Votes taken by Smnemosine

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    *apparizione randomica stile Madonna di fatima*

    E poi boh, ritrovi questo account nelle mail. Nemmeno ci pensavo più che potesse essere ancora attivo u.u che dire? Passo giusto a farvi un salutino. Non so se qualcuno si ricorda di me, è passato così taaanto teeeempo. Sono la madre del cacciavite, comunque. Mi dispiace davvero per come sono scomparsa da questo bel posticino anni e anni fa, e ahimé, non credo di avere il tempo di tornarci. La mia vita ha preso pieghe che boh, si sta sempre di corsa. Ma vi penso sempre con tanto affetto♥️ Quello con voi è stato un periodo meraviglioso, che porto nel cuore.
    Siete sempre bellissimi! Ve se ama.

    Un abbraccione random da Arthie/Leti💕

    Possa Polgy benedire le vostre Role.
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    #48 puoi stare lontana giorni, mesi. Ma alla fine il cuore ti riporta sempre qui :3 casa<3
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    CITAZIONE (hear me WAYNE! @ 26/3/2016, 23:55) 

    19 anni dopo
    Non c'è davvero bisogno che ve lo spieghi, guardate e basta (?)

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    1FqohKh JnYxSdx G38dyro

    ZuD4ktQ ShEhNny bwfDzAk

    0rye3S9 xNRuhFE pXalU2t



    Cosa?
    Oggi pensavate scherzassi?

    Lo posto in WAT perchè non ha senso nè in galleria nè in reagali grafici, tanto più che metà dei pg genitori sono disattivati :') TANT'è
    (AAH e Magnus era "leroy-winston" e non "Italie" nella prima versione come ho detto oggi, quando ancora li avevo fatti arancioni. Evidentemente l'idea di dare due figli (l'altra una ragazza, Agnes, con il volto di Daphne che però qui non ci sta) grifondoro a Maeve aveva vinto infine ♥ ♥ e non avevo neanche fatto la figlia hades da shippare con persephone perchè come potete vedere ne ho fatti tre per colore AHAHAHAH)


    19 anni dopo. La fanfiction che non è mai nata sull'aitante (?????) Cliff Wayne-Maddox, migliore amico di Chuck Larrington e Mike Stilinski (che... ho scritto con la y...). Cliff è risaputamente cotto di Cecile da sempre, ma Cecile non lo fila, e questo è l'ultimo anno in cui potrà dimostrarglielo quindi o ora o mai più ZANZANZAN. Come contorno vediamo gente a cazzo lo struggersi segreto di Chuck per Mike, di Mike per Persephone, di Persephone per la qui inesistente Tess Hades, di Tess per boh gente, di Magnus per Selena, di Crystal per Magnus e INSOMMA bordelli vari. Ovviamente, finiranno tutti accoppiati e felici alla fine perchè io sono per shipping compulsivo ma felice.
    Tutto ciò circondato da una cornice di trama tipo un professore malvagio e corrotto scoperto dal trio dell'ave maria e cose inutili mai davvero studiate perchè #acab

    CIAO CIAO CIAO RISPONDO ALLA QUEST

    (EDIT no vabbè non ci stanno tutti sulla stessa riga *idem che lancia cose* non ho sbatti di ridimensionarli YOLO. Erano molto più fighi schierati in tre per fila y____Y)

    ASDGJMHDSFJJSSHJDADNMHDSGJFAFKJDWGK, VSRJKFWYKUWYKIRThhsfjrtifrujftkfeujetjhfykkkninugfdehufttwrjuwthy3tu7gujjihig5d2
    ma che cosa fighissima è? ??*_______*
  4. .
    Sta quest mi sta regalando troppe gioie.
    Amo.
  5. .
    CITAZIONE (hear me WAYNE! @ 8/4/2016, 16:26) 

    non
    ci
    credo.
    Non è reale. Ditemi che è solo uno dei miei sogni demenziali.
    Non ho più lacrime.
  6. .
    Soffoco.
    Muoio male, malissimo.
    Io lo dicevo che i Teletubbies sono il male, ma gli Eviltubbies... boh. no words. AMO.
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    sto male
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    Cuori! Come ho detto, io lavoro PROPRIO dal venerdì alla domenica, e quindi non posso ç____________ç
    Volevo abbracciarvi.
    Soffro.
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    Non vorrei seminare il dubbio ma...Polgy se la fa coi ribelli!
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    Asfhkahdsh non farmici pensare che poi penso a Tristan e sto male perché sono una persona orribile c_____c
    piango
  11. .
    Polgy is still fighting.
    Non avrà le braccia ma ha una stella più affilata dei miracle blade.
    Tremate.
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    Arthea Williams
    ❝But it's so empty living behind these castle walls❞

