[oblinder '24] abbiamo unito i nostri lividi come due oceani

sword ft. blackdoggie

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    Lotus Mirage Resort - room #017
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    Lotus Mirage Resort, un hotel situato a Montrose, piccolo villaggio portuale magico sulla costa est della Scozia. L?edificio è su quattro piani (reception, hall, bagno, sala da pranzo ? all?occasione sala da ballo ? e cucine al piano terra; alcune stanze al primo piano, altre stanze e due suite al secondo; alloggi dello staff, magazzino e stanze di servizio al piano interrato) ed è inserito perfettamente nella conformità paesaggistica del luogo, con le pareti di pietra dai colori chiari, il tetto di tegole rosso mattone e il basso muro di cinta che accoglie gli ospiti, mettendo in mostra l?insegna (il nome dell?hotel con sul fondo un fiore di loto i cui petali si aprono e si chiudono).
    Durante i mesi di campionato, quando la squadra della città ? i Montrose Magpies ? gioca in casa, la struttura ospita tifosi arrivati da ogni parte della Scozia, e dei dintorni; il resto dell?anno, è principalmente meta dei turisti che scelgono di visitare il villaggio magico e le spiagge rocciose di quel lato della Scozia, una vista mozzafiato che la posizione privilegiata in cui è stato costruito il resort (in cima ad una collinetta che affaccia proprio sul mare) regala a tutti i villeggianti.
    Noia. Curiosità. Ricerca. Psycho shipping. Fascinazione.
    Potrebbero essere tante, forse addirittura troppe, le ragioni dietro il perché la notte del quattordici febbraio sia diventata, oramai, una notte speciale nel mondo magico; quali che siano i motivi che spingono persone, o gruppi di persone, a lanciarsi ogni anno nell?organizzazione più assurda per garantire la migliore riuscita dell?evento, comunque, non è importante. Il perché raramente lo è, infondo. Non cambia le conseguenze, e non rende più comprensibile l?incredibile ? e francamente inspiegabile ? clamore dietro una notte che, all?apparenza, dovrebbe essere una come tutte le altre.
    Il passaggio di testimone, da un anno all?altro, serve solo a sottolineare ancora di più l?imprevedibilità che San Valentino porta con sé; simulazioni, sopravvivenza, ricerca scientifica.
    Cosa succederà l?anno prossimo?
    È la domanda che si fanno tutti.
    Beh, quasi tutti.

    E poi, in uno schiocco di dita, l?anno prossimo è già qui ? e maghi e streghe e special e babbani (perché no, non c?è più alcun velo a separare i due mondi, dopotutto) di ogni età si trovano, loro malgrado, ad essere i più vicini a scoprire la risposta a quella domanda.
    Che lo abbiate desiderato per trecentosessantacinque giorni o meno, che l?abbiate temuto o agognato, che abbia occupato anche solo una minima parte dei vostri pensieri in questi dodici mesi oppure no, non importa: perché quest?anno il fato ? o chiunque sia a muovere i fili del destino al suo posto, a questo giro ? ha scelto proprio voi come vittime.
    Uhm, pardon: come fortunati vincitori della lotteria annuale.
    Una scelta probabilmente fatta a caso, il proverbiale bastoncino corto beccato per sbaglio, e contro la vostra volontà; o magari vi hanno tenuto d?occhio per tutto l?anno, prendo appunti e aggiungendo note e trascrizioni alla murder board tenuta in soggiorno; lo so, è una possibilità terrificante, non è vero? Essere controllati. Eppure, nessuno può escluderla.

    Qualsiasi sia la ragione, qualsiasi sia il prima, non ha importanza.
    In quella stanza di albergo, quest'anno ci siete voi, e non siete soli.
    E in quello stesso istante, nel momento in cui aprite gli occhi e prendete nota di ciò che vi circonda ? del materasso morbido e delle lenzuola delicate, o del pavimento fresco, o di quanto sia stranamente comoda la vasca? ?, quello è il momento in cui vi rendete anche conto di essere ammanettati a qualcuno. Proprio così: vere manette d'acciaio fredde al contatto con la pelle nuda del polso.
    E potrà sembrare assurdo, ma non è quella la cosa più strana di cui vi rendete conto; e ne prendete velocemente atto quando provate ad avvicinarvi alla porta della stanza, portandovi dietro la vostra anima gemella, e in un battito di ciglia siete di nuovo al centro, accanto al letto, o nel bagno. Potete riprovarci quante volte volete, e potete persino tentare con la finestra che da sul mare: non importa, quanti, o quali, tentativi facciate, non c?è via d?uscita, e perseverare non porterà a nulla ? solo ad un forte mal di testa. La magia che vi tiene lì, è chiaramente una magia più forte di quello che vi sareste aspettati. Ed è anche l'unica magia che funzioni: non ci mettete molto a capire che né le vostre bacchette, né i vostri poteri, sembrano funzionare.

