Votes taken by waste

  1. .
    I think I'll pace my apartment a few times
    && fall asleep on the couch
    brit
    uhhhh. um
    medium
    blaise ( baekhyun ) han
    A un certo punto avrebbe dovuto cominciare a preoccuparsi. Sul serio. C’era davvero poco di normale nella frequenza con cui le cose semplicemente… capitavano, a Blaise. E la gravità, pure. Il suo modo di reagire, che era passato da “oh cristo mi sarei dovuto suicidare prima” a “ma sì, cosa vuoi che sia un attentato a Victoria Station in un giorno qualunque” nel giro di un anno.
    Perché come cazzo. Era possibile.
    Invece aveva riempito i polmoni d’aria, accartocciato in un angolo della metro sfasciata, e si era alzato da terra. Incurante del giramento di testa, del sangue a scivolargli in rivoli lungo la fronte. A un certo punto doveva persino essere riemerso tra le strade, senza essere fermato da anima viva per un, boh. Check up medico, che realisticamente avrebbe dovuto fare a giudicare dai vuoti di memoria che gli avevano spezzettato l’evento in strane immagini sconclusionate. Grato, in ogni caso, del delirio del momento. Grato degli sguardi dei passanti a scivolare oltre la sua sagoma, o a soffermarsi il giusto da indicarlo e proseguire con la loro vita. Forse non odiava il caos di Londra, alla fine.
    Strizzò le palpebre e tastò il palato. Un gesto ormai inconscio, il suo; dopo tutte le volte che l’aveva fatto in cerca di un prurito familiare, del sapore stantio e sintetico di qualcosa che non sarebbe dovuto rimanergli incastrato sotto la lingua. Nuovamente sollevato nel sentire solo il sapore metallico pesargli tra le gengive, l’inizio di una nausea che sospettava avesse poco a che vedere con i suoi passatempi poco raccomandabili e più con — qualunque cosa stesse accadendo al suo corpo in quel momento. Shock, forse. Riaprì gli occhi, allora. Lento, cauto; una mano già a tastare nella tasca dei pantaloni in cerca del cellulare, l’altra a pescare il tabacco dalla giacca.
    Che non stava indossando.
    Abbassò finalmente lo sguardo, fronte corrugata a prendere atto del suo stesso stato. Si spiegavano molte cose. Il freddo che non lo aveva abbandonato un secondo, da quando era uscito; appannato, all’inizio, e palese ora che poteva concentrarsi su qualcosa che non fosse il ringhio sordo nelle orecchie.
    Un mezzo campanello d'allarme, a quel punto, risuonò lo stesso. Perché non era certo neanche del motivo per cui si ritrovasse a Tottenham. Di dove si ritrovasse la sua fottuta giacca — era uscito senza? In maglietta, neanche l’accenno di una felpa a proteggere quel mezzo centimetro di pelle che separava le sue ossa dal mondo esterno?
    Sembrava l’inizio di un enorme porcaputtana, quello.
    Inspirò, secco, e si guardò attorno. In cerca di punti di riferimento che si rifiutarono di passargli davanti, perché la sua meta — il suo benedettissimo scopo nella vita — di certo poteva trovarsi tra quei palazzi anonimi. Strade che era certo di aver percorso solo per sbaglio, perché chi cazzo ci andava allo stadio. Chi passava le sue serate racchiuso in un pub anonimo di Tottenham, circondato da uomini etero sudaticci che con un singolo sguardo nella sua direzione, tra l’eyeliner sciolto e i dieci piercing di troppo, avrebbero deciso di appenderlo al muro come uno di quei pesci bluetooth che gracchiavano canzoni di Elvis Prestley.
    Blaise, chiaramente.
    E.
    «mi prendi in giro.»
    Ethan … Lynx.
    Che forse non lo aveva notato; forse aveva preferito fingere di non conoscerlo e passare oltre come buona parte del suo pubblico accidentale. O buona parte delle amicizie che si era trascinato dietro per tutto il college e in situazioni simili lo avevano abbandonato in mezzo al nulla, ciascuno con il suo brand preferito di cancro nelle vene da smaltire. Appiattì le labbra in una linea retta, e si chiese se fosse il caso di fingere indifferenza; roteare i tacchi, e nascondersi tra la folla. Forse poteva camminare fino a Oxford Circus, prendere la prima linea che lo avrebbe rispedito dall’altra parte della città; nel suo lussurioso, desideratissimo appartamento di New Hovel, ancora spoglio e triste come l’aveva lasciato il giorno in cui ci aveva messo piede per la prima volta.
    Era passato un po’ troppo tempo. Negli ultimi mesi c’era stato un progressivo declino, da parte sua. Di nuovo. Un sottrarsi dalla vita sociale, e un’eliminazione di contatti accidentale-ma-non-davvero. A dirla tutta un giorno si era semplicemente svegliato sul divano con una bottiglia di vino vuota stretta al petto come un peluche, e scorrendo tra i messaggi vecchi sul telefono aveva visto qualche numero sconosciuto di troppo. Non si era sprecato a sistemare la faccenda; non da quando il ping delle sue notifiche aveva smesso di segnalargli che fosse necessario farlo.
    Il problema, certo, era che Blaise non sapeva stare lontano dai guai troppo a lungo. Si potrebbe quasi dire che li attraeva; ha, ha.
    «ethan?»
    I feel the salty waves come in, I feel them crash against my skin
    And I smile as I respire because I know they'll never win
    There's a haze above my TV that changes everything I see
    And maybe if I continue watching, I'll lose the traits that worry me
    ( Can we fast-forward 'til you go down on me? )
  2. .






