Votes taken by dead girl walking

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    little meow meow
    @hiken
    @juststatingfacts può essere controproducente fare teorie senza dati alla mano, si rischia solo di diffondere fake news.
    PS se anche a voi vi piace l'idea gli scomparsi siano finiti in un AU e che le ipotesi di giugno siano finalmente diventate Canon (if you know you know), trovate link in bio una slowburn pirates AU wlw 35k words
    hh.mm - gg/mm/aaaa - powered by twizard
  2. .
    I give it all my oxygen,
    so let the flames begin ©
    That's my shape
    I made the shadow
    That's my name
    don't wear it out though
    Feelin' myself can't be illegal


    Nikolaj Moskovskaya
    heather morrison
    14.11.2001
    former slyth
    storygraph
    pokemon trainer

    «Eravamo tutti bellissimi!!!!» indeed, lo erano.
    Heather sorrise ancora allo schermo, felice di aver scattato quella foto, e di star vivendo quel momento preciso con Dylan. Quante probabilità che su otto miliardi di persone, si fossero incontrare alla convention, avessero deciso di immortalare il momento, e poi si fossero rincontrate quel giorno citando l'accaduto? Era in quel momenti che alla bionda si accendeva una piccola scintilla di speranza per la vita: perchè esistere era difficile, soprattutto quando il tuo passato è una menzogna e il tuo futuro è incerto - legato ai desideri della divinità misteriosa che ti ha salvato - ma sapeva essere bello, quando coincidenze varie si incastrano e trovavi sul tuo cammino qualcosa per cui valeva la pena sorridere.
    «Che bello, vorrei ne facessero di più di convention simili.» «Dovremmo organizzarle. Di Sherry Otter, e di altri fandom» lo disse con leggerezza, rendendosi conto che-... non era un'idea così malvagia... ci si poteva lavorare. Era brava, da adolescente, a organizzare feste, ed era brava da adulta a parteciparvi. Quanto poteva essere diverso mettere su un evento per nerd?
    "Nah, è folle, è stupido. Perchè dovrei?"
    ... perchè no?

    Tornata a casa, avrebbe recuperato carta e penna e messo giù qualche idea.
    «oh no, a me le sfilate non piacciono.» Morrison arricciò il naso. Come fanno a non piacere ore di persone bellissime che indossano vestiti ancora più belli che vorresti avere per essere il tipo di persona che va in giro con un Lavin originale per andare a fare la spesa?
    «Sono qui perché mia madre si ostina a trascinarmi in eventi del genere, ma a me annoiano molto. Di solito me lo faccio andare bene perché so che c’è Astrid… ma non fa niente, mi sono divertita comunque anche stavolta. Ho trovato un’altra Otterhead nell’unico posto dove non avrei mai pensato di cercarne!!!»
    «aww» fece un piccolo inchino «il piacere è stato mio»
    «tu invece? hai già sfilato, o devi ancora uscire in passerella? se vuoi torno dillà così ti faccio le foto quando è il tuo momento!!!!»
    Guardò verso la porta. «Tocca di nuovo a me, fra un po'. Sono già pronta, ma devo farmi riguardare il trucco, quindi fra poco sarà meglio che entri. Stavo facendo una piccola... pausa» perchè dire che voleva intimità per guardare al cellulare messaggi privati e rivalutare le proprie scelte di vita (ubriacarsi con un telefono sottomano) non era fra le cose che voleva dire ad una mezza sconosciuta. «Se vuoi farci un selfie di ricordo mi fa piacere, ma non serve che vieni a guardarmi sfilare se non ti piace» le sorrise agitando la mano in aria. «puoi andare a cercare la tua amica, se ti va. Magari anche lei è in giro ad annoiarsi e a cercare te, per questo è uscita»
    Non così inverosimile, dopotutto... se non che little did she know che dopo averlo assaggiato nei sette minuti in paradiso alla festa di fine scuola, Astrid ne voleva ancora di Dara e quindi rip pikkolo ancielo fantasma ::pray:: forse era già morta a quest'ora.
    «è questo che hai deciso di fare dopo il diploma?»
    «no» semplice, neanche secco. solo... onesto. «Sono una storiografa al ministero» e qui piccolo swish di capelli per mostrare quanto era figa. All this e pure intelligente???
    sì.
    take that, alister.
    «sono versatile» ammiccò. IYKYK.
    Qualcuno aprì la porta, uscendo verso dove erano loro. Heather guardò prima lì, poi la piccola furia rossa. Fece un cenno con la testa verso il camerino. «Io entro. Vieni con me» (and that's what she said) «o continui a cercare Astrid?»
    So sue me for looking too pretty tonight
    Wearing your favorite color under the lights
  3. .
    heather morrison
    "Didn't you die?"
    that was years ago dude.
    things change
    Sorrise a Veena, conquistata più di quanto già non fosse dalla sua reazione a Mac, osservandola mentre, tranquillamente, posava la guancia sulla sua testa come una sorella maggiore un po' molesta che però ti ama.
    «Mah, figurati se ti cacciamo, ti abbiamo già adottato»
    Oh, quanto quel gruppo disadattato di soldati sbagliati le facevano sentire la mancanza di un gruppo di amici sinceri, da considerare la 'famiglia che ti sei scelto'; quanto avrebbe voluto potessero essere loro, sebbene capiva fosse un desiderio un po' infantile. Lanciò un'occhiata al cellulare, pensando alla gente che avrebbe dovuto contattare per avvisare che era tornata a Londra. Charles, Stiles, magari anche Phoebe si sarebbe fatta vedere per una serata... Forse Heather non aveva un gruppo di amici che avrebbe dato alle fiamme il mondo per lei - non aveva dei freaks, o dei ben, o dei ca(s)ta, ma non per questo amava o era amata meno dalle persone nella sua vita.
    «scusate. mi dispiace»
    Scosse la testa, le labbra ancora incurvate mentre passava lo sguardo dalla mano che Mac si era portato al petto, trascinandosi dietro Heather, ai suoi occhi umidi. Non gli disse che non serviva scusarsi, perchè non voleva metterlo a disagio e farlo credere fuori luogo; voleva scusarsi? Ok, lo facesse, se lo faceva sentire meglio. Citò invece un grande saggio (ciao sara) «non so se ti scusiamo. Ti facciamo sapere in due o tre giorni lavorativi» Alzò nuovamente l'altra mano, per asciugargli col pollice le lacrime.
    «ho sentito che al san mungo ci sono psicomaghi molto bravi» di nuovo il suo pensiero andò a Stiles «i migliori» confermò, e già sapeva che non ci sarebbe andata. Certe ansie preferiva gestirsele da sola, piuttosto che spiattellarle a sconosciuti che avrebbero fatto uscire in superfice sentimenti che lei aveva accuratamente infiocchettato e nascosto in ripostigli lontani della sua mente. «se ti serve un passaggio, hai i nostri numeri» un passaggio morale, più che fisico, qualcuno che lo accompagnasse dandogli la forza di andare. A volte sapeva fosse quello a servire.
    «dovremmo comprare delle caramelle alla cassa. Per adrian. alla menta piperita, ovvio»
    ridacchiò. Che personaggio - Adrian, ma anche e soprattutto Mac. «prese dalla sua giacca» chi dimentica è complice.
    guardò verso l'uscita. Non sapeva se era tempo di andarsene, ma prima di farlo voleva ricordare all'Hale una cosa importante: «la prossima volta, andiamo in un negozio di caramelle in suo onore» ci sarebbe stata una prossima volta.
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    2001
    revenant
    witch
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    heather morrison
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    Non se ne accorse immediatamente.
