Votes given by potassio

  1. .
    #017: saw batte il pugno contro la parete di styx e barbie! SEGNALI DI VITA ANYONE
  2. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    26 y.o.
    british
    death eater
    sawyer river meddows / sword
    Che dire.
    Doveva proprio aver portato pace, libertà, giustizia e sicurezza in imperi di galassie lontane, Saw. Altrimenti non si spiegava quel dono che gli era appena calato davanti. Premette l’indice contro un angolo della bocca, e distolse accuratamente lo sguardo dalle pieghe della gonna di Adaline. Se la situazione aveva del ridicolo prima, figuriamoci in quel momento: davvero non riusciva a immaginare un universo in cui aveva passato le mani su quelle gambe e se ne era dimenticato. Non era manco abbastanza vicino alla stanza di Moka per condividere telepaticamente un po’ di preghiere e bestemmie, quindi si limitò alla parte del sospiro.
    Lungo.
    «non perdiamo altro tempo, che dici?»
    Strinse la lingua tra i denti, e annuì. Che dire, in effetti.
    «adaline.» Tese il palmo verso di lei con l’intenzione di aiutarla ad alzarsi – del tutto impreparato ad accogliere l’immagine di quel guanto che si stringeva attorno al polso esile della ragazza. Ah. Ma da quando. Studiò meglio il tessuto che univa l’armatura pesante del braccio al resto della tunica; e ancora, lasciò saettare gli occhi lungo tutto il proprio corpo. Eppure era certo di aver sollevato i lembi di una camicia solo pochi attimi prima; una che aveva riconosciuto come sua, e non… il costume di Halloween che aveva addosso in quel momento. Possibile che qualunque cosa gli avessero iniettato stesse alterando la sua percezione delle cose?
    «sei mai stata in questo posto?» posta come una domanda, anche se privatamente era giunto già alla conclusione che in certe situazioni ci fosse già capitata. Lo chiameremo istinto.
    «potrebbe aiutarci a capire qualcosa in più.» la guidò verso il bagno, a quel punto; guardarsi attorno senza sapere cosa cercare, però, era inutile. «forse non siamo dove pensiamo di essere.»
    Detto con tutta la casualità del mondo, nonostante la tensione evidente nelle spalle. Lo sguardo gli cadde in automatico sulla vasca, ma a malincuore lo trascinò invece nella direzione del lavandino. Toccava fare sacrifici in extremis; eh, quanto potenziale sprecato.
    Si cercò nello specchio, ispezionando la pelle esposta millimetro per millimetro. Era effettivamente il suo riflesso a incontrarlo a metà, ma la paranoia crescente non gli permise di considerarla una prova concreta. Sciolse la presa ferrea della mandibola, e incontrò lo sguardo di Adaline. Riusciva a sentire il suo calore attraverso il punto di contatto, abbastanza reale da tenerlo ancorato al filo sottile della ragione.
    Curvò le labbra in un sorriso indolente, spingendo delicatamente il gomito mancino contro il suo. «potrei baciarti.» e se l’altra avesse risposto con un broncio di disapprovazione, di certo non si sarebbe scosso. «a volte funziona, in questi casi.» sensazioni forti and all. Le esperienze nel Cremlino insegnavano; ciao Law.
    …e basta, ciao Law. Al Tryhard preferiva non pensarci. Carne ancora un po’ troppo tenera.
    Ma invece di posizionare un palmo lungo la curva del viso di Adaline come gesù avrebbe voluto 🙏, si sporse verso la parete più vicina; quella che, illusioni escluse, avrebbe dovuto collegarli alla stanza adiacente. Chiuse il pugno contro la superficie e la colpì una, due volte.
    E prendo a pugni lo specchio, io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso
    Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo
    E sono solo uno dei tanti
    Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
    Che non riesce più a fidarsi degli altri


    koYglit

    solo quello più fedele


    (c)
  3. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    gryffindor
    dec. 31st, 2007
    goalie
    theo kayne | qwerty
    (sandi colpisce ancora, quattro anni di seguito. Il vero match oblinder siamo noi *high five*)

