di avere fame, ma di non avere cibo. O soldi per comprarselo, in realtà, visto che il poco che aveva sempre guadagnato lo aveva subito reinvestito e gli ultimi spiccioli li aveva usati per pagarsi il pullman (sebbene il fratello gli avesse detto chiaramente che c’era un camino a metropolvere nella zona ma ehi, si era fatto tutta quella strada alla babbana, non poteva rovinarsi così alla fine). Lì non avrebbe funzionato il baratto o chiedere ospitalità come in Thailandia o in Laos, vero? Nah, Londra probabilmente non era ancora pronta ai gesti di gentilezza COSI’ gratuiti.
    Frugò in giro alla ricerca di qualche cosa da mettere sotto i denti, nel caso Freds avesse pensato bene di lasciargli qualcosa, ma nada. Nello zaino, solo una borraccia con del tè, qualche caramella, e... woah! Una tavoletta di cioccolato iniziata, e un pacco di biscotti aperto... che magia, eh? Avrebbe dovuto accontentarsi per quel giorno. «Fantastico», borbottò divertito. Primo giorno a Londra, e già avrebbe fatto la fame. Senza contare che... beh, puzzava. Di brutto. Non ne poteva essere sicuro, essendo diventato immune alla puzza, ma era piuttosto sicuro che l’ultima doccia fatta, per altro in un fiume, risalisse ad almeno quattro giorni prima. Quattro giorni passati su mezzi pubblici o a camminare. E non aveva sapone per lavarsi.
    ...sì beh, forse a tutte queste cose avrebbe dovuto pensarci prima, per chiedere alla famiglia di provvedere (per quanto lo disturbasse essere così dipendente da loro).
    Si buttò sul divanetto (non molto comodo ma almeno c’era) guardando la libreria vuota di fronte a sé mentre si finiva la tavoletta di cioccolato con i biscotti, chiedendosi quale sarebbe dovuta essere la mossa successiva. Non aveva sonno; non poteva dormire... era troppo eccitato. “Doccia”, pensò, sentendo il bisogno fisico dello scorcio d’acqua addosso. E per il sapone? Beh... poteva prendere un bicchiere, e chiedere ai vicini se potevano metterci dentro un po’ di bagnoschiuma; andava nei loro interessi che lui non puzzasse di morte (?).
    Si cambiò con vestiti puliti per... beh, dissimulare al meglio il terribile aspetto, si sistemo allo specchio i capelli per non sembrare uno scappato di casa (anche se lo era) e, famoso bicchiere in mano, uscì all’avventura per bussare a qualcuno, al primo che gli avrebbe aperto, sperando che non fossero tutti disabitati (e senza preoccuparsi che potessero esserci pericolosi serial killer).
    Tuttavia.
    Tuttavia un movimento sul corridoio attirò la sua attenzione e, accesa la luce del pianerottolo, gli occhi di Mitch si illuminarono alla vista di un fiero micino che si leccava la zampa per passarsela dietro le orecchie. Un gatto famigliare, che gli ricordava Corinne, ma doveva essere una coincidenza (anche perché ormai si era abituato a ricollegare un po’ tutto a lei), e indubbiamente adorabile.... e lo sappiamo (o meglio, voi lo sapete ora): Mitch non sapeva resistere ai gatti, non ne era mai stato in grado. «Ehi», chiamò alzando la voce di un'ottava, seppur tenendo il tono basso; attirò l’attenzione del micio, e facendo un “ts ts ts” continuo con la bocca e muovendo la mano per richiamarlo da lui si avvicinò, molto lentamente. Il gatto colse i gestia orecchie tese, guardando fisso Mitch e, dopo un attimo, facendo qualche passetto cauto verso di lui. Forse perché amante delle persone? Forse incuriosito dall’odore particolare di Mitch? Alla fine, comunque, i due si incontrarono, e dopo che Mitch si fu fatto annusare la mano dal tenero musetto del’animale, con un sorriso si mise ad accarezzarlo. Santo cielo, quanto amava i gatti. Doveva ricordarsi di prendersene uno, appena si fosse sistemato un po’ meglio e avrebbe potuto permetterci cibo almeno per se stesso... il suo amato coniglietto Ciuffo ormai era troppo affezionato all'amica a cui l'aveva lasciato prima di fare il viaggio (giusto, doveva andare a trovare pure lui), quindi non ci sarebbero stati problemi.
    role code made by effe don't steal, ask


    Amore mio bello di mamma (ergo, Kat), vorrei chiedere IMMENSAMENTE perdono perchè oltre a essere in ritardo, è terribile. Cosa sono i sentimenti? Cos'è l'italiano? IDK. Però amo te e amo corinne, e spero tanto che nei prossimi post saprò farmi perdonare ♥
    LA PRIMA ROLE INSIEME DOPO QUATTRO (tre?) ANNI ♥
    Mitch e io siamo tanto felici *-----* ♥ e ripeto, sapremo metterci più feels e angst e vnejkbjekbnjrkwnwr
    ps ho messo questo titolo ma possiamo trovare una canzone di tylor e farcelo modificare #wat


    Edited by ‚soft boy - 17/8/2019, 18:13
     
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0 replies since 3/3/2016, 13:53   97 views
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