hagalaz

Tossì contro un pugno chiuso, prima di trascinare la mano sul torace — poi attorno al collo. Va bene, ok. Non gli piaceva particolarmente quando la gente testava i kink su di lui senza prima chiedergli il permesso, ma il mondo rimaneva pieno di individui strani in quella maniera.
« tr-tranquilli. mi seppellisco da solo. »
O come Adrian Carter. Premette la lingua contro il palato, uno schiocco secco a precedere l’occhiata irritata che gli rivolse. Era difficile comprarsi il consenso delle persone quando le persone in questione ti facevano salire l’istinto d’inginocchiarti al loro cospetto e premere contro le ferite con la lama della tua stessa daga.
«vedi di non piangere troppo forte.»
C’era già il dolce suono del Generale a riempire la stanza per tutti, d’altronde. Era stato persino felice, quando aveva scoperto di averlo accanto in missione. Una fantastica occasione di studiarlo da vicino come uno scienziato con la lente su di una specie mai vista prima di zanzara. Non aveva messo in conto che avrebbe dovuto pure sopportarlo nel mentre; errore in buona fede. Sperava non si sarebbe ripetuto.
Sperava.
Riempì i polmoni d’aria, ignorando il bruciore che ne conseguì, e indietreggiò con passi rapidi e leggeri. Occhi chiari a cercare nuovamente quelli di Adrian, un messaggio chiaro da leggere sotto le righe: zitto e fai finta di niente.
E roteò il capo, spalle improvvisamente dritte quando incontrò lo sguardo di Poor. Sopracciglio inarcato mentre prendeva atto della sua espressione delusa, pure; e gli sorrise di tutta risposta, mellifluo. Alzò il braccio a metà aria in un peace sign, traducibile come uno scusa come un altro, e scivolò via dalla vista di Robi per attirare la sua ira sul Withpotatoes e la sua cinta creativa. Non si fece domande a riguardo.
Piuttosto, quatto come un felino, si posizionò alle spalle della sua nuova amichetta; la daga già sfoderata per poterla spingere nella sua schiena in due colpi precisi — l’ultimo dei quali trascinò appena, squarciando la pelle in una linea retta.
E visto che infondo un animale non lo era davvero, colse la vicinanza per strappare Poor dalla scena e trascinare entrambi lontani dal raggio della torretta. E scostarlo da quello degli shuriken in contemporanea? Ma sì.
«scuola?» tanto per tirare fuori discorsi di cento anni prima. Arricciò le labbra, e ci pensò su. Per quel che gli riguardava, d’altronde, potevano aver già fatto quella conversazione in passato. Chi minchia se lo ricordava.
«forse.» piegò il volto sulla spalla, trascinando la lama insanguinata sulla cinta dell’altro. Lavanderia moderna, if you squint. «forse no.» ominous.

Ops.
Battè le ciglia, piegando appena la schiena indietro e concentrando lo sguardo sulla ferita al fianco di Poor. Doveva chiedere scusa per non averci provato abbastanza?
Neah. Scacciò visibilmente via il pensiero con una mano sventolata in aria. «sopravviverai.»
Che era già qualcosa, tutto sommato. Potevano entrambi sollevarsi al pensiero di aver fatto parecchio male alla maestra Robi. Priorità.
E a proposito. La guardò stringere una mano contro lo sgorgare del sangue, alzare la pistola nella sua direzione; ancora troppo provata dal dolore atroce dei loro sforzi comuni, probabilmente, per coglierlo di sorpresa e rispondere con lo stesso tono. Si limitò a sussurrare un desilludo, contando sulla confusione momentanea della donna per scivolare nuovamente via dalla sua visuale senza troppi problemi; e poiché era un gran simpaticone, scelse di cogliere l’occasione per rivolgerle un sectum sempra in grado di peggiorarle il dissanguamento — prima dello svanire della sua semi-invisibilità, se tutto fosse andato bene.
