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    FAQ - BOLLA E QUEST 11

    In questa discussione raccoglieremo tutte le domande fatte riguardo alla quest, alla sua fine e agli esiti: qualora ne abbiate delle altre, potete postarle tranquillamente in questo stesso topic.



    [DOMANDA] ma chi non era alla quest, né al lotus. tipo, boh, euge?? hanno dimenticato le persone nella bolla e ok, ma gli altri sanno che sono andati da qualche parte? Barry è sparito per due giorni da scuola o tutti ricordano che non sia mai andato via? anzi no, esempio più pratico. saw è sparito per due mesi. Oswald non era né in quest né al lotus. per lui è come se quei due mesi non fossero passati? come se l'avesse visto il giorno prima? per dire. cioè insomma gli esterni li muoviamo come se fosse un giorno normale senza che nessuno si faccia domande?
    [RISPOSTA] non è come se il tempo non fosse mai passato, ma la mente di chi è rimasto fuori dalla bolla sopperisce ai vuoti di memoria.
    Quelli che sono spariti con il Lotus (oblinder + miniquest), ricorderanno di essere stati in Bangladesh a lavorare per costruire delle case per i bambini poveri (per reality, per lavori socialmente utili, per volontariato: la motivazione potete sceglierla voi. Giustifica il fatto che, effettivamente, nei mesi in cui non c'eravate avete fisicamente lavorato a costruire la Città: sarete più muscolosi, più allenati. Più stanchi, e segnati dal sole).
    Chi invece ha partecipato attivamente alla Quest, ricorderà di essere stato in posti diversi: luoghi in cui, al momento della cancellazione della memoria, sono stati fisicamente spostati. Le varie ferite verranno dunque giustificate in base al luogo in cui sono stati teletrasportati.

    [yale, beau, clod, sorta, cherry, dave, shiloh, galen, lawrence, taichi, fake]
    Gli allarmi non sono scattati subito, al Terminal 5 del Heathrow Airport; quando la sirena ha iniziato ad echeggiare tra i vari Gate presenti nell’edificio, era già troppo tardi. Nessuno si era accorto della donna e del suo borsone, nessuno le aveva prestato attenzione – perché mai avrebbero dovuto, poi, se aveva passato tutti i controlli di sicurezza? Quando l’ordigno esplode, non c’è molto che nessuno possa fare: i giornali riporteranno molte vittime, tra morti e feriti. Chi di voi non ha riportato danni gravi, è stato interrogato dalla polizia.

    [raph, ben, mona, mimmo, ictus, mini, balt]
    Doveva essere una normale gita, quella. Strana, certo, perché quando mai si è visto un professore di Hogwarts portare i propri studenti in un parco divertimenti? C’era sicuramente un motivo estremamente didattico per la vostra presenza al Disneyland di Orlando, ma quel che è rimasto però impresso è stata la tragedia che si è consumata davanti agli occhi di migliaia di turisti: l’Astro Orbiter che troneggia al centro della piazza crolla senza apparente motivo – gli accertamenti sono ancora in corso –, travolgendo la folla e causando diversi feriti.

    [joni, amos, ara, eddie s, dyanl, thor, mj]
    Quando la scintilla di un accendino innescata in maniera distratta ha illuminato per pochi secondi il viso del passante, è stata la fine: il gas rilasciato da una fuga di cui nessuno si era accorto fino a quel momento, proveniente dal retro di uno dei palazzi della via affollata, ha preso fuoco in un istante, facendo saltare per aria l’edificio a due piani e causando poche vittime, ma molti feriti. C’eravate anche voi tra quei feriti, storditi dalla forza con cui l’esplosione vi ha colpiti, scaraventati lontano e sbattuto contro l’asfalto, o le pareti intorno.
    Odore di bruciato, e fiamme ancora alte ad illuminare il tardo pomeriggio di quel 4 Maggio, un giorno come tanti altri — un incubo per quelli che, come voi, sono rimasti invischiati nell’incidente.

    [gin, shar, eri, lux, lollo, lelouch, kul, ama, liam]
    Volto coperto, bacchetta alla mano, sacco nero gettato sulla spalla, morbido e vuoto, pronto per essere riempito: insospettabile prima, inconfondibile dopo. I passanti, in un secondo momento, diranno che l’avevano immaginato che fosse un poco di buono, quell’individuo lì. Voi potrete dare torto o ragione, ma non importa: quando il mago ha fatto irruzione alla Gringott per tentare di rapinarla, ha messo in moto una serie di meccanismi che hanno, infine, coinvolto anche voi. Incantesimi lanciati ovunque capitasse, complici usciti dal nulla, fasci di luce e poteri utilizzati alla cieca. In pochi istanti, fuori dalla banca dei maghi si è scatenato il panico, gettando l’intera via nel caos più totale.

    [aidan, poor, mort, lilith, adrian + barry, kat, jester]
    Le prime ore del mattino a King’s Cross sono state particolarmente difficili, quel giorno fatidico. Pare sia scoppiato qualcosa vicino agli ascensori: un’esplosione piccola, in grado di colpire nel suo raggio solo una manciata dei presenti – tra cui, inutile dire, voi –, ma tanto è bastato a mettere in funzione il sistema antiterroristico della stazione.
    Che vi foste recati lì per un viaggio, per lavoro, o per raggiungere il castello di Hogwarts, è indifferente. Ricordate solamente gli ultimi passi, l’intenzione di raggiungere i binari giusti. Il rumore sordo di una bomba di fattezze indubbiamente magiche a spaccarsi nelle vostre prossimità, e poi – nulla. Quando riaprite gli occhi siete posti su barelle del San Mungo. Nulla di preoccupante, vi dicono: un falso allarme. Siete rispediti a casa, senza se e senza ma.

    [del, paris, row, ficus + veena, iris]
    È stato tutto molto rapido: non si sa cosa, nello specifico, abbia causato il cedimento dell’impalcatura. I testimoni presenti sulla scena giurano di non aver visto alcun tipo di movimento provenire dal palazzo; la stessa ditta incaricata ai lavori era a terra, mentre i pezzi di metallo scivolavano tra di loro in uno spaventoso tetris. Nessuno, a dirla tutta, era fortunatamente troppo vicino — sentite uno strano brusio nella gola, probabilmente dovuto alla polvere che avete respirato, e le ferite che riportate sono il risultato dei detriti che vi hanno colpito nell’atterraggio. Sarebbe potuta andare molto peggio.

    [elias, blaise, finn + troy, eddie, dick, serah, john]
    I vostri ricordi sono appannati. Sapete di essere entrati nell’Underground, in momenti diversi, e di esservi trovati nello stesso spazio. Elias, tu ricordi di aver posato una mano contro il finestrino della metro – uno sfrigolio strano delle rotaie, e improvvisamente la tua mente è stata invasa da visioni orribili. Le stesse che hanno raggiunto anche Troy, seduta nell’estremità opposta del vagone. Il resto siete in grado di comprenderlo tra le urla spaventate dei presenti: un difetto del treno, forse. Inceppi strani che la manutenzione non è riuscita a trovare in tempo. Un miracolo che siate riusciti a bloccare il viaggio prima di raggiungere Victoria Station – prima che fosse troppo tardi. Siete scossi e doloranti, ma vivi.

    [ N.B. ] Corvina, Aidan, Mort, Liam, Amaranth, Baltasar, Sinéad, Madein, Taichi, Finley, Domenico, May Jane, John, Kul, Thursday: i Prescelti non hanno gli stessi ricordi in merito alle catastrofi sopracitate, nonostante tutti gli altri ricordano perfettamente la loro presenza. Dal momento in cui usciranno dalla Bolla, sarà un dato certo il fatto che ci fossero anche loro.


    [DOMANDA] Altra domanda.
    Chi come Thor ha perso la magia (blocked, è tutto terribile e voglio morire.), come... Come si spiega tutto? Nel senso, tipo, tutti gli anni a Hogwarts?? Sa di averla persa ma che prima ce l'aveva, no? E idem gli altri, che si ricordano di loro e di tutto il vissuto prima (vedi ad esempio in questo caso joni e dylan).
    "Semplicemente" sanno che c'è stato un incidente (ah ah.) e puff, niente più magia? 🗿🤡
    [RISPOSTA] Nel momento in cui è stata creata la Bolla, c'è stata una forte onda d'urto magica. Non sapendo dell'esistenza della Bolla, il mondo l'ha giustificata con un'anomalia delle dimensioni fra la nostra e quella da cui proviene Abbadon. Ricordate le zone morte? In pratica si tratta di posti in cui la magia non funziona, proprio a causa di queste... perdite dimensionali, che prosciugano la magia. Ebbene: questa è la spiegazione che il mondo ha per voi. L'onda è stata percepita in tutto il mondo, e quando vi ha toccato, vi ha tolto la magia. Siete stati sfortunati, vi dicono. Eravate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Inizialmente, ricorderete la verità...ma con il tempo, comincerete a trovarlo convincente, ed a crederci anche voi.

    [DOMANDA] più tecnica però… da oggi chi è nella bolla non può essere mosso? cioè, li possiamo muovere /nella bolla/ oppure stanno lì a farsi i cazzi loro (perché giustamente non sappiamo nulla) e possiamo muovere solo quelli fuori?
    [RISPOSTA] i PG nella Bolla possono essere ovviamente mossi! È stata creata una sezione apposita in Inception, e le informazioni che mancano o vi servono vi verranno date con il tempo: per ora vi basta sapere che sono all'interno di una Città a metà tra l'antico ed il futuristico, nel bel mezzo delle foreste messicane (tipo nello Yucatan, con tutte le cose maya, aztechi ecc ecc), con tutti i servizi essenziali.

    [DOMANDA] Ma i sedici pure sono stati snip snippati dalla memoria? O potendo stare fuori dalla Bolla è permesso loro di non fare i barboni senza più una vita? Scusate chiedo per una persona ansiogena (io).
    [RISPOSTA] allora... subito le persone li dimenticano, ma non è permanente. Quando tornano, dopo un primo iniziale momento di smarrimento, si ricordano di nuovo di lei come nulla fosse. Lei inizialmente ricorda la Bolla, ma con l'andare del tempo .. dimentica anche quello, almeno in maniera attiva. Perde i contorni. I fili ed il senso. Tende a credere a quello che la sua mente, nel tentativo di eliminare l'esistenza della Bolla , le fa credere. (ma la sogna, la Bolla. Spesso)

    [DOMANDA] c’è una scuola?
    [RISPOSTA]
    punto.
    Non rilascia certificati, ovviamente, ma esistono ben due (2) strutture in cui poter apprendere, entrambe aperte sia ai minori che agli adulti. Frequentare le lezioni, è caldamente consigliato ai Babbani, così che imparino come funziona il mondo magico. Le due strutture si occupano una della parte pratica (magia, di entrambi i tipi; armi; combattimenti corpo a corpo) e l'altra della parte teorica.

