eihwaz

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    i luminari offrono le proprie conoscenze e abilità in favore del bene comune. ottimi guaritori, mirano a proteggere i compagni contro le intemperie del campo da guerra.
    «sei un bravo amico, deogratias»
    Ictus avrebbe voluto fermarsi qui, a parole che sentiva di non meritare, ma che gli facevano scoppiare il cuore di gioia, perché i suoi amici, per lui, erano tutto. Avrebbe voluto osservare il signor Silverhand trasformarsi sempre di più nel padre umano che non aveva mai avuto (visto che suo Padre era lassù, nell’immensità dei cieli), lasciando che Mimmo si cimentasse nell’antica arte di tirare scarpe in fronte agli avversari – e non agli amici, come invece raccontava la leggenda.
    Invece Mona era ancora lì, a terra, in preda a qualcosa che le era entrato dentro e a una nuova, orribile maledizione.
    Immobile, spaesato, cercò di chiamare a raccolta tutte le presenze che percepiva nelle vicinanze, chiedendo loro aiuto per quello che stava succedendo alla Benshaw. Ma parlavano tutte insieme, facendogli esplodere le tempie, e lui non capiva. Perché non riusciva a capire? Perché era così stupido?
    Assordato dalle voci però si riscosse e raggiunse in poche falcate delle lunghe e scheletriche gambe le sue amiche, lasciandosi cadere in ginocchio al capezzale di Desdemona. Intorno a loro continuava a infuriare la battaglia, ma tutto ciò che riusciva a vedere era le espressioni della mora e della bionda e, soprattutto, la rispettiva sofferenza, la rabbia che, ogni istante di più, cresceva. «Andrà tutto bene», mormorò a tutti e tre, gli occhi che facevano da specchio a quelli pieni di lacrime di Ben. Le voci, nella sua testa, si erano ridotte a una sola. Eppure, continuava a non capire. Com’era possibile? Si sforzò, ancora, ma le parole avevano un suono strano, sconosciuto.
    Non erano inglese.
    E nemmeno latino.
    Un’anima stava cercando di aiutarlo, ma lui non capiva. Perché parlava in una lingua che non aveva mai sentito prima.
    Non si azzardò a sfiorare Mona, sapendo che quando, non se, si sarebbe ripresa, gli avrebbe tagliato la mano con cui aveva osato toccarla. Strinse però il braccio con cui Ben la teneva, come se quel contatto tra Bens potesse alleviare le sofferenze di entrambe, e le proprie. “Grazie, grazie, grazie. Ma… non ti capisco. Mi dispiace tanto”, pensò, rivolgendosi allo spirito indigeno, per poi pregare con tutte le sue forze che le manovre del professore e l’incanto della Meisner funzionassero.
    Poi si accorse dell’arrivo di una nuova anima.
    Mahalia.
    Sospirò, un piccolo peso che se ne andava dal petto, ma uno grande, immenso, ancora lì a schiacciarlo, mentre lentamente Mona… riapriva gli occhi.
    «Grazie!» La voce impastata dalle lacrime, ma anche dal sollievo, lo sguardo che cercava quello delle amiche. Sorrise a entrambe, sentendosi quasi sul punto di svenire perché, inevitabilmente, ogni goccia di adrenalina accumulata sfuggì dal suo corpo. Era finita. «Grazie a tutti, davvero», ripeté, stavolta con tono più fermo, ma sempre pieno di emozione, rivolto a Ralph, a Eddie, a Mimmo.
    Erano tutti vivi ed era finita.
    «Posso aiutarvi…?», domandò un po’ esitante a Mona, porgendo una mano a lei e una a Ben perché facessero presa su di lui per rialzarsi. La bionda stava riprendendo piano colore, e così anche la mora, di riflesso. Avevano ucciso delle persone (lui ne aveva uccisa una!). Lo stava realizzando solo ora, ora che erano ancora tutti in piedi, seppure non sani e, forse, non salvi. «Gli altri… loro… sono vivi. Non so se stanno bene, ma… non li percepisco. Per cui… va tutto bene», riferì alle amiche, il viso un po’ arrossato e lo sguardo serio. Non era tanto, ma almeno avevano quella piccola certezza…
    Pensò che fosse il non sapere con esattezza come stessero gli altri Ben a farlo sentire così, ma, dopo che si furono rimessi in cammino, quel sentore si intensificò. Tra gli alberi le anime sussurravano.
    «NO!»
    Difficilmente Ictus alzava la voce. Era abituato a parlare quasi sussurrando, per paura di disturbare chi gli stava intorno. Un tono da chiesa, da preghiera.
    Ma in quel momento gridò, preoccupato… e incazzato. Li stavano aspettando nascosti tra le fronde! «Distraeteli, fateli sbagliare!», disse alle anime che sentiva vorticare intorno a loro, apparentemente rivolto al nulla. Ma gli spiriti erano lì, erano ovunque, e parecchi ce l’avevano con quella gente. Perché avevano distrutto le loro vite, in ogni senso.
    «dimmi una cosa, giovanotto, una volta finita la scuola che cosa vorresti fare?»
    Se già si sentiva un po’ adottato da Silverhand, a quel punto Ictus era pronto a firmare tutte le carte. Arrossì, lanciandogli un’occhiata sorpresa, imbarazzata ma compiaciuta mentre imbracciava l’arco. «Non ci ho ancora pensato davvero… Vorrei rendermi utile, questo però è sicuro! Forse potrei diventare guaritore, anche se non credo sarei all’altezza…» Prese la mira su Jannis. «hai degli amici coraggiosi, sai?» Sorrise pieno di orgoglio. «I più coraggiosi, e i migliori, di tutti», concordò senza esitazione, per poi scoccare la freccia verso un occhio di Jannis. «E lei è un bravo pap- emh, uomo, signore.» Si morse la lingua, sentendosi un idiota. «Mentre lei…» Fissò Jannis. «… se non vuole perdere entrambi gli occhi… potrebbe cortesemente dirci in che direzione andare per trovare gli scomparsi?»
    Benedictus
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    and tonight faith
    just ain’t enough
    sentinella luminare
    [cura 10-15 ps]
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    it can turn your heart black you can trust
    it’ll take your God filled soul
    and fill it with devils and dust
    devils & dust
    bruce springsteen
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    (4) DIFESA EDDIE (ictus + eddie): chiede agli spiriti di distrarre i mercenari
    (11) DIFESA ICTUS (ictus + eddie): chiede agli spiriti di distrarre i mercenari
    ATTACCO JANNIS (ictus + eddie): le scocca una freccia in un occhio

