laguz

per semicitare un grande saggio (mood):

«gale un po brucerà: che mazzata!
fake il coccone aveva: che figata!
il limone sì, un po lo stanno
ma al daddy, eh, gli è preso l'affanno
law senza moccio è già più bello
Ty dice: preferivo il bordello
Laura questo è per te: ti sputo
te solo, solo t'è piaciuto
siamo tutti fuoco nel fuoco
chiamo balt e facciamo un gioco
e lui, lui d'un tratto soffia
shiloh sembra più interessata
gli darebbe un'altra paccata
al daddy quante volte dimmi l'hai data?
tutti rispondono "MAI!"»
sapete.... c'era qualcosa in quel succo.
doveva averne bevuto un po anche rob, perché si sentiva improvvisamente fatta come il sopracitato cocco, e aveva appena perso ben quindici (15) minuti ad ascoltare Fabri fibra in loop. mai tempo sprecato, comunque. bevve un altro sorsino dal cocchino, sip sip, prima di sputare tutto il contenuto mixato a saliva sulla testa di Laura, perché sembrava proprio che in bocca fosse vietato e qui bisogna pensare ai propri amici e venire loro incontro.
«che cazzata!
io con te tu con me andata
il cocco fa bene: che cazzata
prendilo in testa: martellata!
scusa amico per la craniata
pensa però che bella serata
sto facendo una stronzata.
sospirone.
sorrise ad anima, perché il succo del cocco era finito e rimaneva solo da spaccarglielo in testa.
però amaranth degli effetti allucinogeni non aveva mica parlato, eh!

«godo in culo.» parole che andavano prese nel giusto contesto, in una situazione predisponente al dialogo e alla giusta interpretazione, eccetera eccetera: in fin dei conti se ne sarebbe reso conto se qualcuno avesse importunato le sue natiche, e non era quello in caso. «guarda!! ci sono un sacco di morti!!» vi dirò di più: non era nemmeno più isteria, stava semplicemente diventando pazzo. O stava accettando il fatto che non potesse salvare tutti quanti, che per sopravvivere in quel mondo dovesse anche arrivare ad uccidere e vedere la gente morirgli davanti. Più nemici cadevano, più si sentiva… tranquillo e rilassato – ed ancora una volta, così com’era stato il giorno precedente, quella notte avrebbe fatto i conti con la sua coscienza, avrebbe vomitato e pianto e non necessariamente in quest’ordine. Ma a quel punto? In quel preciso istante? «scusa pà, vado eh… vi lascio… al vostro momento… wink wink vai e conquistala, tigre.» diede una solidale pacca sulla spalla dell’Acharya (sulla quale dovette arrampicarsi, sì, ma lo fece comunque) e lo spinse verso Shiloh, mentre lui faceva del suo meglio. «MA LIMORTACCI TUA – no ty non te scusa, lei!» e planò letteralmente sopra a Trace, con la quale aveva un conto in sospeso da quando lo aveva trasfigurato, gli aveva fatto perdere un dito e gli aveva sparato. Cercò di buttarla a terra con tutto il suo peso, e quando l’ebbe fatto le sorrise al limite della psicosi; le mostrò il tirapugni, quello sulla mano con quattro dita, e glielo pianto in faccia.