    And I Say your name, In hopes
    you'll hear it in the stars


    Mantenne gli occhi fermi sul tavolo graffiato, le spalle dolorosamente tese.
    In un certo senso, lo preferiva così: dritto al punto, nessuna maschera gioviale in volto, nessuna falsa speranza. La vedeva come una generosità. Il capo consigliere aveva la vita di Blaise in mano, ma giocava a carte scoperte. Non riusciva a provare neanche l’odio viscerale che, era certo, avrebbe dovuto scorrergli nelle vene nel sentirlo parlare con così tanta leggerezza della possibilità che qualcosa potesse succedere a una ragazzina di neanche quindici anni. Forse perché condizionato da anni di abusi da parte delle istituzioni, o forse perché riteneva ci fossero cose peggiori, al mondo, di un uomo che svolgeva il suo onesto lavoro per un sistema corrotto.
    Portò nuovamente le mani nel campo visivo dell’altro, e premette le unghie contro il legno della superficie. «dopo quanto successo sparì per diversi mesi. Rimasi convinto del fatto che fosse morto, o che avesse lasciato l’Inghilterra una volta per tutte.»
    Schioccò la lingua contro il palato, facendo saettare le iridi scure da un lato all’altro. Si chiese brevemente se enfatizzare il proprio disprezzo avrebbe fatto dubitare al Daniels della sua sincerità, ma ci provò lo stesso: «non mi domandai perché non mi avesse provato a contattare. Non era così difficile credere che mi avesse usato per coprirsi le spalle; litigammo per motivi simili, prima dell’attentato. Il nostro rapporto era sulla via del deterioramento da un pezzo. Mi parve chiaro, allora, che per lui avevo ormai svolto il mio ruolo, e non gli ero più utile. Si era allontanato in modo… drastico.»
    Prese l’ennesimo lungo respiro, e non osò alzare gli occhi per incontrare quelli del capo consigliere. Sapeva quanto il suo linguaggio corporeo non aiutasse, in quella situazione, ma l’imbarazzo di poco prima non era ancora scemato. Pesava sulle sue palpebre e bruciava la sua pelle.
    «ma mi sbagliavo. Un giorno ricevetti un messaggio privato da parte di un profilo anonimo. Non lo disse direttamente, ma capii subito che fosse lui. Non ricordo molto, di quella conversazione. Ero scioccato.» mordicchiò il labbro inferiore, lasciando riposare gli occhi per qualche secondo prima di riaprirli. «Stava pensando di scappare, ma era ancora qui. Sotto falsa identità. Credo volesse spingermi a seguirlo – ha menzionato il Sud Corea, ma non penso ci sia mai andato davvero. Non penso si sia mosso in generale, a dirla tutta.»
    Depistarli sarebbe stato stupido, d’altronde. A che scopo? Lo avrebbero scoperto subito. Blaise stava già rischiando tutto in quel momento. Non desiderava dover riprendere la conversazione a distanza di qualche settimana. Non era certo di essere in grado di entrare nuovamente nel Ministero dopo quell’avventura senza morire d’infarto all’istante; quindi, insomma.
    E a proposito di ciò: provò a rilassare il volto in un sorriso educato, ma il massimo che riuscì ad ottenere fu uno scatto dei lati della bocca – breve e intenso, perché pochi attimi dopo era già sparito. «la ringrazio della proposta, ma temo non faccia per me. In futuro potete aspettarvi piena collaborazione da parte mia, però.»
    Corrugò la fronte, a quel punto. «mi rendo conto di quanto io abbia gestito male la situazione finora. Avrei potuto denunciarlo mesi fa, ma ho temuto le conseguenze.» Un’altra mezza verità: «lui sa cosa cercare, per trovare tutte le informazioni che gli servono. È stato lui a trovarmi quando–»
    Rilasciò un sospiro tremante, e non pensò ai laboratori. «ha trovato persone del mio passato. Sapeva dove vivessi, dove vivesse la mia intera famiglia. Avevo spesso incubi su come avrebbe potuto reagire, sapendo che lo avevo tradito.»
    Una confessione problematica, ma se ne rese conto troppo tardi. Strinse la mascella, e sperò, forse inutilmente, che le ripercussioni sarebbero cadute solo sulla sua testa.


    blaise
    han


    22 -- bad liar with a savior complex

    my toxic trait is how badly i want to domesticate a racoon


    Edited by waste - 1/8/2022, 15:41
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    And I Say your name, In hopes
    you'll hear it in the stars