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    prova a chiedere a Jannis in che direzione devono andare.
     
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    mimmo10 pa18 pd40 psARMA: scudo
    eddie17 pa15 pd35 psARMA: ak-47 36/80
    ictus9 pa14 pd27 psARMA: arco | medium
    ela25 pa30 pd100 psattacco: 19 (raph) 25 (ben)pistola
    drew20 pa25 pd80 psattacco: 5 (mona) 20 (mimmo)pistola
    jannis15 pa20 pd42 psattacco: 15 (eddie) 3 (ictus)pistola | emocinesi


    Sbuffa una risata, Jannis, scuotendo appena la testa. «e me li faresti perdere tu, entrambi gli occhi? aw!» le fai quasi tenerezza, ma comunque alza la mano, e guardandosi brevemente intorno ti indica poi un sentiero tra le fronde. «da quella parte.» e ti pare davvero sincera, sai? Non senti di dover dubitare delle indicazioni.
    Perché dovrebbe mentirti, in fondo?

    (4) DIFESA EDDIE (ictus + eddie): 2 + 3 = 5 (+1)
    (11) DIFESA ICTUS (ictus + eddie): 2 + 2 = 4 (-7ps)
    [ ICTUS: -7PS. Prossimo ps perso: 20.04. ]
    CITAZIONE
    il danno subito dal pg sarà uguale o superiore ai 5ps, il danno non verrà sottratto dai ps del pg stesso; al fateggio successivo, però, verrà estratto un dado 6-10pa il cui risultato sarà sommato ai ps persi al giro precedente, e solo a quel punto verranno scalati i ps totali.