    [DOMANDA] I Sedici Prescelti rimasti nella Bolla, sanno che uscendo perderanno gradualmente la memoria?
    [RISPOSTA] (sospiri profondi) Ebbene, sì: sanno cosa li attende una volta all'esterno. Sanno che perderanno i ricordi della Bolla, e chiunque al suo interno. Sanno che non sarà immediato, ma sanno anche che sarà inevitabile.

    [DOMANDA] I personaggi che ricordano (quindi i prescelti - ostacolo della bolla - e Barry) possono effettivamente appuntare ciò che ricordano, missione /e/ persone, o sono destinati a dimenticare sempre e per sempre, e quindi ... anche se si scrivono cento volte nomi e luoghi, quegli appunti spariscono magicamente ogni santa volta?
    [RISPOSTA] No, di fatto non sparisce nulla. Il genere di cosa da fare a proprio rischio e pericolo perché tutto il resto rimane vero. Il personaggio continuerà a dimenticare, quindi anche se inizialmente ciò che appunta avrà senso, a lungo andare... eh. Sarà poco più che una storiella fantastica.

    [DOMANDA] ma gli animali ricordano i padroni nella bolla?
    [RISPOSTA] sì. Ed è terribile come sembra.

    [DOMANDA] è possibile portare altri pg nella bolla a parte quelli che hanno partecipato all'oblinder/missione/quest?
    [RISPOSTA] È possibile creare dei fittizi (Cittadini della Bolla, li dai mesi precedenti; la bolla è nata anche per essere rifugio di babbani e sovversivi) o inserire personaggi work in progress che non sono stati mossi in molti mesi, dando loro come background che siano Cittadini da un po' (massimo giugno 2023, prima il progetto non esisteva; potevano però essere parte delle milizie di Jeanine, e di conseguenza, far parte del Nuovo Ordine). Al momento, non è possibile accedere ex novo alla Bolla.

    [DOMANDA] ma se per esempio Mort che ora ricorda ancora tutto, esce e fa veramente una puntata del podcast dicendo tutto quello che ricorda, lo danno per pazzo, lo mettono in prigione o cosa?
    [RISPOSTA] A parte che non gli converrebbe, essendo lui legato a doppio filo alla Bolla. Per il resto? Verrebbe sicuro preso per pazzo, eccetto che dai soliti complottisti (o qualcuno che potrebbe trovarlo familiare, ma insomma, sarebbero folli insieme). Non finisce in prigione di certo, non è un segreto di stato (letteralmente, non è il Governo ad averlo insabbiato: nessuno sa nulla)

    [DOMANDA] ma ora la /situazione politica/ com'è?
    [RISPOSTA] fuori dalla bolla, la stessa identica di prima, letteralmente come se non fosse successo nulla (come se l'avessero ....dimenticato, badum tss)

    [DOMANDA] per chi è tra i prescelti, e quindi per chi ha perso la magia, e va ancora ad Hogwarts, che succede? sono costretti a lasciare la scuola? vengono tenuti a pulire i bagni?
    [RISPOSTA] no, gli studenti che erano tra i prescelti, e che hanno perso la magia, non sono più ammessi a frequentare le lezioni ad Hogwarts, o in qualunque altra scuola magica. Perlomeno, finché non finirete la raccolta di Halo Points 💅

    [DOMANDA] [riguardo l'alibi dei prescelti fuori dalla bolla] ma quindi.
    Questa piccola esplosione è stata qualche giorno fa on GDR (secondo arci) e può averne letto sui giornali pensando Aidan gli ultimi due giorni fosse in ospedale? C'è il collegamento esplosione\assenza di magia per loro (o sono due eventi separati)?
    [RISPOSTA] Usiamo questo caso come esempio.
    Aidan è partito in Missione. Arci lo sapeva. La missione è finita.
    (REWIND) Arci non ricorda l'esistenza di Aidan anche durata la permanenza di Aidan nella bolla (3 giorni ish).
    Nel momento in cui Arci vede Aidan, dopo un istantaneo attimo di dubbio, il vuoto viene colmato: ma certo, Aidan era a King's Cross. Lo sapevi. Era al San Mungo, ti sembra anche di essere andato a trovarlo (perchè ti pare assurdo il contrario). Insomma: laddove manca il senso, la tua mente riempie con quello che per lei è normale.
    Per quanto riguarda incidente e perdita della magia, non sono correlati: il fatto che alcuni civili qualsiasi abbiano perso la magia nello stesso momento ma in punti casuali del globo, è stato giustificato con una perdita dimensionale. Vittime randomiche dell'ennesima zona morta. Sfortunati, insomma.

    [DOMANDA] Per precisione/trasparenza vorrei sapere se esiste l'idea di dare linee guida più specifiche a riguardo o anche solo una notazione in più qui in FAQ. Perché ogni Potere Special ha il suo concept e i suoi funzionamenti, quindi magari avete delle idee particolari su come le categorie di Poteri o i singoli Poteri proprio possano reagire a questa nuova condizione di instabilità? O preferite, per comodità eccetera, lasciare queste cose alla fantasia dei player?
    [RISPOSTA] No, non esistono linee guida riguardo i defective, e non esisteranno. Il potere, indipendentemente dal tipo, è instabile. Il come, potete gestirlo voi a seconda di quello che preferite per la vostra trama: potrebbe funzionare a tratti, non funzionare affatto, funzionare troppo intensamente... dipenderà anche dalle situazioni. Ci fidiamo ciecamente al darvi carta bianca. Ricordate che la vostra libertà creativa finisce solo dove inizia quella degli altri (insomma: non uccidete pg reali, e non prendetevi troppe libertà che pensiate l'altro possa non volere - tipo, boh, mutilazioni e qualsiasi altro effetto permanente).
    Stessa cosa vale per i Prescelti: al di là degli Halo Points, che vi daranno prompt facoltativi man mano che acquisirete punti, sta a voi player decidere effettivamente quando e come i personaggi otterranno i loro poteri.

    [DOMANDA] Posso mandare personaggi nella Bolla che non erano né in quest, né tra i rapiti dell'Oblinder / mini quest?
    [RISPOSTA] Sì! Ma devono essere personaggi fittizi e/o in costruzione che non sono stati mossi come minimo negli ultimi due mesi.

    [DOMANDA] Le ombre (Q9/Q10) e i prescelti (Q11) sono in grado di riconoscersi come tali o non sentono nulla di strano interagendo tra di loro?
    [RISPOSTA] Le ombre non noteranno nulla di diverso, ma i prescelti sì. Mentre le ombre sono più che altro... burattini nel gioco di Abaddon, i Prescelti sono stati infusi di vera e propria magia difensiva: avvertiranno una strana repulsione nei confronti delle ombre, proprio perché sono la loro antitesi.


    Edited by homini lupus - 9/5/2024, 20:29
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    Adaline Windsor
    MATERIALISTIC PRINCESS
    The world moves on, another day another drama, drama
    But not for me, not for me, all I think about is karma
    Ad Adaline di quella situazione non fregava un cazzo.
    Aveva raggiunto il suo momento zen (mi suggeriva zendaya ma perché mai) poche settimane prima, quando aveva dovuto accettare che ormai al lilum i clienti scarseggiassero per colpa della guerra, c’erano stati giorni in cui l’incasso era stato minimo, giorni in cui era stata seduta, lei che non sapeva far altro che muoversi continuamente, ad aspettare segnali dall’alto che le dessero la possibilità di fare ciò che di solito faceva normalmente, riprendere la vita che aveva sempre fatto, finchè non era stata costretta a tornarsene a casa, per evitare un esaurimento nervoso.
    Era chiaro che il suo percorso di crescita non fosse stato una dolce zolletta di zucchero da far sciogliere sotto la lingua: orfana in un istituto di merda fino alla maggiore età, nessuno che volesse adottare una ragazzina scorbutica il quale hobby era mutilare lucertole, per di più dotata di poteri magici, così aveva vissuto la sua infanzia fra le mura ammuffite di una specie di prigione, staccando la spina solo per frequentare l’istituto magico di hogwarts, e il giorno dopo quello del suo diciassettesimo compleanno era stata spedita a calci nel sedere fuori da lì come se fosse stata un pacco postale: una storia dal lieto fine, no?
    Per anni, aveva cercato di vivere trovandosi un lavoretto, arrancando per arrivare dignitosamente fino alla fine del mese, ma un giorno si era stancata di dover quasi chiedere l’elemosina per vivere ed aveva scoperto che non era niente male usare il
    corpo che madre natura le aveva donato per vivere la vita che aveva sempre sognato, ed era andato tutto bene, fin quando un tipo aveva deciso di voler rivoluzionare il mondo, insomma non capiva come la gente non vedesse le red flags svolazzare solo quando apriva bocca, lei d’altronde non si era schierata, non le stavano simpatici i babbani ma non vedeva perché avrebbero dovuto rivelarsi a loro, erano più cagionevoli, sprovvisti di magia, invecchiavano più in fretta non potevano essere un problema per la comunità magica.
    almeno così credeva.
    quel giorno forse si sarebbe potuta ricredere, quando aveva visto dei babbani armati, guardarla con paura, forse la paura era peggio della cattiveria, si disse poggiando gli occhi sulle armi e sulle dita pronte a scattare sul grilletto, la sua mano andò a cercare il catalizzatore nella tasca dei baggy jeans che indossava «Ciao! Va tutto bene», Adaline avrebbe avuto da ridire su quel punto, ma si cucì la bocca per il bene di tutti, con tutti intendeva se stessa «Cos’è successo? beh lo sapeva mezzo mondo cos’era successo, quel tizio non li guardava i telegiornali? «Posso aiutarvi.» l’ex serpeverde poggiò una mano sul fianco «non credo proprio vogliamo il tuo aiuto, sai?» ancora mano stretta sulla bacchetta, timore che quelle persone potessero improvvisamente accorgersi che loro avevano la magia, che erano diversi da loro «probabilmente non sanno neanche dove si trovano, probabilmente scappavano da quelli come noi» disse indicando con un cenno del capo la bacchetta
    ex slyth
    1998
    ESTJ-A
    Look What You Made Me Do Taylor Swift


    Edited by ananke• - 23/10/2023, 18:02
  3. .

    obliviontober
    week 04: mental powers - clairvoyance





    chissà se posso cambiare il nome e usarlo anche per me .
    thinkin

    SMACK PIGLIATELO PANDI !!!! i tried ,,, experimenting and all that
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    arriverà quando meno ve lo aspettate (perchè non lo saprò manco io . )
  5. .
    Sarebbe divertentissimo vederli interagire! No, il mio Romeo è una spina nel fianco che tratta male persino gli amici perché ha la sindrome dell'abbandono ed è convinto di non meritare nessuna forma di affetto 💔 Per questo se si incontrassero secondo me ne vedremmo delle belle 😂

    CITAZIONE
    Il mio si è appena sposato . Letteralmente appena sposato (dopo ANNI! FINALLY! AKERROW FOR THE WIN) si chiama William, è il capo della Resistenza (ah, i see, scappiamo dai mangiamorte insieme ♥) ha un sacco di figli (...) è un po' alcolizzato, un tipo anzi un topo particolare, ti diranno che non è amato ma non è vero, lo adorano tutti ovviamente BEST BOSS IN CIRCOLAZIONE!!! e fa ridere, ma anche riflettere, perchè la Testa di Porco da noi è stata... /base/ della Resistenza, che sono quelli contro il regime Mangiamorte, quindi in qualche modo.... tutto torna.