    Il suo sguardo scivolò a terra, spinto dalla necessità di evitare gli occhi ghiacciati di Jack Daniels, in un modo che avrebbe potuto urlare colpevole. Di cosa, non ne era troppo certo manco lui. Dopotutto ci aveva ragionato; si era fatto una lista mentale di ogni piccola azione negativa che aveva commesso da un anno a quella parte. Mi sono mantenuto in contatto sporadico con un ribelle ricercato supponeva pesasse più di ho accompagnato mia madre in chiesa la domenica con le palpebre appesantite e i capillari rossi e gonfi. Nel grande schema delle cose.
    Dipende. Premette la lingua contro il palato, e si ripeté, a mantra, che di fronte a lui c’era un essere umano. Difficile ricordarlo, così vicino a lui – abbastanza certo che il capo consigliere non avesse fatto un solo movimento di troppo in quel lasso di tempo. Calcolato e preciso come una macchina. Non per la prima volta, si chiese se fosse in grado di leggergli nella mente; si sistemò sulla sedia, a disagio, prima di congiungere le mani di fronte a sé. Rigirò i palmi appiccicosi di sudore, e giocherellò con gli anelli che decoravano le dita.
    Avrebbe forse mostrato un sorriso mellifluo al Daniels, fosse stato meno un fascio di nervi. La strafottenza non era mai stato un suo punto forte; si era ribellato, Blaise, ma contro se stesso. Di fronte a uno sguardo autorevole, le sue certezze crollavano inesorabilmente, e non c’era carisma che lo salvasse.
    Prese un altro lungo respiro. «mio padre ha sempre viaggiato molto per lavoro; noi – io, mia madre, e mio fratello maggiore – lo abbiamo seguito finché non è diventato troppo, e mia madre ha ritenuto fosse importante darci una dimora fissa.»
    Grattò con l’unghia lungo l’indice, sforzandosi a incontrare di nuovo, per brevi attimi, lo sguardo del Daniels con quella che sperava essere un’espressione impassibile, piuttosto che quella di cervo con i fari puntati addosso. Ritenne fosse necessaria una breve precisazione: «mio padre – la famiglia di mio padre, in realtà, è babbana. È un medico.»
    Casomai il capo consigliere decidesse che tutti quegli spostamenti fossero sospetti, certo. Si diede una pacca mentale sulla spalla: aveva avuto il primo pensiero lucido della giornata. Gioia e allegria.
    «ho anche una sorella minore, nata quando ci siamo stanziati definitivamente a Manchester. I miei genitori si sono lasciati qualche anno dopo.»
    Masticò aria per qualche secondo, poi chiuse la mandibola con un click, silenzio teso a riempire la stanza. Stava parlando troppo? Troppo poco?
    Tamburellò contro la superficie del tavolo, battendo le palpebre; si chiese, brevemente, quanto fosse fottuto. Tanto, suppose. Non era colpa sua se nella sua eccellente educazione nessuno gli avesse spiegato la giusta etiquette per quando vieni interrogato dai piani alti del Ministero in seguito a un attentato che ha coinvolto un tuo amico.
    La convinzione che Jack Daniels fosse in grado di leggere i suoi pensieri e fiutare le sue paure e colpe come uno squalo lo colpirono nuovamente quando lo sentì pronunciare quella che era stata, negli ultimi mesi, la domanda che si era posto ogni notte prima di coricarsi – sprezzante come sapeva essere solo con se stesso, i polpastrelli a premere contro le tempie. «un anno e mezzo di frequentazione… e non ha mai sospettato nulla?»
    Blaise deglutì. Strinse violentemente i denti attorno al labbro inferiore, concedendosi qualche secondo prima di degnarlo di una risposta.
    La scelta implicita che Jack gli stava mettendo davanti, in un piatto d’argento, era semplice: proteggi JD, o proteggi ogni altra persona nella tua vita.
    Si ritrovò nuovamente ad annuire, scattoso e imbarazzato. «quando ho ricevuto il mio diploma, ho scelto di intraprendere un percorso lontano dal Mondo Magico.» ritirò i palmi sotto al tavolo, trascinandoli contro i jeans. «credo di aver… parzialmente rimosso la necessità di dovermi preoccupare di questioni simili.»
    Che era, forse, stupido da ammettere. In sua discolpa, il college aveva portato una costellazione di problemi più urgenti nella sua vita che avevano occupato la sua mente. Non che gli fosse mai fregato un quarto di minchia del governo magico e la politica; questo, forse saggiamente, lo omise.
    «io e JD – Jae Dae Kim. Io e Jae Dae ci siamo conosciuti all’infuori del contesto magico. Ho capito solo in un secondo momento che fosse come me. Non babbano.» il termine risultava ormai poco familiare, sulla sua lingua. Fino all’anno prima, dopotutto, la realtà babbana era divenuta quella di tutti i giorni, per lui. La normalità.
    «la nostra amicizia è sempre stata così. Non… non credo sia corretto definirla superficiale
    Avevano passato decisamente troppe notti a fissare il vuoto sul suo vecchio divano per definirla tale – una canna in una mano e una birra nell’altra, Blaise a condividere Il Trauma Del Giorno e JD ad accarezzargli i capelli in un silenzio che, alla luce di tutto ciò che era uscito fuori, sarebbe dovuto risultare sospetto.
    Scosse appena la testa, come a scacciare il ricordo. «ma mi ha sempre fatto capire che non gli piacesse raccontarsi. Mai stato il genere di persona in grado di condividere cose del proprio passato, e non scendeva nei dettagli di quello che faceva del suo presente.» Blaise, il cantastorie della situazione, macinava romanzi drammatici per entrambi, dopotutto.
    «credo di aver avuto un piccolo sospetto che qualcosa non andasse, a un certo punto. Gli chiesi… informazioni. Era suo solito sparire per un po’, a volte, ma – ripeto, la cosa non mi tangeva perché non era strano, per noi. Ci vedevamo quando potevamo. Non era poi così assurdo che avesse le sue cose da fare; anche io spesso mi chiudo nel lavoro e scompaio dalla circolazione per un po’.»
    Casomai fosse servito, era abbastanza certo che in una delle tasche ci fossero ancora scontrini della farmacia – una lista tragicomica di prescrizioni ad adornare i foglietti bianchi. Non se li era portati dietro appositamente; erano semplicemente incollati a ogni indumento che indossava, ogni superficie che le sue mani sfioravano. Una volta un lavaggio particolarmente disastroso aveva trasferito parte dell’inchiostro dello scontrino sui suoi jeans, e Blaise aveva riso così tanto da sbattere la testa contro la lavatrice. Era andato in giro con un clonazepam stampato sulla tasca e lo aveva ritenuto sinceramente esilarante per tutto il tempo. Bestiame marcato di noialtri.
    «mi disse che il suo lavoro era pericoloso. Che a volte preferiva non dire niente a nessuno, perché non voleva trascinare le persone nelle sue… situazioni. Non mi sono fatto troppe domande. Non sembrava intenzionato a condividere altro. Non conoscevo i possibili rischi della sua carriera, ma era un investigatore privato. Era sempre stato chiaro, quantomeno, sul tipo di clientela che era solita rivolgersi a lui. A volte aveva a che fare con persone poco raccomandabili.»
    Tastò i denti con la lingua. Solo allora si chiese se JD non gli avesse raccontato una manciata di cazzate, giusto per coprirsi le spalle qualora Blaise avesse tentato di denunciarlo come sospetto ribelle.
    Poco importava. «La sua risposta era stata vaga, ma al tempo l’avevo ritenuta soddisfacente. Il dubbio che potesse essere–» riempì i polmoni d’aria, poi la rilasciò in un sospiro stanco.
    «credo – credo semplicemente che il pensiero non mi abbia sfiorato minimamente perché era troppo assurdo.»
    Ci ragionò un attimo. Poi aggiunse, in un mormorio basso, «era troppo lontano da qualunque cosa rappresentassi.»


    blaise
    han


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    And I Say your name, In hopes
    you'll hear it in the stars