    E pensare che di solito era Theo quello molesto, che urlava già di prima mattina e rincoglioniva tutti di chiacchiere (quando si svegliava col piede giusto, ovviamente; altrimenti teneva il broncio fino a mezzogiorno e perlopiù comunicava a versi e ringhi).
    Invece no, quella volta erano le sue orecchie ad essere violentate.
    Terribile.
    Ma poteva urlare più forte di Kaz.
    E lo avrebbe fatto.
    «AAAAAAAAAAA»
    «OOOOOOOOOOOOH»
    Ebbe anche quasi l’istinto di schiaffeggiarlo con la mano che l’altro aveva preso in ostaggio, ma non lo fece. Invece, assottigliò le palpebre e gli riservò un’occhiata truce. «così ora hai detto a tutto l’hotel, e a tutta la regione, che siamo svegli, bravo.» un frontino, però, quello non si trattenne dal rifilarlo al compagno, palmo ben aperto a picchiare contro la fronte del collega ribelle e un verso che somigliava vagamente ad un che razza di rinco a sfuggire dalle labbra del grifondoro.
    «tHeO?!»
    «eh. in carne ed ossa.»
    «non hai il mio consenso per toccarmi»
    Allora.
    Stava proprio cercando una scusa per farsi picchiare? Era così? Beh, Theo l’avrebbe accontentato: gli aveva fatto il culo in sala addestramenti un sacco di volte, poteva replicare quando voleva.
    «ma chi ti tocca.» offeso, mortalmente offeso. «e spaccarti la faccia non vale come toccarti.» borbottò più a bassa voce, alzandosi e tentando di portarsi dietro l’Oh solo per dispetto.
    «sarebbe strano, sai? Giochiamo a quidditch insieme. Poi l’altra – storia»
    «quale altra storia
    COSA STAVA INSINUANDO.
    «però il nostro nome ship sarebbe tho. Onestamente?»
    Ship? SHIP?
    Ecco, lo sapeva: li avevano sgamati e ora tutti sapevano di lui e Paris e parlavano alle sue spalle e— «hai una cotta per me?? puoi dirmelo, eh»
    hhh.
    «la pianti di dire scemenze?!» oh. mio. dio.
    (E quello era il migliore amico di sua mamma?!?!) (Sì, ed era bellissimo così, slay kazzino) (Menomale che Theo non sa nulla di tutto ciò.)
    «senti, parliamo di cose serie–»
    «lo faresti? sarò onesto con te: non penso ci riusciresti»
    Non doveva dirlo.
    Non doveva proprio dirlo.
    «mi stai sfidando?!» ed era già pronto a caricarsi l’Oh in spalla solo per dimostrare che potesse farlo, e dargli contro: non gli importava che fosse alto una torre di hogwarts e mezza, Theo aveva il proprio orgoglio da difendere. E invece: «in quale trope ci sto sognando»
    «uh?» il Kayne si divincolò dalla presa (che, doveva ammetterlo, era stata più complicata del previsto: farlo con un braccio legato a quello di Kaz era: difficile. ci avrebbe riprovato in un secondo momento.) «non stai sognando.» e per dimostrarglielo, gli tirò un pugno sulla spalla — più forte di quel che avrebbe dovuto, ma molto più leggere di quello che avrebbe potuto, quindi insomma. «se sveglio. ma a questo punto immagino sia… boh, un test? una prova? sai…» si strinse nelle spalle, e gesticolò senza senso per cercare di spiegarsi, «magari… la hatford………..» silenzio lungo una vita, perché Theo non sapeva come altro spiegarsi senza dire troppo: doveva sempre partire dal presupposto che qualcuno lo stesse guardando e/o ascoltando, ma non era mai stato troppo bravo a camminare nelle sfumature, lui, o a stare nelle zone grigie. Come spesso sottolineato, era più bravo con i fatti che non con le parole. «magari vogliono vedere chi fa il culo all’altro? chi riesce a liberarsi per primo?»
    In tutto ciò, non aveva ancora capito che fosse il quattordici febbraio.
    Sperava di non capirlo mai.
    it's such a cold, cold world && I can't get out so I'll just make the best of everything I'll never have;
    && it's got me down but I'll get right back up as long as it's spins around. (hello cold world!)
    we can hope and we can pray that everything will work out fine
    but you can't just stay down on your knees: rhe revolution is outside.
    You wanna make a difference? Get out and go to get it.
  4. .
    CITAZIONE
    Era frustrante, avvilente, lo faceva sentire impotente e inutile, e fuori luogo, quasi di troppo: avrebbe voluto scambiare la sua esistenza e trasformarsi in un più minuto ex corvonero biondino, con il sorrisino timido e le braccia gracili ma dotate di un’innaturale forza, presentarsi alla Peetzah e dirle: “ehy sono Mac, eccomi, sto bene, è tutto bene, posso portarti da Hans, stiamo bene, quindi puoi stare bene anche tu”; avrebbe preferito decisamente quell’opzione a quella di dover restare a guardare senza poter fare niente.

    — Julian

    ❤❤❤❤❤❤
4 replies since 12/1/2023
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