    Quanto alla stanza... beh, è una banalissima stanza d?hotel. Niente di particolare salta all?occhio, se si esclude il fatto che non possiate uscire da lì, certo.
    C?è il numero per contattare la reception al piano terra e il menu per ordinare la colazione in camera, ma nessun dispositivo con cui mettersi davvero in contatto con l?esterno: non un telefono, né alcun oggetto incantato con cui comunicare; c'è una piccola toeletta disposta contro la parete, e una sedia; c'è il bagno (con la vasca, perché a quanto pare l'hotel, il resort, non si fa mancare nulla); c'è il letto, due comodini, alcune stanze hanno persino un balcone ? non che voi possiate uscirvi fuori, certo: vi dovrete accontentare di osservare il paesaggio da dietro i vetri delle finestre.
    E poi c?è un foglio.
    Sul letto, a terra, sulla toeletta, ovunque capiti.
    Poche parole, leggere sulla pergamena ma pesanti sulla coscienza. Cinque beffarde parole.
    Buon San Valentino, miei cari.


    //OFF: BENVENUTI AMICI AD UN NUOVO ED EMOZIONANTISSIMO OBLINDER!!
    Siete pronti?? SIETE KARIKI??? Mi auguro per voi (e per i pg) di sì!!
    Come avrete capito, siete in una stanza di hotel (dalla quale NON potete uscire) che alcuni potranno riconoscere magari dal logo sulle lenzuola o dal panorama esterno (se ci sono già stati). Cosa dovrete fare? BEH!! Ma ovvio: interagire con l vostra anima gemella. Non cercate un modo di uscire, sarebbe solo tempo perso: non c'è una via d'uscita SMACK
    Pensate piuttosto a fare una più approfondita conoscenza della persona con cui siete stati abbinati; il resto verrà da sé.
    XOXO
     