    E vabbè.
    Si era stretto nelle spalle, espressione impassibile. E vabbè, si era ripetuto. Doveva succedere.
    Aveva piegato la pergamena fino a trarne un quadrato abbastanza piccolo da poter essere nascosto nel palmo; se l’era messa in tasca, dove nessuno avrebbe potuto accidentalmente trovarla, e aveva buttato il sigillo del Ministero della Magia nel secchio sotto al bancone della cucina.
    Poi aveva chiuso la porta dell’appartamento alle sue spalle, passi svelti a raggiungere la macchina. Neanche venti metri, che già era piegato in due a vomitare contro l’asfalto – una mano a reggere lo sportello, l’altra a graffiare la pelle esposta del ginocchio.
    E vabbè un cazzo.
    Tutto sommato una reazione pacata, da parte sua. Aveva persino trovato la forza di riprendere la strada verso lo studio, e la giornata era stata produttiva. Piuttosto che pensare alla convocazione ufficiale nella tasca dei suoi fottuti jeans, dopotutto, sarebbe stato in grado di riscrivere l’intera colonna sonora della saga di Twilight.
    A casa aveva vomitato di nuovo.
    Anche la notte, in realtà. La voglia di aprire il cassetto del comodino e occupare le mani tremanti con la creazione del blunt più storto della storia era stata soppressa unicamente dagli incubi ad occhi aperti che il solo pensiero gli suscitava – ministeriali ingessati che puntavano dita lunghe e affilate come artigli contro di lui. Come potremmo mai fidarci di una persona che non si degna di arrivare lucida al colloquio, avrebbe detto uno. E poi quel blunt era così fottutamente brutto che merita la decapitazione istantanea, avrebbe detto l’altro.
    A dirla tutta, aveva sputato bile nel lavandino anche la mattina, esausto e terrorizzato e fuori di sé.
    Non c’era bisogno che venisse esplicitato nella lettera, dopotutto. Ancora riceveva l’occasionale messaggio preoccupato – l’ancora più raro sguardo al limite del disgustato da parte delle poche connessioni con il Mondo Magico che gli rimanevano. Sei anche tu, sai – come lui? Blaise, puntualmente, doveva sopprimere la risata che minacciava ogni volta di esplodere. Perché c’era qualcosa di fondamentalmente esilarante nell’idea che Blaise, nell’eventualità in cui fosse effettivamente stato dalla parte dei terroristi, lo ammettesse apertamente al primo di passaggio. Una cosa del tutto normale da fare, che di certo non lo avrebbe fatto finire alla gogna pubblica prima ancora di finire di pronunciare un .
    Come se poi contasse davvero qualcosa, da che parte del coltello scegliesse di stare. Sempre lì era finito: scortato come un condannato tra porte imponenti.
    Blaise strinse le labbra in una linea tesa, lasciando ai polpastrelli il tempo di tastare il materiale della sedia prima di stringere il palmo attorno all’estremità dello schienale – breve attimo d’esitazione, perché dal momento in cui i suoi occhi erano caduti sulla figura del fottutissimo capo consigliere del Ministero della Magia oh mio Dio stava per morire la stanza aveva preso a girare vorticosamente. E lui aveva bisogno di un momento.
    Dio.
    Aveva bisogno di qualche secondo.
    Schiarì la gola, tirò indietro la sedia, si sedette piano. Inspirò dalle narici, e annuì; un gesto impacciato del capo che trapelò, indubbiamente, il nervosismo che gli stava facendo ribollire il sangue. Sperava solo di non vomitare anche contro la faccia del Daniels.
    «Blaise.» e schiarì di nuovo la gola per radicarsi a terra nuovamente.
    A quel punto aggiunse un «Han» a voce strozzata – si limitò a ripetere il suo nome completo, stavolta con più decisione, lo sguardo incerto a incontrare quello del capo consigliere.
    «Nato il 15 ottobre 1999.» Chiuse e aprì il pugno della mancina, fronte corrugata. «A Perth, Australia.» Era tutto? Era tutto.
    «Sì, sono qui di mia spontanea volontà. E sì, io e Kim ci siamo frequentati.» Al passato; e non era manco troppo una bugia, la sua. Si era probabilmente convinto di essere una persona migliore di quella che sapeva di essere in quel momento, perché nonostante le mille rassicurazioni, la mera vicinanza di JD gli provocava una sorta di sconforto che per mesi aveva provato disperatamente a ignorare. Non aveva funzionato.
    Cercò di mantenere un tono di voce al limite del pacato, quindi: «per circa un anno e mezzo. È per questo che sono qui?»


    blaise
    han


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    you've heard of nonsensical, get ready for qualunque cosa sia ciò!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
  5. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    E, a difesa di Blaise, c’è da dire che lui provò davvero, a capire esattamente il discorso di JD. Aveva da tempo, ormai, accettato di non essere particolarmente sveglio — conviveva con le conseguenze di quella dura realtà anche in momenti come quelli, t’oh —, e la perplessità evidente ovunque nell’espressione era forse attribuibile a quel piccolo problemino di fondo.
    Ma insomma — insomma.
    Insomma.
    «cioè—tu.»
    Passò la lingua sulle labbra, le dita a intrecciarsi e slegarsi, e poi a posarsi contro il ginocchio esposto dallo strappo dei jeans. Arricciò le labbra, e annuì.
    «la resistenza.» e tirò su col naso, le iridi scure a vagare nuovamente su tutto e niente. Poteva sentire il cuore pulsare sempre più veloce, Blaise; premeva contro la cassa toracica e rimbombava contro le corde vocali, non concedendogli di tirar fuori qualunque cosa di più coerente o sensato di «cioè… tu.»
    Non facile, quando — a quanto pare — gli era appena stato detto che l’uomo che si scopava era un cazzo di terrorista.
    «okay.» reazione automatica, quella che lo fece scivolare ulteriormente contro il lato libero del divano. Il suo non era un vero rifiuto, almeno non coscientemente; si premurò di rendere la cosa ufficiale, annunciandolo ad alta voce.
    «non—è tutto ok, ho solo bisogno di spazio. casomai te lo stessi… beh.»
    E tentò un sorriso rassicurante, finendo per contrarre il volto in una smorfia dolorosa e plastica. «è che… sì, ho bisogno di un po’ di—» e con la mano libera disegnò cerchi in aria tra lo spazio che li divideva.
    Neanche se ne rese conto, della gamba che balzava su e giù; tirò il mento in aria, le spalle aperte, e cercò di ricordare gli esercizi di respiro che la sua mente non sembrava intenzionata a immagazzinare, indipendentemente da quante volte li facesse.
    «la resistenza. e cosa fai nella resistenza?»
    Una domanda così casuale, se non si metteva in conto il fatto che stesse per avere un attacco di panico.
    Si lasciò andare contro lo schienale, le palpebre serrate. «cosa….»
    Rilasciò un respiro strozzato, mormorando un cazzo, scusa a metà di una lunga pausa; «cosa. è successo, nelle ultime settimane?»
    phoebe bridgers
    moon song
    You couldn't have Stuck your tongue
    down the throat of somebody
    Who loves you more
    So I will wait for the next time you want me
    Like a dog with a bird at your door
    blaise h.gifs cr.playlistaesthetic
  6. .
    OKAY inauguro (credo) (chissà se qualcuno mi batte mentre scrivo)
    to the surprise of no one ho votato discord, e commento un attimo i contro per spiegare perché lo valuto migliore nonostante sia paygated sotto alcuni versi:
    ho avuto modo di testare le icon gif su telegram (su discord funzionano nello stesso esatto modo) e ... onestamente. non è una perdita. per evitare di appesantire troppo i dispositivi, entrambi i social hanno questo sistema che fa animare la gif solo in hover, mentre il resto del tempo rimane ferma sul primo frame. non è una cosa tragica, ma il senso di avere una gif come icon si perde un po', per me, nel momento in cui il 90% del tempo viene vista come statica ihihih. poi ovvio che le gif son sempre carine, ma non lo considererei un vero contro, perché non è una funzione che offre effettivamente cambi percettibili all'utilizzo di discord. il limite di caratteri non sono mai riuscita a raggiungerlo e francamente non penso lo farò in futuro quindi non posso commentare. la cosa delle emoji mi turba ma non così tanto da trovarla negativa - utilizzeremmo, in ogni caso, più il server delle chat private / gruppi, quindi... meh? e mi autocito per il fattore difficoltà:
    CITAZIONE
    (detto questo, si tratta davvero solo di abituarsi; è come quando si entra in un forum nuovo per la prima volta e si rimane disorientati per un po')

    la cosa veramente scocciante è il limite di upload che per me non dovrebbe essere così basso. i video praticamente non possono essere inviati. again, non è una perdita così atroce perché... il nostro non è un gruppo di cineasti. è un lato negativo e spero in futuro cambino le cose, però.

