unpleasant encounters

#Amelia Hepburn

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  1. ;mjay
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    « sheet | 17 | Slytherin | Neutrale »
    Il San Mungo non era poi così differente dagli ospedali Babbani.
    C' era lo stesso odore pungente di sangue e medicine. La stessa aria asettica. Lo stesso uso di colori, come se il bianco e quei colori pallidi potessero dar sollievo, ma secondo Amelia non facevano che aumentare il senso di alienazione provato dai pazienti. Persino lei, perfettamente sana e nel pieno delle sue facoltà mentali, dopo un intero pomeriggio passato al suo interno, iniziava a sentirsi ubriaca di quegli ambienti.
    Le finestre era poche e oscurate. Troppo presa a correre su e giù per i corridoi seguendo il tutore che le era stato assegnato, aveva perso la cognizione del tempo. Le nozioni imparate quel giorno le premevano contro le tempie e le gambe iniziavano ad indolenzirsi, nonostante il tirocinio fosse iniziato da una settimana, non si era ancora abituata a quei ritmi, alla sveglia che suonava prima che sorgesse il sole e al ritorno al castello quando ormai, fuori, era già buio ed era già ora di recarsi in Sala Grande per consumare la cena.
    E quando arrivava in reparto non c' erano pause per poter ricomporsi o riprendersi. Quel pomeriggio si era prima dovuta occupare di un uomo morso da un gruppo di Doxy, a seguire era stato portato un bambino con diverse ustioni provocate dalle uova di Ashwinder, si era verificato addirittura l' attacco di un Kelpie ma per il poveretto non c' era stato nulla da fare.
    Al primo piano nel Reparto Ferite da Creature Magiche, Amelia aveva già assistito agli incidenti più bizzarri, tessuti lacerati da morsi, ustioni e abrasioni di diverso grado e severità, di tanto in tanto,seppur più raramente, anche arti amputati -come lo sfortunato di oggi divorato da un Kelpie- o pelle corrosa da strani acidi.
    Fino ad allora non si era mai immaginata che ci fossero creature così pericolose nelle vicinanze di Londra. Mentalmente si appuntò di fare una ricerca al riguardo in Biblioteca quando avrebbe fatto ritorno al castello, così da poter essere più informata in futuro.
    Sebbene il Guaritore Dorlan, l' insegnante a cui era stata affidata, le avesse insegnato molto in quei giorni e si fosse complimentato con lei più volte per il suo impegno e il suo “occhio vispo”, si era sempre caldamente raccomandato di non fare nulla di sua iniziativa e soprattutto senza di lui. Era il suo supervisore, se inavvertitamente avesse peggiorato la situazione di qualche paziente, la colpa sarebbe stata sua.
    Per questo, ora che lui era si era assentato per chiedere un consulto ad un collega, lei era sola ed inaspettatamente si era trovata senza nulla da fare.
    Le sembrava di essere un cane in trepidante attesa del suo padrone. Senza Dorlan non era autorizzata a fare nulla e dopo aver passato intere giornate a pregare per una pausa bagno, si ritrovò a pensare che fosse quasi più fastidioso e tediante stare lì in piedi senza far niente.
