Hans Belby non era di certo noto per l'interesse con cui si informava su ciò che accadeva nel mondo – fa ridere già così – eppure la notizia dei sei ostaggi ritornati a casa, smarriti e confusi, era arrivata persino a lui. Non li conosceva, e non li aveva riconosciuti come compagni con cui aveva condiviso l'esperienza del Lotus, pur cercandoli tra la folla, e nelle notizie, e nei pettegolezzi che arrivavano, suo malgrado, anche alle sue orecchie. Non gli interessava di loro come persone, ma di ciò che rappresentavano in quel momento: qualcuno che ce l'aveva fatta, che era scappato (era stato lasciato andare?) ed era riuscito a tornare in Inghilterra per raccontare quel poco che ricordavano. Tutto troppo vago, secondo le voci di corridoio che avevano riportato le informazioni fino al Belby, tutto troppo sospetto: stavano inventando tutto? Avevano solo perso il senno? Tutte cose che per settimane avevano detto anche di lui — comunque troppo Hans per fregarsene di ciò che diceva la gente sulla sua persona. Ma erano tornati, e l'empatico era stato così stupido da concedersi il lusso di sperare — e per qualche giorno aveva atteso che altri come loro spuntassero fuori, ritornando ad una normalità che avevano lasciato in stand-by per due mesi, e perché proprio le due persone che avrebbero potuto evitare allo special di lasciarsi coinvolgere ulteriormente. Non era successo; né Twat né Mac erano tornati a casa, e più i giorni passavano, più le speranze dello svedese svanivano sotto la consapevolezza che non c'era verso, quella volta, di tenere la testa nascosta sotto la sabbia e fingere che nulla di quella faccenda colpisse molto vicino a casa. (Lo avevano voluto sobrio? Se lo beccavano così.) Lo sapeva anche lui, sebbene ammetterlo o essere in grado di elaborare quell'informazione fosse ben lontano dalle sue priorità; sapeva fosse inevitabile, ma sperava di poterselo evitare. Nemmeno altri dieci mesi di sfiancanti allenamenti con Daveth avrebbero fatto di lui un combattente; cosa aveva, di preciso, da offrire? Delle braccia poco muscolose, un fisico esile, e dei riflessi non propriamente affilati? Non aveva nemmeno una vigorosa resistenza fisica, e non era bravo con nessun genere di arma, come i ripetuti tentativi fallimentari fatti insieme al suo nuovo, inaspettato, personal trainer, avevano dimostrato. Ma aveva qualcosa da perdere, e a quanto pareva era abbastanza per renderlo irrequieto e (ostinato) determinato. Era una follia, lo sapeva bene, ma non c'era verso di mettere a tacere la voce nella testa che gli diceva dovesse farlo. Sapeva anche che Twat lo avrebbe pugnalato con le sue stesse mani, quando l'avrebbe rivisto (perché lo avrebbe rivisto), ma aveva scoperto non gli interessasse così tanto, e che preferisse di gran lunga uno e due tagli più o meno profondi causati da mano amica, che rimanere chiuso nella sua stanza senza sapere cosa stesse succedendo fuori. Giurava che lui, più di chiunque altro, non avrebbe voluto trovarsi in quella posizione, ma ci si trovava; ed era la cosa giusta da fare, anche se la sua risolutezza veniva accolta con sguardi torvi o risate denigranti perché ma dove diavolo vuoi andare. Non erano affari loro; lui non era un problema loro. Di nessuno. Non doveva chiedere il supporto di nessuno, né l'approvazione. Aveva riflettuto sulla questione molto a lungo, sdraiato a terra con Orion seduto sulla sua pancia, e aveva passato settimane ad intensificare gli allenamenti con l'ombrocineta perché l'aveva sempre sentito che gli sarebbe toccato fare qualcosa, e non era così stupido da partecipare ad una missione (ministeriale, oltretutto, dove ogni cosa puntava a far capire che fosse pressoché suicida, e loro niente più che carne da macello) senza aumentare un po' la propria massa muscolare o resistenza fisica. Che poi i risultati fossero esattamente ciò che aveva temuto (ovvero: scarsi, e tutt'al più aveva imparato come resistere ore e ore nel nulla cosmico in cui Daveth lo spediva quando meno se lo aspettava) era un altro paio di maniche. Ecco perché aveva bisogno di qualcosa di concreto, qualcosa che, stretto fra le mani, lo avrebbe fatto sentire tranquillo. Aveva chiesto allo special di allenarlo all'uso di un pugnale, ma era un'arma troppo a corto raggio e c'era un limite all'utilità della sua bassa statura: troppo vicino, rischiava di prendere davvero troppi colpi (been there done that, Daveth l'aveva gonfiato come una zampogna in quelle occasioni) e non era davvero fatto, in generale, per stare troppo vicino alle persone, alleati o nemici che fossero. Il pugnale intarsiato che Twat gli aveva regalato lo avrebbe comunque portato con sé, come ancora emotiva e come peso familiare sotto i vestiti, ma non era l'arma giusta per lui. Non ancora. C'era solo un'altra opzione che gli veniva in mente e, pur sapendo benissimo che poteva comprarne una, non ne voleva una sua. Voleva una mazza da baseball, e voleva quella di Mac. Avrebbe voluto l'asse marcescente con cui l'ex corvonero li aveva salvato dalla furia di dieci frat-boys zombie, ma non era reperibile per ovvie ragioni, e Hans doveva accontentarsi della cosa più vicina emotivamente. Era abbastanza egoista da credere con risolutezza che potesse prenderla in prestito (tanto a Mac non serviva, ovunque fosse) mentendosi dicendo che lo faceva per il mago, che anche lì, una volta rivisto, l'avrebbe consegnata a lui com'era giusto che fosse. Ma prima di tutto sperava che potesse aiutarlo a sopravvivere fino a quel momento, una cosa decisamente non scontata. Certo, c'era anche il problema che non sapesse come usarla in maniera efficace, e solo dio sapeva quanta poca forza avesse nelle braccia, ma almeno la mira l'aveva migliorata, in quelle settimane! Un problema alla volta; avrebbe persino fatto un sospiro profondo e chiesto aiuto alla Peetzah, se fosse stato necessario. (Lo era. Molto.) Prima, però, doveva convincere Gaylord a dargli la mazza del suo coinquilino, una richiesta già stramba così, senza dover anche spiegare perché ne avesse bisogno. (Non erano affari del mago.) Socchiuse gli occhi, e strinse appena le labbra fra loro; uscire di casa non era mai stata la sua attività preferita, ma andare a bussare a quella altrui lo era ancora meno. Però, alla fine, batté il pugno chiuso sulla porta di legno, e si mise in attesa. | johannes belby | when it feels like you just slept through all the best years of your life. | | | | sentinella seguace di arda [dimezza attacco O difesa del nemico] | special lvl leader |
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