    Quando il proiettile ti colpisce... non senti niente, Ictus. L'impatto, quello sì - ma non c'è alcun foro, sul tuo addome; niente di niente. Soltanto la sensazione che qualcosa si stia muovendo, nella carne.
    ATTACCO JANNIS (ictus + eddie): 9 + 14 + 1 = 26
    DIFESA: 8 (-18ps)
    il colpo di eddie fa sicuramente molto male alla povera jannis, e la freccia le si conficca precisa tra collo e clavicola.

    EDDIE: di nuovo, ti spara.
    ICTUS: recupera un po' del proprio sangue che le hai fatto perdere, e lo solidifica sotto forma di piccole lame che indirizza verso di te.
     
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    le lame mortali non hanno clemenza nè compassione per i nemici, e la loro furia va a discapito di loro stessi.
    Fu strano il silenzio, dopo una apparentemente interminabile serie di colpi da fuoco e grida. Premette distrattamente la guancia sulla spalla, ancora inginocchiata al fianco di una Mona Benshaw addormentata. Alzò gli angoli delle labbra in un sorriso stanco e tremulo, guardando i suoi compagni per assicurarsi fossero ancora integri. Difficile dirlo, sotto terra e sangue.
    «abbiamo spaccato culi» doveroso, quantomeno. Non diede peso a come anche la voce vibrasse appena, quasi che tutto in lei fosse ad un passo dallo spezzarsi. Era una gen z: ovviamente, delulu was the solulu.
    Alzò un dito, indicando al resto della squadra di avvicinarsi a lei. Vagò con la mano nello zaino al proprio fianco, tastando fino a cercare il telefono. Aprì la chat dei ben10, senza leggere - non voleva sapere, non ancora - scattando un selfie del Winx Club, con tanto di testa mozzata in bella vista, nel momento esatto in cui Mona riaprì gli occhi, cogliendo l’istante in cui il sorriso sulle labbra fu sincero, sollevato. Felice.
    «buongiorno, principessa» tolse una ciocca di capelli dalla fronte della Corvonero, lasciando poi il palmo aperto a tenerle la guancia. «tolto.» fu la prima cosa che le disse, a priorità più alta perfino rispetto alla dipartita dei loro nemici. «quando ti sei ripresa, possiamo proseguire» e così dicendo, alzò furenti occhi scuri sul resto dei compagni, sfidandoli a dire il contrario. Non le interessava che non ci fosse tempo e dovessero muoversi, non l’avrebbero fatto finché non fossero tutti stati stabili sulle loro gambe. Un discorso che la Meisner, leale come un cane addestrato a giorni alterni, avrebbe fatto per chiunque di loro, ma che diventava inevitabile quando a terra c’era un ben. Mona, poi – l’incrollabile, eccezionale, Mona Benshaw.
    Avere un medium in squadra era decisamente comodo. Non era male, l’aggiornamento in diretta rispetto alle partenze senza ritorno. Un po’ inquietante? Forse, ma Ben avrebbe detto il giusto. Confidava che se uno di quei pezzi di merda dei ben avesse avuto L’AUDACIA di morire, avrebbero fatto tappa obbligatoria a salutare, prima di passare dall’altra parte. Così da beccarsi il necessario vaffanculo, prima che il resto della squadra iniziasse a cercare riti per riportarli in vita, così che potessero ucciderli di nuovo e fargliela pagare per la prima volta.