    No vabbè io vivo per queste cose: è tutto bellissimo! ♥
    Ecco, James e William secondo me avrebbero un sacco di punti in comune e si troverebbero bene ad organizzare la rivoluzione assieme 😈

    CITAZIONE
    UN AU BELLISSIMO, DIMMI DI PIù, chissà se condividiamo altri pv!!!!
    Ti linko il mio account spotify dove ci sono tutte le faccette dei miei pv, FAMMI SAP! SCOPRIAMO ALTRI AU!

    Mi sa che condividiamo solo loro due (e Phoebe, ma poi l'ho sostituita con Ana de Armas 💔), ma magari condividiamo qualche ruolo!

    A parte Romeo e James, qui i miei bimbi, chissà se qualcuno vive anche da voi!

    Oriana Lumacorno, figlia di Horace, prof ad Hogwarts di Antiche Rune e del corso avanzato di Necromanzia. Si porta dietro una maledizione per cui chiunque le stia vicino muore male (difatti è da poco vedova). È una viperetta, un po' tanto snob, palesemente pro Voldemort, ma spero che in gioco rinsavisca.
    Timotheus Bartoš, un meraviglioso psicopatico. Lavora come sorvegliante ad Azkaban assieme ai Dissennatori e questo vi fa capire quanto sia una persona tarata, Mangiamorte della prima ora tanto che ha combattuto per Voldemort durante il colpo di stato ed è stato in prima linea a festeggiare la morte di baby!Harry. Ha un sacco evidenti problemi derivanti un passato violento, ma a lui sta bene così finché può torturare la gente.
    Bethany Rookwood è la quota positività del mio parterre di pg. Figlia dell'omonimo Mangiamorte, è tutt'altro che simpatizzante. Tirocinante al San Mungo e virtuosa del volo acrobatico, durante l'adolescenza è finita nella Stanza del Tempo presieduta dal padre Indicibile per portargli il pranzo, è caduta qualche decennio nel passato e si è innamorata di uno studente Tassorosso che ritrova ora, nel presente, come quarantenne insegnante all'Accademia per Auror. E ovviamente la sua cotta non si è affievolita.
    Ivanoe Kang-Ji è L'IMPRENDITORE. Proprietario di un'azienda di spedizioni e di una squadra di Quidditch (gli Appleby Arrows), palesemente mafioso, ha fondato il cartello "Thestral" con il solo scopo di abbattere Voldemort. Per la democrazia, direte voi? Per il bene? Certo che no. Perché vuole sedersi lui sulla poltrona del Ministro della Magia.
    È un finto Mangiamorte, in realtà sta tramando alle spalle di zio Voldy. Ah sì, pure lui ha creato un Horcrux.
    Venus Rosier è la quota influencer. Cantante e stilista di fama, è ambientalista e licantropo (la famiglia spende fior fiore di galeoni perché il suo piccolo problemino peloso rimanga segreto, ma in realtà è un segreto di Pulcinella. Non provate a scriverne sul Settimanale delle Streghe, però, potreste finire in fondo al Tamigi).
    Ha avuto una relazione con Alastor Moody. La stessa persona contro cui suo zio Evan Rosier si è battuto e che gli ha portato via un pezzo di naso, perché enemy to lovers is the way.


    CITAZIONE
    Il prossimo passo è ruolarli (cosa? cosa)

    ASDFJKL SIII IO CI STO! (?)
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    the greatest (freak)show


    summary
    Londra, dicembre 1843.
    Maghi, babbani e special vivono insieme sotto il regno della regina Vittoria, ma dove i primi sono al potere, e i secondi sono tollerati, gli special sono obbligati a sottostare a leggi ingiuste e discriminatorie, marchiati a inchiostro magico sul viso per fomentare la paura che pur non armati, siano essi stessi armi da cui guardarsi.
    Non tutti, ovviamente, la pensano allo stesso modo al riguardo. Qualche mago che vorrebbe un mondo diverso, più inclusivo, ancora esiste.


    Eccovi la ff fanservice per me stessa che nessuno voleva, ma proprio nessuno. vorrei giustificarmi, e invece non lo farò. Non dovete leggere, non è nè divertente nè interessante. Penso scriverò altre parti, perchè a disegnarle come avrei voluto non sono capace.
    Potevo scrivere un post? Sì! e invece non l'ho fatto, tiè.
    e mi prendo pure 5 zucchette per il primo prompt per il cameo


    «Stavo cercando proprio lei»
    Alzò pigramente lo sguardo dalla neve su cui era puntato, per osservare il signore che l'aveva chiamata e che le si stava avvicinando. Contemplò di scappare, ma non tanto perchè l'uomo sembrasse pericoloso (sebbene normalmente non si fidasse degli sconosciuti che le sorridevano come se fossero amici), ma perchè dopo uno spettacolo era sempre svuotata di ogni emozione, e odiava che la gente andasse a commentarlo da lei. Sì, aveva scritto e diretto lei il dramma andato in scena - quindi si era accorta di quel particolare dettaglio; no, non le interessava sapere cosa ne pensassero; no, non voleva sapere come rendere migliori le sue opere; sì, avrebbe detto a suo padre che Tal dei Tali salutava.
    Osservò meglio l'uomo che avanzava convinto e fiero: indossava un completo elegante, cappello a cilindro, e a prima vista non sembrava diverso da qualsiasi altro avventore del teatro, ma c'era qualcosa di eccentrico in lui; forse il fazzoletto rosso scuro al collo che si abbinava a quello infilato nella giacca, forse l'orologio da taschino a spuntare, magari la cicatrice in viso portata con orgoglio e non nascosta dal trucco, o ancora il fatto che il completo fosse vintage - un modo carino che gli aristocratici della sua cerchia usavano per dire fuori moda. "È povero", pensò, sentendosi immediatamente una snob ad essere arrivata a quella (giusta!) conclusione solo guardandolo; non era meglio dei suoi amici che tanto odiava quando giudicavano così chi non conoscevano.
    «Non sono solita firmare autografi»
    L'uomo, ormai al suo cospetto, rise leggero. Si tolse il cappello a cilindro, piegando leggermente la testa. Era educato, per lo meno; non si sarebbe aspettata di meno, da lui. «Pensavo più all'offrirle qualcosa da bere»
    «Non sono solita neanche bere con sconosciuti»
    Qualcosa gli luccicò nel suo sguardo. Divertimento, o qualcosa di simile. «Ma io non sono uno sconosciuto»
    «È la prima volta che parliamo, signore»
    «Ma lei sa chi sono io» E con quanta sicurezza l'aveva detto! Avrebbe voluto dirgli che no, non lo sapeva. Era una donna ricca, di successo, proveniente da una famiglia importante, e sceneggiatrice di alcune delle opere più famose del mondo magico; come osava lui, un nessuno con un vestito comprato al mercato delle pulci, pretendere che sapesse chi fosse e chiederle di parlare senza prendere appuntamento?
    Eppure: «Nathaniel K. Lowell» confermò lei. Sì, sapeva chi fosse. «Il sognatore» colorò l'appellativo con un pizzico di sarcasmo: doveva essere felice fosse una signora di buona famiglia, e non avesse usato altri termini meno carini che aveva sentito in città da suoi conoscenti.
    Il signor Lowell allargò il sorriso: «Annie Baudelaire» nessuna malvagità nella sua voce, al contrario. Sembrava deliziato di poter finalmente dire ad alta voce quel nome. «La cantastorie» Annie strinse le labbra per evitare di mostrarsi sorpresa. Veniva definita in tanti modi, alle proprie spalle (e a volte anche davanti) ma di solito non così. Le piaceva, tuttavia; aveva un non so che di poetico.
    Nathaniel le offrì un braccio: «Non è il caso di discutere al freddo, e mi sembra un tipo da Whiskey»