    Un gufo planò sul bancone. Arthea lo guardò stranita. “Siamo nel XXI secolo e ancora mandiamo i gufi. In un locale poi. Le norme igieniche sono un optional. Giuro che se caga sul bancone dove ho appena pulito lo faccio al forno.” Pensò stizzita. A volte i maghi avevano abitudini piuttosto strane. E da quando era diventata proprietaria dei Tre manici era diventata anche un pelino ipocondriaca. Forse semplicemente voleva evitarsi qualche denuncia per intossicazione alimentare. Andiamo, quei pennuti erano tutt’altro che igienici. Mangiavano topi ed altre cose che portavano malattie. Sheldon, esci da questo corpo
    Srotolò il foglietto di pergamena che era attaccato alla zampa del gufo e lo lesse.
    “Ciao Arthea. Scusami tanto, ma mi sono rotto una gamba e sono al San Mungo. Nulla di grave, per domattina dovrei essere di nuovo operativo, ma mi aspettano delle belle sorsate di ossofast e una nottata di riposo. Scusa se ho avvertito solo ora.”
    Ecco che fine aveva fatto il suo cameriere! Rispose velocemente al messaggio e portò fuori quell’uccellaccio dal suo locale, rassegnandosi al fatto di non poter avere nemmeno la serata libera. Nemmeno un attimo per pensare, nemmeno un momento di stallo per ponderare le mosse che avrebbe fatto. Nemmeno qualcuno con cui poter parlare di ciò che sarebbe accaduto. Avrebbe voluto tornare a casa e parlare un po’ con Patrick, passare del tempo con lui, ma niente mainagioia.
    Accolse l’unica cliente che entrò quella sera e le porse il menù. Era una serata piuttosto fiacca, complice anche il freddo che scoraggiava anche i più temerari ad uscire di casa.
    «Grazie cara, senti ti piace la cheesecake? Portane due fette e magari anche due bicchieri ed una bottiglia di Whiskey.» Si stupì di fronte a quella strana ordinazione. Non le era mai capitato che qualcuno la invitasse a sedersi, senza nemmeno conoscerla. Fatta eccezione per qualche ubriaco che tentava di offrirle da bere cercando di rimorchiare a fine serata. A quello tuttavia era abituata. Sorrise e si diresse in cucina, dove Cruz, l’elfo domestico stava cercando faccende da fare, pur non avendone realmente in lista. Era un elfo che aveva servito in quel locale durante la precedente gestione, e che Arthea aveva provveduto a liberare. L’elfo tuttavia, aveva deciso di continuare a lavorare lì, da libero. Prese la cheesecake al fragola che aveva fatto quella mattina dal frigo, e ne tagliò tre fette mettendole su dei piattini e porgendone una all’elfo. “Cruz, c’è una sola persona in sala. Fai pure una pausa, la cucina splende!”. Sorrise e prese gli altri due piatti con delle forchette, una bottiglia del suo miglior whiskey d’annata e due bicchieri, e si diresse al tavolo dov’era seduta la bionda, poggiando le cose sul tavolo e accettando il suo invito a sedersi.
    «Non mi piace bere da sola. Lienne Hale, piacere.» La donna le porse la mano, e lei la strinse sorridendo radiosa. Era bello avere qualcuno con cui passare il tempo, nonostante tutto. “Arthea Williams” rispose presentandosi e sedendosi. Lei si versò il wiskey e fece lo stesso nel suo bicchiere. Fu felice che il dolce le fosse piaciuto. O almeno così sembrava.
    «Allora cara, che ci fa una ragazza come te rinchiusa in questo locale sola, triste e affranta?» Rise. Aveva davvero la faccia così abbattuta? Doveva imparare a mascherare meglio le proprie emozioni.
    “Non sono affranta, speravo solo di avere la serata libera, ma il cameriere mi ha dato buca”. Fece spallucce. E si, poi c’erano altri pensieri. C’era la resistenza. C’era la misteriosa Mnemosine. C’era tutto un mondo.
    “Ed essendo la proprietaria del locale, credo che restare chiusa qui sia mio dovere”. Mangiò distrattamente un pezzetto di torta. Non era venuta male dai. Ne avrebbe portata un pezzetto a Patrick per la colazione se fosse avanzata. mamma Arthie
    “E tu? Cosa ti porta da queste parti a quest’ora?” Chiese, anche se in effetti era una domanda un po’ stupida. Era un po’ come chiedere cosa andasse a fare la gente dal macellaio. ”A fare la revisione della macchina ovviamente” Erano ai Tre Manici. La gente andava lì per mangiare e bere di solito. O per usare il bagno e basta, tipo autogrill. #101motivipercuiArthienonècorvonero.
    “Gradisci un altro po’ di torta, o qualcos’altro?” Chiese, constatando che l’aveva già finita. La compagnia di quella donna appena conosciuta si stava rivelando piacevole, ed era riuscita per un momento ad allontanare i pensieri che la assillavano, e le parole confuse che ogni tanto iniziavano a ronzarle in testa senza un reale significato.
    Do ut des. Promesse. Giuramenti. Sacrificio.