    Un loop. Un paradosso. Un «madonna virgola» e le spalle tese. Strinse maggiormente la mano attorno a quella di Mona, trascinando entrambe un po’ più vicine a Mimmo.
    Le avevano davvero sfrantato le ovaie. Gli occhi di Ben seguirono le armi, riconoscendole come le stesse possedute dai loro predecessori, e rapida cercò lo sguardo di Eddie e Raph, per assicurarsi ci avessero fatto caso anche loro. Non era stato un bel processo, quello subito da Mona; avrebbe volentieri evitato un secondo round. Strizzò i denti, inspirando dalle narici e schioccando infine la lingua con disappunto.
    «siamo in maggioranza. Li catturiamo vivi?» mormorò, riflessiva. L’idea di catturarli vivi e riportarli all’accampamento, non la faceva impazzire - aveva visto gli strumenti, e le personalità presenti – ma se significava avere qualche carta in più che li aiutasse ad arrivare a destinazione, li avrebbe sacrificati senza pensarci due volte. Alzò il capo (di molto. Moltissimo) verso Mimmo, perché aveva l’aria di possedere diversi punti Carisma nella sua scheda personaggio. Il tempo di una [u] tattica, ed uno dei pezzi di merda aveva sparato a Ictus.
    Avevano… fottutamente sparato ad Ictus.
    Scattò fulminea verso il ragazzo, aggrappandolo ed accompagnandolo al suolo in una posizione leggermente coperta. Cercò il braccio, sentendo sotto i polpastrelli muoversi la stessa fottuta cosa che aveva attaccato la Benshaw. «merda» soffiò, strappando un altro lembo della propria maglia per fasciare la parte lesa così che qualunque cosa avessero impiantato, avesse più difficoltà a muoversi. «potevi...non» si risolse ad usare la bacchetta, alla fine. Ictus ed Eddie erano al suo fianco, possibilmente in procinto di ripetere la tortura dell’estrazione, quindi castò un er cupolone. Di breve durata, ma teoricamente efficace contro tutte le offensive lanciate contro di loro.
    «sia maghi che special» osservò a bassa voce, alzandosi per mettersi al fianco di Mimmo come una botlane qualsiasi. Ma chi cazzo era quella gente? «ok. Vuoi essere il poliziotto buono, o quello cattivo» una domanda superflua: era chiaro, che avrebbero fatto l’esatto contrario di quello che chiunque si sarebbe aspettato. Non far mai conoscere al tuo nemico la prossima mossa kind of thing.
    Si stampò sulle labbra un sorriso (inquietante.) accomodante, puntando occhi neri come la (morte) pece su Jannis. Si mostrò (ancora piena di sangue, in ogni parte) innocua, portando una mano sul petto. «vogliamo solo fottutamente, cazzo parlare» Tirò su con il naso. «scusi. Dicevo, una chiacchierata» prese la scimitarra, tentando di piantarla nello stomaco di Jannis – non voleva morisse, solo farle molto male, abbastanza da farsi prendere sul serio mentre Mimmo faceva le domande. «in amicizia!!! caffettino?!»
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    (3) DIFESA ICTUS (ben + mimmo): firmamenti praesidium
    (15) DIFESA EDDIE (ben + mimmo): firmamenti praesidium
    ATTACCO JANNIS (ben + mimmo): infilza

