sowelu

«non è stata–» *coff coff* altro sangue a terra, «colpa tua–» *coffcoff* «e poi sto bene, devo solo… riposare un attimo.» Finn non sapeva molto se non che il riposare in quelle condizioni non era davvero la migliore delle cose da fare, anzi, era la peggiore, soprattutto se con riposare intendeva chiudere gli occhi qualche secondo. «fra poco potrai riposare ma non ancora, okay?» Non sapeva che fare, cercò con lo sguardo qualcuno per un aiuto prima di abbandonarlo alle loro cure mentre si dedicava alle altre difese. Era abbastanza sicuro che con la sua solita fortuna sarebbero morti tutti. Non lo disse ad alta voce ma tremò solo all'idea. In realtà poi le cose per qualche secondo sembrarono andare meglio del tipo che fecero fuori gli altri due nemici. Andarono meglio finchè non si rese conto di aver appena ucciso uno dei due senza neanche sapere come. Aveva appena ucciso qualcuno. Aveva appena ucciso qualcuno, ommioddio. Non voleva più restare lì, non voleva. Quando se ne sarebbero potuti andare? Non ne poteva già più, il suo cuore non era così forte da reggere tutto quel sangue e le uccisioni. Non era così, non era fatto così, non aveva mai fatto male a una mosca. «cosa ci faccio qui...» Ethan. Dani. Nemmeno avrebbe avuto il coraggio di guardarli se mai li avesse rincontrati. E niente poichè sono indietrissimo con la tesi sapete cosa vi dico? La faccio finita qui. 50 parole e via. Lanciò un Protego In Igne verso Ivette e un Protego Herba verso Serah per cercare di salvarle dai proiettili poi un Whichmat verso Tyler così da condividere la tristezza del momento.

« grazie, ma non credo di essere bello come un angelo. »
Fu istintivo per Kimi – così come lo sarebbe stato per Elias – alzare una mano e accarezzare il viso di Adrian, ancora quel dannato sorriso morbido e cremisi a piegare le labbra. «un angelo caduto, allora?» Una domanda doverosa, e necessaria, mentre lottava contro se stesso per rimanere vigile e cosciente — una battaglia che era destinato a perdere, ma non prima di aver provolato un po’ in giro.
«non stai facendo abbastanza!! tieni quegli occhi aperti»
Aveva ragione la mommy, doveva fare di più, doveva… doveva… «potrebbe fare un po’ male» Non le aveva udite quelle parole di Ivette, ma porcatroiaimpestata se aveva sentito il dolore dell’acqua che andava a disinfettare le ferite. Fu abbastanza certo di essersi lasciato sfuggire un verso poco carino, e poco umano, ma sapeva anche di essere abbastanza carino e messo male da essere poi, infine, perdonato. «posso… tenere i proiettili…» sorrise, di nuovo, come se nulla fosse. «o mio fratello non ci crederà mai.» aggiunse, con un filo di voce, ora abbastanza più in forze da poter stare in piedi sulle proprie gambe — forse. Rimanere abbracciato a qualcuno (e perché proprio Adrian e Ivette) per ricevere supporto fisico da loro non sembrava una così brutta idea, perciò tenne entrambe le braccia strette intorno alle loro spalle, mentre si rimetteva in piedi e faceva un attimo la conta dei danni.
«stiamo vincendo?»
Considerando che avessero appena mandato quasi ko anche l’ultimo nemico, Kimi si sentiva abbastanza ottimista da dire sì. «siamo una squadra fortissimi» cit.
E, approfittando del fatto che fosse ancora vicino a Ivette, la strinse un po’ a sé per evitare il colpo di fucile diretto verso la bionda, poi si concentrò su Tyler per modificare l’esito di quello indirizzato a Blaise.
«ora scusatemi,» disse ai suoi angeli custodi, staccandosi da loro e muovendo passi traballanti ma decisi verso Tyler, «io e lui abbiamo un conto in sospeso.» e 46ps da vendicare.
Lo raggiunse (lentamente, ma lo raggiunse) e una volta vicino gli sorrise.