    sheet 18- Rebelside pensieve
    ©#epicwin

  13. .

    Arthea Williams
    ❝But it's so empty living behind these castle walls❞

    Qualcosa stava cambiando. Lo percepiva nell’aria, poteva vederlo negli occhi delle persone. I sussurri correvano, i malcontenti aumentavano. Più lavorava in quel locale, e più si rendeva conto che il mondo magico si avviava sempre più verso la rovina. Chissà che le aveva detto la testa quando aveva deciso di tagliare tutti i ponti col mondo babbano per restare a combattere in quel mondo in cui l’essere mezzosangue era considerato al pari dell’avere una menomazione fisica? Sospirò. Non tutto in quel mondo era malvagio. Pensò a Patrick, il suo coinquilino. Lui non l’aveva additata quando gli aveva parlato delle sue origini, e anzi, l’aveva accolta in casa, curioso di saperne di più. Era stato lui ad avvicinarla alla resistenza, gruppo che a quanto pareva, condivideva i suoi stessi ideali. Gruppo per il quale aveva messo in gioco la sua vita, anche se non lo ricordava. Gruppo in cui c’era anche suo fratello Lucas. Gruppo in cui c’era anche Will. Era quella la sua nuova casa adesso, quello il suo nuovo posto da proteggere e in cui trovare protezione. La sua vita passata sembrava lontana anni luce, mentre con lo strofinaccio cercava di togliere le macchie appiccicose dal bancone. Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe ritrovata a gestire un locale? In passato si era immaginata una grande studiosa di antichità, sempre in giro per il mondo alla ricerca di avventura. Ma si sa, la vita è strana. Improvvisamente tutto le era sembrato irrealizzabile, ed aveva lasciato andare i sogni per attaccarsi ad una vita più concreta. Aveva mollato gli studi e aveva cercato una nuova vita, in quel mondo magico che guardava con diffidenza quelle come lei. Si era persa, Arthea Williams, ma non aveva perso la sua voglia di vivere, e si era rimboccata le maniche per costruirsi un nuovo futuro. E il futuro che immaginava non era solo per sé. Voleva un mondo migliore, un mondo senza disparità. Un mondo che non era quello in cui viveva. Un mondo che solo la resistenza aveva mostrato possibile.
    Era per questo che, ultimamente, fremeva, mentre si aggirava tra i tavoli a raccogliere cartacce o pezzi di cibo. Aspettava un segnale. Quel segnale. Il segnale che avrebbe decretato che era giunto il momento di entrare in azione. Il segnale che avrebbe acceso la speranza. Chissà come sarebbe stato, combattere una battaglia vera? Da quando si era unita alla resistenza aveva solo seguito lezioni e addestramenti, ma non si era mai messa in gioco sul serio. La sua mente svuotata non ricordava i gloriosi tempi in cui, invece, aveva già combattuto. I tempi in cui aveva amato. I tempi in cui aveva abbracciato la speranza e l’aveva incarnata, portandone il vessillo sin nel luogo dell’oblio. Non ricordava ciò che era stata, eppure stava ripercorrendo i suoi stessi passi. E forse, percorrendo quella via, avrebbe anche risolto il mistero di Mnemosine. Le avevano detto che Mnemosine era stata un membro della resistenza, e che dopo l’ultima battaglia era sparita nel nulla. Dicevano fosse morta. Ma se Mnemosine era morta allora Arthea vedeva i fantasmi. Già, perché quella donna mascherata tornava a perseguitarla ogni notte, nei suoi sogni, chiedendole aiuto.

