mannaz

Non vi stupirà sapere che Troy si fosse persa, ed ancor meno che non le interessasse minimamente che cosa si fosse persa. Lo sguardo nocciola distratto dai mille futuri possibili, le infinite probabilità che ogni istante creava e distruggeva, la vernice scadente della rimessa, un moscerino casuale dalle ali sottili sottili. Aveva raggiunto quel livello di stanchezza in cui sentiva di esistere, ma non percepire il mondo - e di conseguenza, essere percepita a sua volta.
(Non funzionava davvero così, ma con la fortuna dalla sua parte, sì, quindi andava bene lo stesso)
Si riscosse solo per l'ennesimo alto tradimento, da chi meno se lo aspettava. Che ne sapeva Troy, che nella sua vita aveva tre (3) amici e nessuno di loro era un pg di rob (rottura della quarta parete?), della concreta e reale capacità che aprendo bocca per parlare anzichè sputare, rovinassero sempre tutto. Un trauma sempre verde su cui soprassederemo solo per il plot - sara che deve dormire - ma che inevitabilmente avrebbe finito per cambiare la loro inaspettata alleanza. Dove non era arrivata la voce della ragione di Richard Quinn, era arrivato Casper: Troy, classe 1994 ed i traumi di ogni millenials, non perdonava. Un colpo basso. Niente più sputi gemelli del destino.
L'unico pensiero più terribile dell'amichevole fantasma di quartiere, era che dovesse andare a fare la spesa. Un ricordo che la colse alla sprovvista, con il cuore già fra le coperte, e che la portò ad un passo dal piantino isterico - ma era forte, Troy. Sarebbe stata forte.
... Il giorno dopo. Sarebbe rimasta senz'acqua come Gesù voleva in tempo di quaresima, o qualunque cosa facessero le sette religiosi per motivarsi.
Troy, sei in sri lanka, c'è una missione...? Persone....? Quale spesa
Ah, già! BELLA!
Alzò di scatto la testa, sentendo vibrare le forze dell'universo. Un messaggio in arrivo. Doveva recapitarlo al destinatario, sperando di non essere puntuale quanto le poste italiane. «permesso» spinse un tizio lateralmente, proseguendo a muso duro verso l'obiettivo. «e si levi dal cazzo, grazie tante» un'altra spinta, tridente stretto con entrambe le mani. «non vede che sono impegnata, via dalle palle» un'altra potente spallata, prima che riuscisse a svicolare tutti e ritrovarsi di fronte a Richard Quinn.
Lo guardò, intensa. Solenne. Alzò una mano per mettergliela davanti alla faccia.
«l'ho visto, sai. che non ti colpirà»
cODY?!

si era allontanato un (1) minuto.
ci teneva ad essere in prima fila mentre mommy Olga e serah univano le loro forze bionde atomiche per impartire una lezione al nemico; uno spettacolo sicuramente interessante, seppur senza un finale definitivo — Azaria e il suo colon irritabile erano ancora in piedi e pronte a spuzzettare.
problemi per l'eddie del(l'immediato) futuro.
«BRAVE! BELLE!» un applauso sentito, quello che dedicò ad entrambe, il fucile ancora stretto nell'incavo dei gomiti «dick, hai—» ignaro, si voltò verso suo marito.
troy: «l'ho visto, sai. che non ti colpirà»
eddie:
dick:

forse nella sua previsione troy parlava del terreno; non ti colpirà, e in effetti Richard galleggiava a mezz'aria come un palloncino gonfiato ad elio.
galleggiava.
galleggiava.
«o meo deo» accadevano cose speciali a chi sapeva aspettare: eddie quel momento lo aveva atteso per tutta la vita, o forse solo cinque secondi ma faceva lo stesso. con quella che i più attenti osservatori avrebbero riconosciuto come il perfetto mix tra la camminata di Biondo e i saltelli di Pennywise il Clown, Edward si avvicinò di soppiatto al dick palloncino (ma vi immaginate un palloncino a forma di pene???) «grissinbon grissinbon » gli strinse le dita attorno alla caviglia, quasi volesse impedire al minore di volare via.
non aveva ancora finito con lui, e quella sembrava una via di fuga fin troppo scontata «stuzzica l'appetito e la fantasia» un saltello di qua, un saltello di là, senza mai perdere il ritmo. d'altronde quella mossa da professionista era nata per adattarsi a qualunque motivetto, o canzone che fosse — provare per credere.