Come avrebbe sorriso Elias — senza pietà, senza rimorso. Senza emozione. «buh!» e tentò di infilargli il balisong dritto nel cuore.

«dobbiamo solo farlo fuori»
Aveva detto Ivette, e l’attimo dopo Tyler veniva, per citare un saggio, corcato de botte.
Kimi aveva estratto il balisong dall’ormai carcassa di Tyler con un certo godimento a pervadere ogni centimetro del suo corpo, meglio di un orgasmo, la vendetta che si meritava era infine giunta. «direi che abbiamo vinto» annunciò ai suoi compagni, pulendo la lama da quel che rimaneva del sangue del nemico, e rimettendola in tasca. «se non vi dispiace, mi riposerei un attimo prima di procedere» e così avrebbe fatto, mettendosi a sedere per riprendere fiato, una mano all’addome ancora dolorante (garze e acqua per ferro da stiro (.) potevano fare poco contro un polmone perforato e l’addome sventrato – ma hey! era meglio di niente), e un braccio posato con nonchalance sul ginocchio. Li osservò raccattare oggetti utili dal corpo di Tyler, e lasciare indietro le armi: probabilmente, aveva finito le munizioni. Le aveva sparate tutte contro di loro. Kimi era sempre più felice di aver fatto morire quell’infame. Non provava il minimo rimorso — avrebbe dovuto? Mikkel gli aveva detto spesso che per quelli come loro, quelli con una missione, non c’era spazio per i sensi di colpa; Kimi aveva annuito, Elias era stato pienamente d’accordo, ma prima di quel viaggio nelle terre cingalesi non si era mai dovuto soffermare per porsi sul serio quel dubbio etico e morale.
E ora che lo faceva, poteva solo che concordare con il gemello: meglio la loro morte, che la sua. E ci era andato pericolosamente vicino, eh!
Quando si rimisero in marcia, Kimi cercò d farlo senza far pesare troppo le sue condizioni fisiche al resto del team, rimpiangendo la sobrietà improvvisa che il fare in and out of consciousness gli aveva provocato: cosa avrebbe dato per un’altra pasticca in grado di ridargli energie e rimetterlo al mondo..! Beh che, in effetti, poteva rovistare nelle tasche — qualcosa avrebbe trovato di certo!
Se solo avesse avuto il tempo di farlo, eh.
Perché, dal nulla, dal fitto sottobosco, apparvero altri tre loschi figuri eeeee «ugh, ci risiamo.» Avevano appena vinto, che vita ingiusta! Perché non potevano lasciarli arrivare alla metà senza mettergli troppo i bastoni fra le ruote?!
«hey, finn!» dai, voglio sperare che (già all’inizio, ma soprattutto) dopo esser quasi morti insieme, si siano presentati, «stai attento!» provò a chiamarlo, concentrandosi per prevedere dove l’energumeno con il per niente inquietante casco fatto di ossa umane avrebbe colpito, ma riuscì solo a vedere dove avrebbe messo il piede nel tentativo di colpire Finn, così azzardò una corsetta (rimpiangendolo subito) per arrivare contro l’omone e, rendendosi conto di non poterlo spostare con la forza (vinceva l’altro, a mani bassissime), tentò con la sua qualità migliore: la distrazione. «heilà, come siamo belli» con tanto di sorrisone a trentadue denti, affabile e tutto fossette carine, «vieni da un raduno di LARPers?» così, chiedeva! Il costume sembrava molto ben fatto! Girò appena il viso verso i compagni, osservando Ivette darsele di santa ragione con una vecchina.
Un momento.
Osservando Ivette darsele di santa ragione con una vecchina.
«o-okay.» cosa stava succedendo, perché la dolce vecchina killer… lo stava fissando in quel modo, ora… «ahem, ragazzi.» non era affatto inquietante, nope, «raga–?»
Batté le ciglia un paio di volte, Kimi, confuso dalla scena.
Dov’era finita la vecchia?
E perché… perché c’era «Mikkel?» piccola, la voce di Kimi, mentre con un passo involontario si avvicinava al gemello. «che–che ci fai qui.» la cosa l’avrebbe persino fatto sorridere, se per qualche assurda ragione l’idea di averlo lì non lo terrorizzasse così tanto.