    Sorrise a una battuta, rise quando per la stanchezza rispose con una cosa assolutamente senza senso a una domanda di Veena- ma poi lo notò, ovviamente. Non interruppe il discorso subito per non metterlo in imbarazzo, limitandosi piuttosto ad allungare la mano e prendere sotto il tavolo quella di Mac, accarezzando leggera col pollice il suo dorso.
    Non voleva ignorarlo, o almeno non in modo meschino: non era solo capace a gestire certi sentimenti. O i sentimenti in generale. Punti malus il fatto che fossero appena stati congedati da una guerra a cui erano andati tutti e quattro per le ragioni sbagliate! Che fosse creare caos, spirito di sopravvivenza, o essersi fatto l'idea sbagliata.
    Non erano le persone giusto per rassicurarlo che tante persone erano morte, ma era stato per una giusta causa. Che suoi amici avevano perso la loro magia, ma se l'erano meritato. Che altri avevano perso la propria libertà, ma almeno erano vivi.
    Heather non voleva pensare alle conseguenze delle proprie azioni, ma non era per quello (per paura di finire mentalmente nello stesso stato) che non sapeva cosa dire ad un Mac.
    Che per quelli come lui, la guerra faceva schifo a prescindere dalla vittoria? Che avevano aiutato un mostro, ma era inevitabile? Che Abbadon avrebbe vinto lo stesso, probabilmente, ma almeno ora sarebbero stati nella posizione di aiutare chi amavano?
    Non aveva consolazioni adatte.
    «scusate»
    «va tutto bene»
    «scusate»
    «non ti preoccupare»
    Si voltò a soffiargli un bacio sulla guancia salata. Con la mano libera, gli allungò altri fazzoletti puliti. «Certo che puoi restare, tesoro. Piangi quanto ti va» Già sapevamo l'avresti fatto.
    Lanciò un'occhiata a Reggie e Corvina, un sorriso leggero sulle labbra nel cercare di capire cosa ne pensavano. Dubitava che loro si fossero aspettate un Mac diverso, dopo tutto quello. Se non altro, per lo stress accumulato dopo tutto quel tempo in battaglia.
    «se vuoi, continuiamo a parlare di altro per distrarti. Ma se preferisci sfogarti, ricorda che abbiamo sopportato il generale Mort per settimane, e non potresti mai essere peggio di lui» con un sorriso, si baciò due dita per portarle al cielo «con tutto rispetto per il futuro miniftro, mort 2k24»
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    heather morrison
    "Didn't you die?"
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    Probabilmente avrebbe dovuto sentirsi in colpa - per le vite rubate, per il mondo che aveva aiutato a creare - invece, camminando per le strade della città distrutto da una guerra civile, fra macerie, oggetti distrutti, e macchie di sangue (dove non corpi abbandonati e mai reclamati), Heather Morrison si sentiva libera come non le succedeva da anni.
    Sapeva di non essere davvero indipendente da Abbadon, non dalla presa che l'uomo (l'essere) aveva e avrebbe sempre avuto su di lei, ma per una sera, una cazzo di sera, poteva tirare un sospiro di sollievo. Se lo meritava, ok?
    Il giorno dopo avrebbe pensato a cosa significava sul serio quel nuovo mondo, avrebbe pensato ai vecchi compagni di scuola a cui Abbadon aveva tolto la magia con uno schiocco di dita cambiando le loro esistenze per sempre, avrebbe pensato a Moka e Jane e gli altri che ora erano come lei, intrappolati, ma più totalmente certi di essere vivi o morti o se stessi.
    Ma non adesso.
    Adesso, voleva essere egoista. Adesso, voleva pensare come uno degli altri soldati di Abbadon, immaginarsi vincitrice, immaginarsi lì per scelta. Faceva un passo dopo l'altro, e si immaginava normale, e si immaginava feroce, si immaginava felice. Era facile farlo, guardando Corvina e Reggie (punto?), e ricordandosi i loro sorrisi alle uccisioni.
    Fra l'altro: non poteva ancora soffiare a Raegan un "te l'avevo detto" riguardo all'aumentare dei diritti per gli special, al fatto che non sarebbe stata fottuta a lungo (non metaforicamente, almeno; letteralmente? Who knows!); purtroppo avrebbe dovuto aspettare il giornale del giorno dopo per quello, o di qualche giorno dopo, ma prima o poi avrebbe preteso di riprendere quella discussione.
    «Mi siete mancati comunque, là fuori. Tranne Heather, vabbè»
    «È regola non scritta che io debba mancarvi sempre comunque» si passò la mano fra i capelli, un tentativo come un altro di essere drammatica o di sistemarseli. «il nuovo motto del ministero sarà più Heather per tutti »
    Guardò di sottecchi Mac, passando col braccio per cingergli il fianco.
    "com'è andata là fuori a voi due?" avrebbe potuto chiedere, per continuare la conversazione.
    Ma non lo fece.
    Aveva visto contro chi avevano dovuto combattere Mac e Reggie, e non credeva si fossero divertiti granchè. Lo scopo di quella rimpatriata non era certo deprimersi. Non pensava fosse una buona idea fargli pensare alla battaglia, a quello che era successo mentre non erano insieme. La guerra era una merda, e checchè ne sapesse lei, anche Mac come Heather voleva fingere la cosa non lo avesse toccato granchè.
    «oh!» disse d'un tratto la bionda «Il wizburg sta davvero ancora in piedi, assurdo» lo indicò sorridendo.
    Ed era aperto.
    Era proprio vero che in guerra i ricchi si arricchiscono e il capitalismo fiorisce. Chissà quanti locali avevano dovuto chiudere, ma la catena di fast food? Quella no - per loro fortuna.
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    heather morrison
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    Si chiese se l'avrebbe baciata: non per affetto, ovviamente, ma solo perchè erano lì, e non ci sarebbero state ragioni per non farlo. Non la paura che Heather fraintendesse, nè quella che ne avrebbero fatto una questione. Perchè potevano, perchè di solito l'apocalisse faceva quell'effetto, perchè Heather forse era leggermente affection starved e si prendeva sempre quello che riusciva prima che fosse tardi.
    «dipende, sai. brucerai anche tu?» Per quanto la metafora di essere una fenice potesse essere poetica, no. Heather non voleva bruciare, voleva stare in mezzo alle fiamme e sopravvivere. Fare la differenza, se poteva.
    «perchè, ti piacerebbe guardarmi?»
    «vorrei entrare nella tua testolina bionda» inclinò leggermente il capo, per appoggiarsi alla sua mano. «e capire cosa provi.»
    "Se lo scopri, me lo dici?", pensò.
    Anche lei avrebbe voluto sapere cosa provava esattamente, e quanto era suo, quanto di Bunny, quanto dell'Ombra di Abbadon. La paura di morire di nuovo come un nessuno condizionava molte delle sue azioni, ed erano anni che non si sentiva se stessa. Se mai lo era stata.
    «la scala sociale è un concetto che andrebbe lasciato tra i banchi di scuola. È valida solo lì, tanto.»
    Era stupido credere una cosa simile: esisteva nella vita reale, nelle azioni di tutti i giorni, nei lavori negati agli special e nei vetri rotti dei natibabbani che non riuscivano ad ottenere un risarcimento dal ministero. Una scala sociale diversa da quella scolastica, ma viva e asfissiante.
    Funzionava così, al ministero. Funzionava così, nelle dittature.
    O forse funzionava così ovunque, che ne sapesse lei.
    «forse è meglio se tu ancora non l’hai capito.»
    Si strinse nelle spalle, accettando di potersi star sbagliando. C'erano cose più interessanti sulle quali litigare, che non quello. «sono una sognatrice, evidentemente»
    La guardò prepararsi, allontanarsi verso la porta- «staccati da quel brandy, ti ho cresciuta meglio di così.»
    she did not.