stranamente, dal release del suo boppone non erano successe tutte quelle cose che ty pensava fossero successe.
forse perché in mezzo c'era solo un giro di post e un fateggio, ma nella sua LSD era sembrava molto di più; il recap, quindi, sarà breve e conciso: intanto il cocco aveva vinto ancora una volta. staranno tutti qui a dirvi che la testa di anima è esplosa per un banale proiettile a perforare il cranio, ma voi non credeteci! ERA STATO IL COCCHINO! che tanto -ino non era, a giudicare dalle foto — prendetelo voi sulla capoccia e poi vediamo se non vi esplode (no)!
sotto gli effetti allucinogeni del succhino, ty aveva mantenuto una straight face invidiabile anche quando pezzi di cervello e ossa gli erano volati in faccia, limitando i propri movimenti ad un rapido passaggio della mano destra nei capelli corvini «è gel???» ora, so che potreste non aver mai visto Tutti Pazzi per Mary, ma personalmente quella scena mi perseguita da quando ho quattordici anni (insieme a quella in cui ben Stiller si chiude il — Cory: cazzo? nella cerniera dei jeans, ma per fortuna non ho tempo di elaborare) e per esorcizzare il trauma dovevo tentare una replica. credetemi sulla fiducia se vi dico che è meglio la materia cerebrale di anima piuttosto che l'alternativa.
un rapidissimo battito multiplo di ciglia nel tentativo di mettere a fuoco quanto gli stava accadendo intorno.
quanto gli stava accadendo intorno: daddy bruciacchiato in crop top, fake dissociato che parlava con le palme da cocchino, balt che si lavava con il sangue dei nemici, shiloh pronta a mostrare le tette (foreshadowing??).
richiuse gli occhi.
«kugi» una parola, un mantra, un talismano. gli si avvicinò facendo attenzione a non guardare da nessuna parte perché ovunque potesse posare gli occhi scuri esisteva un potenziale pericolo di PTSD a vita. ora, non so chi mi toccherà difendere, ma facciamo finta si tratti di fake: avrebbe stretto la mano attorno a quella del China, strattonandolo con moderata forza per assicurarsi fosse ancora vivo. e anche se non c'è la difesa lo fa comunque — così è già pronto per quanto si ammanetteranno di nuovo.
non lasciarmi, ty.
mai, fake, ma che film state guardando?
per eventuali altre difese, quattro o cinque vedete voi, il lìmore (me lo corregge in limone ma no, scusate, non siamo ancora così disperati ed è proprio l'ultimo pg nella lunga lista di gente senza pudore) aveva ancora un asso nella manica. purtroppo per i nemici, gli amici, gli alberi da cocchino, i cingalese, gli squali nel lago.
«ora vi racconterò una storia» in piedi, con i capelli sollevati in aria e irrigiditi da ciò che restava di anima, ty portò la mano libera sul cuore «nella mitica Shanghai sono nati sai, i cugini del destino» diede una spallata cameratesca a fake, ma solo nella sua testa; in realtà non si mosse di un millimetro «questi— beh, dire splendidi me sembra esagerato diciamo non proprio dei mostri, ok? comunque, questi bebè hanno davanti a sé un difficile camino*» a giudicare dal posto in cui si trovavano, la profezia pareva averci azzeccato.
«com'è lunga questa strada» davvero, dieci anni di quest, ma quando finisce??? «dove porterà?» domande giuste per quel gruppo, dato che Taichi era circondato dai fati bellissimi.

allungò il braccio, indicando qualunque png l'avessero messo ad attaccare «qui skippo perché non ho tempo, ma anche loro si tenevano per mano. e ad un certo punto prende il via la magia che li porterà lontano, anche se visti i numeri non sembrerebbe» inspirò, espirò. guardò fake, perché gli voleva bene anche se era una pippa nelle difese; poi le iridi pece tornarono al nemico: aggrappandosi a tutti i santi del Paradiso, richiamò a sé la forza dei venti per sollevare TIZI*(-ano ferro. sto ridendo da sola basta) «PIU SI VA SU» lo fece volare in alto «E PIÙ DOPO SI RITORNA GIU» era al contrario, ma così torna utile per l'attacco perché avrebbe fatto precipitare il png a terra «NON SI PUÒ DIR DI NO AL DESTINO VISTO CHE SOTTOMETTE PURE I REEEEEEE» se qualcuno vuole unirsi, faccia pure.
ty out.

scusa lorenzino, ti toccano anche stavolta 20 parole solo per la gloria senza avere la minima idea di cosa sia successo fino ad ora, devo asciugare i capelli e poi uscire quindi si va letteralmente di sole combo
So gli attacchi? Ovviamente no, so solo che Shiloh continua ad essere beccata dai raggi laser del drone e un po' Lance vorrebbe ridere della cosa ma non ho tempo nemmeno per quello.
Perciò andiamo con un classico, tanto nessuno legge questo post, rant tra me e forumcommunity: per difendere Fake diamo un calcione alle palle di Neal (speriamo abbastanza forte da non fargli avere mai più figli) e poi, per l'attacco, nunchaku sulla faccia SBEM SBEM addio
Tanto che pensieri profondi volete che abbia, Lance.