    Lui si è perso. Avevo promesso che lo avrei tenuto al sicuro. Dobbiamo trovarlo. Dobbiamo riportarlo indietro. Trova Elpis, sveglialo dal suo sonno.

    Già, lei la faceva facile, ma trovare il misterioso Elpis senza il minimo indizio era come cercare un ago in un pagliaio. Chissà, forse la misteriosa Mnemosine era morta davvero, ed ora il suo spirito aveva iniziato a perseguitarla, sperando di aver trovato qualcuno che la aiutasse a sistemare i suoi conti in sospeso. Chissà, magari il suo spirito era legato a quella maschera che le era stata recapitata.
    Eppure sentiva che non era solo questo. Doveva esserci per forza un legame tra lei e Mnemosine. Era come se fossero sorelle, o comunque parti di uno stesso disegno. Era come se fossero due parti di una stessa anima. Un anima viva, pulsante, alla costante ricerca di qualcosa. Mnemosine cercava il suo Elpis. E Arthea? Cosa cercava Arthea? Vendetta? Realizzazione? Non lo sapeva. Sapeva solo che avrebbe fatto tesoro di tutto ciò che avrebbe incontrato sul proprio cammino. E sentiva che quello della resistenza era il cammino giusto. La speranza era ancora viva in lei: era sopravvissuta, anche all’oblivion.
    Guardò l’orologio. Il cameriere non era ancora arrivato, e lei non avrebbe dovuto essere lì. Il suo posto era altrove. Una cliente che le sembrò di non aver mai incontrato entrò. Le porse il menù e poi attese qualche istante prima di chiedere: “Salve. Posso esserle utile?”

    sheet 18- Rebelside pensieve
    ©#epicwin

  14. .
    CITAZIONE
    Una volta un cacciavite incontrò una pinza, e quanto questa pinza gli piacque! Le chiese di diventare sua moglie, così da poter inzuppare la stella. Nacquero tanti piccoli polgyninja, una razza rara ma assai malvagia. «oh tesoro, i nostri bambini stanno progettando l'omicidio di Obama! quanto sono fiera di loro» disse la Pinza, ad un Cacciavite che, sornione, guardava il tutto dalla sua postazione sulla poltrona. Mamma Donnie gli aveva scavato un buco, così che potesse fingere di essere seduto, e sopra gli aveva cucito un finto gatto da accarezzare.
    Avrebbe sicuramente reso di più, se avesse avuto delle mani con cui farlo.

    WTF????
    Muoio.
    CITAZIONE
    OGNI VOLTA CHE VADO IN STAZIONE, NEL CUORE HO SOLO UN OVAZIONE: CIAO TRENO

    Muoio di nuovo.

    E ho letto solo l'ultima pagina.
  15. .