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    First reaction: «porca» virgola.
    Non che avesse avuto piani in mente per quel giorno, Sawyer, ma c’era comunque una sana differenza tra l’essere disposto a farsi trascinare in un pub qualunque con la mano di qualcuno a pesargli contro la spalla, e qualunque cosa fosse quella cazzo di situazione.
    Il risveglio era pure stato gentile; sedotto e abbandonato da quella sensazione di post letargo, col volto schiacciato contro un lenzuolo così morbido da non poter logicamente appartenere alla sua collezione di cotone svedese – santa Ikea. Cosa, esattamente, sia scattato prima non ci è dato davvero saperlo: se un istinto di sopravvivenza che a volte sceglieva persino di rendersi noto, o la sensazione perturbante e inevitabile di fronte a tutto quel comfort.
    Nessuna traccia del suo scarafaggio da passeggio (Hamish) che mugugnava da qualche parte del suo appartamento. Probabilmente macchiando l’ennesimo tappeto di sangue, già che c’era.
    Nessun filo di luce a rompere la sua rêverie momentanea, causa tapparelle bruciate della sua stanza che doveva cambiare da mesi senza mai trovare il tempo (o la voglia, in effetti) di farlo.
    Niente sveglia a perforare i timpani dal lato opposto della camera da letto. Mossa strategica, perché in passato aveva provato a tenerla sul comodino come un qualunque essere normale, e poi aveva finito per spaccarla – accidentalmente, a detta sua.
    Solo un invitante silenzio. Una strana sensazione di indolenzimento a percorrergli i muscoli del braccio, ma non così evidente da risultare fastidiosa. Poi aveva strofinato la guancia contro il tessuto, sbattuto le palpebre.
    E a quel punto porca, virgola.
    Non aveva idea di dove fosse. Non aveva idea di come ci fosse finito, in quel posto. Non aveva idea di come uscirne.
    Non sapeva chi cazzo ci fosse incatenato a lui.
    Inspirò a lungo, Sawyer. Poi azzardò uno sguardo nella direzione del* dirett* interessat*. «come tentativo di abbordaggio mi pare un po’ estremo.»
    Così, per dire.
    E prendo a pugni lo specchio, io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso
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    Adaline aprì gli occhi e si rese conto di non essere nel suo letto ad acqua dalle lenzuola nere di seta, ed avrebbe dovuto già accorgersene, perché mancava la sua mascherina per le luci, e mancava il buio totale in cui di solito faceva il suo riposino di bellezza.
    sollevò leggermente il capo per permettersi di guardarsi intorno, era una stanza d’hotel, doveva… preoccuparsi? Aveva declinato decine e decine di richieste dai parte dei suoi clienti, sempre con il sorriso, ed era andata sempre bene, era sempre stata attenta a defilarsi con cautela, in modo che non la seguissero, ma ora? si guardò il polso, dopo aver avvertito il classico freddo dovuto al metallo, e vide una fucking?? manetta?? si era fatta drogare e rapire come una sempliciotta?? prese un respiro profondo cercando di calmarsi e di tenere i nervi saldi, non era solita esternare le proprie emozioni ma in quel caso avrebbe voluto urlare per il nervosismo «come tentativo di abbordaggio mi pare un po’ estremo.»
    «Potrei dire lo stesso, razza di pervertito» eppure non se lo ricordava, certo non ricordava tutti al Lilum, ma per aver fatto un gesto del genere doveva essere un cliente affezionato, cerco di tirare verso di se la mano ammanettata provocandosi solamente dolore «ma che cazzo»
    un san valentino con i fiocchi, insomma
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    Non poté far altro che battere le palpebre di nuovo. Incolperemo il riposo prolungato, e la confusione momentanea che era solito trascinarsi dietro quando superava la soglia delle sei ore. Sotto alcuni aspetti, Sawyer era un ragazzo semplice. Sotto tanti, un debole. E poche cose premevano contro i suoi nervi recettori tanto quanto le Adaline del mondo.
    Le persone non gli piacevano. Quando poteva, le racchiudeva in un cassetto del suo cervello: quello dedito alla memoria brevissima, così da poterle semplicemente buttare via nel momento in cui smettevano di esistergli a distanza ravvicinata. Ai casi particolari preferiva non pensarci; un errore umano, contro la sua volontà.
    Certe facce rimanevano incastonate al centro dei suoi pensieri per più tempo di quanto gli piacesse ammettere – una tortura tutta speciale che non portava mai a nulla di buono. La ragazza davanti a lui ricadeva indubbiamente in quella categoria; e si conosceva abbastanza bene da sapere che un carattere come quello non faceva che amplificare il suo interesse. Vizi strani, i suoi: se non poteva un po’ patirla, si divertiva a metà.
    I conti non tornavano. Era troppo bella per scivolargli dal radar, anche da intossicato – qualcosa che in ogni caso non era stato, la sera prima. Aveva chiuso gli occhi nel suo letto, tristemente sobrio. E solo, forse. Le lenzuola, poco ma sicuro, erano fredde e vuote.
    Collezionò i pensieri abbastanza da aprire bocca e chiedere finalmente se si conoscessero, e allora. Allora registrò davvero le parole dell’altra.
    «perverito?» fronte corrugata, e stavolta la scrutò senza il velo dell’attrazione a offuscargli la mente. Ma scusa. «ammetto di non essere il principe azzurro,» anche se forse, di primo acchito, poteva pure passare per tale: occhi ceruleo, morbide onde dorate distribuite in un’aureola attorno al volto. Ci fosse stata meno rabbia nel suo sguardo, magari. «ma di solito chiedo il consenso.»
    Mah. Un po’ per dimostrare il punto, un po’ perché di spazio personale ne aveva bisogno anche lui, tentò di mettere quanta più distanza possibile. Poi appoggiò la schiena contro la spalliera del letto, socchiudendo gli occhi nel sentire il freddo della parete colpirgli la nuca. Quando lì riaprì, puntò lo sguardo sui suoi vestiti: forse se l’era immaginato di essere andato a dormire, dopotutto, perché erano quelli del giorno precedente.
    «ad esempio, se ti chiedessi di buttarci in doccia ti offenderesti?» e completò la richiesta con il volto piegato verso di lei e un sorriso serafico, pronto a scacciare via mani in occasione di uno schiaffo. Scusa Adaline, non sei tu ma sono io. «mozzarti il braccio mi sembra poco carino.»
    A proposito di Saw il film.
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    Chi più, chi meno, sembrate riprendervi tutti dopo il primo momento di confusione e disagio. Ma è realmente così? Solo il tempo potrà dirlo, cari amici. Di sicuro, c’è che quella sensazione di smarrimento sembra essersi appiccicata alla vostra pelle; avete dato un nome (forse) al posto dove siete, ma non ancora una motivazione sufficientemente credibile per spiegare il perché. Beh, quello è ovvio, amici: è San Valentino. E se non sapete dell’oblinder, chiaramente non avete amici nei posti giusti, perché è l’evento più atteso delle stagione da anni. Ed è anche altrettanto chiaro che non leggete i miei articoli, tsk.
    Non è quindi del motivo che dovreste preoccuparvi, ma piuttosto delle condizioni in cui ci siete arrivati. Lo stomaco a gorgogliare prepotente nei momenti di silenzio indica forse una cena troppo leggera la scorsa sera? Non sapete dirlo, in effetti non ricordate di preciso qual’è stata l’ultima cosa commestibile che avete mandato giù. Brutto segno? Forse no, mi dispiace solo non ci sia un banchetto ricco ad attendervi nelle stanze: per il momento dovrete combattere contro la fame e la sete, e contro lo stordimento, alla vecchia maniera: arrangiandovi.
    Niente rimedi estremi, capito? Non siamo la società della neve, qui.
    Ma… hey, sì dico a te, non sei un po’ troppo giovane per avere quegli ematomi nell'incavo del braccio? Sembra quasi il segno di ... ah, magari qualcuno di voi saprà riconoscerlo. Ago.
    Uh, uh, amico… la droga non è mai la risposta.
    (Unless.)