    CODICE
    <b>(3) DIFESA ICTUS (ben + mimmo):</b>
    <b>(15) DIFESA EDDIE (ben + mimmo):</b>
    <b>ATTACCO JANNIS (ben + mimmo):</b>
     
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    gli anatemi hanno la resistenza e la capacità adatti per attutire l'offensiva avversaria, dando una possibilità in più per sferrare attacchi decisivi contro i nemici.
    Mimmo era stanco, esausto.
    Lo si poteva notare dallo sguardo perso nel vuoto che apparve sul suo volto dopo aver lasciato che lo scudo gli scivolasse via dalle dita, facendo un tonfo a terra nel momento esatto in cui anche l’ultimo dei nemici ebbe fatto lo stesso. La strada ti insegnava come leccarti le ferite e a resistere al bruciore che ne derivava, lo stomaco a brontolare nello scappare più in fretta di quanto potessero fare i tuoi aguzzini dopo aver rubato del pane, a dormire quando il freddo gelido ti entrava nelle ossa e a riscaldarti c’era solo un vecchio cappotto ed il tuo stesso respiro – ma ancora nessuno gli aveva insegnato a guardare la vita di un essere umano lasciare i suoi occhi.
    Mimmo era stanco, esausto di quella violenza, ma non era ingenuo – non più di quanto sembrasse, almeno. La strada gli aveva insegnato che il fine giustificava i mezzi, ma questo non gli avrebbe impedito di aggrapparsi a quel briciolo di umanità che continuava a lottare con la bestia che si portava dentro. Taciturno, forse per la prima volta da quando avevano intrapreso quell’avventura; non voleva gravare sul clima di apparente sollievo che si era andato a creare, sarebbe stato troppo egoistico da parte sua: «siamo tutti interi?» disse dopo aver visto Mona riprendere coscienza, alzando un pollice per accompagnare quella domanda. Come per la prima a cadere, Mimmo non si allontanò troppo dalle winx per poter raccogliere qualche fiorellino – e se questi fossero macchiati di sangue, del loro o di chi aveva appena perso la vita, era inevitabile – ma i Mimmo Malatesta del mondo facevano quello, preoccuparsi anche per quelle anime dannate: ne poggiò uno sui toraci di ogni vittima, chiudendone gli occhi se questi fossero rimasti aperti ed avrebbe sospirato, accompagnando il tutto con un segno della croce. Nonna gli aveva insegnato così, nonostante la strada non avesse tempo per le preghiere. Il fatto che fosse inciampato sulla testa mozzata, rischiando quasi di cadere nel non averla vista, era un dettaglio che avrebbe cercato di descrivere come volontario. Rituale cristiano celtico-pugliese: il famoso calcio alla zucca sacra, o qualcosa del genere.
    «AmenCHECAZZO MA DI NUOVO?» aveva appena congiunto le mani a sigillare quel profondo e sentimentale momento che gli spiriti dei banditi avevano chiamato i rinforzi? Ma davvero? Dopo tutto quello che aveva fatto? Poco Halal da parte loro (Mimmo ma non sei cristiano? Certo, lo è, ma halal spiega perfettamente il concetto). Il Malatesta strinse la mascella nel fare un cenno con il capo alla Meisner nel vederla scattare verso Ictus, sperando che quell’unico neurone connesso potesse tornare ad attivarsi in quel frangente – necessitava di tutto il supporto per non scoppiare a piangere per il nervoso «amo !!!» a Ben? Ictus? Un amo generale non faceva mai male. Una persona davvero semplice, Mimmo: quando le parole non bastavano a spiegare cosa stesse succedendo nella sua testa, un piantino ed un pugnetto telepatico sarebbe stata la soluzione.
    «Manifesto il catturarli vivi… ho finito le margheritine a disposizione, le foglie di banano non stanno proprio bene con la loro palette» ed il pugliese corse nella loro stessa direzione, raccogliendo lo scudo che aveva precedentemente lasciato a terra così da entrare in scivolata davanti ad Ictus ed Eddie per provare a ripararli dietro lo stesso. Insomma, la scorsa volta aveva funzionato – ed ora c’era anche l’incanto di Ben dalla loro parte, cosa sarebbe potuto andare storto? Ahah…
    Se la difesa fosse andata a buon fine, il Malatesta si sarebbe rimesso a sua volta in piedi, ripulendosi un attimo i pantaloni dal terriccio per poter pensare al da farsi (outfit first) – e doveva ammettere che la proposta di Ben arrivò alle sue orecchie con il sacro cuore della Madonna di Ripalta arrivava a Cerignola una volta all’anno per la festa di paese: un puro miracolo. «Oh. Mio. Dio.» scandì per bene ogni parola prima di portarsi la mano libera alla bocca, annuendo in un assoluto e riflessivo silenzio prima di «io voglio essere il cattivo! E’ tutta la vita che sogno di esserlo…» e si schiarì la voce, pronto ad entrare nella parte.
    «Scusate?!» ed alzò una mano per catturare la loro attenzione, ma si morse subito la lingua nel ripensare ad un approccio migliore: un approccio più cattivo, come «oh kitemmurt!?» con tanto di due dita in bocca, al di sotto della lingua, per poter fischiare. Già meglio. «Non so chi cazzo siate o cosa vogliate dalla nostra esistenza terrena» chiaramente dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere alla parola cazzo, sputando a terra per cercare di entrare nella parte e portando l’indice a sistemarsi degli occhiali da sole che in realtà non stava indossando «ma sarà meglio vuotare il sacco e dirti per chi lavorate» e Mimmo fece qualche passo in avanti, con tutta la tranquillità del mondo ed una certa big dick energy come se non fosse nel bel mezzo di una battaglia, «prima che io liberi la bestia.» e fece un cenno con il capo alla sua cara amata Mona.
    «E soprattutto, siete scemi in culo?» avrebbe poi provato ad afferrare Jannis per il colletto della maglia (o qualsiasi cosa stesse indossando) «che cosa state nascondendo? Per cosa state sacrificando la vostra i n s u l s a vita?» ed avrebbe provato dunque a colpirle il setto nasale con la testa.