    Il tempo non passava, le sembrava che fosse via da almeno un ora e non avrebbe saputo dire se fosse stato davvero così.
    Sbuffò, sistemandosi più in alto l'elastico dei pantaloni della divisa verde lime, nonostante fosse la taglia più piccola disponibile, Amelia ci sguazzava dentro. Grazie ad essa però, ad un occhio poco esperto e pratico di ospedali, poteva essere tranquillamente scambiata per un Guaritore. L' unica eccezione era il colletto, il suo era bianco, laddove sarebbe dovuto essere anch'esso verde lime.
    Era il segno che la contraddistingueva come tirocinante.
    Si appoggiò alla parete, incrociando le gambe all'altezza delle caviglie, e vi lasciò dondolare la testa osservando l' ampia stanza d' ingresso del reparto.
    A quell' ora era deserta. L' orario di visita si era concluso da un bel po', alcuni membri dello staff stavano provvedendo ad aiutare a mangiare chi non era in grado, i rimanenti si erano volatilizzati, forse per rubare qualche minuto di pausa prima della fine del loro turno. Perfino la cornice di Dilys Derwent, appesa nell' altra parete, era vuota e disabitata.
    Un rumore di passi arrivò da dietro la porta della saletta, Amelia si drizzò in piedi, grata che il suo tutore stesse tornando. Quando la porta si aprì, sulla soglia, si presentò un uomo avvolto da un cappotto nero.
    Non le piaceva. Normalmente non avrebbe mai giudicato qualcuno per il suo aspetto, ma quando il suo sguardo incrociò gli occhi freddi e crudeli di dell'estraneo sentì la pelle accapponarsi. Era in là con gli anni, i lunghi e bagnati capelli brizzolati erano attaccati al viso dai lineamenti marcati. Sulle guance e sul mento, cresceva un lieve accenno di barba.
    A giudicare dalle piccole gocce che gocciolavano dall'orlo del suo soprabito, fuori stava piovendo.
    « Ragazzina, dov' é Dorlan? » ringhiò lui nella sua direzione, arrotolandosi l' orlo prima di una manica e poi dell'altra.
    Sull'avambraccio spiccava un tatuaggio nero.
    Amelia trattenne il respiro, un Mangiamorte, non c' era da scherzare con loro.
    « Lui ora non c'é » rispose, decisa a non mostrarsi intimorita da lui « Se vuole può lasciare detto a me »
    L' uomo strinse le labbra, contrariato « Ho bisogno di lui, ora » sibilò facendo un passo verso di lei. Amelia non arretrò, invece, strinse le dita intorno al legno della bacchetta riposta nella tasca dei pantaloni della divisa.
    Il gesto non dovette sfuggire al Mangiamorte, che sorrise crudele, mostrando i denti ingialliti.
    « Mi dispiace, ci sono solo io qui al momento, se volete il Guaritore Dorlan dovrete tornare più tardi » insistette lei alzando il mento.
    Il vecchio sputò a terra, risentito « Bene ragazzina, allora vorrà dire che ci penserai tu » prima che lei potesse ribattere, l' uomo fece un bercio sguaiato verso la porta ed entrarono altri due Mangiamorte che tenevano sotto braccio un ragazzo dall'aspetto malconcio.
    Amelia si irrigidì.

