Tamburellò le dita della mancina sulla scrivania, scandendo tra un colpo e l'altro sul legno un ritmo meccanico, quasi ipnotico. O almeno, questo avrebbe potuto pensare uno spettatore esterno entrando in quel preciso istante nella stanza, e da una parte al Crane sarebbe piaciuto poter esercitare un simile potere sulla gente - soltanto Morgan poteva sapere quanto ne avrebbe avuto bisogno nella vita di tutti i giorni. Era tutto tremendamente statico, elettrico tanto quanto inamovibile, e se non fosse stato per le casse toraciche a sollevarsi lente ad ogni silenzioso respiro si sarebbe potuto pensare che il trentatreenne stesse facendo qualche strano meeting con dei manichini. Che, a volerla dire tutta, non era un'immagine così surreale come poteva sembrare: c'era sempre un margine di miglioramento, indi per cui un costante bisogno di esercizio e simulazioni; a maggior ragione se riguardava una persona come Al, che mai si era ritrovato a dover parlare tanto spesso con più di due persone contemporaneamente, e soprattutto ricoprendo un ruolo. Prendeva seriamente, a volte anche troppo, i propri compiti e doveri, ma era altresì consapevole di quante lacune avesse - soprattutto sotto il punto di vista della leadership. Quindi sì, era capitato che prendesse in prestito da Nelia wooden dummy e manichini da combattimento e se li portasse in stanza per parlarci. Sarebbe anche potuto ricapitare. Non se ne vergognava. Okay, forse solo un pochino. Ma non era quella una di quelle volte - e per quanto sarebbe stato bello, non era neanche (ancora: non avrebbe smesso di esercitarsi) ancora in possesso di certe doti da incantatore di serpenti capaci di ipnotizzare le persone. Certo, in parte il perché di quel silenzio poteva essere attribuito a lui - alla posizione che rivestiva, al suo nome scritto sulla targhetta laccata appesa alla porta dell'ufficio (metaforicamente parlando, dal momento che non aveva né targhetta né ufficio; già era tanto avere una scrivania, e se la faceva andare più che bene) -, ma per il resto quella particolare tensione che si respirava lì si era creata da sé, cementificando articolazioni tra le parti di un organismo che altrimenti avrebbero collaborato senza rimanere talmente incastrate tra di loro. Senza mai nemmeno sapere cosa facesse l'altro segmento, se non in funzione di ciò che l'altro poteva trasmettergli. Era un aspetto, quello, sul quale aveva premuto molto dal momento in cui Will si era fidato abbastanza di lui da chiedergli di amministrare le spie ribelli. A proprio dire, e senza assolutamente nulla togliere agli altri campi operativi della Resistenza, quello era il lavoro potenzialmente più importante ed il più pericoloso - personalmente per chi lo operava, ma anche in un'ottica più ampia e trasversale -: era fondamentale che tutte le persone che avevano scelto quella strada fossero consapevoli della vitale rilevanza di ogni minima informazione che raccoglievano quotidianamente, e di quanto incosciente sarebbe stato divulgarle a chi svolgeva il medesimo compito. Non soltanto perché più persone a custodia dello stesso segreto bisbigliato alle orecchie aumentavano la percentuale di possibilità che le intenzioni dell'intero collettivo venissero intercettate, sebbene questo fosse un punto cardine del silenzio tra i ranghi dei servizi segreti ribelli, ma anche per il semplice e banale fatto che fossero spie - e una spia, per antonomasia, era una persona di cui non potersi mai completamente fidare. La diffidenza doveva essere il fulcro di tutti loro, ed impararla con i propri compagni era essenziale. Si schiarì la voce, cercando lo sguardo chiaro della ragazza seduta dall'altra parte del tavolo, e spinse il piatto sul legno per avvicinarlo a lei. «Prego.» soffiò appena, ma tanta era la quiete che quell'invito parve suonare come un imperativo. Non sorrideva affatto, Aloysius, ed era lieto di notare che la serietà con la quale aveva iniziato quell'incontro fosse condivisa. «Mh-mh.» Cherry Benshaw incrociò le braccia sotto al seno, la testa reclinata di lato e lo sguardo a cercare di fissarsi su qualsiasi altra cosa che non fossero i presenti in stanza. Lo special sollevò la mano quando, invece, sentì Kieran al suo fianco