     
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    va bene va bene ammetteva che colui che condivideva il suo stesso destino non era così male, ma ci era comunque ammanettata. e comunque quello sguardo da piacione che le stava rivolgendo le faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi, eppure ne vedeva tanti di quel genere, quel diavoletto vestito da angioletto proprio non le andava giù
    «hai chiesto il consenso anche quando mi hai ammanettata?» se lei non era stata l’artefice la scelta era poca visto che erano in due in quella stanza, gli occhi scivolarono sul braccio fuori uso e individuarono quel livido «o anche no» la mano libera andò ad afferrare l’avambraccio dell’altro notando lo stesso medesimo segno «c’è qualcuno che si è divertito qui» e quello non era nessuno dei due, arricciò le labbra, concentrata sul maculato dei pantaloncini del proprio pigiama «ad esempio, se ti chiedessi di buttarci in doccia ti offenderesti?» Adaline sollevò lo sguardo, sorridendo divertita «non mi offendo, ma ti rispondo che farai la doccia con me nei tuoi sogni, forse» poggiò la mano sul mento e schioccò un paio di volte la lingua sul palato mentre l’altro continuava ad essere irritante «mozzarti il braccio mi sembra poco carino.» fu quello il momento di ridere di gusto «dallo sguardo che mi hai rivolto prima credo che le tue intenzioni siano ben altre angioletto»
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    «hai chiesto il consenso anche quando mi hai ammanettata?»
    Ah, com’era difficile.
    Sospirò, lasciando scivolare un braccio inerme contro lo stomaco. Non sapeva bene come navigare la situazione, a dado ormai tratto. Aveva i suoi metodi per ristabilire un equilibrio, Sawyer, ma non era certo che avrebbero avuto alcun tipo di effetto su di lei. Soprattutto, battere le ciglia era una tattica vincente solo a basi già create – e lui neanche sapeva come si chiamasse.
    In effetti.
    «facciamo così: riniziamo da capo.» accavallò una gamba sull’altra, e si sistemò meglio tra i cuscini così da potersi voltare meglio verso di lei. Ora aveva le sue piene attenzioni. «io» puntò l’indice contro la sua gola: punto tenero, come una bestia che si sottomette al felino più letale. «mi chiamo saw.»
    E già era qualcosa. Poi: «non ho idea di come io sia finito in questo hotel.» Schioccò la lingua contro il palato, e osservò la macchia sul braccio di Adaline. Poi sollevò il suo e strinse il palmo ammanettato a quello dell’altra, guidando entrambi fino a toccare la pelle. E trascinando ancora, delicatamente, fino a rivelare un livido gemello. Curioso.
    «e neanche te. ma posso dirti con certezza che non è a causa mia, se siamo qui.» La prova schiacciante, d’altronde, ce l’avevano davanti. Quello era un punto a suo favore, che Adaline volesse ammetterlo a se stessa o meno. «nessuno è abbastanza stupido da drogare la sua vittima e poi se stesso prima ancora di riuscire a scappare dalla scena del crimine.»
    Alzò nuovamente le iridi ceruleo su di lei, volto piegato lateralmente. «e questo lo so perché fa parte del mio lavoro.» All’incirca, ma non era un dettaglio importante; si trattava solo di una specifica necessaria casomai Adaline lo additasse in automatico come serial killer.
    «non mi offendo, ma ti rispondo che farai la doccia con me nei tuoi sogni, forse»
    Quella era una notizia infelice, però.
    Sotto svariati punti di vista. Molti dei quali non si curò di nascondere; tanto, ormai. «ho bisogno di schiarire la mente.» si strinse nelle spalle, casuale. «e non penso tu abbia bisogno di sentirti dire che sei bella, ma se vuoi sottolineo l’ovvio.»
    Pareva proprio il genere di individuo che certe cose ormai le scansava. A forza di ripetere la stessa liturgia, la forma smetteva di avere senso.
    «devo trascinarti con me in ogni caso.» e di nuovo, le mostrò il motivo. Un semplice cenno nella direzione delle loro mani legate. «sempre se non hai qualcosa con cui aprire queste manette.»
    Lui era stato privato anche del coltellino svizzero che teneva nascosto negli stivali; non ne avvertiva il peso, o il freddo del metallo contro la caviglia. Quello era il dettaglio sulla quale preferiva soffermarsi meno. Il pensiero che qualcuno lo avesse osservato abbastanza bene da conoscere informazioni simili sulle sue abitudini non lo allettava particolarmente.
    «possiamo rimanere su questo letto – ma se questo è ciò che vuoi, credo che stiamo perdendo un po’ di tempo. tu no?» il doppio senso era lì, in attesa che lei lo cogliesse. Quelle mani congiunte erano un po’ troppo intime per del sesso occasionale, ma chi era lui per voltare le spalle a un’occasione. Non era mai particolarmente stato interessato alle cose vanilla.
    «o possiamo cercare una via d’uscita.»
    A partire dal bagno.
    Perché almeno un po’ d’acqua fresca in faccia la voleva. Mica no.
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    Forse l’adrenalina inizia a fare effetto, scuotendo membra evidentemente provate, perché dopo il livido sul braccio, vi rendete conto di qualcos’altro. Qualcosa a cui prima, troppo presi dalla sorpresa dell’insieme – svegliarsi in un posto che non conoscete, senza magia, ed ammanettati a qualcuno – non avevate fatte caso.
    Abbassate lo sguardo sui vostri vestiti. Alcuni sono troppo grandi per voi, o troppo piccoli. Taglie sbagliate, forme che mai avreste pensato di indossare. Sembrano pescati casualmente, come se qualcuno avesse afferrato gli abiti abbandonati nell’hotel, e ve li avesse messi addosso.
    Profumano di bucato, però. Almeno quello. Una cosa è sicura: non sono i vostri.