    tumblr_mp4txe7bJs1rprk8wo1_250 Il suo primo istinto fu quello di correre a sostenere il poveretto, ma la presenza di quegli uomini la bloccò sul posto, impedendole di avanzare. Voleva avere il meno a che fare possibile con loro.
    « Cosa c'è? La lingua ti si è improvvisamente annodata? » la schernì crudele quello che doveva essere il loro capo ed il più anziano.
    Lo sguardo di Amelia saettò nella sua direzione mentre obiettava « Io sono una tirocinante, non posso fare niente senza il mio supervisore »
    « Allora vorrà dire che lo lasceremo qui a sanguinare come un maiale sgozzato, ti piace l' idea?»
    Si morse il labbro inferiore, il suo sguardo saettava da quell'uomo atroce al povero disgraziato che aveva iniziato ad emettere lievi gemiti di dolore.
    « Portatelo nella medicheria, è libera » si arrese alla fine, incamminandosi per mostrar loro la strada. Dietro di lei, il vecchio Mangiamorte allungò la mano per afferrarle il braccio.
    Le sue dita erano nodose e bagnate dalla pioggia e la sua stretta era fredda e viscida sulla sua pelle mentre le sibilava « Sapevo che eri una ragazza obbediente » il suo fiato era acre ed i suoi occhi brillavano di una luce sadica.
    Amelia si liberò con uno strattone, disgustata. Stavolta affrettò il passo, per assicurarsi che non la raggiungesse più.
    Arrivati in stanza i due gregari abbandonarono l' uomo sul lettino delle visite, quando si avvicinò poté vedere chiaramente le sue ferite.
    Era più grave di quello che le era parso di vedere al suo arrivo. Era febbricitante ed i suoi respiri erano veloci e superficiali.
    Laddove la pelle era scoperta, poteva intravederla, ricoperta di ogni genere di ferita.
    Quando mormorò « Revellio Iniuriae » e passò la bacchetta avanti e indietro sul corpo del ragazzo capì che i suoi sospetti erano fondati.
    « Non è stato un animale a ridurlo così, non è vero? »
    In risposta ottenne solo una risata sommessa da parte del vecchio « Sei sveglia ragazzina, forse troppo »
    Lei lo ignorò « Se non è per voi troppo disturbo, avrei bisogno del Guaritore Dorlan, da sola non posso fare niente »
    Con un grugnito di disapprovazione, il Mangiamorte fece segno ai compagni di uscire, prima di lasciarla da sola le sibilò « Vedi di non farlo crepare nel frattempo, ragazzina. Ci teniamo che rimanga in vita »
    Quando finalmente la porta si chiuse, Amelia poté rilassarsi. Posò una mano sulla fronte del ragazzo.
    Al tocco lui aprì gli occhi di scatto, facendola arretrare per lo spavento, mentre il poveretto si alzava a sedere in preda al delirio.
    Provò a calmarlo, ma non servì a niente, gli occhi del ragazzo erano spiritati e non sembravano vederla. Di quel passo, si sarebbe aggravato da solo cadendo o sbattendo la testa da qualche parte.
    Corse alla vetrinetta dove erano conservate tutte le pozioni e prese la Pozione Calmante.
    Riuscì a spingergli qualche sorso a forza in gola, e per fortuna, bastò per calmarlo. Si acquietò contro la sua spalla ed Amelia lo posò di nuovo gentilmente sul lettino.
    Strinse la mano del ragazzo, guardando il suo volto e gli mormorò « Mi dispiace... »
    Quelli non erano semplici Mangiamorte.
    Quelli erano torturatori.