e qui forse vi chiederete come questa possa essere la difesa. pff, malfidati: è ovvio che nel riprodurre la camminata grissinbon eddie avesse tirato un calcio ad Azaria, no? anzi, vi dico di più, cazzo. per una questione di principio, ad affondare la punta delle scarpe nelle reni del nemico ci si era fermato piu di una volta «grissinbon grissinbon oggi porta in tavola una novità» pestone alla rotula «due a due confezionate son le fette biscottate» ginocchiata nel basso ventre «grissinbon grissinbon! » la sanità mentale!.
l'ultimo calcio, un istante prima raggiungere il suo palloncino preferito, glielo piazzò direttamente nel sedere, una giocata a dir poco rischiata.
almeno se la difesa va male sappiamo perché — mai stuzzicare il can che dorme.
infine diede uno strattone alla gamba di dick e lo tirò giù, perché va bene divertirsi ma ad un certo punto non precisato della storia bisognava smettere di giocare e iniziare a fare gli adulti badger veri «sgodone….» «quoto» «se non ti muovi farà meno male» oddio, adorava l'oroscopo!!! «davvero? dimmi di più sono affascinato» avete una vaga idea di quanti film avesse visto che cominciavano così? praticamente tutti.
nel mentre sparò anche un paio di colpi a Wilhelmina perché aveva rotto il beneamato cazzo.

Chiuse gli occhi, espirando lentamente. Se avesse avuto un pene fisico, oltre a quello morale, era certa che avrebbe avuto una scomoda ed alquanto inopportuna erezione.
Ma quanto cazzo era forte. Potente. Un uragano di conoscenze supreme, un profeta di Dio, il - aspetta, iniziava a suonare come Mort. Aprì gli occhi, un sorriso a danzare sulle labbra.
Se solo Richard Quinn avesse saputo quanto facessero pena le sue predizioni, e quanto poco Troy sapesse usare il suo potere (zero assoluto, ma era un'ottimista ed una fiera sostenitrice del pensiero positivo - infatti aveva funzionato, no?). Quanto vicino fosse stato a spiaccicarsi sul pavimento, anziché diventare il Joni Palloncino di Edward Moonarie - uh. A pensarlo ad alta voce (era un fenomeno reale, che volete) forse Dick avrebbe preferito morire.
Troppo tardi.
Gli diede una pacca sulla spalla, ghignando fra se e beandosi di quel momento assolutamente badass che non sarebbe mai, mai più ricapitato. L'avrebbe usato come monito contro tutti i suoi avversari, però, e ricordato fino al letto di morte ed oltre. Quando i medium l'avessero evocata per poter parlare con una celebrità, glielo avrebbe ricordato.
Roteò il tridente fra le mani, fingendosi molto più professionale di quanto non fosse. Non sapeva usarlo, chiaro, ma non era affare di nessuno che quella maestria derivasse dal suo passato nel circo.
«tu. si, tu. quando non tornerai a casa, tua moglie si scoperà tuo fratello» una pausa drammatica. «di nuovo» gliel'aveva detto il buddha in persona. Posó lo sguardo nocciola sulla sua nemica giurata. La guardò intensamente, l'indice destro premuto sulla fronte e la mano allungata verso di lei a fare da antenna per il terzo occhio.
«e tu? tu.» lei. «lo sanno, che cos'hai fatto» oddio…! «lo sospettavano, ma ne avranno la certezza. ti odieranno, sai. c'è una» drammatica, spostò un dito come dr strange. «possibilità che sopravvivrai ad oggi, ed in quella infima probabilità, morirai comunque. per mano loro» scosse la testa con una certa solidarietà. «pensaci. secondo me, ti conviene morire ora»
Un flash.
Un altro messaggio dal Signore.
Piroettò sul posto, occhi spalancati su Eddie. Quando aprì bocca, ne uscì la voce di Alessandro.
«sgodone….» una gentile pacca sulla spalla. «se non ti muovi farà meno male» che era proprio una frase da stupratore, ma visto che Eddie gli aveva promesso il gelato come i maniaci ai bambini, erano a posto cosi.