    Non c'era niente di più heathercore di averla seduta sul bancone di un bar abbandonato a ubriacarsi con la prima cosa trovata mentre cercava di ricordarsi come mai stesse ancora lottando - o per cosa lo stesse facendo. «e chiamami.»
    Heather sorrise, portando la mano alla bocca e soffiandole un bacio «A sabato» o all'inferno, se si fossero beccate in battaglia. «E cerca di non scottarti prima» che certe ciatrici, lasciavano più di un semplice marchio esteriore.
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    heather morrison
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    Non sollevò le sopracciglia ironicamente (ma pensò di farlo), non sorrise divertita (ma avrebbe voluto) e non scosse la testa (ma poco ci mancò).
    Era Heather quella distaccata dalla realtà?
    Chi pensava avesse appena dichiarato guerra al mondo babbano - un comune mago di antica famiglia purosangue? Abbadon era un dio, e non uno qualunque: più simile agli special di quanto i maghi, di quanto Heather, fossero. L'uomo (se di uomo si trattava) non aveva nascosto così bene le sue intenzioni di elevare lo status degli special da povere vittime a co regnanti (se non di più).
    «pensi che un paio di diritti in più ci renderà più carini agli occhi dei vecchi sudici del country club che vogliono usare le nostre teste mozzate come palle da golf?»
    Beh, ovviamente no.
    «il tuo bel Ministero non beneficia nessuno, se non l’uomo a capo di tutto.»
    Di nuovo, ovviamente.
    Non era un governo giusto il loro - e probabilmente non lo sarebbe stato neanche dopo l'apocalisse. Non lo reputava il proprio ideale di Ministero, di certo non era bello, o giusto, ma era quello che si era trovata davanti e dal quale non poteva fuggire. Non le pareva che ci fosse qualcuno fuori da esso che negli ultimi dieci anni avesse cambiato qualcosa nello status quo.
    Ed era una storiografa. Certe cose le sapeva.
    «a conti fatti, io rimarrò sempre fottuta.»
    Fece il gesto del brindisi col lei, ma non bevve, approfittando del silenzio dell'altra per rispondere.
    «penso» iniziò a spiegare, cercando di non usare il tono di una maestra con un bambino ma quello di un'amica. Sotto sotto, lo erano state, nella loro superficialità. «che potrai usare le teste dei vecchi sudici del country club come palle da golf, e nessuno oserà dirti niente» la indicò con la mano «piacergli? Certo che non gli piacerai. Ma-» Non si toccò il bracciale che, ancora dopo anni, nascondeva la lettera scarlatta sul polso, memoria indelebile di quando aveva deciso di alzare la testa «è sempre stato un governo retto dal terrore, e con ogni probabilità, la piramide sociale cambierà. Se Abbadon vince, forse non sarai dall'oggi al domani vista come degna di rispetto da tutti, ma almeno sarai meno fottuta» si strinse nelle spalle. «Ma pensala come vuoi. Le mie sono solo supposizioni ingenue, dopotutto» Non lo erano.
    Vasilov moriva, Abbadon veniva risvegliato, e gli special non avevano più bisogno di un garante? E a processo il tasso di ergastoli e pene capitali per loro scendeva? E venivano presi in considerazione per più ruoli lavorativi? Proprio quando spuntava il super special che, alla sua prima comparsa pubblica, sfotteva i maghi? Che coincidenza.
    Era difficile capire cosa Abbadon volesse davvero, ed era difficile accettare un capo immortale che avrebbe avuto pieno controllo su tutto, ma Heather voleva crederci, che fosse un visionario. Che a qualcuno avrebbe migliorato la vita. Almeno quello. Con i metodi tutti sbagliati, con sacrifici innocenti, ma almeno ci sarebbe stata quiete, col tempo. I babbani avrebbero potuto trovare conforto nella magia, gli special non sarebbero stati ulteriormente torturati.
    «non voglio aiutare nessuno. voglio solo guardare qualcosa bruciare.»
    Voleva ridere.
    Heather si sentiva obbligata a combattere per un genio - un pazzo - che avrebbe distrutto il mondo, sacrificato vite ritenendole inutili, si obbligava a dirsi che sotto sotto c'erano dei lati positivi, mentre Reggie avrebbe partecipato per pura rabbia pur avendo una scelta.
    Che fottuta ironia.
    «spero il mondo dato alle fiamme sarà di tuo gradimento»
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    heather morrison
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    «sembra di essere tornate agli anni di hogwarts»
    «dici?»
    Entrare come ladre in un posto vuoto, bere senza davvero stare a guardare cosa, solo per il gusto di farlo? «io e te insieme a bere» ma anche quello.
    Dopo aver bevuto la guardò mentre, unbothered da quello che era appena successo, si preparava un drink. Pensò di chiederle se volesse farlo anche a lei, ma facendo girare nella bottiglia quello che, evidentemente, era Brandy, decise che si sarebbe accontentata e non avrebbe cambiato bevande, rischiando di ubriacarsi sull'orlo della terza guerra mondiale.
    «dovremmo uscire di più.»
    la osservò, chiedendosi cosa fosse successo negli ultimi anni. Lei e Reggie non uscivano da secoli sul serio. Non sapeva neanche perchè. Non avevano litigato, e non è che non le piacesse passare serate mindless in sua compagnia. Era solo... successo, si erano perse.
    Non era mai stata bravissima a fare amicizie sincere, Heather, e il modo in cui aveva smesso di vedere le sue amiche di scuola appena si era diplomata, per passare alle serate con i colleghi (e con gli sconosciuti, ma quello sempre) ne era la prova.
    «Sabato pensavo di fare un salto al better run, sei libera?» una richiesta ingenua, pour parler. Non era neanche certa sarebbe arrivata viva al weekend, o come sarebbe stato il mondo.
    «o per andare all'avventura in locali babbani. Sembra che presto sarà tutto nostro» ora sì che era una battuta. Dubitava che il mondo babbano si sarebbe adattato in un paio di giorni alla nuova vita.
    (...) «la polvere degli scaffali del ministero ti ha proprio plagiata.» sorrise.
    Che dire.
    Studiare la storia faceva quell'effetto (volersi ubriacare h24 con la prima cosa trovata, can confirm).
    «lì ci sono un sacco di colleghi che impazziscono per il brandy; molti ce l'hanno in ufficio. Ci ho fatto l'abitudine» al brandy, e al berlo con loro invitata da ministeriali viscidi che non si rendevano conto di parlare con quella che, un giorno, sarebbe stata il loro capo.
    Ma questa è un'altra storia.
    «all’imminente apocalisse.»
    Si era seduta su uno degli sgabelli del bancone, davanti a Reggie, e per il momento non si mise al suo fianco, limitandosi a osservarla.
    Un po' era gelosa di quanto poco sembrasse toccata dalla realizzazione che il mondo che conoscevano sarebbe finito. Sorseggiò il suo brandy-...
    «t’interessa davvero così tanto?»
    Mh? Sbattè le palpebre, guardando verso l'alto la ragazza.
    «dei babbani?» chiedeva perchè fosse così poco allegra?
    «cosa ti stai giocando?»
    eh.
    Avrebbe voluto saperlo.
    «tutto quanto, no?» ridacchiò, scrollando le spalle. «un nuovo mondo, richiede un nuovo staff. tutto quello per cui ho lavorato finora, potrebbe rivelarsi futile domani mattina» Seth avrebbe ancora avuto bisogno di storiografici? Non lo faceva il tipo da dedicare attenzione ai fatti passati, essendo lui immortale - o per lo meno molto longevo.