    Amelia Hepburn
    « No one can make you feel inferior without your consent »

    © psìche


    Edited by ;mjay - 16/1/2016, 18:23
     
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    Kieran osservava affascinata il professore, assorbendo tutte quelle teorie del complotto come se fosse il Verbo di Dio. Lo era in un certo senso, se ci considerava il complottismo la propria religione – non che lei lo facesse, però ne era affascinata! Aspettava con ansia la parte degli alieni, non vedeva l’ora di poterla riferire tutta a Barry, anche se sapeva che probabilmente sarebbe stato occupato a tagliare la cocaina. Chissà se faceva quel tipo di lavoro, non lo sapeva e non voleva saperlo. Ok she kinda did, ma non avrebbe mai molestato il ragazzo, si sarebbe sentita davvero troppo ficcanaso. Alzò all’improvviso lo sguardo dallo schermo, le cuffietta abbandonate sul grembo per ascoltare i due uomini vicino a lei. A una più attenta occhiata riconobbe uno dei ribelli della Base, più due tipi che non aveva mai visto prima. La discussione si stava facendo animata, e sebbene avesse supposto che stessero discutendo su una ship che non era ended up endgame si rese conto che forse non tutti lo facevano (incredibile), e anzi, si trattava di qualcosa di serio. Restò immobilizzata sulla panchina dalla paura, incapace di intervenire o chiamare qualcuno, finché non vide i due uomini trascinare via il ribelle.
    E niente, quindi com’era prevedibile che succedesse, l’aveva seguito. In qualche modo, non chiedetemi come. L’avevano menato così male che avevano dovuto portare all’ospedale, kinda gentile da parte loro ma still rude, e per quanto si sentisse a disagio tra quei muri bianchi aveva persistito nel cercare Dakota: era uno dei pochi medici nella sua cerchia delle amicizie.
    E Sinclair la inquietava un po’. «DAKOOO/TAAAA» spalancò le porte della break room come una Meredith Grey qualunque, con tanto di voce drammatica e vento tra i capelli «HO FATTO LA CACC(I)A» una frase insolita per………..tutta la popolazione mondiale, ma non per un ribelle: era un messaggio in codice, significava che uno dei loro era ferito. L’aveva colto con la banana in bocca ma non era importante, perché Aurelio stava per morire !!!11!! In realtà non aveva idea delle sue condizioni, ma se l’avevano menato la metà di quelli delle serie tv immaginava che fosse bad. Nel frattempo, non aveva ancora capito bene come, a loro si era accollata anche un’Amalie selvatica aka la ragazza che shippava con Barry da almeno 21 anni ?? In ke senzo non era ancora nata?? Non era un problema suo.
    Ah giusto, torniamo al morto vivente. Ogni tanto si lascia trasportare dalle cose importanti, scusatela. «spero che aurelio stia bene» confessò ai due ragazzi poco prima di entrare nella stanza dove era tenuto, stessa stanza dove a quanto pare si trovavano CJ e Gemes, due creature che la inquietavano davvero, davvero tanto. «non siamo qui per uccidere qualcuno, vero?» domanda di rito, quando si trattava della No one is safe challenge.
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    Si guardava intorno meravigliata, Amalie, e stranamente riusciva a vedersi ben inserita lì dentro nel giro di qualche anno: le aveva sempre messo ansia, il pensiero del futuro, la necessità di dover scegliere una carriera e capire i suoi veri interessi, anche se era ancora giovane e tutti le continuavano a ripetere che aveva ancora parecchio tempo per fare una scelta, che era ancora troppo giovane per poter capire cosa la interessasse sul serio: era una ragazza che non sapeva vivere senza programmare, la Shapherd, e si era sempre sentita più adulta di quanto in realtà non fosse. Per questo non le ascoltava, quelle voci, e per questo il grosso interrogativo sulla sua carriera futura la opprimeva fin da quando l'unica cosa a cui avrebbe dovuto pensare sarebbe stata in quale casa di hogwarts sarebbe stata smistata. E era proprio per cercar di trovare una risposta a quell'interrogativo che, quel giorno, era andata a trovare Dakota in ospedale, facendole da guida per i vari reparti e mostrato tutta la /bellezza/ di quel posto: esclusi i feriti gravi e l'odore di morte e candeggina in alcuni reparti, era davvero un posto carino in cui stare. E il reparto maternità con tutti i neonati????? Compensava tutto il resto. «mi piace» Lochescion: diesci! Sfortunatamente nel 2016 Amalie era ancora una piccola asociale senza molti (cioè nessuno) amici, quindi parlava davvero poco, ma sapeva che Dakota la conosceva abbastanza bene da poter captare il suo entusiasmo dai suoi occhi - o forse no. Stava giusto per aggiunger un altro commento, proprio per fargli vedere che le interessasse davvero, quando una ragazzina arrivò (come? il come non lo so! Magari con la super velocità di celestebrownindornette??? Probabile!) e iniziò a dire cose che la bionda non capiva. Parlavano in una lingua segreta??? O era lei troppo confusa per capirci qualcosa?? Vabbè, l'impatto con persone nuove così all'improvviso la metteva in crisi. Soprattutto quando erano così carine #crush #kielie #barry ma ki 6