Perché sei qui.
«Miks–» il passo in avanti divenne velocemente uno indietro, quando notò il luccichio metallico brillare sopra i capelli cenere del danese. Una maschera. «dove l’hai presa,» tentò una mezza risata, allungando la mano per accarezzare il bottino di guerra, «a chi l’hai strappata via?» Quanto sangue ribelle hai versato, per rubarla e indossarla a mo’ di beffa e derisione?
Una mezza risata che morì in gola, quando con occhi sgranati osservò impotente Mikkel abbassare la maschera sul proprio viso e sfoderare il catalizzatore. Contro di lui. Fece un altro passo indietro, e un altro, e un altro, e — cadde. Gomiti ad impattare con il terreno, con le pietre, il dorso della mano alzato in maniera involontaria per coprirsi, ripararsi dal nemico. «che ti hanno fatto?» come… come lo avevano convinto? Ad andare in Sri Lanka, ma soprattutto ad arruolarsi nella ribellione. «non… no…» erano loro due contro le bestie che minacciavano il regime, contro coloro che avevano provato a fargli il lavaggio del cervello quando erano solo delle creature per poi crescerli, ed usarli, come armi contro il governo.
Erano riusciti comunque a mettere le mani su suo fratello, a stringere la presa e a premere artigli nella carne morbida, una morsa e un controllo che lo rendeva, di fatto, suo nemico.
Un traditore.
Scosse la testa un paio di volte, Kimi — Elias?
Indurì lo sguardo che rivolse a quello gemello e che per tutta la vita lo aveva accompagnato.
Si rialzò, incurante del dolore al petto (è solo colpa degli spari, è solo colpa degli spari), e ai gomiti, per via della caduta, e affrontò l’altro Raikkonen. «così sia.» Se aveva fatto la sua scelta, chi era Kimi (Eliaseliaseliaselias) per fermarlo? Se il destino dello special era essere tradito dalla persona che aveva più cara al mondo, l’unico di cui si fidasse ciecamente più di quanto si fidasse di se stesso, allora okay. «hai fatto la tua scelta…» lui avrebbe fatto la sua, e lasciato che fosse il balisong a parlare, così come aveva parlato trafiggendo il cuore di Tyler poco prima.
Tyler — tsk, solo un ricordo. Lui, gli altri nemici, i compagni di squadra; non esisteva più nessuno se non suo fratello, e il tradimento a cui era appena stato sottoposto. Imperdonabile.

Guardò l’ultimo dei tre scivolare a terra esanime, un sospiro di sollievo a fuoriuscire prima ancora di poter considerare la battaglia conclusa. Non era – importante, in quel momento. Una torretta potevano disattivarla, in sei. Ci credeva fortissimo.
E alla fine non fu neanche necessario; senza un ometto dietro a muovere le redini, evidentemente, erano poco più che degli orribili pezzi di arredo. Ok.
Era finita!



Non era finita.
« Ma è una sessione di LARP? »
«sai cosa» spostò la mazza da una mano all’altra, Blaise, e massaggiò la fronte. Ovvio, che non era finita. «questo spiegherebbe perché ho sempre saputo, dentro di me, che certe cose non facessero al caso mio.» D’istinto, proprio. Non doveva provare per sapere che vestirsi da marinaio e urlare arr arr con una spada di plastica non era il genere di aiuto psicologico in grado di fargli tornare la voglia di vivere e stare in mezzo agli altri. Ma in quel momento, con il peso di due giornate di combattimento sulle spalle, accettò quella conferma non richiesta.
Poi – impossibile da trattenere – sbuffò, esasperato. «mi dite chi cazzo manda una vecchietta a combattere in guerra.»
Cos’è, erano a corto di personale? I giovani erano tutti stati bruciati come sacrifici umani? Non se la sentiva di prendere a bastonate nonna Pina, che vi devo dire. Giudicatelo.
Alzò le braccia a mezz’aria, cauto. «con tutto il rispetto, signora.»