“Sto entrando nella mia villain era.”
Non sappiamo se Olga lo ha detto davvero o meno, se qualcuno ha sentito la sua voce o se fosse solo nella sua testa. Ma sapete cosa vi dico, ora che abbiamo sfondato la quarta parete? Che va bene così. Che iniziare a rispondere - o agire, nel suo caso - poteva portare a un cambiamento, non necessariamente negativo. Dopotutto, se qualcuno voleva indirizzare un attacco nei suoi confronti, era liberissimo di farlo - non troppo però, che non voglio arrivare senza PS - e di affrontarne le conseguenze.
Stava iniziando a provare quella sensazione che non sentiva da tanto tempo, da quando era costretta a condividere spazi angusti con altre persone che non fossero i suoi - pochi e rari, se non inesistenti - affetti più cari. E quella sensazione era fastidio, ma alla base, più nel profondo, era vera e propria insofferenza nei confronti del genere umano. Maghi, special o babbani, non faceva alcuna distinzione, mal sopportava tutti in modo eguale.
C’era qualcosa, in quel momento, che stava iniziando ad attivare ogni sua terminazione nervosa: sarà la puzza di muffa e umido all’interno della rimessa, sarà l’aria posticcia che le dava la sensazione di sudare molto più di quanto in realtà non facesse, o il non riuscire a riposare davvero per diversi giorni; sarà un mix di tutto, ma bastava veramente poco a farla scattare.
E, alla fine, scattò.
Chinò la testa e provò ad andare come un ariete verso Wilhelmina, per destabilizzarla e farle perdere la presa sull’elsa della spada. Poi, giacché c’era, coltello alla mano, si scagliò su Azaria per conficcargli la lama nel costato.