    Se da fuori il bar sembrava una topaia, una in cui Annie non si sarebbe mai avventurata, dentro era... beh. Ancora una topaia, ma per lo meno pulita.
    E colorata. Gesù, un sacco colorata. Ai muri erano appese foto e ritagli di giornale, e i tavoli in giro avevano lasciato strisciate scure per terra, come se fossero stati spostati più volte per lasciare libera la zona centrale (per ballare, magari? Sapeva andasse di moda, fra i poveri). Doveva ammettere che per essere un locale di quella zona, si teneva su bene.
    «Oh Nate, ce l'hai fatta! Non ci credo!» Annie, entrando titubante dietro il signor Lowell, osservò la cameriera, lo sguardo a fissarsi sul piccolo tatuaggio sulla guancia. Ah, una special, ovviamente; non era facile per loro ambire a lavori più importanti di sguatteri, bambinai o commessi. Notando che la stava guardando, la bruna agitò una mano allegramente. «Annie, vero?»
    «signora Baudelaire» non era stata lei a correggerla, ma apprezzò l'educazione di Lowell nel richiamare la ragazza - e nel non dire signorina. Odiava quando la gente, in ambienti lavorativi, lo faceva: il suo stato matrimoniale non aveva niente a che vedere col suo talento «Passeremo ai nomi dopo il quinto bicchiere, Run»
    Annie si avvicinò al tavolino, lasciando che Lowell le spostasse la sedia come un vero gentleman. «Cosa le fa pensare che starò a bere con lei così a lungo?»
    «Dovremo pur festeggiare, dopo che avrà accettato la mia proposta, e fra amici si usa così»
    Annie alzò gli occhi al cielo. «Non siamo amici...» «Non ancora»
    Mentre Lowell decideva cosa ordinare, la rossa tornò a guardandosi intorno provando a non farsi notare (i ritagli di giornale riguardavano tutti il progetto di Lowell; quasi nessun articolo sembrava positivo)... senza riuscirci.
    «Ti piace?» la ragazza dietro il bancone - Run - posò una bottiglia e dei bicchieri davanti a loro. "Posò" per modo di dire: diciamo che volarono fin lì. Telecinesi? («Mimesi» mormorò Nate al suo fianco notando lo sguardo curioso e Annie se lo appuntò mentalmente) «Non troverai un locale più accogliente - e con un miglior staff - del Better Run in tutta Londra»
    «Better-... Run?» aggrottò le sopracciglia. «Ti chiami così per il posto in cui lavori?»
    La giovane scoppiò a ridere, e mentre Lowell si toglieva il cappotto per accomodarsi lo intravide scuotere la testa leggermente, divertito.
    «Davvero è la prima cosa a cui hai pensato?»
    Annie capì di aver sbagliato, anche se non sapeva davvero dove. «Beh sei-... tu hai-... quindi-...» incredibile come fosse brava a scrivere parole quando si trovava dietro le quinte, ma davanti alle persone fosse un vero disastro.
    «Il locale è mio» confermò Run. Sollevò le sopracciglia, e appoggiandosi al bancone posò la guancia sulla mano. «Credevi che non potesse esserlo, solo perchè sono una special?»
    Sì.
    Sì aveva pensato esattamente quello.
    «Certo che no. Non sono specista» Che era vero: non aveva nulla contro gli special, e trovava assurdo che fossero sottoposti a essere cittadini di classe b. Neanche i babbani erano trattati tanto durante. Il diverso faceva sempre paura, soprattutto quando poteva ucciderti senza bisogno di un'arma.
    «Lo spero bene. O a Nate, qui, verrà una bella delusione» Annie si voltò verso il suddetto, che aveva seguito il dialogo senza interrompere. Non sapeva perchè Nathaniel K. Lowell dovesse aver dato per scontato che ad Annie Baudelaire non importasse troppo della razza delle persone, nonostante la sua famiglia partecipasse attivamente alla politica anti special, ma si sentì un po'... fiera, della cosa. Aveva sempre dato per scontato di apparire da fuori come una frigida ragazzina snob solo perchè i genitori erano ricchi. «E gli servirebbe davvero una babysitter»
    Annie sorrise. «È questa la proposta? Mi vuole assumere come babysitter? Come assistente(stares directly into camera)
    «No» Lowell guardò Run, e Annie non sapeva cosa le avesse detto con lo sguardo, ma bastò perchè la ragazza si allontanasse. «Voglio chiederle di diventare mia socia»
    Non poteva dire di essere sorpresa: Baudelaire era troppo famosa e Lowell troppo ambizioso perchè l'offerta riguardasse qualcosa di più piccolo, ma ugualmente sentirlo ad alta voce le fece uno strano effetto.
    «Ma davvero?» Annie prese il bicchiere che Run aveva riempito poco prima, e fece girare il liquido nel vetro. «E perchè mai»
    «Vorrei allargare il mio business. Arrivare a più persone» Lowell tamburellò le dita sul tavolo, e la indicò. Un gesto semplice, ma teatrale. «Arrivare a gente come lei»
    «Il suo spettacolo non è fatto per gente come me»
    E chiamarlo spettacolo era anche troppo gentile. Era un circo, e come circo si presentava. Non era itinerante, non avevano pagliacci (se non contava Lowell stesso), ma ugualmente facevano numeri di magia che si potevano annoverare fra quelli di un freak show. La cosa più assurda? Quasi tutti gli artisti (se così vogliamo chiamarli) erano special. Annie non sapeva come Lowell li avesse trovati, ma giravano voci: qualcuno diceva che i suoi fratelli fossero loro stessi degli scherzi della natura e il suo spettacolo fosse nato per sfruttarli, altri che comprasse gli special da genitori che non li volevano, e altri ancora che li creasse lui con magia e scienza. La Baudelaire non aveva mai creduto che le voci fossero molto sensate, e dopo aver visto il sorriso di Run e la familiarità che aveva con Lowell, se n'era convinta. Tuttavia, essere il capo di una compagnia teatrale composta per lo più da special era un azzardo: come razza, era odiata e mal vista. Non solo i babbani, ma anche i maghi avevano paura di loro, e Annie era sconvolta che il ministero non avesse ancora trovato un pretesto per far chiudere un luogo che metteva insieme tanti special potenzialmente pericolosi.
    «È per questo mi serve il suo aiuto»
    «È per questo che qualcuno la chiama il sognatore» ridacchiò, e sorseggiò il suo Whiskey.
    «E molti altri epiteti meno lusinghieri. Ma bene o male, l'importante è se ne parli»
    Annie assottigliò le palpebre «Questo non è vero. Se la critica parla male di un tuo spettacolo, sarà un flop. La gente dovrebbe parlarne per lo più bene»
    «Ecco, visto? Ho bisogno che lei entri nella mia squadra, per non fare errori simili»
    «Ma io non ho bisogno di lei, Lowell»
    Si aspettava una risposta veloce, un altro tassello in quel dialogo botta e risposta che iniziava a farle accelerare il battito del cuore-... ma Lowell non disse nulla per un po', tanto che Annie finì per alzare lo sguardo dal suo bicchiere per portarlo su di lui. Non riusciva a decifrare quell'espressione, ma ci lesse compatimento. E ad Annie non piaceva il compatimento. «Ho ragione»
    «Cosa le piace dei suoi spettacoli?»
    «Domanda complicata»
    «Lo è? Io so cosa mi piace dei miei» Lowell si alzò all'improvviso, quasi spaventandola. Allargò le braccia, senza guardarla ma osservando qualcosa che vedeva solo lui. «Il prima! l'eccitazione, la paura, i sorrisi, i pianti. Cosa accadrà? Andrà bene, o andrà male? Sei parte di una squadra, e funzionerà solo collaborando. Il durante! Le tende si aprono. Il cuore batte a mille. Pensi che potresti morire - anche da dietro le quinte. Spii il pubblico: è estasiato. Sta funzionando! Il dopo: la gente che sorride. Che ti ringrazia. Che ti dice - a parole, o con gli occhi, con i gesti - che è stata la serata migliore da molto tempo, che si sono scordati per un po' di tutti i loro mali, che li hai resi felici. Hai fatto la differenza. E l'hai fatta insieme ai tuoi compagni, aiutandoli a dare il meglio - aiutandoli a farsi vedere per quello che sono: bellissimi. Non mostri, non demoni, ma persone che hanno da offrire qualcosa di più, se gli si dà l'occasione di farlo».
    Annie sbuffò una risata. «Mi aspettavo una prosa migliore»
    Lui ricambiò il sorriso, tornando a sedersi. «Non scrivo battute, sono un produttore. Cosa non le piace dei suoi spettacoli?»
    La domanda era cambiata.
    Annie sospirò. «Sono sicuramente un'esperienza... diversa, dai vostri. La gente non se ne va sorridendo estasiata: le tragedie vanno per la maggiore, sono viste come più sofisticate, e bisogna fare cosa richiede il pubblico pagante o i produttori ti taglieranno il budget e la critica ti distruggerà. Spesso non sai neanche se un'opera è piaciuta o no, perchè i nomi famosi scritti sul libretto sono tutto ciò che importa per decretare il successo o il fallimento»
    «Questa non è stata una risposta complicata»
    No, non lo era stata.
    «Signor Lowell, senta-...» Non sapeva come dirlo. Forse perchè non voleva farlo davvero. «Io non posso accettare la sua offerta, e lei lo sa benissimo. Ammiro i suoi spettacoli? . Ma viviamo in due mondi diversi: se vuoi avere successo, non puoi prendere un branco di persone dai bassifondi e aspettarti la gente per bene li guardi con stima dopo anni di disprezzo e paura.»
    «anche quando quest'odio è immotivato?»
    «Soprattutto quando quest'odio è immotivato. Conosco i miei amici, loro non... capirebbero»
    «E non vuole aiutarli a capire?» Apprezzò che non avesse commentato, come un clichè, che forse non erano suoi amici. Puoi avere idee molto diverse, ma amare comunque qualcuno. Annie portò il bicchiere alle labbra per prendersi il tempo per rispondere, per trovare le parole per spiegare perchè non avrebbe funzionato. Si pentì di aver permesso a Lowell di occupare quel silenzio quando gli sentì dire: «Non vuole aiutare la sua famiglia a capire?»
    Quello era... un tasto dolente. E un colpo basso per Lowell usarlo per il suo discorso di convincimento: la ferita Archibald era ancora troppo fresca, e seppur non potessere essere sorpresa il Lowell ne avesse sentito parlare dai giornali o da pettegolezzi, era offesa l'avesse citata. Lei non gli aveva chiesto se era vero che i suoi genitori avevano abbandonato lui e i fratelli. L'espressione di Annie si fece dura, e si alzò. La discussione era finita. «La prego di non nominare la mia famiglia in questo frangente»
    Nathaniel annuì lentamente, cogliendo la freddezza nella voce di Annie. «D'accordo. Ma so che ha capito il mio punto; e so che vorrebbe lavorare con me. Resti, la prego»
    Annie scosse la testa. «Ha già detto tutto quello che doveva dirmi - e anche di più. Io ho bisogno... di restare da sola per ponderare tutto quanto»
    Si alzò in piedi anche lui, porgendole la mano. «Certo. Ci pensi su, però, e torni a trovarci: le faremo fare un giro del teatro, le presenteremo gli altri componenti della compagnia, e potrà darmi una risposta dopo aver avuto il quadro completo. Ha conosciuto Run, la nostra mimetica, ma ci sono tanti artisti che sarebbero felice di fare la sua conoscenza» arricciò il naso «eeee altri a cui forse dovremo aspettare di presentarla, ma penseremo a Freddie in un altro momento» il nome fece suonare un campanello nel cervello di Annie, ma non sapeva perchè.
    «Se troverò un po' di tempo, considererò di passare» L'avrebbe fatto. Purtroppo. Offesa a parte, il Lowell aveva ragione: lei voleva accettare quell'offerta. Doveva solo convincersi che un salto nel vuoto non fosse un suicidio.
    Salutato con un cenno del capo anche Run e l'uomo che era comparso al suo fianco (un altro special, probabilmente colui a cui aveva preso in prestito la telecinesi la ragazza) e Lowell le prese la mano per salutarla, ma prima di farla uscire la tirò a sè per scoccarle due baci sulle guance, come facevano le persone di rango sociale più basso. Ad Annie non piaceva particolarmente, ma complice l'alcol in corpo lasciò correre.
    Soprattutto sentendo il sussurrò nell'orecchio: «Meriti di essere felice, Annie»
    Quando si staccarono, Lowell sorrideva come se niente fosse. «Alla prossima, signora Baudelaire» ammiccò «Spero non ci farà aspettare troppo»





    All'inizio volevo fare tipo la... trascrizione della canzone the other side di the greatest showman ma ho poi pensato di andare di cuore. me ne pento? sì . perchè la canzone ha un testo più bello. Ma tanto a chi importa se non a me, duh. Se mai vorrò, ri-scriverò questo pezzo !!!!
    però la canzone ve la lascio lo stesso per vederla come fossero nate e lydia, sì (e mi prendo le zzucchette per la mimesi di run)


  7. .
    obliviontober 2023 oblivion ft. mitologia greca
    settimana 4 // poteri mentali

    e. raikkonen,
    chiaroveggenza
    r. hamilton,
    creazione di illusioni
    j. park,
    empatia
    w. campbell,
    medium
    s. jattelik,
    telecinesi
    n. bloodworth,
    telepatia

    (clicca sull'immagine per ingrandire)


    Edited by ad[is]agio - 22/10/2023, 17:01
  8. .

    week 3 taichi limore





    non sentirti obbligata a usarlo come set, soprattutto se volevi rifartelo tu col nuovo pv !!! ♥ (che poi forse ho fallito con i colori nell'avatar rispetto alla firma, non l'avevo notato ma ormai ho chiuso ps . vabbè)


    © base color .psd + texture
    tattooedtaemin
    RavenOrlov
  9. .
    VABBE, grazie ari di aver uppato, me l'ero completamente perso anche io!!
    AIUTO!!
    Romeo :manine: Barbie
    essere scagati dalle persone
    non ho nulla da aggiungere all'efficiente riassunto della mia collega, posso tranquillamente immaginarmi l'incontro fra i due. se quello della gif è romeo core, sappi che quello di barbie è questo meme qui:

    6cfa069d48e480d276c93f0ecc66ecd0


    proprio lui. un riassunto efficiente.