     
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    «facciamo così: riniziamo da capo. io mi chiamo saw» anche Adaline accavallò le gambe nude dandogli la sua completa attenzione, fu un attimo prima che l’altro stringesse la propria mano nella sua e le mostrasse la prova evidente del fatto che nessuno dei due avesse deciso di essere lì
    «lo avevo capito qualche minuto fa, saw» nonostante non amasse, di solito, il contatto fisico non scostò la mano da quella del suo compagno d’avventure, però grazie al fatto che si fosse sporta verso lui ebbe modo di vedere che non era il suo pigiama, quello che indossava, ma una divisa alla marinaretta di qualche taglia più piccola della sua, visto che le lasciava l’ombelico, sul quale spiccava luccicante un cerchietto dorato, e un bel po’ di centimetri di coscia scoperti «mh» riuscì solo a dire, e non provò nemmeno a coprirsi, un po’ perché non conosceva il pudore, un po’ perché forse non le dispiaceva indossare quei vestiti, era molto più nuda quando lavorava a dirla tutta «ho bisogno di schiarire la mente.» «si anch’io» e sorvolò sul fatto che le avesse fatto un complimento, lo sapeva di essere bella ma non glielo dicevano così spesso, sensuale, sexy, erano gli aggettivi che le attribuivano di solito «devo trascinarti con me in ogni caso» si avvicinò al lato del letto di Saw, visto che erano ammanettati e non poteva scendere dall’altro, e poggiò i piedi nudi al pavimento «non mi devi trascinare, andiamo, forse serve ad entrambi » le mani poggiate accanto al proprio sedere, a sfiorare le dita dell’altro e le balze della propria gonna troppo corta «non perdiamo altro tempo, che dici?» gli fece un po’ il verso, mentre si alzava e gli porgeva la mano «io sono Adaline» e poi magari davvero un po’ di acqua fresca avrebbe schiarito le idee ad entrambi. e il bagno poteva sempre essere una via di fuga.
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    Cercando di uscire dalla stanza, vi rendete conto di tre cose: primo, non sentite alcun passo provenire dal corridoio, segno che nessuno stia facendo la ronda all'esterno della camera; secondo, riuscite a percepire, seppur distanti, i mormorii indistinti di vittime come voi - vicini, altri più lontani, ma forse potreste fare qualcosa in merito; terzo, e questa è la parte in cui vi viene la pelle d'oca, spiando dalla finestra notate che…non ci sia nessuno. È bassa stagione, certo, ma siete in un hotel, e perlomeno il personale e la manutenzione dovrebbero passare ogni tanto. Qualcuno nelle altre stanze, magari lo notate pure; hanno le manette come voi, però. Dove sono tutti gli altri? Questo gioco, non è più divertente.