fremere e vibrare, intimandole in un certo qual senso di rimanere composta e serena: voci di corridoio dicevano che la mimetica avesse ucciso per molto meno e con particolare semplicità, e lui era già a corto di personale. «Bene,» rilassò le spalle contro lo schienale della propria seduta, sospirando greve. «probabilmente non sei davvero pronta per essere una spia,» si strinse nelle spalle, le labbra premute tra di loro in un sorriso di circostanza. «forse sarebbe meglio consigliarti allo Smirnoff... o al Leigh, perché no?» le gambe della sedia stridettero appena sul pavimento quando Al la tirò indietro per permettersi di alzarsi, diretto già alla porta che li separava dal resto del Quartier Generale. «Ma...» si fermò a metà strada tra la spia e l'uscio, piegando la testa in direzione della prima. «perché non voglio mangiare dei dolci?» «Perché non vuoi mangiare dei dolci.» ripeté atono, voltandosi completamente. Le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e le sopracciglia bionde arcuate, mosse dunque qualche altro passo per farsi più vicino alla scrivania. Non gli serviva far vagare lo sguardo per sapere che Charles fosse confuso dalla sua esistenza in quel momento dello spazio e del tempo, e che Kieran stesse ghignando come mai aveva fatto in vita sua: tutta la sua attenzione era per lo sbigottimento di Charlyse. «E perché questi non sono semplici dolcetti.» ne prese uno e lo addentò, sollevandolo poi verso la Sargent. «Sono brownie,» «Non era quello a cui mi riferivo, ma ok-» «li ho fatti con Erin!» Bene. Non benissimo, ma bene. Decise di ignorare l'ultimo scambio di parole e fingere non fosse mai esistito. «Questi sono un... compromesso, ecco!» incurvò le labbra verso il basso, posando il quadrato di cioccolato e marijuana sul piatto dove lo aveva preso. Per quanto avrebbe voluto, non poteva andare in giro fatto. «Se questi ti fossero stati offerti dal ministro in persona, non le avresti detto che non ti piacevano.» non una domanda, né un'affermazione. Una banalità, quello senz'altro; un esempio stupido. «Ministro che magari basa tutta la propria fiducia su quanto le persone sedute al tavolo con lei apprezzino le sue doti culinarie.» diede una pacca sulla spalla della ragazza. «Le informazioni che portiamo a casa hanno sempre un costo, e spesso il prezzo da pagare è la nostra integrità verso noi stessi. La nostra, di verità, è negligibile. Oggi è un piatto di dolci, domani una rivelazione scioccante; tra un mese, un omicidio del quale sarai costretta a fregartene mentre ne nascondi le tracce.» abbozzò un sorriso dolceamaro, stavolta rivolto a tutti quanti. «Non dovrai mai storcere il naso, o voltare lo sguardo dall'altra parte: nessuna traccia di fastidio o disgusto. Chiaro?» gli bastò che annuisse, non voleva una vera risposta. E non impose nemmeno di dimostrarglielo mangiandone uno, dato che non sarebbe stato un comportamento degno di un capo promuovere la droga tra i propri ranghi. «Comunque sono buonissimi.» ci pensavano benissimo da soli ad approfittare delle doti culinarie della Sargent e della Chipmunks in coppia. «Vedi:» indicò il ragazzo con un ampio gesto del braccio. «puoi dire che Charles sia sincero? Che gli piacciano davvero quei brownies o che li trovi terribili, ha detto esattamente ciò che Kier voleva sentirsi dire - e tu non saprai mai se questa sia la verità o meno.» notò la visibile offesa sul volto della cuoca, e con un «tranquilla, sono buonissimi davvero» sussurrato con dolcezza ammirò il suo viso illuminarsi. «capisci cosa ho appena fatto, vero?» per poi abbatterla nuovamente al suolo. «Su,» batté le mani tra loro. «ora sloggiate e tornate ai vostri lavori - sì Cherry, figurati se te ne andavi per dei dolcetti. Suvvia, non sono così severo!» ma doveva esserlo: «questo era solo il primo strike, ti pare.» ammiccò, prima di cingere con un braccio le spalle del francese ed invitare le ragazze ad uscire (e bisticciare di fuori). «Ti ho portato il report mensile che avevi chiesto.» si accomodò alla scrivania, invitando il minore a fare lo stesso. «Gentilissimo. Comunque non dovresti continuare a mangiarli mentre sei qui, sai...» un vago cenno con la mano ai pasticcini, gli occhi fissi sulle pagine del