    E VABBE.
    CITAZIONE
    Il mio Jeremy invece è divorziato perché è QUEL MAIALE DI JAMES POTTER e nel mio AU James e Lily hanno divorziato dopo la morte di baby!Harry (tra l'altro Lily ora sta con PIton, mentre James lavora in incognito al Testa di Porco con questa faccia che sarebbe la sua versione trasfigurata per non farsi riconoscere dai Mangia 💔)

    Il mio si è appena sposato . Letteralmente appena sposato (dopo ANNI! FINALLY! AKERROW FOR THE WIN) si chiama William, è il capo della Resistenza (ah, i see, scappiamo dai mangiamorte insieme ♥) ha un sacco di figli (...) è un po' alcolizzato, un tipo anzi un topo particolare, ti diranno che non è amato ma non è vero, lo adorano tutti ovviamente BEST BOSS IN CIRCOLAZIONE!!! e fa ridere, ma anche riflettere, perchè la Testa di Porco da noi è stata... /base/ della Resistenza, che sono quelli contro il regime Mangiamorte, quindi in qualche modo.... tutto torna. UN AU BELLISSIMO, DIMMI DI PIù, chissà se condividiamo altri pv!!!!
    Ti linko il mio account spotify dove ci sono tutte le faccette dei miei pv, FAMMI SAP! SCOPRIAMO ALTRI AU! Il prossimo passo è ruolarli (cosa? cosa)
  10. .
    friday de thirteenth
    Friday non aveva molti amici. Viaggiava spesso, e nei periodi in cui era a casa, preferiva passare il tempo con la propria famiglia piuttosto che fare catch up con chi si era lasciata alla spalle. Faticava a mantenere i rapporti a distanza, mettendo a repentaglio anche quelli che potenzialmente avrebbero potuto esserlo anche con pochi incontri l’anno. Ma! Ma. Aveva parecchie conoscenze amichevoli, persone a cui sorrideva sincera agitando la mano, con cui scambiava volentieri convenevoli, e talvolta offriva perfino spontanei appuntamenti per un caffè ed una chiacchierata.
    Era davvero convinta che Nathaniel rientrasse in categoria.
    Poi aveva visto la sua espressione pregna di aspettativa spegnersi come un cerino di manifestazione, il tono farsi piatto e lo sguardo stanco. Il sorriso, seppur confuso, dell’americana, era sparito in fretta. Ora. Non saranno stati migliori amici, ma «...non sono neanche sorpreso» anche meno? La De Thirteenth, che raramente non prendeva qualcosa sul personale, battè lenta le palpebre portando un’oltraggiata mano al petto. «scuuusa. la mia presenza ti offende?» Mostrò il palmo a Nate, appiattendo le labbra fra loro. A parte che aveva davvero sperato che il segno e l’altro fossero il cane – forse non voleva i suoi organi, forse voleva dirle che nel suo futuro vedesse una riserva felice di animali e creature magiche che la amavano e con cui non doveva essere politicamente corretta evitando il gesto dell’uccello – ma poi scusa, da cosa non era sorpreso. Che vendesse organi? Che – CHE COSA. Manco le interessava, l’attitudine fu abbastanza per farle drizzare le spalle, ed incrociare le braccia al petto, facendo atterrare deliberatamente gli occhi verdi sulla vecchia. «cioè. capito» girls support girls, perfino quando la girl puntava agli organi interni e già sognava il prezzo della sua milza al mercato nero – si faceva quel che si poteva. Il cane sbuffò, e Fray seppe fosse un cenno d’assenso nei suoi confronti. Il periodt queen canino, perfino.
    «Fray»
    «friday*» corresse. Cos’era quella confidenza, dopo il nOn sOnO nEaNcHE sOrPrEsO. Al prossimo incontro al Ministero, avrebbe aspettato che fosse vicino alle porte dell’ascensore prima di chiudergliele in faccia, anziché attendere come faceva di solito. «Ci conosciamo già» Non avrebbe potuto sembrare meno felice neanche se ci avesse provato. Ma che… problema aveva. Conscia di avere la coscienza pulita – dopotutto, aveva passato mesi in Siberia, poi c’era stata la guerra; aveva avuto poco tempo per fare danni sociali – riportò uno sguardo corrucciato sull’Henderson. Curvò le labbra verso il basso, scuotendo il capo con disappunto. «a malapena» concesse, in direzione della veggente; fosse mai che credeva si conoscessero davvero e Friday De Thirteenth fosse il tipo di donna che accettava di farsi trattare così. EVIDENTEMENTE, non lo conosceva affatto.
    Cioè. Entravi in una tenda occupata di qualcuno che prometteva una visione sul futuro, ed anziché sorridere – confuso ma piacevolmente sorpreso di avere ancora entrambi i reni ed essere IN OTTIMA, mind you, compagnia – e domandare perché foste lì, accettandola poi come la sfida avventurosa che era, dovevi comportarti da infame? Non era il genere di amicizia che la ex Grifondoro voleva nella sua vita.
    Non ricambiò il sorriso di scuse di Nate. Perlomeno, non alzò il dito medio – e solo perché era matura. Lo osservò prendere posto con il cinismo che meritava, lasciando trapelare sincera preoccupazione solo all’idea che gli spiriti si prendessero cura del Labrador. Uh? Approfittando dell’intenso scambio di occhiate fra Nate e la Veggente – ma che… affari avevano fra loro. Oddio. Che in realtà Nate, dicendo di conoscerla, volesse preservarla dal mercato nero suggerendo un’altra vittima? Thinkin. Assottigliò le palpebre, osservandoli entrambi – si avvicinò un po’ di più a Nathaja. Poteva anche non essere contenta del comportamento del suo padrone, ma avrebbe difeso il cagnolone a spada tratta da qualunque spirito nei paraggi.
    «C'è qualcosa fra voi»
    Lei e Nate….?
    «Un mistero»
    In che senso….
    «Un segreto»
    «signora veggente, sarò onesta con lei -» stava per farle notare, gentilmente e con rispetto, che non fosse lì per… quello, qualunque cosa quello fosse. Voleva risposte sul futuro, non una missione Goonie sul passato, soprattutto se riguardava lei e Nate. Nulla da togliere al responsabile special, ma non credeva avessero intercorsi così interessanti, o segreti particolari che valesse la pena svelare. Insomma, Friday De Thirteenth era troppo trasparente per possedere scheletri nell’armadio.
    «Ma solo uno di voi lo sa» Un… segreto davvero strano.
    A quel punto, necessità virtù, cercò interrogativa e solidale lo sguardo di Nathaniel, perché certo anche lui doveva essere smarrito quanto – uh.
    Uh.
    Vorrei ricordare al pubblico a casa, che per quanto Friday fosse impulsiva, e tendesse ad agire prima di pensare, non era stupida quanto le sue scelte la facevano sembrare. Era sveglia, in grado di cogliere le espressioni delle persone e tradurle in significati – aveva lavorato nella CIA, per la miseria, ed era una sorella maggiore. Forse quello, più dell’agenzia segreta americana, giustificava il piglio sempre critico ed attento. Battè le palpebre, la testa sulla palla mentre osservava l’altro.
    «hai un segreto per me Fray?»
    Oh, baby boy. Evil. Quel sorriso avrebbe anche potuto funzionare su una Friday più giovane (e infatti.) ma l’unico tipo di fascino che colpiva la De Thirteenth, ormai, era la stabilità mentale, e lungi dall’Henderson sembrare il tipo di persona che avesse la propria vita in ordine. Ricambiò comunque il sorriso, l’indice a far segno di no e lo sguardo ridotto ad una fessura: ci hai provato. «tu sai di cosa sta parlando» sembrava un’accusa, perché la era.
    «certe cose è meglio non dirsele, forse»
    Nei suoi sogni, forse. Inspirò profondamente, facendo scivolare il sorriso dalle labbra in favore di un’espressione seria e risoluta. «cos’hai fatto» severo, e che ammorbidì appena tenendo in considerazione che… beh, non era stato carino quel giorno, ma tendenzialmente Nate era un tipo a posto, e le piaceva. Era disposta a concedere il beneficio del dubbio. «tutto ok?» Si era infilato in qualche… brutta situazione? Il destino l’aveva voluta lì perché Nathaniel Henderson diventasse la sua causa? C’era solo onestà negli occhi curiosi della giornalista, un «posso aiutarti?» sinceramente interessato. Aveva i suoi :sparks: problemi :sparks: ma era ben più che felice di metterli da parte per concentrarsi su quelli di qualcun altro.
    La risata della Veggente la fece trasalire. Una risata… roca, bassa, e decisamente meno divertita, a giudicare dall’espressione deadpan del suo volto, di quanto la durata avesse lasciato intendere. Ma che stava succedendo. Forse gli spiriti si erano annoiati a giocare al riporto con Nathaja, ed avevano deciso di possederla. Forse Sara ed Arianna sono di nuovo incastrate con il Gargoyle King. Forse la droga sarebbe stata il per sempre delle loro role.
    «STA SUCCEDENDO»
    Si avvicinò maggiormente al cane. Non si sapeva mai. Lo sguardo di Fray rimbalzò dalla donna all’Henderson, un silente oh, amica tua che non giudicava, per carità, ma chiariva che non avrebbe preso parte a quella follia.
    «il futuro non è altro che il passato sotto una nuova lente»
    Uhm… uhm. Molto filosofico, ma anche… inesatto. Sperava.
    «quello che sarete domani, è il frutto di quello che siete stati»
    Non aveva paura, ma… quasi.
    «O QUELLO CHE AVRESTE POTUTO ESSERE!» La Veggente schioccò le dita, e due fili di fumo uscirono dalla punta dei polpastrelli. Un trucco da prestigiatore, ma comunque ad effetto. Annuì ammirata, perché un po’ di scenografia faceva sempre la sua figura. La donna indirizzò il fumo alla palla di cristallo poggiata sul tavolino, blaterando parole incomprensibili – le parve di cogliere chiaramente ”biblietto” nella sua litania – e scuotendosi tutta.
    «tu c’eri al corso di aggiornamento del primo soccorso?» domandò, temendo che fossero le prime fasi di un attacco epilettico. «dobbiamo -»
    «e se.
    E se……..»