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    (3) DIFESA ICTUS (ben + mimmo): scudo
    (15) DIFESA EDDIE (ben + mimmo): scudo
    ATTACCO JANNIS (ben + mimmo): testata

    Domandine: per chi lavorano? cosa difendono?
     
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    jannis15 pa20 pd9 psattacco: 7 (eddie) 14 (ictus)pistola | emocinesi



    (3) DIFESA ICTUS (ben + mimmo): 3 + 3 = +3pa
    (15) DIFESA EDDIE (ben + mimmo): 13 + 6 = +4pa
    ATTACCO JANNIS (ben + mimmo): 23 + 5 + 4 + 3 = 35pa
    DIFESA JANNIS: 3 (-33ps)

    [ ICTUS: -7PS. Prossimo ps perso: 21.04 //. ]
    dado: 8. = -15ps
    Minchia, Ictus. Minchia, che dolore. Lo senti tutto insieme, e ti sembra quasi di perdere i sensi.

    «ma sarà meglio vuotare il sacco e dirti per chi lavorate. che cosa state nascondendo? Per cosa state sacrificando la vostra i n s u l s a vita?»
    E Jannis ride, percossa da due bambini. Ha ancora il fucile in mano quando viene pugnalata dalla Meisner, e sente le forze mancare. Non del tutto, non abbastanza da mollare la presa sull'arma ma si accascia al suolo, sorretta solo dalla mano di Mimmo attorno al colletto.
    Vi guarda con qualcosa che faticate a riconoscere. Sembra... sembra tristezza, banalmente. Un briciolo di rimpianto, celato dietro la durezza di un soldato. Da vicino, notate le cicatrici che ricoprono il collo della donna.
    Una sopravvissuta. Non a voi, forse, ma a tutta la sua vita sì.
    «non stiamo nascondendo niente. siete qui dopotutto, no?» gorgoglia una risata, scuotendo piano il capo. Aspira sofferente l'aria fra i denti, ricambiando la vostra occhiata con sfida. «qualcuno che sa cosa sta facendo, più di quanto non lo sappiate voi. è qualcosa di più grande di noi» vi reputa bambini; a suo favore, lo siete quasi tutti. Guarda Ictus contorcersi dal dolore, prima di spostare gli occhi su Mimmo e Ben. «sacrifichiamo la nostra vita per il vostro stesso motivo: un futuro migliore»

    ICTUS e EDDIE: indurisce il proprio sangue, e cerca ancora di colpirvi con bolle di emoglobina.
     