    E si ritrovò in balia della situazione, la ragazza, senza capirci un bel nulla: come ci era finita, con un mezzo morto davanti?? Stava bene, perché era ridotto così e...UH MA QUELLA ERA PENN HILTON??? «non siamo qui per uccidere qualcuno, vero?» ????? Dove era finita. Si uccideva la gente lì???? DAKOTA EXPLAIN!!! «....io chiamerei l'ambulanza...cioè...è messo male» Sembrava morto. Magari lo era, o lo stava diventato mentre loro erano lì a parlare. Di cose che, ahimè, in quel momento sembravano quasi più importanti come... «ma quella è penn hilton?» sussurrato a Kier al suo fianco. Stava anche cercando un modo discreto ed alla sua portata per iniziare un discorso? si.
    # no one is safe
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    «stronzo,» grugnì a denti stretti, una patina di sudore a mescolarsi al sangue. Deglutì febbrilmente, il labbro a pulsare laddove era stato spaccato da Jim, l’occhio destro così gonfio da limitare alquanto la visibilità del Tassorosso. Inspirò tremulo, di rabbia e mal digerita sofferenza, sentendo i muscoli e le ossa vibrare come fottuti diapason allo sforzo di sollevare l’incosciente Jim sopra la ringhiera. «pezzo di merda,» gracchiò ancora, stringendo il pugno attorno al tessuto della sua maglia, e facendo leva sulle ginocchia per sollevarlo. Non ricordava neanche come fossero arrivati a quel punto, il Knowles. Ricordava di essere stato seguito; ricordava di essere stato bloccato in un vicolo buio, lontano da passanti ed occhi indiscreti; ricordava la mano di Jim stretta attorno al suo collo, e l’altra a premergli con forza la testa contro al cemento.
    Da quel momento in poi, ricordava poco. Al dolere secco delle costole, dedusse di averne – di nuovo. – incrinate un paio; il sangue in bocca poteva derivare tanto dal taglio al labbro, quanto da lesioni interne. Non che al Knowles fottesse un cazzo di qualcosa: anche se in quel vicolo l’avesse ucciso, non gli sarebbe cambiato un cazzo – vivere, morire, qual era il fottuto punto.
    Ma non l’aveva fatto, il buon Jim, il che imponeva al Tassorosso di far pagare pegno a quel figlio di puttana per il solo fatto di averci provato: una questione di principio. Avrebbe aiutato, in quel momento come sempre, essere un po’ meno CJ. Poter contare su più forza, su più spessore, anziché essere un filo d’erba troppo cresciuto in un prato di merda: Jim pesava quasi il doppio del Knowles, e per quanto CJ fosse bravo a fare il culo a sfigati del cazzo che lo superavano in fisicità, non significava che sollevarli e lanciarli giù da un ponte fosse altrettanto facile. «cristo» imprecò a denti stretti, sferrando un calcio alle rotule del ragazzo privo di sensi. Se non era morto, e CJ non aveva voluto assicurarsene, lo sarebbe stato presto; quando l’avesse lanciato da quel ponte del cazzo, dubitava avrebbe avuto molte possibilità di sopravvivenza, ma a quel punto non sarebbe più stato un suo problema.
    Se solo. Fottutamente. Non fosse stato così pesante. Soffocò un verso di esasperazione nel proprio pugno, premendo la mano sulle labbra e sui denti. «ti odio» un bisbiglio, e non per Jim.
    Quelle parole e quell’astio, erano e sempre sarebbero state per una sola persona: CJ.
    Se ne fotteva che la vista si fosse fatta appannata, che respirare fosse – di sibilo in sibilo – una stra maledetta tortura. Un paio di cerotti, e sarebbe stato come nuovo. Sorrise sghembo a se stesso e di se stesso, affondando gli incisivi nel labbro inferiore: aveva solo quindici anni, CJ Knowles.
    Non era giusto. Non sobbalzò quando sentì dei passi al proprio fianco. Dio!, se fosse arrivata la polizia, probabilmente li avrebbe salutati con un inchino ed un paio di Madonne, e si sarebbe fatto arrestare cantando Bohemian Rhapsody – quasi ci sperò, CJ. Invece, gli occhi verdi incrociarono quelli blu di un…passante. Un tizio davvero qualunque, anonimo quanto fastidiosamente familiare. Corrugò le sopracciglia, imponendosi di non indietreggiare - mai mostrare debolezze - e sostenne lo sguardo dell’altro sfidandolo silenziosamente a levarsi dal cazzo, o chiamare i soccorsi. Gli rivolse perfino un disimpegnato, distratto, sorriso a metà. «apprezzi il panorama?» domandò ironico, indicando con il capo il Tamigi sotto di loro – come se non fosse stato sporco di sangue e lividi; come se i vestiti non fossero stati strappati, e non ci fosse un ragazzino svenuto ai suoi piedi.
    Come se l’unica cosa viva sul suo viso, non fossero stati i brillanti - e troppo tenaci - occhi verdi, sempre gonfi di disprezzo e amaro divertimento.
    Non capì con esattezza come accadde, ma finirono per lanciare insieme Jim dal ponte. Probabilmente avrebbe dovuto essere grato del suo aiuto, il Knowles – ma che cazzo: quando mai CJ era grato di qualcosa? E quando mai aveva bisogno dell’aiuto di qualcuno?
    «e ora andiamo al san mungo»
    «cosa?»
    Cosa.