    Inspirò, sentendo qualcosa di diverso nell’aria. Aveva un gusto… dolce, tanto che potè sentirlo sulla punta della lingua. I contorni della stanza sembrarono sciogliersi, e la De Thirteenth fu presa da momentanee vertigini. «già ai reni?» mormorò.

    I’m not the same
    That I was When I was seventeen
    All those old friends
    That I had They don’t remember me

    31 y.o.journalistdeja uh?


    non ho specificato la fine nel post così ti lascio il Grande Potere del libero arbitrio, ma what if. what if. la sciura ci drogasse a andassimo un po' a spasso nei ricordi?? WHAT IF!! dai, come ospiti ad osservare i mini noi!!&& pensaci
  11. .
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    Nel vedere tutti piangere, durante la funzione, Hold non poté non domandarsi perché l’avevano presa tutti così male. Non… erano felici per gli sposi? No? Cosa succede.
    Confusa,la special aveva allungato il collo e osservato fin troppi nasi rossi e occhi velati dalle lacrime; persino Murphy era tutta un piantarello.
    Ma le attenzioni della Beer erano state, quasi tutto il tempo, solo per la mimetica in piedi accanto alla sposa, anche lei visibilmente emozionata; non per la prima volta, Hold aveva desiderato poterle stringere la mano e tentare di consolarla, nel suo modo impacciato, ma non aveva potuto — qualche fiore, qua e là, era inevitabilmente appassito sotto la pressione involontaria del potere di Hold, che aveva poi cercato di distrarsi abbastanza da non perdere del tutto il controllo; l’ultima cosa che voleva era avvelenare tutta la sala.
    In qualche modo, alla fine, la cerimonia era passata; tra un pianto e l’altro, con delle promesse sicuramente bellissime che Hold aveva un po’ ignorato, troppo preoccupata a maledire i mocassini nuovi che le stavano uccidendo i piedi; era finalmente il tempo di mangiare (e bere, ma tanto a lei l’alcol non faceva una sega perciò gne).
    La parte più della della fine della funzione? Tornare al fianco di Kieran, un posto dove la Beer ormai scivolava con facilità e quasi senza nemmeno accorgersene: le veniva naturale cercare, e trovare la mimetica, anche tra centinaia di persone come in quel posto. Peccato che tutto quel discorso di come le cose tra loro fossero cambiate in meglio, dopo la conversazione post quest, fosse tutto nella sua testa. Hold nella sua delulu era, perché Kieran continuava ad andare in giro a dire a tutti che fossero solo amiche. BUMMER.
    Si sentì comunque in dovere di salutare sua suocera e il suo nonnino acquisito, la Beer, quando passò accanto a Sin e Murphy per raggiungere la Sargent: oh, poteva comunque cercare di fare bella figura e guadagnare punti con la fam, non si poteva mai sapere se (quando…???) Kier avrebbe cambiato idea e deciso di voler essere più che amiche, ecco.
    Una volta preso posto al tavolo, insieme alla suddetta mimetica – e a qualcun altro (volete essere voi? dai) –, Hold lasciò che fosse proprio Kieran (e il resto della tavolata) a condurre la conversazione, ben conscia di avere letteralmente zero social skills da poter sfruttare a proprio vantaggio per quel genere di situazioni.
    Forse non avrebbe dovuto, per la sanità mentale della provera Kieran, ancora chiaramente su di giri.
    «mamma mia che buono. avete provato il risotto? e la millefoglie con salmone e rucola? assurdo, voglia la ricetta. o lo chef? ma non credo di potermelo permettere»
    Hold, come pandi la prima volta che aveva letto questo commento: in cbe senso vuoi lo chef
    A differenza della player, però, la special non aveva capito, poi, che intendesse nel senso di 'voglio uno chef personale in casa' ed era un confusa su più livelli. E anche un po' gelosa.
    «mh, non è cos–»
    «assaggia, hold! ti giuro che è buona da morire!!!»
    Oh. OH.
    Kieran… la stava imboccando? Okay. OKAY.
    Non c’è bisogno di agitarsi, RESTATE TUTTI CALMI.
    (Intanto Hold, internamente: *gif di community con la stanza che va a fuoco*)
    «CHI VUOLE BALLARE?????»
    Cos.
    La testolina dell’acidocineta ci mise un attimo più del necessario a processare quanto successo. Lo sguardo bosco cadde sul tavolo, laddove la forchetta letteralmente gettata da Kieran giaceva in un cimitero di salmone e foglie verdi (immaginava.. fosse la rucola? dettaglio non importante), forchetta per di più lanciata via proprio mentre Hold si era avvicinata per assaggiare come le era stato chiesto. Cosa che, ovviamente, la portò a rimane col muso sporto in avanti e gli occhi socchiusi qualche istante, senza capire. C’era lei, col collo allungato come una giraffa e la bocca dischiusa.
    E c’era Kieran, balzata in piedi così velocemente che il chiedersi se qualcosa avesse punto le chiappe o meno era un dubbio lecito; e di nuovo, Hold a strabuzzare gli occhi confusa — aveva forse fatto qualcosa di sbagliato? Qualcosa di troppo?
    AIUTO.
    Senza pensarci su – perché era Hold e pensare non rientrava tra le sue qualità –, seguì la mimetica sulla pista da ballo e — si fermò, in piedi come una scema, perché non sapeva cosa fare. Voleva ballare con Kieran, lo voleva disperatamente, ma era chiaro che per la Sargent non valesse lo stesso? AIUTO PARTE 2.
    E fu allora che lo vide, come un faro nella notte che indica il cammino: nonno Sin.
    (Mi dispiace, va così. Ma puoi giocarti le tue carte bene, elisa, e sfruttarlo a vantaggio delle kold, PENSACI)
    Prima di formulare un pensiero razionale (che, vi dirò: sarebbe stato il primo della sua vita perciò insomma.), Hold allungò una mano e tirò il dottore per la manica della giacca, avvicinandolo a sé. «ormai mi sono alzata, non posso rimanere ferma come una stupida statua. balla con me.»
    && if I get burned,
    at least we were electrified
    I'm spilling wine in the bathtub
    You kiss my face && we're both drunk
    when3 september 2023
    avignon, provencewhere
    board'till death do us part
    dress
    taylor swift
    whohold may beer
    rolekieran's plus one
    outfitdress & hair
    infotwenty-five | toxikinetic
    infolegionnaire | supportive gf


    (continuo ad importunare solo pg di elisa, scusatemi) parla con kier e invita sin a ballare (VISTO COSì PUOI SCEGLIERE TU TIè)
  12. .
    whodesdemona benshaw
    roleguest (bride's side)
    outfitdress & hair
    infoseventeen | ravenbitch
    infohead cheerleader | ben10
    «hai ragione, sei qui per farti perdonare»
    Non diede modo al senso di colpa che lo colpì in pieno di rendersi visibile sui lineamenti morbidi, né lasciò che trapelasse alcun sentimento nel sorriso tirato che rivolse alla Benshaw quando la informò che «no, non sono qui nemmeno per quello.»
    Bugia.
    Era lì esattamente per quello, e lo sapevano entrambi; ciò che Cherry non sapeva era il motivo che avesse spinto Lawrence ad allontanarsi dalla pavor in quei tre mesi, spingendolo a comportarsi – e cito testualmente – “da coglione”, e non avrebbe mai dovuto scoprirlo. Lance non era pronto ad affrontare quella conversazione, e dubitava che lo sarebbe stato mai. Meglio continuare a fingere che fosse tutto un cazzo di scherzo giocato a suo sfavore da Wyatt Holland, e andare avanti.
    «sono stato impegnato, lo sai.» Era un uomo d’affari, ora, il Matheson: in quei tre mesi non aveva solo scavato la sua fottuta fossa cercando conforto tra le braccia di un uomo che, era chiaro, non avrebbe mai avuto né potuto avere, aveva anche finalmente tirato su la sua impresa ed era stato un lavoro che aveva richiesto un sacco di tempo, di soldi e di mal di testa burocratici. «se ben ricordi, ti ho anche invitata all’inaugurazione» anche se c’aveva dovuto pensare su a lungo prima di decidersi ad imbucare quella dannata lettera, il primo (abbastanza fallimentare) tentativo di contattare la Benshaw da quella fatidica alba allo Stonehenge.
    Cercò di nascondere così, con le parole vuole e un tono di voce leggero e consono alla giovialità della festa, il groppo in gola che quel «ma ci sarei stata per te» gli aveva suscitato.
    Ci sarebbe stata, davvero? Pur sapendo… pur sapendo tutto, lo avrebbe guardato con gli stessi occhi? No, ovvio che no. Chi volevano prendere in giro? E l’idea di perdere Cherry come amica era stata l’unica cosa che aveva spinto Lawrence a tirare la testa fuori dal culo e cercare di riallacciare i rapporti, occultando le prove e negando persino a se stesso di aver mai posato gli occhi su quella dannatissima foto.
    «ma non porto rancore, lawrence, stai sereno»
    «sei una cazzo di falsa» e la strinse appena a sé, felice di lasciar cadere così il discorso, e cercando due posti da dove osservare (oppure no) il dispiegarsi degli eventi e – ugh – lo scambio delle fedi.
    «tre posti.»
    «i cani siedono sull’erba.»