     
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    Che dire.
    Doveva proprio aver portato pace, libertà, giustizia e sicurezza in imperi di galassie lontane, Saw. Altrimenti non si spiegava quel dono che gli era appena calato davanti. Premette l’indice contro un angolo della bocca, e distolse accuratamente lo sguardo dalle pieghe della gonna di Adaline. Se la situazione aveva del ridicolo prima, figuriamoci in quel momento: davvero non riusciva a immaginare un universo in cui aveva passato le mani su quelle gambe e se ne era dimenticato. Non era manco abbastanza vicino alla stanza di Moka per condividere telepaticamente un po’ di preghiere e bestemmie, quindi si limitò alla parte del sospiro.
    Lungo.
    «non perdiamo altro tempo, che dici?»
    Strinse la lingua tra i denti, e annuì. Che dire, in effetti.
    «adaline.» Tese il palmo verso di lei con l’intenzione di aiutarla ad alzarsi – del tutto impreparato ad accogliere l’immagine di quel guanto che si stringeva attorno al polso esile della ragazza. Ah. Ma da quando. Studiò meglio il tessuto che univa l’armatura pesante del braccio al resto della tunica; e ancora, lasciò saettare gli occhi lungo tutto il proprio corpo. Eppure era certo di aver sollevato i lembi di una camicia solo pochi attimi prima; una che aveva riconosciuto come sua, e non… il costume di Halloween che aveva addosso in quel momento. Possibile che qualunque cosa gli avessero iniettato stesse alterando la sua percezione delle cose?
    «sei mai stata in questo posto?» posta come una domanda, anche se privatamente era giunto già alla conclusione che in certe situazioni ci fosse già capitata. Lo chiameremo istinto.
    «potrebbe aiutarci a capire qualcosa in più.» la guidò verso il bagno, a quel punto; guardarsi attorno senza sapere cosa cercare, però, era inutile. «forse non siamo dove pensiamo di essere.»
    Detto con tutta la casualità del mondo, nonostante la tensione evidente nelle spalle. Lo sguardo gli cadde in automatico sulla vasca, ma a malincuore lo trascinò invece nella direzione del lavandino. Toccava fare sacrifici in extremis; eh, quanto potenziale sprecato.
    Si cercò nello specchio, ispezionando la pelle esposta millimetro per millimetro. Era effettivamente il suo riflesso a incontrarlo a metà, ma la paranoia crescente non gli permise di considerarla una prova concreta. Sciolse la presa ferrea della mandibola, e incontrò lo sguardo di Adaline. Riusciva a sentire il suo calore attraverso il punto di contatto, abbastanza reale da tenerlo ancorato al filo sottile della ragione.
    Curvò le labbra in un sorriso indolente, spingendo delicatamente il gomito mancino contro il suo. «potrei baciarti.» e se l’altra avesse risposto con un broncio di disapprovazione, di certo non si sarebbe scosso. «a volte funziona, in questi casi.» sensazioni forti and all. Le esperienze nel Cremlino insegnavano; ciao Law.
    …e basta, ciao Law. Al Tryhard preferiva non pensarci. Carne ancora un po’ troppo tenera.
    Ma invece di posizionare un palmo lungo la curva del viso di Adaline come gesù avrebbe voluto 🙏, si sporse verso la parete più vicina; quella che, illusioni escluse, avrebbe dovuto collegarli alla stanza adiacente. Chiuse il pugno contro la superficie e la colpì una, due volte.
    E prendo a pugni lo specchio, io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso
    Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo
    E sono solo uno dei tanti
    Col sorriso triste e con gli occhi stanchi
    Che non riesce più a fidarsi degli altri


    koYglit

    solo quello più fedele


    (c)
     