    eeeee... fine. discord è ottimo, va una scheggia, è leggero, eliminerebbe il problema della gente che non riesce ad accedere, ha un sacco di funzionalità che ci permetterebbero di portare il forum sul telefono (cioè.. il wanna potrebbe benissimo essere una sezione nel server, ad esempio), bot carini e stupidi e altri utilissimi, e soprattutto non è wechat! è quello l'importante ecs dì. il mio ordine rimane discord > telegram > wechat > qualunque altra app.
  7. .
    Eao-Wb8WAAATMSN




    e con la canzone lascio il mio commento preferito:
    CITAZIONE
    almost 5 minutes of staring into Charli's nostrils what an experience
  8. .
    mi è stato detto di postare tutto quindi posto tutto
    ciao non vengo da altri gdr ma ho pg au vecchi e deprimenti da mollarvi !!!!!




    kook jaeyongblaise kaplan
    (!) tw: autolesionismo, abuso di droghe, violenza psicologica / manipolazione. i wish i was kidding.
    -- aka blaise, che molto inaspettatamente è diventato pg oblivion.
    -- un grandissimo sfigato e lo amiamo così.
    -- studente di belle arti disperato senza mezzo quattrino.
    -- in realtà la famiglia è abbastanza agiata, ma i genitori disapprovano il fatto che abbia scelto di specializzarsi in un campo artistico. non gli hanno fatto pesare la scelta, ma gli è stato detto "investi da solo nel tuo futuro e noi al massimo ti offriamo un aiuto qua e là". ha cominciato il college un anno in ritardo per poter lavorare full time e rendersi le cose più semplici.
    -- nato come un personaggio spensierato, allegro. poi matthew happened. lo dico sempre perché fa ridere: lui doveva essere il personaggio tranquillo per bilanciare l'angst pesante di dorian, e alla fine, tra i due, è stato più pesante ruolare blaise.
    -- lui e matt si sono conosciuti letteralmente lo stesso giorno in cui ho attivato blaise, e non si sono mai veramente lasciati. dopo due annetti di sofferenza io e la player abbiamo perso (sì, in contemporanea, ominous) interesse nei confronti del gdr by facebook. in base a come eravamo rimaste, nell'au originale stanno ancora insieme. scusa blaise.
    -- a questo personaggio sono successe cose che voi umani non potreste immaginare. l'unico momento in cui il suo ragazzo era gestibile era quando anche lui era strafatto, quindi a una certa hanno cominciato ad abusare insieme di morfina come una vera coppia. gli amici di matthew erano tutti soggetti specialissimi che gli hanno messo le mani addosso in un modo o nell'altro. matthew non gli aveva praticamente mai fatto del male fisico, anche perché blaise era più terrorizzato all'idea di cosa matt potesse fare a se stesso; e quella stellina di un matty sta cosa la sapeva e la usava a suo vantaggio, o per farsi procurare le dosi (portando blaise a fare anche cose... discutibili, pur di renderlo felice), o per sesso.
    -- a inizio del secondo anno lui e matt scelgono di vivere insieme. blaise lascia il college quasi subito come conseguenza - sì, la situazione è così greve da fargli rinunciare ai suoi sogni perché non riesce a star dietro alla propria vita.
    -- ha un gatto di nome tofu. è un dettaglio importantissimo ciao tofu ti penso e mi manchi L'UNICA COSA PURA E FELICE DI QUESTO PERSONAGGIO.
    tae hyunjinmatthew kim
    (!) tw: autolesionismo, ideazione del suicidio, abuso di droghe, violenza psicologica / manipolazione. i wish i was kidding x2.
    -- maronn.
    -- esilarante sempre pensare che il pv sia lo stesso di beltè perché davvero... non esiste personaggio più opposto.. . .. . .. ... .
    -- premessa per chi legge: matty non era mio, ma lo metto comunque perché quando vio ha detto di voler fare un personaggio con taehyung nella mia testa sono partite le sirene di kill bill. esiste nel canon oblivion con pv diverso: una volta ho casualmente detto di immaginare il matt oblivion come timothée in beautiful boy e ora non riesco più a vederlo in altri modi.
    -- (ex) ragazzo di blaise, tossicodipendente autolesionista con una caterva di problematiche che lo rendono violento, abusivo e borderline ingestibile anche per me che me lo vivevo solo da roleplayer, però la sua rp pensava fosse solo un poor little meow meow un po' angsty. ok.
    -- figlio di genitori ricchissimi (madre deceduta, padre uomodimerda) da cui avrebbe dovuto ereditare l'attività di famiglia. studente di business, ma sogna di fare il tatuatore.
    -- si sente (1) un fallito (2) il risultato di un matrimonio combinato, nato solo con lo scopo di garantire un futuro alla compagnia del padre, che a malapena gli rivolge la parola e che a detta sua lo odia. un po' come gesto di ribellione, un po' per attirare le attenzioni di un genitore assente, un po' per fuggire dalla realtà, si avvicina alla droga.
    -- ha un fratello un anno più piccolo di lui a cui è molto legato, e che si è follemente innamorato di blaise. inutile dire che non è finita molto bene questa cosa.
    -- quando lui e blaise si sono conosciuti era un cucciolo d'uomo dolcissimo e pieno di ambizioni, poi chissà che è accaduto.
    -- non sto qui ad elencare gli innumerevoli episodi mistici a cui ho assistito, ma era davvero, davvero una situazione da poster contro la violenza domestica. il modo in cui interagiva con blaise cambiava di secondo in secondo (letteralmente, perché parlavano anche via chat). quando non minacciava, degradava, [redacted], era adorabile. spesso entrava in un loop in cui si scusava di tutto e diceva esplicitamente a blaise di volersi uccidere perché non meritava perdono. e vabbè, poi faceva la stessa cosa per poterselo portare a letto, quindi perdeva un po' di credibilità.
    -- a volte penso che la player mi prendesse per i fondelli e fosse in realtà cosciente di quanto fosse disastrato, perché poi in role riusciva a trattare pure con una certa serietà la situazione. i guess we'll never know.
