Seduta sulla sedia della cucina di un appartamento che non era il suo, eppure che aveva iniziato a sentire un po' casa in quelle ultime settimane, Dylan fissava un punto imprecisato oltre la finestra senza realmente mettere a fuoco ciò su cui le iridi chiare si posavano; aveva completamente dimenticato anche l'esistenza della tazza di caffèlatte che si era preparata, più come distrazione che per fame. Aveva perso peso, in quell'ultimo periodo, per la gioia di sua mamma e per la preoccupazione di tutti gli altri; aveva perso anche la scintilla gioiosa e malandrina che per anni l'aveva caratterizzata, anche (e forse soprattutto) nei momenti peggiori; quella che nemmeno il processo di Kiel, avvenuto forse quando lei era troppo piccola e influenzabile per capirlo davvero, era riuscita ad affievolire. La sparizione di decine di persone, di amici ed ex compagni, era stata invece più che sufficiente a incidere in maniera netta sull'esistenza di Dylan Kane e arrecare danno; la sparizione di Kaz, l'aveva distrutta. Poteva anche essersi diplomata, e aver lasciato una volta per tutte Hogwarts alle spalle, ma era ancora una furia, e lo sarebbe stata sempre; più di tutto, faceva parte di un duo impossibile da separare – o così aveva creduto –, un binomio scritto persino tra quelle perline colorate con cui la rossa, ora, giocava distrattamente. Kaz era sempre stata la sua metà, allo stesso modo in cui lo era anche Joni, o Thor, o Gaylord. Aveva tante metà, Dylan Theodora Kane; tutte importanti nella stessa misura, per motivi uguali o diversi che fossero. Sapere che Kaz, il suo Kazzino, fosse sparito e non aver potuto fare nulla, in quei primi giorni, l'aveva piegata; sapere che ci fosse la possibilità di andarlo a riprendere, e poi vederla sfumare e perdere anche altri, tra cui il suo prom king Giacomino, l'aveva infine spezzata. Se andava ancora avanti come un essere semi funzionale era solo per merito delle sue amiche, e di Gay, e di Akelei — quest'ultima, soprattutto, non le dava modo di respirare, figuriamoci pensare, e Dylan gliene era grata. Aveva già quei terribili momenti di silenzio in cui rimaneva da sola con i suoi pensieri ed era terribile; apprezzava che, almeno a lavoro, la Cacciatrice la tenesse abbastanza impegnata da non darle nemmeno il tempo di ricordare quale fosse il suo nome. Non avrebbe saputo come andare avanti, altrimenti, se non avesse avuto il lavoro ad occupare ogni singolo momento della giornata. Ma c'era anche il risvolto negativo del lavorare al ministero: quello di sapere prima degli altri, volente o nolente, cosa sarebbe successo. Non lo aveva capito subito, certo, troppo presa a combattere i cattivoni come Callie le aveva insegnato (bacino al cielo), e come Akelei si aspettava che facesse – troppo occupata ad occultare (e a trovare una spiegazione) per quelle morti inaspettate che avevano iniziato ad apparire dal nulla; ma quando era stato chiaro che i Sei (così venivano chiamati i sei ostaggi che erano stati in grado di scappare e far ritorno a casa) avevano informazioni utili che avrebbero portato alla possibile liberazione di tutti gli altri, allora era stato chiaro. Cristallino. Persino per Dylan. Ed era diventato il suo roman empire. C'era una possibilità; potevano ancora salvare i loro amici (Kazkazkaz) e riportarli a casa. Riabbracciare chi avevano perso, e assicurarsi che non sarebbero più andati via. Non era una ragazza da azione, Dylan Kane, e ci aveva messo un po' anche ad ingranare nel reparto cacciatori, ma era cresciuta in quell'anno; era cambiata, era maturata. Sapeva di avere dei limiti, così come sapeva di avere dei punti di forza: la sua lealtà e la sua dedizione, tratti che sicuramente avevano influito molto al tempo dello smistamento in tassorosso, erano più forti che mai in lei, così come lo era la determinazione di fare qualcosa. Troppo a lungo era rimasta in silenzio ad osservare tutto dalle retrovie, ma non poteva più farlo. Non quando sapeva, senza ombra di dubbio, che a parti invertite Kaz avrebbe fatto la stessa identica cosa — e molto prima di lei. Che amica terribile sarebbe stata, se non ci avesse almeno provato? Per questo, il giorno precedente, si era convinta a parlare finalmente con Akelei e chiederle il permesso di partecipare alla missione; era importante, per la Kane, avere la benedizione e il lasciapassare del suo capo, perché non voleva a) essere licenziata al suo ritorno, e b) deludere Akelei Beaumont. E la donna, quel permesso, lo aveva accordato. Ora rimaneva solo un ultimo scoglio, forse quello più difficile da superare: dirlo a Gaylord. Non era preoccupata che l'altro non capisse, perché sapeva che l'avrebbe sempre sostenuta in ogni sua scelta così come aveva fatto per tutto quel tempo, ma era preoccupata per quello che, la missione, avrebbe significato per il loro rapporto. E, più in generale, odiava l'idea di spingere Gaylord a preoccuparsi per lei, pur sapendo che fosse impossibile per il Beckham non farlo. Con un sospiro, si alzò dalla sedia e rimise la tazza ancora piena nel lavandino, scivolando verso la camera da letto, poi, con passi lenti e inconsuetamente silenziosi per una Dylan Kane; una volta lì, si richiuse la porta alle spalle e si sdraiò di nuovo accanto a Gaylord, posando la testa sul petto del fidanzato, strizzando gli occhi e trattenendo a fatica le lacrime, come spesso succedeva da San Valentino a quella parte. | dylan Kane | At the end of this road, where should we be? What should we become, in what form? | | | | guerriero berserker [un tiro PA bonus] | strega Lvl leader |
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