Tanto manco lo stava ascoltando.
Portò le sue attenzioni sul tipo più problematico dei tre, allora; quello con la faccia nascosta dietro a venti chili di ossa umane, alto all’incirca il doppio rispetto a Blaise che, insomma, a essere del tutto onesti – e forse sarebbe stato meglio non esserlo –, si sentì irrevocabilmente
Sedotto.
Gote calde, fiato corto, terribile sensazione allo stomaco; the whole shabang. Non era colpa sua, d’altronde, se i tipi così lo attiravano come una falena. Bastava guardare il genere di soggetti che si era portato a letto negli anni.
Non necessariamente dei bestioni come il signor Sarevok, ma pericolosi. Sempre con qualche cazzo da risolvere, qualche problemino mentale da sistemare. Noi, avrebbe voluto sussurrargli.
«i can fix him.»
Praticamente la stessa cosa.
E ci provò davvero. Nel panico generale, visto che aveva anche delle fottute bombe da cui sfuggire??????, e saltandogli praticamente addosso per distrarlo, quantomeno, dall’alzare lo spadone. Rivolse un’occhiata tra il disperato e il grato a Kimi, e …
E.
La mossa successiva?
«non di nuovo.»
Ma aveva funzionato una volta. Quindi pregò silenziosamente, e affondò i denti ovunque ci fosse pelle esposta. Ovvero – (giulia che guarda le reference perché non si ricorda manco com’era fatta l’armatura di Sarevok) sul naso.
Beh.
«bello.»

Non ho tempo e sto male quindi stringiamo. Ce la fecero !! Finchè non ce la fecero più. Un trio bizzarro comparve appena ripresero a camminnare e uno di questi era un omaccione immenso che poteva schiacciarlo probabilmente soltanto toccandolo con un dito. «ommioddio» Bene, ora si che era morto, soprattutto perchè quello lo voleva morto, dato che stava cercando di affettarlo in due. Era stato stupido da parte sua non scegliere una spada. Non dico per attaccare ma almeno per parare i colpi. Aveva anche seguito corsi a delle convention. E invece l'unica cosa che aveva in mano era uno spray al peperoncino. Doveva essere molto divertente ai loro occhi. «non sono buono. ci sono affettati migliori» ahahah no?? Voleva solo piangere. Non era nemmeno così assurdo, dopotutto un omone come quello probabilmente se lo sarebbe mangiato davvero a colazione. Cercò di schivare il colpo azionando il turno per allontanarsi il più possibile da quell'uomo. Già che cì'era e aveva azionato il turno, prese anche Blaise per mano passandogli affianco e portandoselo appresso dandogli uno slancio extra per scappare. Infine si fermò solo per lanciargli un Petrificus Totalus sperando la smettesse di lanciare quelle maledette bombe. Quando finalmente si fu fermato, sperando fuori pericolo, cercò di prendersi un attimo di tregua e invece «ahem, ragazzi. raga–?» spostò lo sguardo verso Elias e cercò di capire cosa stesse succedendo perchè lui non vedeva niente. Passò lo sguardo fra i nemici finché non si posò su Ethel, una nonnina che sembrava dolcissima ma i cui occhi non sembravano voler abbandonare Elias. «non di nuovo» Okay che sembrava essersi ripreso ma anche meno e che diamine, non lo vedevano che era menomato? Giustamente un nemico se ne sarebbe approfittato per farlo cadere ma loro erano tutti belli vispi mentre lui e il suo gruppo erano appena sopravvissuti al devasto e alle torrette e non tutti se la passavano bene come Finn al momento. «dobbiamo far fuori anche le vecchiette adesso??» non era per niente giusto. Se mai sarebbe tornato a casa avrebbe avuto i traumi a vita, s sarebbe sentito in colpa ogni qual volta che incontrava una vecchietta qualunque, non avrebbe provato ad aiutarle mai più perchè sapeva cosa aveva provato a fare... Fare del male a una vecchietta... Si sarebbe sentito ipocrita. Scosse la testa. Non avrebbe toccato la vecchietta, le avrebbe solo lanciato un mangia lumache per farla distrarre.