    Arthea Williams
    ❝But it's so empty living behind these castle walls❞

    Inanna. Così i babilonesi chiamavano la divinità identificata con le stelle. Chissà se la suddetta li stava osservando in quel momento? Chissà se lei conosceva la loro storia? Probabilmente no. Cosa poteva importargliene, agli dei, di due ragazzi qualunque, che se ne stavano in un parco a filosofeggiare sulla vita? Avevano combattuto per cambiare il loro destino, e quello stesso destino beffardo gli si era rivoltato contro. Li aveva cambiati. Aveva disperso nel vento le loro parole e le loro azioni, e le aveva annullate con la facilità con cui si strappa un fiore dallo stelo. Erano questo Arthea e William, due guerrieri spezzati dall’ascia di un nemico intangibile. Delle loro promesse, solo un eco lontano restava.
    «Un modo molto filosofico di vedere la questione. Una fine, un inizio. Pare anche equo. Ma a volte una fine è semplicemente una fine, e si ritorna al punto di partenza».
    Corrugò la fronte. Stava iniziando a perdersi in quel concetto farneticante sul destino. Eppure, era proprio così. La fine li aveva riportati al punto di partenza, a ciò che erano prima di incontrare la resistenza. Anime erranti alla ricerca di uno scopo per cui vivere. Annuì alle sue parole, poco convinta. In fondo ritornare al punto di partenza avrebbe significato avere un’altra possibilità.
    Una stretta allo stomaco, una disorientante fitta al cuore. Fu questo quello che provò quando William allungò la mano per sfiorarle i capelli. Aveva già provato quella sensazione, ma non ricordava quando e come. Deja vù.
    Scegli me, ancora una volta.
    Speranza, amore, dolore, rimpianto. Tutto ciò era racchiuso in una semplice carezza, in un semplice tocco.
    Do ut des.
    Mnemosine gridava dal fondo del baratro. Chiedeva un’altra possibilità. Chiedeva più tempo. Chiedeva un modo per dirgli che lo amava, e che credeva ancora in lui, anche se quell’amore l’aveva condotta alla distruzione. Voleva dirgli che lo avrebbe scelto di nuovo, che lo avrebbe fatto sempre, perché lui era tutto ciò che la spingeva a lottare. E piangeva, Mnemosine, perché dal luogo recondito in cui era non poteva fare nulla per salvarlo.
    Si sentì quasi sollevata quando lui ritrasse la mano. Quel suo tocco, quel suo sguardo, così tremendamente familiari la mettevano a disagio, e lei non riusciva a spiegarsi il perché.
    «A me piacerebbe, chiamiamola… leggenda moderna. Una ragazza normale, con una vita normale, e dei problemi normali. Sempre fonte d’ispirazione. Poi mettiamoci il misterioso ragazzo incontrato al parco, bello e dannato… Potremmo salvare il mondo, magari lo stiamo già facendo».
    Rise. “Oh, certo. Siamo seduti in un parco. Mi piace salvare il mondo così, non implica il minimo sforzo!”. Fece spallucce. Se tutto fosse stato così facile il mondo sarebbe stato dei pigri. Prese la cosa molto alla leggera, con una superficialità che non ricordava di avere. Forse perché in quel momento, per lei, l’idea di salvare il mondo sembrava pura utopia. Non ricordava i giorni in cui ci aveva creduto per davvero, il sangue e le lacrime versati, i sentimenti, il coraggio. Tutto perduto, in una causa che non esisteva più. Sentiva quel vuoto, ma non riusciva a comprenderne l’origine, né a colmarlo.
    «Dipende dal pubblico, ma probabilmente no. Niente che valga la pena di essere raccontato. Ogni tanto cerco di immaginarmi una vita diversa. Anche in quel caso, non diverrei leggenda. Al massimo spauracchio per i bambini, che sarebbe comunque meglio di niente».
    No Will, tu non sei questo. Sei sempre stato un dannato pessimista con poca autostima. Ma la tua storia merita di essere raccontata. La nostra storia merita di essere ascoltata. Perché tu, Will, hai fatto una scelta. Hai scelto la giustizia, tra ciò che era facile e ciò che era giusto. Hai scelto di lottare, anche se tutto ti era contro. Hai scelto di tagliare i ponti con il passato per diventare qualcosa che nemmeno tu avresti mai pensato di essere. Hai scelto la grandezza, hai scelto la speranza. Ed io ho scelto te, Elpis. E questa è stata la scelta migliore della mia vita.
    Distese le gambe e si appoggiò ai gomiti, respirando l’aria fredda della sera. Si sentiva bene con lui, ed allo stesso tempo in trappola. Era come se lui fosse qualcosa da cui non riusciva a fuggire. Nei suoi occhi c’era l’ombra di qualcosa che la attraeva come una calamita.
    “E come la immagini, la tua vita diversa?”
    Chiese, a quel ragazzo così tormentato dai propri pensieri. Erano simili in fondo. Entrambi scontenti delle proprie vite, e troppo abitudinari per cercare di cambiarle. C’era qualcosa di dannatamente sbagliato in tutto ciò. Qualcosa che nemmeno sforzandosi riusciva a cogliere.
    E c’era lui, così orgoglioso e così spaventato all’idea che qualcuno potesse morire per lui. Sarebbe stata al suo fianco, sempre, cercando di dargli le risposte che lui cercava, anche se nemmeno lei le conosceva. Avrebbe vegliato su di lui, perché nessuno potesse fargli del male. Avrebbe vegliato sui suoi sogni, che a volte non riuscivano a costituire un porto sicuro. Perché di lui si fidava così ciecamente da affidargli il suo cuore. Aveva fatto una promessa, e nemmeno la morte avrebbe potuto infrangerla.

    sheet 17 Gryffindor Boh pensieve
    ©#epicwin

157 replies since 24/5/2013
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