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    gli anatemi hanno la resistenza e la capacità adatti per attutire l'offensiva avversaria, dando una possibilità in più per sferrare attacchi decisivi contro i nemici.
    «sacrifichiamo la nostra vita per il vostro stesso motivo: un futuro migliore».
    Quella non era la risposta che il Malatesta si aspettava, come sarebbe potuto esserlo? Fece qualche passo indietro dopo che le proprie dita lasciarono il colletto della ragazza, ricadendo sul proprio fianco per serrarsi in un pugno. Stavano vincendo, ma a quale costo? Non che ci fosse davvero tempo per pensarci, specialmente quando la questione poteva essere sintetizzata in un: o loro o noi. Ma questo non impedì a Mimmo di provarci - i sensi di colpa lo avrebbero divorato se non avesse sprecato almeno un tentativo. Tentò dunque di lanciare «cowboy funis!» dopo aver estratto la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni, lasciando che quel fascio di luce potesse quantomeno immobilizzare la ragazza ed impedirle di attaccare nuovamente i suoi nemici durante quella profonda conversazione, «un futuro migliore per chi?» disse tirando la fune così che potesse provare ad atterrarla, chinandosi a sua volta verso il suo volto per provare a farla rinsanire con quel discorso «qui ognuno pensa di poter cambiare l'ordine mondiale per fare del bene al prossimo - ma poi sai che succede? manda a fanculo ancora di più le cose» e anche in quel caso dovette trattenere un sospiro sotto la punta della lingua per non ridere alla parola "fanculo". Oh povero dolce Mimmo, quante cose ancora non sai sul mondo.
    Se quella combo fosse andata a buon fine, Mimmo si sarebbe di nuovo tirato in piedi, issandosi sulle ginocchia per avvicinarsi al sofferente e morente Ictus «dovresti mangiare un po' di carne di cavallo, ti vedo un po' pallidino...» ed allora si sarebbe messo a frugare nello zaino, cercando di recuperare quello che il pugliese avrebbe definito oro da forno. «Li ho fatti con le mie stesse mani, contengono delle erbe curative! E del finocchietto. C'è sempre spazio per un po' di finocchietto.» ed ammiccò tirando fuori una busta di plastica contenente dei taralli un po' verdognoli - non aveva specificato quali tipi di erbe ci fossero al loro interno e non mi sembra neanche il caso di farlo. Ne prese un pezzo, lo spezzò in due e lo diede al suo discepolo (Ictus), invitandolo a mangiare e a rimettersi in forze.

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    (7) DIFESA EDDIE (mona + mimmo): cowboy funis
    ATTACCO JANNIS (mona + mimmo): le chiede di redimersi ???