    «non ce n’era bisogno» si lamentò, secco ed atono, per la centesima volta. «sto una favola» masticò piano le parole, passando il dorso sul labbro per asciugare sangue e saliva. «buon uomo, il karma è felice» forse aveva perso troppo sangue. Forse aveva sbattuto la testa troppo forte.
    Beh, ci avrebbe pensato in un secondo momento. «ciao auguri e figli maschi e se non ci vediamo più buon natale» osservando i dintorni, e notando che la gente fosse impegnata, CJ scivolò giù dal lettino per fare quello che gli veniva meglio: morire rubare farmaci.
    Un giorno avrebbe avuto un Barrow Cooper a cui scroccare, ma fino a quel momento doveva arrangiarsi per i bllxm regali da portare a Sandy: urrà!

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    15 y.o. | hufflepuff
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    Gli piaceva passeggiare per l'ospedale nelle ore più assurde, quando il tran tran di parenti in lacrime o festosi si trasformava nel quieto passeggiare di guaritori e medimaghi in giro per i corridoi, le voci basse e le camminate rapide (come quella di celeste)
    «qui c'è la mia sala mensa» con orgoglio, Dakota indicò una macchinetta malconcia «dice una leggenda che il cibo in ospedale faccia sempre schifo, ma neanche la magia può rovinare le Kitties... e in più» diede una botta nell'anglo sinistro della macchina; il pacchetto rosso cadde immediatamente «sono abbonato» si chinò per raccogliere il pacchettino, e lo offrì con un sorrisone a Amalie, ammiccando contendo.
    Non sapeva se la corvonero sarebbe stata ispirata alla carriera ospedaliera dopo il tuor che il Wayne le stava facendo fare, ma se doveva essere sincero ne sarebbe stato lusigato nonchè più che felice; era una strega studiosa e ottima negli incantesimi, intelligente, sveglia, e compassionevole... sarebbe stata un'ottima guaritrice. La bionda gli ricordava Maeve terribilmente, in ogni senso buono possibile e immaginabile, e se non aveva ancora spammato la ribellione alla ragazzina, era non tanto per mancanza di fiducia, quanto per il tentativo di tenerla lontana da quel mondo il più a lungo possibile; il fatto che lui ci fosse entrato praticamente alla stessa età, non voleva dire che approvasse che ci fossero tanti giovani nella Resistenza. Ricordava la prima missione, l'aver rischiato la vita, ricordava i corpi martoriati e l'odore di sangue.
    «vieni, ti faccio fare un giro in pediatria; forse potrebbe esserci ancora qualche bambino sveglio che sarebbe felicissimo di una visit» «DAKOOO/TAAAA»
    Alzò lo sguardo di scatto «NON SONO STATO IO» #cosa era difficile essere tirocinante, ai suoi colleghi piaceva incolpare lui e gli altri dei più disparati errori (???). Dopo un attimo, si rese conto di chi era appena entrato nella stanza. «kieran? Cosa-...?»
    «HO FATTO LA CACC(I)A» dakota si portò shokkato una mano davanti alla faccia.
    ZAN
    ZAN
    ZAAAAAN
    la sua voce si fece ugualmente seria e melodrammatica «quanto era dura?» eh i messaggi tra i ribelli erano sempre bellissimi. Una volta aveva dovuto gridare in un bar per avvisare di una soffiata ai mangiamorte «FA MALE ESSERE PENETRATI?» -cit. Aveva ancora gli incubi di notte per le risposte che aveva ricevuto prima che la gente lo prendesse sul serio (forse per quello il messaggio era stato cambiato, chi lo sa).
    Afferrà Amalie per il braccio e iniziò a trascinarla seguendo Kieran. Dove potevano aver portato qualcuno di catturato dai pavor, per curarlo solo con l'intento poi di torturarlo ancora e farlo parlare???
    «AL LABORATORIO!!!» arrivati davanti alla porta della stanzina usata in quei casi (???), Dak puntò il dito «abbassa la leva, Kieran!»
    Dakota era pronto a inventare una qualche scusa, la mascherina già sulla faccia. «Amalie, qualsiasi cosa accada stai al gioco» Quando Kier aprì la porta, si ritrovò davanti due visi conosciuti a malapena, ma non certo quelli che si era aspettata. «....io chiamerei l'ambulanza...cioè...è messo male»
    GIUSTO, il tipello mezzo morto. Mani avanti «La situazione è sotto controllo» no, non lo era «Questo è un caso quattro quattro due» ??? «contagio probabile ed imminente. devo lasciare la stanza col paziente e portarlo in quarantena, ordini del dr» ??? «Nois» si voltò verso l'altra tirocinante in sala. Amelia o Penn??? Era più difficile da riconoscere di kinesi. «dì pure tu ai tizi che l'hanno portato che ha una forma di» arianna non sa malattie contagiose, quindi «peste» e rip amelia
    # NO ONE IS SAFE.
    04.01.2016 | 17 y/o | gryffindor
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    dakota wayne
    your local rebel guy!