    Senza contare che non era con una guerra che avrebbe voluto abbattere lo statuo di segretezza-...
    «ma posso sperare che se mi dimostrerò utile, ci sarà un posticino per me» E non mi obbligherà a combattere rendendomi una marionetta. e non mi ammazzerà. A volte pensava di essersi sognata le settimane passate in sua presenza, quando la svegliava e spegneva a suo piacimento come una bambola. «sicuramente, sono felice di quello che cambierà per gli special» alzò la bottiglia, e il sorriso sparì. «sul serio. Se finora il ministero non ha riconosciuto il vostro potere, è solo perchè ha paura di quanto siate forti. Abbadon questo lo sa.» non voleva essere una special anche lei, ma non voleva dire non si rendesse conto di quanto fosse incredibile poter usare la magia senza aver bisogno di un canalizzatore, e senza dover rispettare le Cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione Elementale.
    Avrebbe solo preferito nessun babbano innocente morisse perchè i maghi se ne rendessero conto.
    tornò a incurvare le labbra «e tu? aiuterai a riprenderci il mondo
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    heather morrison
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    Era tante cose, Heather, e non tutte lusinghiere.
    Era falsa, e nascondeva buona parte dei suoi pensieri a chiunque la conoscesse; non tanto perchè fossero troppo profondi o misteriosi - non aveva dodici anni, non se la credeva tanto -, ma perchè la confondevano, come se in lei vivessero persone diverse: i due lupi che vivono dentro ognuno di noi non erano solo una cazzo di metafora, per lei. Un tempo credeva che a tirarla da una o dall'altra parte fossero Nikolaj, la donna che era stata, e Heather, la persona che era. Non ne era più troppo sicura.
    Era ambiziosa: aveva sempre voluto di più di quello che aveva, e di più di quello che poteva avere. Più libertà, più coraggio, più soldi, più riconoscimenti, più elogi. Sentiva di meritarselo, sapeva che sarebbe riuscita a ottenerlo facendo le cose per bene.
    Era paziente, e preferiva non arrischiarsi in passi falsi e azioni avventate, soprattutto quando una partita in corso non aveva ancora lasciato intendere chi avrebbe vinto, e su quale giocatore fosse più saggio scommettere.
    Non era un'ingrata. Riconosceva il valore di un favore, la necessità di ricambiarlo - comprendeva che non esistesse il fare il bene a fin di bene, ma che tutto avesse un prezzo.
    In quel momento, occhi fissi sul palco, era più che altro spaventata, confusa, eccitata,- «Morta»
    Anche.
    Trasalì, voltandosi verso l'amica - o... qualsiasi cosa fosse la ragazza con cui era andata a quella fiera. «Cioè assurdo! Basta nascondersi dai babbani? Finalmente! Mi sono sempre chiesta a cosa servisse finanziare l'ufficio che si occupa di tenerci nascosti-...»
    Heather annuì, e tornò a fissare Abbadon, Seth, rapita.
    Per un attimo, le parve addirittura che lui guardasse lei.
    Glielo doveva.
    Avrebbe voluto non capire la volontà di quella rivoluzione, ma lo faceva. Per i capi di governo, una vittoria economica oltre che ideologica. Per il mondo magico, un'azione di rivalta.
    Allora perchè in lei qualcosa tirava, chiedeva di non farlo.
    "Mi ha salvata. Non posso dire di no. Se lo facessi-" . Non l'avrebbe fatto. Categorico. Non c'erano se.
    Non- c'erano-
    «ho bisogno di-» Aria? Bere? Bere. «fare una chiamata. ci sentiamo»
    Liquidò in fretta la ragazza, defilandosi un po'.
    Le girava la testa. Le girava tutto.
    "Stiles. Voglio parlare con Stiles, o Erin, o Barrow, o-"

    «ba—rbie!» (no barbie no, al massimo floyd)
    Spostò lo sguardo sul proprio braccio, afferrato da qualcuno, e incrociando lo sguardo di Raegan non era sicura se si sentisse meglio o peggio. Forse entrambe. Forse nessuna delle due.
    Prese un respiro, si cercò di calmare. Sorrise. «quale buon vento.»
    Il mondo come lo conoscevano stava per finire. «Davvero assurdo esserci beccate con tutta questa gente» che gridava. Rideva. Chiamava i propri cari. Piangeva - di gioia e non solo. Soffiò un bacio in aria per l'amica.
    «mi sembri… provata.»
    Heather arricciò il naso.
    Ah, cose che capitano: l'essere immortale e overpowered che ti ha resuscitata dichiara guerra al mondo e non sai se sia un pazzo o un genio - ma è ovvio che se non ti dimostrerai riconoscente aiutandolo, come ti ha dato la vita te la toglierà. «Mi sono alzata alle nove. Ugh, come fa la gente a dormire più di cinque ore a notte, è un mistero»
    «vieni, sistemiamo quel broncio prima che ti vengano le rughe.»
    Vide dove la stava trascinando... e la lasciò fare, seguendola docile. Effettivamente, non le sarebbe dispiaciuto affogare nell'alcol mentre qualcuno di carino le faceva un massaggio o una maschera al viso.
    Si rese conto qualche secondo in ritardo che col panico in strada, non c'era nessuno nel locale. Era stata così concentrata su se stessa, che non si era resa conto della possibilità-... e you know what? Meglio.
    Avevano il locale tutto per loro - e soprattutto un open bar senza nessuno a giudicarle. «sembra di essere tornate agli anni di hogwarts» si aggirò intorno al banco. Non era sua abitudine bere prima delle sette ma- eh.
    Prese una bottiglia, lesse il nome.
    Pensò: Reggie mi giudicherà.
    Pensò anche: chi se ne fotte.
    Alzò la bottiglia guardando la ragazza in un brindisi, e bevve al goccio.
    Era fottutamente morta quattro anni prima. Era resuscitata. Doveva andare a combattere per un- dio capriccioso e poteva solo sperare che fosse la cosa giusta, e che gliene sarebbe tornato qualcosa (tipo un posto nel suo nuovo regno).
    Poteva bere quello che voleva.
    Scolato l'equivalente di un bicchiere, si staccò dalla bottiglia. Lanciò uno sguardo sereno - ma leggermente di sfida - a Raegan. «mi pulisco la bocca»
    E visto che era tante cose, ma non una ladra, tirò fuori dalla borsa dei soldi, che lasciò dietro al bancone. Prima o poi qualcuno sarebbe tornato.
    «All'imminente guerra, mh?» cin cin!
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    «Oh.» sorrise, pronta a essere lasciata liber- «OH SCUSA!» 25PA di trillo nelle orecchie, al quale Heather ridacchiò con una smorfia.
    «Tranquilla-» attese pazientemente che lasciasse la presa. La ragazza non lo fece.
    Oh beh. Ok. «Scusa, credevo fossi Astrid. Astrid Lavin, l’hai vista per caso?»
    Allora cercava davvero la figlia di Velika Lavin!! Deduzione nat 20 «purtroppo non di recente» ma non le sarebbe spiaciuto trovarla per farsi presentare la madre: magari se fossero diventate amiche, ci sarebbe scappato qualche vestito in regalo. «penso però sia già andata via» per sempre, tipo. «ho sentito delle modelle parlarne» spettegolando sulla sua strana somiglianza con l'assistente di corpo a corpo di hogwarts e su un possibile inciucio di Lavin con il signor Beech.