    -- mi piace pensare che ora sia in un centro di riabilitazione e che stia facendo un casino di terapia. e che magari abbia rinunciato all'attività del padre.
    ritter scullydorian solamh
    -- aka ken, ma più irlandese. ha ha. no davvero.
    -- l'ho creato in un periodo di trigger serio per i tassisti, a quanto pare, perché era ispirato a drive e taxi driver. il suo lavoro è esattamente quello di driver: scorta i criminali fuori dagli edifici e li aiuta a disseminare la polizia.
    -- violento come pochi, ma mai cattivo: si sporca le mani solo per difendere gli altri, e facendolo ha accidentalmente ammazzato uno. ops. scappato dal regno unito, si rintana a seoul (sì, proprio reverse ken).
    -- meno stupido di kennino. ha in realtà un'enorme passione per gli studi, specie quelli filosofici: con più risorse a sua disposizione, e scelte di vita passate meno condannabili, sarebbe sicuro diventato altro.
    -- conosce moon, un ragazzo giapponese che lavora come pugile. moon è scostante e lo respinge attivamente, nonostante dorian si presenti unicamente come amico. dorian non lo sa, ma moon si chiama yami, e lui e il suo fratello gemello hikari sono degli yamaguchi, anche loro in fuga da un passato che li vuole morti come i loro genitori. moon esce unicamente di notte, con cappello, maschera e cappuccio così da non essere riconosciuto. hikari è meno prudente; a causa sua, la yakuza ha rischiato di scoprirli più volte, portandoli a fuggire di posto in posto per anni.
    -- dorian e yami s'innamorano, e yami gli racconta la verità.
    -- dorian: ah ok. quindi, come dicevo, io ti amo,
    -- estremamente uneventful perché la natura di questo personaggio non mi permetteva di lanciarlo liberamente in chat, dato che non poteva rivelare informazioni sulla sua vita ed era, caratterialmente, un tipo molto silenzioso e introverso; poca gente riusciva davvero ad andargli giù, e ancor meno persone buttavano giù sottilissimi strati della sua barriera al punto da farlo scogliere un minimo nei loro confronti.
    -- canonicamente morto: nell'oblivion è yami a essere trovato dalla yakuza. nell'au originale è dorian a trovare la porta dell'appartamento di yami aperta, e riesce a malapena ad avvertirlo via messaggio di essere stato scoperto prima di venire sgozzato.
    -- la player mi disse di odiarmi perché non aveva assolutamente intenzione di far sopravvivere yami a tutto ciò, quindi mi sa che alla fine è morto pure lui. anche qui: chi lo saprà mai. nel mio cuore yami ha preso la giacca di ken come ricordo ed è scappato con hikari.
  9. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    «ehi, se non sei a tuo agio e vuoi scacciarmi, sentiti libero di farlo. non dobbiamo parlare... ora»
    E Blaise annuì, incapace di dire o fare altro. A seguire l’istinto, dopotutto, si sarebbe ritrovato a spingere JD nell’aria gelida dell’Hampshire – lontano da lui e i sentimenti complicati che gli annebbiavano la mente in un momento così delicato. Invece premette le unghie nella carne dei palmi, e s’intimò di non lasciarsi andare a quella ormai familiare sensazione che gli comprimeva il petto. Aveva bisogno, di quella conversazione. Benjamin, da una videochiamata gracchiante in cui a malapena era riuscito a distinguere il suo viso dal letto della sua stanza, gli aveva detto, amorevolmente, di essere il solito coglione. E insomma, lecito – Blaise e la sua quasi invidiabile capacità di scegliere sempre le persone sbagliate al momento sbagliato aveva portato a situazioni interessanti, in passato. Quella sua necessità di mettere un punto a situazioni che meritavano di essere lasciate sospese per il bene di tutti i partiti coinvolti, poi, tendeva a peggiorare in modo sostanziale le cose. Dove per cose, inutile dire, s’intendeva: relazioni già tirate oltre il loro limite, e lo stato psicofisico di Blaise, impossibilmente più precario.
    «ti ho... accennato, che penso sarebbe rischioso vivere insieme, giusto? E tu hai detto che sarebbe cambiato poco da quanto già avevamo»
    E di tutta risposta lui aggrottò la fronte, lo sguardo ancora perso in un punto non precisato del tavolo. Batté le palpebre una, due, tre volte – quindi premette la lingua contro l’arcata superiore dei denti, ancora deciso a rimanere in rigoroso silenzio. Peccato JD avesse idee diverse; in un tentativo disperato di mantenere una parvenza di gentilezza distaccata spalancò il coperchio del contenitore, bacchetta in acciaio tra le dita, e riempì la bocca di cibo.
    «te l'ho detto, faccio cose che non... piacciono... particolarmente... a certe persone. persone potenti e potenzialmente pericolose. e se queste persone lo scoprissero, immagino cercherebbero, dopo di me, anche coloro con cui ho passato più tempo, per capire se mi hanno aiutato contro di loro.»
    Inspirò dalle narici, le palpebre a chiudersi nuovamente e un «oh mio dio» bofonchiato tra i noodles – un commento che poteva essere interpretato come pura esasperazione, o richiesta d’aiuto.
    Spinse un pugno contro il petto, lasciando andar giù il quantitativo smisurato di cibo coreano a riempirgli comicamente le guance; prese poi un lungo sorso di birra, le lacrime già a bruciargli contro le pieghe delle occhiaie pesanti. «è…. è piccante.» Colpa sua che non leggeva le etichette, certo.
    Rilasciò un ulteriore sospiro, andando infine a incrociare le gambe e roteare il busto in direzione di JD. Lo scrutò per qualche secondo, sopracciglia appena arcuate e occhi svuotati di ogni emozione. «innanzitutto:» e puntò l’indice in direzione del tatuaggio. «non so un cazzo di star wars. non citarlo. non aiuta.»