«e smettila di sentirti attaccata.» sbuffò, percependo gli occhioni rossicci e offesi della donna su di lui. Quante storie.
Resistette alla tentazione di farle la linguaccia perché era Un Uomo Adulto, ormai, ma psicologicamente glie ne mostrò dieci.
Poi chissà, era iniziata la via crucis.
Proprio quando si era deciso a provare un mezzo preludio di pietà nei confronti di Adrian e aveva fatto roteare i tacchi nella sua direzione. Si chiese se fosse il caso di lasciare gli altri ai loro rituali omoerotici, poi evidentemente capì che nessuno era intenzionato ad assicurarsi che arrivasse a fine giornata vivo ed eliminò — letargico, non esageriamo — la distanza a sua volta. In fila per ultimo, numeretto immaginario stretto tra le mani congiunte dietro alla schiena. Giulia non ha capito molto come funziona questa scena, ma ai nostri fini oscuri non è così importante. D’altronde, quando finalmente si fece spazio tra gli altri, come prima cosa gli afferrò il volto tra pollice e indice; premendo appena col palmo aperto sul suo collo, la mano libera a stringersi attorno alla sua spalla.
«stai fermo.» non il minimo cenno di gentilezza nel tono, ma il tempo per le farse era finito già da un po’. Semplicemente roteò il capo tra le dita con fare clinico, in cerca dei segnali che aveva imparato a riconoscere come brutti presagi. Nulla di simile; soddisfatto, lasciò la presa. Amen, ancora non era vicino alla morte.
Allora concentrò le sue attenzioni sul centro focale della ferita, non considerando minimamente possibili proteste prima di trascinare la daga lungo la stoffa dei suoi vestiti. Il giusto necessario per poter posare una mano fredda sulla pelle umida, in ogni caso; lo strip lo lasciava ai Withpotatoes della situazione. Almeno non stava più perdendo sangue a fiotti.
Sospirò, già triste al pensiero di ciò che stava per fare, e cercò di nuovo il suo sguardo.
«ne ho un numero limitato» e abbassò il mento, fissandolo da dietro alle ciglia. Sicuro non un’impresa complessa; Aidan non si era mai distinto in altezza. «quindi vedi di fare il bravo.» tradotto: se ti fai male di nuovo ti lascio a crepare.
Solo allora premette contro la tasca, producendo un flaconcino di dimensioni ridotte. Chiaro come il sole che si trattasse di un qualche tipo di pozione rigenerante; era più da capire quanto, esattamente, avrebbe fatto effetto su quello squarcio poco invidiabile. (#1)
Quindi.
Lo doveva baciare?
Corrugò la fronte, passando lo sguardo dalla pozione — che sapeva, per esperienza personale, quanto fottutamente bruciasse — ad Adrian. E roteò gli occhi al cielo, perché ormai, come si suol dire, c’era dentro fino al colon.
«almeno io posso dire di farlo per distrarti.» riportò la mano, ora calda del suo stesso sangue, contro il suo collo. «se mi mordi ti strappo i denti.»
Ottime premesse prima di unire una volta per tutte le loro labbra. Nessuna pretesa di renderlo un bacio casto; non era un codardo, né tantomeno aveva dodici anni. Il tempo di permettere all’altro di aggiustare un ritmo, e spinse dapprima la punta della lingua contro le sue labbra schiuse — poi il flacone contro il petto del Carter, lasciando scivolare i contenuti in un gesto secco. Incurante, di nuovo, di qualsiasi tipo di protesta; così vicino poteva raccoglierle in bocca, renderle innocue.
E se si ritrovò a sorridere appena, nessuno poteva davvero biasimarlo; ci volle uno sforzo affatto trascurabile per resistere alla tentazione di posizionare la lama contro lo stomaco di Adrian e spingerla nella carne.
Mah. Memorie di una vita passata.