    «Credevo fossi un’altra persona.» quando la ragazza si scostò, si lanciarono vicendevolmente uno sguardo scrutatore. Heather cercò di capire se e dove l'avesse già vista (Hogwarts, probabilmente, ma o l'altra portava molto bene i suoi anni, o era troppo piccola perchè la ricordasse) - ma la rossa fu più rapida nell'esclamare un entusiasta: «UH! Ma io ti conosco!» Sorridendo, Heather inclinò la testa di lato curiosa, attendendo la Rivelazione. «Tu eri in Serpeverde!»
    «beccata» Si strinse nelle spalle, dopo aver portato una mano dalle unghie curate al petto.
    «Eri una cheerleader!!!! Io gioco nelle furie!!! CIoè, in Tassorosso!!!!!» Le furie, che nome carino. Dopotutto, i titolari che giocavano durante il settimo anno di Heather dovevano essere ormai tutti diplomati (arianna crede . cos'è il tempo). La Morrison annuì, ma prima di poter rispondere: «Ed eri anche alla convention di Sherry Otter, non è vero?!?! ERI VESTITA DA TEASPUN!!! IO ERO VESTITA DA PAM!!!!»
    Gli occhi di Heather si fecero più felini, lo sguardo da cortese ad attento mentre il fiato rallentava e il cuore accellerava. you had my curiosity but now you have my attention.
    Pam non era uno dei protagonisti della serie di Sherry Otter, era una ragazzina che appariva come personaggio secondario per lo più in racconti brevi: o amici della fu tassorosso le avevano detto di fare quel cosplay alla convention causa materia prima di cui era provvista (capelli rossi e atteggiamento espansivo) oppure *deep breath* era una vera fan.
    «Ti piace Sherry Otter?»Sperava la risposta fosse sì, ma magari era unacasual fan, alla convention solo per fare qualcosa di diverso o accompagnare gente. La Morrison non voleva sembrare troppo emozionata. Era un'adulta! Sapeva contenersi!!
    ...ma con finta nonchalance prese comunque il cellulare, aprendo la galleria «che versione di Pam eri?»
    iniziò a scorrere le immagini. «Col trucco è difficile riconoscersi, ma magari abbiamo una foto insieme» si sporse per far vedere il cellulare anche alla rossa. Strano? Cercò di giustificarsi: «Sarebbe divertente, no?» alzò poi lo sguardo dalle foto, sorridendole. «piacere, Dylan. Mi chiamo Heather, esatto. Heather Morrison»
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    heather morisson
    «Conosco molto di te, Heather. Quanto basta ad essere qui e ora.»
    Scosse la testa sorridendo divertita. Conosceva cosa lei voleva sapesse, poco altro. Sapeva come farla gridare, come farla godere, e a tratti fuori dal letto sapeva come farla arrabbiare, ma della sua vita di tutti i giorni c'erano tante piccole (o grandi) cose che sicuramente gli sfuggivano - e non stava neanche pensando a quelle che nascondeva volontariamente. Sapeva che adorava le ruote panoramiche? La sua marca di sigarette preferite? Con chi viveva? Che girava sempre con spazzolino e dentifricio?
    Chissà quanto lei non sapeva di Alister, quanti segreti nascosti nel lato oscuro della luna, cose alla luce del sole ma che non avrebbe saputo dove cercare, e cose invece che non avrebbe potuto trovare su documenti ministeriali.
    E andava bene così, perchè non avevano bisogno di conoscers- «Tuttavia, non mi dispiacerebbe scoprire chi sei fuori dal Ministero.»
    Continuò a camminare per guidarlo al maid cafè allestito per la fiera, ma girò la testa verso di lui sorpresa. Non trovò subito le parole da dire, perchè in quella frase non ci leggeva un flirt come si sarebbe aspettata, sembrava un desiderio... sincero.
    E inaspettato.
    Da quando Alister si permetteva di interessarsi ad alcunchè fuori dai rigidi obblighi del suo lavoro o della sua famiglia? «Magari entro fine serata ne saprai di più» non le venne in mente una risposta più intelligente. Oh, le convention stancavano, era difficile pensare a cose più furbe, tanto più con una mano addosso a seguire le tue curve in modo per niente casto e puro.
    Se fai il bravo, forse, o cattivo...
    «Preferisco di gran lunga il secondo.»
    Cioè, capite? Heather vibrava dalla voglia di tirarlo per un polso verso un angolo cieco del padiglione e vedere quanto cattivo avrebbe potuto essere. Per evitare di farle fare rumore avrebbe usato una mano sulla sua bocca rendendole difficile respirare? Avrebbe usato la propria cravatta così annullando il rischio di farsi mordere? Avrebbe poi-
    Si umettò le labbra, cercando di deviare i pensieri altrove.
    Non ora. Cena. Alcol.
    Alister era una fottuta red flag ambulante, qualcuno di cui non sarebbe mai dovuta essere così codipendente (c'erano diversi tipi di dipendenza, non solo emotiva). Sapeva di essere meglio di così, di potergli resistere, di poter decidere lei.
    Lui le fece scivolare le dita alzandole la gonna, spegnendole un attimo il cervello. Porca p-
    No.
    Con un movimento tranquillo, fece scivolare le proprie dita su quella dell'altro. C'era qualcosa di incredibilmente sexy nel sentire la mano enorme di Alister sotto la propria, in confronto così minuta e morbida, ma non era per quello che ora gliela stava prendendo, intrecciando le loro dita: portò via la mano del ministeriale dal proprio corpo, portandola sulla spalla e tenendola lì ferma con la propria presa. Erano forse ancora più vicini di prima.
    «Oh Black, comportati a modo. Guardare ma non toccare» Distolse lo sguardo, e continuando a camminare gli strinse la mano. «per ora»
    Ovviamente non aveva capito la frase sull'eredità, sull'ipoteca, ma non la sorprendeva che Alister fosse andando a quella fiera per motivi diversi dal divertimento personale. Avrebbe dovuto chiedere, una volta che si fossero seduti.
    Arrivati al locale messo su apposta per la fiera, sorrise immediatamente.
    Era adorabile, ma non le era difficile credere che per alcuni quell'atmosfera avesse un undertone sensuale (lei compresa) (cosa? cosa). I camerieri - indistintamente dal sesso - indossavano adorabili orecchie di peluches, collarini, e abiti da servitori vittoriani neri o dai colori pastello. Alcuni vestiti lasciavano un'adorabile finestra a forma di cuore sulla pelle nuda del petto.
    Se non fosse stata una carriera destinata a fermarsi con l'età e che - soprattutto - non le avrebbe permesso di prendere parte alle decisioni del mondo, forse l'avrebbe intrapresa. Si sentiva un po' a casa...
    «Sei sicura sia questo qui?» ... a differenza di Alister.
    Ridacchiò, vedendolo per la prima volta così colto di sprovvista e incapace di elaborare le informazioni intorno a lui. Come Lord Ares aveva interpretato bene il proprio ruolo alla convention, nascondendo sorpresa (e disgusto) forse perchè sapeva cosa aspettarsi, ma qua il suo shock era genuino, e ancora più dolce.
    «Andiamo ragazzone...» Cercò un tavolo un po' isolato, caso mai a uno dei due fosse venuta voglia di approfittare delle tovaglie lunghe.
    «Passi qui il tuo tempo libero?»
    «passo il mio tempo libero in molti posti» scrollò le spalle. «Di solito questo tipo di locali ha un buon wifi, anche nel mondo magico» ottimo per giocare. «ma non ci vengo a cenare o fare aperitivo. Non da sola, almeno» era una donna forte e indipendente, ma passare le sue serate da sola al tavolino di un bar/locale non rientrava nelle sue scelte di vita - se non era lì per rimorchiare qualcuno.