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    Incrociò le braccia al petto, appoggiandosi delicatamente con la spalla sinistra al palo di un lampione poco distante dalla scena: non aveva assolutamente idea del motivo per il quale fosse nata la vicenda, di cosa stesse succedendo o di quali fossero gli intenti dei due giovani; non che gliene fregasse un accidenti, sia ben chiaro. Avrebbe dovuto fermarli? Un essere umano qualsiasi, con bei principi ed un perbenismo da far invidia agli attivisti estremi, avrebbe detto che , non sarebbe stato poi così sbagliato frapporsi tra i due – parecchio malconci, tra l’altro – e sedare la diatriba, allontanandoli; cercare addirittura di comprendere dove fosse il problema, magari rendendosi disponibile per aiutarli.
    Gemes Hamilton, che di principi ne aveva ben pochi e tutti quanti fini al suo egoistico benessere, non riteneva affatto necessario placare la rabbia di due adolescenti frustrati qualsiasi: sicuramente avevano i loro buoni motivi per darsela di santa ragione, ed il telecineta non era nessuno per contestare ciò. Al massimo, infido com’era, avrebbe potuto alimentare la fiamma dell’ira e dare un motivo in più ad entrambi per picchiarsi più forte - si divertiva con poco.
    Sollevò le sopracciglia, i profondi e freddi occhi blu intenti a fissare l’evoluzione della battaglia da ghetto. Avrebbe tanto voluto avere dei pop-corn ed una bella coca cola, per gustarsi meglio lo spettacolo; stava diventando avvincente, ed in casi simili non gli piaceva restare con le mani in mano. Lentamente, certo che avessero entrambi preso così tante botte in testa da non accorgersi nemmeno della sua presenza, si avvicinò ai giovani – e constatò che dire fossero “parecchio malconci”, poco prima, altro non era che un eufemismo: chissà come faceva il mingherlino rasato a tenere l’altro così in bilico sul bordo del ponte senza cadere anche lui.
    Spoiler: non lo faceva. L’altro probabilmente avrebbe negato, ma Gemes era certo di averlo visto barcollare più volte.
    Non si fece vedere, né lasciò che potesse accorgersi davvero del suo gesto – anche perché, oh, non si mosse affatto; gli bastò pensare di lanciare l’altro giù dal ponte e, wow!, il ragazzino cadeva giù dal ponte. Piegò le labbra verso il basso, sporgendosi appena per constatare che fosse morto. «meh, se la caverà» no, non è vero: era morto. Beh, il suo compito era finito anche per quel giorno. Si era andato a prendere un bel milkshake, aveva ucciso una persona (punti bonus perché era un giovincello!) ed ora poteva andare a dormire sonni felici. Avrebbe sicuramente sognato tante cose belle, quella notte.
    E invece no. «mh» piegò il capo nella direzione del pelato, sospirando affranto. «sei messo malaccio, eh» contava che sarebbe morto tra pochissimo tempo se l’avesse lasciato lì, ed un po’ gli dispiaceva: era il vincente della sfida che aveva visto, non si meritava di morire così (come? così) «vabbè dai ti porto al san mungo»
    «cosa?»
    Cosa.

    «CODICE ROSSO» sfrecciò con la barella davanti a sé, molto tentato di lanciarla con la telecinesi: si annoiava facilmente, e gli capitava di rado di riuscire a divertirsi con molto poco. Avrebbe potuto non urlare, ovviamente, ma per soffocare le lamentele del bambino serviva urlargli sopra: già non lo sopportava più.
    Era lecito ucciderlo dopo averlo salvato? Credeva di sì - ahimè, gli sembrava simpatico quindi l’avrebbe risparmiato (quella volta). «questa stanza è libera» spoiler: non lo era; lanciò un paziente dal suo lettino direttamente fuori dal box, e con la stessa (mancata) delicatezza ci spiaggiò sopra il ragazzino. «beh, mh» si guardò intorno, notando quanto nessuno avesse voglia di controllarlo. «vado a chiamarti qualcuno, non muoverti»
    Spoiler (ancora? Sì): si mosse.
    # no one is safe
    25 y.o. | telekinesis
    15.01.2016
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    gemes
    hamilton


    punti rispetto: +7
     
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