    Scrollò le spalle a mo’ di scusa. In sua difesa, lui aveva detto che ci sarebbe stato per le maratone della trilogia (delle? trilogie? e chi lo sapeva più); erano stati JD ed Ethan a dirgli fottiti, sfigato, era tutto un grande scherzone e noi non possiamo essere amici. Comunque: «sento di avertelo già detto, ma a questo punto mi tocca essere ripetitivo, amico. Questa storia dell’appartamento – del vivere insieme, lo sappiamo entrambi che è una scusa, vero?» e abbassò il mento per poterlo guardare da dietro le ciglia lunghe. «non è per questo che mi hai dato il ben servito. L’abbiamo appurata questa cosa, JD. Voglio dire – se il problema è essere visti insieme, allora che… cazzo ci facciamo qui? Perché vederci per tutto questo tempo negli stessi. Identici. Posti?»
    Stavolta premette le mani contro gli occhi, strofinando senza interessarsi dei rimasugli di eyeliner che, inevitabilmente, andarono a depositarsi ancora più disordinatamente sul suo volto.
    «lo so – lo so, che il tuo lavoro è complesso e pericoloso. L’ho capito dal momento stesso in cui mi hai detto di essere un investigatore privato. Cos’è che mi sfugge? Ho capito, no?»
    E scosse la testa, incredulo. «cosa c’è, nel tempo libero vai a caccia di vittime e le spelli in camera di Ritter?»
    Tutta quell’insistenza su di un concetto che gli pareva ormai ovvio – e per cosa? «cristo, JD, non puoi lasciarmi con una fottuta frase di star wars. Lo sai, cosa ho passato. E sai quanto ci ho messo a fidarmi di te – e a te non frega un cazzo di niente Inghiottì il nodo alla gola, dandosi qualche attimo per ricomporsi e portare la voce a un tono neutrale e basso, tranquillo. Non che la sua recita avesse funzionato, fino a quel momento. «senti, non ce l’ho con te, okay?» Una bugia bianca, la sua, ma non voleva buttare ulteriore brace al fuoco. «non sei obbligato a tenerci. Davvero, lo capisco. Non sono… facile, da gestire, e non imporrei a nessuno di starmi accanto. Voglio solo la mia brutta, onesta verità. Non negherò che mi spaventa, l’idea che potrei perderti da un giorno all’altro.» e batté le palpebre, aggiustando appena la postura: «che avrei potuto perderti.» una correzione necessaria, viste le circostanze. «Ma ci stavo facendo i conti. Non… io ti ho mai fatto pesare la cosa? Onestamente, JD. L’ho fatto? Perché mi dispiace, in quel caso. Sono emotivo, e impulsivo, e a volte dico le cose prima di rendermi conto che forse è meglio tenerle per me. E questo –» alzò il cellulare in aria, prima di lasciarlo rimbalzare sui cuscini del divano. «di certo non aiuta. Non è questo a non permetterci di funzionare. Quindi cos’è?»
    Alzò le braccia al cielo, le punte delle orecchie a colorarsi di un rosa porpora; l’imbarazzo di aver detto troppo, e di non essere abbastanza. Di nuovo. «cosa ho fatto?»
    phoebe bridgers
    moon song
    You couldn't have Stuck your tongue
    down the throat of somebody
    Who loves you more
    So I will wait for the next time you want me
    Like a dog with a bird at your door
    blaise h.gifs cr.playlistaesthetic
  10. .
    arms crossed with the attitude, lips pouted
    Portò il mento sulle ginocchia, stringendo appena le braccia attorno alle gambe per rendersi più piccolo di quanto già fosse. Blaise, non per la prima volta negli ultimi dieci minuti di silenzio teso, si disse di aver fatto una scelta fottutamente stupida: quanto sarebbe stato più conveniente incontrarsi in un posto che non fosse il salotto del suo appartamento vuoto; avrebbe indubbiamente preferito il pub vicino casa — con la sua clientela composta prevalentemente da vecchi rimbecilliti dall’alcol e gli scones scongelati ancora freddi al centro —, o le strade buie di Inferius. Tutto, fuorché quelle mura così strette ed opprimenti, prive di una via di fuga rapida e indolore.
    Prese un lungo respiro, lanciando un’occhiata al cibo ancora racchiuso nella plastica — quindi buttò giù un altro sorso di birra, e si concesse finalmente di far vagare le iridi scure sul ragazzo seduto all’estremità opposta del divano. Era una situazione strana per più motivi, quella. Spinse via le gocce di condensazione dalla bottiglia, e tornò a studiare la busta del takeout, opera d’arte incompresa.
    Innanzitutto: non ricordava un momento, in passato, in cui le sue mani erano state così inutilmente vuote in presenza del maggiore. Un istinto difficile da domare, il suo; districava gentilmente le ciocche rovinate dei suoi capelli prima ancora di pronunciare un ciao, felice di poter assimilare il calore del maggiore e rubare le sue attenzioni. Nessuno dei due particolarmente capace con le parole, quindi comunicavano fisicamente: un bacio sulla tempia, il palmo aperto sulla gamba, le unghie a disegnare cerchi sul collo. Le braccia di JD attorno alla sua vita, il petto dell’altro contro la sua schiena ad alzarsi e abbassarsi a intervalli regolari, e il suo respiro contro la pelle esposta. Sono qui, e andrà tutto bene. Difficile anche solo ricordare, in quel momento, che sensazione si provasse; non quando, contro ogni buon proposito, l’aveva accolto con un sorriso tirato e un metro buono di distanza che si era premurato di rispettare anche sul ciglio della porta — attento a indietreggiare ogni volta che JD muoveva un passo in avanti, lo sguardo a terra.
    Poi: «uh.» schiarì la gola, buttando giù altra birra per oliare le corde vocali e, possibilmente, cancellare un po’ di quell’ansia che gli rendeva difficile pronunciare le frasi più semplici. Di nuovo: con JD? strano. «non so—scusa, non sono molto capace a fare convenevoli.» Non che JD se li meritasse; un pensiero cattivo, quello, che scacciò via stringendo palpebre e pugni.
    «vorrei… voglio una spiegazione, joon.» ignorò la vibrazione del telefono, l’ormai familiare icona blu ad accenderne lo schermo spaccato per pochi secondi. «lo sai. credo tu abbia fatto già la tua scelta, e mi sta bene. ma non la capisco.»
    Scrollò le spalle, arreso. «aiutami a capire.»
    phoebe bridgers
    moon song
    You couldn't have Stuck your tongue
    down the throat of somebody
    Who loves you more
    So I will wait for the next time you want me
    Like a dog with a bird at your door
    blaise h.gifs cr.playlistaesthetic