    Seduta al tavolino, guardò Alister far vagare lo sguardo in giro, sempre più affascinata dalle sue reazioni. Decisamente non gli piaceva il luogo, ma non se ne stava andando. Era... interessante. Non ci avrebbe davvero scommesso.
    «Non ho idea di cosa voglia dire la metà del menù.»
    «posso...?» si allungò per prenderglielo, indugiando non così casualmente sulla mano di lui.
    Non le sfuggì che, questa volta che era lei impegnata a leggere, fosse Alister a studiarla. Sorrise, giocando con una ciocca della parrucca, apprezzando le attenzioni.
    «direi che iniziamo dai drink»
    La tentazione di prendergli qualcosa di dolcissimo, fruttato e dai colori brillanti era immensa, ma alla fine andò su qualcosa di più banale e classico che immaginava ad Alister sarebbe piaciuto di più, la versione "da fiera" di un dry martini, che sarebbe arrivato a tema, nei colori, bicchiere, e decorazioni (se non ricordava male, le olive avevano il musetto da gatto e le orecchie, ad esempio). Per sè prese un vodka martini.
    Non chiamò un cameriere quando fu pronta di ordinare (era la sera di un weekend anche per i camerieri, e non avevano fretta), attendendo che fosse una ragazza ad avvicinarsi. Le indicò le bevande chiedendo di farsi portare salatini da spizzicare insieme. «Più sono carini, colorati e a tema, meglio è»
    Sorrise ai complimenti della cameriera sul cosplay ricambiandoli per l'outfit di lei con sincerità, facendola ridacchiare, e dopo un paio di scambi di battute sulla fiera la ragazza fece un mezzo inchino promettendo di tornare presto, lanciando uno sguardo ad Alister e arrossendo prima di andarsene. Heather non si era resa conto di quanto la facesse sentire bene farsi vedere insieme al ministeriale, quanto fosse soddisfatta degli sguardi che anche lui si prendeva. Alister non era suo normalmente, ma in quel momento lo sentiva tale; capiva un po' i ricconi con le moglie trofeo.
    Quando si voltò verso l'uomo, cercò di capire i suoi pensieri riguardo la cameriera appena andata via. «mi piacciono le divise qua» Aggiunse innocentemente: «ne ho una simile a casa, con tanto di orecchie e collare»
    Forse più di una. Stava cercando di hintare al kitten play? Forse! (sì)
    Ma cambiando discoso: «Di cosa parlavi prima? Quando accennavi alla tua eredità. Vuoi che la gente ti ricordi come cosplayer? Trovare nuovi seguaci anche negli ambienti dove la tua influenza non arriva?»
    allungò un piede sotto il tavolo, per toccarlo con il dorso. Niente di sensuale, semplice contatto per farsi sentire.
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    Nikolaj Moskovskaya
    heather morrison
    14.11.2001
    former slyth
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    Cosa ci faceva Heather Morrison, storiografa e dunque ministeriale ormai da tre anni, ad una sfilata di moda come modella? Passione a lungo celata? Bisogno di soldi extra? Voglia di provare cose nuove?
    No, niente di tutto questo: solo suscettibilità (e insicurezza).
    La fu serpeverde era abile nel farsi scivolare addosso gli insulti con un sorriso affascinante, nel replicare con occhioni languidi ad una sgridata quando questa veniva da qualcuno più in alto di lei nella catena alimentare, perchè sapeva che era così che sarebbe sopravvissuta. Non dimenticava, ma generalmente si obbligava a perdonare la stupidità altrui.
    Generalmente, appunto.
    "Cerca di capire quali sono i tuoi veri talenti e prova ad andare oltre ciò che può offrire la tua immagine."
    Dopo tre anni, ancora il discorso che le aveva fatto Alister le bruciava.
    "se vuoi svenderti al primo intoppo che ti troverai davanti, anteponendo il fisico all’intelletto, allora quella è porta. In quel caso, non ho niente da offrire, chiunque qui dentro sarebbe lieto di farsi fare un pompino".
    Ogni tanto credeva di essere andata oltre, di essere in grado di farci una risata... poi succedeva qualcosa che le faceva nuovamente bruciare il petto. Non le piaceva avere una tale soggezione di un uomo qualsiasi, reputare l'idea che Alister Black avesse di lei tanto importante da cambiarle l'umore per la giornata. L'unico momento in cui accettava di essere dipendente da qualcuno, era a letto; e neanche sempre.
    Eppure ogni tanto qualcosa triggerava di nuovo la sua stizza, il fastidio provato quando era andata a chiedergli di poter restare sua stagista anche finito il termine minimo dato dalla scuola; quella settimana, era stata un'occhiata quando un tipo l'aveva fermata per strada per chiederle se voleva essere la modella per una sfilata dando per scontato lavorasse nell'ambiente dell'immagine.
    Le interessava sfilare? No.
    Le interessava dimostrare (a sè stessa) che poteva essere intelligente e bella? Sì. Alister non le aveva dato della stupida direttamente, aveva solo detto fosse stupido pensare avrebbe fatto strada grazie al suo aspetto o al sesso... cosa che ancora, a distanza di anni, lei trovava sciocca. Ovviamente poteva.
    Quindi eccola lì.
    Una piccola parte di lei si rendeva conto di avere un problema sul quale avrebbe dovuto lavorare, se ancora si sentiva così sminuita da un commento che neanche aveva appieno compreso, ma? Chi se ne fregava. You only live once e fare esattamente qualcosa che Alister avrebbe giudicato era il suo coping mechanism contro il proprio bisogno di essere amata. Una sfilata piena di gente ricca era una buonissima occasione per farsi conoscere e allargare la sua cerchia...
    E poi un paio di sere prima aveva scritto all'uomo un messaggio da ubriaca di cui NON parleremo perchè ancora voleva sotterrarsi e uccidersi, e a poco serviva ricordare che ne era uscita con classe dicendo lo avesse inviato un amico di Heather come scherzo.
    Moving on.
    Era uscita dai camerini per qualche minuto, per restare da sola e cazzeggiare al cellulare, di nuovo a tormentarsi sul messaggio inviato per errore (ma come era preso alla heather ubriaca di chiedergli di passare un'intera notte insieme per risvegliarsi insieme e/o guardarlo dormire... che ansia ew no ovviamente non voleva !!!), chiedendosi se Alister avesse creduto alla palla...
    quando venne attaccata.
    «cos-»
    «CIAO ASTRID COME STAIIIIII»
    Ovviamente si rese conto che era un abbraccio (e un errore) e non cercò malamente di staccarsi la ragazza di dosso. Non riuscì immediatamente a reagire, vuoi perchè la tipella era super forte, vuoi perchè non ricordava l'ultima volta che aveva ricevuto un abbraccio in ambiti non sessuali ed era un attimo sorpresa e- felice. Moving on parte due. «COME VANNO LE COSE QUI DIETRO SONO TUTTI MOLTO INDAFFARATI WOOOOW»
    Si riprese «scusa-» non poteva scrollarsela di dosso, ma sperava che lasciasse la presa lei. le posò una mano sulla sua picchiettando. «penso tu abbia sbagliato persona..?»
    Si chiese se per Astrid intendesse la figlia della stilista; in effetti, avevano vestiti molto simili quel giorno. Magari anche lei era la figlia di un'importante purosangue e poteva farsela amica !!
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    CITAZIONE
    9) [PROMPT] ubriacarsi è un grande classico, e sai cos'altro lo è? inviare un messaggio alla persona sbagliata (o alla persona giusta?) che non avresti mai dovuto inviare. a chi e cosa hai scritto?


    Edited by ‚soft boy - 16/1/2023, 12:18
  13. .