    Lance aveva passato tutta la cerimonia con gli occhi incollati all’app di incontri, a swipare a destra e sinistra su profili di uomini il doppio della sua età: del matrimonio #akerrow non gli interessava nulla, era lì solo per presenziare a nome della sua famiglia (ugh) e perché l’aveva promesso a Cherry prima che tutto andasse a puttane, come le aveva ricordato la bionda prima della funzione.
    Lui, all’amore, nemmeno ci credeva.
    E, ancora di più, non credeva alla monogamia.
    L’idea di incatenarsi per sempre a qualcuno? Terribile, bloccata. Poi ci si domandava perché si finisse sempre con lo scegliere il tradimento, eh già, chissà perché. L’essere umano non era fatto per quel genere di paletti ed imposizioni, parola di Lawrence Matheson.
    Ogni tanto, sentendosi oggetto di attenzioni non desiderate, aveva alzato lo sguardo per incontrare quello turchese della corvonero seduta dall’altra parte della pavor, che con un cipiglio disgustato lo stava chiaramente giudicando e lui, dall’alto della sua maturità, le aveva rivolto le smorfie più dolci, fingendosi assolutamente innocente. Fa che finisca presto e si passi alla parte divertente della storia, aveva pensato l’ex serpeverde, agognando già cibo e alcolici come un invitato medio qualunque, in sostanza.
    Poi, come a voler rispondere alle sue preghiere, qualcuno dall’alto (lo staff della venue) decise che era davvero il momento per abbandonare le parole e passare ai fatti, finalmente.
    Lance seguì, buono buono, la Benshaw maggiore farsi largo tra gli invitati e raggiungere la sala dove si sarebbe tenuto il rinfresco, cellulare ancora in mano e i primi segnali di vita da coloro che stavano finalmente rispondendo ai suoi match. Si avvicinò all’amica e le chiese, «secondo te a che ora finisce?» in modo da potersi organizzare il post serata — tanto aveva già capito l’andazzo di quel matrimonio: c’erano solo uomini sposati o peggio, con figli poppanti al seguito, oppure gente che Lawrence preferiva evitare (ughhh hhhhh HHH!!) e — «penso che tu abbia attirato l’attenzione di qualcuno»
    Furono più le parole di Cherry, che non la gomitata nel costato, a far vagare lo sguardo castano dell’ex serpeverde per la sala, solo in parte cullato dall’idea stupida e infantile e chiaramente fuori luogo di incontrare così quelle altrettanto scure di un uomo che conosceva abbastanza bene. Ma non fu lo sguardo di Sinclair, che Law incontrò.
    Purtroppo? Per fortuna?
    Eh.
    Non si perse comunque d’animo, svelto a ricambiare il sorriso offerto dall’uomo dall’altra parte del buffet.
    «proprio come piace a te: decrepito»
    «stai zitta, stronza» soffiato appena attraverso il sorriso al miele che stava rivolgendo all’altro, e che nemmeno per un attimo perse il calore e la morbidezza che Lawrence, negli anni, era diventato un maestro nello sfoggiare. Lo abbassò solo per un attimo verso Cherry, sfarfallando le lunghe ciglia scure come un angioletto. «te l’avevo detto che la giacca avrebbe fatto colpo»
    («è così bella che non si può guardare»)
    «non ti dispiace se ti lascio con la bestia, vero?» Certo che no, sapevano entrambi che non c’era assolutamente alcun finale a quella storia che li avrebbe visti lasciare il matrimonio insieme, come i peggiori perdenti di sempre. «ti voglio bene, non fare nulla che non farei anche io» e, con un bacio poggiato delicatamente sull’acconciatura bionda di Cherry, Law si staccò dalle sorelle Benshaw per raggiungere l’uomo sconosciuto.
    Sulla strada prese due bicchieri, porgendone uno all’altro una volta avvicinato.
    «non credo di aver avuto ancora il piacere,» gli sorrise, sfoggiando le sue fossette più dolci e lo sguardo più morbido di cui fosse capace, presentadosi nella sua veste migliore «sono Lawrence. lato dello sposo, o della sposa?» Oh, in qualche modo doveva rompere il ghiaccio, e poi non aveva mai detto che le chiacchiere fossero il suo punto forte: di solito, lasciava il segno per altro. Wink wink?
    Oh, no, don't look in their eyes
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    SPOILER (click to view)
    parla con cherry, avvicina raph (scusate, vi ignora tutti ma ha delle priorità)
  13. .

    week 2: poteri di tipo elementare (1)





    mi rendo conto solo ora vedendolo sul nero di quanto sia chiaro e quanto stia male sul nero. scusa pulce (almeno non ho fatto l'avatar e non ti devi sentire obbligata a cambiare set !!11)
  14. .
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    Piz accetto il silenzioso invito di Euge a sedersi accanto a lui, attento a lasciare un posto libero per la dolce metà del professore, contento di aver trovato una sedia dove posizionarsi e che non avrebbe abbandonato più fino alla fine della cerimonia.
    «smooth, anche se non mi piace il messaggio implicito»
    Si accigliò, il Peetzah, confuso. C’era un messaggio implicito nelle sue parole? L’aveva fatto di proposito?
    (No.)
    «stai dicendo che prima non ero una bomba sexy irresistibile?» Ah. Ah, ecco.
    Lasciò che una risata divertita sfuggisse dalle labbra carnose, accomodandosi meglio con la schiena abbandonata contro la sedia rivestita di bianco e lilla. «sei sempre una bomba sexy irresistibile, jackson.» lo osservò per un attimo, portando poi le iridi azzurre sul resto della sala. «deve essere per forza questo il motivo che ha spinto jaden a sceglierti, non può essere stata di certo la tua personalità.» bacino in aria per euge, ti si vuole bene.
    Gli chiese come procedeva la gravidanza, aspettandosi decisamente il tipo di risposte che ricevette.
    «ho smesso di vomitare a spruzzo come un idrante»
    «che bella immagine» commentò, asciutto, cercando di non immaginarsi eugene jackson riverso sul water che “vomitava a spruzzo come un idrante”, e fallendo miseramente. «lo sai che ha già le unghie?» — cosa? Cosa? «di già?» ma.. a che mese era? Come funzionavano le gravidanze? Piz non era così esperto: quando sua mamma era rimasta incinta di Joni, lui aveva avuto tredici anni ed era rimasto quasi tutto il tempo ad Hogwarts, vivendo ben poco di quegli irripetibili momenti; Penn, poi, aveva deciso di affrontare la sua senza dirgli nulla e nascondendosi in Thailandia, perciò anche lì Morley era rimasto fuori dal giro. «e… fa male? ti graffia?» no, davvero, come funzionava?
    «Spero tu non stia flirtando, Peetzah»
    Trasalì alla voce (poco familiare, con quel timbro più basso e marcato) di Jade, ma fu veloce a sorridere anche alla special. «forse…» «la gravidanza ti dona, e anche quel vestito? Puoi fare di meglio, riprova» Ah. Okay. Se lo diceva lei. O lui, insomma. «va be–»
    E Jade si era allontanata per parlare col piccolo Uran. Oddio, troppi discorsi di famiglie, bambini e/o bambini in giro, quel giorno: Piz non era pronto ad affrontare tutto quello.
    «sai cosa, dovremmo trovare una ragazza a Piz» Si trattenne dal tirare un coppino al Jackson, solo perché picchiare una donna l’avrebbe fatto cancellare immediatamente da ogni tipo di social e contesto sociale, ma assottigliò comunque lo sguardo sul mago, rivolgendolo poi alla sua compagna. Al suo compagno? Aiuto. «o un ragazzo. una creatura. magari un candelabro. ho sentito di gente a cui piace pulire soprammobili leccandoli»
    «niente candelabri,» si affrettò a correggerlo, prima che potesse formulare e partorire strane idee, «o creature.» ma per chi l’aveva preso? «oh guarda, sta per iniziare la cerimonia.»
    «ugh, ci risiamo. piz, sii cavaliere e trovami un fazzoletto, sento arrivare una crisi mistica»
    E il Peetzah offrì al prof il suo fazzoletto con tanto di iniziali ricamate, e poi si concentrò sull’ingresso in scena degli sposi.

    Alla fine della cerimonia, Piz era miracolosamente vivo, accanto ad un Euge che di fazzoletti ne aveva raccolti molti di più di quello rubato al coach. Dal canto suo, Piz era stato bravo a rimanere presente a quella scena solo con una parte della propria mente, l’altra persa in qualsiasi altro scenario che non fosse quello. Per carità, tutto bellissimo ed emozionante, era contento per i suoi amici anche se era ancora convinto che Ake meritasse decisamente meglio di William (bacini Willino) — era tutto il resto a dargli problemi. Nello specifico: la sua situazione personale. Perché era un egocentrico del cazzo, Morley Peetzah, e non riusciva proprio a non pensare a se stesso. O al fatto che, legalmente, anche lui fosse sposato sebbene delle sue presunte nozze avesse solo pochi e confusi ricordi; l’idea, poi, che quel minchione di Yale non volesse concedergli il divorzio – chissà per quale ragione, poi (perché era divertente così, ecco perché) – lo mandava su tutte le furie. Per lo meno, erano riusciti ad arrivare al comune accordo di tenerlo segreto perché non rendeva gloria e onore a nessuno dei due, quell’unione.
    «Jackson» Ancora al fianco degli eubeech, Piz alzò la testa insieme al prof, ritrovandosi di fronte un uomo che forse conosceva o forse no (non lo so zia, si conoscono?) e che salutò comunque con un cenno educato del capo.
    «ti dona questo colore» ECCO, JADE, VEDI! Guardò subito la Beech, alzando entrambe le sopracciglia: te l’avevo detto.
    E poi non lo so, «beviamo?»

    Nel frattempo, Nelia, aveva cercato di non soccombere ai singhiozzi emozionati perché era pericolosamente vicina ad Akelei e sentiva lo sguardo di tutti i presenti, per forza di cose, anche su di sé. Avrebbe voluto farsi piccola, o muovere almeno dieci passi indietro e nascondersi all’ultimo posto della fila, ma non poteva. Col mento alto e lo sguardo solo leggermente velato dalle lacrime (di felicità, per i suoi amici più cari che coronavano finalmente il loro sogno — e solo in parte di malinconia e tristezza), aveva resistito allo scambio delle promesse come aveva fatto per tutta la vita: con resilienza. Li aveva applauditi, insieme al resto della sala, e si era congratulata con loro subito dopo la fine della funzione.
    Poi si era allontanata, volendo lasciar loro lo spazio di salutare altri amici e parenti e avendo bisogno lei stessa di prendere un boccata d’aria.
    In disparte, al limitare della sala dove si stavano raccogliendo gli invitati per il buffet e le danze, Nelia osservava tutti, registrando qualsiasi cosa le sembrasse fuori posto e rendendosi conto di stare esagerando: stava decisamente proiettando le sue ansie sull’esito della festa, o come avrebbero detto i giovani: se la stava tirando. Doveva smetterla di avere pensieri negativi e concentrarsi sul resto.
    Spostò lo sguardo quando ne sentì uno posarsi sulla sua figura, e credendo di trovare quello di un compagno ribello in cerca di un segnale, o di supporto, rimase per un attimo interdetta quando invece le sue iridi scure si posarono in quelle più chiare di Frederik Faustus. Nulla avrebbe potuto mai raggiungere i livelli di imbarazzo di quel fatidico San Valentino, ma quello ci andava pericolosamente vicino.
    Ricambiò il cenno con la testa, alzando appena il calice stretto fra le dita in un silenzioso brindisi.
    «Mi sembra stia andando tutto benissimo»
    Non aveva sentito la special avvicinarsi, ma non trasalì nel sentire la voce di Mads così vicina: era abituata a nascondere le proprie emozioni, la fu Meisner.
    «Cosa ne pensi?»
    Afferrò una delle tartine offerte da Mads, e annuì leggermente. «sembrerebbe di sì,» magari un altro calice di bollicine avrebbe affogato quel peso all’altezza della bocca dello stomaco che suggeriva tutto il contrario — ma non cedette, tenendosi ben stretta l’unico bicchiere che era disposta a concedersi quella sera, per non rischiare assolutamente nulla.
    Rivolse un sorriso di rassicurazione alla special: l’ultima cosa che voleva era rovinare la festa a qualcun altro con il suo allarmismo. «ma conoscendomi, rimarrò sul chi va la fino al taglio della torta» scherzò su, o forse no. «tu ti stai divertendo? è stata una bellissima funzione, non trovi?» occhi a cuoricino per i suoi besties, erano davvero la coppia dell’anno (del secolo) ed era stramaledettamente felice per loro.
    When the evening shadows
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    PIZ: parla con gli eubeech prima e dopo la cerimonia, poi saluta freddie quando si avvicina, invita tutti a bere
    NELIA: saluta freddie da lontano, parla con mads (se ho dimenticato di interagire con qualcuno scusate)
  15. .
    whotaichi lìmore
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    info19 + meteo
    infosono giapponese