era assolutamente ovvio che il balletto di Pennywise con letale aggiunta dei grissinbon avrebbe mandato Azaria all'altro mondo. non i proiettili a perforare il corpo già ridotto ad un colabrodo, figurarsi.
si prese qualche istante per godere appieno degli ultimi respiri esalati dall'uomo (è un uomo? chissà), il cui colon irritabile poteva finalmente trovare pace. eterna. si avvicinò persino, eddie, perché da sempre la morte lo incuriosiva: non tanto il processo fisico, decadenza e corruzione della carne (affascinante comunque!), quanto più la sincerità manifesta negli occhi di chi era giunto al capolinea. cambiavano espressione, luce, nel momento in cui capivano™ — come se fossero sempre stati persone diverse, nascoste agli occhi del mondo dietro una maschera, e in quel singolo momento di libertà potessero finalmente essere se stessi.
non si era mai chiesto cosa avrebbero letto nei suoi occhi, però.
un pensiero così sfuggevole, la propria dipartita, da non occupare nemmeno un angolino nel cervello; tranne per le disposizioni del funerale, chiaro. baby one more time in sottofondo e swag a lanciare un bouquet per sapere chi sarebbe stato il prossimo a tirare le cuoia «avresti dovuto prendere l'antispasmina colica, fa miracoli» quasi con dolcezza sfiorò le ferite del cadavere, intingendo un dito nel sangue per segnare la fronte pallida con tanti piccoli =, terminando con una D maiuscola all'altezza della tempia.
rip.
nel rialzarsi dedicò un piccolo e sentito applauso ai suoi nuovi amiki, perché erano stati tutti bravissimi e mommy Olga lo aveva fatto gigglare tutto come una sedicenne alla prima cotta: lanciarsi così a testa bassa sul nemico e conficcare cose acuminate nella schiena altrui? twirling my hair, kicking my feet in the air. il problema, con quella gentaglia lì, era che non si poteva mai stare tranquilli un attimo, prendersi il tempo per fare i complimenti sinceri di fronte ad un omicidio con i controcazzi.
uno sbuffo spazientito gli sfuggì dalle labbra, nel vedere quella merda di Diana tentare una mossa che definire offensiva sarebbe un eufemismo: davvero pensava di mordere qualcuno in front of his salad? Edward moonarie, che non era solo campione di sputi e sputazzi, ma anche esperto Affondatore di Denti (la AD è una disciplina olimpica riconosciuta).
fece un respiro molto profondo.
com'è che diceva sempre Alessandro?
sgodone.
no, l'altro.
puoi non?
«puoi non—» la questione era semplice: prendere due piccioni con una fava. in questo caso specifico, le mani di eddie calarono sulle spalle di Diana la stoffa dei suoi abiti stretta tra le dita. strattonando indietro la donna, la yeettò in un punto non meglio precisato del piccolo spiazzo: non precisato per eddie, ma se fato vuole Diana si sarebbe trovata proprio tra l'incantesimo e troy, prendendoselo al posto della veggente. chissà.
🙏🙏🙏🙏🙏🙏
vorrei dire che non lo shentì.
ma lo fece.
quel brivido ormai lo conosceva bene; un pizzicorino lungo gli avambracci, pelle accapponata and all. fin nello stomaco, se lo sentiva, quasi una premonizione: terribile per molti, e sotto molteplici aspetti. ci aveva fatto l'abitudine, il moonarie, anche se ormai era da tempo che non succedeva più — pensava quasi fosse finita, e ci si era persino rassegnato. senza Barbie, dopo tutto, non valeva quasi la pena.
«sai cosa, Riccardo? » inevitabilmente, fu al quinn che si avvicinò, in spalla un fucile che di lì a pochi secondi avrebbe fatto fatica ad imbracciare. poco male: poteva sempre scambiarlo con il bisturi di papà John quando avesse finito di cavarsi gli occhi, o usarlo come clava sui denti. rapido e subdolo quanto una Faina (con la maiuscola perché sto parlando di Elisa senior) negli stretti corridoi bui del laser tag, avvolse un braccio attorno alle spalle del professore e si mise sulle punte dei piedi «chiama la mamma, chiama l'avvocato» gergo giovanile, che cazzo ne poteva capire quel boomer di dick.
gli diede anche un bel bacino, non dico che ci mise la lingua perché certe cose non le vuole sapere nessuno (ma è così.)
poi girò su se stesso.
fissando brutto Wilhelmina negli occhi.
«guardate e imparate, stronzi» riferito ai nemici o ai compagni, non è dato saperlo.
in quel momento avvenne tutto — papà John non guardare
[trasformazione di sailor Moon della durata di dieci minuti mentre i nemici si fanno la manicure o schiacciano un nappino]
eddie:


era tornato ad essere un gremlin vero. di quelli a cui qualche incosciente aveva pensato fosse buona cosa fare il bagno e dargli da mangiare dopo mezzanotte «gnam gnam» anche questa, nel dubbio, era una cit: perfetta per avventarsi feral sulla gamba di Wilhelmina e affondarle i canini nel polpaccio.