    (continuazione da "sharry otter and the black wolf")


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    heather morisson
    «Sei veramente…» attese diligentemente, sguardo ingenuo sull'uomo sopra di lei che, pur essendo chino, ancora la sovrastava di parecchio. La loro differenza di altezza era sempre comica (quando non era fottutamente sensuale) «si?»
    L'uomo ridacchiò. Era strano vedere Alister ridere, ancora di più quando la sua ilarità nasceva da qualcosa di tanto piccolo e non nascondeva sarcasmo. Le piaceva, decise, e le piaceva essere la causa della risata, nonostante quel suono non sembrasse appartenere all'uomo che conosceva. «… peculiare»
    Si strinse leggera nelle spalle sorridendo. Lo accettava come complimento; sapeva che il Black si annoiava facilmente, e essere peculiare poteva attirare la sua attenzione e permetterle di restare di più in zona.
    «Dipende dal tipo di pubblico. Questo, non mi dispiacerebbe»
    Forse doveva essere un complimento, e Heather finse di prenderlo da tale, ma non senza trovarlo ugualmente ironico. Non le dispiaceva la segretezza usata a lavoro, rendeva tutto più divertente e sensuale, ma il fatto che fuori da lì potessero fare di tutto era... interessante. Quasi Alister pensasse che ci fosse qualcosa (o qualcuno) di cui vergognarsi, al ministero, rispetto a lì.
    Si dimenticò di nuovo la punta di offesa, o il ricordo di quello che le aveva detto quando era andata a chiedergli di poter lavorare sotto di lui, quando il black iniziò a sbottonarsi la camicia.
    Heather non era l'unica ad attirare l'attenzione quando scopriva lembi di pelle.
    Holy cow. non le sarebbe spiaciuto essere abbastanza alta per lasciargli un livido da succhiotto, e poi mordere, la pelle sulla clavicola.
    «Non sono mai stato in un maid café. O ad una convention, in generale, ma se servono anche superalcolici, non c’è nessun problema»
    «pensi che ti proporrei un posto senza alcolici? io scosse la testa «black, mi deludi; non mi conosci proprio per niente, fuori dal ministero»
    Anche perchè non era certa sarebbe riuscita a sopportare un'intera serata con lui fuori da lavoro se non si fosse fatta almeno due bicchieri di qualcosa. A scopare erano dei grandi, e più di una volta il ricordo dell'uomo l'aveva aiutata a rilassarsi a casa, ma parlare? non era nelle loro corde.
    «...preferirei sfilartelo io» e infatti.
    «se fai il buono, forse» si sistemò la parrucca, immaginando le dita di Alister che le toglievano ben poco gentilmente il corsetto di dosso, usando poi il laccio per bloccarle i polsi invece che le mani come faceva di solito, abbastanza grandi e forti da tenerla ferma senza nessuna difficoltà - ma utili anche per altro, se poteva averle libere. Si umettò le labbra distogliendo lo sguardo. «o il cattivo» Aveva smesso di aspettarsi gentilezza da Alister, almeno quanto sapeva che non sarebbero arrivati favori solo perchè si metteva in ginocchio per lui. All'inizio per qualche motivo c'era rimasta male, quando se n'era resa conto - del vero carattere dell'uomo. Ora? Si faceva fottere senza remore, approfittandosi di lui tanto quanto accadeva il contrario.
    «Prego, faccia strada»
    Non si irrigidì al contatto, la mano a scivolare sui suoi fianchi come se fosse qualcosa di usuale per loro, ma di certo si sorprese. Quindi davvero stavano facendo quello, si comportavano come due- cosa? amanti? scopamici? O non c'era niente di strano in quel contatto?
    «Prego, faccia strada»
    «mi sfugge ancora perchè tu sia qui. Sei fan di sherry otter?» lo guidò di nuovo all'interno della fiera, ma la gente era molto meno di qualche ora prima. «o magari stai lavorando» neanche troppo assurdo: Alister lavorava sempre, e che lei sapesse aveva ben altri pochi hobby.
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    (continuazione da "sharry otter and the black wolf")


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    «Ancora qui?»
    Si prese il proprio tempo per alzare gli occhi dal cellulare. Addirittura, alzò un dito in aria per chiedere un altro paio di secondi mentre finiva di fare qualsiasi cosa importantissima stesse facendo (mandare a Stiles gli zoom della gente photobombata in background nelle foto della giornata), sottolineando come la presenza dell'Alister lì non fosse una sua priorità.
    Ovviamente era un'enorme cazzata.
    Era agitata, eccitata. Si era chiesta troppe volte nell'arco della giornata cosa Lord Ares distruttore di mondi le avrebbe chiesto in cambio di una fetta del proprio potere, cosa Teaspun sarebbe stata disposta a dargli (giusto per reference: tutto quanto), se l'avrebbe scopata sussurrandogli all'orecchio che avrebbe ucciso tutto ciò che amava se non lo avrebbe soddisfatto., quanto Alister sapesse davvero della saga e se poteva condividere con lui i propri oscuri headcanon ruolando la sua nuova ship guilty pleasure.
    "Heather Morrison, basta così. Probabilmente non è neanche più vestito da Lord Ares..."
    Finalmente, alzò lentamente lo sguardo.
    Era ancora vestito da Lord Ares.
    I capelli erano ancora lunghi e mossi, meno impomatati di quanto li tenesse di solito (non che non l'avesse mai visto spettinato, ma di solito non era completamente vestito in quelle occasioni, ed erano molto rare), il viso stanco di un uomo provato eppure ancora fiero, la mano ad allentare la cravatta. Tutto ok. tutto ok! Poteva gestirlo. Poteva gestirsi.
    Heather ebbe giusto il tempo di stringersi nelle spalle, e prima di pensare ad una risposta (che non fosse: prendimi ora), Lord- Alister continuò: «Non sono un grande fan.»
    accennò un sorriso derisorio. Tutto in quella fiera era sembrano lontano da Alister, oltre al contesto dato dal libro: la gente ammassata, il disordine, i costumi, gli oggetti inutili in vendita, l'allegria. «delle cravatte?» la indicò ironicamente con la testa, accennando al cosplay non più impeccabile. «mi piace anche così»
    L'uomo fece un passo in avanti verso di lei, tese una mano. Heather stette immobile, ricordandosi che non era il caso di esprimere a voce quanto sarebbe stata ben disposta a a stringere le gambe attorno al suo grembo per farsi portare via, cena un cazzo (*per cena un cazzo ah ah ah). Era una donna adulta, non era disperata, ed era abituata a fissare Alister quasi ogni giorno. Non vestito così, ok, ma sarebbe sopravvissuta senza saltargli addosso ancora per un po'.
    «Interessante…» lei inclinò leggermente la testa di lato, osservandolo conquistato dalla parrucca. Le guance le si arrossarono leggermente (eh, era debole ai complimenti) (in che senso non era un complimento certo che lo era), ma sotto gli strati di trucco, non si sarebbe notato per fortuna. «Interessante»
    O Alister voleva cambiare colore di capelli, o gli piaceva quello che vedeva.
    Era divertente in ogni caso (e un po'... un sorpresa): gli piaceva abbastanza da avergli fatto scordare come si usava la lingua. Forse gli serviva un reminder? «ti ho tolto le parole di bocca?» ridacchiò leggera, il tono di voce basso. «lascia che te le restituisca» Non poteva mettersi ulteriormente in punta dei piedi, avendo i tacchi, ma portò una mano sul petto del Black, le dita dell'altra a stringere la cravatta. Facendo una leggera pressione cercò di tirarlo giù a sè, sperando che Alister non avrebbe lasciato che lei lo strozzasse pur di opporre resistenza; non lo guardava più negli occhi, ma lo sguardo, verso l'alto, era tutto per le sue labbra... prima che un qualsiasi contatto con queste avvenisse lasciò la presa e si allontanò di un passo.