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    lo guardò studiare attentamente il suo vestiario, beh non gli stava male, ma comunque se lo sarebbe tenuta per lei, si limitò a dirgli
    « di certo sei più vestito di me » si sollevò con il suo aiuto, trovandosi faccia a faccia con Saw, fu il suo turno di sorridere felina, non aveva mica ignorato come avesse distolto lo sguardo dalle sue gambe poco prima, poggiò una mano sull’armatura del braccio battendoci due volte l’indice «beh. carina no?» spostò il peso da una gamba all’altra
    «sei mai stata in questo posto?»
    «ah no, non credo» non era una sprovveduta ed evitava in andare in stanze d’hotel, che implicava non conoscere alla perfezione l’altra persona, nonostante il proprio lavoro era davvero selettiva e le capitavano raramente situazioni come quella «forse non siamo dove pensiamo di essere.» «che poetico, quasi filosofico, cerchi di far colpo? » la mano che era sul braccio dell’altro si spostò verso il colletto di quella strana divisa che indossava, poi lo lasciò andare, seguendolo nel bagno «non specchiarti troppo, rischi di fare la fine di narciso» lei al suo contrario, si poggiò con il sedere al lavello, ignorando il proprio riflesso ed osservando le unghie curate della propria mano libera «potrei baciarti.», risollevò lo sguardo, incontrando lo sguardo chiaro dell’altro «potrebbe non essere un qualcosa che non abbiamo già fatto» effettivamente «a volte funziona, in questi casi.» «potrebbe… chissà» sollevò le spalle ricambiando il sorriso, insolente come il suo, giocavano allo stesso gioco.
    e poi Saw decise di sprecare il suo tempo perché decise di (farle prenderle un colpo) colpire la parete dietro di loro «magari la prossima volta avvisa» labbra arricciate e broncio forse leggermente contrariato.
    Sono sempre la ragazza
    Che per poco già s’incazza
    Amarmi non è facile
    Purtroppo io mi conosco
    Ok ti capisco
    Se anche tu te ne andrai via da me
    Col cuore ti ho spremuto come un dentifricio
    E nella testa fuochi d’artificio
     
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    Sempre più dettagli vengono alla luce, ora che la situazione pare prendere una forma; sapere che non siete soli, in quella follia, forse aiuta a rendervi più lucidi. Ed è proprio in questo modo che vi rendete conto di un’altra cosa molto strana: c’è il sole, fuori dalla finestra. È alto, ad occhio e croce mezzogiorno deve essere passato da qualche ora — ma ciò che vi colpisce è il cielo sereno. Non una nuvola all’orizzonte; strano, il meteo aveva previsto pioggia per quel giorno, e alcuni di voi sicuramente avranno buttato un’occhio alle previsioni, prima di organizzarsi per quel San Valentino… che i meteorologi si siano sbagliati? Possibile.