diciamo la verità: Richard doveva essere solo che grato di aver limonato duro con eddie prima della trasformazione e non durante. ho visto gente per bene accusata ingiustamente di pedofilia per molto meno.
«et voilà» un'esclamazione compiaciuta, nonché un'eccezione — era raro che l'influenza linguistica del suo paese di origine (non pronunciamo quel nome, qui ✋🏻) salisse in superficie, ma di fronte alla meraviglia negli occhi di troy non poté trattenersi.
le dedicò persino un inchino, dopo essersi passato la manica della divisa sulla bocca; la scia di sangue sul volto non si notava nemmeno, da tanto ce n'era a macchiare la pelle diafana, Pennywise di noi altri.
sputò con grazia un boccone di polpaccio per terra, perché per quanto le malelingue vorrebbero far credere il contrario, Edward moonarie tracciava una linea sul cannibalismo (volontario) «grazie, grazie sono qui tutti i weekend e il martedì a settimane alterne» non si fece pregare, ovviamente, quando troy gli porse entrambe le mani per stringere le sue; e vi dirò, aveva già vissuto una scena del genere, sandwitch.
[Barbie_che_lancia_babyeddie_in quest_contro_il_nemico.mp4]
le loro dita si sfiorarono, poi l'intreccio fu completo: erano pure alti uguali, la veggente e il Gremlin, proprio una bellissima coppia di bambini che si trovano al parco giochi e decidono di essere amici per tutta la vita.
non importava l'idea di non rivedersi mai più, perché per le piccole bestie il concetto del tempo era relativo e poco importante.
saltellarono via felici, girando in tondo mentre dalle labbra di eddie usciva una cantilena ripetitiva che non scriverò qui perché ho paura (topolino topoletto zumpappà) di attirare qualcosa di ancora più orribile. nel piroettare accanto a dick, gli diede una spallata (questa volta volontaria) per spostarlo dalla traiettoria dell'attacco nemico — qualunque esso fosse. e non pensate che un ragazzino di trenta chili bagnato avesse problemi a buttare giù un patetico triste miao miao grosso tre volte lui: le bestie sapevano sempre dove colpire per sbilanciare qualcuno.
esperienza diretta, credete a me.
si fece lasciare da troy nei pressi di papà john, che aveva già i suoi bei problemi e adesso se ne ritrovava un'altro proprio davanti agli occhi; tutti e due ancora, pensa te! «signore?» sbattendo le ciglia sugli occhioni azzurri come Oliver Twist con la sua scodella vuota in mano, sandwich si dondolò sui piedi, la testa reclinata da un lato «mi presterebbe mica il suo bel bisturi? posso lasciarle il fucile se vuole» giusto perché con quelle braccina non sarebbe riuscito ad usarlo nemmeno a mo di clava, mica per altro. e fingiamo john sia così confuso e provato da accettare la richiesta del quattordicenne.
avete mai visto i film di Chucky?
la bambola assassina, sì.
immaginatevelo così — per i veri intenditori c'è sempre Gage in Pet Semetary (il libro, non il film.) —: sguardo spiritato, sorrisetto agghiacciante e guanciotte rosse. di sangue, ok, ma l'effetto finale era un po lo stesso «DICK! DICK!!! guarda cosa mi ha dato il signor papà john!» sventolò l'arma da taglio a mezz'aria, felice come una Pasqua, prima di affondare la lama nella coscia destra di Nowell — puntando alla femorale, perché eddie amava fare certe cose per bene «lo adoro!!!1!!» ci voleva così poco per fare felice un bambino! strappando via il bisturi dalla carne del nemico non si premurò di evitare un eventuale schizzo arterioso, tanto ormai era già perfettamente calato nella sua parte di demone in miniatura; con uno zompo felino tentò di issarsi sulla schiena dell'uomo (sempre Nowell, non dick. giuro), avvolgendogli dolcemente le braccia attorno al collo prima di tagliare da parte a parte la gola con cara pace di papà john che se non è svenuto fino adesso sarebbe proprio il caso di farlo 🕯🕯🕯🕯