Forse ho anche la strat sbagliata ma tanto non la.metto io quella completa quindi adios

«»

Fake non aveva bisogno di un buon motivo per tenere la mano di Ty, ma il contrario denotava sempre un segno di distinzione ed onore, come quando il cane sceglieva proprio la tua sedia sotto la quale appisolarsi. Un segno di amore e fiducia con cui il Cheena gonfiò il petto con orgoglio, rimbalzando le loro mani giunte avanti e indietro. «ora vi racconterò una storia» ohhh, e aaah di circostanza, Madein annuì, rimbalzando lo sguardo dal profilo serio – un po’ troppo, serio: quanto ci era andato pesante con quel cocchino? - del cugino, a quello altrettanto solenne dell’avversario.
«nella mitica Shanghai sono nati sai, i cugini del destino»
«<i>del destinohh...»
«questi— beh, dire splendidi me sembra esagerato diciamo non proprio dei mostri, ok? comunque, questi bebè hanno davanti a sé un difficile camino*» Ma stava parlando di loro, mcscuse me. Piegò il capo sulla spalla, continuando ad annuire greve.
«cammino...»
«com'è lunga questa strada dove porterà?»
Tun-tun- Tun-tun. Tolse la mano da quella di Ty per applaudire il suo soliloquio, sorridendo con fierezza. Ricordava quando con le persone neanche ci parlava, il Lìmore, e guardatelo adesso: fatto come una pigna ed in compagnia di predatori sessuali, una influencer, un Balt ed il papi-daddy-mai avuto un genitore in vita mia io questi issues mica li ho!!?!? CHARACTER DEVELOPMENT! Gli prese il viso fra le mani, allungandosi perché era davvero un lampioncino, trascinandolo verso il basso per stampargli un bacio in fronte. «torno subito» e quindi mentre i compagni, chiaramente in modalità gremlin cibati dopo la mezzanotte, colpivano il povero Neal (ma era quello che faceva i disegni sul pavimento con le cosine piccole di art attack? ODDIO, FAKE UN FAN!) e facevano ammucchiata sulla sua faccia, il Cheena fischiettò e si chinò con non curanza al suo fianco, dove cercò, con la bacchetta a (chirurgo voice) bisturi, di tranciarglielo. «per te, baltolomeo!!!» un giorno qualcuno gli dirà non fosse il nome di balt, non oggi.

«cazzo in culo non fa figli ma fa male se lo pigli, ricordatelo balt.»
Balt, che aveva pronunciato le stesse identiche parole al fianco di Mood, su una barchetta in un lago popolato da squali metallici, fingendo che la voce inutilmente ed esageratamente grave fosse di Johannes Belby, si portò una mano al petto, enormi occhi marroni a guardare la sua mentore: «noiii!!!» non per il cazzo nelle natiche – non… non in quel momento, almeno: come già detto in precedenza, il fatto che godesse in culo non doveva essere interpretato in maniera letterale, ma più filosofica e metafisica, elegante nei limiti imposti dalla semantica e dalla pragmatica.
Non poteva negare che avrebbe preferito far scivolare la metafora in letteralità e farsi una bella scopata piuttosto che ritrovarsi sopra ad una persona che aveva appena preso a pugni in faccia fino ad ucciderla.
Si alzò, abbandonando Trace lì, e guardò Shiloh.
Shiloh, che era una persona a cui il Monrique si affidava.
Shiloh, una persona adulta e tecnicamente funzionale.
Shiloh, che continuava a prendere un sacco di legnate e che gli aveva detto (in un momento non meglio precisato della narrazione) che gli avrebbe lasciato tutte le password dei suoi blog ed attività come eredità per portare avanti il suo nome mediatico.
Shiloh: «dai figlio andiamo spogliamoci ho spento il cervello.»
E chi era lui per non annuire, portare una mano tesa alla fronte ed obbedire: «si può quasi dire lo faccia per lavoro.» Joe e Wren: do you...
Quindi lo fece, rapido come una faina rimase a petto nudo ed arrotolò la maglietta, con cui prese a frustate Neal e, infine, gli si mise dietro: «cazzo in culo eccetera eccetera» e provò a strozzarlo.