    «sembri simpatico»
    ty batté lentamente le palpebre, seguendo con lo sguardo i movimenti dell'altro. l'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento era sentirsi addosso le mani di uno sconosciuto, ma lo shottino con dentro trenta goccine di lexotan aveva già iniziato a fare il suo effetto: non era calmo, Taichi, ma spento. proprio come piaceva a lui «lo sono» una replica che, per essere presa sul serio, avrebbe forse avuto bisogno di un sorriso accattivante ad accompagnarla.
    peccato non se ne fosse portati dietro.
    «non farmi fare brutta figura, o mi tocca ucciderti» chissà — forse un motivo per cui l'universo aveva deciso di metterli sulla stessa strada c'era «manifesting» con le braccia sollevate a mezz'aria, mani giunte in preghiera, lo special sembrava proprio uno che ci stesse sperando forte. dopotutto, quella non era esattamente il tipo di social situation al quale ty era abituato: tanto per cominciare, contava ben più di quattro persone presenti, che era già un male; alcune delle quali reminiscenze degli anni passati tra le mura di Hogwarts, il che era impossibilmente peggio. inutile dire che dei i pochi volti capaci di far rallentare il battito cardiaco del meteorologo non si vedeva nemmeno l'ombra.
    dove cristosignore stava mac quando aveva bisogno di lui?
    almeno quell'infame di suo cugino avrebbe potuto potuto fare uno sforzo
    — in nome dell'amore che lega la famiglia, ovviamente; soprattutto perché era colpa di fake se taichi si ritrovava ad un cazzo di matrimonio insieme ad un tizio mai visto prima. e non un matrimonio qualunque, attenzione: sembrava che mezza Londra si fosse radunata in quel campo della provenza, in un'alternanza di lacrime e tensione che lo special evidentemente non era in grado di reggere. chi non sentiva la pressione sociale, post guerra per giunta, mentiva «sto scherzando» aggiunse, senza scherzare affatto, dopo un istante di riflessione durante il quale Joe aveva pensato bene di schiaffeggiarlo.
    cool, cool, cool, no doubt.
    sollevò comunque un sopracciglio, perché l'unless?? era proprio lì, in agguato; lo tenne sulla punta della lingua senza esprimere il quesito ad alta voce, tanto Joe sembrava già preso da un'ansia tutta sua — bro 🤝 fu ben lieto di poter alzare una mano e sventolarla a mezz'aria, iridi scure posate sulla schiena del ragazzo che si allontanava: non uno di istante, nemmeno mezzo, taichi aveva pensato di trascorrere insieme l'intera serata.
    ringraziando Dio.
    niente di personale contro il king, a parte che invadeva un po troppo lo spazio personale degli altri — e quello dello special aveva un raggio d'azione molto ampio.
    una modalità di sopravvivenza che fake si era imposto, evidentemente, di forzare per un fantomatico bene comune; in parte suo cugino lo capiva: dava l'impressione di non essersi ripreso del tutto da certi eventi, il diciannovenne. lì dove non si intende la guerra, i morti, il potere passato in mano agli special — sarebbe stato troppo normo. quello taichi poteva gestirlo con una pasticca e qualche goccia di ansiolitico, tuffandosi a capofitto nel lavoro che (e questo fa ridere) si era scelto e trovato. ore e ore passate sui libri contabili di un bordello avevano l'incredibile effetto di riappacificarlo con il mondo.
    ma affrontare l'addio di livy e beh?
    non ci aveva nemmeno provato.
    quindi fake l'aveva fatto per lui: rispondendo all'annuncio di uno sconosciuto per fare da plus one al matrimonio dell'anno. la reazione di ty di fronte al fatto ormai compiuto era stata minima e basilare — vibrazioni da diapason e sudore freddo, lo stretto indispensabile. ma alla fine la forza per tirarsi indietro non l'aveva trovata, e in un battito di ciglia si era ritrovato a provare un completo color salmone con Dylan Kane che lo obbligava a piroettare davanti agli specchi del negozio.
    l'incubo era reale.
    «quindi insomma» insomma. sciolse, malvolentieri, la posa statica (quella di dick nel logo del BDE) nella quale era rimasto bloccato fino a quel momento, così perso nel suo personale tentativo di sparire da notare solo ora che la cerimonia era finita «bella cesta*» subito giustamente punito per aver pensato di poter fare conversazione; nemmeno si corresse, fuck it we ball. l'inglese era una lingua morta sopravvalutata, con l'arrivo dei linguini a Hogwarts la purezza della grammatica era andata a farsi benedire una volta e per sempre «non sento assolutamente il bisogno di tornare a casa» mentre spostava le iridi scure dal terreno al suo interlocutore (VUOI ESSERE TU????), ebbe la premura di distendere le labbra in un sorriso tirato, le palpebre a sbattere un po troppo rapidamente: la doppia dose di lexotan forse non sarebbe bastata.
    stay tuned.

    e se da un lato ty si avviava verso uno dei suoi mental breakdown in mezzo ad un gruppo troppo numeroso di persone che conosceva solo di vista, dall'altro Marcus howl non avrebbe potuto avere un aspetto più rilassato. dopotutto, perché no: si era preso le sue soddisfazioni, il sicario. prima del matrimonio, come aveva promesso ad akelei beaumont quando la donna gli aveva consegnato personalmente l'invito «william è molto sensibile.» si era giustificata così (canon), e Marcus aveva accettato la cosa senza ulteriori polemiche.
    o domande.
    nel dubbio, preferiva non sapere.
    non era nemmeno stato certo di partecipare, conscio che trattenere i propri istinti omicidi di fronte alla faccia di mitchell winston avrebbe richiesto più sacrifici di quanti il trentaquattrenne fosse disposto a fare.
    incredibilmente, Mitch stesso aveva risolto il problema al suo posto — «ehi». una motivazione valida per fargli del male. ad una settimana dal matrimonio, con nient'altro appresso se non un sorriso mesto, il Winston si era presentato alla sua porta; vederlo non aveva cambiato l'espressione del sicario, ma la tensione nell'aria, quella sì. se avesse avuto una pistola tra le dita, gliel'avrebbe puntata contro e premuto il grilletto senza nemmeno dargli tempo di entrare in casa.
    cosa che invece gli aveva concesso, mantenendo un aplomb invidiabile, iridi cobalto ad inchiodarsi alle sue finché non era stato Mitchell a distogliere li sguardo — sensi di colpa, imbarazzo, presa di coscienza: all'Howl non sarebbe potuto fregare un cazzo di meno.
    non dava seconde opportunità, Marcus.
    Mitchell non era intenzionato a chiederne.
    forse era quello, che alla fine gli aveva fatto perdere il controllo: l'idea stessa che il cugino lo conoscesse cosí bene; abbastanza a fondo da limitare le parole a zero, e i movimenti ad una simbolica offerta. non di pace, ma di resa. e tra quelle braccia aperte il sicario ci era scivolato senza fare rumore, un passo dopo l'altro ad annullare le distanze — dejavu. finché il profumo della pelle di Mitch non gli aveva riempito le narici, bruciando la gola con un terribile senso di familiarità, e solo allora aveva affondato la lama del coltello.
    sapeva benissimo come uccidere un uomo, Marcus howl.
    purtroppo, sapeva anche come non farlo.
    «adesso possiamo far finta di essere pari» si era limitato ad un sussurro, ignorando il formicolio delle dita strette attorno all'impugnatura del coltello a chiedere con urgenza di affondare ancora. e ancora e ancora, tra le costole e nel petto, facendogli scoppiare il cuore. così forse avrebbe capito — quanta fatica avesse fatto Marcus a concedersi uno spiraglio di normalità, e quale mazzata sui denti fosse stata rendersi conto di aver commesso un errore. l'ennesimo: suo padre aveva scelto l'odio; sua madre una nuova famiglia. mitchell una cazzo di causa. arrivati allo stesso bivio, nessuno sceglieva la strada di Marcus, ed era un motivo sufficiente per cancellare quella strada e tutto ciò che aveva fatto per costruirla.
    con un martello pneumatico, se necessario.
    «una volta Nicole mi disse che li avevano beccati a pomiciare nel bagno dei prefetti» era scivolato al fianco di Maeve Winston con un bicchiere di champagne in mano che non esitò a porgerle; senza distogliere lo sguardo dalla coppia di sposini, che era un modo come un altro per non posarlo sulla figura di mitchell «a voler credere nel destino si potrebbe dire che era inevitabile» e Marcus non ci credeva. qualunque cosa avesse infine unito William e Akelei, il sicario era convinto fosse stato il frutto della loro volontà; di sacrifici e sofferenza, di dolore e abbandono. trovarsi e ritrovarsi. il destino era una piaga alla quale le persone si aggrappavano per giustificare l'incapacità di raggiungere una cosa desiderata e prendersela — ah, markino nella sua Edgar Allan Poe era: dead is all around us, l'amore è una trappola, la vita una prigione.
    scusa Amos, te lo becchi così.
    (parentesi aperta. parentesi chiusa)
    ripetere quattro o cinque volte.


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    Got a crush, and baby, truth or dare
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    avril lavigne
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    infoempath + w/ gun


    ty: parla con Joe, approccia qualcuno (TU???) e mette alla prova le sue social skills (which are none)

    Marcus: monologo interiore di rancore verso l'ex, poi va a parlare con maeve ❤
1052 replies since 21/11/2020
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