dossier. «potrebbe esserci della-» «maria? Lo so.» Mh. Ok. L'importante era che lo sapesse. «Come procede all'istituto?» moriva dalla voglia di chiedergli come se la passasse Turo alle prese con i bambini, se fosse appagato, un sacco di cose, ma si tenne sul professionale ed attese soltanto che il ribelle rispondesse come credeva fosse meglio. «Il progetto in sé sembra essere partito bene, dai, niente di cui lamentarsi. Tranne i bambini - mon dieu, i genitori» il Crane si limitò ad alzare lievemente il capo dal fascicolo, un singolo sopracciglio sollevato sulla fronte: sapeva di non rientrare nella categoria, ma era sempre bene ricordargli che fosse uno di quei genitori che gli pagava la retta. Preferiva che, in caso di problemi con River e Flow, le cose gli venissero dette senza retorica, ma grazie a Dio Charles certe cose le sapeva già. «di alcuni bambini... molti, in realtà, dovrebbero davvero imparare come si educano i figli. Per il resto,» la cosa che importava di più ad Al in quella sede, per inciso. «i pettegolezzi delle mamme sono sempre gli stessi, però pare che ci sia stato un po' di fermento ai piani alti del ministero. Nessuno osa dire cosa sia successo, ma credo qualche riunione dei capi... comunque lì c'è scritto tutto più nei dettagli.» aveva da fare, e Al non intendeva trattenerlo più del necessario per farsi dire cose che aveva già messo nero su bianco. «Senti, mentre vai via...» scarabocchiò qualche parola su un foglio di carta e glielo porse, senza troppe spiegazioni. «non vorrei farti fare il facchino, ma se ti capita di passare davanti all'ufficio di Will dagli questo - sennò non fa niente, ci parlerò nei prossimi giorni -, e se incroci Maeve chiedile di passare! Prenditi un brownie per il disturbo.» gli mostrò che già l'aveva fatto, alzando le dita che ne tenevano stretto un pezzo. «AH!» lo stava sicuramente odiando. «in caso chiedile se ha un passaporto internazionale.» ah!, sarebbe stato divertente.
«Ultima - ma non di certo per importanza, tutt'altro!, la religione era un punto cardine di questa piccola comunità -, ecco la chiesa. Prego, seguitemi al suo interno!» «Se non sbaglio, qui è dove mia figlia ha sposato Jay.» bisbigliò all'orecchio della bionda, mentre le iridi verdi indagavano la marcescente facciata della struttura. Aveva fatto così per tutta la durata del giro turistico. Quando erano tornati dal viaggio nel tempo, Run ci aveva tenuto davvero tanto a fargli una panoramica di Bodie, illustrandogli ogni luogo della cittadina e la sua importanza storica - aka, i gossip del ventesimo secolo. «Signori Johnson, voi non entrate?» si voltò, Al, sollevando una mano in direzione della guida turistica. «Oh, ci scusi, è che mia moglie ha perso il portafogli... deve averlo poggiato sul bancone del negozio di souvenir, andiamo a prenderlo e torniamo!» Maeve probabilmente nemmeno sapeva cosa fosse un portafogli, ma Janet Johnson sì - e gliene aveva trovato uno apposta, quando le aveva proposto di andare oltreoceano a seguire la vaga pista lasciata da una voce di corridoio, fornendole anche un documento falso per rimanere il più anonimi possibili. Serviva? Non necessariamente, ma aggiungeva brio e la professoressa non aveva fatto troppe domande al riguardo. «Allora...» si erano già allontanati abbastanza dal gruppo di turisti, quando aprì la porta di una casa fatiscente - per non dire che la sfondò: a sua discolpa, i cardini erano particolarmente instabili. «ops» strinse i denti in un sorriso colpevole, invitando la ragazza ad entrare con lui mentre tirava fuori i propri appunti. «questo dovrebbe essere il punto di cui parlavano.» punto in cui, secondo delle rilevazioni condotte nell'ultimo mese, pareva esserci stata un'attività magica insolita. Aloysius Crane non aveva assolutamente idea di cosa ciò significasse, ma sapeva fare due più due ed era sicuro che potesse interessare anche la Resistenza sapere di più su degli sbalzi mistici in una città fantasma legata ad un mago in grado anche di riportare in vita i morti. «Che ne pensi?» | | When the darkness don't let you sleep I'ma hold you close And when space is all you need I can let you go And if the spark in your eye goes out I can be your glow Bringing you home |