     
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    «che poetico, quasi filosofico, cerchi di far colpo? »
    «poetico» batté le palpebre, sinceramente divertito. «sei sicuramente la prima a pensare una cosa simile di me.» eh, diciamo che di solito veniva definito con altri appellativi, Sawyer. Alcuni più carini di altri, ma tendevano a seguire una linea prevedibile; alternandosi tra sinonimi di pazzo e masochista. Quella era di sicuro nuova.
    Premette l’incisivo contro il labbro inferiore, e scosse la testa. «solo una sensazione.» e visto che era tante cose, ma di certo non stupido, voltò comunque la testa nella sua direzione. «ha funzionato, in ogni caso?»
    Così. Per scienza.
    Poggiò la tempia contro la parente, una scrollata di spalle come unica forma di scusa per averle arruffato le piume. Delicatuccia. Almeno era carina, quando si arrabbiava.
    «ti dimentichi così facilmente delle persone che baci, adaline?» e lui che pensava di essere degno un paio di attenzioni in più, mannaggia. Ormai erano praticamente amici. Nel modo tutto speciale di Sawyer, sottinteso: l’amicizia di chi neanche ti passa un numero da rintracciare nel caso di bisogno.
    Intanto, dall’altro lato, nessun segno di vita. Aggrottò la fronte, e si scostò abbastanza da poter fissare offeso la parete. O erano totalmente isolati, o chiunque ci fosse dall’altro lato li stava beatamente ignorando. Quei muri non erano abbastanza spessi da poter essere insonorizzati, d’altronde.
    «perché io–» e poi.
    Dal nulla.
    Colpetto.
    Colpetto. Colpetto. Colpetto.
    Premette l'indice contro le labbra, e si concentrò sul tonfo preciso. Il quantitativo spropositato, di tonfi precisi. Ma cristo iddio.
    Nessuno:
    Proprio nessuno:
    Barbie: S-T-A-I—S-C-O-P-A-N-D-O
    Ok.
    «…no.» anche abbastanza letteralmente.
    Poggiò il pugno contro la parete, momentaneamente privato della sacrosanta facoltà di agire. Ma dov’era finito.
    Barbie: PUNTO-DI-DOMANDA
    Sospirò, e stese i polpastrelli contro le sopracciglia. Poi picchiettò nuovamente con le nocche sulle mattonelle, stavolta con un messaggio chiaro da spedire al destinatario:
    P-E-R-C-H-É
    «ma possiamo fare una prova.» schioccò la lingua contro il palato, gli occhi ancora fissi sulla sua stessa mano.
    T-I—V-U-O-I—U-N-I-R-E
    P-U-N-T-O—D-I—D-O-M-A-N-D-A
    «sai, vedere se riaffiora qualche memoria.»
    Le diede anche il tempo di reagire, casomai avesse ritenuto necessario ritirarsi; più una conseguenza della strana posizione in cui si ritrovavano, meno per un desiderio suo di offrirle spazio. Ridusse nuovamente la distanza tra di loro, il braccio legato a spingere delicatamente con sé quello di Adaline fino a cingerle i fianchi; e le sorrise di nuovo, una scintilla poco raccomandabile a illuminargli lo sguardo. Dire che quella leggera sopraffazione non fosse voluta sarebbe troppo – la sua presa rimase leggera, facile da sciogliere. Non attese comunque un cenno di assenso prima di appropriarsi della sua bocca in un bacio tutto sommato casto; per sondare il terreno, se vogliamo. Rapido nell’agire, lento nel mettere qualche centimetro di distanza tra di loro.
    «allora?» umettò le labbra, sinceramente curioso. «tornato qualcosa?»
    E prendo a pugni lo specchio, io non ci riesco a cambiare chi vedo riflesso
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    «sei sicuramente la prima a pensare una cosa simile di me.» Adaline sorrise, poggiando le mani sul lavello freddo
    «è una cosa positiva, no? una delle tue prime volte » sguardo verso quei riccioli biondi, non riuscì a raggiungere il suo, di sguardo, visto che era concentrato a suonare la cumbia al muro «se non conoscessi l’esistenza del codice morse penserei che stai cercando un modo per ignorarmi» ma era sicura non fosse così, visto che c’era una bella intesa fra loro, strano ma vero
    «ha funzionato, in ogni caso?»
    «sei pretenzioso se credi che te lo dica così facilmente» ma si. aveva fatto colpo. e non era mica stato merito di quella frase. era dalla prima battuta infelice che si erano scambiati. e poi lui si “scusò” di averle fatto prendere un colpo con una scrollata di spalle, adaline fu quasi tentata di fargli una linguaccia ma si trattenne. «ti dimentichi così facilmente delle persone che baci, adaline?» «potrei farti la stessa domanda, Saw, anche tu non ti ricordi di me» il che le sembrava irreale, visto che aveva il sentore che se lo sarebbe ricordato e anche abbastanza facilmente «perché io–» perché lui? ah certo, non potevano scegliere momento migliore per rispondere «che ti ha detto?» chiese, anche se un po’ piccata per la frase sospesa di poco prima
    «ma possiamo fare una prova.»
    ah, era ora. arricciò le labbra «si, sono d’accordo » si lasciò trascinare, mentre poggiava la mano libera sulla spalla coperta da quel travestimento «sai, vedere se riaffiora qualche memoria.» sorrise, quasi rise «o potremmo farcene di nuovi» sorrise di rimando, forse con la stessa luce negli occhi della sua anima gemella, le veniva strano pensarlo, visto che era stata sempre un lupo solitario nel corso della sua vita, chiuse gli occhi e ricambiò il bacio, tiepido e leggermente casto, cosa che la fede sorridere sulle labbra dell’altro «allora? tornato qualcosa?» scosse il capo, inclinando il capo «forse dovremmo ripetere l’esperienza, che ne dici?» chiese, mentre affondava le dita affusolate nei riccioli sulla sua nuca, incurante che stesse avvenendo una conversazione di cui non conosceva minimamente il significato.
    rischi del mestiere.
    Sono sempre la ragazza
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    Se anche tu te ne andrai via da me
    Col cuore ti ho spremuto come un dentifricio
    E nella testa fuochi d’artificio
     
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