    «scusa» abbassò la testa, osservandolo ingenuamente da sotto le ciglia, un'espressione così fintamente colpevole da essere comica. «"non in pubblico", giusto?» citazione che si era sentita dire in faccia una volta che aveva tirato un po' troppo la corda in ascensore in presenza di colleghi.
    Si girò, cambiando completamente atteggiamento come se non fosse appena successo niente, e indicò nuovamente la fiera. «se non hai voglia di camminare molto, ho letto che il maid cafè fa serata» Si sistemò la borsa sulla spalla, e tornò a guardarlo. «se ti va di cercare un altro posto fuori da qui, ce n'è parecchi sulla strada. Posso cambiarmi velocemente in bagno» incurvò le labbra «a meno che non sia altrettante interessante in abiti civili»
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    Era successo così velocemente che non aveva avuto tempo di pensare.
    Scott era andato a salutare lei e Stiles gridando i loro nomi (rendendo ovvio, alla Morrison, che la maschera che indossava fosse inutile; at least she tried), e prima che la bionda potesse fermarlo si era girato agitando la mano per farsi notare dal capo stratega.
    Che lo aveva decisamente notato.
    E poi aveva posato lo sguardo su di lei, rimasta di ghiaccio con gli occhioni azzurri fissi in quelli cupi del capo ministeriale.
    «cosa ho appena fatto.» Una minchiata, Scott. Una minchiata.
    Ma non la peggiore in cui Heather si fosse mai trovata, in fondo. Heather era rimasta immobile abbracciata da dietro a Stiles solo qualche istante, alzando poi una mano accennando un saluto anche lei al Black, sorridendo sorpresa, certo (chi non lo sarebbe stato di trovarsi l'uomo lì, ad una fiera per nerd?), ma come se non ci fosse assolutamente alcun problema al mondo.
    In realtà, voleva morire.
    In quei pochi secondi (minuti al massimo) da quando aveva visto lo stratega, non aveva ancora pensato come giustificare la sua presenza lì al Black - o se fargliela sapere in primo luogo; non aveva deciso se ammettere la sua passione per il cosplaying o dire che lo aveva fatto per Stiles perchè stava morendo ed era il suo Make a Wish o se semplicemente darsela a gambe. Beh, ora quest'ultima opzione era bruciata (thanks Scott.), ma anche se non poteva più scappare, aveva ancora bisogno di tempo per pensare a cosa raccontare all'uomo.
    Si staccò da Stiles e andò da lui, ancora labbra incurvate in un sorrisetto divertito. Sentiva l'ossigeno al cervello, ma cercò di mantenere il controllo e pensieri coerenti.
    «non sapevo saresti venuto, Black» lo guardò. Col suo mantello nero, l'aspetto fiero, i suoi due metri d'altezza. Non solo non sembrava a disagio, ma stava bene, a differenza della maggior parte dei cosplay di Lord Ares visti in giro. Il vestito non era comprato da maghiexpress, ma lo fasciava perfettamente, cadendo a pennello sulle spalle larghe. Dio santo, era sensuale. Non era come si era sempre immaginata il distruttore dei mondi, ma ora c'era altro che le sarebbe piaciuto provasse a distruggere. «-nè che ti vestissi così nei giorni liberi» Alzò le sopracciglia. Dentro di sè stava gridando (e non solo perchè voleva essere presa di forza dai fianchi e sbattuta ad un muro!), ma all'esterno mantenne la calma ancora abbastanza a lungo per aggiungere: «vedo che sei impegnato» anche mentre parlavano, la gente continuava ad avvicinarsi per fargli foto, e a mettersi in coda per attendere e chiedergli se potevano farne una insieme «se sei ancora qua verso l'orario di chiusura, potremmo fare un'aperitivo insieme. Magari ci vediamo nell'atrio» si strinse nelle spalle, come se stesse dando poco peso alla proposta buttata lì (era vera? falsa? si sarebbe presentata, o era una proposta di cortesia?)... e come si era avvicinata, si allontanò.
    Di nuovo da Stiles, apparentemente serena e felice, gli piantò le unghie nel braccio e tornò finalmente a respirare, non sapendo neanche lei che cosa avesse appena fottutamente fatto.
    Non voleva cenare con Alister - non era mai successo prima per una ragione. Per parlare di cosa poi? Farsi ripetere che il reparto storiografi era inutile? Forse non si erano mai visti all'infuori del ministero - se non incrociati a feste a cui erano andati ognuno per i fatti suoi -, e di certo non da soli. Lanciò un'occhiataccia a Scott, attenta che Alister non li vedesse. «se non mi scoperà mai più, è anche colpa tua.» ovviamente non era vero, ma eh, aveva bisogno di sfogarsi su qualcuno. Iniziò poi a tirare Stiles, facendo gesto a scott che, se voleva, poteva stare con loro. «Andiamo.» non si sarebbe fatta rovinare la fiera.



    ...Le aveva kinda rovinato la fiera.
    Ovviamente aveva cercato di non pensarci troppo (ignorando ogni mantello di Ares che vedeva, e tirando in quelle occasioni Stiles per andare dall'altra parte), ed era riuscita a partecipare al giveaway (anche se non aveva vinto. fanculo) e comprare un po' di merchandise dei fan... ma ugualmente l'idea di alister l'aveva tormentata come non sapeva spiegarsi. A volte in modo negativo (vedeva l'uomo che neanche rideva di lei, dandole l'occasione di rispondere a tono, ma che la guardava annoiato e schifato), altre in modo positivo (Alister la afferrava per il polso nel momento in cui stiles si allontanava per fare foto, e trascinata dietro una colonna le forzava un bacio). In ogni caso, era stata agitata tutto il tempo.
    Non che non dovesse ammettere ci fosse un nonsochè di affascinante in quella sensazione di caccia al topo, ma dettagli.
    Il nervosismo si era leggermente assopito quando, verso fine fiera, confermò a Stiles che avrebbe aspettato Alister nell'atrio. «da sola.» e non perchè si vergognasse così tanto dello psicomago, ma perchè preferiva mostrarsi per quello che era fuori dal ministero a piccoli passi... O forse perchè non voleva che Stiles la vedesse col Black, e la giudicasse per come in qualche modo nascondesse parti di sè. Dettagli.
    Aveva lasciato allo stilinski un po' di sacchetto con gli acquisti della giornata, tenendosi la borsetta incantata abbinata al cosplay dove aveva il cambio. Avrebbe voluto avere il tempo di cambiarsi prima di (forse? se si fosse presentato?) uscire con Alister, ma visto che non aveva detto un'ora per l'incontro (nè era certa sarebbe venuto) alla fine era rimasta in cosplay, togliendosi solo la maschera. Magari quando fosse arrivo gli avrebbe chiesto di prendersi un drink negli stand lì della fiera? O di attenderla mentre per lo meno si toglieva la parrucca (e si sistemava i capelli biondi con shampoo secco e altro . meno male che se lo portava sempre dietro).
    Ora aspettava al cellulare, sorridendo e mettendosi in foto per qualche fan di tanto in tanto.
    Era pronta ad un Alister che l'avrebbe derisa, ma aveva deciso che non avrebbe reagito come un'idiota: sarebbe stata fiera, avrebbe risposto a tono e annoiata, dimostrando che era una fottuta donna adulta, e aveva il diritto di amare quello che le andava - fosse anche uno stupido libro per ragazzini o indossare vestiti alla marinara succinti e parrucche rosa. Parrucche d'alta fattura, aggiungerei!
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    You ain't worth my love
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