    chissà come si scriveva non ricordo davvero più


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    cambio giro
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  11. .
    CITAZIONE
    «santo jisung da latina proteggimi tu...?»

    blaise, calandosi dal cielo con la felpa della AS roma: mejo fasse coprì le spalle da un traditore nato che da n'falso amico*

    * translation notes: "ao"
  12. .
    volevo benvenutarti con l'account di dick che ha come nickname "nocturnal" ma credo di essere collegata con blaise (edit: sì sono collegata da blaise. ciao blaise) VABBÈ NEL DUBBIO:

    C-658VsXoAo3ovC



    BENVENUTISSIMA !! io sono lia e sto per metterti nei ghost [abbraccia] solitamente mi trovi da questo account! dico solitamente perché sono come le scale di hogwarts e mi piace cambiare a caso x'd
    RPDR AAAAAA. io e lele lo guardiamo ma io ormai sono indietro di... due stagioni credo [sobs] la dodicesima non m'ispirava moltissimo ma quest'ultima sembra molto figa, magari nei prossimi giorni ci faccio un pensierino uhuhu hai qualche queen della tredicesima che t'interessa particolarmente?? io già sottonissima per gottmilk e symone :pannokkia: :pannokkia:
    credo di aver visto due kdrama in tutta la mia vita e non ne sono stata grande fan (e in difesa dei kdrama - cosa - ne ho visto uno terribile perché c'erano due idol che amavo e un altro che era molto promettente ma ogni volta per trovare i link degli episodi era un'odissea e alla fine ci ho rinunciato .) ma anche io come ari accetto consigli !!! eeeeee ti hanno lasciato tutti i link utili quindi saluto e basta BUONA SESSIONE E PER QUALUNQUE COSA CHIEDI XOX
  13. .
    ignoratemi ma se non lo posto da qualche parte poi mi dimentico le canzoni, lo so. prima o poi gli farò una vera playlist ma nel frattempo:

    blaise (thee kitten) han: a shitshow in the making
    come back to earth // mac miller
    My regrets look just like texts I shouldn't send
    And I got neighbors, they're more like strangers
    We could be friends
    I just need a way out of my head
    I'll do anything for a way out of my head
    In my own way, this feel like livin'
    Some alternate reality
    And I was drownin', but now I'm swimmin'
    Through stressful waters to relief
    Yeah, oh, the things I'd do to spend a little time in Hell
    And what I won't tell you I'll prolly never even tell myself


    waste // brockhampton
    Was I more than it's worth
    Or will you see my name and I'll fade?
    Pitch my camp in your mind
    Sat by the fire, behind your eyes
    And I'll look through them just once or twice
    But I might see something I don't like
    Like your hands in his shirt
    Entwined in cotton, his loving smirk
    Losing my way Seeing your name, but I'll be fine, yeah


    streetcar // daniel caesar
    Let me know, Do I still got time to grow?
    Things ain't always set in stone
    That be known, let me know
    Seems like street lights, glowing, happen to be
    Just like moments passing in front of me
    So I hopped in the cab and I paid my fare
    See I know my destination, I'm just not there


    know better // tinashe
    Somewhere over the horizon
    Sun is rising on you with no me
    I would put my pride aside
    If you could promise to be worth the wait
    Hoping that you think about us
    Sometimes I'm still leaning on the lonely
    Another broken heart, another day
    When I fall in love, I guess I'm always gonna stay
    (...) Did you notice? I've been doing just fine
    It's like you're never here and the tears have all dried
    Did you notice? Did you notice me?
    I've been doing okay
    Don't even think about you every single day
    Did you notice me?
    Still feels like I could fall to pieces
    When I hear your name
    Hoping just a little That you feel the same, anyway, oh
    death & taxes // daniel caesar
    Surely my sins have found me out
    God rest my soul, but show me out
    Surely my sins have found me out
    Spit on my grave, but kiss my mouth
    Surely we'll live to see the day
    When all of our problems, they fade away


    triggered (freestyle) // jhené aiko
    Go figure, You were the trigger
    You brought me to an obstructed view
    When you knew the picture was bigger
    Who am I kiddin'? knew from the beginning
    You'd ruin everything, you do it every time
    You are my enemy, you are no friend of mine, muhfucker
    You muhfuckin' right, I'm bitter, I'm triggered
    Wanna fuck you right now, I just turned the lights out now
    And you know when the sun go down
    That's when it would all go down
    Been a minute, been a while
    Ain't let nobody hit it since you hit it
    I know you always know what to do wit' it
    But ain't no me and you without you in it
    Damn, I'm 'bout to burn this bitch down
    I think I need to lie down 'Cause I'm not tryna wild out now
    (...) I'll calm down eventually
    Fall back eventually, please
    Call me back eventually, Fall back into me, yeah
    Maybe I'm overreacting
    Baby, I don't know what happened
    You know all of my bad habits
    You know it's hard for me to control that shit, man
    'Cause when I get mad, I get big mad
    Should have never did that, get back
    'Bout to feel the wrath of a menace
    In my bag, in my feelings
    I'm a bad lil' bitch, and uh...
    I'm triggered, when I see your face
    Triggered, when I hear your name
    Triggered, I am not okay, uh
    You need to stay out my way


    this is me trying // taylor swift
    They told me all of my cages were mental
    So I got wasted like all my potential
    And my words shoot to kill when I'm mad
    I have a lot of regrets about that
    I was so ahead of the curve, the curve became a sphere
    Fell behind all my classmates and I ended up here
    Pourin' out my heart to a stranger
    But I didn't pour the whiskey
  14. .
    meo deo. incubo vero. magari quando imgur tornerà a funzionare normalmente rihosto la gif grande con i 1723838 frame rimossi per farla scendere sotto i 10mb

    del tutto a caso perché lele ha ancora il pv sbagliato nell'avatar di sandy ENJOY non ti taggo perché non so da che account sei collegato
    :lelia:

    346593464ba489aa2f76c02e48f4efc244fd3a9e
    CODICE
    https://64.media.tumblr.com/d247c33511f3aae833065e5feb4278e4/a3cb8c16dd7be5c2-87/s250x400/346593464ba489aa2f76c02e48f4efc244fd3a9e.gif

    5dbbeb20c3955334118938bec33e0848d5cff044
    CODICE
    https://64.media.tumblr.com/9208483a23420e023fa4a1f6d0a21113/a3cb8c16dd7be5c2-e9/s540x810/5dbbeb20c3955334118938bec33e0848d5cff044.gif
  15. .
    KITTY FIRE number one fan !!!
19 replies since 28/9/2020
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