    MIMMO CURA ICTUS: taralli alle erbe e finocchietto
     
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    più comunemente conosciuti come flank, i sanguinari si occupano di indebolire il nemico con attacchi rapidi così da poter sferrare gli ultimi colpi fatali con facilità.
    Quando aveva riaperto gli occhi, il primo istinto di Mona era stato cercare il viso di Ben e aveva rilasciato il fiato trattenuto in gola solo quando l'aveva trovato esattamente dove si era aspettata di trovarlo: a pochi centimetri dal suo, una smorfia di apprensione e sguardo omicida a marcare i lineamenti e ad incupire gli occhi.
    Le aveva passato distrattamente una mano al viso, accarezzando la guancia sporca di fango, r sangue e sudore, e le aveva sorriso. Non stava bene, ma stava meglio — che era più di quanto avrebbe sperato di poter dire solo pochi minuti prima.
    «dimmi che l'avete tolto» non voleva più avere quello schifo di parassita a girare nel suo sistema sanguigno, la sola idea le dava il voltastomaco. Sorriso, comunque, quando sentì la voce della mora accavallarsi alla sua per comunicarle che era stato tolto, ancora prima che Mona potesse finire la domanda.
    Si prese un attimo di tempo per chiudere gli occhi e capire come stesse, poi annuì con decisione in direzione di Ben, per comunicarle che poteva continuare. Non era quello il giorno in cui Mona Benshaw si arrendeva.
    Prima di seguire il gruppo, però, strinse la mano di Ben e le chiese a bassa voce «chi è stato?», la mano libera a sfiorare delicatamente la cicatrice ancora fresca che faceva la sua bella figura sulla pelle candida del braccio. E poi, a denti stretti: «dammi buone notizie» tipo: dimmi che sei stata tu. Non poteva accettare nessun altro, al massimo Raph, perché dubitava fortemente che Ictus potesse eseguire un lavoro del genere.
    Non voleva fosse stato Eddie Silverhand, perché non voleva essere in difetto con nessuno, specialmente non con chi non conosceva.
    E invece.
    Poi, dal nulla — altri fottuti nemici. Con le stesse fottute pistole.
    «siamo in maggioranza. Li catturiamo vivi?»
    Guardò in direzione di Ben, sguardo severo e spalle dritte. «preferirei di no, ma forse è meglio...» li voleva tutti morti, ma il ricevere intelligence era più importante della vendetta personale. Forse. Così dicevano.
    A proposito di favori, ci mise poco a trovarsi nella condizione di poter riparare il suo debito nei confronti di Eddie, e sì ok, Ictus era stato colpito con lo stesso parassita che aveva messo ko anche lei — ma non c'era tempo per elaborare. C'era Ben per quel genere di emozioni, e per la rabbia e la cieca lealtà; Mona doveva rimanere fredda e attenta.
    Si avvicinò all'uomo, e senza staccare gli occhi da Jannis castò un immobilus in modo da tenerla ferma nel frattempo che Mimmo la legava con piante e liane (kinky...) poi all'uomo sussurrò un «grazie, per l'aiuto.» che era più di quanto fosse disposta a concedere, ma meno (molto meno) di quanto l'uomo meritasse. «ora siamo pari» lo informò, prima di allontanarsi per raggiungere Mimmo che nel frattempo aveva iniziato a parlare con Jannis.
    E Mona lo lasciò fare perché quale miglior attacco se non lasciar parlare un italiano del sud.
    Solo verso la fine, si intromise con qualche domanda, bacchetta puntata alla gola di Jannis per obbligarla a rispondere se ce ne fosse stato bisogno.
    «sono state rapite molte persone nei mesi scorsi, un intero edifici zeppo di uomini, donne, studenti, maghi e special. Ne sapete nulla? C'erano altri—» guardò Mimmo di traverso, e sospirò; poi uno sguardo a Ben. Lo faccio solo per te e quello stupido primate del tuo amico. «come lui. Italiani. Se li hai visti, dicci dove sono. E perché sono stati portati fin qui. Cosa vogliono da loro? E chi c'è dietro tutto questo?» erano tante domande, e dubitava avrebbe ricevuto le risposte utili che servivano, ma tanto valeva fare un tentativo.
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    Mother of Night, darken my step



    balestra: 5/8

    (7) DIFESA EDDIE (mona + mimmo): la immobilizza mentre mimmo la lega
    ATTACCO JANNIS (mona + mimmo): lascia parlare mimmo
    + chiede:«sono state rapite molte persone nei mesi scorsi, un intero edifici zeppo di uomini, donne, studenti, maghi e special. Ne sapete nulla? C'erano altri—» / «come lui. Italiani. Se li hai visti, dicci dove sono. E perché sono stati portati fin qui. Cosa vogliono da loro? E chi c'è dietro tutto questo?»

    CODICE
    <b>(7) DIFESA EDDIE (mona + mimmo):</b>
    <b>ATTACCO JANNIS (mona + mimmo):</b>

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    @ CURA MIMMO: +4 ps a Ictus.
    Su cinque, taralli davvero miracolosi.

    «un futuro migliore per tutti» sputa un grumo di sangue a terra, spostando la propria attenzione su mona. se conosce un caotico gruppo di italiani? ride, scuotendo la testa fra se. «serviva manodopera. e una leva. qualcuno per cui fare qualcosa, sapete.» sorride, ma non sembra divertita. «se li ho visti? certo. abbiamo lavorato insieme, fianco a fianco. non è stato piacevole in egual misura con tutti, ma ...Giacomino? Giacomino è una stella»
    potreste lasciarvi liberi, sapete? potreste.
    ma non lo farete, perché anche se non moralmente corretto, è la scelta migliore per voi: li porterete al campo.
    E non saranno più un problema vostro.

    rimanete connessi (10 minuti!!) per sapere che accadrà. baci
     
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